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Autore: acchiappanuvole    08/06/2016    3 recensioni
Dalle gallerie asettiche percorse da gente a maree contrarie, il suono di una chitarra rimbalza sui muri scrostati, vortica nell'aria respirata mille e mille volte, si espande come un richiamo che Reira segue accompagnata sempre da quella infantile, folle, speranza che cancella le leggi divine, le riduce a incubi dai quali è possibile svegliarsi e ritrovare ciò che si credeva perduto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Reira Serizawa, Satsuki Ichinose, Shinichi Okazaki, Takumi Ichinose
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non posso vivere solo di sogni! Se non posso incontrarlo morirò di solitudine”
“Non permetterò mai che questo accada”
-Reira e Takumi dal manga Nana-


*****
L’aveva spinta oltre la porta, due passi soltanto per poter lasciare il mondo al di fuori di quella stanza, due passi è quanto le sue gambe avevano potuto concedersi prima di lasciarla senza equilibrio, svuotata di ogni forza. Quante volte? Le chiedeva la testa, domandava urlando il cuore, quante volte? Troppe e troppe volte. Questa era la risposta. Troppe volte aveva immaginato, sognato, sperato. La prima volta, potrebbe ricordala come fosse ieri, era stata al secondo anno di liceo, quando non bastava più immaginare solo baci e carezze. Al secondo anno Takumi era ancora più bello e ancora più distante. Teneva per mano una ragazza che sotto l’uniforme non poteva nascondere di essere già una donna sbocciata,  così sicura, lo baciava davanti a tutti senza alcuna remora. Tanti spettegolavano, le ragazze più disinibite durante la pausa pranzo azzardavano ipotesi di incontri clandestini negli anfratti più defilati della scuola. Le mani di Takumi lungo quel corpo di donna, sorpassavano l’ingombro dei vestiti, raggiungevano punti proibiti, mani intrecciate, sospiri affannati, gemiti… tutto questo accadeva con un’altra. Reira resisteva impassibile finché non varcava il cancello di casa, finché sua madre truccata e vestita ogni sera con un abito diverso le diceva “ben tornata!La cena è in caldo. Non aspettarmi alzata”; doveva resistere ancora un po’ prima di potersi gettare sul letto, affondare il volto contro il cuscino gridando e piangendo. E mentre lei piangeva Takumi tradiva quel suo sentimento ancora e ancora e ancora…
C’era stata una prima volta anche per lei, certo. Mani gentili, calde parole rassicuranti. Yasu era così diverso da Takumi. E mentre aveva chiuso gli occhi e si era fatta baciare, spogliare con impaccio e imbarazzo su quel divano, la mente ancora l’aveva riportata ad immaginare un altro volto, un altro sorriso… un tipo di sorriso che non arrivava mai.
Takumi la stringe senza smettere di baciarla, Reira si aggrappa all’impermeabile, chiude con forza le mani sulla stoffa per assicurarsi che sia vero, non l’ennesimo sogno, l’ennesima illusione che svanirà con le prime luci del mattino. L’uomo che la sta baciando è lo stesso che Reira ama da ché ne ha memoria.  Ma non può essere possibile. Perché l’uomo che ama è sposato e presto avrà un figlio, un idillio nel quale lei non è ammessa. Eppure sono le sue braccia quelle che la adagiano sul letto, quelle che sussurrano “non ti lascerò mai sola” , e se c’è pietà in quell’affermazione Reira non vuole coglierla, non desidera più guardare tra le pieghe di quel momento. Quelle sono le carezze, il tocco caldo che voleva, quelli sono gli occhi che la guardano, così immersi nei suoi che le sembra di non poter più respirare. La libera dell’accappatoio e Reira copre con improvviso pudore il seno, stringe le gambe bianche scatenando un sorriso di tenerezza sul viso di Takumi; la principessa dei Trapnest teme il confronto con le altre donne, quella sicurezza, quella sensualità che non possiede, quella capacità a lei sconosciuta di soddisfare un uomo . Reira ha solo il suo amore e una disperazione che si trascina dietro da troppi anni. Takumi le bacia le lacrime, sussurra ancora qualcosa che lei, assordata dal rumore del proprio cuore, non riesce a comprendere. Conosce ogni cosa di Takumi, le sue espressioni, la sua collera, la sua indifferenza, conosce il suo passato ed il suo presente…eppure quando anche il suo corpo è nudo, quando si adagia sul suo premendosi con delicata irruenza, tutto questo è una cosa così nuova, così diversa da qualsiasi sogno mai fatto poiché vera, reale, capace di annientare tutto il resto. Reira risponde a quel contatto con un ardore che non credeva potesse appartenerle, quell’amore così disperato che la porta a stringere fra le dita, con forza, i capelli scuri di lui, premere la sua bocca contro la sua come fosse l’unica fonte di vita. E allora si disintegri il mondo! Cada e si rompa! Tutto ha cessato di avere importanza, tutti facciano quel diavolo che vogliono! L’universo possa frantumarsi! Ci sono solo loro due, amanti pieni di colpe e di biasimi, non importa! A Reira non importa. Vuole solo quel momento, le spetta di diritto, lo ha atteso, desiderato, l’uomo che ama solo per lei, qui e adesso
.
*****

-Reira-san ma che bel pacchetto!- Mari ammira la carta pregiata con la quale Reira ha avvolto il regalo.
-Grazie Mari-chan, ho trovato questa particolare carta in un negozio di Neal’s Yard. Girando per Londra si scoprono sempre posti nuovi.-
-Cosa contiene?- domanda curiosa quell’amica che, nonostante tanto tempo passato insieme, non smette di chiamarla “Reira-san”.
-Un cappello all’ultima moda. Penso piacerà a Satsuki. Mi auguro solo che arrivi in tempo, avrei dovuto spedirlo prima- commenta rammaricata finendo di aggiustare il fiocco –il fatto è che non  avevo pensato di regalarle nulla, come me ne fossi dimenticata. Sono stupida, vero Mari-chan!? Avrei dovuto comprarlo prima e darlo a Takumi, non spedirlo ora con la certezza che arriverà dopo il compleanno-
-Non importa, Satsuki sarà felice ugualmente. E’ insieme alla sua famiglia, ai suoi amici, sono certa non farà caso al fatto che il regalo arrivi con qualche giorno di ritardo-
-Già, Mari-chan, non ci farà caso- Reira sorride, un sorriso che non arriva agli occhi.


Satsuki si abbandona stremata sul copriletto toile de jouy, nonostante la stanchezza gli occhi le brillano ancora per l’emozione della serata. Libera i capelli dai nastri, li lascia cadere pesanti e scomposti sul cuscino, spalanca la braccia e sorride.  Una serata magica, si dice rivivendo gli attimi fotogramma per fotogramma. E non è ancora il mio compleanno! Satsuki ride, sospira nuovamente, tutti gli occhi erano per lei, tutti i sorrisi, tutto l’affetto. Ed il momento magico in cui suo padre e Ren, armati di chitarra, le hanno dedicato la sua canzone preferita. Ren così bello, suo padre sempre affascinante mentre con quella voce calda cantava “…I can’t do anything but I’d do anything for you…I can’t do anything except be in love with you…” e Satsuki si era ritrovata le lacrime a dipingerle gli occhi, tutti erano rimasti in silenzio, l’atmosfera era così intima e unica. Sua madre le aveva stretto la mano mentre a sua volta guardava suo figlio e Takumi creare quella magia, così orgogliosa e commessa da singhiozzare come una ragazzina. Satsuki aveva rivolto lo sguardo a Shin, seduto accanto a Mai, guardava quel duo con una sorta di intricata ammirazione, e Satsuki per un istante aveva immaginato la sala vuota, la musica accarezzarla mentre Shin la faceva ballare e le diceva “sei così bella Satsuki”. Il cuore aveva perso un battito a immaginare una scena simile. Poteva osare sperare? C’era qualcuno più speciale di lei nel cuore di Shin? Anche lui aveva conosciuto un amore travagliato come quello della canzone? Satsuki stringe al petto il grosso coniglio di peluche che Yasu le ha regalato. Né Namura né Hiroki  possono competere con Shin. E Satsuki vorrebbe dirglielo, vorrebbe dirgli: “aspettami Shin perché crescerò in fretta, aspettami perché diventerò la ragazza per te, e ti amerò Shin, è così facile amarti…lo faccio da sempre” arrossisce affondando il viso contro il pelo bianco e azzurro del coniglio.

Ko sei sveglia? Non riesco a prendere sonno (>_<)!”
“Lasciami immaginare di chi sarà mai la colpa! XP”
“Domani dovrai stare a sentire tutto quello che ho da dirti capito!”
“Farò questo sacrificio^^” Ora dormi Satsuki sono le 2 @_@!!!Buona notte”
“Buona Notte :*”


Hachi libera i capelli dallo chignon, si aggira scalza nel suo abito da sera per richiudere tutte le sovra tende del salone. La serata è riuscita bene, anche meglio delle aspettative che si era proposta, tutti sono stati bene o perlomeno così è sembrato, nonostante tutto. Anche lei è stata bene, immersa in quel contesto era arrivata anche a dirsi che tutti gli sbagli e gli eventi del passato non contavano più, che prendersela troppo a cuore non risolve nulla ecc. ecc.
Un mantra che aveva funzionato per almeno mezzora.
Takumi la raggiunge di lì a poco, siede sul divano  abbandonandosi sopra con un sospiro liberatorio –i nostri pargoli sembrano dormire tranquilli nelle loro camerette- dice abbozzando un sorriso da papà soddisfatto. Hachi lo spia di sottecchi, ha un colorito migliore da quando è tornato in Giappone, un aria più serena.
-Vuoi che prepari del tè?- azzarda lei con impaccio. E’ la prima volta da quando lui e Ren sono tornati che Hachi si ritrova sola con suo marito.
-No ti ringrazio, ho buttato giù abbastanza roba liquida stasera. Rimango qui un istante e poi vado a dormire-
-Il letto nella stanza degli ospiti non è molto comodo, sono settimane che mi dico di far cambiare il materasso e poi finisce che puntualmente me ne dimentico-
Takumi alza le spalle –non fa nulla, io ad addormentarmi non ho mai avuto problemi- lo sguardo si sofferma su Hachi, fasciata in quell’abito color indaco, le guance un po’ arrossate. Takumi sorride con tenerezza e questo non le sfugge.
-Che c’è? Hai qualcosa da ridire sul mio abbigliamento?- sulla difensiva Hachi pronta a sentirsi dire che il vestito stringe sui fianchi o rimane largo sul seno.
Takumi alza entrambe la mani come un criminale davanti ad un poliziotto armato – non mi azzarderei mai!- ride –anzi stavo pensando che ti sta molto bene. Ricordo perfettamente il giorno in cui te l’ho regalato. Sembravi una bambina la notte di Natale-
Hachi ricambia il sorriso, siede a sua volta sul divano, lasciando uno spazio vuoto tra lei e l’uomo che solo le ha mai messo un anello al dito.
-Avevamo appena avuto Ren, mi pare fossero passati appena quattro  di mesi. Era così piccino che temevo sempre potesse cadermi o rompersi come fosse stato di cristallo. Ero davvero una madre impacciata, al contrario tuo. Lo prendevi in braccio con una sicurezza tale che sembrava l’avessi sempre fatto-
Takumi segue il medesimo ricordo – non so perché, mi è sempre venuto naturale, come se fin da principio il mio compito fosse stato quello di proteggerlo, non credo di aver mai sentito una sensazione tanto forte-
Nemmeno Hachiko ricordava di aver mai provato sensazioni simili.  Il giorno che Takumi aveva ricordato era uno dei tanti cristallizzato nelle mente di Hachi. Una sera di settembre, l’aria ancora tiepida, le finestre aperta sulla sera illuminata di Shirogane. Nella camera a fiorellini, la culla bianca al centro, Hachi rimirava il suo bambino. Un fagottino di capelli nocciola, le manine strette a pugno, la boccuccia socchiusa al sonno. Non aveva mai immaginato si potesse amare tanto qualcosa ed esserne al contempo terrorizzati.


From Hachi
To Nana

Nana, sono qui circondata dalle cose della mia vecchia stanza e guardo il mio bambino.
Ho il cuore che mi batte forte e sono felice tanto quanto ho paura.
Non sono arrabbiata perché non sei venuta in ospedale.
Te lo scrivo da mesi e continuerò a farlo.
Ren è così bello e vorrei tu venissi qui a vederlo.
Vorrei tu venissi qui a dirmi che andrà tutto bene.
Ti prego Nana.

-Appena possibile però questa carta da parati la cambiamo- Takumi le era scivolato silenziosamente alle spalle, tanto che nel sussulto Hachiko aveva lasciato cadere il cellulare. Takumi l’aveva fissato un istante e nei suoi occhi era apparso qualcosa, un’espressione rapida che Hachi non avrebbe saputo decifrare.
“Crederà che abbia scritto a Nobu?”
-Si, ho chiamato Jun e ha detto che se vogliamo personalizzerà lei le pareti della stanza-
-Vieni di là con me un attimo- le aveva detto in tono neutro –Ren dorme puoi staccarti da lui per qualche minuto-
-Ma se si sveglia e non mi trova accanto!?-
-Lo sentiremo di sicuro. Ora vieni-
L’aveva accompagnata in salotto, sul tavolino in cristallo c’era un grosso pacco. Takumi l’aveva incoraggiata ad aprirlo ed Hachi non se lo era fatto ripetere, con la stessa curiosità bambina che da sempre la caratterizzava, aveva rimosso con frenetica gentilezza la carta panna ed il nastro di raso. Aprendo la scatola la bocca le si era spalancata e gli occhi lasciavano intendere che quel dono era più che gradito. L’abito color indaco firmato, quello che aveva visto in una delle innumerevoli riviste sfogliate nella solitudine di quell’enorme appartamento, proprio quell’abito sulla quale aveva fantasticato, ora era lì davanti  a lei, per lei.
-Omioddio!- l’aveva tolto dalla scatola con la stessa reverenza di una sacerdotessa davanti a qualche sacra reliquia –allora  te ne ricordavi!? Omioddio!- e la gioia di Hachi aveva contagiato anche Takumi, non fosse stato che un istante dopo gli occhi della sua mogliettina si erano riempiti di lacrime e le labbra si erano piegate in una smorfia.
-Sei crudele!- aveva esclamato inginocchiandosi a terra con il vestito stretto al petto – Un mostro!-
E Takumi incredulo aveva dovuto dare la colpa ad ormoni eventualmente non ancora smaltiti per giustificare una scena tanto assurda.
-Non ci entrerò mai!- eccola la frustrazione.
-Beh ora come ora no di certo, ma io invece lo prenderei come incentivo per rimetterti in forma. Ad essere onesti te l’ho regalato proprio per questo-
-Demonio!- aveva brontolato lei recuperando dopo poco un po’ di compostezza. Il siparietto pareva terminato, Hachi esausta si era abbandonata sulla poltrona, lo sguardo un po’ assente e le mani strette l’una all’altra appoggiate in grembo.
- Nana andrà tutto bene- Takumi le aveva poggiato una mano sulle sue, il tepore di quel contatto l’aveva rasserenata, così com’era accaduto quando lui si era offerto di riconoscere il bambino. – Non gli faremo mancare nulla, faremo di tutto perché cresca sereno-
Hachi aveva annuito – spero sia così. Voglio essere una super mamma ma…- si era addossata a lui, ancora una volta si aggrappava a quell’uomo che l’aveva salvata dalla sua incapacità di imboccare il sentiero giusto. Almeno questo era quello che si sentiva di dover credere.
-Hai affrontato tutto questo a testa alta, sei stata bravissima nonostante tutto quello che è successo, Nana, io sono sicuro che sarai un’ottima madre- e Hachi l’aveva baciato, supplicandolo con il cuore di non abbandonarla mai, di salvarla ancora e sempre.
-Satsuki- aveva mormorato contro il petto di Takumi –Satsuki era il nome che Ren aveva scelto. Ero così certa sarebbe stata femmina- e Takumi non comprende se Hachi parla con il rammarico di chi non ha potuto mantenere una promessa o se la sua è solo malinconia passeggera
.

-Non è stata quella notte che abbiamo concepito Satsuki, giusto?- Takumi ridesta Hachi dai ricordi, lei lo osserva per un istante, sovrappone l’immagine del passato con quella attuale, ne ricrea i contorni e li rende tangibili.
-No, non quella notte. Satsuki è stata concepita il sette settembre. Figurati se potevo scordarlo-  ride malinconica Hachi.
-Ed ora ha quindici anni… cavolo sentici siamo proprio come due vecchi genitori!- sbotta Takumi –non avrei mai pensato che un giorno sarei arrivato a detestare il passare del tempo-
-Fin che si è giovani il tempo è un concetto relativo- Hachi assume un’aria professorale che non può che scatenare ilarità.
-Ad ogni modo abbiamo due splendidi figli. Satsuki è sempre più bella e vitale e Ren…hai sentito come suona quella chitarra!? Eccezionale!- e l’orgoglio accende gli occhi di Takumi come una miccia improvvisa.
-So bene che ha talento, lo ha sempre avuto fin da piccolo. Stasera non ho potuto fare a meno di piangere, inorgoglirmi e al contempo rimpiangere quando lo cullavo cantando la samba della coccinella- una piccola pausa prima di affrontare l’argomento che la tormenta – ti ha detto qualcosa?-
-Takumi scuote il capo –No, qualcosa lo blocca a confidarsi con me-
Hachi prende coraggio –Takumi… stavo pensando che…se fosse Nobu a tentare di parlare con lui?-
-Nobu!?-  e Hachi lo sa che è collera quella che piega le labbra di Takumi in una linea sottile.
- Nobu ci sa fare, è abituato a parlare con ragazzi giovani, alla Live House gestisce un sacco di ragazzi con delle difficoltà. Inoltre sai che tiene a Ren, è stato il primo ad insegnarli a tenere in mano una chitarra e …-
-E cosa!- Takumi abbandona il divano, si alza in piedi incapace di contenere il nervosismo.
-Lo dico solo per il bene di Ren, non ha niente a che fare con quello che credi tu-
-Davvero?! E allora perché non Yasu? Onestamente lo trovo molto più adatto ad affrontare problemi o prendersi delle responsabilità a differenza del tuo Nobu-
Hachi si alza a sua volta –Io voglio solo sapere cosa succede a mio figlio, questo non ha nulla a che vedere con me, te o Nobu!-
-A me pare proprio il contrario! Se vuoi il bene di Ren potevi pensarci prima, Nana-
-Che…che vuoi dire?! Devi rinfacciarmi qualcosa? Proprio tu!- Hachi è paonazza, da quanti anni rimandano quel confronto?
-Sia chiaro Nana, a me non importa con chi vai a letto o che genere di relazione hai con lui ma capisco quel che stai cercando di fare e se credi me ne starò buono in un angolo a guardare ti sbagli-
-Certo che non te ne importa! Te ne fosse importato ora non vivremmo ognuno all’altro capo del globo ed io non dovrei aspettare mesi per poter vedere insieme i miei figli-
-Ti ho proposto mille volte di venire a vivere a Londra!-
-Certo! Io insieme a te e Reira! Il tuo harem giusto!?- Hachi barcolla, torna a sedere sul divano, il respiro le manca, gli occhi le bruciano ma stavolta non darà la soddisfazione di piangere ancora. Non davanti a lui.
-Mi hai chiesto un parere Nana, e la mia risposta è no, non voglio sia Nobu a parlare con mio figlio. Buonanotte-
-Tuo figlio…Nobu potrebbe avere gli stessi tuoi diritti, Takumi-
Ed ora Takumi è immobile, incrocia gli occhi della donna che ha sposato, soppesa il veleno di quelle parole quasi incredulo del fatto che siano potute uscire da quelle labbra.
Nobu può avere i suoi stessi diritti? No, non li ha!
Takumi lo pensa ma non ribatte, si allontana, lascia il salotto, lascia la donna che ha sposato su quel divano, la mano premuta sulla bocca per non far udire i singhiozzi che ora non può più trattenere, le lacrime che non smettono di percorrerle le guance. Come con quei bicchieri con le fragole di tanti anni prima, Hachi raccoglie per l’ennesima volta i cocci rotti della sua vita.

Note: la prima parte è venuta spontanea, fa riferimento alla scena del manga in cui Takumi “consola” Reira e mi sono sempre chiesta che cosa abbia provato lei in quel momento, un momento che sicuramente ha atteso una vita. La canzone che ho fatto cantare a Takumi è “Romeo and Juliet” dei Dire Straits  , che essendo una canzone che mi piace molto ho finito per farla diventare la preferita di Satsuki. Certo gusti un po’ demodé per un’attuale adolescente però mi sono detta che Satsuki è praticamente cresciuta in mezzo alla musica e quindi abbia una visione piuttosto ampia in materia ^^”

  
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