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Autore: Lady_Erato    12/05/2016    0 recensioni
La Seconda Guerra Magica è finita,abbiamo vinto. Draco e Astoria sono sposati, è un anno che è nato Scorpius. Improvvisamente Draco deve partire per degli affari, Astoria per risollevare il cognome del suo coniuge si dedica alla beneficenza presso un orfanatrofio londinese. E' così che trova una piccola da circondare d'amore.. Ovviamente Draco non approva..
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“La testa va in giro in cerca dei suoi perché”
 
Dalla sua stanza si vedeva Castel Sant’ Angelo.  I turisti sereni passeggiavano per il Lungotevere, il loro vociare si udiva come un ronzio e passo dopo passo si dirigevano in qualsiasi direzione . L’aria primaverile le sfiorava le dita mentre studiava matematica seduta alla scrivania in legno chiaro appoggiata conto il muro di fronte alla finestra aperta. Da fuori proveniva una luce non troppo forte per i suoi occhi verdi tra le tonalità della menta e dell’assenzio.  Meissa Malfoy che  era china su quelle pagine a riflettere su ogni minimo passaggio delle formule e su quei numeri mischiati alle lettere che comprendeva con una facilità invidiabile, era sprofondata nella sua poltrona in pelle rosso rubino dalla struttura lignea chiara come quella della scrivania. Nelle sue stanze del collegio quelli erano gli unici mobili abbinati, i restanti formavano una bizzarra accozzaglia tra stili e colori, probabilmente qualcosa simile ad un pugno in un occhio ma meno violento. Il letto alle sue spalle era a baldacchino in legno scuro, le sue tende erano in tulle blu come la notte, il copriletto di un candido rosa.  Una delle quattro pareti, quella a destra della scrivania era ricoperta di specchi perfettamente lucidi, uno di questo in verità era una porta dal pomello in cristallo verde scuro che conduceva alla cabina armadio, piena di abiti di ogni stile.  Dall’altra parte erano appesi tanti piccoli quadri dalle cornici blu scuro, a contrasto con le pareti panna, dipinti da Astoria, raffiguranti il Maniero, lei e suo fratello  in braccio a Draco,  Meissa seduta di spalle con nonna Narcissa. Sotto ai quadri c’erano le foto babbane, attaccate al muro con un fissante, ritraenti Roma, Parigi, Amsterdam, Barcellona, New York, tutti luoghi visitati con il collegio. In cuor suo avrebbe desiderato un’immagine di lei smistata in qualsiasi casa ad Hogwarts. 
Sbuffò sonoramente chiudendo il volume pesante, si alzò trascinando la sedia e fissando la sveglia sul comodino vicino al letto notò che erano da poco passate le quattro del pomeriggio.
Il tempo nei collegi babbani passava davvero lentamente e lei ogni giorno doveva portare la croce di non avere nulla di magico se non il suo sangue.  Ormai quelle quattro mura erano casa sua e giorno dopo giorno si stava allontanando sempre più dalla sua famiglia, soprattutto da suo fratello Scorpius.
Il maggiore di casa Malfoy le scriveva ogni settimana, le inviava foto e pacchetti di dolciumi di Mielandia, ma lei avvertiva solo l’amaro in bocca.
Eppure riusciva solo a volergli bene, con quel sorriso sghembo sempre dipinto sulle labbra, le spalle quadrate, la figura longilinea e robusta, i capelli platino vagamente mossi come quelli di sua madre.
La ragazza si voltò verso la parete di specchi e iniziò a studiarsi.
Era poco più bassa di Scorpius, i capelli erano liscissimi e di un castano quasi tendente al moro e morbidi come velluto, la pelle era diafana come quella dei Malfoy, gli occhi erano grandi e sempre nascosti dietro grandi occhiali da sole poiché la luce la disturbava, le mani erano magre, dalle dita affusolate.  Dovette ciondolare un po’ per analizzarsi meglio il resto del corpo, nascosto sotto la lunga e casta divisa scolastica : una camicia celeste ed una gonna nera plissettata che arrivava quasi alle  pallide e sottili caviglie.  Le gambe erano snelle, forse dall’aspetto un po’ gracile, le braccia erano simili, se non fosse che sotto la manica sinistra della camicia nascondeva il tatuaggio blu e nero raffigurante Bastet, la dea gatto egizia.
Tutto sommato non era né un disastro né una top model.
-Malfoy muovi quel culo secco, ti porto a fare una passeggiata-.
La voce squillante fece capolino dalle sue spalle.
Miriam Bianconi le sorrideva dalla soglia, i capelli rosso fuoco abbandonati sulle spalle avvolte nella camicia della divisa e gli occhi chiari eccitati.
Era l’unica a sapere della sua famiglia,ma solo perché sua nonna era una strega sposata con un babbano e quindi conosceva la famiglia Malfoy
Il primo incontro tra la signora Laura Bianconi era stato un po’ imbarazzante.
La villetta si trovava fuori Venezia, piccola ma graziosa. La signora Bianconi accolse la nipote e la sua gentile ospite con uno sguardo un po’ timido nonostante la sua età.
-Miriam, lei sarebbe la tua amichetta ? La Malfoy?-
Aveva indugiato sul suo cognome.
-Sì, sono io, signora-
Meissa abbozzò un sorriso caloroso.
Si accomodarono in veranda, circondate dalla verde campagna inondata dalla luce di maggio.
-Perdonami cara, ma non assomigli affatto né a tuo padre, né a tua madre... Tanto meno ai tuoi nonni paterni-
Erano circondate dal perfetto silenzio, una quiete innaturale, gli uccelli migratori che si dirigevano verso la laguna, il verso delle pecore nei pascoli poco lontani.
-Io sono stata adottata. Non so cosa le abbiano raccontato, ma la mia famiglia è normale. Mio padre ha fatto i suoi errori ma ora si sta riscattando-
L’anziana le donò un sorriso pieno di calore, come quelli di Narcissa.
 
-Meissaaaaa ! Ci sei? Pronto ?!-
Miriam le schioccò le dita davanti.
-Dai muoviti, andiamo a prendere un gelato !-
La strattonò dalla manica, prendendo la cartella a tirandogliela addosso.
-Non ho intenzione di passare qui dentro altri cinque minuti-.
 
Scesero le scale in granito due a due, atterrando con un salto a piedi pari al piano terra.
Prima di uscire passando per la portineria dell’edificio il vecchio signor Roberto le allungò alcune lettere che erano arrivate poche ore prima e che lei abbandonò con noncuranza nella cartella in pelle.

 
 
 
Ad Hogwarts ...
Scorpius era in cortile sdraiato su una panca in marmo con la testa sulle gambe di Rose.
Il sabato ad Hogwarts in primavera era l’inno alla pace dei sensi, soprattutto da quando poteva trascorrerlo in compagnia di Rose.  Soli.
I suoi capelli castano miele gli solleticavano il viso e si tiro su assumendo una posizione seduta e composta.
-Come va con tua sorella Scorp?-
Sbuffò sonoramente alla domanda, cercando di nascondere una certa tensione.
-Si allontana sempre di più, come se ci sfuggisse dalle mani, come una saponetta, hai presente?-
Strinse le spalle facendo una smorfia simile ad un sorriso.
-Hai provato a parlargliene ? Non può essere una situazione così drammatica come dici-
La ragazza gli baciò dolcemente le labbra, quasi avesse paura che un minimo di slancio ulteriore avrebbe potuto farlo fuggire a gambe levate come un furetto.
 
-Sì, Rose. Tutto ciò è estenuante. Davvero-.
Lo abbracciò strusciandogli il capo contro la spalla, come fosse un gatto.
-Senza contare che odia te ed i tuoi cugini dalla festa di compleanno per i miei dodici anni-.
- Ahahah ma dai?! Lo sai che è stato un incidente!-
Il rampollo di casa Malfoy  si portò le mani giunte alla bocca con un’espressione amareggiata.
-Tu ed i tuoi cugini avete iniziato a far lievitare i pacchi regalo ed avete fracassato quello da parte sua contenente un boccale in ceramica... –
La ragazza gli lanciò uno sguardo colpevole piegando le sopracciglia imitando un cucciolo.
-Eravamo piccoli e poi poteva ripararsi..-
-Sì, se non fosse che James lo carbonizzò...-
Rimasero in silenzio tenendosi per mano alcuni istanti.
-Allora credo sia ora di fare pace, non credi? Potremmo invitare la tua famiglia al completo per un pomeriggio alla Tana-
Il volto del suo ragazzo si illuminò e sulle sue labbra si dipinse un pallido sorriso.
Era la strega più brillante della scuola.
Si alzò di scatto e camminò a grandi passi verso la scuola.
-Vado a scriverle una lettera, ci vediamo a cena piccola-.

 
A Roma ...
Le due ragazze erano da poco rientrate rispettando per un pelo il coprifuoco che scattava ogni sera alle ventidue.
Avevano cenato in un locale a Trastevere e passeggiato fino al collegio con l’aria fresca che scompigliava i capelli dolcemente ad entrambe.
Arrivarono al quinto piano dove si trovavano le loro camere.
-Buonanotte Miriam, grazie per avermi portato fuori dal mio mondo di numeri-.
-A sua disposizione madame, buonanotte-.
 
Meissa decise di fare un bagno, aveva ancora il freddo del vento addosso.
Entrò nel bagno dalle piastrelle nere. Profumava di rose proprio come quelli del Maniero. Era spazioso, sedici metri quadri ed il soffitto era davvero alto,  bianco come le nuvole. La vasca era al centro, in ceramica verde scuro, la rubinetteria in ottone, come i piedini dalla forma leonina della vasca.
Aprì l’acqua e la lasciò scorrere aspettando che si riempisse.
 
Si spogliò tirando gli abiti in un cestino in vimini che avrebbe poi portato alla lavanderia qualche traversa più in là del collegio. La struttura era provvista di un servizio simile, ma lei preferiva lavare ed asciugare i panni da sola.
Prese le lettere dallo zaino.
Lettere da altri collegi che le facevano la corte , l’ennesima lettera di Astoria, una da nonna Narcissa, una da suo padre.
Prese l’ultima, tirò un paio di Sali da bagno nella vasca e si immerse aprendola.
 
Cara Meissa,
è molto tempo che non riceviamo tue notizie direttamente scritte da te.
Ogni settimana le tue insegnanti, a volte anche Miriam, inviano qui al Maniero un resoconto delle tue attività, dei tuoi invidiabili voti, dei rapporti che plasmi con chi ti circonda. Vorrei davvero che fossi tu a scriverci, che fossi tu a comunicarci le tue esperienze e ad illuminarci sulle tue sensazioni, le tue paure. Dov’è la bambina che portavo con me a cavallo fuori dal Maniero? Dov’è la piccola che ha rubato il cuore di mia moglie con un sorriso? Dov’è la sorella di mio figlio? Siamo la tua famiglia Meissa Vega Lynx Malfoy, ti siamo stati accanto quando stavi male, ma come possiamo sostenerti se ci chiudi fuori dalla tua vita ?  Spero che prenderai in considerazione le mie parole e che prima o poi tornerai a scriverci.

Draco Malfoy
Tuo preoccupato padre.

 
La ragazza abbandonò la lettera sul pavimento e si immerse  completamente nella vasca.
   
 
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