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Autore: _armida    19/04/2016    5 recensioni
La sua lunga gonna di tulle frusciava sul pavimento d'oro del palazzo di Asgard, mentre il ticchettio dei suo sandali produceva un suono cadenzato e regolare.
In lontananza, si udivano ancora i rumori della festa che stava volgendo al termine: i musici stavano rilasciando nell'aria le ultime dolci note e le dame e i cavalieri ballavano le loro ultime danze.
Sorrise nel vedere alla fine del corridoio che stava percorrendo una massiccia porta, anch'essa d'oro, con la superficie interamente coperta da complicati intagli e bassorilievi.
Bussò.
Dopo pochi secondi i pesanti cardini si mossero ed essa si aprì di alcune spanne; due profondi occhi di un verde brillante si scontrarono con i suoi, colore del mare.
Si sorrisero a vicenda.
"Ce ne hai messo di tempo", disse il dio.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV: Chi non muore si rivede
 
Steve si diresse a grandi passi verso il portellone ancora aperto del Quinjet, ma si fermò un po’ prima, raccogliendo un paracadute da uno dei vani portaoggetti. 
“Io lascerei stare, Capitano”, tentò di dissuaderlo la Vedova Nera, intuendo le sue intenzioni.
“Non vedo come sia possibile”, rispose lui.
“Loro provengono da leggende, sono praticamente degli dei”, continuò la spia.
“Esiste un Dio soltanto. E sono certo che non si veste in quel modo”, ribattè il Capitano.
Nel frattempo, Cassandra, che aveva ascoltato tutta la conversazione, staccò la propria cintura, muovendo alcuni passi ancora incerti in direzione di Steve.
“Cosa pensi di fare?”, le chiese lui, quando la vide prendere un paracadute.
“Vengo con te, ovviamente”. Doveva davvero apparire buffa, mentre indossava il paracadute, con quel lungo abito da sera rosso e i tacchi a spillo.
“Non ci pensare neanche”, ribattè l’altro, con  lo stesso tono che durante la guerra avrebbe usato per dare un ordine ai propri sottoposti.
Ma Cassandra, da testarda patologica quale era, non si lasciò minimamente intimidire o convincere a restare sull’aereo. Lo guardò dritto negli occhi con aria di sfida. “Ormai ho deciso”
Steve la osservò attentamente, dubbioso: un attimo prima le era apparsa come la classica dama in difficoltà, indifesa e debole, e ora, invece, stava ostentando una sicurezza invidiabile.
Nella sua mente riaffiorò un ricordo: era da un po’ che non pensava a Peggy, eppure non potè fare a meno di rivedere lei in quell’espressione decisa e quell’aria cocciuta.
“E poi una volta ad un party sullo yacht di Di Caprio sono arrivata in paracadute”, continuò Cassandra, questa volta utilizzando un tono ironico. “E non ero vestita molto diversamente da adesso”
“Te la senti davvero?”, volle accertarsi nuovamente Capitan America. “Insomma, fino a poco fa faticavi a stare anche solo in piedi...”, ci tenne a precisare.
“Ora è tutto a posto”, disse lei, con un sorriso che doveva apparire il più convincente possibile.
‘A parte il colorito cadaverico’, pensò Steve, ma tenne questa considerazione per sè. Seppur a malincuore, fu costretto ad annuire. “Hai un piano?”, le chiese, mentre si avvicinavano al bordo del portellone d’uscita; lui non era Tony Stark, non sarebbe andato allo sbaraglio.
“Conoscendo quelle due teste calde, sono certa che si stiano azzuffando, quindi propongo di aspettare che finiscano”. Cassandra prese un lungo respiro. “E intervenire solo se necessario”, disse, prima di buttarsi nel vuoto.
Il Capitano sospirò e poi la seguì nell’oscurità.
***

Cassandra e Steve atterrarono a pochi metri l’uno dall’altra, su di uno spiazzo erboso situato in posizione rialzata rispetto al resto della foresta. Una decina di metri sotto a loro si potevano intravvedere i tuono scaturiti dal martello di Thor e i raggio blu lanciati dall’armatura di Iron Man. L’unico modo per raggiungerli era uno stretto e ripido sentiero accidentato; decisamente inadatto da percorrere con un abito lungo e dei tacchi a spillo.
La giovane guardò verso il basso, dubbiosa: se avesse creduto in una qualche entità superiore, quello sarebbe stato il momento di incominciare a pregare.
“Sei ancora convinta di volerti buttare nella mischia?”, le chiese il Capitano, osservando titubante le Louboutin ai suoi piedi.
Quasi a volerlo fare apposta, in quell’esatto momento videro Thor colpire in pieno petto Iron Man, scagliandolo contro alcuni alberi, che caddero a terra come tanti birilli.
Cassandra osservò la scena con gli occhi spalancati: di certo avrebbe aspettato che si calmassero, prima di intervenire.
“Sarà meglio che tu resti qui”, disse Steve.
La ragazza lo ringraziò mentalmente: per il suo orgoglio dire una cosa del genere sarebbe probabilmente stato uno smacco insopportabile. Si limitò ad annuire.
Il Capitano si sistemò meglio lo scudo sulla schiena, poi prese a scendere velocemente verso i due combattenti.
Lei lo osservò attentamente fino a quando non scomparve alla sua vista. Sbuffò, rendendosi conto di essere assolutamente inutile in quel frangente.
Si guardò in giro, studiando il paesaggio che la circondava e sorrise, soddisfatta, quando vide una roccia abbastanza grande da potersi sedere in attesa che quelle teste calde finissero di litigare; si trovava proprio a ridosso dello strapiombo.
Aveva cercato di non darlo a vedere, eppure sentiva ancora un fastidioso senso di stordimento.
Camminò verso di essa, imprecando ad ogni singolo passo per via dei tacchi che affondavano con estrema facilità nel soffice terreno; per quanto un tacco dodici potesse permetterlo, tentò di proseguire in punta di piedi.
Si sedette, osservando rapita le rocce aguzze sottostanti. Un passo, un solo passo e sarebbe caduta di sotto. La storia dell’arte parlava spesso di artisti morti prematuramente in circostanze mai chiarite e le cui opere, per questo motivo, valevano un occhio della testa... Cassandra scosse la testa, divertita, cercando di scacciare quegli strani pensieri: la lasciavano da sola per due minuti e già si metteva a pensare a queste cose. E poi il numero delle leggende era il 27 e lei di anni ne aveva 28. Aveva già passato l’età.
Non sapendo bene cosa fare, si mise a fischiettare un motivetto che le aveva insegnato suo padre...no, non suo padre, si corresse mentalmente, ma l’uomo che l’aveva allevata come tale; lui la fischiettava sempre, prima di una battaglia, diceva che era di buon auspicio e calmava il nervosismo. Cassandra utilizzava spesso quel piccolo stratagemma, quando non poteva mettersi a fare qualche schizzo con la matita; anche quando le bambine –specialmente Adele- avevano degli incubi, quelle semplici note riuscivano a farle stare meglio.
Smise improvvisamente, quando alle sue orecchie arrivò un suono sospetto, simile ad un ramo che si spezza. Si alzò, guardandosi intorno con aria circospetta; individuò la fonte di tale rumore in un qualcosa nascosto nella boscaglia, ad una quindicina di metri da lei. ‘Ci sono i lupi nella Foresta Nera?’, pensò, associando il tutto a qualche animale selvatico di passaggio. Non conosceva le zone con presenza di lupi; sapeva solo che ogni tanto nei boschi vicino a casa qualcuno parlava dell’avvistamento di qualche esemplare, ma erano sempre voci infondate. C’era qualche branco, ma si teneva sempre all’interno della  riserva naturale, dall’altra parte delle montagne. 
Spesso, se viaggiava di notte, capitava che qualche cervo o cinghiale le tagliasse improvvisamente la strada, ma non si era mai trovata completamente sola come in quel momento.
La presenza di qualcosa –o di qualcuno- si fece più tangibile, quando sentì il rumore di foglie secche che venivano calpestate; capì che non si trattava di un lupo, ma bensì di un essere umano. ‘No, non di un essere umano’, si corresse nuovamente. ‘Ma di un Dio’
Prese un lungo respiro,  ben consapevole di chi avrebbe incontrato di lì a poco; portò una mano al proprio ciondolo e chiuse gli occhi. Sotto al proprio tocco, lo sentì mutare ed assumere una forma allungata e sottile. La forma di uno stiletto.
Fece alcuni passi avanti, allontanandosi un po’ dallo strapiombo.
Lo nascose dietro alla schiena poco prima che Loki facesse la sua comparsa dalla boscaglia; sulle sue labbra era stampato un sorriso beffardo. Fece alcuni passi verso di lei, studiandola attentamente con i suoi penetranti occhi verdi.
Cassandra resse quello sguardo alla perfezione, cercando di non far trasparire tutta la propria inquietudine: che avrebbe fatto di lei adesso? Avrebbe tentato di ucciderla come poco prima, oppure avrebbe preteso da lei delle risposte? Non le allettavano nessuna delle due, ma se proprio doveva scegliere, la seconda opzione era la più praticabile: in uno scontro diretto sapeva di non avere nessuna speranza contro Loki; non poteva neanche  usare la magia, non di nuovo, non a distanza di così poco tempo dall’ultima volta.
“Cosa ci fai qui tutta sola, Cassandra?”, le chiese.
Lei si guardò intorno, maledicendo sè stessa per aver scelto quella posizione, senza alcuna via di fuga. Era in trappola.
In gesto incondizionato, strinse ancora più forte il manico dello stiletto, tanto da sentire le proprie unghie affondare nel palmo della mano.
“Potrei farti la stessa domanda”, ribattè, cercando di non apparire irrequieta.
Peccato che non si può pensare di ingannare il Dio degli Inganni. Loki sorrise: quello che non traspariva dai lineamenti di quel viso perfetto, trovava sfogo nei suoi profondi occhi azzurri. Occhi che in quel momento esprimevano paura.
“Thor mi stava facendo un discorso poco prima che l’uomo di metallo lo portasse via, mi piacerebbe ascoltarne la fine”, disse, facendo qualche passo avanti.
Cassandra, istintivamente, fece alcuni passi indietro.
“Hai paura”, constatò Loki. C’era una punta di divertimento nel suono della sua voce.
“Io non ho paura”, ribatté lei, decisa.
“Cassandra, non puoi mentire al Dio della Menzogna”, le fece notare.
A quel punto l’espressione della ragazza mutò, tornando ad essere un po’ più espressiva. “Tu come staresti se ti trovassi solo con la persona che poche ore prima ha tentato di ucciderti?”
“Tu hai tentato di uccidermi, eppure eccomi qui”
“Io non ho tentato di ucciderti”. Cassandra non sarebbe mia stata capace di fare del male a qualcuno. Specialmente a lui.
Loki le si avvicinò, arrivando a meno di un metro da lei. “Quando togli quel bracciale il rischio che tu uccida qualcuno aumenta di molto”. I suoi brillanti occhi verde smeraldo erano fissi nelle iridi azzurre della giovane. “I miei timori sono più che fondati”, sussurrò, cercando di avvicinarsi a lei ancora di più.
Cassandra, vedendo ben presto svanire la distanza che si era creata tra loro, fece un passo indietro. “Stai indietro!”, gli urlò, lasciando che per un attimo la paura prendesse il sopravvento. 
Loki sorrise nuovamente in modo beffardo, fermandosi ed osservandola attentamente. “Che cos’hai dietro la schiena?”, chiese, apparentemente incuriosito. In realtà sapeva benissimo di cosa si trattasse.
“Stai indietro”, ripetè nuovamente lei.
“Suvvia, Cassandra, una volta non mi avresti mai parlato in questo modo”
“E tu non mi avresti puntato contro uno scettro o preso in ostaggio degli innocenti”
“Ho fatto anche di peggio, se ti fa piacere saperlo”
Lei lo osservò per un attimo spiazzata, incapace di fare a dire qualsiasi cosa; una sola domanda le passava per la testa: cosa era accaduto alla persona che per anni aveva creduto di amare?
Loki approfittò di quel suo momentaneo smarrimento per teletrasportarsi dietro di lei. Le afferrò con forza il polso della mano che teneva stretta lo stiletto, costringendola a lasciare la presa. 
Cassandra però tentò di reagire, riuscendo a girarsi per vederlo in faccia. Il Dio tentò di bloccarle anche l’altra mano, ma così facendo ottennero il risultato di avvicinarsi ancora di più al bordo dello strapiombo. 
Andarono avanti in quel modo ancora per parecchi secondi, con la giovane che cercava in tutti i modi di liberarsi e Loki che, divertito, per un po’ la lasciava fare, dandole l’illusione di potergli sfuggire, per poi ricordarle chi era il più forte. Arretravano, avanzavano e ruotavano.
Ad un certo punto il Dio degli Inganni mollò la presa dal suo polso e, senza pensare un attimo a quello che stava facendo –e a dove si trovava-, Cassandra fece un passo indietro. Peccato che dietro di lei ci fosse solo il vuoto.
Sarebbe senz’altro morta, se non fosse stato per la mano che all’ultimo le afferrò un braccio.
Loki la attirò a sè con fin troppa forza, facendola urtare contro il proprio petto. Cassandra strinse fra le proprie mani i lembi della sua armatura in cuoio, appoggiando la testa su di essa e serrando gli occhi, terrorizzata.
Pur cercando di trattenersi, non potè fare a meno di singhiozzare: quando non aveva sentito il terreno sotto ai propri piedi, era stata certa che sarebbe morta. C’era andata vicino, troppo vicino.
Lui la osservò perplesso, mentre piangeva sul suo petto e cercava il massimo contatto con il suo corpo.
Aveva passato anni ad odiarla per averlo lasciato solo, poi c'erano stati troppi accadimenti che l’avevano portato a pensare a tutt’altro che al suo ricordo. Credeva ormai di essere diventato indifferente a lei. O almeno lo aveva creduto fino a quando i loro occhi non si erano nuovamente scontrati, appena poche ore prima. C’era stato parecchio stupore –che però era riuscito a celare più che bene- e all’inizio rabbia, tanta rabbia. Rabbia che era aumentata esponenzialmente quando lei si era rifiutata di restare da parte e aveva protetto quell’umano. Poi c’era stata la delusione, delusione per quello che era uscito dalla bocca dell'uomo di metallo: cosa credeva, che in otto anni lei non si sarebbe rifatta una vita? Lui non aveva esitato a trovare altre donne...
Ed ora eccola lì, a piangere sul suo petto, tenendo stretto fra le dita il cuoio  della sua armatura, quasi a volergli dire di non lasciarla più sola.
Loki sospirò: di certo a lei era tutt’altro che indifferente. Probabilmente lo sarebbe stato sempre.
Poggiò una mano sulla sua schiena, lasciata scoperta dall’abito che indossava, cominciando ad accarezzarla lentamente, nel tentativo di calmarla. Non riuscì a fare a meno di portare il proprio naso vicino ai suoi capelli e respirò a pieni polmoni il suo profumo: era una fragranza a lui completamente sconosciuta –senz’altro midgardiana- ma estremamente piacevole.
“Non farmi mai più uno scherzo del genere”, le sussurrò ad un orecchio.
Fu in quel momento che Cassandra si staccò leggermente da lui ed alzò la testa, incontrando immediatamente i suoi occhi smeraldini. Li osservò mentre essi si focalizzavano poco più in basso, sulle sue labbra. Sapeva cosa sarebbe successo e, una parte di lei, lo desiderava. Desiderava sentire per un’ultima volta il suo sapore e sentirlo pronunciare ancora il proprio nome. Ma non era più la ragazzina impulsiva ed incosciente di otto anni prima. Era cresciuta ed era una donna ormai.
Fece un passo indietro, con l’intenzione di rimettere una certa distanza fra loro, la le sue gambe, ancora parecchio tremanti, non la ressero e, per non cadere a terra, dovette aggrapparsi agli avambracci di Loki.
Il Dio strinse prontamente le proprie mani intorno ai suoi gomiti, sorreggendola. La osservò con una punta di quella che poteva quasi essere definita preoccupazione. 
Si staccò da lei alcuni secondi più tardi, quando un inusuale luccichio fra l’erba gli rammentò dello stiletto caduto dalle mani di Cassandra mentre ancora stavano litigando.
Lei cominciò a trattenere il respiro, quando si rese conto del motivo per cui Loki si era allontanato. Non osò voltare le spalle verso di lui, non ne aveva il coraggio e, in fondo, non ne aveva neanche  bisogno: sapeva cosa sarebbe successo. E sapeva anche che tentare di scappare avrebbe solo prolungato la propria agonia. Sarebbe morta comunque. Sperò solo che Loki facesse in fretta.
Non potè fare a meno di irrigidirsi quando lo avvertì avvicinarsi nuovamente a lei. Istintivamente chiuse gli occhi ed aspettò l’inevitabile. 
Una lacrima le scese sulla guancia non appena sentì la fredda lama dell’arma premerle sulla gola. Ma dopo di essa avvertì solo il famigliare peso del proprio amuleto.
Portò immediatamente una mano al petto, sentendo sotto ai propri polpastrelli la sua superficie fredda e liscia.
Loki finì di allacciarle la collana. “Lo preferisco al tuo collo che a terra”, le disse ad un orecchio, a voce un po’ più bassa del solito.
Cassandra si voltò verso di lui, osservandolo confusa.
Il Dio portò una mano alla sua guancia, asciugandole la lacrima con il pollice.
“Gra-grazie”, mormorò lei, chiudendo per un attimo gli occhi e beandosi della piacevole sensazione di freschezza che derivava dal venire a contatto con la pelle di Loki.
Un forte spostamento d’aria, seguito da un rumore sordo, interruppe quello strano momento, inducendo entrambi ad alzare gli occhi al cielo dove, proprio sopra alle loro teste, si trovava il velivolo dello S.H.I.E.L.D. 
Si spostarono ai lati della radura, osservando il Quinjet assumere l’assetto da atterraggio e poi posarsi dolcemente sul prato. Pochi istanti dopo il portellone si aprì e l’agente dai capelli rossi uscì con la pistola in pugno. “Loki, mani ben in vista”, disse, dirigendosi verso di lui. Appese alla cintura portava un paio di manette.
In risposta il Dio alzò i polsi, osservandola infastidito e sbuffando.
Cassandra non potè fare a meno di alzare un sopracciglio, perplessa: poteva benissimo scappare, ma allora perchè si stava facendo portare via in modo relativamente docile? Non ci voleva un genio per capire che qualcosa bolliva nella pentola del Dio degli Inganni.
“Anche lei, Della Rovere, è pregata di salire a bordo”, si rivolse a lei, distraendola così dai propri pensieri.
“Suvvia Agente Romanoff, non puoi trattare la piccola Cassandra come se fosse una pericolosa criminale”, ironzzò Tony, facendo la sua comparsa da oltre lo strapiombo. Dietro di lui vi erano anche Steve e Thor. Nonostante la Germania avrebbe di sicuro intentato una causa contro lo S.H.I.E.L.D. per i gravi danni causati a flora e fauna all’interno della Foresta Nera, erano relativamente in forma: l’armatura di Iron Man risultava leggermente rigata in alcuni punti, Steve aveva qualche leggera escoriazione in volto e Thor aveva appena un po’ di polvere sul mantello.
Cassandra sorrise, sollevata, appena si rese conto che stavano tutti bene.
Capitan America e Tony si diressero immediatamente verso il portellone aperto del Quinjet mentre Thor, appena mise a fuoco la ragazza con il lungo abito rosso che gli sorrideva raggiante, si fermò di colpo, osservandola ad occhi spalancati. Non passò di certo inosservato il progressivo pallore che stava assumendo  la sua pelle. “Cassandra?”, la chiamò, quasi non fosse certo che fosse davvero lei.
“Ciao Thor”
Il Dio del Tuono fece alcuni passi titubanti verso di lei e, quasi temendo che fosse solo un’illusione, avvicinò una mano alla sua, lentamente. Parve tranquillizzarsi un po’, quando avvertì il calore emanato dalla mano della ragazza, così piccola in confronto alla sua.
“Tutto bene?”, gli chiese lei. Sembrava che avesse appena visto un fantasma...
Thor guardò prima la sua mano, poi alzò gradualmente il proprio sguardo sui suoi occhi: non riusciva ancora credere che lei fosse davvero lì, in carne ed ossa.
“Ti credevamo tutti morta”, mormorò.


Nda  
E rieccomi nuovamente qui dopo più di un mese con un nuovo capitolo. Non preoccupatevi, per il prossimo non vi farò aspettare così tanto ;)
A presto :D 
   
 
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