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Autore: Silvio Shine    10/04/2016    2 recensioni
"Sono angeli, ti dico!"
"Ma per favore! Non sai di che parli!"
"Lo giuro! Sono angeli, li ho visti con questi occhi! Sono tra noi e combattono e cacciano gli uomini malvagi e le creature del demonio!"
"Ma vattene dal MIO LOCALE!"
Jason e Angelica sono due soldati serafici facenti parte del leggendario Progetto, un'organizzazione fondata da Dio in persona al fine di salvaguardare la pace del mondo come lo conosciamo, risiedente sul Santuario. Lui è un tiratore scelto dalle capacità che hanno impressionato perfino Nostro Signore, lei è una spotter dalla vista straordinaria.
La loro missione: obbedire agli ordini del Padre Eterno, per garantire la pace agli uomini.
Tuttavia, una guerra all'orizzonte, la più grande di tutte le ere, li costringerà a guardare dentro se stessi e riconsiderare i loro veri desideri.
Il primo capitolo del Progetto WARRIOR!
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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 Le labbra di Jason tremolarono, quando il suo respiro si fece un po’ più pesante. Si sentiva strano: il suo braccio destro era dolorante e parecchio, quello sinistro sembrava essere stato tirato fin sopra la sua testa e legato per il polso, lasciandolo appeso come un sacco di patate, stesso fato per la controparte; ma quello che lo innervosiva di più era la mente, che non gli permetteva di ricordare assolutamente nulla degli avvenimenti legati a diverse ore prima. Era sceso dal Santuario, questo lo ricordava bene. Il suo compito era di indagare su un terrorista Afghano conosciuto come “Il Chiacchierone”, per le sue pessime battute; il motivo dell’attenzione dell’ANGEL era uno solo: la possibilità che il musulmano fosse un Posseduto, e uno facente parte di tale Religione che stipula un Contratto con un Demone, solitamente risultava nell’acquisizione di grandissima conoscenza oppure di enorme potere. Potere che, tuttavia, veniva bruscamente limitato dallo stesso che aveva conceduto il patto, al fine di non farsi individuare dall’esercito di Dio oppure, qualche volta, anche dallo stesso Demonio. Erano innumerevoli i traditori dell’Inferno che cercavano di soffiare il dominio all’attuale loro monarca, formando il proprio esercito personale costringendo o meno gli umani a stipulare Contratti. Difatti, non erano che mera routine le guerre intestine nel Regno Di Sotto, mai finite con una sconfitta per l’esercito del Demonio, che vantava la guida di Lucifer, il più fidato generale dell’imbattuto; brutale, spietato, ma anche incredibilmente scaltro e abile, l’Angelo caduto divorava i suoi nemici delle loro carni e della loro anima. Per questo, il timore che i Demoni che non avevano mai osato mosse eroiche nutrivano nei loro confronti era pressoché infinito, superato esclusivamente dall’unico che lo superava di rango e potere.

Anche l’ANGEL aveva il proprio generale, ma raramente si faceva vedere sul campo di battaglia, o sul Santuario. Quando l’aveva chiesto a Dio, Lui gli aveva risposto: « dobbiamo tenere segreta la sua identità: è estremamente potente, perciò lo manderò in battaglia solo quando non vi sarà altra possibilità di vittoria. Sarà la mia arma segreta. »

Non aveva ottenuto un discorso più chiaro.

Gemette piano: i suoi sensi, specialmente quello che permette la percezione del dolore, si stavano infine risvegliando. Ora l’arto superiore destro doleva tanto da sembrare sul punto di staccarsi dalla spalla alla quale apparteneva, con particolare enfasi sui tiratissimi nervi e le vene che parevano contenere liquido volatile altamente infiammabile. Mosse la testa a caso, denti stretti, nel tentativo di placare quella sensazione almeno quel minimo sufficiente da dargli la facoltà di pensare liberamente. Questo, tuttavia, non accadde.

Fu una secchiata di acqua gelida a colpirlo dritto sul viso e a riportarlo nel mondo dei vivi; il ghiaccio appena sciolto scivolò dolorosamente da viso a collo, fino a raggiungere il petto e l’addome. Rabbrividì non poco, mentre l’improvvisa doccia gelata lavava via il resto dello stordimento che affliggeva la mente del tiratore; dunque, puntò lo sguardo dritto dinanzi a sé. La vista ci mise un po’ per abituarsi alla penombra del luogo in cui era stato portato. Nel mentre un violento clangore riecheggiò per la stanza angusta – probabilmente il secchio che ha appena usato, si disse Jason -, accompagnato subito da frasi pronunciate in maniera talmente rapida che non riuscì a capire assolutamente nulla di quel che era stato appena dettogli. Non notando reazioni, l’altro uomo ripeté una seconda volta, più piano di prima; allora Goldwing capì, ma non il significato del discorso, bensì in quale lingua stavano interloquendo con lui: Arabo. Fece una smorfia e strabuzzò gli occhi. Finalmente riusciva a vedere qualcosa, dannazione! Ma quasi desiderò non averlo fatto: lì, disgustosamente orgoglioso e folle almeno il doppio, stava in piedi un membro di “OVERTAKE”, il gruppo terroristico di base in Afghanistan. Il terrorista, che stranamente aveva il viso ancora coperto, nonostante stesse dinanzi ad un prigioniero, si rigirava un coltello tra le dita, senza mai perdere di vista il giovane soldato. Per tutta risposta al discorso senza parole, JJ sbadigliò sonoramente, lasciando trasparire una certa nota di ironia; l’istante dopo, tuttavia, ringhiò furibondo a causa di una nuova fitta di profondo dolore generatasi dal braccio destro. Lo guardò: era come se all’intero arto era stata strappata via la pelle. Le fibre muscolari, i legamenti, le vene e parte delle ossa erano visibili ad occhio nudo, in quanto totalmente scoperti. I violetti tubicini organici pulsavano di globuli rossi, i muscoli si contraevano di tanto in tanto a causa dello sforzo involontario. A quel punto lo stomaco minacciò di svuotarglisi da un istante all’altro: quello era il risultato di una delle abilità più utili del corpo di un Angelo, la rigenerazione sub-molecolare. Il processo, la maggior parte delle volte, era estremamente breve, richiedendo al massimo una ventina  di minuti per guarire una ferita grave, una lesione interna, oppure, come in questo caso, un arto menomato. Alle sue pupille si presentava, tuttavia, un evento del tutto singolare, qualcosa che non ebbe mai l’opportunità di scorgere in tutta la sua seconda vita: la negazione di un potere serafico così radicale, così fondamentale. Mille e una causa gli si palesarono al pensiero. Potevano essere tutte corrette, ma potevano anche essere tutte errate. Se così era, allora l’ANGEL, ancora una volta, stava brancolando nel buio. Grosso svantaggio quando ci si trova da soli in territorio nemico.

Il terrorista parlò ancora nella sua lingua natìa, convinto che l’altro riuscisse ad interpretare le sue parole. Invece, Jason rise, nonostante il fortissimo dolore alla gola. « Puoi ripetere? » gracchiò, « devo aggiornare Google Traduttore, e qui la connessione fa veramente schifo… »; quello col passamontagna attaccò un accesso di risa a sua volta e Goldwing finì per guardarlo con ancor più disgusto di prima. L’aveva capito, o lo stava deridendo proprio perché non si rendeva conto che non riusciva a capirlo? La risposta giunse ben più rapida di quanto potesse sperare: in un movimento repentino, mosse la mano destra, quella che teneva il coltello, scagliandolo con traiettoria precisa dritto contro l’intestino del prigioniero. Il cecchino ululò un’imprecazione, nel sentire la lama penetrare nelle sue carni. Tossì un paio di volte, sputando diversi fiotti di sangue fresco. Il mascherato si avvicinò; lì, agguantò l’impugnatura dell’arma bianca e, di colpo, la tirò via.

JJ ringhiò il suo dolore. Ma, purtroppo per lui, non era finita lì: infatti il terrorista, coadiuvato da altri due, prese ad incidergli la carne con tagli più o meno profondi, precisi come quelli di un chirurgo, fini solo a causargli la maggior sofferenza possibile. Mentre i tre infierivano sul suo corpo indifeso, la pozza rossa ai suoi piedi si allargava ad ogni nuovo squarcio; dieci interminabili minuti passarono e loro non davano segno alcuno di intendere terminare quella tortura senza scopo. Fu proprio questa la domanda che assillò la mente di Jason, durante la lotta per rimanere sveglio: per quale ragione lo stavano ferendo in quel modo? Avevano un fine, oppure era per il loro perverso divertimento? Lo ignorava. Ormai non riusciva a pensare a nulla se non a resistere il più possibile. Sarebbero venuti a salvarlo, ne era certo. L’ANGEL non lasciava mai indietro nessuno, mai. Gli Angeli guerrieri erano più rari di quanto si potesse credere ed ogni elemento era fondamentale per mantenere la stabilità dell’esercito. Questo pensiero lo rallegrò un poco, prima che sprofondasse nelle tenebre dello svenimento…

 

***

 

« Con oggi, sono venticinque… » mugugnò tra sé e sé, gli stivali sporchi di sabbia che continuavano a macinare i chilometri che lo separavano dal suo obiettivo. Esattamente venticinque giorni prima era sceso dal Santuario con la più recente missione assegnatagli: scovare il Chiacchierone e scoprire il più possibile sul suo conto. La sua uccisione non faceva parte dell’incarico. Storse il naso: quello a cui dava la caccia – anche se non letale – era un terrorista ed era addirittura sospettato di essere un Posseduto. Mi piacerebbe sparargli un bel colpo in testa da due chilometri di distanza… pensò, già immaginandosi sdraiato su una duna isolata, Goldfeather in braccio, a guardare attraverso il mirino il volto di un arabo a caso, convinto che fosse l’uomo che stava cercando.

Si scrollò di dosso a malincuore un pensiero così allettante ed aggiustò il cappuccio in modo da coprirgli gli occhi. Sospirò, sudato. Il deserto dell’Afghanistan non aveva pietà, a prescindere dall’ora del giorno oppure della notte: mentre durante la veglia, il sole comandava i propri spietati raggi sulla sabbia rovente, nel corso del periodo occupato dal sonno il freddo era insopportabile, a tal punto da costringere il soldato ad indossare un vero e proprio mantello da viaggio, pur di non finire per squagliarsi o congelare.

Dopo altre due ore di cammino, si fermò: qualcosa non andava. Se proprio doveva usare una frase tipica degli umani, “i suoi sensi di ragno stavano pizzicando”. Sondò attentamente l’intero circondario, senza osare fare un altro passo in qualsiasi direzione. Un mortale avrebbe di certo rinunciato presto a quella sensazione, ma lui sapeva e sentiva quel che stava per accadere. In fretta e furia, contattò Oracle per farsi inviare il fucile. Non attese neanche di vedersi generare completamente la cassa che già infilava il dito nel lucchetto ed imbracciava l’arma. Tirò all’indietro la maniglietta della sicura: il colpo era carico. Riposizionò l’otturatore con uno schiocco secco. I suoi occhi schizzarono di qua e di là per le sabbie, alla frenetica ricerca di un nemico celato alla vista. Era lì, lo sapeva bene. Per un momento guardò proprio alla sua destra, dove credeva di aver sentito un rumore, una sorta di tonfo. Errore: esattamente dal punto che stava squadrando prima, da sotto terra balzò fuori un gigantesco serpente color crema. Aveva le dimensioni di un aereo passeggeri e le sue scaglie erano talmente grosse da ricordare vagamente un’armatura medievale, forgiata appositamente per una creatura come quella.

La Chimera spalancò le ampie fauci e, sfruttando la forza cinetica impressasi pocanzi, si scagliò contro la preda; Jason si gettò di lato. Mentre era ancora in aria, si avvitò, poggiò il calcio dell’arma alla spalla, allineò il centro del mirino con uno dei minuscoli spazi tra le squame del mostro, dove di congiungevano nell’area della gola, e fece fuoco: il proiettile penetrò facilmente nella corazza. Il conseguente schizzo di sangue impuro fu il segno del suo successo; il colpo era talmente ben mirato che non solo recise la gola del nemico, ma riuscì perfino ad attraversarne il corpo, finendo per fuoriuscire dall’altra parte. La serpe si accasciò di peso, morta, sollevando un gran polverone. Goldwing atterrò a sua volta, scivolando di alcuni piedi, ginocchio e mano libera poggiati a terra. Altre due Chimere come quella che aveva appena ucciso giunsero a dar manforte; saltarono in aria, i denti snudati in ringhi minacciosi. Il soldato si preparò a continuare la battaglia: non appena i mostri su furono avvicinati abbastanza, eseguì alcuni salti mortali all’indietro. Se Angelica fosse stata lì con lui, gli avrebbe gridato di muoversi ad ucciderli. Era pronto a farlo, ma stava aspettando il momento giusto. Momento che stava per arrivare.

Come prima, allineò il mirino con il bersaglio mentre era ancora in aria, ma questa volta non per colpire uno degli spazi vuoti lasciati dalle scaglie. Non appena vide che la croce al centro del vetro incontrava la pupilla di una delle serpi, lasciò che la sua abilità serafica prendesse il controllo dei suoi occhi: come era successo contro il gigante a Parigi, la sua prospettiva si colorò completamente di rosso e i punti deboli del bersaglio vennero evidenziati con un appariscente blu elettrico. Sogghignò, per poi sparare un secondo proiettile, non prima di aver espulso il bossolo vuoto che precedeva quello pieno. Questo andò a colpire proprio il bulbo oculare che aveva intenzione di attaccare; il proiettile attraversò il cervello e il cranio della Chimera, fuoriuscì dal mento e, grazie all’allineamento che Jason era riuscito ad ottenere, uccise anche l’altro serpente. Posò i piedi a terra, seguito a ruota da due rimbombi che segnalarono la caduta delle creature del Demonio.

Finalmente, il giovane poté espirare: aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo. Si posò Goldfeather sulla spalla ed osservò il risultato della battaglia. Sangue, cervella e giganteschi cadaveri decoravano il prima deprimente paesaggio; molti sarebbero rabbrividiti a quella vista, ma a Jason Goldwing questo tipo di spettacolo non dava altro che piacere. Non erano poche le occasioni in cui egli stesso aveva descritto una carneficina da lui compiuta come “un’opera d’arte”. Questo, ovviamente, solo se quelli che ci rimettevano erano i nemici del Signore, altrimenti gli veniva il voltastomaco. Non riusciva a sopportare la vista di innocenti massacrati da uomini o demoni assetati di potere o, più comunemente, di sangue. Sbuffò. Era soddisfatto di quel che aveva fatto ed ora doveva ripartire, si disse, forzandosi a proseguire verso il punto di rendezvous. Non appena si voltò, tuttavia, un dolore lancinante gli invase il braccio, mentre una quarta serpe si catapultava su di lui dalla sua destra. Quando lo ebbe sorpassato, capì per quale motivo l’arto gli faceva così male: il braccio, ancora scosso dagli spasmi, penzolava dalla bocca della Chimera, le dita erano rimaste ben serrate attorno l’impugnatura dell’arma da fuoco, irrigidite dall’improvviso strappo dei nervi. I fluidi corporei di Jason fuoriuscirono con grandissima potenza e quantità; si tenne il moncherino e crollò in ginocchio, già parecchio indebolito dall’emorragia. Non passarono che meri secondi, prima che la sua coscienza cedesse, scaraventandolo nel buio.

La Chimera invece, strisciò verso quel corpo immobile, con l’intento di divorarlo; dopo aver inghiottito quel pezzetto di carne dal quale pendeva quell’altro ammasso di metallo e legno, aprì nuovamente la mandibola e la avvicinò al suo conquistato banchetto. Proprio quando stava per richiudere i denti sul cibo, qualcosa attirò la sua attenzione: sul braccio sano dell’umano era cucito un particolare emblema, uno stemma “militare” come le era stato detto dal suo padrone: due ali di piume dorate spiccavano al centro di un rombo scuro. Proprio in mezzo alla coppia d’oro si potevano notare le lettere “A.N.G.E.L.”, mentre tutt’attorno, in maniera molto ordinata, era scritto “ Advanced anti-Nemesis Guard and Elimination League”, tutto dello stesso colore delle piume. Ricordò il resto del discorso del suo padrone: “semmai incontrerete un umano con questo simbolo sulla spalla sinistra” disse a lei e alle altre Chimere, mostrando loro l’immagine che avrebbero dovuto cercare, “portatemelo, vivo o morto. Tuttavia, se me lo consegnate vivo, sarò lieto di ricompensare il responsabile con duecento dei più succosi dei miei prigionieri”. La prospettiva di affondare i suoi denti in ben duecento esseri umani era fin troppo allettante per la limitata mente del mostro che, senza pensarci due volte, prese il soldato in bocca e ce lo lasciò al sicuro, mentre si apprestava a strisciare a tutta velocità verso la base.

 

***

 

« Sveglia, sveglia! »

Jason si mosse appena, quando quella voce così sgraziata da far venire la pelle d’oca al più coriaceo dei guerrieri lo ebbe raggiunto. Disturbato, il suo sonno sembrava sul punto di interrompersi, ma contro ogni pronostico, scivolò ancor più nel riposo.

« Se non ti svegli ti faccio mangiare delle buonissime noccioline. Le tue, intendiamoci! » e rise per qualhe secondo, divertito dalla sua stessa battuta. Se c’era qualcun altro assieme a lui, probabilmente non aveva lo stesso senso dello humor, poiché non si sentì risa levarsi oltre la sua. « Non ridete? » si interruppe quello che riusciva a parlare un inglese appena accettabile; nessuno ebbe il tempo effettivo di rispondere, che uno sparo e un tonfo ruppero il già sottile silenzio. Subito dopo, l’intera comitiva attaccò un accesso di ilarità sensibilmente forzato. Fortunatamente, però, il “capo” ne apparve soddisfatto, dal momento che continuò con il discorso: « li vuoi aprire quegli occhi o no?! »

Con un enorme sforzo di volontà, finalmente, Goldwing riuscì ad aprire le palpebre e guardare in faccia il responsabile di tutto quel baccano. Vide un arabo dalla pelle mulatta; portava un ridicolo pizzetto sul viso, in quel momento sorridente come solo un ebete può fare. Non aveva capelli. Era vestito con equipaggiamento militare di contrabbando, compresi un giubbotto antiproiettile e un fucile d’assalto a tracolla. Rise nuovamente; Jason imprecò mentalmente. Infine lo aveva trovato: quello era il terrorista Chiacchierone.

« Quando ho ordinato alle mie Chimere di cercare agenti dell’ANGEL… » disse quello, un fortissimo accento indiano sottolineava ogni sillaba, « …non mi aspettavo di certo che la mia pesca sarebbe stata tanto fruttuosa: Jason Goldwing, conosciuto tra i mortali come il famigerato Tiratore dei Cieli è qui, al mio cospetto. Lo stesso Goldwing che ha ucciso Smirnov due mesi fa a Parigi e che ha sventato l’attacco del gigante nella stessa città, neanche trenta giorni dopo. Lo stesso Golwing riportato in vita da Dio… » sghignazzò, « …per combattere i miei padroni! »

« Allora è tutto vero! » latrò JJ, « sei un Posseduto, brutto bastardo! »; l’altro annuì. « Il mio vero nome è Nahim Hamela » si presentò, « e, prima di essere quel che hai detto che sono, sono il capo di OVERTAKE. Ma non è sempre stato così. Sono partito dal basso, come tutti quanti… » aprì le braccia, indicando i nove uomini che gli si accompagnavano, « …ero solo una ridicola recluta, uno che non meritava niente se non di farsi esplodere per la causa… »; « quale causa? Diffondere il terrore tra gli umani? » lo interrogò il prigioniero. Hamela lo adocchiò con aria grave. « Il terrore è importante, Tiratore dei Cieli. Se le persone non conoscono il terrore, si dimenticano cosa e quanto importante sia in realtà. Se il terrore viene dimenticato, la sicurezza nasce nella mente e non si è preparati al Giorno del Giudizio o a qualsiasi altra catastrofe questo mondo potrà mai conoscere » scosse il capo, meravigliato da tale ignoranza; « io non avevo alcuna intenzione di farmi esplodere e basta. No. Volevo compiere qualcosa di molto più grande: non volevo solo diffondere il terrore come si è sempre fatto, ma renderlo addirittura eterno. I Cristiani amano così tanto il concetto dell’Infinito, benissimo, allora che questo venga applicato anche alla paura più assoluta. Le mie Chimere non solo mi hanno aiutato a raggiungere questo rango tra le fila di OVERTAKE, ma mi aiuteranno anche a terrorizzare le patetiche vite che popolano questo pianeta, nei secoli dei secoli! »

Gettò il capo all’indietro e scoppiò a ridere, ma non con la sua solita, ridicola risatina da idiota.

Quando ebbe concluso il suo discorso, si rivolse ancora a Jason: « finchè il mio padrone non arriva, direi che possiamo divertirci un po’, che ne dici? » e senza neanche aspettare una ribattuta, uscì dalla stanza. Luci si accesero sui muri, rivelando alla vista gigantesche casse audio incastrate nelle pareti. Volevano torturarlo… a colpi di musica…? Fu il turno di Jason di ridere.

« Lo sapevi che se i bassi vengono riprodotti con un volume particolarmente alto, è possibile causare lesioni agli organi interi? » domandò il Chiacchierone attraverso un altoparlante; « questo sì che sarà divertente! »

L’interno delle casse prese a vibrare insistentemente…

 

***

 

« Ancora niente? » fece Angelica.

Oracle scosse il capo, guardando un po’ lo schermo del computer, un po’ il palmare, un po’ il viso della preoccupatissima spotter. L’Angelo più anziano imprecò a denti stretti. Jason non si faceva sentire sul Santuario da quasi ventisei giorni. « Niente richieste di equipaggiamento W.I.N.G., niente rapporto, niente richiesta di rilascio del Bozzolo, niente di niente » la bionda si massaggiò le tempie; l’altra sospirò. « A dire il vero ha chiesto di farsi sganciare Goldfeather stamattina, verso le undici, poi silenzio » le comunicò controllando la lista di equipaggiamenti presenti sulla portaerei, « non ho ancora ricevuto indietro il fucile. Forse sta ancora combattendo… vediamo… Afghanistan… » digitò qualcosa sulla sua tastiera; Angelica poggiò dolcemente le spalle al muro dietro la ragazzina, le braccia incrociate, le dita che non potevano fare a meno di tamburellare sulla pelle. Il suo umore peggiorò ulteriormente quando Celia scosse il capo. « Non vedo nemici sul radar, tantomeno Jason. Quiete anche dal satellite. Si è volatilizzato » fu proprio la quiete a scendere tra le due, mentre riflettevano a cosa fosse potuto succedere al miglior cecchino dell’esercito ultraterreno. Nessuna delle due disse niente per diversi, strazianti minuti, quasi speranzose che, di punto in bianco, uno egli schermi dell’attrezzatura di Oracle si illuminasse del rapporto di Goldwing. Ma nel profondo, entrambe sapevano che così non sarebbe successo. Dovevano trovarlo e dovevano farlo loro, altrimenti si sarebbero ritrovate tra le mani un Angelo morto, il primo della Storia, nonché il primo ad essere deceduto due volte. Inspirò, trattenne il fiato per qualche secondo ed espirò, in un vano ed improvvisato tentativo di rilassarsi. Come aveva previsto, non aveva funzionato affatto.

Come avrebbe potuto fare per trovarlo? La soluzione più ovvia sarebbe stata chiedere a Dio, senza alcun dubbio, ma poteva avere udienza con Lui solo ed esclusivamente su richiesta di quest’ultimo. Punto e a capo… imprecò un’altra volta. « Non ti tormentare » la consigliò la giovane Shine, « stiamo parlando di Jason Goldwing, il Tiratore dei Cieli, il miglior cecchino che abbia mai messo piede sul Santuario! Oltre a saper sparare così bene, conosce anche le arti marziali. Io mi preoccuperei di più per quei tizi di OVERTAKE! » la bionda non riuscì a non sorridere: nonostante fosse così in ansia per il suo compagno, Oracle riusciva a trovare spazio nella sua minuscola testa per consolare perfino lei, Angelica Halo, la ragazza che aveva aiutato quella bambina così tante volte perché non sopportava vederla piangere, che aveva picchiato  tanti altri soldati suoi pari perché avevano preso in giro quella poverina solo a causa del suo aspetto. Non per nulla era una delle uniche due persone alle quali voleva bene per davvero; l’altra, naturalmente, era Jason. Ancora ricordava quando era giunto sul Santuario per la prima volta, appena resuscitato e fatto Angelo. Era incerto e spaventato, non parlava con nessuno. Spaventato, forse, era il termine meno adatto, infastidito, probabilmente era molto meglio: troncava sul nascere qualsiasi dialogo, talvolta anche in maniera piuttosto rude, e se ne stava per le sue, a sparare oppure a leggere. Lei si era opposta per molto tempo: lui era risorto e diventato un essere serafico. Nessuno, ancora, nessuno aveva il diritto alla resurrezione fino al Giorno del Giudizio. Glielo avevano ripetuto fino alla nausea sin da quando era bambina ed impresso a fuoco nella sua mente. La cosa era ulteriormente peggiorata quando le avevano comunicato che sarebbe diventata la sua spotter e che avrebbero dovuto affrontare le missioni assieme. Non le era simpatico, per niente: silenzioso come il morto che era, scorbutico e non si curava mai delle sue ferite. Un gran bastardo, insomma. Alcune volte, addirittura, aveva sbagliato di proposito a fornirgli le coordinate dei bersagli, al fine di fargli fare brutta figura con l’esercito e lo stesso Dio, ma non aveva mai funzionato: era talmente abile da riuscire a sfruttare le indicazioni errate a suo vantaggio e a piazzare i colpi ancor meglio di quanto sarebbe riuscito a fare con indicazioni corrette. La cosa che la convinse che se la stava prendendo con lui ingiustamente fu il fatto che non si era mai arrabbiato con lei, non l’aveva incolpata di nulla e l’aveva sempre accettata a buon cuore, nel corso delle missioni. Poteva anche essere egoista, ma non era cattivo. Nel corso degli anni era riuscita a scoprire tante cose su di lui e mai da bocca di altri. Jason si era aperto con lei e le aveva svelato praticamente tutto sul suo passato, un sofferente e terribile passato. Finalmente, poteva dire con assoluta convinzione che si era affezionata a qualcuno. E quel qualcuno, ora, era in pericolo. Non sarebbe rimasta a guardare.

Aprì bocca per dire qualcosa a Celia, ma venne subito interrotta dalla chiamata che la ragazzina stava ricevendo. Aprì la finestra olografica corrispondente, aprendo così il canale comunicativo con Dio. L’Onnipotente non attese a parlare: « Oracle, manda Angelica qui da… Oh! Sei già lì » la guardò ed ella annuì. « Vieni all’Altare, ho bisogno di parlarti » e terminò il collegamento. La spotter sospirò paziente. « Vedila come un’opportunità » la riscosse Oracle, sondandola con i suoi occhi bianchi, « potresti chiedergli il permesso di scendere sulla Terra per cercare Jason. »

Sorrise: aveva ragione.

Entrò nella Cattedrale e si inginocchiò dinanzi all’Altare. Una volta che ebbe pronunciato la preghiera, in pochi secondi si ritrovò dinanzi a Nostro Signore. Si alzò di scatto, come un elastico, ma non in maniera irrispettosa.

« Siamo energici, oggi. » affermò Lui, notando il comportamento dell’Angelo. « Sono solo un po’ tesa, Signore » rispose con voce tremante; « immagino quale sia il motivo… » assunse un tono più grave del solito, con grande sorpresa di Angelica, tanto abituata a sentirlo più vivace di così. « Ho una domanda da porti: tu oppure Oracle avete novità su Jason? »

La ANGEL non rispose. Rimase lì in piedi, imbarazzata, preoccupata e infuriata, senza proferire parola alcuna. Tutto quello che riuscì a fare fu guardare Dio in faccia, in silenzio; lo osservò cambiare rapidamente espressione da speranzoso a pensieroso.

« Ma non sarebbe possibile…? » stava dicendo lei.

« …usare il mio potere per trovarlo e riportarlo indietro? » concluse il Creatore. Scosse piano il capo. « Se usassi la mia forza per un unico soldato, avrò tradito il mio dovere. Ho inizializzato il Progetto per aiutare e salvare la vita del mondo e il mio esercito non ha mai subìto perdite. Se ne sorbisse una, dopo quindici anni dall’avvio, la potenza bellica non ne risentirà. Se intervengo direttamente nei fatti dei mortali, sarò costretto a dare il via al protocollo THE END e se questo mi sarà in qualche modo impossibilitato, dovrò ricorrere a questa mia potenza. »

Per la prima volta da tanti anni Angelica barcollò sul bordo del pianto. L’uomo dinanzi a lei aveva a disposizione così tanto potere da essere considerato onnipotente, era il Creatore del mondo e di tutte le cose, e non aveva intenzione di salvare il suo compagno. Quasi lo odiò per questo. Ma sapeva, suo malgrado, che quello che aveva appena udito era vero.

« Allora lasciatemi scendere sulla Terra a cercarlo! » lo supplicò, « se Jason sopravvive, avrai ancora a disposizione uno dei migliori cecchini della Storia e la nostra potenza non diminuirà affatto! »

« No. C’è un grosso rischio che Goldwing abbia a che fare con dei Demoni. Non posso correre rischi. »

La ragazza spalancò gli occhi, incredula. Abbassò lo sguardo, scossa dai singhiozzi. Mai aveva provato tanta rabbia, specialmente contro il Signore. Fu grazie ad uno sforzo inumano che riuscì a sibilare: « capisco, Signore… » per poi congedarsi dalla Cattedrale. Quando fu arrivata davanti alla porta dell’hangar la follia ebbe il sopravvento sulla sua mente. Di colpo, sapeva esattamente cosa fare, nonostante le gravi conseguenze che ne sarebbero scaturite. Ma a lei non importava. Si asciugò le lacrime come meglio poteva ed entrò. « Hai avuto successo? » le chiese subito Oracle; Angelica finse un gran sorriso. Nel vederla così, la ragazzina si rallegrò di molto. Subito prese a martellare la tastiera con le dita. « Ti sto preparando il Bozzolo » informò l’amica, « sbrigati a prepararti. Ti metto in cima alla lista d’attesa! »

 

***

 

Lo gettarono sulla sabbia, dopo averlo trascinato fuori dalla sala delle torture. Si accasciò subito; il corpo gli rimandava fitte dolorosissime, sia all’interno che all’esterno. « Dai, tirati su! ‘Sti ragazzini d’oggi, hanno già bisogno del viagra! » il Chiacchierone era già lì. Con parecchia fatica, Jason riuscì a rimettersi in equilibrio sui propri piedi. Come previsto, non erano soli: altri quindici terroristi si erano disposti ad anello attorno a lui e lo squadravano da testa a piedi. Sembravano pronti a combattere.

« Jason… ehi, Jason! Guardami! » Hamela richiamò la sua attenzione, « guarda che io sono misericordioso, eh! Senti qua: ora ti metteremo alla prova. Se riesci ad affrontare e battere tutti i ragazzi che vedi qui, sei libero! D’accordo? » sguainò un coltello da combattimento ed offrì l’impugnatura al cecchino. Titubante, questi accettò l’arma. Guardò i nemici che avrebbe dovuto combattere: si erano tolti di dosso i fucili d’assalto e stavano saggiando lo stato delle loro lame. Quindici contro uno. Svantaggio non indifferente, ma lui era un Angelo e un combattente nato.

Di colpo lo stomaco gli si compresse e lui si piegò in avanti per vomitare, scatenando l’ilarità di tutto il gruppo. Ancora tossendo, chiese: « posso averne un altro…? » risero di nuovo. « Quello non ti va bene? » fece il Chiacchierone; lui scosse il capo. « Sono abituato ad usare due coltelli, non uno solo… » a sentirlo, uno degli altri si fece portare un’altra lama ed osservò il prigioniero, un’espressione di scherno che gli solcava il viso. Il momento dopo nascose l’oggetto letale dietro la schiena, mostrando il medio. Jason sbuffò. Se lo sarebbe dovuto aspettare: fare richieste non era affatto possibile. Infuriato, decise che gliel’avrebbe fatta pagare cara. Espirò concentrandosi.

« Pronto? » gli chiese il capo. I sottoposti del Chiacchierone si mossero leggermente e JJ sapeva perché: avevano tutta l’intenzione di  attaccarlo molto prima che il capo desse il permesso, da bravi terroristi quali erano. Era preparato ad ogni evenienza, anche con gli organi rovinati dalla tortura alla quale era stato sottoposto fin troppo poco tempo prima. A dimostrare la veridicità dei suoi pensieri il fegato gli rimandò una tremenda botta dolorosa. La rigenerazione aveva fatto il suo dovere, ma non abbastanza in fretta: la pelle del braccio era ricresciuta fino a raggiungere a malapena la base delle dita e le sue interiora dolevano ad ogni battito del cuore, anch’esso in condizioni non perfette.

Neanche fosse stato predetto da un oracolo, la previsione di Jason si realizzò: lo stesso individuo che gli stava consegnando il secondo coltello lo caricó a lama snudata. L’Angelo, però, aveva anticipato le sue mosse: si lanció su di lui e in un impeto di velocità conficcò l’arma nel petto del nemico, in un punto particolarmente sensibile, così da immobilizzarlo e fermarne totalmente l’avanzata. Le dita del maledetto cedettero; il metallo che stringeva in mano cadde. Jason afferrò quest’ultimo al volo e squarciò la gola del malcapitato con due fendenti. Il sangue gli insozzò il petto e buona parte del viso. I compagni del caduto accorsero per tentare di ucciderlo.

Goldwing rigirò uno dei coltelli e subito ne piantò uno nell’orbita destra del primo che lo ebbe raggiunto, uccidendolo sul colpo; recuperò l’arma, eseguì una giravolta per schivare un calcio. Le armi bianche guizzarono per la seconda volta sotto la luce del sole ed una di esse fini per sprofondare nel palato del nuovo malcapitato, così falciando un’altra vita. Il terzo cadde con la gola squarciata, senza neanche rendersi conto cosa fosse effettivamente accaduto, a causa della rapidità dell’azione. I dodici terroristi rimasti si avventarono su di lui.

Nessuno di loro sopravvisse. In pochi minuti, il Tiratore dei Cieli aveva fatto piazza pulita dei cosiddetti combattenti. Un ultimo maledetto si poneva tra lui e il Chiacchierone. Questo stupido lo guardò per qualche istante subito prima di attaccarlo con diversi fendenti; Jason si limitò a piegare il busto in un paio di direzioni per evitare la lama del nemico. Poi, sfruttando lo slancio di una schivata particolarmente brusca, pestò la rotula sinistra dell’avversario: la gamba si spezzò all’istante. Si avvitò e colpì il suo zigomo con una potente falciata, infine, anticipò l’inerzia del futuro cadavere, scagliando il coltello destro dritto contro la sua testa.

Rimase fermo, ansante. Quando si voltò, però, si ritrovò davanti il Chiacchierone, fucile puntato. No, non un fucile qualsiasi. Quello che aveva visto era Goldfeather. Si arrabbiò e pure tanto: per un tiratore scelto, perdere la propria arma e ritrovarsela puntata contro era un disonore gigantesco, specialmente se quel tiratore era un ANGEL e l’arma era il suo W.I.N.G.. « Con il mio fucile,  eh, stronzo? » Jason rimase fermo dov’era, senza temere la sua fedele compagna. L’altro finse di annusarsi l’ascella, poi fece spallucce. « Non puzzo così tanto! » aggiustò la posizione del calcio e tirò verso di sé la sicura, in modo da verificare che vi fosse il colpo in canna. Con un ghignetto divertito si rivolse al combattente: « conosco questo tipo di armi. Un bel fucile di precisione… »

« Che occhio. Ma dimentichi che quello è… »

« …un Warfare, Intel-gaining, Nemesis-obliterating Gear”, o W.I.N.G. in breve. So perfettamente cosa sto tenendo in mano e cosa stai pensando: “porca troia, sono invulnerabile!” e questo perché, in teoria, queste bellezze possono essere utilizzate esclusivamente da coloro ai quali sono legati. »

Goldwing spalancò gli occhi: gli armamenti serafici erano assolutamente top secret, alcuni degli stessi ANGEL, se ritenuti troppo inesperti oppure erano di rango troppo basso, venivano tenuti all’oscuro della sola esistenza degli equipaggiamenti primari. Almeno finchè non riuscivano ad ovviare ad una di queste lacune. E, di certo, il fatto che un terrorista – che era perfino un Posseduto – non solo ne fosse a conoscenza, ma che anche sapesse quali fossero le loro funzioni nascoste, non prometteva nulla di buono. I Demoni si stanno riadattando…

Il Chiacchierone scoppiò in una fragorosa risata. In lontananza si sentivano altri uomini accorrere al campo d’esecuzione. Jason strinse i denti: poteva anche sapere cosa fosse Goldfeather, ma non era capace di usarlo, dal momento che l’arma stessa l’avrebbe respinto. Era per forza così.

« I miei padroni… » l’altro riprese il discorso, mentre tentava di riprendere fiato, « …mi hanno dotato di parecchie capacità: forza e resistenza superiori a quelle degli uomini normali, incredibile intelligenza, grande conoscenza, controllo totale sulle Chimere, ma, soprattutto, il potere di rubare l’identità di qualcuno. Capisci? » sogghignò, « nelle mie vene scorre un clone del tuo sangue. Certo, non dovrei essere capace di immedesimarmi nei panni di un Angelo, ma vedi… » ammiccò in direzione di Jason, « tu sei ancora in parte umano. Di conseguenza, il tuo bel fucile è convinto che io sia te! »

Goldwing ci mise poco a fare due più due: stava per prendersi un proiettile dalla sua stessa arma. E non dal caricatore, come quando sostituiva le munizioni guaste, ma bensì direttamente dalla canna. Non sarebbe stato piacevole…

« Richiedo sgancio immediato di equipaggiamento primario W.I.N.G.. Codice di rilascio: “SKYFALLEN”! »

Una figura indistinti schizzò a tutta velocità dalla sinistra del soldato, passò in mezzo ai due e si fermò di colpo a diversi metri di distanza alla sua destra. Le braccia del terrorista, in corrispondenza del gomito, vennero via dal resto del corpo assieme alla sputa fuoco bianca e rossa; il sangue prese subito a sgorgare dai moncherini, sotto gli occhi dell’incredulo Hamela, che non riuscì neanche ad urlare a causa del dolore. Anzi: sembrava che non lo sentisse affatto; tuttavia, lo sgomento di aver perso ben due arti in un solo colpo era presente. Anche se era invulnerabile al dolore, non lo era allo shock emotivo.

Solo allora Jason si riscosse: in un movimento repentino, scattò verso Goldfeather. Afferrò l’arma e balzò all’indietro, ignorando le proteste delle sue membra, poi, come aveva fatto nel deserto, lasciò che il suo potere serafico gli invadesse gli occhi. Il mondo divenne completamente scarlatto e il punto debole del nemico venne evidenziato con un bel blu; a conferma dei suoi sospetti, quella che venne messo in bella vista non fu una parte del corpo del suo nemico, bensì qualcosa oltre la sua forma fisica: come fosse stato una specie di ombra che si stagliava alle sue spalle, un demone invisibile fece capolino sul piccolo campo di battaglia. L’ANGEL aveva un bersaglio.

Mirò subito contro l’oscura creatura e fece fuoco, senza pensarci davvero. Il proiettile attraversò la distanza che li separava in un nanosecondo, solo per schiantarsi contro quella che sembrava essere la scatola cranica del mostro. Quando colpito, quest’ultimo si dimenò e ruggì per qualche secondo, prima di scomparire in una fiamma violetta. Nahim Hamela, però, era ancora vivo, svuotato ma in qualche modo assente, come se fosse stato in uno stato comatoso. Si accasciò su un fianco, gli occhi privi di vita che fissavano il vuoto.

La persona che era intervenuta prima – perché di persona si trattava – si avvicinò al corpo incosciente del Chiacchierone e vi sputò addosso. « Anche se sei così intelligente… » disse in tono aggressivo, « …hai dimenticato di includermi nell’equazione, stronzo. » e si voltò verso l’Angelo. Questi sorrise, quando si fu reso conto di chi era il suo salvatore: Angelica. Indossava ancora la bianca divisa standard degli ANGEL. Probabilmente, non aveva trovato il tempo di cambiarsi, dal momento che sembrava alquanto trafelata. Poi notò cosa teneva nella mano destra: una lunga lama scura e sottile si snodava dal suo palmo, in una fiera e letale spada. Era lunga sei piedi, in corrispondenza del filo, che era uno solo; la parte non affilata presentava dei denti per l’intera dimensione dell’arma bianca; non aveva guardia crociata e l’impugnatura era piuttosto minuta, in modo da facilitarne l’utilizzo in battaglia. « “Hokori” » la presentò la spotter, « significa “Polvere”, in giapponese. E’ una katana ninja realizzata con metallo serafico, per questo può tagliare qualsiasi cosa. Ti presento il mio W.I.N.G.. » ripulì la spada dal nero sangue del Posseduto con un fendente a vuoto e la rinfoderò. Proprio il fodero non era affatto usuale: era fatto anch’esso di metallo, ma nella parte superiore, quella che Angelica stava stringendo in mano in quel momento, vantava una curiosa serie di anelli dove infilare le dita, come un tirapugni. Se era vero e quello era un equipaggiamento primario, allora quello che aveva appena adocchiato era il sistema di sblocco dell’arma, come lo era il lucchetto della cassa di Goldfeather.

Imbracciando l’arma da fuoco, leggermente invidioso, Jason espresse un piccolo dubbio: « non mi sembra completa. »

Angelica annuì. « E’ ancora in fase sperimentale. Ho dovuto costringere Oracle per farmelo mandare dal Santuario… » esitò a continuare, « …e credo che ci saranno conseguenze, per questo… »

Jason fece per rispondere, ma un potentissimo ruggito gli fece morire le parole in gola; entrambi si volsero verso la fonte del verso selvaggio, lui con il fucile puntato, lei con la mano poggiata sull’impugnatura della spada. Il cielo si era rabbuiato di nere nubi minacciose, mentre la mente di entrambi i soldati veniva invasa da una terribile sensazione di freddo. Ed apparve: alto come un palazzo di quattro piani, un Demone fece la sua comparsa. Nero come la più pura delle peci, muscoloso come il più forte degli uomini, minaccioso come solo un demone degno di questo nome poteva vantare di essere, il residente dell’Inferno si torreggiava su di loro a braccia conserte e li osservava, li squadrava. « Avete ucciso il mio servitore! » tuonò con voce profonda, « avevo il sospetto che il colpevole, o i colpevoli, in questo caso, sarebbero stati degli ANGEL » rise, un suono che faceva accapponare la pelle, « quel patetico esercito è ancora in piedi, eh?  E io che mi aspettavo che quella portaerei fosse già caduta in qualche oceano! Bah! »

« Chi diavolo sei?! » chiesero all’unisono gli Angeli, pronti ad attaccare al minimo cenno di offesa. « L’avete appena detto! » li derise, « io sono Samael e sono un Diavolo della Morte »; « la Morte è dalla nostra parte! » gridò Jason in risposta, « è impossibile che tu ne sia al servizio! »

« Prima di cambiare bandiera per la vostra… » spiegò Samael in tono pacato, « …sullo stendardo di quella troia sventolava lo stemma degli Inferi! Siamo stati traditi, specialmente io, che ne ero l’allievo prediletto! » si infuriò, « e ora che sto tentando di riprendere il mio rango ed ero riuscito a trovare uno dei migliori Posseduti che abbia avuto la fortuna di fregare, i servitore di quello lì vengono e rovinano tutto! » urlò la sua frustrazione. « Morite, Angeli Caduti! »

I due sorrisero l’un l’altra: per tacito accordo, avevano un piano. La prospettiva di Jason tornò scarlatta e lui prese a correre in direzione del Demone, che subito rispose con diversi pugni al terreno. Angelica, invece, sguainò la propria lama e spiccò un salto tanto potente da sembrare una saetta, diretta contro la fronte del nemico. Aveva capito cosa intendeva fare Jason e come aveva intenzione di farlo; lui vedeva cosa colpire, e non si trovava sulla superficie del corpo di Samael, ma al suo interno: la pelle era pressoché insuperabile dall’esterno, era troppo resistente. Il piano era piuttosto semplice: costringerlo a fare “aaah”.

Angelica mulinò Hokori e la affondò proprio nella in mezzo agli occhi del mostro: l’impatto spinse all’indietro l’intera testa. La mascella si schiuse, nel mentre, sia per il ruggito che cacciò subito dopo che per la poca aspettativa di quell’azione. Jason imitò la compagna e balzò in alto, fin sopra l’Angelo e il Demone forzati assieme. Puntò il fucile contro l’apertura della gola del maledetto; « Routing Eye! » abbaiò, « Apocalypse! » e tirò il grilletto: la fiammata, stavolta rossa come il sangue, fu di dimensioni molto più minacciose, così come il proiettile che venne espulso dalla canna di Goldfeather. Il piombo potenziato entrò nel gargarozzo del nemico e colpì proprio il suo buio cuore. Ma non era finita: la tecnica che aveva appena utilizzato Jason donava all’arma una potenza straordinaria, tanto da fare in mille pezzi il bersaglio. Difatti, come si era aspettato da se stesso, il colpo risultò in un’esplosione di sangue scuro; membra, pezzi di carne e ossa frammentate schizzarono dappertutto, il tutto innaffiato con ingenti quantità di fluido corporeo demoniaco. Mentre stavano atterrando, JJ e la spotter si guardarono con un sorriso trionfante in volto.

« Bersaglio abbattuto! »

 

 

GLOSSARIO DI SNIPER

Tiratore dei Cieli – Il soprannome dato a Jason Goldwing da ogni poliziotto che abbia indagato sugli omicidi da lui commessi. Viene chiamato così perché chiunque abbia avuto la fortuna – o sfortuna – di vederlo, affermava di aver veduto un raggio di luce nel punto in cui si trovava;

Santuario – La base operativa ANGEL  sulla quale è stato collocato il leggendario Progetto. E’ una enorme portaerei – almeno cinquanta volte più grande di una normale portaerei – fatta apposta per accogliere tutti i soldati scelti da Dio. Offre ogni tipo di abitazione o edificio necessario per l’addestramento e la vita e tempo libero dei combattenti;

ANGEL – Soldato serafico accuratamente selezionato per far parte del Progetto. Ogni ANGEL è un Angelo, senza eccezioni;

Sonno – E’ la fase fondamentale per eseguire un Lancio. Consiste nel separare l’anima del soldato internato nel Bozzolo dal corpo a cui appartiene, attraverso uno speciale gas che viene iniettato nella capsula. Poiché il viaggio durante il Lancio attraversa grande spazio e numerose dimensioni, queste parti fondamentali devono essere preservate, poiché, in caso contrario, si corre il rischio di perderne una o entrambe;

Bozzolo – Speciale capsula di vetro impenetrabile, necessaria per il Lancio. E’ a forma di un sottilissimo fiore di loto. Nella parte inferiore sono presenti quattro valvole che permettono l’iniezione del gas che induce il Sonno;

Lancio – Processo utilizzato per raggiungere la superficie terrestre dal Santuario. Consiste nel separare l’anima dal corpo del soldato, onde evitare la perdita di uno dei due, e il lancio all’interno di una capsula speciale chiamata Bozzolo. Lo stesso vale per il ritorno;

W.I.N.G. – Warfare, Intel-gaining, Nemesis-obliterating Gear. E’ l’equipaggiamento fondamentale degli ANGEL in missione speciale sul pianeta Terra. Solo alcuni soldati vengono legati a un W.I.N.G. e non possono assolutamente venirne separati, per quanto ci si possa sforzare. Se un ANGEL perde il proprio W.I.N.G. viene scomunicato, nessuno escluso. I W.I.N.G. sono uno diverso dall’altro, in base alla specializzazione del soldato al quale vengono assegnati; tipicamente sono armi da fuoco;

R.E.A.P.E.R. – Retrieval, Earth, All-terrain, Pre-emptive, Elìte Raiders. E’ la task force segreta di stanza sul Santuario, specializzata in missioni furtive, inseguimento e recupero fuggitivi, blitz e uccisioni di elementi estremamente pericolosi per i regni sia umano che ultraterreno. Ogni soldato facente parte di questa squadra è un guerriero dalla forza e abilità che trascendono perfino gli stessi ANGEL. Il segreto è tenuto perfino dagli stessi soldati di Dio. Nessuno sa chi o cosa siano, ma si vocifera che abbiano a che fare molto spesso con la Morte in persona;

Altare – Un normale altare posto nella cattedrale del Santuario. Permette di avere udienza con Dio, solo su richiesta di quest’ultimo;

THE END – Letteralmente “LA FINE”. E’ il protocollo militare di misura estrema ideato da Dio: se le cose per la Terra e gli umani dovessero peggiorare oltre un certo limite, il protocollo THE END porterà la fine di ogni cosa;

Progetto – E’ la soluzione che Dio ha voluto assumere per proteggere il mondo che ha creato. Consiste in un esercito di Angeli (gli ANGEL), e una base operativa che collega la Terra e la città di Heaven (il Santuario);

Heaven – E’ la città di Paradiso, luogo di pace e riposo eterni, dove le anime dei caduti e assolti possono, finalmente, godersi le gioie che meritano;

Chimera – Creatura generata dal Demonio oppure dai suoi sottoposti. Possono avere qualsiasi forma o dimensione, ma hanno un unico obiettivo: l’obliterazione delle forme di vita terrestri;

Contratto – Patto stipulato tra umano e Demone. Può essere concluso in qualsiasi modo, ma quello più conosciuto è la Vendita dell’Anima oppure il Giuramento di Sangue.

Routing Eye: Apocalypse – E’ una combinazione di due tecniche serafiche detenute da Jason Goldwing. La prima, il Routing Eye (lett. “Occhio del Percorso”) permette di focalizzare la vista in modo da individuare falle nella difesa fisica del bersaglio, mentre la seconda, “Apocalypse” (lett. “Apocalisse”), incrementa brutalmente la potenza dei proiettili esplosi. E’ possibile utilizzare Apocalypse un numero limitato di volte per attivazione e non può essere utilizzata senza aver prima iniziato Routing Eye.

 

 

Giovani, un saluto a tutti dal vostro Silvio Shine di fiducia!

 

Finalmente, sono riuscito a mettermi dinanzi un dannatissimo computer per scrivere Sniper e non per compilare programmi! Com’è ovvio che debba fare, domando perdono per quasto mese di assenza, ma la scuola mi sta veramente scuoiando l’esistenza. (T_T)

Jason ha il suo primo contatto con un Posseduto e Angelica, preoccupata per lui, decide di disobbedire all’ordine di Dio per andare a salvarlo. In cosa andrà a scaturire questa gravissima insubordinazione?

I Posseduti sono davvero così potenti? Ognuno di loro è sorvegliato dai Demoni ai quali appartengono? Perché ad Angelica è stato, o meglio sarebbe dovuto essere assegnato un W.I.N.G.? Jason non aveva il permesso di ingaggiare ed uccidere il nemico, come andrà a finire?

Grandi domande come sempre! Vedremo quale sarà la situazione nel prossimo capitolo: “Il potere di un assassino”!

Ricordate di recensire!

 

KEEP IT UP!

- Silvio Shine

   
 
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