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Autore: neverenough    10/06/2016    3 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 13


Shizuo si è convinto di aver cacciato tutti i propri sentimenti dentro una scatola chiusa, così che niente più riguardante Izaya possa toccarlo. Ma quella notte, dopo l’incontro con Mikage, è costretto a ricredersi.
Sogna. Sogna il viso della pulce, con la solita odiosa espressione sul volto: il ghigno nel sorriso e la furbizia negli occhi affilati. Non si sarebbe smentito fin quando aveva quell’espressione. Dopotutto è una volpe, astuta e scaltra, sempre pronta a mettere gli altri nei guai per divertimento.
Shizuo lo odia. Vorrebbe ammazzarlo e togliergli quell’antipatica soddisfazione dal viso. Vorrebbe graffiarglielo fino a strappargliela via. Vorrebbe vederlo sanguinare e soffocare nel proprio sangue. Vorrebbe che la smettesse di essere così, uno stronzo per puro divertimento. La morte, ecco cosa desidera per il suo peggior nemico.
La morte.
Essa si realizza. Lì, davanti ai suoi occhi, vede l’espressione cambiare e il volto diventare pallido. Quell’odiosa smorfia si dissolve in mezzo a dei fumi rossi, tossici. Gli occhi diventano vuoti e inespressivi, abbandonando velocemente il colore originale e avvicinandosi a quell’azzurrino che Shinra gli ha mostrato dopo aver appurato le sue condizioni. Ma questa volta ricopre tutta l’iride, rendendolo definitivamente cieco. Shizuo resta senza fiato a quegli occhi e, quando posa l’attenzione altrove, vede la pelle del volto ritrarsi e ritrarsi velocemente, come in uno di quei film horror in cui degli insetti assorbono la linfa vitale della vittima, smagrendolo completamente sino a renderlo un ammasso di pelle marcia e ossa. E così avviene anche a Izaya, che diventa magro fino all’inverosimile.
Il disgusto si fa largo in Shizuo, facendogli stringere lo stomaco in una morsa distruttiva mentre sente qualcosa salirgli dallo stomaco in gola. Non si rende nemmeno conto di starsi alzando. D’impulso corre in bagno e rovescia tutto nella tazza del water. Ha il respiro affannato e brividi freddi gli percuotono il corpo nonostante sia completamente sudato e la pelle sembra ribollire.
Vomita ancora e ancora. Quanto ha mangiato la sera precedente? Quanto cibo ancora risiede nel suo stomaco? Quando finirà quel sapore disgustoso? E quel fetore?
Il fetore, realizza Shizuo, mentre dalla bocca esce solo saliva acida e il respiro gli fa’ lacrimare gli occhi. Quel fetore è tornato per la seconda volta in meno di ventiquattro ore. Lo sta facendo penare di nuovo, tanto che vorrebbe non avere per davvero emozioni e smettere di sentirsi in quella maniera. Vorrebbe non aver trovato Izaya in quello stato. Se solo lo avesse ammazzato prima di costringerlo a tutte quelle torture. La morte. La morte.
Quel pensiero gli si affaccia di nuovo alla mente, facendolo rabbrividire. È davvero una soluzione per quella dannata pulce? Quando era prigioniero, l’ha mai desiderata?
Shizuo non vuole avere risposte. Perché se Izaya si fosse aggrappato disperatamente alla vita, la cosa lo farebbe sentire peggio. Si è davvero aggrappato alla vita durante quei mesi di agonia? No, pensa allontanandosi dal water e dal proprio vomito. Non voglio saperlo!
Immerso nei propri pensieri, si rimette in piedi. Proprio in questo momento, un ennesimo brivido gli attraversa la schiena mentre la sua mente inizia a urlare di non voltarsi, di scappare il più lontano possibile. Ma è risaputo: l’uomo è stupido.
Alle sue spalle, Shizuo avverte un’altra presenza. C’è qualcuno dietro di sé. Qualcuno che gli sta soffiando un respiro gelato dietro il collo, in un muto invito a girarsi per vedere cosa si cela lì. La sua mente continua a urlargli di non farlo, di uscire dal bagno e tornare sotto le coperte, al caldo e al sicuro. Non gli da’ retta.
Si volta lentamente. Alle sue spalle c’è la vasca che dovrebbe essere vuota, ma non lo è. Izaya è lì, che lo fissa con gli occhi vuoti e azzurrini. Le labbra sono screpolate e socchiuse, mentre il volto è scarno, pallido e smagrito. Un braccio fuoriesce dal bordo e sfiora il pavimento con le dita. È martoriato in diversi punti e del sangue gocciola da uno squarcio più grande degli altri.
Shizuo sente le gambe cedergli, ma il colpo finale arriva con quello che nota dopo: Izaya è immerso nel sangue.
Le gambe non lo tengono più in piedi e cedono sotto il suo peso, mentre un urlo distrugge il silenzio in cui è avvolta la casa. È stato Shizuo a urlare? Non lo sa. Si ritrova semplicemente in un angolo, dietro la porta, con le mani strette ai capelli tinti di biondo e il corpo tremante. Ha gli occhi chiusi e non vuole più vedere. Non vuole più sentire. Non vuole più respirare quell’odore nauseabondo.
Il confine tra realtà e incubo sembra essersi spezzato.

Shizuo apre gli occhi, sentendo qualcuno scuoterlo. Si ridesta dal proprio agitato sonno, e tutto gli appare confuso. Vede un familiare casco giallo con delle orecchie da gatto. Ci mette qualche minuto per realizzare che Celty è davanti a lui e gli sta porgendo il PDA con sopra scritto qualcosa. “Che ci fai qui?”
Shizuo è stordito e non riesce a capire a cosa si riferisca. Guardandosi intorno, si rende conto di non essere a letto. Sente freddo e tutti gli arti gli fanno male, compresi la schiena e il collo. Perché si trova in bagno?
Ci pensa sopra e se ne pente: lo stomaco si stringe in una dolorosa morsa e il vomito minaccia di farsi di nuovo presente. Per fortuna lo stomaco è ancora vuoto, e tutto quello che lascia in Shizuo è un senso amaro di nausea. Ricorda ciò che è successo durante la notte e il terrore vissuto ritorna prepotente in lui, mentre sposta lo sguardo da Celty per farlo vagare su tutto il bagno. C’è un vago odore di marcio, e riflette sul fatto che dopo aver vomitato non ha pensato di scaricare il water. Quando il suo sguardo si posa sulla vasca, per un attimo vede ancora il braccio insanguinato pendere dal bordo. La vista lo lascia senza fiato per qualche secondo, ma poi tutto scompare con un battito di ciglia. Non era reale.
Celty si accorge del viso disorientato e terrorizzato di Shizuo, intuendo che i suoi occhi stanno guardando a qualcosa che lei non vede. Qualcosa è sicuramente fuori posto. Pensa alla soluzione più accettabile: “Vestiti. Ti porto da Shinra per farti dare un’occhiata.”
– Sto bene – ribatte il biondo in maniera quasi supplichevole.
Quel tono e quel modo di rivolgersi confermano i timori di Celty. “Non mentirmi. Vestiti e basta” replica senza lasciare la possibilità di ribattere. Così è costretto a obbedire e, nemmeno cinque minuti dopo, è sulla moto di Celty, con un casco d’ombra sulla testa e una salda presa intorno ai fianchi della Dullahan. Questa sfila veloce e, in poco tempo, arrivano anche all’appartamento di Shinra.
Il padrone di casa accoglie felicemente la propria fidanzata, guardando poi Shizuo con preoccupazione. – Tanaka-san era preoccupato – gli dice. – Non ti sei presentato a lavoro e non rispondevi a telefono. Non dovresti far preoccupare tanto il tuo datore di lavoro.

Shinra costringe Shizuo a sottoporsi ad alcuni esami e finiscono con il passare tutto il pomeriggio in un laboratorio infermieristico (che probabilmente è più un laboratorio per creare nuove droghe) dell’Awakusu. Shinra non è l’unico a fargli degli esami: c’è anche una tizia strana ed esuberante che, da quello che ha capito, è la matrigna dell’amico, ovvero la moglie di Shingen. Anche quest’ultimo è presente, la fedele maschera antigas sul viso.
Analisi del sangue, del peso, degli arti e di tante altre cose. Shizuo ha l’impressione che, con la scusa di essere preoccupato per lui, l’amico lo stia costringendo a fare tutti gli esami che ha sempre voluto fargli sin da piccolo. Ma è sollevato nel vedere che non ha intenzione di fare esperimenti sul suo corpo (lo avrebbe picchiato a sangue in quel caso). Comunque, Shizuo avrebbe preferito non fare tutto questo e, quando ha cercato una scappatoia dicendo che Izaya non poteva restare da solo nelle condizioni in cui era (e che quindi Shinra doveva pensare principalmente a lui), Shingen ha detto di non preoccuparsi: – C’è un mio delegato a controllare il suo stato di salute, e Celty è rimasta a casa per controllare che lui non faccia stronzate.
Il sole è ormai prossimo al tramonto quando Shizuo si ritrova di nuovo seduto su una sedia, e Shinra e un altro tizio che non conosce sono di fronte a lui. – Cos’è successo stanotte? Perché Celty ti ha trovato nel bagno? – chiede l’amico. Eccole, le domande che non gli ha fatto per tutto il giorno e che adesso gli rivolge.
– Lui è uno psicologo, vero? – chiede il biondo, intuendo che il signore con i baffi e gli occhiali non sia lì per nulla.
Shinra annuisce. – Con lui non parleresti, per questo sono qui – dice in maniera seria, facendo immediatamente intuire quanto grave sia la situazione. Non alleggerirà l’aria, non sarà pimpante come lo era prima che Izaya finisse in coma. Difficile da ammettere, ma l’attuale situazione ha cambiato anche lui. Shizuo non si sente in grado di andare contro corrente: non importa che sia l’uomo più forte di Ikebukuro, non importa che il suo fisico sia più robusto di un elefante. In questo momento, è solo un paziente come tanti altri. Un paziente traumatizzato da qualcosa che non avrebbe dovuto toccarlo minimamente.
Così inizia a raccontare nei dettagli il sogno, rivivendo e ripercorrendo riluttante tutto ciò che ha visto e che l’ha scombussolato particolarmente. Le domande che gli sono rivolte sono poche, ed essenzialmente cosa rappresentavano secondo lui alcuni aspetti del sogno. Alla fine, Shizuo conclude che quello che ha visto non erano altro che i suoi pensieri, desideri e timori trasformati in realtà sotto l’illusione dell’incubo. Una volta terminato, Shinra resta a parlare con lo strizzacervelli per una decina di minuti e, finalmente, possono tornare a casa di Shinra, accompagnati da un’auto nera con autista.
– Le cose non vanno bene, Shizuo – dice Shinra, evidentemente preoccupato. – Il tuo corpo sta bene, ma ha risentito di questo trauma. Credo che tu abbia perso almeno cinque chili in questo mese, o probabilmente di più. Sogni come quello di questa notte sono frequenti?
– No – risponde Shizuo. – Solitamente, è quel fetore che mi porta a vedere cose che non vorrei. Credo sia alla base di tutto...
– Ma hai detto che si presenta sempre dopo, e non prima.
Il biondo sospira, esausto. – Certe volte ho l’impressione che sia lì già da prima che io mi renda conto di avvertirlo. Nulla arriva così prepotentemente di punto in bianco.
Shinra mugugna un verso di assenso, poi sospira. – Gradirei se tu, per qualche giorno, avessi qualcuno al tuo fianco. Anche tua madre, non importa. Lasciarti da solo potrebbe essere un problema.
– Non sono stupido Shinra. Non farei mai cose che non dovrei.
– Io sono convinto del contrario. Secondo lo psicologo, potresti avere attacchi di panico e restare da solo potrebbe aumentare la possibilità che, durante quella specie d’incoscienza, tu ti spinga a fare cazzate. – Si volta verso il biondo, guardandolo da dietro i propri occhiali. – Non risponderesti delle tue azioni o potresti non capire esattamente cosa stai facendo e perché lo stai facendo. Potresti avere una visione distorta della realtà. Per questo motivo sono preoccupato nel lasciarti da solo. Stanotte potrai passarla da me, ma domani dovrai trovare qualcuno disposto a darti un’occhiata. – Non un’esitazione, non una possibilità di replica deriva dal tono di voce utilizzato. Anche se tra i due sicuramente è il più debole, Shinra in questo momento sembra un re, il cui compito è dettare le leggi che non si possono contraddire.
Shizuo sospira, non sentendosi per nulla confortato dalle parole dell’amico. È un esagerazione, pensa. Non sono così stupido. Tuttavia non ribatte.

Una volta arrivati di nuovo all’appartamento, Shizuo chiama Tom per scusarsi e per dire che il giorno dopo lo avrebbe sicuramente accompagnato nei soliti giri. Shinra nel frattempo controlla Izaya per verificare se vi è stato qualche cambiamento e sperando in un miglioramento. Poi si occupa di preparare la cena, cui il biondo da’ una mano.
Prima di andare a dormire nella camera che gli prepara Celty, Shizuo si ferma per un quarto d’ora vicino al letto di Izaya, scrutandolo silenziosamente e cercando di non pensare a nulla. Celty lo raggiunge dopo un po’, prendendo un’altra sedia per sedersi al suo fianco. “A cosa stai pensando?” chiede tramite il proprio PDA.
– Nulla in particolare – risponde Shizuo, poi sospira. – Shinra pensa che stia uscendo di testa, vero?
“Non esattamente” risponde. “Siamo tutti preoccupati per te. Se possiamo darti un’occhiata in più... perché no?”
– Non sto diventando pazzo.
“Lo so.”
Un breve silenzio invade la stanza e Shizuo riposa gli occhi sul suo peggior nemico. – Non sembra lui – dice poggiando i gomiti sui ginocchi, senza spostare lo sguardo dalla figura sul letto. – Sembra il fantasma di Izaya. Un fantasma tranquillo che non mi fa girare i coglioni ogni volta che mette piede dentro Ikebukuro. Per certi versi, credo che non sia più il mio peggior nemico. Beh, quando uscirà dal coma, non lo sarà in ogni caso.
Se Celty avesse la propria testa, avrebbe stretto le labbra e avuto un’espressione costernata sul viso. E, strano a dirsi, ma è sollevata di non averla. Perché sembra che finalmente Shizuo abbia un minimo di umanità nei confronti di Izaya. L’ha visto senza difese e, per la prima volta, sta comprendendo qualcosa che non ha mai visto nel moro. Ma questo è esattamente ciò che preoccupa Shinra.
“Dovresti riposare un po’” gli dice infine, poggiando una mano sulla sua spalla.
Shizuo annuisce, alzandosi dalla sedia. – Credo tu abbia ragione. – Si congeda, rintanandosi nella camera degli ospiti.
Celty non si muove dal proprio posto, restando per diversi minuti immersa nei propri pensieri. Kuromo voleva ferire profondamente Shizuo e ha centrato il punto. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che lo stesso Izaya è uno dei suoi punti deboli. Nessun altro avrebbe potuto traumatizzarlo più profondamente. E adesso sta precipitando in abissi che portano pena e dolore.
Delle braccia le circondano il collo, mentre il casco viene spinto via. Cade a terra, con un tonfo sordo. – Dovresti riposare un po’ – le sussurra Shinra, lasciandole un bacio sul collo scoperto. – Sono giorni duri anche per te, lo vedo.
Celty rilassa le spalle e la coltre nera che le esce solitamente dal collo ha uno sbuffo. Decisamente è stanca anche lei. “Shizuo... cosa gli sta succedendo precisamente?”
Shinra sospira, poi si siede accanto alla propria amata, poggiando gli occhi sul corpo giacente dell’amico. – L’evoluzione del suo stato attuale è dovuto al trauma che ha subito... credo che il tutto possa rientrare nella definizione di Miasma – risponde seriamente. – Ho fatto alcune ricerche, ed è venuto fuori che è una malattia conforme al modo di essere della persona, o per meglio dire è legato alla costituzione di essa stessa. Tutti gli attacchi di panico e i sintomi che ha mostrato Shizuo... credo possano considerarsi dei miasmi, squilibri originari della forza vitale. Ma, da quello che ho capito... per verificarsi la persona dovrebbe avere una malattia cronica, non debellabile nel breve periodo. Se è davvero così, potrebbe presentarsi di nuovo. – Shinra si alza dalla sedia e sbadiglia, distendendo le braccia. – Andiamo a dormire. Dobbiamo riposare anche noi.
“Non mi hai spiegato niente” lo riprende Celty. “Sii più chiaro e non nascondermi niente.”
Il Dottore ruota gli occhi, evidentemente a disagio. Si risiede, ma stavolta guarda la propria amata. – Il Miasma presenta tre stadi: il primo è denominato psora, o meglio miasma per difetto. Non è facilmente riconoscibile, poiché porta insicurezza e timidezza sul piano psichico, accompagnata da debolezza.
“Shizuo... timido?”
– So che può sembrare assurdo, ma dopo aver portato Izaya qui non ha voluto mettere piede in quella stanza. Non ha mai espresso i propri pensieri, ma era chiaro che non sapeva come gestire la situazione, e si è quasi ritirato in una bolla di vetro. Persino quando doveva chiedermi delle sue condizioni, girava intorno all’argomento.
“Non avrei mai potuto immaginarlo” dice perplessa Celty. “La debolezza invece è legata a quando ha vomitato per la prima volta e poi è svenuto?”
– Suppongo di sì – annuisce Shinra, afferrando poi le mani della Dullahan e guardandole. – La fase due porta irrequietezza, impazienza e spossatezza. È detta sicosi, miasma per eccesso. Credo che Shizuo al momento si trovi in questa fase: la notte non dorme, quel fetore di cui parla si sta presentando sempre più spesso e il più delle volte lo porta a vomitare. La reazione all’incubo di questa notte ne è la conferma. Si trova già più avanti del dovuto, in verità.
“Qual è la terza fase?”
Le mani di Shinra si stringono in una stretta salda, mentre irrigidisce il corpo e cerca di non lasciar trasparire tutta la sua preoccupazione. – La terza fase è quella che temo di più.

La notte s’inoltra velocemente nella camera. Avanza, inquietante e spietata. Non chiede il permesso. Non sussurra niente. Non emette alcun tipo di calore. Sembra quasi che questa sia la sua casa, talmente familiare con questo gelo.
Gelo? Da quanto sente freddo? Eppure è sotto il piumone invernale. Non ha senso.
Una voce chiama il suo nome. È distante, troppo distante per trovarsi all’interno di questa camera. Come fa a sentirla? Da dove proviene?
Ed eccolo di nuovo, quel fetore. Invade la stanza in un batter d’occhio, o forse è qui anche da prima. No, pensa Shizuo, immobile nel proprio futon. Non adesso...
Vorrebbe muoversi e scappare, ma tutto ciò che riesce a fare al momento è mettersi dritto in piedi e guardarsi intorno, aspettando con ansia quel qualcosa che sta per succedere. Perché quel fetore annuncia solo guai, e quei guai stanno per arrivare.
Delle braccia gli circondano il collo e un corpo solido si appoggia alla sua schiena. È un qualcosa di talmente gelato che sembra immobilizzarlo sul posto, mentre un leggero sospiro si avvicina all’orecchio. Shizuo sa chi è, ed è terrorizzato. Il suo istinto è ancora una volta quello di scappare, ma qualcosa blocca il suo corpo. Lo stomaco si stringe in una morsa quando le braccia gli si stringono attorno al collo e qualcosa gli accarezza la guancia. – Shizu-chan... – sussurra quella cosa alle sue spalle. Il cuore inizia a tamburellare violentemente nel suo petto mentre il respiro inizia a mancare. Da quanto lo sta trattenendo? Giusto, da quando il fetore ha invaso la stanza. Un vano tentativo per evitare conati di vomiti. Un vano tentativo per non perdere la lucidità. Un vano tentativo, appunto.
La carezza sulla guancia continua e il gelo continua a diffondersi. – Potresti approfittarne – continua a sussurrare la cosa, o per meglio dire, Izaya. – Sono solo a due passi da te e nessuno sta controllando. Perché non mi finisci?
– N-non s-sono un vigliacco – tenta di replicare Shizuo, ancora paralizzato. La voce tuttavia è tremolante, e sembra più un lamento che una frase di senso compiuto.
Non importa – continua. – Potrai finalmente arrivare alla tua più grande aspirazione se lo fai...
– Non voglio...
Sì che lo vuoi... – La mano continua la carezza, raggiungendo il mento e stringendolo in una stretta salda. Di forza, spinge il viso a guardare alla propria destra, dove giace qualcosa. Nella penombra Shizuo non potrebbe mai riuscire a riconoscerlo facilmente ma, per un qualche assurdo motivo che va oltre il razionale, ci riesce: è un corpo nudo, coperto di sangue che fuoriesce da ferite e tagli, con tanto di lividi viola qui è lì. Il viso è sfigurato ma non importa: il colore degli occhi vuoti, dei capelli disordinati e del respiro tremante non potrebbero essere di nessun altro se non di Izaya.
– Izaya... – lo chiama, mentre il suo corpo è scosso da un brivido più forti degli altri.
Esattamente – sussurra la cosa alle sue spalle. – Non sono patetico? Avrei preferito morire piuttosto che subire una simile umiliazione. – Sembra indignato mentre pronuncia quelle parole, e Shizuo non dubita che sia vero.
Shizu-chan – lo chiama, stavolta il corpo disteso alla sua destra. La voce è debole e difettosa, come quella di una persona che sta soffrendo molto nel parlare ma non può farne a meno. – Ti prego... uccidimi... Shizu-chan...
L’aria sembra gelarsi ancora di più. – Fallo – continua il tizio alle sue spalle, scivolando dalla sua schiena ma non interrompendo del tutto il contatto. Anzi: con dita soffici accarezza i muscoli delle braccia di Shizuo, arrivando fino alla mano e mettendogli qualcosa di freddo e metallico nel pugno.
Poco dopo che realizza cosa sta effettivamente stringendo, si ritrova davanti al letto di Izaya e lo sta guardando. E Izaya sta ricambiando il suo sguardo: ha gli occhi che, anche se hanno abbandonato il loro colore naturale diventando azzurrino, lo scrutano con aspettativa e speranza. Davvero vuoi morire? Pensa Shizuo in una domanda silenziosa.
La mano si alza e trema in alto dov’è. Deve farlo davvero? Vuole farlo?
Fallo – ripete la voce alle sue spalle. – Fallo e tutto questo finirà. – Dovrebbe essere speranza questa?
Shizuo stringe la presa sull’oggetto metallico. Abbassa la lama in un gesto veloce e una cosa scandalizza: la lacrima che fuoriesce dagli occhi vuoti mentre la lama affonda nella pelle.
Lui vuole vivere.


Note autrice:


Ancora a un orario tardo, ma ci sono!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se per certi versi a me ha un po’ urtato, poiché sembra meccanico. Dopo un’azione vi è sono altre azioni e così via. Non so precisamente perché sia uscito così e perché non riesca a immaginarlo in maniera diversa. Forse sto diventando fiacca, chissà.
Qui è svelato il motivo del titolo e parte della situazione di Shizuo. Ovviamente non sono un dottore, né sto studiando per diventarlo. Mentre cercavo un titolo adatto per questa storia, dopo un consiglio di un’amica, sono incappata in un articolo di wikipedia che parlava del Miasma e così ho deciso di adottarlo sia come titolo sia come motivazione dello stato di salute di Shizuo. In ogni caso, questa è una mia interpretazione e non sono nemmeno sicura che per Miasma s’intenda questo.
Il prossimo capitolo (anche se sono un infame a lasciarvi così appesi, me ne rendo conto xD) lo pubblicherò tra dieci giorni, penso il 20 giugno. Se volete una giustificazione, è che sto scrivendo davvero troppo poco e, sebbene sia riuscita a portare a termine il quindicesimo capitolo, iniziato il sedicesimo e scritto un bel po’ di quello che dovrebbe essere l’ultimo capitolo (no, non è il sedicesimo... probabilmente sarà il ventesimo ma non posso dirlo con certezza), sono abbastanza indietro e vorrei cercare di raccogliere per bene le idee e portare la storia al termine nel migliore dei modi possibili (no, questo non è uno spoiler: mi riferisco al modo di scrivere e tutto il resto) senza far intercorrere troppo tra un capitolo e un altro. Mi dispiace per essere così incoerente con quello che dico ^^”
Okaaaay, la chiudo qui. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Baci
Yogurt

   
 
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