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Autore: Snow_Elk    05/05/2016    3 recensioni
Che cosa hanno in comune un mercenario di Reilly e una predatrice ribelle? Niente, probabilmente si sparerebbero a vicenda ancor prima di chiedere "Ehi, hai una sigaretta??". Ma non è il caso di Jeff e Dave che, catturati dall'Enclave, si ritroveranno ad affrontare un viaggio lungo che li costringerà ad attraversare tutta la zona contaminata di DC. Tra incontri fuori dal comune, scontri all'ultimo sangue e disavventure di ogni genere i due scopriranno che la zona contaminata non è semplicemente una distesa in rovina, un monumento ai peccati dell'uomo, bensì un luogo che ha una vita propria e secondo alcuni...anche una coscienza.
NOTA BENE: questa è una storia scritta a 4 mani in cui io sarò il mercenario"Jeff" mentre madame_red_, l'altra scrittrice, interpreterà la predatrice "Dave". Qui potrete trovare il suo profilo: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=141224
Speriamo che questo nostro esperimento vi piaccia.
Enjoy and stay close!
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Odissey in the Wasteland



Capitolo II-C’è chi atterra e chi precipita.


Nota degli autori: Salve ragazzi! Eccoci arrivati al secondo capitolo della storia, nonché al punto fatidico in cui i nostri protagonisti finalmente si incontreranno, a pochi passi dall'inizio dell'avventura, Speriamo che questo strano esperimento vi stia piacendo e ci auguriamo che continuerete a seguire le strane avventure di Jeff e Dave.
Un saluto dalla zona contaminata e.... buona lettura!

Snow & Madame



Jeff Callaghan
 
Da qualche parte nella zona contaminata                                           3 Settembre 2275
 
 
C’era odore di olio motore, polvere da sparo e qualcosa che sembrava vagamente brandy. Dove diavolo era finito? Aveva la memoria mal ridotta in quel momento e cercò di ripercorrere a ritroso gli ultimi avvenimenti: l’uscita per il pattugliamento, le pause sigaretta in cima a quella palazzina in rovina, e poi?
Aveva spento la radio, già, la radio,  perché aveva visto qualcosa, era successo qualcosa. Chi? Dove? C’erano dei corpi, supermutanti, qualcuno li aveva uccisi senza problemi, ma chi?
Lo sforzo di ricordare era identico a quello che doveva sorbirsi ogni volta che finiva a sbronzarsi con Dovonan dopo il buon esito di una missione, con la semplice differenza che non aveva bevuto, se non uno o due sorsi che non gli avevano nemmeno bagnato la gola.
 
L’Enclave! Come un’esplosione nel cuore della notte tutto fu più chiaro in un battito di ciglia: l’enclave aveva massacrato i mutanti, l’enclave era arrivata fin nel cuore di DC per fare prigionieri, rapire persone per chissà quale oscuro motivo, e sempre la dannata Enclave l’aveva catturato dopo che aveva tentato di salvare quei poveri disgraziati.
Al diavolo lui e il suo dannato senso civico.
“Potevo benissimo farmi i cazzi miei e adesso sarei ancora lì a fare la guardia a delle rovine radioattive e a bere whiskey” pensò, sentendo il freddo del metallo sui polsi e sulle caviglie: l’avevano incatenato come un salame, o ancor meglio come il peggiore dei banditi.
Il rombo dei rotori e quell’intenso odore di olio motore erano la prova eloquente che si trovava a bordo di un vertibird e si maledì per non averlo capito prima, o perlomeno di non essersi ripreso prima. Al diavolo, di nuovo.
Quel rombo assordante si fece sentire di più, quasi come se d’un tratto avesse riacquisito l’udito prima perduto, ma era bendato e non poteva vedere una “beneamata mazza” ma era qualcosa che aveva ignorato dal principio.
 
Tutte quelle scosse elettriche l’avevano frastornato per bene e non sapeva neanche per quanto tempo era rimasto privo di sensi, ma poco importava, doveva trovare un modo per andarsene, per liberarsi. Sapeva fin troppo bene chi entrava a Raven Rock non ne usciva più e si sarebbe giocato lo stipendio più la fiaschetta che la loro destinazione era proprio quella.
- Ehi sergente, guarda un pò chi si è svegliato! – esclamò qualcuno vicino a lui e sentì dei movimenti in tutto il velivolo: quante persone c’erano? E gli altri prigionieri? Forse c’era più di un vertibird. Si morse le labbra, odiava trovarsi in quel genere di situazione, quando era letteralmente all’oscuro di tutto.
- Oh, il paladino della giustizia si è ripreso, vedo – quella era la voce dell’ufficiale che gli aveva regalato un appuntamento a tu per tu con un bel paio di Watt.
- Siamo tutti bravi quando siamo in maggioranza numerica, non è così? – sibilò Jeff di rimando, continuando a tenere la testa sul freddo pavimento della cabina, non aveva voglia di strisciare come un verme per cercare di capire da che parte provenisse la voce.
- Vedo che anche la tua spavalderia si è ripresa. Bene, levategli la benda, voglio guardare negli occhi questo pezzo di merda – esordì l’ufficiale e percepì distintamente i suoi stivali che avanzavano a passo lento nella sua direzione.
Qualcuno lo strattonò per farlo mettere a sedere e dopo aver controllato che polsi e caviglie fossero ben bloccati gli levò la benda con la stessa gentilezza di un deathclaw.
 
Nonostante fossero in una sorta di penombra fu quasi accecato dalle luci aritificiali poste ai due lati della cabina, ma impiegò poco a riacquistare la vista e lanciare una veloce occhiata intorno a sé: c’erano almeno quattro soldati dell’Enclave oltre al tizio che l’aveva messo a sedere come un sacco di patate e all’ufficiale che lo fissava con uno sguardo misto di disprezzo e ammirazione.
Alle sue spalle percepì i pianti sommessi degli altri prigionieri, ammassati vicino al portellone come delle bestie.
- Hai intenzione di fissarmi a quel modo finché non arriviamo? – chiese per rompere quel silenzio fastidioso che aleggiava tutt’intorno, interrotto solo dal sibilio dei rotori e dai flebili lamenti dei prigionieri, una strana sinfonia.
- Potrei anche farlo, ma dove sarebbe il divertimento? – l’ufficiale si avvicinò e lo afferrò dal colletto della giacca – Mi piacciono i tipi come te, sai? Vi credete dei duri, non dovete render conto a nessuno se non a voi stessi, giusto? Beh, la risposta è: sbagliato! – esclamò e sferrò un gancio con la mano  destra. Jeff incassò il colpo senza batter ciglio, era un mercenario, un soldato, Reilly gli aveva insegnato che quel genere di pugni dovevano essere carezze.
 
- Continuo a pensare che sia troppo facile così, signor Ufficiale dell’Enclave, o hai paura di un povero mercenario? – lanciò un’altra frecciatina e sentì aumentare il brusio, i soldati mormoravano tra di loro mentre sul volto dell’ufficiale era apparsa una smorfia di rabbia che andava crescendo di secondo in secondo.
Un altro gancio, poi un manrovescio e ancora un altro gancio. Questa volta sputò un pò di sangue, ma ritornò nella stessa e identica posizione di prima, con un’epressione sulla faccia che sembrava dire “Tutto qui?”
- Quando saremo arrivati a Raven Rock vedremo se avrai ancora il coraggio di scherzare, fosse per me vi avrei già ucciso tutti, siete solo feccia – sibilò l’uomo senza staccargli gli occhi di dosso, mentre il mormorio dei soldati aumentava.
- Perché non mi sleghi e risolviamo le cose da veri uomini? Una scazzottata alla vecchia maniera – rispose Jeff sopportando quello sguardo carico di odio e rabbia, se proprio doveva finire all’altro mondo perlomeno voleva farlo combattendo.
- Se proprio ci tieni, l’Alto Comando non ha specificato “niente ferite” quindi potrò liberamente spaccarti la faccia senza spedirti al Creatore – disse, mentre metteva mano all’uniforme in cerca delle chiavi, con un sorriso sadico stampato sulla faccia.
 
Ma prima che potesse afferrare il fantomatico mazzo di chiavi un altro soldato, uno dei piloti a giudicare dall’elmetto, uscì dalla cabina di pilotaggio.
- Signore, l’unità XVZ6 è sulla frequenza di comunicazione 4 e chiede di parlare con lei – esordì allugando un auricolare e l’ufficiale senza dire nulla lo afferrò  abbandonando la presa su Jeff che cadde a terra a peso morto.
- Sergente Loyers, in ascolto – sentenziò con estrema freddezza, probabilmente gli bruciava di non aver potuto pestare a sangue il mercenario, Jeff rise sotto i baffi, gli prudevano le mani, ma si disse che avrebbe avuto un’altra occasione.
- Qui è l’unità XVZ6, sergente, abbiamo aggiornamenti sull’operazione “Ragnarok” -gracchiò una voce dagli altoparlanti del velivolo.
- Sentiamo – l’ufficiale incrociò le braccia sul petto, poggiandosi contro la parete e ignorando totalamente Jeff che rimase immobile a terra con l’udito teso.
- Abbiamo catturato altri 16 soggetti di cui 8 sfollati, 5 banditi, 2 mercenari e una ragazzina, anche lei sembra essere un qualche tipo di delinquente –
- Non mi interessano i dettagli, soldato, avete raggiunto la quota stabilita? –
- Sissignore, raggiunta con quest’ultima cattura. Ci stiamo affiancando a voi per procedere a destinazione, penso che.....ah! Che diavolo è....-  si sentirono alcuni rumori indescrivibili, delle urla e alcuni stridoli metallici, dopodiché il nulla.
- La comunicazione si è interrotta – osservò il copilota notando il silenzio che era sceso nell’abitacolo. Loyers si trattenne a stento.
- Che cosa signifca si è interrotta? Che diavolo è successo? – si poteva percepire lo stupore nelle sua voce. Gli altri soldati si scambiavano sguardi perplessi.
- Voglio che risolviate subito questo...- non riuscì a termine la frase: l’intero velivolo fu scosso e si inclinò di alcui gradi facendo scivolare o cadere chi non era riuscito ad aggrapparsi a qualcosa. L’allarme iniziò a sibilare allagando l’intera cabina di bagliori rossastri. I prigionieri iniziarono ad urlare impauriti, Jeff rimase impassibile: stava succedendo qualcosa, sicuramente collegato al contatto interrotto con l’altro vertibird e forse poteva essere qualcosa che andava a suo favore.
- Che cosa cazzo è stato? – ulrò Loyers tenendo ben salgo ad una delle maniglie accanto ai sedili.
- Qualcosa ci ha colpito! – rispose di rimando il pilota mentre il velivolo continuava a tremare come scosso dagli spasmi. L’intero abitacolo fu presto invaso da uno strano fumo grigiastro, da urla  e spie luminose che si accendevano e spegnevano come tanti piccoli fuochi d’artificio. In una parola: il caos.
- Soldato chi ci sta attaccando?- chiese Loyers cercando di sovrastare con la sua voce il frastuono incessante dei rotori.
- Ci attaccano da terra, signore, non so come facciano, hanno danneggiato il rotore di sinistra, non so fino a che pu.... -  un urlo disumano smorzò la frase e Jeff vide che la cabina di pilotaggio era stata colpita in pieno, uccidendo sul colpo il pilota.
- Precipitiamo! – esclamò qualcuno mentre il vertibird roteava su se stesso lasciandosi alle spalle una densa scia di fumo nero.
Tuttò ciò che lo circondava iniziò a roterare vorticosamente: i soldati, l’equipaggiamento, i prigionieri,  le luci dell’allarme, i suoni, Loyers stesso.
- Tenetevi forte! – aveva risposto un altro prima che tutto tornasse nero e  che quel
caos assordante si smorzasse come una fiamma senza ossigeno.
 
                                                                  [...]
 
Per la seconda volta di fila si ritrovò a rotolare a terra, suonato come una campana, e frastornato nei pensieri come nell’anima. Due volte nello stesso giorno era troppo anche per lui.
C’era ancora l’odore di olio motore, ma questa volta era bruciato, come lo erano tutti gli altri odori. Puzzo di bruciato, di polvere da sparo e... sangue. Sangue fresco.
Aprì di scatto gli occhi e vide il cielo: era sopravvissuto, o comunque non era ancora morto, e uno scontro a fuoco imperversava intorno a lui ma prima che potesse pensare al resto una figura lo oscurò.
Era un uomo, indossava quello che sembrava essere la pelle di un deathclaw e lo fissava con due enormi occhi gialli. Solo dopo si accorse che gli puntava alla gola un’enorme spada d’osso. Quel tipo sembrava uscito da un racconto dell’orrore, o da uno di fantasia per ragazzi, o entrambi.
Sentiva gli spari, i sibili dei proiettili, esplosioni, urla, gli stessi assalitori che avevano fatto precipitare i vertibird ora stavano ultimando il lavoro e i soldati sopravvissuti tentavano un’ultima estrema difesa. Lui era bloccato lì a terra, quell’uomo aveva uno sguardo magnetico e trasmetteva  sensazioni confuse. Odio? Paura? Chi era e soprattutto che cosa voleva? Alla fine si decise a parlare.
- Se vuoi vivere...- esordì - ...dovrai fare esattamente ciò che ti dirò, Jeff Callaghan -


Dave Campbell
 
Da qualche parte nella zona contaminata                                                    3 Settembre 2275

 
 
Aveva appena ripreso il cammino verso Raven Rock, la zona contaminata attorno a lei era abbastanza calda, un odore di terra e polvere le entrava nel naso e le dava quasi alla testa.
Camminava lentamente guardandosi attorno, sapeva che il tempo necessario per arrivare sarebbe stato molto lungo e che avrebbe dovuto camminare ancora per qualche giorno.
 Un rumore forte la sorprese da dietro, sobbalzó in avanti e  il primo istinto fu quello di correre fino a nascondersi dietro una grossa roccia.
Accucciata e silenziosa osservava il terreno brullo davanti a sé,un vertibird si stava avvicinando e sembrava in fase di atterraggio.
Una grossa nube di polvere si innalzò inondando l’area intorno,il rumore era sempre più forte, Dave guardava con gli occhi semicoperti dalle mani per proteggersi dalla polvere e tentava di farsi sempre più piccola dietro la roccia.
Il vertibird atterrò con un tonfo sordo sollevando, se possibile,ancora più polvere.
Saltarono giù dal veivolo due soldati in armatura atomica, e stette lì immobile.
 
“Abbiamo localizzato la ragazzina” disse uno, poi continuò “agli ordini, catturare senza uccidere, ricevuto”
 
-merda, merda!- pensó Dave –se mi trovano sono fottuta-
Il rumore metallico dei passi dell’armatura atomica la spaventava a morte, tremava perché sapeva che se anche si fosse scagliata contro di loro non sarebbe durata a lungo.
I due si avvicinavano ormai inesorabilmente e quando alzò gli occhi li trovó a sovrastarla, rimase con gli occhi sgranati, impossibilitata a muoversi, avevano preso quel mercenario e ora volevano anche lei? Che cosa le avrebbero fatto? Di certo niente di buono, non si dicono cose belle in giro dell’Enclave, e soprattutto sapeva che gente come lei, i predoni, erano ritenuti feccia quasi quanto i supermutanti e quelle bestie immonde che troppo spesso si era trovata a fronteggiare.
Sicuro l’avrebbero uccisa così, a sangue freddo.
I due scoppiarono a ridere nel vederla così spaventata e di peso l’afferrarono per le braccia.
 
“Stanata!” Ghignó uno.
L’altro si limitò a emettere uno strano verso.
 
“Cosa cazzo volete farmi?” Inizió Dave: “lasciatemi in pace, o ve ne pentirete” erano minacce vuote e lo sapeva, sapeva anche che se avessero voluto avrebbero potuto spezzarla in due come un fuscello.
“Ah ma davvero?” Fece il primo:”siamo combattive eh,allora ti sistemo io” la afferrò per le gambe e la tenne ferma mentre l’altro le prese le braccia e le legò i polsi assieme.
Le corde le stringevano sui polsi e poteva avvertire la morsa gelata  dell’armatura atomica attorno alle sue gambe.
“Cosa volete da me?” La sua voce era aggressiva, graffiante.
“Oh tesorino lo scoprirai” le rispose uno con un’intonazione parecchio inquietante.
Dave cercò di iniziare a scalciare ma non riusciva a muovere le gambe per cui si agitava convulsamente e iniziò ad emettere versi tra il dolore e la paura. I due soldati restarono li, fermi a ridere di lei osservandola dimenarsi.
“Ora basta signorina” imperó il soldato che fino ad allora era stato in silenzio.
La sollevò con facilità e la caricó in spalla come un sacco di patate.
 
I due la portarono sul vertibird  e la appoggiarono non molto delicatamente per terra vicino ad altre persone che versavano  in uno stato pietoso e che non proferivano parola.
Il velivolo inizio a decollare producendo un rumore assordante.
Il pavimento era freddo e lei cominciava ad innervosirsi :” Adesso basta, cosa cazzo é questa storia?” fece per alzarsi ma uno di loro la rimise a sedere spingendola –“ Lasciatemi andare, io non vi servo, cosa ve ne fate di me? Io vi ammazzo tutti lo giuro, vi faccio saltare le budella..” Le parole le uscivano dalla bocca come un flusso senza fine, era spaventata e nervosa:”Vi fate forti con le vostre armature eh, fate schifo..”
 
“Ma non sta un attimo zitta questa ragazzina?” Disse sbuffando uno di loro.
“No, io vi uccido! Ma chi vi credete di essere? Vi ammazzo eh, giuro che lo faccio, vi spacco in due e poi bevo il vostro sangue, oh lo giuro che lo faccio, lo faccio!” ma come tentava di alzarsi veniva malamente ributtata a terra, fino a che uno dei soldati non prese una corda e le legó anche le caviglie.
“Questo é troppo, lasciatemi andare, subito!” Continuò a ringhiare convulsamente.
Il pilota che fino ad allora era stato zitto si girò indietro :“Cazzo mettetela a tacere, non sento più neanche i miei pensie...MERDA!” Urló con una voce straziata, “Qualcosa da terra ci sta attaccando! Interrompi la comunicazione con l’unitá XVZ9”.
Per tutto il velivolo risuonava l’allarme con un rumore assordante, talmente forte che Dave iniziò a sentirsi confusa, lo stato di avaria sembrava persistere.
“É necessario un atterraggio di emergenza” comunicó il pilota “ 300 metri, 200 metri, 110 metri, 50, 20, 15,5.. Merda merda merda!”
 Dave sentì un forte boato, una vampata di calore la investì e poi... Piú nulla.
 
[...]
 
Quando riprese conoscenza si trovò a terra,ricoperta di polvere e sangue.
Il paesaggio intorno a lei non era poi molto diverso da quello che c’era nei dintorni di Megaton.
Accanto a lei giaceva la carcassa del vertibird bruciacchiato che emetteva un odore di bruciato pemetrante e nauseabondo.
I due soldati che l’avaveno rapita erano gettati poco più in là, cotti a puntino nelle loro armature atomiche.
Si guardò,ancora frastornata e con la vista annebbiata, aveva delle ustioni sul braccio –ma almeno non sono morta- sussurró tra se e se.
I legacci che le tenevano insieme le gambe erano quasi distrutti come anche buona parte della pelle attorno e poté liberarsene in fretta, quelli sulle braccia invece erano ancora ben saldi.
Mentre tentava di liberarsene vide poco lontano il mercenario di Reilly che parlava con un uomo abbigliato in un modo molto particolare.
Forse se si fosse avvicinata a loro avrebbe potuto trovare un aiuto, o alla peggio essere uccisa ma nello stato in cui versava entrambe le cose sarebbero andate bene e se anche l’avessero ignorata i batteri le avrebbero divorato la carne viva nel giro di molto poco.
Doveva agire e in fretta.
 
Così camminó zoppicando verso di loro:” Vi prego, liberatemi..” Sussurró piano guardandoli con gli occhi pieni di disperazione:”Vi giuro che non faccio nulla, sono disarmata.. Ho perso la mia 10mm nell’incidente, sono innocua lo giuro”.
Il mercenario si limitò a fissarla mentre l’uomo con la spada le si avvicinò e con voce grave le parló:” Stai immobile, non ti muovere o saró costretto a sbudellarti”.
Dave restò immobile, fissandolo, non proferí parola, non capiva chi fosse né da dove venisse.
L’uomo la  sollevò di peso prendendola dalla corda che le teneva i polsi: gridó di dolore mentre l’ osservava attentamente, i suoi occhi gialli le sfioravano il corpo come volesse vederle anche l’anima  dopodiché come se avesse perso di colpo ogni interesse la lasció cadere a terra.
Mugolò qualcosa tra se e se e poi si voltò verso il mercenario:”Tu e questa ragazza ora venite con me”.
Dove voleva portarci? Chi era quel mercenario? Cosa voleva l’Enclave? Dove ci trovavamo esattamente?

 
   
 
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