Prologo
Dicono che ognuno di noi nasconda
dentro di sé un’altra persona, un frammento
scollato e separato dal nostro
essere primario; a volte schiacciato e represso; a volte semplicemente
dimenticato; a volte a noi stessi sconosciuto. Dicono che le persone
non cambiano
dall’oggi al domani; che è difficile perdere le
abitudini; che è necessario
celare la propria natura vivendo di menzogne e indossando maschere
create su
misura. Ma qual è la vera natura di un essere umano?
Può davvero un individuo
definire se stesso in modo perfetto? È davvero possibile
affermare di conoscere
se stessi senza rischiare di cadere in errore? Qual è la
vera me? Quando le
persone mi guardano, chi è che vedono veramente? Chi
è la ragazza che compare
davanti ai loro occhi?
Domande a cui credevo di avere una
risposta. Ma mi sbagliavo. Come si sbaglia qualunque umano che sostenga
di
conoscere se stesso. Ognuno di noi non è che un eterno
enigma irrisolto, un
puzzle i cui pezzi sono in continuo mutamento, rendendo impossibile
qualunque
combinazione permanente. E la verità più
spaventosa è che non siamo quasi mai
noi a innescare tali mutamenti. Essi avvengono a nostra insaputa,
stravolgendo
la percezione di noi stessi che abbiamo avuto fino a quel momento.
“Disturbo
dissociativo dell’identità”. O
più comunemente noto
come “Disturbo di Personalità Multipla”.
Così viene definito in ambito medico
questo particolare fenomeno da cui tutta l’umanità
è affetta.
Ho
scoperto improvvisamente di avere dentro di me altre cinque
personalità.
Per ora sono soltanto cinque, ma chi può dire che non ne
compaiano altre in
futuro? Io prego ogni notte che ciò non accada. Non potrei
sopportarlo. Sono
sicura che mi distruggerebbe.
Dieci
anni fa, quando la gente mi domandava: “E tu chi
sei?”
avrei risposto: “Mi chiamo Wadsworth Eiko. Frequento il terzo
anno delle scuole
medie. Il mio colore preferito è il blu. Mi piacciono
gli sport, benché non
sia portata per nessuno di essi. In realtà non sono portata
per nulla in
particolare. Sono tranquilla e riservata. Amo i cani. Non parlo molto,
ma so
ascoltare. Non eccello in nessuna materia, ma me la cavo in tutte.
Nonostante
abbia tanti sogni e ambizioni, non ho tuttavia le abilità
per realizzarli. Sono
goffa, timida, maldestra, insicura. Non possiedo una solida autostima.
Non sono
pessimista, semplicemente conosco i miei limiti e so quanto sia
difficile
superarli. Non ho un talento speciale, ma a me va bene così.
Essere speciali
non sempre è positivo. Non mi sono mai innamorata e non ho
mai ricevuto una
dichiarazione. Tuttavia la gente dice spesso che sono carina. Non ho
nemici. Ma
neanche persone che possa considerare amici.
Benché
appartenga ad una delle famiglie più ricche e influenti
del paese, non mi sono mai considerata superiore agli altri. Non
è ciò che mi
hanno insegnato mio padre e mia madre. Ho un fratello maggiore e una
sorella
maggiore. Diversamente da me, sono entrambi molto dotati e
intelligenti. Ho anche
cinque cugini e viviamo tutti insieme nella grande tenuta di famiglia.
Siamo
sempre stati uniti, fin da bambini. Passo la maggior parte della mia
giornata
in loro compagnia. Mi trattano bene e sono sempre tutti molto gentili
con me. E
a me non dispiacciono le loro attenzioni, anche se a volte le trovo
soffocanti.
Da parte mia cerco di ricambiare il loro affetto come meglio posso, ma
finisco
quasi sempre col creare pasticci e causare problemi. Eppure nessuno di
loro si
arrabbia mai con me. Forse perché abbiamo come esempio il
legame tra mio padre
e mia zia. Fin dalla nostra nascita infatti ci è stato
insegnato quanto sia
importante per i membri della stessa famiglia prendersi cura gli uni
degli
altri, accettarsi e proteggersi a vicenda. E in modo particolare io ho
potuto
godere di questo insegnamento: come ultima arrivata, infatti, ho
ricevuto le
premure e le attenzioni di tutti.
In
qualche modo mi sento protetta e accettata,
nonostante le mie imperfezioni. Insomma, mi
considero una ragazza normale.
È nella mia natura
vivere seguendo il mio ritmo, senza affaticarmi per rincorrere il
mondo, neanche quando mi
lascia indietro.
Io
non sono speciale come i miei fratelli o i miei cugini, ma
questo loro non me l’hanno mai fatto pesare. Non
ricoprirò mai un ruolo di
guida all’interno della famiglia, lo so, ma so anche che non
verrò mai
abbandonata”.
Dieci
anni fa, quando la gente mi domandava: “E tu chi
sei?”,
avrei risposto così, sicura di non sbagliarmi. Ma io non
sono così. Non lo ero.
Non era nella mia natura esserlo.
La
mia natura. Quante volte ho pensato e pronunciato nella mia
mente questa espressione. Anche io come tutti credevo, anzi ero
assolutamente certa
di conoscere la mia natura. Di conoscere
me stessa. Ero certa di essere l’unica. L’unica me. L’unica Eiko.
Poi sono comparse loro.