Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: _Nimphadora_    12/05/2016    3 recensioni
||Crossover HP/Game of Thrones
Westeros è diviso in due.
A Nord regna la famiglia Stark di Grande Inverno, a Sud la famiglia Baratheon ad Approdo del Re.
Dopo anni di convivenza pacifica i Baratheon infrangono ogni patto per conquistare il potere anche oltre la barriera.
In seguito al tradimento di alcuni cavalieri la dimora degli Stark viene messa a ferro e fuoco, saranno molti a morire ma una dei giovani nobili riuscirà a fuggire.
Iryn Stark, principessa del Nord, ferita gravemente ma ancora viva si allontana muovendosi nella neve dal suo castello in fiamme.
Eppure non sarà sola a lungo, il nome degli Stark deve essere vendicato.
In molti l'accompagneranno e le giureranno fedeltà.
Iryn è di diritto la regina del Nord, ma nasconde un terribile segreto...
Amori peccaminosi. Morti. Intrighi. Battaglie.
Nessuno è al sicuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Incompiuta, Triangolo | Contesto: Altro contesto, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


L'erba era ricoperta da un sottile strato di neve candida che però non riusciva ad offuscare il verde acceso delle foglie dell'albero Diga del Parco degli Dei di Grande Inverno.
C'era una pace quasi irreale in quel luogo.
Il silenzio riempiva ogni cosa, ripulendo l'ambiente.
Iryn vi si era recata in cerca di pace per i suoi pensieri tormentati. Non era mai stata realmente fiduciosa né nei vecchi né nei nuovi dei ma in momenti come quelli sentiva il bisogno di chiedere aiuto a qualcosa o a qualcuno di superiore, di onnisciente.
Qualcuno che non fosse Jon, o Nafeesa.
Mancava poco più di un mese, poi sarebbe stata costretta a lasciare tutto quello che aveva amato più al mondo per raggiungere Approdo del Re e il suo futuro sposo, Joffrey Baratheon.
Era stata cresciuta e educata in prospettiva del momento in cui quel matrimonio si fosse compiuto, eppure la sola idea non faceva che ripugnarla.
Non voleva lasciare il Nord, non voleva lasciare i suoi fratelli, non voleva lasciare lui.
Non c'era stato nulla da fare,
ovviamente.
Dopo la misteriosa morte di Re Eddard Stark durante una visita diplomatica nella capitale del Sud i rapporti fra le due famiglie si erano appesantiti dal sospetto e l'annullamento del matrimonio fra i due principi equivaleva a una dichiarazione di guerra, cosa che il Nord non poteva permettersi.
Eppure non si era arresa facilmente, aveva negato la parola e il saluto alla madre Catelyn, aveva urlato fino a perdere la voce contro Re Robb, suo fratello, colui che la definiva “la luce dei suoi occhi”e aveva esaminato i contratti prematrimoniali giorno e notte con i migliori avvocati e legislatori del Nord in cerca del minimo cavillo burocratico capace di buttare tutto all'aria.
Lavoro inutile.
Era difficile arrendersi, per una donna con il carattere come il suo.
«Ci lasci andare così?! Come puoi? È anche tuo figlio questo!»
Si era stretta il ventre coperto dal corpetto e poi dalla veste scura come la notte.
Si era coperta in fretta, come sempre, dovevano fare sempre tutto in fretta.
Robb aveva scosso la testa, inginocchiato a terra, gli occhi rossi dalla rabbia.
Il petto era ancora nudo, la fronte ancora imperlata di sudore.
«Ti sto chiedendo di restare, con me, da donna libera»
«Mi stai chiedendo di rinunciare ai miei titoli, al mio nome, al mio futuro!»
Robb aveva provato a riavvicinarsi a lei, a stringerla, ma Iryn lo aveva spinto via di scatto.
«Non c'è altro modo. Lo sai, Dei, lo sai che ucciderei per te. L'ho fatto. Come si può mantenere un segreto tanto grande per tanto tempo senza farlo? Guardami, guardami Iryn. Non posso scatenare una guerra adesso, verremmo sterminati»
La sorella si ritrasse sul letto ampio, stringendosi le gambe sottili al petto.
Avrebbe tanto voluto piangere adesso, come faceva da bambina quando Sansa le pizzicava le braccia bianche.
«Il mio bambino non sarà uno Snow, un bastardo come Jon, non posso accettarlo»
Aggiunse poi, la voce più sottile.
La rabbia si era tramutata in dolore cieco.
“Vieni qui” avrebbe voluto dirgli “Non mi lasciare sola, che ho paura, che non so come fare, che non ho mai vissuto lontano da te e ho il terrore di perdermi. Non mi lasciare, cosa faccio da sola? Non sono capace di stare lontano da questo, lo sai, lo sai”
Ma non aveva detto niente, si era stretta fino a farsi minuscola.
Robb l'aveva coperta con le lenzuola candide del letto che avevano condiviso, l'aveva guardata deluso e pieno d'amore in egual misura e poi l'aveva lasciata sola.
Aveva avuto incubi tutta la notte. Sogni terribili di morte, di ferite aperte, di coppe di vino capovolte e vessilli di guerra ricoperti di neve rossa.
Se lo meritava, Iryn lo sapeva.
Era stata egoista, non poteva avere tutto eppure lo bramava.
Voleva il suo titolo e le sue ricchezze, voleva Robb e Grande Inverno, voleva che il bambino che aveva appena scoperto di portare in grembo portasse il nome degli Stark.
Sapeva che avrebbe dovuto fingere di essere rimasta incinta durante la prima notte di notte, ma si rifiutava di accettarlo.
Era come una bambina capricciosa, lo sapeva, ma lui l'aveva abituata troppo bene. La colpa era in parte anche sua che da quando erano bambini si era tolto tutto per darlo a lei che prendeva senza chiedere o parlare.
Si era sempre presa tutto di Robb, senza esitazione.
I giochi più belli, le pellicce più calde, le gelosie, i primi veri gemiti da uomo, le notti insonni e le bugie più grandi.
Si era presa anche la possibilità di amare una donna alla luce del sole, non si sarebbe mai scusata per quello, dopotutto anche lei non ne avrebbe mai avuto la possibilità.
Non più.
I pensieri di Iryn furono interrotti dall'ululare di Astra, la sua fedele metalupa.
Aveva avvertito qualcosa in lontananza.
Ed infatti un un cavallo nero come pece si fece largo fra l'alta vegetazione, Iryn l'avrebbe riconosciuto fra mille.
«Jon!»
Esclamò a voce piena. Il fratellastro le sorrise e smontò da cavallo, Astra gli corse subito incontro reclamando le sue attenzioni.
Lui ridacchiò, strofinando la mano sul suo manto di un colore a metà strada fra l'avorio e il grigio chiaro.
«Ti ho cercata ovunque»
Pronunciò dopo alcuni istanti, con lo sguardo fisso su Iryn che se ne stava seduta sulle vecchie radici dell'albero sacro.
«Be' ora mi hai trovata»
Rispose, sforzandosi di essere dolce almeno con lui.
Poi gli tese la mano, facendogli cenno di raggiungerla.
Jon sbuffò, ma la raggiunse in fretta, sedendosi accanto a lei.
«Catelyn ha chiesto di te centinaia di volte, è infuriata, manchi da tutta la mattinata»
Iryn sorrise appena, poi alzò gli occhi al cielo.
«Non volevo vedere nessuno, è così difficile da comprendere? Non credo che Grande Inverno verrà inghiottita da un drago perché non mi sono fatta vedere per qualche ora»
«Ma oggi c'è il banchetto dell'incoronazione di Robb, presto mezza nobiltà del Nord sarà qui e spettava a te e tua madre organizzare il tutto. Non l'ho mai vista tanto furiosa. Sono molto deluso»
Jon voleva sgridarla, tentò in tutti i modi di parlarle in modo duro e distaccato ma alla fine non poté fare a meno di scoppiare a ridere, tenendosi la pancia.
Iryn comprese al volo i motivi.
«Quanto hai goduto nel vedere mia madre in questo stato, mh?»
Ma Jon scosse energicamente il capo, tentando di negare.
«Ma cosa dici? Non è vero... Non sono certo malvagio come te, cara sorella»
Iryn borbottò qualcosa, fingendosi offesa.
«Ma guarda cosa mi tocca sentire...»
Disse incrociando le braccia per simulare disappunto, poi però d'improvviso il suo sguardo si incupì.
«Mi mancherà tutto questo. Le liti con mia madre, cavalcare nella foresta, i bambini...»
Jon scosse la testa, ancora non aveva accettato l'idea di vedere la sorella partire. Perdere lei era come perdere gran parte di ciò che lo faceva sentire a casa, di ciò che per lui significava famiglia. 
Jon era il bastardo, l'errore.
Odiato profondamente da Catelyn Stark, ignorato da gran parte della famiglia.
Iryn era stata la prima ad accettarlo, ad asciugargli le lacrime per via dei dispetti dei fratellastri o lo sdegno della lady ed era stata lei a costringere Robb a giocare con lui, finché fra i due fratelli fu nato un legame sincero.
«Robb non ti lascerà mai andare, troverà un modo»
Iryn però scosse la testa, serrando la mascella.
«Non c'è modo accettabile, non per me»
Né Iryn né Robb avevano mai parlato apertamente a Jon della loro relazione ma essendo vicino a entrambi lui aveva capito in fretta, ci era stato costretto. Erano bravi a recitare indifferenza, davvero bravi, ma per lui lo sguardo che Robb riservava a Iryn valeva più di mille parole.
Jon aveva l'impressione che fra loro fosse sempre stato così, fin da bambini.
Si erano sempre appartenuti.
«Quindi diventerai regina»
Tentò infine di rincuorarla, con scarsi risultati visto l'evidente disprezzo nella risposta della sorellastra.
«Sì, del Sud»
«Dicono che lui sia molto bello»
«Dicono anche che sia mentalmente instabile»
Jon sorrise appena, forse divertito.
«Almeno lì farà meno freddo»
«A me il freddo è sempre piaciuto»
In altre circostanze, forse, avrebbero anche potuto riderne.
Ci fu un breve silenzio. Iryn fissò a lungo la neve prima di riprendere la parola.
«Jon ho sognato qualcosa questa notte. Non era un sogno come gli altri, era pieno di sangue»
A quelle parole il ragazzo sussultò. Conosceva il dono della sorella, sapeva che se Iryn aveva visioni del genere non li avrebbe attesi nulla di buono.
«Pensi che dovremmo preoccuparci?»
Iryn scosse la testa, sembrava incerta.
«Non ne ho idea»
Chiusero in fretta il discorso, metteva a disagio entrambi, e montarono insieme il cavallo di Jon, tentando di non tardare oltre.
Grande Inverno era in subbuglio.
Il cortile pullulava di domestici fra cui ogni tanto si notava qualche piccolo Stark.
Bran e Rickon si rincorrevano impugnando le loro spade di legno mentre Arya li osservava ridendo.
Non c'era traccia di Sansa, che di sicuro ora stava misurando il suo nuovo meraviglioso abito per l'occasione ma in compenso Iryn notò Robb in lontananza discutere con uno stalliere stalliere.
Fu come se l'avesse chiamato, perché si voltò verso di lei nello stesso momento in cui lo fece lei.
Non si sorrisero, entrambi troppo orgogliosi.
Le liti fra loro erano frequenti e impetuose seppur quasi sempre brevi, perché lui tornava sempre e lei non riusciva a non perdonare.
Non si salutarono ma Iryn poté notare anche da quella distanza lo sguardo del fratello, uno sguardo che conosceva bene e che le piaceva istigare.
Uno sguardo colmato dalla gelosia.
Iryn sorrise vittoriosa, stringendosi a Jon più forte.
Lo fece con intenzione.
Devi soffrire, almeno quanto sto soffrendo io. Te lo meriti.
«Iryn Stark!»
Si sentì un urlo irato alle spalle del cavallo, Iryn ne riconobbe subito la voce.
Catelyn Stark.
«Madre sono venuta per aiutarvi...»
Ma la donna la afferrò per il polso, facendola scendere a forza e in modo piuttosto buffo.
«Muovi quelle gambette e va a prepararti! I Bolton sono già alle porte!»
Jon alzò gli occhi al cielo, ma non si fece notare.
A Iryn venne voglia di urlare e di ridere allo stesso tempo.
 
Nafeesa le aveva fatto indossare uno degli abiti più belli che possedeva.
Del colore del ghiaccio e dalla gonna morbida e leggera come una piuma, e poi le era stata accanto tutto il tempo.
Riusciva a farla ridere anche adesso, che non poteva fare a meno di avere l'umore nero.
Il banchetto era iniziato da diverse ore, ogni dama danzava tranne lei.
Persino quel maschiaccio di Arya aveva concesso un ballo al figlio di uno degli alfieri degli Stark, un certo Reed, e aveva finito per pestargli i piedi per più di una volta.
Di certo non era una delle sue attività preferite.
«Dovreste provare a divertirvi Iryn, e togliere quell'adorabile broncio. Sappiamo entrambe che non siete in collera con vostro fratello, né con vostra madre»
Le aveva sussurrato a un certo punto la sua ancella prediletta, con fare furbo.
Era sempre stata molto sveglia e era capace di interpretarla bene, spesso meglio di chiunque altro.
«Ma certo che sono in collera con lui, come sempre»
Aveva risposto Iryn, con la voce dura e sdegnata.
Nafeesa rise in risposta.
La sua padrona stava guardando il Re del Nord come se volesse incenerirlo e stringerlo a se' allo stesso tempo mentre lui ignaro beveva vino da calici dorati con aria cupa.
«È così che volete dire addio a tutto questo?»
Ma la donna non finì nemmeno di parlare che il giovane Brandon Stark si parò di fronte alla sorella, sfoggiando un tenero sorriso.
«Mi concedete questo ballo, lady Iryn?»
Chiese con fare elegante il ragazzino e Iryn non poté fare a meno di trattenere una risata.
La lady e l'ancella si lanciarono uno sguardo d'intesa.
«Ma certo, mio cavaliere»
Accettò.
Dopotutto Nafeesa aveva ragione, come sempre.
A che serviva restare lì impalata a piangersi addosso?
Eppure non appena toccò le mani del fratellino avvertì un freddo gelido e per un istante dai suoi occhi riuscì a vedere solamente rosso.
«Iry? Iryn stai bene?»
Chiese Bran, nel vederla sgranare gli occhi d'improvviso.
La lady scosse la testa, era stato un unico momento, poi era tornata in se'.
«Certo, Bran. Scusa, solo un capogiro»
Il fratello annuì contento, iniziando a farla volteggiare.
Magari era stato semplicemente un momento isolato, non le accadeva di rado di vedere delle cose... cose oscure, ma non sempre erano cose che la riguardavano.
Spesso si trattava di morte di animali, o di membri della servitù.
Non voleva pensarci, ne allontanò il pensiero.
Notò poi che la guardia reale era insolitamente schierata all'entrata della Grande Sala, gli uni accanto agli altri.
Perché erano lì? 
Iryn non poté non notare come strano l'accaduto.
«Bran ma... Dov'è Sansa?»
«Oh, era qui un attimo fa»
Aveva iniziato a girarsi intorno, non vedeva la sorella da un po', chissà dove si era cacciata...
Poi un uomo sembrò attirare la sua attenzione perché non riuscì a vederlo in volto. Portava un lungo mantello e il suo cappuccio ne copriva le fattezze eppure nonostante questo i suoi movimenti gli sembrarono familiari.
Non seppe bene il perché ma sentì il bisogno di cercare i componenti della sua famiglia con lo sguardo.
Sua madre sedeva acconto a Robb, conversava con lui.
Il piccolo Rickon si era appisolato sull'ampio tavolo.
Arya era seduta, isolata dal resto degli altri, sembrava annoiarsi terribilmente.
L'uomo dal mantello scuro si avvicinò a Roose Bolton, sembrò sussurrargli qualcosa.
Il Lord annuì appena.
Ma chi era? Iryn ne era certa, conosceva quel modo di muoversi.
Poi però fu distratta da Robb, che di colpo si voltò verso di lei. Sembrava volesse dirle qualcosa da lontano ma fu interrotto da Lord Bolton, che gli si avvicinò velocemente.
Tutto quello che seguì dopo furono grida e sangue.
Iryn fu certa di una sola cosa, fu l'uomo dal volto coperto a dare l'inizio alla strage...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Hey!
Nel caso non si fosse capito, questo capitolo tratta della giornata in cui i Bolton hanno preso il controllo di Grande Inverno. (Okay, si era capito ma è sempre meglio specificare!)
Ora voi vi chiederete perché ho pubblicato un capitolo-flashback come questo?
Be', perché continente diverse informazioni molto importanti per il corso della storia!
Ad ogni modo spero vi sia piaciuto e non vi abbia deluso.
Ammetto non mi convinca al 100% voi che ne pensate?
Baci,
-Nimph
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _Nimphadora_