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Autore: Emmastory    29/04/2016    1 recensioni
La bianca lupa Runa, ora protetta dal suo branco e da un amore che non cesserà mai di esistere, continua il suo viaggio alla ricerca delle sue radici. Ne è completamente all'oscuro, ma gli umani, odiati dal suo intero branco, potranno un giorno rivelarsi la chiave del mistero che tenta di risolvere. Lei ha fiducia in loro, e muovendosi controcorrente, ignora i pregiudizi che circondano tali creature. (Seguito di Luna d'argento: Primordio notturno)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Capitolo XIII

Il richiamo della foresta

Un giorno. Ventiquattro lunghe ore che erano sparite dalla mia vita riuscendo a sfuggire alla mia corsa, proprio come ultimamente riuscivano a fare le mie prede. Un’azione che le stesse compivano con frequenza sempre maggiore, rimanendo in vita e scampando ai miei artigli e ai miei aguzzi canini. Conigli, volpi, serpenti, e perfino viscide rane. Tutte prede che continuavano a ritrovare la libertà, impedendomi di procacciarmi il cibo e gioire di un lauto pasto. Il tempo scorre, e la mia unica consolazione sono i miei figli. Lupi giovani e agili, che sin dall’età adulta, hanno promesso di starmi accanto e aiutarmi in ogni occasione. Murdoch e King sono i miei unici figli maschi, gemelli orgogliosi l’uno dell’altro, ma mai rivali. Felicissimi di avere una sorella come la dolce e candida Cora, mio ritratto nell’aspetto fisico ma copia del padre per ciò che riguarda il carattere. Dopo circa un mese dalla sua disavventura nei boschi, è riuscita a riprendersi grazie all’aiuto dei miei amici umani, che ho abbandonato andando alla ricerca di un nuovo rifugio lontano dalla mia vecchia tana, dimora di fiere ben più grosse e feroci di me, che alla mia sola vista non avrebbero volontà dissimile dal mangiarmi dilaniandomi e straziando le mie povere e tenere carni. Triste e sconsolata, mi abbandono ad un cupo sospiro, per poi ignorare lo sguardo di mia figlia e posare il mio su un sentiero in terra battuta, al cui culmine è situato il villaggio degli umani. Oltre quel punto, la casa di Saskia. Mia grande amica e confidente, unica persona che sia mai riuscita a farmi cambiare idea sul mondo degli umani. Muovendo un singolo e tuttavia incerto passo in quella direzione, vorrei tornare indietro, ma so di non poterlo fare. I miei figli mi sono vicini, e l’amore della mia vita è definitivamente scomparso, morto per mano ignota. Il dolore derivante dalla sua perdita mi distrugge l’anima con una lentezza esasperante, e le ferite, fresche e aperte, bruciano. Per pura fortuna non sono sola, ma mi sembra di esserlo. Il silenzio mi avvolge, e sono completamente assorta nei miei stessi ed esuli pensieri. I minuti scorrono come acqua e volano come uccelli, ed io mantengo il silenzio. Cosa fare? Dove andare? Non ne sono sicura, ma so di dover agire. Le zampe mi fanno male, ma il dolore fisico appare inesistente se paragonato a quello emotivo. Non sono che una bianca lupa, e forse ingenuamente, credevo di aver trovato in Scott la mia metà, unico lupo di cui potessi fidarmi oltre a quelli formanti il resto del mio branco. Era sparito, morto, andato per sempre. La sua unica eredità sono i miei figli, che crescono con l’andar dei giorni riempiendomi il cuore di orgoglio. Un cuore che batte e non cessa di farlo nonostante le ferite, e che lo farà fino all’ora e al giorno della mia triste morte. Ora come ora, sono fortemente indecisa, ma sempre più propensa a lasciarmi tentare dal pressochè irresistibile richiamo della foresta.
   
 
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