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Autore: Selhin    23/04/2016    2 recensioni
Una raccolta di Shot comprese durante la compressione temporale. Utilizzerò le tematiche del One Hundred Prompt, ogni tema una shot e un personaggio con la sua storia :
Passato - ... poi mi guarda negli occhi, occhi uguali ai miei.
Presente - ... Forse era ancora in tempo per la sua redenzione.
Futuro - ... Sarebbe tornata a casa ad ogni costo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Final Fantasy VIII

Pairing: Nessuno

Personaggi: Laguna Loire, Angelo, Rinoa Heartilly

Tipologia: One Shot ( 1670 parole )

Genere: Slice of Life, Missing Moment, Introspettivo

 

12° Argomento: Tempo
57
. Presente

 

 

Wait and Hope

 

 

 

  Plic. Plic.

Un suono leggero che conosce gli arriva limpido alle orecchie. Pioggia. Da quanto sta piovendo?

Apre gli occhi e si guarda attorno confuso. Perché si trova a Winhill? Quando è arrivato? O forse la domanda corretta era un’altra. Se n’era mai andato davvero?

Una mano gentile gli sfiora la spalla e non serve che la guardi per sapere a chi appartiene quel tocco. Il suo viso si anima, gli occhi quasi brillano mentre si volta felice come non mai di vederla. Raine lo scruta in silenzio, sorridente, ma lui capisce subito che qualcosa non va. La afferra per le spalle, l’abbraccia con trasporto, le chiede quasi supplicandola di parlargli perché vuole sentire la sua voce. Le chiede perdono un’infinità di volte fra lacrime che rigano le guance. Ma lei si ostina nel suo silenzio, non lo abbraccia, non è felice. Finché Laguna torna a guardarla e vede che gli occhi adesso sono color oro. Sono occhi crudeli, sono occhi ingannatori. I capelli si allungano e mutano colore trasformandosi in argento vivo. Il sorriso diventa un ghigno di scherno, una risata malvagia. Non ha mai visto questa donna ma sa a chi appartiene quel volto.

Ed è lui adesso a mutare, ringiovanendo. Una lunga cicatrice gli solca il viso, fra le mani stringe un gunblade. Sa di essere lui ma allo stesso tempo riesce a vedere la scena con occhi da spettatore.

La Strega si erge in statura, è avvolta da una luce rossa e tenebrosa, gli occhi sembrano fuoco. Il ragazzo si prepara ad attaccare ed ecco che lei muta ancora una volta divenendo un enorme e mostruoso essere. Assomiglia a un leone.

Sfodera gli artigli e colpisce il ragazzo trapassandogli il petto. Sangue denso, scuro, scivola lungo il suo corpo mentre la vita lo abbandona. E Laguna urla di dolore ma nessun suono esce dalle sue labbra perché è lui stesso ad essere morto. L’ultima cosa che riecheggia nella sua mente è ancora quella risata perversa che gli gela l’anima.

 

 

  Plic. Plic.

Ancora quel suono. Umido sulla sua pelle.

Non aprì subito gli occhi, aveva troppa paura di ritrovarsi davanti ancora quel mostro. Non voleva rivedere quella scena di nuovo.

  Plic. Plic.

Da qualche parte, come un eco lontano nella sua testa, sentì ancora quella risata. Brividi freddi gli corsero lungo la spina dorsale.

  Plic. Plic.

Un gemito, le dita della sua mano erano completamente bagnate. Sentì freddo.

Aprì di scatto gli occhi come se fino a quel momento fosse stato ancora prigioniero di quell’incubo. Perché quello era stato e nulla di più. Forse un presentimento? Sperava di no e voleva davvero cercare di rimanere positivo fino alla fine.

Quando finalmente guardò la mano che ciondolava lungo il bracciolo della sedia vide Angelo osservarlo quasi con preoccupazione. Dopo qualche secondo riuscì a tirarsi su e si allungò per accarezzarla dietro le orecchie.

  - Ehi piccola, ti ho fatto preoccupare? Scusami, era solo un incubo. -

La cagnetta accettò con gratitudine le carezze appoggiando il muso sulle sue ginocchia. Sentiva che quell’uomo aveva bisogno del suo conforto, che soffriva in silenzio come lei. Viveva quasi in solitudine, sebbene fosse circondato sempre da molte persone era solo e, adesso, anche lei era sola. Aspettavano silenziosamente che i loro cari tornassero, speravano che stessero bene, avevano paura di non vederli mai più. Per un cane era normale passare le ore ad aspettare il proprio amico umano ma per quell’uomo era assai diverso. Come doveva essere aspettare e aspettare senza poter fare niente? Estenuante, straziante forse. Si sentiva impotente e più passavano le ore più temeva per la vita di quei ragazzi che avevano accettato con onore quella missione pericolosa. Tra di loro c’era suo figlio inconsapevole della verità, combatteva anche per quell’uomo di cui appena conosceva l’identità, rischiava la vita senza sapere chi lui fosse. Per Squall era naturale combattere, aveva conosciuto solo quello nella sua vita, ma a Laguna non piaceva e detestava ancor di più starsene rinchiuso in una stanza ad aspettare.

Guardò Angelo mentre gli restituiva silenziosa lo sguardo. - Spero solo non fosse una specie di premonizione. Sai, mi hanno sempre detto di non credere a queste sciocchezze, eppure io non posso farne a meno. Stupido eh? -

La cagnetta abbaiò forte in risposta. A Laguna sembrò quasi di sentirla mentre lo sgridava per essere così debole. Si accucciò accanto a lei assorbendo il suo calore, il pelo era morbido e il suo respiro regolare lo rilassò. Come se si trovasse in un altro sogno sentì bussare alla porta, il suono riecheggiò in tutta la stanza con un brontolio…

 

  - Mi scusi signor Laguna, posso entrare? -

La voce femminile oltre la porta era nuova e familiare allo stesso tempo. Quando la porta si aprì anche il volto di quella ragazza era conosciuto. Rinoa fece capolino dalla porta, lo sguardo leggermente intimorito, i capelli scuri stretti in una treccia.

  - Prego, entra pure… Rinoa. -

Lei avanzò di un paio di passi oltre la soglia della stanza tenendo gli occhi sul pavimento.

  - Ecco, mi chiedevo se lei potesse farmi un favore. -

L’uomo la guardò con disappunto.

  - Primo : non darmi del signore ti prego, parliamo a tu per tu. Secondo : credo tu sia in diritto di chiedermi qualsiasi cosa visto quello che stai per fare, non solo per me, ma per tutta l’umanità. -

La ragazza alzò lo sguardo, c’era qualcosa in quell’uomo che le ispirava simpatia.

  - Va bene sig… ehm, Laguna. -

Lui annuì soddisfatto e con un gesto della mano la invitò a continuare.

  - Dunque, vorrei affidarti il mio cane mentre saremo in missione. Solitamente la porto sempre con me, ma questa volta è troppo pericoloso, non voglio rischiare che si perda nella compressione temporale. -

Laguna non si era accorto che la cagnetta era entrata nella stanza e si era seduta accanto alla giovane.

  - Non ti darà fastidio, lo prometto. Non ho nessuno a cui affidarla e di te mi fido. -

Lui si accucciò all’altezza di Angelo e le carezzò il muso. - Ma certo, non c’è nessun problema. A lui ci penso io! -

Rinoa rise non appena la sua amica pelosa abbaiò contrariata. - Oh no, Angelo è una femmina! -

Laguna sgranò gli occhi. - Ah scusami, con quel nome credevo che… non importa. Perdonami Angelo. -

La ragazza si abbassò alla loro altezza e abbracciò la cagnetta.

  - Si, è un errore comune. Lei è l’unico legame rimastomi con mia madre. -

L’uomo la guardò incuriosito e lei continuò. - Mia madre aveva un cane, glielo aveva comperato mio padre perché si sentisse meno trascurata quando lavorava nei primi mesi di matrimonio. La lasciava quasi sempre sola. Io non lo ricordo molto perché ero piccola ma Angelo era un cane dolcissimo, mi stava sempre vicino quando ero giù di morale o mi facevo male. -

Alla giovane sfuggì dagli occhi una lacrima veloce, che si dissolse quasi subito ma a Laguna non sfuggì.

  - Bè, quando mia madre morì Angelo era l’unico amico che mi era rimasto, purtroppo quattro anni dopo si ammalò ma per fortuna era nata già questa piccolina qua. Così ho deciso di darle lo stesso nome del cane che aveva tanto aiutato mia madre nella sua solitudine, sperando potesse aiutare anche me. -

Lui accarezzò nuovamente la cagnetta poi rivolse la sua attenzione alla ragazza mettendole premurosamente una mano sulla spalla. - Ho capito, lei è molto importante per te. -

Rinoa gli sorrise, annuì e si avviò alla porta. Prima che toccasse la maniglia si sistemò i capelli sulla fronte, scostandogli dagli occhi. Un gesto semplice e comune ma che lui l’aveva già visto…

  - Aspetta. - la fermò prima che potesse uscire. Lei si voltò confusa temendo potesse aver cambiato idea. - Come... qual'era il nome di tua madre? -

La ragazza non capì ma rispose senza pensarci troppo. - Julia… Julia Heartilly. -

Laguna ebbe quasi un mancamento, tutto gli era chiaro. La sua voce famigliare, il suo aspetto e i modi di fare come se la conoscesse già… il destino aveva davvero uno strano senso dell’umorismo.

Le sorrise provando già un grande affetto per quella ragazza. - Mi prenderò io cura di Angelo, sta tranquilla. -

Rinoa uscì dalla stanza sorridente non sapendo quanto avesse importanza l’identità di sua madre per quell’uomo.

 

  Si svegliò mentre Angelo continuava imperterrita a leccargli il viso preoccupata. Aveva tentato per parecchi minuti di svegliarlo abbaiando così era passata direttamente alla procedura che Rinoa prediligeva la mattina presto.

Laguna la allontanò ridendo, accarezzandola forte dietro le orecchie.

  - Sono sveglio, sono sveglio! -

Un forte bussare interruppe il loro gioco e l’uomo ebbe una strana sensazione di dejà vu.

  - Si? -

La voce di Kiros oltre la porta gli arrivò ben chiara alle orecchie.

  - Laguna, la compressione temporale è iniziata! -

Il presidente di Esthar si alzò in fretta, una nuova sensazione di paura lo assalì all’improvviso. Ce l’avevano fatta oppure erano caduti nel tentativo? Lo avrebbero saputo di lì a poco ma nel frattempo poteva solo sperare ed aspettare.

E lo avrebbe fatto.

Guardò Angelo d’improvviso seria e non più giocosa come se sapesse che la sua amica umana era in pericolo. La guardò e gli sembrò che finalmente il cerchio si chiudesse, dando un senso a tutte le scelte che aveva compiuto nella sua vita. Alle scelte buone, alle scelte giuste e a quelle sbagliate. Adesso lui era lì e non avrebbe cambiato niente del suo passato perché i suoi errori lo avevano portato ad arrivare fino a quel momento. Julia, Rinoa, Raine, Squall… erano tutti collegati a lui in qualche modo. Forse era ancora in tempo per la sua redenzione.

Si accucciò nuovamente all’altezza della cagnetta. - Te lo prometto Angelo, ce la faranno. Non gli accadrà niente. -

Lei non si lamentò e si diresse verso la finestra cercando nel paesaggio un segno della sua amica. L’uomo la seguì, in silenzio.

Insieme avrebbero atteso e sperato. Non potevano fare altro per il momento.

 

 

 

 

 

 

Note Autrice : Mmmmh sono stata bloccata su questa fic per troppo tempo, non mi veniva nessuna idea per rappresentare il presente ( quando le successive sono praticamente pronte ) e quindi non potevo andare avanti. Tutto sommato penso si faccia leggere, ma non ne sono molto soddisfatta, però non volevo restare bloccata al 2 capitolo che diamine. Spero che a qualche anima pia sia piaciuta comunque ç_ç

A presto!
Selhin <3


The One Hundred Prompt Project
   
 
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