Le
labbra di Jason tremolarono, quando il suo respiro
si fece un po’ più pesante. Si sentiva strano: il
suo braccio destro era
dolorante e parecchio, quello sinistro sembrava essere stato tirato fin
sopra
la sua testa e legato per il polso, lasciandolo appeso come un sacco di
patate,
stesso fato per la controparte; ma quello che lo innervosiva di
più era la
mente, che non gli permetteva di ricordare assolutamente nulla degli
avvenimenti legati a diverse ore prima. Era sceso dal Santuario,
questo lo ricordava bene. Il suo compito era di indagare su un
terrorista
Afghano conosciuto come “Il Chiacchierone”, per le
sue pessime battute; il
motivo dell’attenzione dell’ANGEL era uno solo:
la possibilità che il musulmano fosse un Posseduto,
e uno facente parte di tale Religione che stipula un Contratto
con un Demone, solitamente risultava nell’acquisizione di
grandissima
conoscenza oppure di enorme potere. Potere che, tuttavia, veniva
bruscamente
limitato dallo stesso che aveva conceduto il patto, al fine di non
farsi
individuare dall’esercito di Dio oppure, qualche volta, anche
dallo stesso
Demonio. Erano innumerevoli i traditori dell’Inferno che
cercavano di soffiare
il dominio all’attuale loro monarca, formando il proprio
esercito personale
costringendo o meno gli umani a stipulare Contratti.
Difatti, non erano che mera routine le guerre intestine nel Regno Di
Sotto, mai
finite con una sconfitta per l’esercito del Demonio, che
vantava la guida di
Lucifer, il più fidato generale dell’imbattuto;
brutale, spietato, ma anche
incredibilmente scaltro e abile, l’Angelo caduto divorava i
suoi nemici delle
loro carni e della loro anima. Per questo, il timore che i Demoni che
non
avevano mai osato mosse eroiche nutrivano nei loro confronti era
pressoché
infinito, superato esclusivamente dall’unico che lo superava
di rango e potere.
Anche l’ANGEL
aveva il proprio generale, ma
raramente si faceva vedere sul campo di battaglia, o sul Santuario. Quando
l’aveva chiesto a Dio, Lui gli aveva
risposto: « dobbiamo tenere segreta la sua
identità: è estremamente potente,
perciò lo manderò in battaglia solo quando non vi
sarà altra possibilità di
vittoria. Sarà la mia arma segreta. »
Non aveva ottenuto un discorso più
chiaro.
Gemette piano: i suoi sensi, specialmente quello
che permette la percezione
del dolore, si stavano infine risvegliando. Ora l’arto
superiore destro doleva
tanto da sembrare sul punto di staccarsi dalla spalla alla quale
apparteneva,
con particolare enfasi sui tiratissimi nervi e le vene che parevano
contenere
liquido volatile altamente infiammabile. Mosse la testa a caso, denti
stretti,
nel tentativo di placare quella sensazione almeno quel minimo
sufficiente da
dargli la facoltà di pensare liberamente. Questo, tuttavia,
non accadde.
Fu una secchiata di acqua gelida a colpirlo dritto
sul viso e a riportarlo
nel mondo dei vivi; il ghiaccio appena sciolto scivolò
dolorosamente da viso a
collo, fino a raggiungere il petto e l’addome.
Rabbrividì non poco, mentre
l’improvvisa doccia gelata lavava via il resto dello
stordimento che affliggeva
la mente del tiratore; dunque, puntò lo sguardo dritto
dinanzi a sé. La vista
ci mise un po’ per abituarsi alla penombra del luogo in cui
era stato portato.
Nel mentre un violento clangore riecheggiò per la stanza
angusta – probabilmente
il secchio che ha appena usato, si disse Jason -,
accompagnato subito da
frasi pronunciate in maniera talmente rapida che non riuscì
a capire
assolutamente nulla di quel che era stato appena dettogli. Non notando
reazioni,
l’altro uomo ripeté una seconda volta,
più piano di prima; allora Goldwing
capì, ma non il significato del discorso, bensì
in quale lingua stavano
interloquendo con lui: Arabo. Fece una smorfia e strabuzzò
gli occhi.
Finalmente riusciva a vedere qualcosa, dannazione! Ma quasi
desiderò non averlo
fatto: lì, disgustosamente orgoglioso e folle almeno il
doppio, stava in piedi
un membro di “OVERTAKE”, il gruppo terroristico di
base in Afghanistan. Il
terrorista, che stranamente aveva il viso ancora coperto, nonostante
stesse
dinanzi ad un prigioniero, si rigirava un coltello tra le dita, senza
mai
perdere di vista il giovane soldato. Per tutta risposta al discorso
senza
parole, JJ sbadigliò sonoramente, lasciando trasparire una
certa nota di
ironia; l’istante dopo, tuttavia, ringhiò
furibondo a causa di una nuova fitta
di profondo dolore generatasi dal braccio destro. Lo guardò:
era come se
all’intero arto era stata strappata via la pelle. Le fibre
muscolari, i
legamenti, le vene e parte delle ossa erano visibili ad occhio nudo, in
quanto
totalmente scoperti. I violetti tubicini organici pulsavano di globuli
rossi, i
muscoli si contraevano di tanto in tanto a causa dello sforzo
involontario. A
quel punto lo stomaco minacciò di svuotarglisi da un istante
all’altro: quello
era il risultato di una delle abilità più utili
del corpo di un Angelo, la
rigenerazione sub-molecolare. Il processo, la maggior parte delle
volte, era
estremamente breve, richiedendo al massimo una ventina di
minuti per
guarire una ferita grave, una lesione interna, oppure, come in questo
caso, un
arto menomato. Alle sue pupille si presentava, tuttavia, un evento del
tutto
singolare, qualcosa che non ebbe mai l’opportunità
di scorgere in tutta la sua
seconda vita: la negazione di un potere serafico così
radicale, così
fondamentale. Mille e una causa gli si palesarono al pensiero. Potevano
essere
tutte corrette, ma potevano anche essere tutte errate. Se
così era, allora l’ANGEL,
ancora una volta, stava brancolando nel buio.
Grosso svantaggio quando ci si trova da soli in territorio nemico.
Il terrorista parlò ancora nella sua
lingua natìa, convinto che l’altro
riuscisse ad interpretare le sue parole. Invece, Jason rise, nonostante
il
fortissimo dolore alla gola. « Puoi ripetere? »
gracchiò, « devo aggiornare
Google Traduttore, e qui la connessione fa veramente schifo…
»; quello col
passamontagna attaccò un accesso di risa a sua volta e
Goldwing finì per
guardarlo con ancor più disgusto di prima. L’aveva
capito, o lo stava deridendo
proprio perché non si rendeva conto che non riusciva a
capirlo? La risposta
giunse ben più rapida di quanto potesse sperare: in un
movimento repentino,
mosse la mano destra, quella che teneva il coltello, scagliandolo con
traiettoria precisa dritto contro l’intestino del
prigioniero. Il cecchino
ululò un’imprecazione, nel sentire la lama
penetrare nelle sue carni. Tossì un
paio di volte, sputando diversi fiotti di sangue fresco. Il mascherato
si
avvicinò; lì, agguantò
l’impugnatura dell’arma bianca e, di colpo, la
tirò via.
JJ ringhiò il suo dolore. Ma, purtroppo
per lui, non era finita lì: infatti
il terrorista, coadiuvato da altri due, prese ad incidergli la carne
con tagli
più o meno profondi, precisi come quelli di un chirurgo,
fini solo a causargli
la maggior sofferenza possibile. Mentre i tre infierivano sul suo corpo
indifeso, la pozza rossa ai suoi piedi si allargava ad ogni nuovo
squarcio;
dieci interminabili minuti passarono e loro non davano segno alcuno di
intendere terminare quella tortura senza scopo. Fu proprio questa la
domanda
che assillò la mente di Jason, durante la lotta per rimanere
sveglio: per quale
ragione lo stavano ferendo in quel modo? Avevano un fine, oppure era
per il
loro perverso divertimento? Lo ignorava. Ormai non riusciva a pensare a
nulla
se non a resistere il più possibile. Sarebbero venuti a
salvarlo, ne era certo.
L’ANGEL non
lasciava mai indietro nessuno, mai.
Gli Angeli guerrieri erano più rari di quanto si potesse
credere ed ogni
elemento era fondamentale per mantenere la stabilità
dell’esercito. Questo
pensiero lo rallegrò un poco, prima che sprofondasse nelle
tenebre dello
svenimento…
***
« Con oggi, sono venticinque…
» mugugnò tra sé e sé, gli
stivali sporchi di
sabbia che continuavano a macinare i chilometri che lo separavano dal
suo
obiettivo. Esattamente venticinque giorni prima era sceso dal Santuario con la
più recente missione assegnatagli:
scovare il Chiacchierone e scoprire il più possibile sul suo
conto. La sua
uccisione non faceva parte dell’incarico. Storse il naso:
quello a cui dava la
caccia – anche se non letale – era un terrorista ed
era addirittura sospettato
di essere un Posseduto.
Mi piacerebbe
sparargli un bel colpo in testa da due
chilometri di distanza… pensò,
già immaginandosi sdraiato su una duna isolata,
Goldfeather in braccio, a guardare attraverso il mirino il volto di un
arabo a
caso, convinto che fosse l’uomo che stava cercando.
Si scrollò di dosso a malincuore un
pensiero così allettante ed aggiustò il
cappuccio in modo da coprirgli gli occhi. Sospirò, sudato.
Il deserto
dell’Afghanistan non aveva pietà, a prescindere
dall’ora del giorno oppure
della notte: mentre durante la veglia, il sole comandava i propri
spietati
raggi sulla sabbia rovente, nel corso del periodo occupato dal sonno il
freddo era
insopportabile, a tal punto da costringere il soldato ad indossare un
vero e
proprio mantello da viaggio, pur di non finire per squagliarsi o
congelare.
Dopo altre due ore di cammino, si fermò:
qualcosa non andava. Se proprio
doveva usare una frase tipica degli umani, “i suoi sensi di
ragno stavano
pizzicando”. Sondò attentamente l’intero
circondario, senza osare fare un altro
passo in qualsiasi direzione. Un mortale avrebbe di certo rinunciato
presto a
quella sensazione, ma lui sapeva e sentiva quel che stava per accadere.
In
fretta e furia, contattò Oracle per farsi inviare il fucile.
Non attese neanche
di vedersi generare completamente la cassa che già infilava
il dito nel
lucchetto ed imbracciava l’arma. Tirò
all’indietro la maniglietta della sicura:
il colpo era carico. Riposizionò l’otturatore con
uno schiocco secco. I suoi
occhi schizzarono di qua e di là per le sabbie, alla
frenetica ricerca di un
nemico celato alla vista. Era lì, lo sapeva bene. Per un
momento guardò proprio
alla sua destra, dove credeva di aver sentito un rumore, una sorta di
tonfo.
Errore: esattamente dal punto che stava squadrando prima, da sotto
terra balzò
fuori un gigantesco serpente color crema. Aveva le dimensioni di un
aereo
passeggeri e le sue scaglie erano talmente grosse da ricordare
vagamente
un’armatura medievale, forgiata appositamente per una
creatura come quella.
La Chimera spalancò
le ampie fauci e,
sfruttando la forza cinetica impressasi pocanzi, si scagliò
contro la preda;
Jason si gettò di lato. Mentre era ancora in aria, si
avvitò, poggiò il calcio
dell’arma alla spalla, allineò il centro del
mirino con uno dei minuscoli spazi
tra le squame del mostro, dove di congiungevano nell’area
della gola, e fece
fuoco: il proiettile penetrò facilmente nella corazza. Il
conseguente schizzo
di sangue impuro fu il segno del suo successo; il colpo era talmente
ben mirato
che non solo recise la gola del nemico, ma riuscì perfino ad
attraversarne il
corpo, finendo per fuoriuscire dall’altra parte. La serpe si
accasciò di peso, morta,
sollevando un gran polverone. Goldwing atterrò a sua volta,
scivolando di
alcuni piedi, ginocchio e mano libera poggiati a terra. Altre due Chimere come quella che
aveva appena ucciso giunsero a
dar manforte; saltarono in aria, i denti snudati in ringhi minacciosi.
Il
soldato si preparò a continuare la battaglia: non appena i
mostri su furono
avvicinati abbastanza, eseguì alcuni salti mortali
all’indietro. Se Angelica
fosse stata lì con lui, gli avrebbe gridato di muoversi ad
ucciderli. Era
pronto a farlo, ma stava aspettando il momento giusto. Momento che
stava per
arrivare.
Come prima, allineò il mirino con il
bersaglio mentre era ancora in aria,
ma questa volta non per colpire uno degli spazi vuoti lasciati dalle
scaglie.
Non appena vide che la croce al centro del vetro incontrava la pupilla
di una
delle serpi, lasciò che la sua abilità serafica
prendesse il controllo dei suoi
occhi: come era successo contro il gigante a Parigi, la sua prospettiva
si
colorò completamente di rosso e i punti deboli del bersaglio
vennero
evidenziati con un appariscente blu elettrico. Sogghignò,
per poi sparare un
secondo proiettile, non prima di aver espulso il bossolo vuoto che
precedeva
quello pieno. Questo andò a colpire proprio il bulbo oculare
che aveva intenzione
di attaccare; il proiettile attraversò il cervello e il
cranio della Chimera,
fuoriuscì dal mento e, grazie
all’allineamento che Jason era riuscito ad ottenere, uccise
anche l’altro
serpente. Posò i piedi a terra, seguito a ruota da due
rimbombi che segnalarono
la caduta delle creature del Demonio.
Finalmente, il giovane poté espirare:
aveva trattenuto il fiato per tutto
il tempo. Si posò Goldfeather sulla spalla ed
osservò il risultato della
battaglia. Sangue, cervella e giganteschi cadaveri decoravano il prima
deprimente paesaggio; molti sarebbero rabbrividiti a quella vista, ma a
Jason
Goldwing questo tipo di spettacolo non dava altro che piacere. Non
erano poche
le occasioni in cui egli stesso aveva descritto una carneficina da lui
compiuta
come “un’opera d’arte”. Questo,
ovviamente, solo se quelli che ci rimettevano
erano i nemici del Signore, altrimenti gli veniva il voltastomaco. Non
riusciva
a sopportare la vista di innocenti massacrati da uomini o demoni
assetati di
potere o, più comunemente, di sangue. Sbuffò. Era
soddisfatto di quel che aveva
fatto ed ora doveva ripartire, si disse, forzandosi a proseguire verso
il punto
di rendezvous. Non appena si voltò, tuttavia, un dolore
lancinante gli invase
il braccio, mentre una quarta serpe si catapultava su di lui dalla sua
destra.
Quando lo ebbe sorpassato, capì per quale motivo
l’arto gli faceva così male:
il braccio, ancora scosso dagli spasmi, penzolava dalla bocca della Chimera, le dita erano
rimaste ben serrate attorno
l’impugnatura dell’arma da fuoco, irrigidite
dall’improvviso strappo dei nervi.
I fluidi corporei di Jason fuoriuscirono con grandissima potenza e
quantità; si
tenne il moncherino e crollò in ginocchio, già
parecchio indebolito
dall’emorragia. Non passarono che meri secondi, prima che la
sua coscienza
cedesse, scaraventandolo nel buio.
La Chimera invece,
strisciò verso quel corpo
immobile, con l’intento di divorarlo; dopo aver inghiottito
quel pezzetto di
carne dal quale pendeva quell’altro ammasso di metallo e
legno, aprì nuovamente
la mandibola e la avvicinò al suo conquistato banchetto.
Proprio quando stava
per richiudere i denti sul cibo, qualcosa attirò la sua
attenzione: sul braccio
sano dell’umano era cucito un particolare emblema, uno stemma
“militare” come
le era stato detto dal suo padrone: due ali di piume dorate spiccavano
al
centro di un rombo scuro. Proprio in mezzo alla coppia d’oro
si potevano notare
le lettere “A.N.G.E.L.”,
mentre tutt’attorno, in maniera molto ordinata,
era scritto “ Advanced
anti-Nemesis Guard and Elimination
League”, tutto dello stesso colore
delle piume. Ricordò il resto del
discorso del suo padrone: “semmai incontrerete un umano con
questo simbolo
sulla spalla sinistra” disse a lei e alle altre Chimere,
mostrando loro l’immagine che avrebbero dovuto cercare,
“portatemelo, vivo o
morto. Tuttavia, se me lo consegnate vivo, sarò lieto di
ricompensare il
responsabile con duecento dei più succosi dei miei
prigionieri”. La prospettiva
di affondare i suoi denti in ben duecento esseri umani era fin troppo
allettante per la limitata mente del mostro che, senza pensarci due
volte,
prese il soldato in bocca e ce lo lasciò al sicuro, mentre
si apprestava a
strisciare a tutta velocità verso la base.
***
« Sveglia, sveglia! »
Jason si mosse appena, quando quella voce
così sgraziata da far venire la
pelle d’oca al più coriaceo dei guerrieri lo ebbe
raggiunto. Disturbato, il suo
sonno sembrava sul punto di interrompersi, ma contro ogni pronostico,
scivolò
ancor più nel riposo.
« Se non ti svegli ti faccio mangiare
delle buonissime noccioline. Le tue,
intendiamoci! » e rise per qualhe secondo, divertito dalla
sua stessa battuta.
Se c’era qualcun altro assieme a lui, probabilmente non aveva
lo stesso senso
dello humor, poiché non si sentì risa levarsi
oltre la sua. « Non ridete? » si
interruppe quello che riusciva a parlare un inglese appena accettabile;
nessuno
ebbe il tempo effettivo di rispondere, che uno sparo e un tonfo ruppero
il già
sottile silenzio. Subito dopo, l’intera comitiva
attaccò un accesso di ilarità
sensibilmente forzato. Fortunatamente, però, il
“capo” ne apparve soddisfatto,
dal momento che continuò con il discorso: « li
vuoi aprire quegli occhi o no?!
»
Con un enorme sforzo di volontà,
finalmente, Goldwing riuscì ad aprire le
palpebre e guardare in faccia il responsabile di tutto quel baccano.
Vide un
arabo dalla pelle mulatta; portava un ridicolo pizzetto sul viso, in
quel
momento sorridente come solo un ebete può fare. Non aveva
capelli. Era vestito
con equipaggiamento militare di contrabbando, compresi un giubbotto
antiproiettile e un fucile d’assalto a tracolla. Rise
nuovamente; Jason imprecò
mentalmente. Infine lo aveva trovato: quello era il terrorista
Chiacchierone.
« Quando ho ordinato alle mie Chimere di cercare agenti dell’ANGEL…
» disse quello, un fortissimo accento indiano sottolineava
ogni sillaba, « …non
mi aspettavo di certo che la mia pesca sarebbe stata tanto fruttuosa:
Jason
Goldwing, conosciuto tra i mortali come il famigerato Tiratore
dei Cieli è qui, al mio cospetto. Lo stesso
Goldwing che ha ucciso
Smirnov due mesi fa a Parigi e che ha sventato l’attacco del
gigante nella
stessa città, neanche trenta giorni dopo. Lo stesso Golwing
riportato in vita
da Dio… » sghignazzò, «
…per combattere i miei padroni! »
« Allora è tutto vero!
» latrò JJ, « sei un Posseduto,
brutto bastardo! »; l’altro annuì.
« Il mio vero nome è Nahim Hamela » si
presentò, « e, prima di essere quel che hai detto
che sono, sono il capo di
OVERTAKE. Ma non è sempre stato così. Sono
partito dal basso, come tutti
quanti… » aprì le braccia, indicando i
nove uomini che gli si accompagnavano, «
…ero solo una ridicola recluta, uno che non meritava niente
se non di farsi
esplodere per la causa… »; « quale
causa? Diffondere il terrore tra gli umani?
» lo interrogò il prigioniero. Hamela lo
adocchiò con aria grave. « Il terrore
è importante, Tiratore
dei Cieli. Se le persone
non conoscono il terrore, si dimenticano cosa e quanto importante sia
in
realtà. Se il terrore viene dimenticato, la sicurezza nasce
nella mente e non
si è preparati al Giorno del Giudizio o a qualsiasi altra
catastrofe questo
mondo potrà mai conoscere » scosse il capo,
meravigliato da tale ignoranza; «
io non avevo alcuna intenzione di farmi esplodere e basta. No. Volevo
compiere
qualcosa di molto più grande: non volevo solo diffondere il
terrore come si è
sempre fatto, ma renderlo addirittura eterno. I
Cristiani amano così
tanto il concetto dell’Infinito, benissimo, allora che questo
venga applicato
anche alla paura più assoluta. Le mie Chimere non
solo mi hanno aiutato a raggiungere questo rango tra le fila di
OVERTAKE, ma mi
aiuteranno anche a terrorizzare le patetiche vite che popolano questo
pianeta,
nei secoli dei secoli! »
Gettò il capo all’indietro e
scoppiò a ridere, ma non con la sua solita,
ridicola risatina da idiota.
Quando ebbe concluso il suo discorso, si rivolse
ancora a Jason: « finchè
il mio padrone non arriva, direi che possiamo divertirci un
po’, che ne dici? »
e senza neanche aspettare una ribattuta, uscì dalla stanza.
Luci si accesero
sui muri, rivelando alla vista gigantesche casse audio incastrate nelle
pareti.
Volevano torturarlo… a colpi di musica…? Fu il
turno di Jason di ridere.
« Lo sapevi che se i bassi vengono
riprodotti con un volume particolarmente
alto, è possibile causare lesioni agli organi interi?
» domandò il
Chiacchierone attraverso un altoparlante; « questo
sì che sarà divertente! »
L’interno delle casse prese a vibrare
insistentemente…
***
« Ancora niente? » fece
Angelica.
Oracle scosse il capo, guardando un po’
lo schermo del computer, un po’ il
palmare, un po’ il viso della preoccupatissima spotter.
L’Angelo più anziano
imprecò a denti stretti. Jason non si faceva sentire sul Santuario da quasi
ventisei giorni. « Niente richieste
di equipaggiamento W.I.N.G.,
niente rapporto,
niente richiesta di rilascio del Bozzolo,
niente
di niente » la bionda si massaggiò le tempie;
l’altra sospirò. « A dire il vero
ha chiesto di farsi sganciare Goldfeather stamattina, verso le undici,
poi
silenzio » le comunicò controllando la lista di
equipaggiamenti presenti sulla
portaerei, « non ho ancora ricevuto indietro il fucile. Forse
sta ancora
combattendo… vediamo… Afghanistan…
» digitò qualcosa sulla sua tastiera;
Angelica poggiò dolcemente le spalle al muro dietro la
ragazzina, le braccia
incrociate, le dita che non potevano fare a meno di tamburellare sulla
pelle.
Il suo umore peggiorò ulteriormente quando Celia scosse il
capo. « Non vedo
nemici sul radar, tantomeno Jason. Quiete anche dal satellite. Si
è volatilizzato
» fu proprio la quiete a scendere tra le due,
mentre riflettevano a cosa
fosse potuto succedere al miglior cecchino
dell’esercito ultraterreno.
Nessuna delle due disse niente per diversi, strazianti minuti, quasi
speranzose
che, di punto in bianco, uno egli schermi dell’attrezzatura
di Oracle si
illuminasse del rapporto di Goldwing. Ma nel profondo, entrambe
sapevano che
così non sarebbe successo. Dovevano trovarlo e dovevano
farlo loro, altrimenti
si sarebbero ritrovate tra le mani un Angelo morto, il primo della
Storia,
nonché il primo ad essere deceduto due volte.
Inspirò, trattenne il fiato per
qualche secondo ed espirò, in un vano ed improvvisato
tentativo di rilassarsi.
Come aveva previsto, non aveva funzionato affatto.
Come avrebbe potuto fare per trovarlo? La soluzione
più ovvia sarebbe stata
chiedere a Dio, senza alcun dubbio, ma poteva avere udienza con Lui
solo ed
esclusivamente su richiesta di quest’ultimo. Punto
e a capo… imprecò
un’altra volta. « Non ti tormentare » la
consigliò la giovane Shine, « stiamo
parlando di Jason Goldwing, il Tiratore
dei Cieli,
il miglior cecchino che abbia mai messo piede sul Santuario!
Oltre a saper sparare così bene, conosce anche le arti
marziali. Io mi
preoccuperei di più per quei tizi di OVERTAKE! »
la bionda non riuscì a non
sorridere: nonostante fosse così in ansia per il suo
compagno, Oracle riusciva
a trovare spazio nella sua minuscola testa per consolare perfino lei,
Angelica
Halo, la ragazza che aveva aiutato quella bambina così tante
volte perché non
sopportava vederla piangere, che aveva picchiato tanti altri
soldati suoi
pari perché avevano preso in giro quella poverina solo a
causa del suo aspetto.
Non per nulla era una delle uniche due persone alle quali voleva bene
per
davvero; l’altra, naturalmente, era Jason. Ancora ricordava
quando era giunto
sul Santuario per
la prima volta, appena
resuscitato e fatto Angelo. Era incerto e spaventato, non parlava con
nessuno. Spaventato,
forse, era il termine meno adatto, infastidito,
probabilmente era molto
meglio: troncava sul nascere qualsiasi dialogo, talvolta anche in
maniera
piuttosto rude, e se ne stava per le sue, a sparare oppure a leggere.
Lei si
era opposta per molto tempo: lui era risorto e diventato
un
essere serafico. Nessuno, ancora, nessuno aveva il diritto alla
resurrezione
fino al Giorno del Giudizio. Glielo avevano ripetuto fino alla nausea
sin da
quando era bambina ed impresso a fuoco nella sua mente. La cosa era
ulteriormente peggiorata quando le avevano comunicato che sarebbe
diventata la
sua spotter e che avrebbero dovuto affrontare le missioni assieme. Non
le era
simpatico, per niente: silenzioso come il morto che era, scorbutico e
non si
curava mai delle sue ferite. Un gran bastardo, insomma. Alcune volte,
addirittura, aveva sbagliato di proposito a fornirgli le coordinate dei
bersagli, al fine di fargli fare brutta figura con l’esercito
e lo stesso Dio,
ma non aveva mai funzionato: era talmente abile da riuscire a sfruttare
le
indicazioni errate a suo vantaggio e a piazzare i colpi ancor meglio di
quanto
sarebbe riuscito a fare con indicazioni corrette. La cosa che la
convinse che
se la stava prendendo con lui ingiustamente fu il fatto che non si era
mai arrabbiato
con lei, non l’aveva incolpata di nulla e l’aveva
sempre accettata a buon
cuore, nel corso delle missioni. Poteva anche essere egoista, ma non
era
cattivo. Nel corso degli anni era riuscita a scoprire tante cose su di
lui e
mai da bocca di altri. Jason si era aperto con lei e le aveva svelato
praticamente tutto sul suo passato, un sofferente e terribile passato.
Finalmente, poteva dire con assoluta convinzione che si era affezionata
a
qualcuno. E quel qualcuno, ora, era in pericolo. Non sarebbe rimasta a
guardare.
Aprì bocca per dire qualcosa a Celia, ma
venne subito interrotta dalla
chiamata che la ragazzina stava ricevendo. Aprì la finestra
olografica
corrispondente, aprendo così il canale comunicativo con Dio.
L’Onnipotente non
attese a parlare: « Oracle, manda Angelica qui
da… Oh! Sei già lì »
la
guardò ed ella annuì. « Vieni
all’Altare,
ho
bisogno di parlarti » e terminò il
collegamento. La spotter sospirò
paziente. « Vedila come un’opportunità
» la riscosse Oracle, sondandola con i
suoi occhi bianchi, « potresti chiedergli il permesso di
scendere sulla Terra
per cercare Jason. »
Sorrise: aveva ragione.
Entrò nella Cattedrale e si
inginocchiò dinanzi all’Altare. Una volta che ebbe
pronunciato la preghiera, in pochi
secondi si ritrovò dinanzi a Nostro Signore. Si
alzò di scatto, come un
elastico, ma non in maniera irrispettosa.
« Siamo energici, oggi. »
affermò Lui, notando il comportamento
dell’Angelo. « Sono solo un po’ tesa,
Signore » rispose con voce tremante; «
immagino quale sia il motivo… » assunse un tono
più grave del solito, con
grande sorpresa di Angelica, tanto abituata a sentirlo più
vivace di così. « Ho
una domanda da porti: tu oppure Oracle avete novità su
Jason? »
La ANGEL
non rispose. Rimase lì in piedi,
imbarazzata, preoccupata e infuriata, senza proferire parola alcuna.
Tutto
quello che riuscì a fare fu guardare Dio in faccia, in
silenzio; lo osservò
cambiare rapidamente espressione da speranzoso a pensieroso.
« Ma non sarebbe possibile…?
» stava dicendo lei.
« …usare il mio potere per
trovarlo e riportarlo indietro? » concluse il
Creatore. Scosse piano il capo. « Se usassi la mia forza per
un unico soldato,
avrò tradito il mio dovere. Ho inizializzato il Progetto
per aiutare e salvare la
vita del mondo e il mio esercito
non ha mai subìto perdite. Se ne sorbisse una, dopo
quindici anni
dall’avvio, la potenza bellica non ne risentirà.
Se intervengo direttamente nei
fatti dei mortali, sarò costretto a
dare il via al protocollo THE
END e se questo mi sarà in qualche modo
impossibilitato, dovrò ricorrere a questa mia potenza.
»
Per la prima volta da tanti anni Angelica
barcollò sul bordo del pianto.
L’uomo dinanzi a lei aveva a disposizione così
tanto potere da essere
considerato onnipotente, era il Creatore del mondo e di tutte le cose,
e non aveva
intenzione di salvare il suo compagno. Quasi lo
odiò per questo. Ma sapeva,
suo malgrado, che quello che aveva appena udito era vero.
« Allora lasciatemi scendere sulla Terra
a cercarlo! » lo supplicò, « se
Jason sopravvive, avrai ancora a disposizione uno dei migliori cecchini
della
Storia e la nostra potenza non diminuirà affatto! »
« No. C’è un grosso
rischio che Goldwing abbia a che fare con dei Demoni.
Non posso correre rischi. »
La ragazza spalancò gli occhi,
incredula. Abbassò lo sguardo, scossa dai
singhiozzi. Mai aveva provato tanta rabbia, specialmente contro il
Signore. Fu
grazie ad uno sforzo inumano che riuscì a sibilare:
« capisco, Signore… » per
poi congedarsi dalla Cattedrale. Quando fu arrivata davanti alla porta
dell’hangar la follia ebbe il sopravvento sulla sua mente. Di
colpo, sapeva
esattamente cosa fare, nonostante le gravi conseguenze che ne sarebbero
scaturite. Ma a lei non importava. Si asciugò le lacrime
come meglio poteva ed
entrò. « Hai avuto successo? » le chiese
subito Oracle; Angelica finse un gran
sorriso. Nel vederla così, la ragazzina si
rallegrò di molto. Subito prese a
martellare la tastiera con le dita. « Ti sto preparando il Bozzolo »
informò l’amica, « sbrigati a
prepararti. Ti
metto in cima alla lista d’attesa! »
***
Lo gettarono sulla sabbia, dopo averlo trascinato
fuori dalla sala delle
torture. Si accasciò subito; il corpo gli rimandava fitte
dolorosissime, sia
all’interno che all’esterno. « Dai,
tirati su! ‘Sti ragazzini d’oggi, hanno
già
bisogno del viagra! » il Chiacchierone era già
lì. Con parecchia fatica, Jason
riuscì a rimettersi in equilibrio sui propri piedi. Come
previsto, non erano
soli: altri quindici terroristi si erano disposti ad anello attorno a
lui e lo
squadravano da testa a piedi. Sembravano pronti a combattere.
« Jason… ehi, Jason! Guardami!
» Hamela richiamò la sua attenzione, «
guarda che io sono misericordioso, eh! Senti qua: ora ti metteremo alla
prova.
Se riesci ad affrontare e battere tutti i ragazzi che vedi qui, sei
libero!
D’accordo? » sguainò un coltello da
combattimento ed offrì l’impugnatura al
cecchino. Titubante, questi accettò l’arma.
Guardò i nemici che avrebbe dovuto
combattere: si erano tolti di dosso i fucili d’assalto e
stavano saggiando lo
stato delle loro lame. Quindici contro uno. Svantaggio non
indifferente, ma lui
era un Angelo e un combattente nato.
Di colpo lo stomaco gli si compresse e lui si
piegò in avanti per vomitare,
scatenando l’ilarità di tutto il gruppo. Ancora
tossendo, chiese: « posso
averne un altro…? » risero di nuovo. «
Quello non ti va bene? » fece il
Chiacchierone; lui scosse il capo. « Sono abituato ad usare
due coltelli, non
uno solo… » a sentirlo, uno degli altri si fece
portare un’altra lama ed
osservò il prigioniero, un’espressione di scherno
che gli solcava il viso. Il
momento dopo nascose l’oggetto letale dietro la schiena,
mostrando il medio.
Jason sbuffò. Se lo sarebbe dovuto aspettare: fare richieste
non era affatto
possibile. Infuriato, decise che gliel’avrebbe fatta pagare
cara. Espirò
concentrandosi.
« Pronto? » gli chiese il capo.
I sottoposti del Chiacchierone si mossero
leggermente e JJ sapeva perché: avevano tutta
l’intenzione di attaccarlo
molto prima che il capo desse il permesso, da bravi terroristi quali
erano. Era
preparato ad ogni evenienza, anche con gli organi rovinati dalla
tortura alla
quale era stato sottoposto fin troppo poco tempo prima. A dimostrare la
veridicità dei suoi pensieri il fegato gli
rimandò una tremenda botta dolorosa.
La rigenerazione aveva fatto il suo dovere, ma non abbastanza in
fretta: la
pelle del braccio era ricresciuta fino a raggiungere a malapena la base
delle
dita e le sue interiora dolevano ad ogni battito del cuore,
anch’esso in
condizioni non perfette.
Neanche fosse stato predetto da un oracolo, la
previsione di Jason si
realizzò: lo stesso individuo che gli stava consegnando il
secondo coltello lo
caricó a lama snudata. L’Angelo, però,
aveva anticipato le sue mosse: si lanció
su di lui e in un impeto di velocità conficcò
l’arma nel petto del nemico, in
un punto particolarmente sensibile, così da immobilizzarlo e
fermarne
totalmente l’avanzata. Le dita del maledetto cedettero; il
metallo che
stringeva in mano cadde. Jason afferrò
quest’ultimo al volo e squarciò la gola
del malcapitato con due fendenti. Il sangue gli insozzò il
petto e buona parte
del viso. I compagni del caduto accorsero per tentare di ucciderlo.
Goldwing rigirò uno dei coltelli e
subito ne piantò uno nell’orbita destra
del primo che lo ebbe raggiunto, uccidendolo sul colpo;
recuperò l’arma, eseguì
una giravolta per schivare un calcio. Le armi bianche guizzarono per la
seconda
volta sotto la luce del sole ed una di esse fini per sprofondare nel
palato del
nuovo malcapitato, così falciando un’altra vita.
Il terzo cadde con la gola
squarciata, senza neanche rendersi conto cosa fosse effettivamente
accaduto, a
causa della rapidità dell’azione. I dodici
terroristi rimasti si avventarono su
di lui.
Nessuno di loro sopravvisse. In pochi minuti, il Tiratore
dei Cieli aveva fatto piazza pulita dei cosiddetti
combattenti. Un
ultimo maledetto si poneva tra lui e il Chiacchierone. Questo stupido
lo guardò
per qualche istante subito prima di attaccarlo con diversi fendenti;
Jason si
limitò a piegare il busto in un paio di direzioni per
evitare la lama del
nemico. Poi, sfruttando lo slancio di una schivata particolarmente
brusca,
pestò la rotula sinistra dell’avversario: la gamba
si spezzò all’istante. Si
avvitò e colpì il suo zigomo con una potente
falciata, infine, anticipò
l’inerzia del futuro cadavere, scagliando il coltello destro
dritto contro la
sua testa.
Rimase fermo, ansante. Quando si voltò,
però, si ritrovò davanti il
Chiacchierone, fucile puntato. No, non un fucile qualsiasi. Quello che
aveva
visto era Goldfeather. Si arrabbiò e pure tanto: per un
tiratore scelto,
perdere la propria arma e ritrovarsela puntata contro era un disonore
gigantesco, specialmente se quel tiratore era un ANGEL e l’arma era il suo W.I.N.G.. « Con il mio
fucile, eh, stronzo? »
Jason rimase fermo dov’era, senza temere la sua fedele
compagna. L’altro finse
di annusarsi l’ascella, poi fece spallucce. « Non
puzzo così tanto! » aggiustò
la posizione del calcio e tirò verso di sé la
sicura, in modo da verificare che
vi fosse il colpo in canna. Con un ghignetto divertito si rivolse al
combattente: « conosco questo tipo di armi. Un bel fucile di
precisione… »
« Che occhio. Ma dimentichi che quello
è… »
« …un “Warfare,
Intel-gaining, Nemesis-obliterating Gear”, o W.I.N.G. in breve. So
perfettamente cosa sto tenendo in mano e cosa stai pensando:
“porca troia, sono
invulnerabile!” e questo
perché, in teoria, queste bellezze possono
essere utilizzate esclusivamente da coloro ai quali sono legati. »
Goldwing spalancò gli occhi: gli
armamenti serafici erano assolutamente top
secret, alcuni degli stessi ANGEL, se ritenuti troppo inesperti oppure
erano di rango troppo
basso, venivano tenuti all’oscuro della sola esistenza degli
equipaggiamenti
primari. Almeno finchè non riuscivano ad ovviare ad una di
queste lacune. E, di
certo, il fatto che un terrorista – che era perfino un Posseduto – non
solo ne fosse a conoscenza, ma che
anche sapesse quali fossero le loro funzioni nascoste, non prometteva
nulla di
buono. I Demoni si stanno riadattando…
Il Chiacchierone scoppiò in una
fragorosa risata. In lontananza si
sentivano altri uomini accorrere al campo d’esecuzione. Jason
strinse i denti:
poteva anche sapere cosa fosse Goldfeather, ma non era capace di
usarlo, dal
momento che l’arma stessa l’avrebbe respinto. Era
per forza così.
« I miei padroni… »
l’altro riprese il discorso, mentre tentava di
riprendere fiato, « …mi hanno dotato di parecchie
capacità: forza e resistenza
superiori a quelle degli uomini normali, incredibile intelligenza,
grande
conoscenza, controllo totale sulle Chimere,
ma,
soprattutto, il potere di rubare l’identità di
qualcuno. Capisci? » sogghignò,
« nelle mie vene scorre un clone del tuo sangue. Certo, non
dovrei essere
capace di immedesimarmi nei panni di un Angelo, ma vedi…
» ammiccò in direzione
di Jason, « tu sei ancora in parte umano. Di conseguenza, il
tuo bel fucile è convinto
che io sia te! »
Goldwing ci mise poco a fare due più
due: stava per prendersi un proiettile
dalla sua stessa arma. E non dal caricatore, come quando sostituiva le
munizioni guaste, ma bensì direttamente dalla canna. Non
sarebbe stato
piacevole…
« Richiedo sgancio immediato di
equipaggiamento primario W.I.N.G..
Codice di rilascio: “SKYFALLEN”! »
Una figura indistinti schizzò a tutta
velocità dalla sinistra del soldato,
passò in mezzo ai due e si fermò di colpo a
diversi metri di distanza alla sua
destra. Le braccia del terrorista, in corrispondenza del gomito,
vennero via
dal resto del corpo assieme alla sputa fuoco bianca e rossa; il sangue
prese
subito a sgorgare dai moncherini, sotto gli occhi
dell’incredulo Hamela, che
non riuscì neanche ad urlare a causa del dolore. Anzi:
sembrava che non lo
sentisse affatto; tuttavia, lo sgomento di aver perso ben due arti in
un solo
colpo era presente. Anche se era invulnerabile al dolore, non lo era
allo shock
emotivo.
Solo allora Jason si riscosse: in un movimento
repentino, scattò verso
Goldfeather. Afferrò l’arma e balzò
all’indietro, ignorando le proteste delle
sue membra, poi, come aveva fatto nel deserto, lasciò che il
suo potere
serafico gli invadesse gli occhi. Il mondo divenne completamente
scarlatto e il
punto debole del nemico venne evidenziato con un bel blu; a conferma
dei suoi
sospetti, quella che venne messo in bella vista non fu una parte del
corpo del
suo nemico, bensì qualcosa oltre la sua forma fisica: come
fosse stato una
specie di ombra che si stagliava alle sue spalle, un demone invisibile
fece
capolino sul piccolo campo di battaglia. L’ANGEL aveva
un bersaglio.
Mirò subito contro l’oscura
creatura e fece fuoco, senza pensarci davvero.
Il proiettile attraversò la distanza che li separava in un
nanosecondo, solo
per schiantarsi contro quella che sembrava essere la scatola cranica
del mostro.
Quando colpito, quest’ultimo si dimenò e
ruggì per qualche secondo, prima di
scomparire in una fiamma violetta. Nahim Hamela, però, era
ancora vivo,
svuotato ma in qualche modo assente, come se fosse stato in uno stato
comatoso.
Si accasciò su un fianco, gli occhi privi di vita che
fissavano il vuoto.
La persona che era intervenuta prima –
perché di persona si trattava – si
avvicinò al corpo incosciente del Chiacchierone e vi
sputò addosso. « Anche se
sei così intelligente… » disse in tono
aggressivo, « …hai dimenticato di
includermi nell’equazione, stronzo. » e si
voltò verso l’Angelo. Questi
sorrise, quando si fu reso conto di chi era il suo salvatore: Angelica.
Indossava ancora la bianca divisa standard degli ANGEL.
Probabilmente, non aveva trovato il tempo di cambiarsi, dal momento che
sembrava alquanto trafelata. Poi notò cosa teneva nella mano
destra: una lunga
lama scura e sottile si snodava dal suo palmo, in una fiera e letale
spada. Era
lunga sei piedi, in corrispondenza del filo, che era uno solo; la parte
non
affilata presentava
dei denti per l’intera
dimensione dell’arma bianca; non aveva guardia crociata e
l’impugnatura era
piuttosto minuta, in modo da facilitarne l’utilizzo in
battaglia. « “Hokori”
» la presentò la spotter, « significa
“Polvere”, in giapponese.
E’ una
katana ninja realizzata con metallo serafico, per questo può
tagliare qualsiasi
cosa. Ti presento il mio W.I.N.G..
» ripulì la
spada dal nero sangue del Posseduto
con un
fendente a vuoto e la rinfoderò. Proprio il fodero non era
affatto usuale: era
fatto anch’esso di metallo, ma nella parte superiore, quella
che Angelica stava
stringendo in mano in quel momento, vantava una curiosa serie di anelli
dove
infilare le dita, come un tirapugni. Se era vero e quello era un
equipaggiamento
primario, allora quello che aveva appena adocchiato era il sistema di
sblocco
dell’arma, come lo era il lucchetto della cassa di
Goldfeather.
Imbracciando l’arma da fuoco, leggermente
invidioso, Jason espresse un
piccolo dubbio: « non mi sembra completa. »
Angelica annuì. « E’
ancora in fase sperimentale. Ho dovuto costringere
Oracle per farmelo mandare dal Santuario…
»
esitò a continuare, « …e credo che ci
saranno conseguenze, per questo… »
Jason fece per rispondere, ma un potentissimo
ruggito gli fece morire le
parole in gola; entrambi si volsero verso la fonte del verso selvaggio,
lui con
il fucile puntato, lei con la mano poggiata sull’impugnatura
della spada. Il
cielo si era rabbuiato di nere nubi minacciose, mentre la mente di
entrambi i
soldati veniva invasa da una terribile sensazione di freddo. Ed
apparve: alto
come un palazzo di quattro piani, un Demone fece la sua comparsa. Nero
come la
più pura delle peci, muscoloso come il più forte
degli uomini, minaccioso come
solo un demone degno di questo nome poteva vantare di essere, il
residente
dell’Inferno si torreggiava su di loro a braccia conserte e
li osservava, li
squadrava. « Avete ucciso il mio servitore! »
tuonò con voce profonda, « avevo
il sospetto che il colpevole, o i colpevoli, in
questo caso, sarebbero
stati degli ANGEL
» rise, un suono che faceva
accapponare la pelle, « quel patetico esercito è
ancora in piedi, eh? E
io che mi aspettavo che quella portaerei fosse
già caduta in qualche
oceano! Bah! »
« Chi diavolo sei?! » chiesero
all’unisono gli Angeli, pronti ad attaccare
al minimo cenno di offesa. « L’avete appena detto!
» li derise, « io sono
Samael e sono un Diavolo della Morte »; « la Morte
è dalla nostra parte! »
gridò Jason in risposta, « è
impossibile che tu ne sia al servizio! »
« Prima di cambiare bandiera per la
vostra… » spiegò Samael in tono pacato,
« …sullo stendardo di quella troia sventolava
lo stemma degli Inferi!
Siamo stati traditi, specialmente io, che ne ero l’allievo
prediletto! » si
infuriò, « e ora che sto tentando di riprendere il
mio rango ed ero riuscito a
trovare uno dei migliori Posseduti
che abbia
avuto la fortuna di fregare, i servitore di quello
lì vengono e rovinano
tutto! » urlò la sua frustrazione. «
Morite, Angeli Caduti! »
I due sorrisero l’un l’altra:
per tacito accordo, avevano un piano. La
prospettiva di Jason tornò scarlatta e lui prese a correre
in direzione del
Demone, che subito rispose con diversi pugni al terreno. Angelica,
invece,
sguainò la propria lama e spiccò un salto tanto
potente da sembrare una saetta,
diretta contro la fronte del nemico. Aveva capito cosa intendeva fare
Jason e
come aveva intenzione di farlo; lui vedeva cosa colpire, e non si
trovava sulla
superficie del corpo di Samael, ma al suo interno: la pelle era
pressoché insuperabile
dall’esterno, era troppo resistente. Il piano
era
piuttosto semplice: costringerlo a fare “aaah”.
Angelica mulinò Hokori e la
affondò proprio nella in mezzo agli occhi del
mostro: l’impatto spinse all’indietro
l’intera testa. La mascella si schiuse,
nel mentre, sia per il ruggito che cacciò subito dopo che
per la poca
aspettativa di quell’azione. Jason imitò la
compagna e balzò in alto, fin sopra
l’Angelo e il Demone forzati assieme. Puntò il
fucile contro l’apertura della
gola del maledetto; « Routing
Eye! » abbaiò, « Apocalypse! » e
tirò il grilletto: la fiammata,
stavolta rossa come il sangue, fu di dimensioni molto più
minacciose, così come
il proiettile che venne espulso dalla canna di Goldfeather. Il piombo
potenziato entrò nel gargarozzo del nemico e
colpì proprio il suo buio cuore.
Ma non era finita: la tecnica che aveva appena utilizzato Jason donava
all’arma
una potenza straordinaria, tanto da fare in mille pezzi il bersaglio.
Difatti,
come si era aspettato da se stesso, il colpo risultò in
un’esplosione di sangue
scuro; membra, pezzi di carne e ossa frammentate schizzarono
dappertutto, il
tutto innaffiato con ingenti quantità di fluido corporeo
demoniaco. Mentre
stavano atterrando, JJ e la spotter si guardarono con un sorriso
trionfante in
volto.
« Bersaglio abbattuto! »
GLOSSARIO DI SNIPER
Tiratore dei Cieli – Il soprannome
dato a Jason Goldwing da ogni poliziotto che abbia indagato sugli
omicidi da
lui commessi. Viene chiamato così perché chiunque
abbia avuto la fortuna – o
sfortuna – di vederlo, affermava di aver veduto un raggio di
luce nel punto in
cui si trovava;
Santuario – La base
operativa ANGEL sulla quale è stato collocato il
leggendario Progetto. E’
una enorme portaerei – almeno cinquanta volte più
grande di una normale portaerei
– fatta apposta per accogliere tutti i soldati scelti da Dio.
Offre ogni tipo
di abitazione o edificio necessario per l’addestramento e la
vita e tempo
libero dei combattenti;
ANGEL – Soldato
serafico accuratamente selezionato per far parte del Progetto. Ogni
ANGEL è un
Angelo, senza eccezioni;
Sonno – E’ la fase
fondamentale per eseguire un Lancio. Consiste nel separare
l’anima del soldato
internato nel Bozzolo dal corpo a cui appartiene, attraverso uno
speciale gas
che viene iniettato nella capsula. Poiché il viaggio durante
il Lancio
attraversa grande spazio e numerose dimensioni, queste parti
fondamentali
devono essere preservate, poiché, in caso contrario, si
corre il rischio di
perderne una o entrambe;
Bozzolo – Speciale
capsula di vetro impenetrabile, necessaria per il Lancio. E’
a forma di un
sottilissimo fiore di loto. Nella parte inferiore sono presenti quattro
valvole
che permettono l’iniezione del gas che induce il Sonno;
Lancio – Processo
utilizzato per raggiungere la superficie terrestre dal Santuario.
Consiste nel
separare l’anima dal corpo del soldato, onde evitare la
perdita di uno dei due,
e il lancio all’interno di una capsula speciale chiamata
Bozzolo. Lo stesso
vale per il ritorno;
W.I.N.G. – Warfare,
Intel-gaining, Nemesis-obliterating Gear. E’
l’equipaggiamento fondamentale
degli ANGEL in missione speciale sul pianeta Terra. Solo alcuni soldati
vengono
legati a un W.I.N.G. e non possono assolutamente venirne separati, per
quanto
ci si possa sforzare. Se un ANGEL perde il proprio W.I.N.G. viene
scomunicato,
nessuno escluso. I W.I.N.G. sono uno diverso dall’altro, in
base alla
specializzazione del soldato al quale vengono assegnati; tipicamente
sono armi
da fuoco;
R.E.A.P.E.R. – Retrieval,
Earth, All-terrain, Pre-emptive, Elìte Raiders. E’
la task force segreta di
stanza sul Santuario, specializzata in missioni furtive, inseguimento e
recupero fuggitivi, blitz e uccisioni di elementi estremamente
pericolosi per i
regni sia umano che ultraterreno. Ogni soldato facente parte di questa
squadra
è un guerriero dalla forza e abilità che
trascendono perfino gli stessi ANGEL.
Il segreto è tenuto perfino dagli stessi soldati di Dio.
Nessuno sa chi o cosa
siano, ma si vocifera che abbiano a che fare molto spesso con la Morte
in
persona;
Altare – Un normale altare
posto nella cattedrale del Santuario. Permette di avere udienza con
Dio, solo
su richiesta di quest’ultimo;
THE END – Letteralmente
“LA FINE”. E’ il protocollo militare di
misura estrema ideato da Dio: se le
cose per la Terra e gli umani dovessero peggiorare oltre un certo
limite, il
protocollo THE END porterà la fine di ogni cosa;
Progetto – E’ la soluzione
che Dio ha voluto assumere per proteggere il mondo che ha creato.
Consiste in
un esercito di Angeli (gli ANGEL), e una base operativa che collega la
Terra e
la città di Heaven (il Santuario);
Heaven – E’ la città di
Paradiso, luogo di pace e riposo eterni, dove le anime dei caduti e
assolti
possono, finalmente, godersi le gioie che meritano;
Chimera – Creatura
generata dal Demonio oppure dai suoi sottoposti. Possono avere
qualsiasi forma
o dimensione, ma hanno un unico obiettivo: l’obliterazione
delle forme di vita
terrestri;
Contratto – Patto stipulato
tra umano e Demone. Può essere concluso in qualsiasi modo,
ma quello più
conosciuto è la Vendita dell’Anima oppure il
Giuramento di Sangue.
Routing Eye: Apocalypse – E’ una combinazione di due tecniche
serafiche detenute da Jason Goldwing.
La prima, il Routing Eye (lett. “Occhio del
Percorso”) permette di focalizzare
la vista in modo da individuare falle nella difesa fisica del
bersaglio, mentre
la seconda, “Apocalypse” (lett.
“Apocalisse”), incrementa brutalmente la
potenza dei proiettili esplosi. E’ possibile utilizzare
Apocalypse un numero limitato
di volte per attivazione e non può essere utilizzata senza
aver prima iniziato
Routing Eye.
Giovani, un saluto a tutti dal vostro Silvio Shine
di fiducia!
Finalmente, sono riuscito a mettermi dinanzi un
dannatissimo computer per
scrivere Sniper e non per compilare programmi!
Com’è ovvio che debba fare,
domando perdono per quasto mese di assenza, ma la scuola mi sta
veramente
scuoiando l’esistenza. (T_T)
Jason ha il suo primo contatto con un Posseduto e
Angelica, preoccupata per
lui, decide di disobbedire all’ordine di Dio per andare a
salvarlo. In cosa
andrà a scaturire questa gravissima insubordinazione?
I Posseduti sono davvero così potenti?
Ognuno di loro è sorvegliato dai
Demoni ai quali appartengono? Perché ad Angelica
è stato, o meglio sarebbe
dovuto essere assegnato un W.I.N.G.? Jason non aveva il permesso di
ingaggiare
ed uccidere il nemico, come andrà a finire?
Grandi domande come sempre! Vedremo quale
sarà la situazione nel prossimo
capitolo: “Il potere di un assassino”!
Ricordate di recensire!
KEEP IT UP!
- Silvio Shine