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Autore: Rooosteerr    11/05/2016    1 recensioni
«Che cosa farà,
così morsa dai mali, quell'anima
superba, che ignora pietà?
» ─Euripide, Medea.
Duemila anni fa, Euripide narrava la vicenda della straniera Medea e di Giasone, la vicenda di una donna tradita dal proprio compagno e costretta, per vendetta, a compiere il peggiore dei delitti mai concepiti dalla mente umana. Nel periodo corrente, la storia si ripete ed i protagonisti di questo orrore sono Nadja e Marco.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Sono molti i casi che ─quasi giornalmente, per disgrazia─ riempiono le pagine dei giornali italiani. Nadja si accorse di avere le mani tremanti mentre leggeva su La Gazzetta Palermitana un tentativo di omicidio della figlia da parte di una madre, da anni depressa a causa dell’abbandono da parte del padre della piccola. A Nadja le si era gelato anche il sangue nelle vene mentre gli occhi scorrevano veloci sui dettagli della scena: fortunatamente la vicina era in allerta in quei giorni; “C’era qualcosa che non andava in quella donna”, ha rivelato al giornalista. “Guardava, anche se può sembrare strano, la figlia in modo torvo, come se fosse lei la causa della scomparsa del compagno. Da un po’ di tempo la sentivo urlare: ‘Un giorno di questi finisci di vivere’ quando la bambina commetteva un piccolo ed insulso errore”. E così ─continuava il giornalista a riportare le parole della salvatrice di vite─ è stata attenta a ogni rumore e a ogni singola e minima azione. E per fortuna l’ha fatto! Perché ad un tratto, nel pieno della notte, si è svegliata di colpo a causa de urla strazianti, sia adulte che infantili ed è uscita sul pianerottolo, ha accostato l’orecchio alla porta della casa accanto, accertandosi che tutto quel trambusto provenisse proprio da quella casa, ha udito frasi che una madre non dovrebbe mai rivolgere alla propria figlia. Ha chiamato subito i Carabinieri e ha salvato in questo modo la vita della bambina. Dopo l’intervento delle Forze dell’Ordine, la bambina è stata mandata in un istituto minorile, aspettando così l’adozione da parte di un’altra famiglia; mentre la madre è stata rinchiusa in carcere per tentato omicidio e aspettava ancora la sentenza del giudice che stava trattando il caso.
Nadja aveva afferrato subito il computer e aveva cercato; non riuscì a comprendere nel mentre perché stesse cercando, ma ne aveva il bisogno: avvertiva in lei quasi una forza che le stesse imponendo di cercare, di sapere. Google si aprì con la sua impaginazione bianca che ferì e urtò gli occhi della russa.


Madri che uccidono i figli.


Venticinque mila risultati; alcuni erano articoli che trattavano di cronaca, altri rimandavano a siti o riviste scientifiche che spiegavano il tema della depressione, della vendetta, della pazzia, addirittura alcuni sembravano dal titolo giustificare un’azione del genere. Nadja ritornò con l’attenzione sull’articolo della Gazzetta della sua città, dato che non era finito con il “lieto fine” per la bambina e la giusta condanna per la madre ─se ancora così la si poteva definire. Il giornalista infatti, forse rispolverando qualche sua conoscenza in ambito medico e letterario, cominciò a descrivere il Complesso di Medea. “Il Complesso di Medea deriva dalla tragedia greca omonima di Euripide, nella quale si narra dell’uccisione dei figli da parte della madre Medea per vendicare il tradimento del marito Giasone, colpevole di amare un’altra donna. Ed il Complesso di Medea è esattamente questo: una vendetta truce e violenta per far pagare un affronto”.

Si prese la testa fra le mani; se la sentiva scoppiare, sentiva tutto dentro di lei scoppiare. Anche il cuore. Ecco, il cuore accelerò i suoi battiti e sembrò quasi volesse uscire dalla gabbia toracica e correre, fuggire.

Complesso di Medea.
Vendetta.
Uccidere i figli per vendicarsi del marito.
Un marito che tradisce.


A Nadja scoppiò una scintilla malata nella propria mente e tutto le apparve più chiaro. La tensione dovuta alla lettura dell’articolo andò via come se fosse nulla di importante e sul viso della donna comparve una espressione rilassata, non tesa e non preoccupata; il cuore ritornò al ritmo naturale, il respirò si calmò, la testa non le scoppiava più.


Le apparve tutto più chiaro. 

  
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