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Autore: Dea Elisa    11/05/2016    1 recensioni
Eccoci di nuovo qua, ad applicare la stessa tecnica ad un'altra coppia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza Fare Sul Serio – Malika Ayane

 

Note. Non ce l’ho fatta a farla più corta; quando inizio non mi fermerai mai, e se volevo dare un senso alla cosa dovevo andare oltre i minuti della canzone.

 

«Questa è l’ultima, almeno per ora» consegni la cartella a Teresa, che ti sorride senza dire niente. Servono solo una manciata di secondi perché la sua espressione si rabbui.

«Tutto bene dottoressa?»

«Sì, perché?»

«Ha due occhiaie, la vedo stanca.»

«Si chiama ‘il mio letto mi sta aspettando’, in gergo tecnico, s’intende.»

«Sì, ‘occhiaie’ è brutto.»

Ti lasci andare ad una risata, implorando che nel frattempo l’orologio scorresse velocemente gli ultimi 5 minuti del turno.

Malosti si avvicina ad ampi passi, costeggiando il bancone dell’accettazione e tamburellando sulla sua superficie per tutta la lunghezza.

«E questo cos’era?» domanda Teresa non smettendo di sorridere. «Buon umore? Alle 8 di sera?»

«Quello è una prerogativa di voi donne, ve lo lascio volentieri.» Picchietta più forte sul bancone. «O almeno lo è 25 giorni al mese.»

«Ah, ci sta discriminando, dottor Malosti? La parità dei sessi, gli stessi diritti, posizioni e retribuzioni lavorative…»

Con due dita le fai segno di tagliare corto. Teresa mugugna dispiaciuta di non completare il suo monologo, si liscia la divisa con entrambe le mani e saluta con un cenno del capo, dichiarando, più a se stessa che ai due davanti a lei, che se voleva andare a casa doveva prima sistemare le cartelle degli ultimi pazienti.

«Si chiama ‘ho bisogno di un consulto’» ricomincia Riccardo.

«Scusa?» ti eri persa nelle chiacchiere di Teresa e tra gli ingranaggi del tuo cervello, che cigolavano al ritmo di casa-cena-bagno caldo-letto. E Malosti ci aveva messo un dito in mezzo, e Malosti aveva fermato quell’orologio maledetto, e Malosti ti stava guardando, l’espressione dubbiosa e al tempo stesso impaziente.

«Vogliamo fare notte?» ti rimbecca.

«Hai visto che ore sono? Ti prego, chiedi a Valerio o Nicola, devo preparare la cena ad Elena, se arrivo in ritardo anche stasera potrebbe ripudiarmi come madre.»

«Un paio di ore fa non mi avevi detto che sarebbe andata a cenare fuori con suo padre?»

Brava.

Sei la madre migliore dell’anno, la bugiarda peggiore del secolo, la collega più collaborativa del giorno.

«Ecco, me n’ero già dimenticata.»

Non era una bugia, no? Forse piccola piccola

«L’età avanza, Gandini.»

«Rimango ancora più giovane di te.»

«E cos’è questa?»

Ti si avvicina lentamente, una mano alzata, lo sguardo assorto a fissarti il viso. Ti ritrovi a non pensare più a niente. Niente casa, niente bagno caldo – beh un bel bagno caldo, però… no, no, no –, niente letto – beh dipende all’uso che se ne fa… no Cristiana, a cosa vai a pensare –, solo Riccardo Riccardo Riccardo.

Socchiudi le labbra, così, tanto per poterti affidare alla tua testa un’ultima volta e proferire una parola che sia una, una frase qualsiasi. Ma l’unica cosa che fai è guardarlo, mentre lui guarda te.

La sua mano si avvicina alla tua guancia, e sei già pronta ad appoggiartici, e lasciarti accarezzare, mentre due o tre scimmiette-neuroni che ancora sopravvivono nella tua testa ti gridano che ci dev’essere una trappola.

Dov’è lo striscione ‘scherzi a parte’?

«Una ruga!» sfrega il suo pollice lungo il margine tra occhio tempia.

Niente striscione. Ma puoi immaginare tante bandierine bianche sventolare nel tuo cervello.

Ritrae in fretta la mano, e ti fa segno di seguirlo. «Prima mi dai la tua opinione sul versamento pleurico del letto 12, e poi chissà.» Si ferma e guarda indietro, sorpreso di trovarti appena dietro di lui. «Ti ho mai detto che mi piacciono le donne mature? Potrei anche invitarti fuori a cena.»

   
 
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