Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Morgana89Black    07/05/2016    1 recensioni
E se Lily Potter avesse avuto un secondo figlio, poi dato in adozione?
Dal capitolo 2:
"Ti lascio queste poche parole, nella speranza che quando le leggerai non mi odierai per essere stata codarda e non aver avuto la forza di tenerti con me. Purtroppo temo che non vivrò comunque abbastanza per vederti raggiungere i tuoi undici anni, il perché forse un giorno lo scoprirai da sola, per ora ti basti sapere che io e tuo padre siamo una strega ed un mago".
Dal capitolo 22:
“Draco... Draco... svegliati”. Le ci vollero diversi minuti per convincere il ragazzo ad aprire gli occhi ed inizialmente lui parve non notarla neanche mentre sbatteva ripetutamente le palpebre nella vana speranza di comprendere cosa fosse successo.
“Nana...”, la ragazza sorrise della sua voce impastata dal sonno. Era quasi dolce in quel momento e sicuramente molto diverso dal solito Malfoy, “è successo qualcos'altro?”. Parve svegliarsi di colpo, al sentore che doveva essere accaduto qualcosa di grave se lei lo svegliava nel pieno della notte.
Dal capitolo 25:
Prima che attraversasse l'uscio per scomparire alla sua vista, udì poche parole, ma sufficienti a gelargli il sangue nelle vene, “lei è un mangiamorte”.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un compleanno speciale.

 

14 luglio 1992

 

Il sole scottava in quella mattina d'estate, alto e fiero nel cielo limpido, illuminando coi propri raggi dorati la bella campagna in cui era stanziato il vecchio monastero medievale. L'edificio in pietra grigia contrastava romanticamente col verde brillante dei prati circostanti. Il muro di cinta, alto e fiero, conferiva al palazzo le sembianze di un vecchio maniero, non particolarmente imponente, ma comunque degno di nota.

Nel cortile interno la vita cominciava a svegliarsi dolcemente. Le monache, abituate ad alzarsi al sorgere del sole, erano già in fermento, come piccole formichine laboriose, chi a sistemare l'orto, chi ad accudire gli animali, chi a lavare la biancheria. Nelle camere i cinque ospiti minorenni, due bambini e tre bambine, ancora dormivano tranquilli nei loro lettini, ignari che per una di loro, quella giornata avrebbe portato una sorpresa, quanto meno, inaspettata.

Morgana fu la prima a svegliarsi quella mattina, aveva faticato a dormire, trepidante ed irrequieta. Quel giorno avrebbe compiuto il suo undicesimo compleanno ed era assolutamente intenzionata a trascorrerlo nel migliore dei modi possibili. Si alzò in fretta dal proprio lettino e dopo essersi velocemente vestita, scese nella grande cucina, dove trovò suor Maddalena intenta a preparare la colazione. Il sorriso dolce della donna la raggiunse immediatamente e la bimba non poté fare a meno di sentirsi amata.

“Buongiorno, bambina e buon compleanno. Come ti senti?” al saluto della suora non riuscì a non rispondere con uno dei suoi rari sorrisi e con un laconico “Bene, sorella”.

Dopo aver consumato velocemente la propria colazione, la bimba si alzò con l'intenzione di andare a fare una delle sue solite lunghe passeggiate nel boschetto che si trovava oltre il muro a nord-ovest dell'edificio. Prima di poter imboccare la porta, però venne fermata da suor Anna, la madre superiora, che le chiese di seguirla nel proprio ufficio per poterle parlare.

La donna era nervosa, non poteva di certo negarlo, ed era evidente per chiunque la conoscesse, anche solo superficialmente. Non aveva mai parlato alla bimba della madre e lei non aveva mai chiesto nulla, al contrario degli altri orfanelli, che ponevano frequentemente simili domande. Ma il ricordo della promessa stretta ormai undici anni prima, le impediva di rimandare ulteriormente quel difficile momento.

“Siediti Morgana. Devo parlarti di cose importanti e vorrei che mi ascoltassi senza interrompermi, dopo potrai farmi tutte le domande che vorrai”, assicuratasi che la bimba si fosse seduta, la donna proseguì “undici anni fa sei nata, proprio in questo edificio. E tua madre, prima di andar via, mi chiese di consegnarti alcuni oggetti al compimento del tuo undicesimo compleanno. Pertanto, oggi, sono qui per adempiere alla promessa che le feci allora”. Osservò la bimba per qualche minuto. Non sembra affatto turbata dalle rivelazioni che le erano state fatte. Si aspettava che chiedesse come mai la madre l'aveva abbandonato o, almeno, il nome della donna che l'aveva messa al mondo. Ma non un suono uscì dalla bocca della sua pupilla.

Senza smettere di osservarla, la suora aprì uno dei numerosi cassetti della sua scrivania ed estrasse gli oggetti che quella dolce ragazza, che ancora ricordava con nostalgia, le aveva affidato anni prima. La bimba osserva con curiosità quel miscuglio stranissimo di doni: una collana, una lettera ed una chiave. “A cosa serve la chiave, suora?” chiese non appena i suoi occhi si posano sull'ultimo bene. “Le chiavi servono ad aprire, Morgana. Ma non so che cosa apra questa chiave. Non lo chiesi a tua madre e lei non me lo disse. Immaginai che fosse scritto nella sua lettera”.

“Sono miei, quindi? Posso portarli con me?”

“Certo, bambina!”.

“Posso andare ora, sorella?”.

Al cenno affermativo della donna la bimba uscì immediatamente dalla stanza, portando con se quei nuovi tesori. Era sempre stato una bimba pacata e taciturna, ma mentre la osservava uscire suor Anna si trovò a pensare che si sarebbe aspettata una reazione meno tranquilla da un esserino così giovane.

Morgana percorse velocemente il pavimento in marmo dell'edificio, uscendo immediatamente alla luce del sole e senza esitazione si avviò verso il suo rifugio speciale: una piccola ed ombrosa raduna al centro del boschetto che circondava su tre lati il monastero. Arrivata si sedette sull'erba umida osservando gli oggetti che suor Anna le aveva appena donato, indecisa se aprire o meno la lettere. Dopo qualche minuto, un po' titubante prese in mano la piccola busta. Era fatta di un materiale diverso dai fogli sui quali era abituata a scrivere: più pesante e quasi antico. La aprì timorosa e sfilata la pergamena in essa contenuta iniziò a leggere le parole vergate da sua madre.

 

Caro figlio o Cara figlia,

ancora non so se sarai una femmina o un maschio, ho saputo da poco che stai arrivando.

Ti lascio queste poche parole, nella speranza che quando le leggerai non mi odierai per essere stata codarda e non aver avuto la forza di tenerti con me. Purtroppo temo che non vivrò comunque abbastanza per vederti raggiungere i tuoi undici anni, il perché forse un giorno lo scoprirai da solo, per ora ti basti sapere che io e tuo padre siamo una strega ed un mago ed anche tu, quasi certamente, lo sarai.

Ho chiesto a suor Anna di farti avere queste mie parole solo oggi, perché ad undici anni i giovani maghi iniziano a frequentare una scuola speciale, al fine di apprendere le arti magiche. Nei prossimi giorni sicuramente riceverai la visita di un professore o professoressa della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, che ti spiegherà tutto quanto devi sapere e ti accompagnerà ad acquistare tutto il necessario per la scuola. Non volevo arrivassi impreparata a questo momento e desideravo essere io ad informarti delle tue capacità.

La chiave che ti ho lasciato serve per accedere alla tua camera blindata alla Gringott, la banca dei maghi. Vi troverai il denaro necessario per la frequenza della scuola ed anche qualcosa di più. Non è molto ciò che ti ho lasciato, ma ho fatto il possibile per permetterti di poterti sostenere durante i tuoi studi, senza dover avere restrizioni di alcun tipo.

La collana, invece, spero che ti possa ricordare la tua famiglia, che ti ha molto amata e continuerà a farlo, anche se forse tu ora non lo credi. Era mia ed ora ti appartiene. Se sarai una bambina spero la indosserai, in caso tu fossi un maschio spero comunque che la conserverai con cura.

Ti chiedo ancora perdono per non essere stata forte e coraggiosa per te, anche se credimi: mi è servito molto coraggio anche per lasciarti. Spero vivamente che un giorno mi capirai e che non mi odierai troppo. Ti ho tanto amata, sin da quando ho scoperto la tua esistenza.

Con affetto,

Mamma.

 

Rilesse a lungo quelle parole, cercando ogni volta di carpirne maggior significato. I suoi occhi continuavano, inesorabili, a posarsi sulla parola “mamma”. Non sapeva nulla di lei, se non le poche cose che le aveva raccontato suor Anna. Si rammaricò solo che non si fosse firmata col proprio nome. Suor Anna non lo conosceva, altrimenti certamente l'avrebbe informata.

Non faticò affatto a credere di essere una strega, sapeva di poter fare cose speciali, anche se non aveva mai compreso appieno come mai certi avvenimenti accadessero.

Quando ormai sembrava arrivata l'ora di pranza decise, finalmente di alzarsi e dirigersi verso il famigliare edificio in pietra. Arrivata davanti alla porta del monastero, la bimba vide suor Anna accompagnata ad una donna sconosciuta.

Morgana si avvicinò un po', titubante, poiché la sconosciuta le incuteva timore ed, in qualche modo, sembrava emanare una forte aura di rispetto. “Tu devi essere Morgana. È un piacere conoscerti, io sono la professoressa McGranitt”.

“E' una professoressa della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts?”.

La donna la fissò allibita, evidentemente non si aspettava una domanda del genere dalla bambina. Dopo qualche secondo, le chiese se le andava di accompagnarla nella sua stanza per poter parlare tranquillamente e senza essere disturbate. Solo dopo aver chiuso la porta alle loro spalle, le domandò come facesse a conoscere il nome della scuola. Morgana le parlò della lettera della madre e le disse che sapeva benissimo di saper fare delle cose speciali ormai da qualche anno. Le raccontò di come riusciva a spostare gli oggetti senza toccarli e a fa muover i fiori come se danzassero.

La donna le mostrò una lettera scritta con inchiostro verde, fatta del medesimo materiale di quella della madre, spiegandole che si trattava della sua lettera di ammissione alla scuola di magia e che lei stessa l'avrebbe accompagnata quel pomeriggio a comprare tutto ciò che le sarebbe servito per la scuola, se per lei andava bene, ovviamente.

Così qualche ora e diverse spiegazioni dopo, Morgana seguì la donna sino ad un luogo chiamato Diangon Alley. Quel giorno scoprì molte cose sul mondo magico e comprò tutto il necessario per affrontare al meglio il suo primo anno di scuola, compresa la divisa scolastica, rigorosamente nera, ed una splendida civetta maculata, che nominò immediatamente Maggie.

Prima di lasciarla davanti al monastero, la professoressa le spiegò come arrivare a scuola e le lasciò il biglietto dell'espresso di Hogwarts, rassicurandola che aveva già preso accordi con suor Anna affinché l'accompagnasse a Londra il primo di settembre.

Poche ore più tardi, nel suo letto, Morgana non potè che riflettere sul fatto che effettivamente quello era stato davvero un compleanno speciale.

 

Intanto, a diversi chilometri di distanza, Minerva McGranitt, raggiunta Hogwarts, si avviò immediatamente verso lo studio del Preside, dove, dopo aver ricevuto il permesso di entrare, trovò Albus Silente in compagnia del professore di pozioni, Severus Piton.

“Com'è andata con la piccola orfana nata babbana, Minerva?” la apostrofò l'uomo più giovane, con un accento derisorio che non passò inosservato.

“Direi bene, Severus. Se non fosse che la bambina non è una nata babbana. Ha genitori maghi ed una camera blindata alla Gringott”, la strega si permise un sorrisetto beffardo nel pronunciare tali parole.

L'affermazione della donna venne accolta con stupore dai due uomini. Dopo qualche minuto il preside riprese la parola “Chi sono i suoi genitori, Minerva?”.

“Questo non lo so, Albus. La camera blindata è a nome della bambina, la quale porta il cognome degli orfani del monastero in cui ha vissuto: Morgana Belmont”.

“Com'è la bimba?”, il preside sembrava decisamente interessato e la strega non poté non chiedersi se stesse pensando ad un altro orfano, che il preside aveva conosciuto ormai molti anni prima.

“Non ne sono certa, Albus. Sembra una bambina tranquilla e beneducata, ma anche molto riservata e poco propensa alle esternazioni. Nelle ore che abbiamo passato insieme non ricordo di averla vista sorridere. Inoltre è decisamente molto sveglia. Non è rimasta per nulla turbata quando le ho spiegato che è una strega ed, al contrario, mi ha detto che sapeva di essere speciale”,

“Immagino che potremo farci un'idea più precisa quando sarà qui, fra pochi mesi” con queste poche parole il preside, chiusa la conversazione, li congedò entrambi.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Morgana89Black