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Autore: rosa di vetro    13/04/2016    1 recensioni
Signori, Signore e popolo di EFP, io Rosa di vetro insieme a LilyRoseWeasley96 vi presentiamo:
Combatti con me Amore! Questa fan fiction cela il segreto del potere, il segreto della vita e il segreto dell’essere felici: questa Long svela l’Amore …
Lily è un nome che cela due persone con caratteri, segreti e profezie di una vita e di una battaglia diversa.
Lily Evans, lei che per i genitori è Lily, per gli amici è Lu e per James è Lilian. Tutti sanno chi è! Ma lei lì smente e li sorprende, sposando il suo miglior nemico.
Lily Evans si sacrifica per amore del figlio, lei muore ma salva suo figlio. La profezia si avvera.
Lily Luna Potter, lei è la principessa per il padre, la rossa per James, il piccolo giglio per Albus. Lei è l’uragano Lily per Alice, Jack e tutti i suoi amici. Lei è la luna per un ragazzo che lei chiama nel profondo del suo cuore Ius. Tutti sanno chi è! Ma ancora una volta Lily li smentirà e li sorprenderà.
Lily Luna Potter si sacrifica ma per il padre, Lily Luna Potter è in coma. I medi maghi non danno speranze ma questa volta Lily combatterà!
Storia betata da Lady Viviana
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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                                                         ragione di vita

Intravedo l'interno della stanza prima che Albus si chiuda la porta alle spalle, mi rilasso finalmente dopo una settimana di frenesia le cose si sarebbero messe nel verso giusto.
Mi guardo attorno, il San Mungo alle tre di notte è tranquillo, la luce è ridotta al minimo indispensabile e le uniche persone che si aggirano sono del personale. Ogni tanto si fermano a scambiarsi informazioni sulla salute dei pazienti, parlano piano senza alzare la voce come se stessero cantando una ninna nanna, è rilassante questo clima.
Da piccolo mio padre mi portava con sé a lavoro e io restavo a guardare le persone entrare e uscire: c'erano quelli malati, pazzi e quelli sul punto di morte. I medimago erano: gentili con tutti, pazienti, pronti ad aiutare le persone e a curarle. Per me sono sempre stati come dei angeli custodi, ma soprattutto mio padre, Draco Malfoy, lo era ai miei occhi.
Scuotendo la testa torno al presente e mi guardo attorno. La sala d'attesa a quell'ora è sempre vuota, alcune volte addirittura chiusa.
Oggi, invece, tutte le sedie sono occupate nonostante ciò non si sente il minimo rumore. Tante persone sedute vicine con la mente persa in chissà quali pensieri, è così che siamo. Zia Ginny è seduta a fianco del marito, la sua testa posata sulla spalla di lui e lo sguardo assente puntato sulla porta dove è entrato il figlio minore.
"Cosa si prova? Cosa si prova a vedere i figli sul punto di morte? Mi auguro di non saperlo mai."
Inevitabilmente poso lo sguardo sul bambino sopravvissuto, mi rattristo, nessuno merita di vedere la figlia sul letto di morte, non lui, non dopo tutto il dolore che ha patito nel passato. Harry sembra così stanco, tiene gli occhi chiusi ma si vede che non sta dormendo.
Sposto lo sguardo quando la porta si apre, Albus e un medimago escono, li sento mentre parlano a proposito della somministrazione della pozione, James lì vicino è immerso in una discussione con l'infermiera, che è uscita per ultima, ma non si sente ciò che si dicono.
Rivolgo poi lo sguardo verso il balcone, mi sento richiamare, inevitabilmente mi alzo e mi dirigono proprio lì.
Accendo una sigaretta e comincio a fumare: "Quante ne ho fumate in  quest'ultimo mese?" mi interrogo "Di sicuro più di quando avrei dovuto."
La sigaretta brucia troppo velocemente e con lei il suo effetto, lascio cadere il mozzicone. Un debole vento mi scompiglia i capelli mentre mi appoggio sul davanzale, il mozzicone vola e per un secondo desidero essere io quel pezzo di carta, non Scorpius Malfoy, solo un banale e inutile oggetto consumato.
Nelle ultime ore sono successe così tante cose, una dopo l'altra senza tregua, non ho la possibilità di digerirne una che arriva l'altra. Una volta tanto avrei voluto dire time out e riprendere a respirare. Dopo tutta quell'agitazione mi concedo un attimo di pausa.
Cerco di dare senso a tutto quello che è successo in queste ultime 24 ore: la visita alla madre di Merrick, poi la pozione.
Mi torna in mentre quella donna, sembrava una di quelle che si possono definire nonnine: un po' bizzarra, facile da immaginare circondata da bambini, mentre racconta storielle oppure mentre prepara torte e dolcetti. Eppure suo figlio è il nuovo Signore Oscuro, il nuovo pazzo che pensa di creare un mondo ideale, di salvare le anime umane dai peccati. Però questo non fa di lei una persona malvagia, io prima di tutti lo posso dire ma al tempo stesso...
Il mondo non può essere perfetto, tutti quelli che hanno provato a pulirlo, lo hanno sporcato di più. L'obbiettivo è sempre stato il bene comune e la forza che ha spinto queste persone è sempre stato l'amore: chi verso se stesso, chi per il mondo, chi per la magia, chi per il potere, poi c'è l'odio per l'ingiustizia o per la solitudine, subentra l'angoscia, la disperazione e poi la pazzia. La follia pura che li convince ad andare avanti, accecandoli, facendogli credere che sono nel giusto, facendoli lottare per raggiungere lo scopo anche a costo di dimenticare i principi di partenza.
"Lui ama sua madre" la convinzione con cui la professoressa Lia ha detto quelle parole mi fa girare la testa, ma come può amare, se poi compie tutto ciò?
Un'altra immagine compare nella mia mente: il nonno Lucius che combatte per cause sbagliate, che lotta fino alla fine ma che ama la nonna e il papà come nient'altro.
Isahaia pero non è mio nonno, lui non è stato influenzato da nessuno, ha di sua spontanea volontà ucciso, distrutto luoghi e persone.
Eppure il suo sguardo durante l'interrogatorio, le risposte che dava, la sua maestria nella pozionistica non possono che essere di una mente geniale, non di un folle.
Scuoto la testa, forse una mente geniale ma un anima dannata e un corpo senza cuore.
"Lui ama sua madre."
"Lui ti ama Lia, salvalo."
No! Isahaia ha fatto male a Luna, per colpa sua ora è su quel letto pronta a morire.
Mi strofino gli occhi mentre mi volto dall'altro lato, poggio la schiena sul davanzale e guardo la porta bianca dove è confinata Lily.
"Se non fosse per quella maledizione avremmo mai saputo della sua malattia?"
Probabilmente no, sarebbe morta senza dire una parola.
L'immagine del suo cadavere, della bara, del suo funerale mi balenano alla mente, rabbrividisco scacciando il più velocemente possibile quell'immagine. Un dolore lacerante mi investe al solo immaginare una cosa del genere. Lei non è morta! Mi dico, lei non è morta, ripeto come una mantra, non è morta, non è morta, non è morta.
Chiudo ancora gli occhi e un'altra immagine mi torna alla mente: io e la madre di Isahaia, io che la prego di aiutarmi a salvarla. Avevo detto di amarla e Albus non ne sembrava sorpreso né tantomeno arrabbiato.
In effetti neanche io più di tanto, mi sono sorpreso di più a sentirmelo dire ad alta voce davanti a qualcuno, io che ho mentito a me stesso a riguardo per così tanto tempo.
Amo Luna, la amo da tanto tempo non so neanche da quando.
Guardo la luna in cielo e chiudo gli occhi, mi tornano in mente alcuni ricordi.
La prima volta che ho visto Lily, eravamo alla stazione King's Cross, lei era così dolce con tutto quel rosa, il cappellino che le copriva parte dei capelli cespugliosi e il sorriso enorme. Il suo sorriso è stato il primo che ho definito bellissimo. Mi ha perseguitato per tanto, troppo tempo. L'ho rivista, poi, quello stesso Natale quando sono andato con Albus a casa sua. Lei era in pigiama, e che pigiama!! Sorrido al ricordo, era un pigiama felpato enorme tutto rosso e verde con un sacco di renne, cappelli e barbe di babbi di natale.
Quando l'ho vista stava scendendo le scale, una mano sul muro e l'altra a sfregarsi gli occhi. Sbadigliava mentre scendeva un gradino alla volta usando sempre lo stesso piede.
Chi poteva non amare un esserino così adorabile? Era una bambina, non si adeguava a un essere adulto, non faceva la donnina come molte altre ragazze che ho conosciuto, lei è sempre stata rispettosa della sua età, senza fretta di crescere.
Ad Hogwarts poi, era diventata di una bellezza inaudita, una bellezza forse troppo semplice, una bellezza classica, delicata, che ti fa sentite fuori luogo o disorientato. Non ci parlavamo quasi mai, non avevano mai approfondito la conoscenza, ciò nonostante non avevo mai smesso di osservarla da lontano.
Lei era molto sulle sue, si circondava di poche persone e usciva solo con loro. Ma era allegra con loro, sempre pronta a dire qualcosa, sempre felice e con il sorriso tra le labbra e lo stesso si può dire fuori le mura della scuola.
"Che spreco di tempo però!" Penso con rammarico, quante volte avrei potuto parlarle.
Ma non più! Quando si sveglierà le parlerò. Voglio conoscerla di persona, non attraverso gli altri, e vorrei farmi conoscere. La inviterò ad uscire magari quando si riprenderà del tutto.
E poi... Sorrido.
Apro gli occhi, non mi sono accorto di averli chiusi, guardo la luna e il mio sorriso si amplia.
Tiro fuori il foglio dalla tasca, me lo porto sotto il naso e sento il suo odore.
È tutto perfetto. Non posso crederci ma sento che è cosi: Isahaia è in prigione, Lily guarirà, cosa mai può andare storto? Tutto quello che è successo è stato un bene. Mi concedo altri cinque minuti prima di rientrare.


Il mio sorriso si congela immediatamente e scompare mentre la rabbia mi invade, sale come un urlo dal mio petto. Le orecchie mi fischiano, non sento più niente, vedo solo la porta bianca davanti a me.
In un attimo sono a due centimetri dalla porta, afferro la maniglia, la strangolo mentre la abbasso e apro la porta.
Diversi sguardi mi si puntano addosso e quando spalanco la porta i presenti si girano apertamente a guardarmi.
In un attimo una strana sensazione mi sale: freddo, un freddo che mi parte dalle vene che raffredda il sangue che mi bolle.
Chiudo la porta e mi volto, non la degno neanche di un occhiata, poso invece lo sguardo su mio padre.
Il suo intenso mi perfora, non mi dà tregua, mi guarda intensamente e poi capisce. Si volta verso gli altri e fa loro segno di uscire.
Prendo un grosso respiro, non mi sono accorto di averlo trattenuto.
Una mano si posa sulla mia spalla, vedo i miei stessi occhi, provano a calmarmi ma non possono niente, sono troppo arrabbiato e ferito.
Aspetto che escano e si chiudano la porta dietro per poi alzare gli occhi.
La figura di Lily è minuta e pallida, ho un tuffo al cuore. La mia rabbia un po' si placa, ma non del tutto.
La guardo da lontano senza muovermi, la vedo mentre mette le mani ai lati del corpo e si issa in avanti con tutta la forza che ha.
I miei muscoli si tendono, il mio istinto vuole aiutarla, ma resto fermo. Lei non mi vuole, se così non fosse tutto ciò sarebbe stato differente.
Si mette seduta, sposta una ciocca dietro l'orecchio e alza lo sguardo per incontrare il mio. Tiene lo sguardo fermo su di me. Preso dal mio tumulto interiore faccio la cosa più ridicola, mi siedo per terra, lì proprio in quel punto.
Poggio il palmo della mano direttamente sul pavimento freddo, per tornare alla realtà. Nell'altra mano tengo la lettera, la lettera che credevo... Stringo i denti, io semplicemente credevo, ho presupposto, ho dato io quel significato a quel testo. Un significato che a quanto pare non c'era. Mi sono illuso, ho immaginato un futuro insieme.
Lily aveva avuto il potere di darmi una speranza con quel foglio e poi...Che stupido che sono! Sono servite due parole e tutto è andato distrutto.
Guardo quel foglio accartocciato tra le mie dita.
Un’altra vampata di rabbia mi sale, mi alzo, lei continua a guardarmi come in attesa.
Lei è in attesa, dannazione! Sta aspettando la mia reazione, ciò non fa altro che farmi arrabbiare di più. Ha visto la lettera tra le mie mani, sa che so della sua scelta e aspetta.
Che cosa vuoi da me? Vorrei urlarle contro.
Mi avvicino al suo letto e incrocio il suo sguardo.
Restiamo in silenzio, l'uno di fronte all'altro. Il nocciola dei suo occhi nel grigio dei miei. E può sembrare ridicolo, può sembrare smielato, detto e ridetto ma io veramente sento che i nostri sguardi si fondono, che il nocciola e il grigio diventano un tutt'uno. Forse sono solo un sognatore, un illuso, un idiota ma soprattutto una testa di... Sì, perché nonostante tutto sono qui, da lei, pronto ancora a morire se solo me lo chiedesse. 
- Ciao - rompe il silenzio. La sua voce è rauca e stanca, da vicino sembra così vulnerabile.
Vorrei urlare, la mia mente sta urlando, anche i miei occhi ma la mia bocca resta sigillata.
Ripeto ciò che lei ha detto, non so neanche come risulta la mia voce.
 -Come stai? -
Rido amaramente - Tu mi chiedi come sto? Credevo che fossi tu quella malata e io quello che te lo devo chiedere-
-L'ho fatto io. - la calma con cui parla mi fa arrabbiare ancora di più.
 -Vuoi la verità una volta tanto? - annuisce, mi siedo sul bordo del letto e mi avvicino a lei.
 - Potrei ucciderti tanto sono arrabbiato! - ruggisco - Ma aspetto che lo faccia tu da sola -
-Avresti dovuto dirlo prima però, non mi sarei preso il disturbo di farti la pozione. - sibilo, senza riuscire a fermarmi mi avvicino ancor di più al suo viso. - Il medimago ha detto ad Al che a sua volta l'ha detto a tutta quella gente che sta fuori, in pensiero per te e di cui a te non importa niente, che non vuoi fare l'intervento - inclino la testa di lato - Giusto? -
- Sì -
"Sì?" Mi trattengo dall'urlarle in faccia.
- Perché?-
- É una mia decisione -
- Morirai – ringhio.
- É la mia vita -  non l'ascolto più, mi limito a scuotere la testa. La sua vita? Non capisce che sta trascinando pure me con lei. Non capisce che morirei se le succede qualcosa?
- Sei la persona più egoista che conosca. Vuoi morire? Prego. Ma la prossima volta fammi il piacere di tenermi fuori. Non voglio avere niente a che fare con una persona come te, che rimpiange ciò che non è, e quando ha la possibilità di combattere per quello che vuole, rinuncia. Che non ha il coraggio di guardarmi negli occhi per dirmi questo. - le butto il foglio in braccio. - Mi fa schifo la persona che sei diventata Lily Luna Potter, passiva, insensibile e sopraffatta. Sei l'opposto di tutto ciò che ho amato in te. - mi abbasso e la bacio con rabbia perché lei mi sta distruggendo.
Voglio la vera Lily, quella che conoscevo io, quella Lily esiste, l'ho vista nei suoi occhi molte volte.
Perciò in quel bacio metto tutto, divoro la sua bocca, le apro le porte del mio cuore, le faccio sentire tutto, i miei sentimenti, la grandezza del mio dolore, la frustrazione, la stanchezza, la rabbia, la confusione, la paura che ho provato in questo mese al pensiero di perderla e l'amore che le potrei offrire se solo volesse.
Mi basterebbe un minuscolo passo verso di me e sarò io a fare il resto, a prenderla tra le braccia e volare verso la luna.
La porto nella mia vita, la strappo con forza dal suo corpo e la porta nel mio di corpo, davanti alla mia anima, nel mio mondo.
Poi mi perdo anche io in lei, le do tutto ma voglio tutto. Approfondisco il bacio, senza permetterle di staccarsi.
Tanto vuole morire, almeno morire soffocata da un bacio e meglio della morte dolorosa che l'aspetta. La stringo, "non ho finito con te!" vorrei dirle. Le mostro, ciò che l'attendeva accanto a me, se solo avesse avuto il coraggio di rischiare. Assaporo il suo gusto, tasto con la lingua ogni centimetro della sua bocca, l'odore della sua pelle. Sento sotto le mie dita le ciocche dei suoi capelli, e la strigo di più. Geme, sta ancora male, mi ricordo.
Mi scosto, non la guardo, so che lei mi sta osservando. Una parte di me si chiede se è perché vuole morire. Una fitta mi colpisce al cuore, un dolore così grande, non posso sopportarlo.
- Non farlo, ti prego Luna - la supplico, il fiato ancora corto per il bacio.
Mi ha prosciugato da qualunque forza, dalla rabbia pure e rimasto solo dolore. Stringo forte la coperta, il mio petto si alza e si abbassa in modo brusco. Mi alzo e mi allontano da lei, vorrei voltarmi per guardarla. Potrebbe essere l'ultima volta, ricordo a me stesso, no, non voglio.
- Dacci una possibilità - dico prima di uscire.
Sono tentato di dirle che la amo, ma chiudo la bocca e me ne vado lontano da lei.


*****
 
James Sirius Potter

Come si è soliti dire le catastrofi non vengono mai da sole, se si è fortunati vengono a coppie, ma si sa la mia famiglia è una calamita per le catastrofi di piccola, ma soprattutto di grande portata. Questa volta però, tutte queste disgrazie si riuniscono in una sola parola, o meglio persona: Lily. La mia dolce e pasticciona sorella, che non solo ha deciso di prendersi una maledizione che non era per lei, non solo scopro che ha una malattia che l'avrebbe portata a morte certa prima che fosse intervenuto l'incantesimo, non solo ha fatto ammattire, soffrire, disperare tutti noi per la sua situazione e per cercare un antidoto alla maledizione che stava accelerando la sua morte, che per altro hanno trovato, ma ORA lei, che si è risvegliata dal suo coma ed è in possesso di tutte le sue FACOLTÀ MENTALI, cosa che dubito seriamente a questo punto, non vuole fare l'intervento che, non so con quante probabilità, le salverebbe la vita!
Prendo un profondo respiro, e... ehi io sono James Sirius Potter, mi giro lentamente verso la porta della camera d'ospedale di mia sorella con un sorriso diabolico. Ho il diritto di entrare lì dentro e di riempire di ceffoni quella deficiente per farle risvegliare quei neuroni, che sono EVIDENTEMENTE assopiti. Faccio due passi verso la mia meta quando mi sento strattonare, con poca eleganza, lontano dal mio obbiettivo. Con sguardo rancoroso mi volto verso chiunque mi stia trascinando via. Quando però incontro gli occhi fermi della mia infermiera preferita mi calmo e la seguo tenendo le mie dita intrecciate alle sue. Mi piacciono le sue dita: così affusolate e lisce. Per un attimo mi chiedo se anche il resto della sua pelle è così, anche quelle parti più nascoste. Rabbrividisco al solo pensiero, ma ci sarà tempo per questo. Ritorno in me quando le sue dita si allontanano dalle mie. Alzo gli occhi quasi a voler protestare, ma mi distraggo. Siamo giunti in un piccolo e solitario giardino laterale, ciò mi fa ripensare al perché eravamo lì.
-James...-
-Natalie...-
Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo, poi non avendo io molta pazienza interrompo questo strano scambio di sguardi.
-Potrei sapere perché mi hai trascinato qui? Non dirmi che ti sei innamorata di me e questo è un tentativo di rapimento? - il tono caldo e suadente che ne esce fuori stona con la situazione, cosa che mi fa intuire anche lo sguardo di lei.
-Lo sai perché ti ho portato via di lì. Stavi per entrare nella camera di Lily per farle una scenata.- dice seria incrociando le braccia - Cosa, che mi risulta di averti detto chiaramente, non potevi fare.-
A quelle parole mi irrito ancora di più -Sono suo fratello!-
-Potresti essere Dio in persona e non avresti comunque il diritto di entrare, la paziente ha chiesto espressamente che nessuno entrasse eccetto il personale dell'ospedale.- ripete alzando gli occhi al cielo esasperata visto che me lo aveva detto pochi minuti prima e ripetuto ad ogni persona presente nella sala d'attesa.
-Non mi interessa cosa vuole, Natalie lei si sta suicidando! Devo fare tutto quello che è in mio potere per farle cambiare idea e se questo include una scenata con i fiocchi e qualche sonoro schiaffone di certo non mi tirerò indietro. - ringhio dirigendomi verso l'ospedale, ma vengo immediatamente spinto all'indietro dalla mia temeraria infermiera.
-Pensi di essere il solo che voglia parlarle? L'unico che ci è riuscito è stato Scorpius e da quando lo ha fatto non ha parlato più con nessuno. Si è chiusa in se stessa e non sembra più nemmeno sveglia, tiene sì gli occhi aperti, annuisce se qualcuno le fa una domanda ma per il resto è catatonica. Non farai nulla James, è chiaro? -
Apro la bocca per protestare - Ha bisogno di tempo. Vuoi capirlo oppure no che è appena uscita dal coma e tutti gli si siete gettati contro con il vostro rancore senza capire che sta soffrendo?-
- Soffro anch'io e pure mio padre per non parlare di mia madre non l'ho mai vista in quello stato- allargo le braccia scuotendo la testa. - Il mondo non gira intorno a Lily, non è l'unica che sta male e se crede che la decisione di vivere e morire è una sua scelta personale si sbaglia. Mia madre l'ha tenuta in grembo per nove mesi, l'ha accudita e curata, per tutti questi anni l'ha cresciuta con mio padre. E Scorpius, quei due si amano da anni ormai e sono entrambi l'uno più stupido dell'altro e non ha pensato a me o ad Albus o a Alice o a te.-
- La stai descrivendo come una persona ipocrita ed egoista. Non è giusto, soprattutto perché è confinata su quel letto per proteggervi, per proteggere suo padre.-
- No, è lì perché è malata gravemente di cuore, perché non ha un briciolo di coraggio per dire voglio combattere e vivere. Un minimo di coraggio per dire non permetterò a nessuno di mettermi in quella tomba prima di aver fatto qualcosa di veramente serio nella vita. Qualcosa per cui essere fiera di me stessa.-
Faccio qualche passo indietro - Natalie, è davvero troppo giovane -
La guardo un sorriso amaro le increspa le labbra - Non sei così vecchio -
- Tre anni fanno la differenza. - mi passo una mano tra i capelli - A quell'età però io non ero così stupido - rido nostalgico.
- A che pensi? -  interrompe il silenzio.
- Ti ho mai detto che portava sempre con se una copertina quando era piccola, era bellissima, lo è sempre stata. La principessa di casa, un tempo io e Al, ma anche nostri amici e cugini sentivamo il dovere di farle da cavalieri. - rido - Poverina, non riusciva mai a essere libera, quando usciva con qualcuno a casa nostra si apriva un centro intagini e tutti parlavano del ragazzo in questione, riuscivano sempre a trovare una scusa per farglielo lasciare: aveva un difetto e quindi era incompatibile con Lily e non poteva essere la persona giusta per lei. -
Abbasso lo sguardo sul pavimento - In un modo o l'altro riuscivo a capire tutti i suoi problemi e facevo il possibile per farla ridere. Poi non l'ho fatto più, non ricordo come o perché, ma ad un tratto mi ero distratto e lei ed diventata indipendente, sicura e imperscrutabile. Non riuscivo più ad aiutarla, non ero più il suo confidente. Se solo… Io avrei potuto… -
Le braccia calde di Natalia mi circondano, stringendomi forte - Non è colpa tua. -
- Solo in parte - sussurro esitando prima di stringerla tra le mie braccia.
- Neanche in parte, te lo assicuro -
- Fammi entrare da lei, ti prego. -
Si scosta, facendo segno di diniego. - Non la sto scusando James, hai ragione, non riesco a pensare per quale motivo abbia deciso di morire, ma ora bisogna darle tempo per riflettere e per riprendersi. Sicuramente la mossa più stupida è quella di entrare e urlarle addosso come ha fatto Scorpius e come tutti volete fare, me compresa. - conclude tremando e stringendosi il petto con le braccia.
- È anche una mia amica non dimenticatelo. -
Il suo sguardo è intenso e pieno di tristezza.
- Avrei preferito non averla visto in quello stato. È molto debole ma non solo fisicamente, e completamente diversa dalla Lily che conosci - sussulto a quelle parole - Quando si è svegliata avrà detto tre parole, dopo la discussione con Scorpius ha smesso definitivamente di parlare. James... James è terribile. Non sembra nemmeno lei, è come se fosse morta. In lei non risplende nessuna luce, quella fiamma che l'ha sempre contraddistinta è svanita. Mi guardava con i suoi occhi vacui e basta...- si interrompe come se cercasse di riprendere fiato o come se cercasse di dire qualcosa che la strazia.
-Tesoro...- sussurro stringendo, poi quando la sento calmarsi mi allontano per appoggiare la fronte alla sua e guardarla diritta negli occhi.
- La cosa peggiore, però, è l'unica cosa che mi ha detto prima che uscissi dalla sua porta... Stavo per andarmene quando mi ha inchiodato con quegli occhi velati, come se non mi riuscisse a vedermi veramente, e ha detto con una voce incuriosita e allo stesso tempo piena di dolore: "Perché non mi avete lasciato morire? Avevo chiesto di morire e voi avete voluto riportarmi indietro. Stavo così bene dove mi trovavo, ora invece dovrò soffrire. Non è anche questo un comportamento da egoisti?", poi si è voltata ed è tornata a fissare la parete difronte a sé. -
Sospiro, un dolore sordo mi invade, la mia mente rifiuta quelle parole e tenta di cancellarle ma ormai è impossibile, sono destinate a risuonare nella mia testa per l'eternità. Parole troppo crudeli da sopportare, parole che portano la mente a urlare pietà e il cuore spezzarsi mentre fuori c'è solo silenzio.
Apro le labbra in cerca delle parole adatte da dire, ma prima che riesca a dire qualcosa di concreto nel piccolo giardino risuona una voce fredda come il ghiccio, ma molto familiare. La tristezza mi assale di nuovo, ma per un motivo diverso -Guarda, guarda chi c'è qui...- lentamente mi volto tenendo un braccio intorno alla vita di Natalie. Albus è poggiato al muro opposto con le mani in tasca.
-James Sirius Potter!- esclama talmente piano che mi sembra di essermelo immaginato purtroppo non è così.
- Con Natalieee eh? -  si stacca dal muro per avvicinarsi - Chi se lo sarebbe immaginato? - sposta lo sguardo sulla mia, spero, futura ragazza.
Non ho mai visto i suoi occhi verde brillare tanto. Albus forse non lo sa, ma i suoi occhi hanno il potere di parlare al suo posto. La rabbia li intensifica e il suo sguardo si fa talmente intenso che ne rimani incantato e ti ci perdi all’interno. Talmente chiari e limpidi che ammutoliscono le persone che li incontrano, non ti permettono di fiatare, ordinano e promettono tempeste. Guarda Natalie quasi volesse con il solo sguardo perforarla e eclissarla dalla faccia della terra, congelarla, darle fuoco pretendendo di vederle l'anima e leggere ogni suo fiato. Poi si spostano di nuovo verso di me e mi analizzano da capo a piedi. Mi scruta come a rammentarsi qualcosa che a me sfugge. Quasi a volermi dire qualcosa ma poi cambia idea.
- Seriamente non so che dire - aveva intenzione di parlare, lui che per anni mi ha ignorato quasi non esistessi.
Ma la diga si è rotta e ci saranno troppe cose da dire, da sentire...
-Albus!- esclama Alice arrivando di gran carriera, si affianca a mio fratello.
- Guarda Ali ci avresti mai creduto che un giorno il caro James... -
Alice gli mette una mano sul petto per fermarlo. - Non penso che tu debba stare qui. - Albus si ammutolisce e sposta a velocità lampo lo sguardo su di lei, e nel momento stesso in cui i loro sguardi si incontrano tutto quel gelo che vedevo nei suoi occhi scompare sostituito da una follata di calore e di nuovo le sfumature dei suoi occhi cambia, diventa una nube in movimento. - Vieni con me, andiamo a vedere cosa è successo con Lils. - parla piano, indicando con la mano libera la porta, come se parlasse a un bambino.
- Vai tu. Io ti raggiungo dopo. -
Gli tende la mano una seconda volta, cala il silenzio mentre i loro sguardi si incrociano, poi senza preavviso lo prende per il polso e lo tira via.
Resto lì a guardarli, Albus brontola per un po' ma si vede che si è calmato.
La presenza di Alice gli fa davvero bene, chissà quando hanno cominciato ad andare d'accordo, li ricordavo come due nemesi sempre a litigare e a la tirarsi frecciatine.
- James. - mi richiama Natalie.
Mi giro e per un attimo vedo davanti a me Albus da bambino. Mi sento stordito, e immagino la faccia baffuta, le gote arrossate e gli occhi felici di mio fratello. Si muove gattonando - Jamie andiamo a liocale- risento la sua voce.
Faccio un passo indietro quasi come se avessi ricevuto un ceffone in pieno viso.
Mio fratello! È mio fratello prima di tutto e tutti, lui è mio fratello.
Chiudo gli occhio, ho avuto paura e sono stato talmente orgoglio da non riuscire ad ammettere di aver sbagliato.
- Vuoi raggiungerlo? -
- Sì, è giusto che lo faccia. - le rispondo.
- Ti aspetto di là allora. - mi dà una pacca sul braccio, alzo un sopracciglio e poi l'attiro a me, baciandola.
- Augurami buona fortuna. -
- In bocca al lupo. - risponde stordita.
La bacio ancora una volta prima di lasciarla andare. - Non svenire tesoro. - rido.
- Non ci riesco Alice, sono arrivato a non poterne più di questa situazione. La loro ipocrisia, il loro egoismo e malignità mi ha stancato. - lo sguardo di Albus e le sue parole mi bloccano sul posto con un piede in avanti.
- Albus, io capisco però... - Alice sposta lo sguardo come per cercare le parole che deve dire, mi vede e si blocca. Probabilmente non sa che fare.
- No invece non capisci. - Alice sussulta tornando a guardarlo. - Come potresti capire, non hai provato quello che ho provato io, non sei arrivata sull'orlo della pazzia pregando che fosse tutto un incubo, non hai sentito l'odio nelle parole delle persone a cui più eri legata. Non sei rimasta soffocata dal senso di vuoto, dalla rabbia e dall'impotenza di cambiare le cose. - Albus abbassa lo sguardo - Fa male più ora che prima - sussurra - perché l'eccezione è stata quella stramaledetta ragazza non suo fratello. -
- Non è vero. - dico.
Due paia di occhi si puntano su di me, faccio un passo avanti. Albus lancia uno sguardo di incredulità a Alice e fa un passo indietro allontanandosi da entrambi, il suo sguardo è cambiato, tornando di ghiaccio come prima.
- Albus, James penso che sia l'ora di chiarirvi - Alice guarda Albus per una manciata di secondi quasi volendogli chiedere scusa, non capisco per quale motivo, so solo che poi si gira e se ne va.
Cala un silenzio talmente pesante che sento il bisogno di prendere e andarmene ma mi trattengono, sono un Grifondoro.
- Non è vero. - ripeto, ma Albus non ha la minima intenzione di rivolgermi la parola o anche solo guardarmi.
Guardami!! Cosa potrei dire? Cosa vuoi che dica? Cosa c'è che dire?
- Io, io.... - ci provo - Albus… - chiuso la mente e gli occhi. - Mi dispiace -
I suoi occhi si fissano su di me, lo sento, apro gli occhi, ma non li alzo da terra.
- Sono un idiota, uno stronzo, sono un figlio di puttana, aspetta no! Quello no, teniamo fuori la mamma. Non è questo il punto, insomma mi dispiace perché credimi se ti dico che non volevo. - alzo gli occhi - Ho fatto un casino senza volerlo, nel senso lo volevo, ma non intendevo questo e non volevo questo- mi scompiglio i capelli -  e alla fine non ho saputo rimediare -
Albus mi guarda attorno senza una vera espressione in volto, come fosse combattuto se parlare o continuare ad ascoltare. Tra l'altro non ha capito niente di sicuro.
- Perché? - chiede infine.
Silenzio - Qual è il motivo del tuo comportamento? - muove convulsamente il braccio destro. Lo guardo respirare pesantemente. Mi sfrego la faccia con la mano sinistra, poi sospiro e torno a guardare mio fratello. Ognuno di noi ha voluto fare finta di nulla, non volevamo risolvere perché il nostro stupido orgoglio non ce lo permetteva. Ora sono stanco di tutto ciò.
Lily spero che tu possa combattere per me, per il tuo futuro, come lo sto facendo io.
-Il motivo? - sussurro stancamente -Tutto questo è iniziato per una stupida rivalità tra case, non credevo che tu ti saresti allontanato realmente da me, da noi. Uno stupido malinteso, un piccolo scherzo che tu hai preso sul serio. Hai creduto davvero che mi importasse il fatto che fossi Serpeverde e non Grifondoro? A mio fratello non è mai passato per l'anticamera del cervello che io gli volessi bene e che fosse tutta una finta? Ti è bastato solo un commento per dimenticarti che io sono tuo fratello e qualsiasi cosa tu faccia io ti vorrò sempre bene, perché sei tu. Ti stimo e ti ammiro perché sei giusto, buono anche con chi non se lo merita, sei intelligente e un po' strano ma è un problema di famiglia. Ecco il tuo motivo, Albus. Non hai avuto fiducia in me. Mi hai ferito! Ok, che io potevo evitare quel commentino che era puramente fatto per farsi due risate, il che si è stupido ma avevo dodici anni. Le persone a dodici anni sono stupide, ma il muso dovevi tenermelo per diciotto anni? Poi come se non bastasse ogni volta che ho provato a parlarti per chiarire, cosa davvero difficile per me visto il mio smisurato orgoglio, non mi hai voluto ascoltare. Hai preferito fare il duro, ti sei circondato di altre persone e mi hai escluso da ogni cosa che riguardasse la tua persona. Cosa che mi ha al quando offeso se devo essere sincero ma sorvoliamo, in fondo siamo in un cavolo di ospedale e abbiamo scoperto tutti che facciamo parte di una famiglia di pazzi. Tu che hai preferito fare il martire, quella cretina di nostra sorella che preferisce morire piuttosto che affrontare i problemi. La stessa stupida che era gelosa del rapporto tra te e Scorpius, ma questo non l'avrebbe fermata, lo avrebbe accettato dopo un po' e avreste fatto pace dopo neanche un mese, ma sapeva che io da solo sarei crollato. Avrei fatto qualche stupidaggine e quindi ha deciso di appoggiarmi solo perché sapeva che tu avevi Scorpius e sei stato sempre più forte di me. Ecco, ora sai tutto. Ti chiedo scusa perché quello che è successo tra noi tre è stata una stupidaggine protratta per il nostro orgoglio, per il mio orgoglio soprattutto. Lo so, sono molto presuntuoso, un po' egoista e molto superficiale alcune volte. Ma sono umano come tutti e la verità è che non riuscivo a passare sopra al fatto che tu mi abbia sostituito. Io, James Sirius Potter con quel biondino. Non riuscivo a sopportarlo, perché io non riuscivo a sostituiti e il fatto che tu l'abbia fatto mi faceva salire il sangue in testa. - faccio qualche passo in avanti verso Albus che ha gli occhi lucidi, ma so che non piangerà, troppo fiero per farlo. -Il fatto è che nonostante tutto ciò sei mio fratello e ti voglio bene. Perciò ti chiedo per favore: abbassa l'ascia di guerra. - affermo allungandogli la mano sinistra.
Lo guardo attentamente, dimenticando qualsiasi cosa che non sia noi. Lo vedo tremare mentre fissa incerto la mia mano.
-Mi manchi da morire - sussurro incerto.
A quelle parole alza di scatto la testa, e non mi prende la mano, ma mi abbraccia forte. Ricambio il suo abbraccio stritolandolo e lì tutte le miei propositi di non piangere si sgretolano mentre i miei occhi si inumidiscono. Lo stringo forte, non c'è bisogno di altre parole, solo noi due, come ai vecchi tempi. Lo stringo al mio petto, inspirando il suo profumo, i miei pensieri scorrono sconnessi solo uno mi è chiaro, un pensiero urlante, che strilla, urla e piange: Siamo di nuovo quello che siamo sempre stati, fratelli e mi è mancato esserlo.
Chiudo gli occhi per evitare di piangere come un bambino ma alcune lacrime scivolano via senza che me ne accorga. Lo stringo, lo voglio nel mio cuore, dove un tempo stava.
- Sei un idiota. - sussurra al mio orecchio Albus.
- Anche tu non scherzi quando si tratta di stupidità, ma ora staccati che puzzi tremendamente da quant'è che non ti fai un bagno? - sbotto pulendomi il viso senza farmi vedere.
Slega l'abbraccio - Scusa tanto eh - esclama imbronciato - Se mai tu decidessi di morire affiderò la preparazione della pozione, se mai ne avremo bisogno, e il resto del casino a qualcun altro e mi occuperò di fare un bel bagno al essenza di gelsomini. -
Incontro di nuovo i suoi occhi e sorrido perché quello è lo sguardo del bambino dei miei ricordi, la luce che distingue lo sguardo di mio fratello.
 - A proposito sarebbe il caso di andare ad occuparci di un altro elemento idiota della nostra famiglia.-
- Che saresti tu? -
Lo fulmino, Albus ridacchia debolmente. Gli metto una mano attorno alla spalla e ci dirigiamo al interno del San mungo. Forza e coraggio Lily arriviamo!!
- I cavalieri dell'armatura lucente sono tornati - urlo.
Albus geme - Quel soprannome no. - protesta.
- I cavalieri dall'armatura...-
-  E basta. - m'interrompe.
- I cav..-
Alla fine si arrende e mi lascia fare scoppiando a ridere.



*****

Preside Lia Bloodmoor, Isahaia Merrick.

Azkaban è un posto che prima d'ora non ho mai visto.
Vista nei giornali come un piccolo castello gotico, non avrei mai immaginato di trovarmi a 10 metri sotto terra per una visita. Era cambiato tutto dopo la grande guerra, ora si può veramente dire che è impossibile uscire da qui.
Due guardiani di sicurezza mi passano davanti senza degnarmi di un occhiata, si muovono con passo marziale, probabilmente sono stati avvertiti del mio arrivo. Tiro fuori dalla tasca la bacchetta per fare un luce, mi manca l'aria. Più mi muovo in avanti, più il luogo diventa umido e intriso di odore di marcio, sudore, sangue, muffa e fogna, mi si rivolta lo stomaco.
Alzo la tunica per non bagnarla nelle pozzanghere di acqua sporca e proseguo chiedendomi quando sarebbe terminato questo tunnel di cemento alquanto stretto tra l'altro. Tre lunghi corridoi in discesa, poi uno in salita e, passando oltre una barriera, finalmente arrivo. Vengo accolta da risate dei delinquenti, sento un fremito lungo la schiena. Fischi e parole oscene esplodono al mio passaggio.
La cella in fondo è l'unica silenziosa, esattamente come il personaggio che ci abita. Mi fermo davanti ad essa e, come mi è stato detto, infilo la bacchetta nel foro nella parete affianco. S'incastra, nel momento in cui la porta cigolando, si apre.
L'ambiente interno è leggermente più pulito dall'esterno, ma è talmente povero e piccolo che non può essere di certo considerato un bel posto. Seduto sull'unica panchina presente, c'è Merrick. La sua figura trascurata mi stringe il cuore. Alza lo sguardo su di me e si vede che lo fa con grane difficoltà. Sembra perso in un altro mondo.
Mi riconosce e vedo che in un certo senso torna in sé - Sei venuta. -
- Credevi che non l’avrei fatto? -
- L'ho creduto ma ora sei qui. -
- Solo perché dovevo, in realtà non sarei voluta venire. -
Ride - Anche tu mi manchi. - mi guarda con occhi stanchi ma divertiti. Tutto ciò è odioso perché come sempre, scatena in me le emozioni più infantili, come la voglia di puntare i piedi e mettermi a urlare. Non sono cose che alla mia età si fanno, ma con lui il tempo perde valore, come lo spazio e i concetti di bene e male, giusto o sbagliato. Tutto sbiadisce e si confonde, ogni parola estende il suo significato e i confini sono dilatati, sottili a contatto tra loro. Con lui sono al margine, sul punto di precipitare senza capire quale sia il lato giusto in cui saltare. Rischio di cadere...
Cerca di alzarsi ma cade, ho un tonfo al cuore, mi piombo da lui per afferrarlo, senza pensare, sono il mio istinto e il mio cuore che mi obbligano a farlo. Non si fa aiutare, si allontana con un colpo secco, troppo orgoglioso per ammettere di avere bisogno di aiuto.
Resto a guardarlo, conscia che la stessa mano che mi ha allontanato poteva benissimo farmi indietreggiare o cadere se solo avesse impresso più forza, ciò vuol dire che in realtà mi voleva vicino anche se non voleva essere aiutato. Appoggiato al muro si erge in tutta la sua altezza, come ha sempre fatto: cadere per poi rialzarsi più forte di prima, pronto a lottare di nuovo.
Per un lungo istante restiamo immobili a fronteggiarci poi lui stacca la mano dal muro per sfiorarmi la guancia, alzo gli occhi, faccio un passo indietro. Non voglio, ma devo. Lui mi confonde, lo voglio disperatamente ma ho l'impressione che se solo glielo permettessi non riuscirei mai più ad allontanarmi. E io devo farlo, anche per aiutarlo, ma alle mie orecchie sembra una scusa stupida e più di tutto io sembro egoista, e questo mi fa male. Perché deve essere tutto così difficile?
- Sei ancora arrabbiata tesoro. - non è una domanda.
- Devi smetterla di chiamarmi così. - Cos'altro potrei dire?
- Tu adori quando ti chiamo così. - insiste.
- Non più. - non è vero, lo adoro ancora.
- Che peccato. - inclina leggermente il capo - Perché sei venuta?- Scossa dal brusco cambiamento impiego un decimo di secondo per rispondermi - Dovevo dirti una cosa prima che tu lo sappia da qualcun altro. - Bene ora non c'è modo per tornare indietro.
Mi guarda interrogativo. - Sono andata da tua madre. -
Sorride, sembra rilassato ora, la sua espressione si addolcisce leggermente - Come sta? - chiede.
- Bene, un po' confusa, ma si ricordava di noi -
Sorride - Credi che stia guarendo? -
- Non è mai stata malata, e neanche pazza. -
Il suo sguardo si fa assente, un attimo dopo mi risponde - Quando tu l'hai conosciuta era già in via di guarigione. I momenti più oscuri erano finiti all'ora. - esita quasi volesse aggiungere altro - Ora però sta bene, grazie a Dio -
- Tu non credi in Dio, né nella sua esistenza. -
- Non mi ha mai dato prova di esistere. -
- Si chiama fede, Merrick. -
Ride - Non mi fido neanche delle persone che sono concrete in carne e ossa, non sono pronto e credo mai lo sarò, a fidarmi del tizio invisibile che sa tutto di tutti e non muove un dito per fare qualcosa. -
Alzo gli occhi al cielo - Perché devi sempre criticare tutto accontentati una buona volta di qualcosa. Se lo facessi una sola volta, le tue meringi avranno la possibilità di riprendersi.-
- Non sono matto se è quello che intendi. -
- Cinquecento miliardi di persone credono che tu lo sia, indovina perché? - lo sfidò.
- Tu cosa pensi? -
- Non ti importava fino a qualche mese fa. -
- Questo è un brutto colpo. -
Incrocio il suo sguardo - Io la chiamo verità. -
Restiamo in silenzio - Ho afferrato, sei ancora arrabbiata. - conclude massaggiandosi le tempie.
- Smettila! -
Alza le sopracciglia e mi guarda - Che ho fatto adesso? - sospira come se parlasse con un bambino capriccioso.
- Mi fai salire i nervi. - serro la mascella - Perché prendi sempre tutto alla leggera? Sembri un bambino! -
Inclina la testa fermo immobile - Bambino? Perché non ti guardi ora, se avessi una bacchetta te lo farei vedere. Non sai che noia andare a prendersi le cose con le mani, un uomo ha bisogno della sua bacchetta per vivere, non è possibile che si deve alzare per ogni minima cosa, come un babbano. -
Alzo gli occhi al cielo. – Oh, ma stai zitto. -
Fa segno di chiudere la bocca ma poi parla, mi fa impazzire. - Se qualcun altro avesse osato zittirmi avrebbe avuto una brutta fine. Ma mi piace quando lo fai tu, diventi più sexy del normale ed è quasi impossibile. - mi scruta senza pudore.
- Smettila - lo ammonisco.
Mette il broncio, lo bacerei. No, non posso! - Sono in astinenza da 3 mesi, come puoi pretendere che... -
Lo interrompono con la mano. Respira, mi dico, respira. Ora lo bacio, lo schianto, gli salto in braccio, gli do un paio di sberle. Basta! Faccio avanti e indietro nella piccola stanza. Concentrati!
- Stai zitto, il tempo sta per scadere e con tutte le sciocchezze che dici mi hai fatto dimenticare ciò per cui sono venuta. - lo guardo.
- Mia madre ti ha detto di dirmi qualcosa? - chiede quando io non mi decido a continuare.
- No - lo guardo intensamente - Mi ha solo detto di salvarti. - il suo sguardo si rabbuia. - Come se tu permettessi a qualcuno di anche solo di aiutarti, senza contare che tu non ascolti nessuno al di fuori di te stesso. -
Subisce il colpo e non controbatte. Ora sento solo la voce di quella parte di me che vuole prenderlo a schiaffi l'altra e scomparsa.
Lo guardo furente - Colpito e affondato, eh? -
- Forse ho sbagliato -
- Forse? - chiedo ironicamente. - E dimmi su cosa esattamente? -
- La ragazza -
- Lily Luna Potter vuoi dire? Quella a cui dobbiamo un favore? Quella che ci ha salvato il culo e ci ha dato una possibilità di andarcene? - incrocio le braccia - La stessa che tu hai ucciso?-
- È morta?- chiede alzando lo sguardo.
- Non manca molto. -
- Non era a lei che era destinato quell’incantesimo -
- A suo padre. -
- Al salvatore del mondo magico. - ribatte.
- Suo padre. Credevi che ucciderlo sarebbe stato un modo carino per ricambiare il favore?-
- Lui mi ha distrutto la vita! - esclama.
- Non è vero. Non è stato lui. -
- Ma da che parte stai? -
- Dalla parte di Lily. - incrocio il suo sguardo - Per questo ho detto tutto. -
Dritto al punto! Lentamente i suoi occhi risalgono su di me - Hai detto cosa? - poi aggiunge - A chi? - lo sapeva, aveva già capito.
- Lo sai - dico piano. Abbasso lo sguardo - Sono andata da tua madre, te l'ho detto. Ma non ero sola. Ci sono andata con Albus Severus Potter e Scorpius Malfoy -
- Il figlio del sopravvissuto, ha portato il figlio di quel maledetto da mia madre? - la sua voce è talmente incredula che alzo lo sguardo.
- Cosa avete fatto a mia madre? - i suoi occhi sono iniettati di rabbia. Per la prima volta la sua calma si spezza, per la prima volta mi urla contro.
Sono talmente scossa che non riesco a capire quello che succede finché Merrick non si scaglia contro di me. MI sbatte contro il muro. Gemo di dolore socchiudendo gli occhi, la sua mano ancora sul mio collo. Resta così e non si muove, non stringe la mano sul mio collo, ma non so a cosa stia pensando. Respiro bruscamente, lentamente alzo la testa o per lo meno ci provo sentendomi svenire dal dolore.
- Vuoi uccidermi Merrick?- dico con un filo di voce. La presa della sua mano si allenta ma non l’allontana.
Mi accarezza piano con le dita quella parte di pelle nuda con i polpastrelli talmente delicatamente che stento a credere che sia la stessa persona di poco fa. Mi mordo le labbra per non aprire bocca e per ingoiare le lacrime.
- Mi avresti ucciso? - sussurro.
- Mai - le sue dita tremano, ma continuano a disegnare cerchi concentraci sul mio petto.
- Lo stavi per far...- Fa un passo avanti e mi bacia.
Le sue labbra si impossessano delle mie, spegnendo le mie parole, cancellandole. Mi schiaccia al muro e mi bacia con rabbia, disperazione, bisogno e passione. Mi rende le gambe molli, mi fa tremare tutta e sento un dolore enorme lacerarmi il cuore.
Mi bacia come se fosse l'ultima volta, come se ne valesse della sua vita, come se cercasse il potere di cancellare tutto e tutti dalla faccia della terra e fare in modo che esistessimo solo noi due. E poi il sapore di quel bacio cambia, dubbio, tristezza e confusione. È’ tutto così sbagliato, gli sento quasi dire, è assurdo ma è così. Quando si stacca, io sono davanti a lui, ancora in piedi grazie al muro che ho dietro. Si avvicina di nuovo e temo che lo faccia di nuovo, ma questa volta si ferma a pochi millimetri. - Ti ucciderei, ma poi morirei perché non posso vivere in un mondo dove non ci sei. È’ tutto talmente assurdo, sono così arrabbiato che potrei fare il cielo a pezzi ma al tempo stesso se solo potessi ti prenderei ora e qua senza esitazione. Ti odio e ti amo e continuo a odiarti perché sono arrivato ad amarti troppo. - chiude gli occhi in preda alle emozioni. Non l'ho mai visto tanto fuori controllo, mai. Mi ha detto che mi ama, tremo - Cosa hai fatto a mia madre, Lia? - chiede piano - Lei non c'entra niente, loro se la prenderanno con lei. Dimmi che sta bene? -
- Carla è come una madre per me, come puoi pensare che avrei permesso a chiunque di farle male? - lo guardo, la mia voce però é roca e si spezza alla fine. Sembra così vulnerabile lui, in quel momento e a me dispiace tanto.Probabilmente soffre di doppia personalità. - Le hanno fatto qualche domanda per aiutare Lily. - lo rassicuro accarezzandogli il viso. - Tu ti sei rifiutato di collaborare. - aggiungo poi staccando la mano.
- Non collaboro con degli assassini, corrotti e figli di... -
Rido - Da che pulpito. -
- Non sono un assassino. -
Alzo un sopracciglio - Uccidere cattivi non mi rende un assassino. -
- Milioni di persone. Inoltre tutti pensano che tu lo sia. -
- Sai che m’importa. -
- C’è qualcosa di cui t’importa? - sbotto esasperata.
- Mi importi tu, mia madre e vendicarmi di quella feccia. -
- Ancora vendetta non basta così? -
- No. - risponde secco.
- Per favore, ti supplico, basta Merrick. -
- No, non piangere. - mi asciuga le lacrime.
- Hai detto che ti importa di me, di tua madre, non sopporterei vederti morire. -
- Non morirò. -
- Tua madre non vuole vendetta, vuole vederti vivere felice. -
- Non sai quel che dici. -
Sposto lo sguardo - Ti odio. -
- Davvero, mi odi? - sorride - Io invece ti amo. -
- Sei molto bravo a dimostrarmelo. -
- Non è colpa mia se qua non c'è un letto - si giustifica. - Sapessi che ti farei. - Vuole alleggerire la situazione, senza risultato.
- Non è solo sesso - esclamo - O lo è? -
Mi tappa la bocca con la sua - Smettila di parlare troppo e di dire sciocchezze. -
- Sarei io che parlo troppo - aggrotto le sopracciglia – E’ vero. Oggi parli parecchio, com'è possibile? -
Sorride amaramente - La cella di isolamento mi fa bene in questo caso. -
Apro bocca, mi bacia di nuovo questa volta più a lungo.
- Ora va. Vai via! -
- Ho a disposizione ancora due minuti. -
- Meglio se vai - le braccia si allontanano dal muro liberandomi da quella specie di prigione, e indietreggia piano senza smettere di guardarmi.
- Mi stai cacciando? - chiedo.
- Solo per vederti presto. - mi sorride.
 - Non credo che... - Mi interrompe - La mia salvezza sei tu, vuoi? -
Voglio, ma non c'è salvezza se continui sulla strada della vendetta penso, ma al contrario mi ritrovo a dire: - La tua salvezza non è più una possibilità a meno che...-
Mi interrompe nuovamente - Mi ami? -
- Che cosa c'entra? - chiedo confusa.
- Rispondi -
- Sì -
- Dillo. - insiste.
- Ti amo.-
- Ora vai. - si gira, faccio un passo in avanti – No. - scuote la testa. Mi fermo e mi stringo le mani a pugno pur di farmi forza.
- La veranda. - aggiunge.
Mi giro davanti alla porta
- Vacci. - mi sorride inclinando la testa. – Lunedì. -
Corrugo la fronte, ma non dico niente. Un ultimo sguardo e poi mi giro forse per non rivederlo più.


*****

Scorpius


La sala d'attesa comincia ad essere odiosa.
Seduto sulla stessa sedia di sempre, gioco a indovina cosa, e non sto vincendo.
Io odio perdere, odio non sapere e odio Lily.
Amo Luna, che importa se sono la stessa persona!
La rabbia è passata, ossia si è placata per il momento ma non è svanita.
Urlarle in faccia mi ha fatto bene, anche se poi ho dovuto sorbirmi occhiate omicida da Alice e Nathalie per il resto della mattinata.
Un po'  in colpa mi sento, lei ha completamente sbagliato ma io ho infierito un po' troppo, credo di averla ferita, ogni tanto mi tornano in mente alcune cose che ho detto è vorrei cruciarmi. Penso a lei in continuazione, al nostro primo bacio, una sola parola per descriverlo: pazzesco.
Sento una voce vibrare stanca, ma tonante nella stanza - Per fortuna la paziente ha deciso di collaborare. - 
Tutti inchiodiamo con lo sguardo il medimago si era appena richiuso la porta di Lily alle spalle e che se ne era uscito con una affermazione senza senso.
- Che vuol dire? Si spieghi meglio. - chiese autoritario Harry Potter alzandosi dalla sedia, ma tendendo stretta la mano della moglie fra le sue.
- Prima di svenire la paziente ci ha detto di procedere all'operazione. - non credo alle mie orecchie e come me tutti quelli nella stanza. Dopo qualche secondo un sospiro di sollievo si propaga per l’aria.
Un solo pensiero: grazie al cielo.


Quattro ore, credo che ho fatto la muffa sulla sedia come gli altri d'altronde.
Dalla finestra entrano dei fili di luce, la città si sta risvegliando.
Molti se ne sono andati, zio Harry ha detto a tutti che appena ci sarebbero state novità, lo avrebbero saputo.
"Vai pure tu Scorpius, non sentirti costretto a restare. Hai davvero fatto tanto per noi e per questo ti ringrazio moltissimo." mi aveva detto.
Ringrazio mentalmente Albus per avermi salvato. Se non fosse per lui cosa avrei potuto dire " Guardi Signor Potter, io amo sua figlia per questo sono qui." decisamente compromettente e ridicolo.
- Tieni - alzo lo sguardo in su, Albus mi sta porgendo un bicchiere di acqua, che prendo volentieri.
L'acqua m'inumidisce la gola secca, mi sento un po' meglio.
- Grazie - sorrido.
- Pure questi - mi porge un sacchettino.
Lo guardo interrogativo poi mi concentro sul cappuccino e il cornetto.
- Non si creerà un buco se continui a guardare la porta con quello sguardo. - mi giro, non avevo notato che si era seduto accanto a me e che io mi ero perso guardando quella stramaledetta porta.
- Vorrei fare qualcosa di stupido come spalancarla ed entrare. - lo guardo negli occhi.
- Anch'io, quando immaginavo di fare pace con loro, con Lily e James, non credevo sarebbe stato qui o così. Pensavo che l'avrei stretta tra le mie braccia come non ho fatto da anni. Mi sento uno stupido per non averlo fatto prima. - mi confida.
Sto per rispondergli quando entra qualcuno che riconosco.
Mi alzo - Papà -
Anche Albus si alza, sento la sua presenza al mio fianco.
- C'è stato un imprevisto e c'è bisogno di altro sangue, abbiamo già avvertito gli addetti ma sarebbe più facile se qualcuno di voi lo donasse. Qui qualcuno ha il gruppo sanguino 0 negativo come la paziente così da fare un trasferimento di sangue immediato? -  chiede facendosi sentire da tutti. Perché sta facendo questa scenata, come se non sapesse che io sono di quel stesso gruppo sanguigno? Poi capisco, vuole darmi la possibilità di decidere se voglio o pure no donare il mio sangue. Fugacemente ricordo, "Papà perché le persone donano il sangue?"
"Per aiutare una persona in difficolta una persona importante."
"Io ti voglio bene ma non vorrei mai donare il mio sangue a nessuno, anche per te. Insomma non capisco, se ognuno di noi ha il suo sangue perché lo dovremmo donare, così io ne avrei di meno. E poi non sarebbe più facile se si inventasse una pozione per questo?"
Quanto mi sbagliavo, ma infondo a cinque anni che vuoi ne sapessi? Io donerei il mio cuore a Lily non solo il sangue, se questo le permetterebbe di tornare a vivere, penso amaramente.
- Io. - il borbottio attorno a me si spegne. Mi sento un po' a disagio, evito di guardare chiunque. Già vedo i loro neuroni lavorare, forse si stanno chiedendo perché faccio tanto per lei, il miglior amico del fratello, che si impegna a preparare l'antidoto ci potrebbe stare, ma poi il mio insistere per restare qua quando me ne potevo tranquillamente andare a casa e aspettare notizie e ora il sangue.
- Bene seguimi - mio padre si dirige verso la sala operatoria da dove è uscito, lancio un ultimo sguardo ad Albus e lo seguo.
Dentro è un altro mondo
- Aumenta la dose. -
- Dammi la fiale 3 e aspira. -
- Il battito cardiaco sta rallentando dov’è il sangue? -
Rimango stordito, davanti a quella confusione che mi circonda. Tutto l'inquietante silenzio di fuori, qui si trasforma in altrettanto inquietante chiasso.
Qualcuno mi tira per la manica e mi tasta il polso, mi volto e mi ritrovo con una bacchetta puntata su una vena nell’incavo del gomito. Non capisco cosa dice l'infermiera, ma dopo poco si forma un piccolo squarcio nelle pelle e esce tanto sangue. Rabbrividisco ammutolito, mentre il mio sangue fluttua in aria, come se fosse all'interno di un tubo di vetro, verso Lily.
Lei è ancora nella stessa postazione dell'ultima, nonché unica volta, in cui lo vista. La guardo è molto pallida, una ciocca di capelli è scappata fuori dalla cuffietta e le cade sulla fronte proprio tra gli occhi, vorrei allungare la mano per toccarla. Mi incanto davanti a quella visione, è così bella la mia Lily anche così. L'immagine si fa sfocata, Lily non è mai sfocata, è sempre perfetta, mi sforzo di cogliere i suoi particolari, ma è così difficile.
- Tu. - una ragazza mi richiama. Ma chi... è l'infermiera, che mi sta succedendo?
-Bevi questo. - mi allunga una un bicchierino contenete un liquido azzurrino - Provvederà a produrre sangue più velocemente nel tuo corpo. – spiega velocemente.
Annuisco, in realtà vorrei dirle che so che cos'è, sono io che le faccio quelle pozioni. Un fremito mi convince a star zitto e bere, almeno ho capito perché mi sento stordito.
- Spostati - faccio un passo verso destra, ora sono ad un metro di distanza da Lily.
Il capogiro mi prende e barcollando cado per terra, tre passi dal lettino.
Mi salgono i conati di vomiti, alzo gli occhi al soffitto e mi poggio al muro.
Nessuno si accorge di me, ma io vedo il soffitto verde, e poi i capelli di Lily grigi. Vedo mio padre e poi non lo vedo più, chiudo gli occhi, poi li riapro ma sono spariti tutti.
Solo io, Lily ha di nuovo ha i capelli rossi e il soffitto è bianco.
Sento come se...
E poi il nero.
Il vuoto.
Il silenzio assordante.
Mi giro, sono in piedi. Non ero seduto? La stanza non c'è più, ora c'è una piscina.
È molto grande, è molto pulita e anche...
Mi sento bene, sto bene sì. Sorrido, torno a guardarmi attorno.
Non c'è nessuno oppure sì? C'è una cosa nera là infondo. La vedo, sembra una...
Ora è davanti a me, non l'ho vista avvicinarsi, mi giro all'indietro stranito, come è possibile? In realtà mi sono mosso io.
Sto bene, ancora questa frase? Perché sto pensando a questo, io...
Luna è al San Mungo, io devo essere lì, dove sono?
"Sei qui ora."
Chi ha parlato?
"Non mi riconosci? Sono io, Lily."
Sì, Lily. Mi calmo. No, non può essere Lily.
Alzo gli occhi, é davvero lei… Ma Lily non deve essere qui o sì invece?
"In verità son sempre stata qui prima, voglio dire nel coma." piega la testa di lato come a pensaci su. "Poi me ne sono andata e sono di nuovo tornata." si incammina nella mia direzione permettendomi di vederla meglio: è la Lily prima dell’incidente. Guance piene, capelli ribelli e un corpo ben allenato.
La guardo stordito, non capisco tanto.
Respiro a pieni polmoni, "Come si torna indietro?"
"Non vuoi restare con me?" si fa seria.
"Torniamo insieme" la prendo per mano.
"Io in verità non voglio tornare. Mi piace qua, sembra la proiezione della piscina dove andavo da piccola" si volta all'indietro.
"Ma che dici, dai Lily andiamo." la tiro un po'.
"Non sai neanche come si torna. " osserva, è molto calma, io sto impazzendo, ma cerco di fare dei profondi respiri, poi lentamente riprendo il controllo di me stesso. Era come se non fossi più io, ora però è Lily a essere strana, lei non è mai calma.
"In realtà non è così." risponde. " Non ti leggo nel pensiero, sei tu che pensi a voce alta."
Aggrotto la fronte, aspetta un secondo, che le prende?
"Sei diversa." constato.
"Sono solo una proiezione di Lily, le proiezioni sono limitate a un solo carattere o fase della vita di quella persona."
"Tu sei molto passiva, incurante, calma. Lei non è così, neanche un po' "
"Non è che conosci così tanto Lily." Sorride triste.
"Tu che ne sai? Sei solo una proiezione."
" Io sono parte di lei, lei è molte cose, è quella che ti ha fatto visita allo studio, è anche me. Lei sente tutto, perché io sono una sua parte. Anche ora è partecipe."
"Tu mi confondi, tu dici di essere lei, ma io so che non lo sei."
Si avvicina " Devi amare tutte le sue sfaccettature. Io non sono bidimensionale, sono una persona come te. Anche tu hai mille sfaccettature, io e lei le amiamo tutte. "
"Sei molto sfacciata, cosa ti fa pensare che io amo te o lei?"
Ride "La tua proiezione, quella sfacciata me l'ha detto. "
" Io non ho una proiezione. " borbotto poco convinto.
Si avvicina ancora " E’ molto più intelligente di te. " mi soffia sulle labbra.
Vado in cortocircuito, se fa così.
" Lo so."
"Smettila di spiare i miei pensieri." guardo i suoi occhi e poi le labbra, poi torno con lo sguardo in sù.
"Tu parli a voce alta. Dimmi che cosa vuoi?"
"Lo hai sicuramente sentito tra i miei pensieri".
" Dillo." mi sussurra all'orecchio.
"Baciami. "
"Avevi detto che io non sono lei, un tradimento ancor prima di una relazione, si comincia male tesoruccio." mi prende in giro, il tono è diverso. Ora è... Lily, come nello studio.
La osservo, mentre i suoi occhi gridano divertimento, e le labbra si increspano in un mezzo sorriso.
"Mi disorienti." affermo sinceramente.
" Ho sono bisogno che qualcuno veda tutte quelle parti di me e lei accetti tutte" si stringe a me " e voglio che quella persona sia tu, l'ho sempre voluto."
Lascio scivolare le mie mani giù per i suoi fianchi, mi torna in mentre una cosa.
" Perché hai cambiato idea? Non volevi fare l'intervento. "
"Quando stai per morire…" sospira e riprova " Io ho avuto tanto tempo per accettare la cosa." mi fissa seria.
Si allontana da ma e quando si ferma dopo il suo volteggiare è di nuovo un'altra: è la ragazzina che ho conosciuto ad Hogwarts. Calze rotte per le cadute, divisa stropicciata e uno sguardo ribelle. " All'inizio sembrava non esserci nessuna possibilità, non riuscivo più ad avere delle certezze e non avevo voglia di continuare perché non trovavo più qualcosa di abbastanza importante." si interrompe "Qualcosa di concreto per legarmi alla vita."
"È difficile da spiegare, Scorpius " le trema il labbro inferiore, ora è solo una bambina di cinque anni. Un cappello di lana che le copre quasi tutti i suoi meravigliosi capelli e le lentiggini che le occupano più della metà del viso. "Senti di fare tutto in modo sbagliato, ricordi tutto ciò che pensavi avresti potuto fare prima o poi. Il tempo comincia a soffocarti, prima si muove troppo velocemente quasi a farlo apposta, e quando ti stanchi di tutto ciò, e vorresti solo morire e basta, rallenta.
Nessuno capisce, nessuno sa, come si fa a dire una cosa del genere a qualcuno? È finisce che ogni notte sogni un modo diverso in cui morire, avere un infarto da un momento all'altro, oppure peggiorare fino a essere ricoverata in ospedale dove finalmente puoi morire in pace."
Alza gli occhi lucidi su di me. Adesso il viso e la stanchezza le fa piegare le schiena. " Era un ragionamento sbagliato. La verità è che non potevo andare via lasciando tutto in sospeso. La verità è che voglio vivere, e " esita un attimo " mi piacerebbe farlo con te.



Nda: 
Ciao gente ci si risente!! Finalmente e aleluia! Siamo alla fine ma tutto si risolverà, nel epilogo non lasceremo niente in sospeso.
So che questo chap è in ritardo di troppo tempo ma noi siamo soddisfatte del risultato spero sia piaciuto anche a voi.
So che vi starete chiedendo della lettera per Scorpius ma abbiamo pensato di lasciarla in sospeso, un segreto che non svelaremo ai lettori e resterà solo dei due protagonisti. 
Per il resto spero che vi piaccia e niente, abbiamo parlato di Isahaia Merrick in modo da vedere tutti i suoi caratteri. Alla fine non potevamo non parlare pure di lui infondo lui è l'antagonista per eccellenza perciò non c'era niente da fare. Ho amato questo personaggio molto e spero che piaccia pure a voi.
Ci sono state delle piccole lilyscorpius anche se non delle più felici ma cosa potevamo mai fare? Loro volevano litigare chi siamo noi per metterci contro?
Poi che altro, James e Albus hanno fatto pace che mi dite? E di Nathy e Alice chi preferite. Quale delle due coppie vi piace di piu?
Siamo davvero curiosi di sapere che ne pensate soprattutto perché siamo alla fine. 
Ci vedremo allora all'epilogo 
a presto
Rosa e Furia
  
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