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Autore: Agent Janice    29/05/2016    1 recensioni
«Sono l'Agente Phil Coulson, lavoro per la Strategic, Homeland, Intervention, Enforcement & Logistic Division. Sei al sicuro adesso.»
Questa che (spero) state per leggere è la storia che ho creato intorno all'Agente Phil Coulson, mio personaggio preferito dell' MCU e dela serie TV "Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D."
La storia comincia nel 2002, circa dieci anni prima gli avvenimenti del film "Marvel's The Avengers" e della "Battaglia di New York", ed ha come protagonista una ragazza, personaggio di mia invenzione, che non ha un vero nome se non il codice 3-1-7 che l'Istituto in cui è segregata le ha affibbiato. Non rivelo di più su di lei, non sono brava nei riassunti vi rovinerei i punti interessanti dei primi capitoli. E' una storia di lotta tra bene e male, come la 'casa delle idee', la Marvel, ci insegna e che, se riesco a portare a termine, dovrebbe ripercorrere e rivisitare alcune delle vicende salienti che abbiamo visto sia nei film, sia nella serie tv.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria Hill, Melinda May, Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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6. AAA cercasi 'Agente Supervisore' Livello 6
Accademia S.H.I.E.L.D. - 1 anno dopo

Coulson superò l'angolo del corridoio ritrovandosi esattamente al centro dell'edificio principale dell'accademia S.H.I.E.L.D. di Los Angeles. 
Si diresse verso il punto ristoro per prendere un caffè e staccare un attimo la testa dai propri incarichi e dai documenti da compilare.
«Salve Agente Coulson, era un po' che non si vedeva in giro.» disse la signora del bar vedendolo arrivare: «Di nuovo dietro alle scartoffie? Le porto il solito?» 
Coulson si appoggiò al banco sorridendole e ricambiando il saluto: «Si, grazie Helen... ci vuole proprio!» 
Dando una sbirciata alla vetrina dei dolci, l'agente strinse le labbra ad una fessura riflettendo su cosa potesse abbinare al caffè: «Mi darebbe anche quel pezzo di torta, per favore?» chiese indicando la torta al cioccolato. La donna gli fece l'occhiolino annuendo con un cenno della testa.
«Lo sa che i suoi dolci sono per me un più che valido motivo per essere felice di dover star seduto dietro ad una scrivania...» alzò un sopracciglio in un'espressione d'intesa verso la donna. 
Dopo poco, caffè pronto e torta sistemata su un piattino, Helen porse l'ordine all'agente che pagò e si diresse verso un tavolo libero. Non c'era molta gente, molti degli studenti dovevano essere ancora a lezione o a studiare, quindi c'era una vasta scelta di tavoli liberi e andò a mettersi su uno dei più isolati in modo da non dare noia a nessuno. Accomodatosi si tolse la giacca appendendola alla sedia e si rimboccò le maniche della camicia, tirò fuori una sorta di mini-tablet dalla tasca della giacca e cominciando a mangiare si mise a leggere le ultime notizie a lui accessibili sul database dello S.H.I.E.L.D.
Era appena passato un quarto d'ora quando...:«Agente Coulson?» 
L'uomo alzò lo sguardo dal telefono e vide una donna con i capelli corti, leggermente truccata che lo guardava sorpresa. 
Ci fu un attimo di silenzio tra i due, la ragazza vagamente imbarazzata distolse per un attimo lo sguardo: «Sono Janice, si ricorda di me?» 
L'agente si alzò in piedi sorridendole, l'aveva riconosciuta ma era rimasto a sua volta sorpreso di incontrarla in una struttura S.H.I.E.L.D. 
«Certo che mi ricordo, è bello rivederti.» Le porse la mano e lei la strinse: «Anche per me, signore...» 

In realtà per entrambi sarebbe stato abbastanza difficile scordarsi l'uno dell'altra, le vicende che li accumunavano erano talmente segrete che ovviamente tutti sapevano la storia del ritrovamento di Janice e le azioni eroiche di Coulson, non tutti sapevano esattamente tutta la storia a causa delle restrizioni di livello ma ognuno nello S.H.I.E.L.D. aveva aggiunto anche del proprio nel raccontarla, così ne esistevano già svariate versioni.

«Puoi chiamarmi Phil...» le disse Coulson dando una rapida occhiata all'orologio, poi le fece cenno di accomodarsi al tavolo con lui: «Ho ancora qualche minuto libero, hai tempo per fare due chiacchiere?» 
La ragazza annuì timidamente e appendendo la borsa alla spalliera della sedia si accomodò. 
«Quanto è passato, circa un anno? Non ho potuto mettermi in contatto con te durante la tua introduzione nell'INDEX, a causa dell'isolamento... e dopodichè sono stato soverchiato dal lavoro.» Cercò di giustificarsi Coulson. Aveva pensato a contattarla nei primi mesi dopo quella sera in cui la ragazza mise fuori uso la Asklepius ma gli vennero assegnate due grosse missioni* dopo le quali pensò fosse troppo tardi per ripresentarsi, oltretutto credeva che la ragazza avesse già lasciato lo S.H.I.E.L.D. e si fosse fatta una vita propria.
Janice gli sorrise: «Si è passato un anno e... Devo essere sincera, i due mesi per l'inserimento all'INDEX sono stati tosti...» scherzando aggiunse: «...penso di averla anche maledetta un paio di volte. Ma...» si affrettò a dire: «...in realtà le devo tutto.» 
«E' il mio lavoro proteggere la gente, non mi devi niente...» Coulson si appoggiò con i gomiti al tavolo, osservando come fosse cambiata la ragazzina misteriosa e maltrattata che aveva incontrato un anno prima... era diventata una donna e per di più molto bella. «...credimi, nonostante quello che si racconti, abbiamo avuto entrambi una bella dose di fortuna in quel vicolo. Ho rischiato di farti sparare...»
Janice lo guardò stupita: «Lei ha un modo strano di vedere le cose. Voglio dire grazie al suo istinto un po' suicida io sono viva, quindi la ringrazio, per me è un eroe... una sorta di Captain America senza costume.»
«Aaah beh... Fosse solo quello che mi manca...»
Janice rise alla battuta dell'agente che rise a sua volta.
«Beh ha il suo stile che fa la sua bella figura, con giacca e cra...» la ragazza si interruppe...: «Potrebbe... aspettarmi qui un attimo? Le devo rendere una cosa.»
L'uomo perplesso dette un'occhiata all'orologio: «Si, ho ancora una ventina di minuti, però...» «Perfetto! Sarò veloce prometto, il mio appartamento è nel corridoio dietro al bar... la prego non se ne vada.» Janice si alzò dal tavolo tirando fuori il tesserino che portava legato alla cintura e corse via. 
L'agente la guardò allontanarsi, non capendo bene la situazione... 
Per impegnare il tempo e sentirsi meno sciocco tornò al bancone a prendere qualcosa da offrire alla ragazza. 


          

Helen lo guardò con sguardo emozionato: «E' la prima volta che la rivede?» domandò a voce bassa un po' maliziosa. «Si, mi sono perso evidentemente qualche passaggio, pensavo se ne fosse andata dalla Stra... Hey Helen, come fa a...» «Suvvia agente Coulson, la vostra storia è sulla bocca di tutti... Posso chiederle, davvero ha combattuto a mani nude contro 20 agenti russi?»  Coulson perplesso per l'interesse ma divertito dalla versione della donna si arrese e rise: «Mi dispiace deluderti Helen, ma è stato molto meno eroico di quello che si racconta in giro.» La donna sospirò rimanendo effettivamente un po' delusa: «Beh però è sempre una bella storia di un salvataggio. Ha fatto del bene.» Coulson annuì assecondandola: «Su questo sono d'accordo, è per questo che lavoro qui, mi piace quando posso fare la differenza per qualcuno.»
La frase dell'uomo fece illuminare gli occhi di Helen di romanticismo: «Le do quello che prende di solito Janice.»

Coulson tornò al tavolo e mise il vassoietto con té freddo alla pesca e biscotti al cioccolato al posto della ragazza che arrivò poco dopo correndo e con il fiatone. 
«Eccomi, mi scusi... Sono senza fiato.» si avvicinò a Coulson tirando su dal braccio, per una gruccia, una busta trasparente con dentro qualcosa di nero. L'uomo si alzò aiutandola: «Cos'è Janice?» La ragazza arrossì visibilmente: «La sua giacca, signore.» 
«Quale...» Mentre stava per chiederle spiegazioni a Coulson tornò in mente in un flashback il suo gesto mentre copriva 3-1-7 con la sua giacca per mantenerla al caldo mentre aspettavano l'arrivo del quinjet. Gli si inumidirono gli occhi. Guardò Janice e cercò di sdrammatizzare: «Oh ecco che Helen avrà una bella storia da raccontare a tutti stasera.» 

«Me ne ero scordato, pensavo l'avessero buttata via in ospedale... Grazie.» Si passò la giacca all'altro braccio e allungò la mano libera ad accarezzarle goffamente la guancia, con espressione seria. 
Lei si irrigidì sul momento e poi sospirò sollevata: «Mi ero scordata che su di lei non...» si guardò intorno e abbassò la voce: «...non funziona...» 
Coulson si osservò la mano mentre riprendeva il proprio posto a sedere: «Questa cosa è rimasta un mistero vero?» domandò. 
«Si... a dire il vero non l'ho detto a nessuno, ma nei vari test per l'I.N.D.E.X. non ci sono state eccezioni. Hanno però scoperto che alcuni principi attivi di alcuni medicinali inibiscono il mio controllo su di esso, per questo è successo l'incidente della Asklepius... avevo preso dei sonniferi prescritti dallo psicologo, per non avere incubi... e invece è servito solo a farvi diventare parte di essi. Mi dispiace.» Coulson le fece segno di diniego con la testa: «Non ti preoccupare. Ormai è passato.» Ci fu qualche attimo di silenzio. In cui Coulson pensò se fosse giusto o meno non rivelare al sistema che su di lui i poteri della ragazza non funzionavano...

«E' passata Helen?» domandò Janice guardando il vassoio davanti a lei. Coulson annuì: «Volevo offrirti qualcosa, sembra che Helen ricordi il 'solito' di chiunque qui dentro.»
«Grazie mille...» di nuovo arrossì facendo sorridere Coulson: «Ehm... dopo le lezioni vengo sempre a fare uno spuntino prima di andare in palestra...»
«Lezioni? Studi qui alla Strategic?» la curiosità dell'agente si riaccese.
Janice bevve un sorso di té freddo e annuì con un cenno del capo: «Si, ecco stavo per dirglielo... Dopo l'INDEX, il Direttore Fury mi dette varie opzioni... e io ho scelto di rimanere qui e di intraprendere la strada per diventare un agente...» 
«Davvero?! E' fantastico, diventerai una del Team allora.» Coulson alzò il bicchiere del suo caffè verso la ragazza e insieme mimarono un brindisi. 
«Che ramo hai scelto?» le domandò dopo aver bevuto un po' di caffè. 
« "Agente Medico su Campo"... la mia idea è di essere di supporto sul campo agli agenti come lei, che vanno là fuori in missione a salvare la gente in difficoltà, come ero io. Lo so che sembra sciocco ma ci credo davvero e sto lavorando sodo, ma...»
«Sono sicuro che diventerai una fantastica Agente...»
La ragazza perse un po' del suo entusiasmo: «...ma sembra che dovrò penare per un po'... Non ho assegnato nessun 'Agente Supervisore' per adesso, per via dell'INDEX serve che sia almeno di Livello 6 e nessuno si vuol prendere la briga di starmi dietro.»
Coulson incrociò le braccia al petto appoggiandosi alla spalliera della sedia, strinse le labbra ad una fessura, gli angoli della boccca verso il basso. 
«Potrei fare io richiesta per te. Ho esperienza come Agente Supervisore ma non sono esattamente il più clemente... l'Agente Amador** non garantirebbe per me. Però se te la senti...» 
«Mi metta alla prova...» Janice si sporse verso l'agente stupita: «Vorrei diventare come lei... quindi nessun'altro meglio di lei può insegnarmi come, giusto? Non gliene farò pentire. Lo prometto.» 
L'entusiasmo della ragazza lo fece sorridere: «Sarai tu a pentirtene...» scherzò l'agente: «Intanto facciamo domanda e vediamo cosa succede.» 
L'orologio dell'agente suonò, doveva tornare al lavoro. Si alzò dalla sedia e Janice lo imitò. «Le prometto che il comportamento da fangirl sparirà in meno che non si dica... ero nervosa nell'incontrarla di nuovo, è successo senza preavviso. Di solito non sono così... Lo chieda al mio psicologo che non fa altro che ripetermi che sono sociopatica.» 
Coulson annuì con un gesto della testa, capiva la figura che rappresentava per la ragazza. 
Come nel giorno in cui la salvò aveva sentito che era stata la cosa giusta portarla allo S.H.I.E.L.D. invece che in un ospedale civile, in quel momento sentiva che era la cosa giusta prenderla sotto la propria guida. La conosceva poco ma insieme avevano passato due delle vicende più importanti che fossero capitate ad entrambi, e sapeva che ne sarebbe potuta venire fuori un Agente del livello della fondatrice... in più gli ricordava il se stesso di un tempo, avendo perso il padre all'età di 9 anni e la madre a 28, lo S.H.I.E.L.D. era per lui una sorta di grande famiglia. Il suo 'Agente Supervisore' era stato per lui un po' come un fratello maggiore, non a caso Nick Fury era una delle persone che stimava di più al mondo.  
«Ci vediamo domani, qui a quest'ora per compilare i moduli. Io nel frattempo mi metto in contatto con il Direttore.»
Janice, con un turbinio di emozioni che le stavano rivoltando cuore e pancia si limitò ad un cenno della testa e ad un: «Ricevuto, signore.»
L'uomo annuì e le dette una piccola pacca sulla spalla passandole vicino per andarsene: «Grazie ancora!» Alzò il braccio con la giacca pulita e le fece l'occhiolino.

*due missioni grosse: Una delle quali potrebbe riferirsi alla missione in Perù di cui si parla nell'episodio 1x02 '0-8-4' di Agents of S.H.I.E.L.D. dove incontra Camilla Reyes.
**Agente Akela Amador: riferimento all'episodio 1x04 'Spy-Eye' di Agents of S.H.I.E.L.D. dove si conosce l'identità di una delle protette di Coulson scomparsa misteriosamente durante una missione nel 2006. Ricordo che nella storia siamo ancora nel 2002. 
   
 
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