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Autore: Lady Darkness    12/06/2016    2 recensioni
L'Italia viene sconvolta dalla guerra. L'UE non esiste più e Scarlett, ventiquattrenne, ha perso l'intera famiglia. Ora vive in un rifugio sotterraneo insieme ad altre famiglie, orfani e superstiti tra cui si sta formando una piramide gerarchica forzata dal proprietario del rifugio.
Scarlett fa parte degli esploratori, giovani che hanno il diritto di uscire dal rifugio per raccogliere il più possibile cibo e altri beni materiali e si prende cura anche dei giovani orfani del rifugio. Ma la guerra cambia le persone e si scoprono cose che per millenni erano solo leggende, storie create per spaventare. Cosa poteva esserci di più spaventoso di tutto quello che stava già accadendo?
Delusioni, intrighi, misteri, violenze, sentimenti si intrecciano continuamente nella vita di Scarlett costringendola a fare scelte che stravolgeranno l'intera situazione.
Et Revelata est in bello - Ed è stato rivelato in guerra
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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--- Et Revelata est in bello ---




-- The King --




*** Nota dell'autrice: in questo capitolo vi troverete questi due simboli (@1) e (@2) seguiti dall'apposito link youtube. Secondo me vi aiuterà ad immergervi meglio nell'immaginazione delle vicende che leggerete. E ora buona lettura!***




<< Dai su entra che aspetti? >>

Disse Scarlett a Konstantin mentre faceva avanti e indietro tra uno scaffale all'altro. Lui entrò con un passo lento e deciso guardandosi un po’ attorno e poi non staccare mai lo sguardo dalla ragazza. La vide prendere vari indumenti, sembrava divertirsi mentre lo faceva. Finché non lo raggiunse con un gran sorriso sul volto porgendogli quei vestiti che aveva appena preso.

<< Tieni, vai in camerino e indossali. >>

Lui la guardò con un enorme punto interrogativo stampato sul volto. Non prese gli abiti aspettando delle risposte dalla ragazza, ma fece il broncio e glieli appoggiò velocemente sull'addome in modo tale che lui fisse costretto a sostenerli con le sue mani.

<< Bene ora vai in quel camerino e cambiati. >>

Disse Scarlett mentre spinse il tedesco verso i camerini maschili del negozio. Lui non oppose molta resistenza, la ragazza sembrava divertirsi e non voleva rovinarle quel momento. Dopotutto doveva solo infilare un pantalone nero, una camicia nera, un gilet monopetto nero lucido e una giacca elegante sempre nera. Nulla di male.

<< E non dimenticarti questi. >>

La ragazza gli diede anche una cravatta viola e in paio di scarpe nere lucide per poi allontanarsi e continuare a frugare tra gli scaffali.
Entrò in camerino e iniziò a spogliarsi completamente restando in intimo. Lo specchio che aveva di fronte gli fece notare la famosa ferita sul suo addome e per qualche secondo la studiò meglio. Il colore violaceo sembrava propagarsi ancora, raggiungendo l'ombelico e parte dei pettorali attraversando gran parte del costato. Poteva perfettamente capire che non era normale. Le parole che Matt gli disse il giorno prima di partire gli rimbombavano nella testa. Non era un’infezione, ma sentiva che si stava comportando come tale e che qualcosa in lui stava cambiando. Quella propagazione lo preoccupò un po’. Se era un segno su una possibile infezione incurabile avrebbe accettato la morte a braccia aperte. Non aveva più nulla da perdere… O quasi nulla. La ragazza che era la fuori si era presa cura di lui e non voleva essere da meno.
Prese i pantaloni eleganti con entrambe le mani e li guardò sempre con quell'aria pensierosa. Se la sua vita aveva i giorni contanti, era un motivo in più per aiutare il più possibile Scarlett. Iniziò ad indossare i nuovi vestiti. Vestiti che spesso indossava per importanti riunioni di lavoro o che indossò al suo matrimonio. Gesti che rientravano in quella normalità perduta.
Intanto Scarlett non riusciva a decidersi che tipo di scarpe indossare sotto quel bellissimo abito. Nere? Crema? O direttamente Bordeaux? Su per giù avevano tutte lo stesso tipo di tacco di media altezza, quindi non era particolarmente un problema quello. Ma ci stava mettendo troppo tempo per prendere una decisione. Sbruffò dirigendosi verso l'abito bordeaux che aveva scelto, fremeva per quello che stava per accadere. Si sa che la curiosità uccise il gatto, ma Konstantin aveva tutte le carte in regola per essere un modello con quell'abito e lei cercava di non essere da meno. E poi, che male avrebbe fatto scherzare su una scena così ridicola. Era solo un gioco dopotutto.
Non raggiunse nemmeno il camerino per cambiarsi. Si tolse pantaloni e maglietta per poi infilarsi l'abito con qualche piccola difficoltà. Cercare di chiudere tutta la zip da sola era un'impresa da eroi. Si dimenò più volte per cercare di tirarla completamente su, persino i suoi lunghi capelli si sciolsero dall'elastico che aveva, finché una risata alle sue spalle la interruppe pietrificandosi all'istante.
Si voltò lentamente e quello che vide la lasciò senza fiato. Aveva ragione. Konstantin era un vero e proprio potenziale modello. Chissà quanti potevano essere invidiosi di lui e chissà quante potevano essere invidiose della donna che aveva sposato. Stava di fatto che Scarlett rimase a guardarlo meravigliata. La scelta di fargli indossare una cravatta viola fu cosa buona e giusta, il contrasto che faceva con il biondo cenere dei suoi capelli e barba dava molto all'occhio. E, a proposito di occhi… non c'erano parole per descriverli.

<< Scusami, ma era una scena divertente. Ti aiuto io. >>

Scarlett semplicemente si addrizzò aspettando che l'uomo le tirasse su la zip. Non poteva spiegare il motivo, ma quel momento le sembrò durare un’eternità. Quando sentì il tocco caldo delle dita sulla sua schiena, arrossì. Voleva sbrigarsi in modo tale da non fare brutte figure e, invece, non poteva farla peggio. Tra l’altro era ancora scalza. Quando Konstantin avrebbe finito, lei si sarebbe diretta immediatamente alle scarpe.

<< Ecco fatto. >>

Finalmente aveva finito. Senza neanche voltarsi e ringraziare Konstantin si diresse verso le scarpe.
Doveva ancora finire l'opera. L'uomo quando la vide fuggire via ci rimase un po' male. Voleva almeno complimentarsi per il bell'aspetto che aveva e che quell'abito le stava d'incanto, ma forse deridendola scherzosamente qualche secondo prima non doveva essere proprio il massimo. Non voleva risultare insolente in quel momento, ma ripensando a quella scena il sorriso gli ritornò sulle labbra. Si guardò intorno per distrarsi e cercare di eliminare quella scena di Scarlett per un po'. Vicino al bancone delle casse c'era un grammofono. Era dai tempi della sua infanzia che non ne vedeva uno e sembrava che c'era già un disco inserito. Andò a vedere di cosa si trattava, ma il disco era impolverato e sembrava abbastanza vecchio. Konstantin lo tolse, era inutile provarlo. Si spostò dietro il bancone delle casse in cerca di altri dischi e fece centro. Si piegò. Ce n'erano un paio, entrambi senza un'apposita custodia e la polvere aveva scolorito gli adesivi on cui poteva esserci scritto il nome dell'artista. Ne prese uno a caso e si rialzò notando un'esile figura davanti a lui. Per un attimo rimase senza fiato. In quell'attimo che era sparita tra gli scaffali era riuscita a trasformarsi in un elegantissima donna. I suoi capelli, anche se non perfettamente acconciati, li aveva lavorati in modo da poter assomigliare ad un vero e proprio acconcio. Il vestito delineava le sue curve e sembrava più alta, probabilmente l'aggiunta con una scarpa più alta dava quell'impressione. E il volto… Quel volto. Era pericoloso. Anche se molto più giovane di lui il suo volto era quello di una donna a tutti gli effetti e, sicuramente, in quel complesso la rendeva più matura. Tanto che solo in quel momento Konstantin notò delle particolari caratteristiche della ragazza. Come la sinuosità del suo corpo e le labbra carnose che riaccesero in lui una piccola emozione che non provò da anni. 
Voleva farle un complimento per il suo aspetto, ma dalla sua bocca non uscì nulla e così fu Scarlett a parlare.

<< Un disco? >>

Disse osservando l'oggetto che aveva in mano. Konstantin era rimasto un po’ sconvolto da quella visione che per risponderle fu costretto a schiarirsi la voce.

<< Eh. Ecco… Sì. Non so chi sia l'artista, ma penso che un po’ di musica non faccia male. >>

Si voltò per inserirlo nel grammofono.

<< Musica? >>

Domandò Scarlett. Ovviamente non si aspettava una risposta a quella domanda, ma se Konstantin aveva intenzione di ballare, lei non ne era in grado.

(@1) 
https://www.youtube.com/watch?v=zf2VYAtqRe0

Il grammofono partì e una musica ritmica ruppe il silenzio.

- Elvis Presley? Davvero? -

Era totalmente fuori luogo quella canzone, perché quel disco si trovava lì? Ma a quanto pareva a Konstantin non dispiaceva, anzi sorrise alla ragazza.

<< The King… Lo conosci spero. >>

<< Perché esiste qualcuno che non lo conosca? >>
 
Konstantin si avvicinò a Scarlett che rimase immobile, un po' timida al pensiero di quello che stava per accadere. Avevano bisogno di distrarsi entrambi e, anche se fu Scarlett a far partire quell'insolita serata, Konstantin fu quello ad aprire le danze. Le prese una mano e le fece fare una giravolta su se stessa giusto per darle quella spinta per farle sparire la timidezza del momento. Così accadde. Facevano avanti e dietro con qualche giravolta e tocco di mani ogni tanto, tutto a ritmo di musica. Ridevano e si divertivano. Sembrava essere tornati in quella normalità di un tempo. Scarlett era felice, non si aspettava che Konstantin potesse collaborare pienamente in quella pazzia. Forse si era fatto stravolgere troppo dall'entusiasmo della ragazza.
Burning Love.
Il testo della canzone fece riflettere Konstantin su molte cose. Faceva tutto quello solamente per lei. Per vederla felice e aiutarla a dimenticare il marcio di quel rifugio. Se non fosse stato per i bambini le avrebbe sicuramente consigliato di rimanere in quel centro commerciale. Con lui.
Quando la musica andò sfumando, i due si fermarono per riprendere fiato. Soprattutto Scarlett che guardava Konstantin sorridente.

<< Però, niente male per un vecchietto. >>

Scherzò Scarlett.

<< Se 34 anni ti sembrano tanti, chissà quante ti sembreranno 200 flessioni allora. >>

Rispose Konstantin con un tono scherzosamente provocatorio. Con quelle parole le fece capire che avrà avuto la sua vendetta durante l'addestramento. Ma almeno adesso Scarlett sapeva la vera età dell'uomo e ci era andata molto vicina. Si portavano esattamente dieci anni di differenza. Dieci anni…

(@2) 
https://www.youtube.com/watch?v=vGJTaP6anOU
 
Un altro brano dal grammofono iniziò. Questa era più calma e donava un'atmosfera più… Romantica? Le loro risate andavano man mano a scomparire, lasciando posto ad un po’ d’imbarazzo da parte di entrambi. Scarlett distolse lo sguardo altrove, non sapeva se finire quella pagliacciata in quel preciso istante o se approfittarne. Iniziava a pensare che dopotutto, stare con Konstantin da soli non era poi così male. Era vero che lei si era presa cura delle sue ferite per qualche giorno, ma non era nulla a confronto di quello che aveva fatto lui nei suoi confronti. In due giorni l'aveva salvata ben due volte e… Le aveva offerto anche una spalla su cui piangere. Quale donna o ragazza, era incapace di cedere qualche sentimento ad un uomo così? Soprattutto Scarlett che prima della guerra non era mai riuscita a trovare nulla di speciale in nessun coetaneo. Certo, qualche cotta l'aveva avuta, ma aveva sempre preferito ragionare più con la testa che concedersi alle richieste del suo cuore. Poi nella sua vecchia scuola non era una ragazza popolare e quindi, spesso e volentieri, veniva spesso ignorata. Ma a lei andava bene così. Non le andavano molto a genio le ragazze della sua stessa classe, erano troppo “farfallone” per i sui gusti e parlavano sempre e solo dei loro fidanzati, se solo avessero visto lei in compagnia di Konstantin sarebbero state verdi d’invidia. Avrebbero fatto la fila solo per guardare il suo aspetto. Fortunatamente Konstantin non aveva di bello solo l'aspetto, aveva anche un meraviglioso carattere.
Ad un tratto, un caldo tocco le si posò tra le sue dita. La mano di Konstantin stringeva quella di Scarlett che si voltò velocemente. Poi l'altra mano la raggiunse sulla vita e delicatamente l’attirò a sé. Non riusciva a guardarlo più di qualche secondo negli occhi, sapeva di essere rossa come un peperone in quel momento.

<< Posso avere l'onore di questo ballo? >>

Lei non riuscì a tirare fuori la voce per dargli una risposta e si limitò a mettere la sua mano libera sulla spalla dell'uomo che intuì la risposta positiva della ragazza. Era una semplice domanda, ma detta con quella calda e profonda voce, le impedì di dargli una normalissima risposta. Sapeva che stava per intraprendere una strada di cui difficilmente sarebbe stata capace di uscire.
Konstantin iniziò a muoversi lentamente, proprio come in quei balli lenti ed eleganti che si vedevano nei film. Scarlett pregò in tutti i modi di non calpestargli un piede o di fare altre figuracce simili, anche perché la distanza che li divideva era minima e sentiva lo sguardo dell'uomo su di lei che non si separava mai. Quella sensazione le pesava come un enorme macigno sulla schiena e che ci sarebbe finita schiacciata molto presto. L'uomo iniziò a notare il troppo imbarazzo della ragazza e decise di scambiare qualche parola per rilassarla.

<< Come va la caviglia? >>
 
Già la caviglia, era stata talmente trasportata in quella corrente di emozioni che non si ricordava nemmeno di aver preso una brutta distorsione.

<< Va-va bene sì. Mi fa un po’ male giusto quando cerco di muoverla più del dovuto, ma è ok. Grazie… >>

La visione di quei cani che la circondavano le tornò in mente. Sapeva che, anche se non si fosse fatta male, non sarebbe mai stata in grado di ucciderne neanche uno. Adorava gli animali, tanto che anche in quella situazione si sarebbe limitata a spaventarli lanciandoli qualche sasso e basta rischiando anche di assalirla. Quello che fece Konstantin per allontanarli fu una vera e propria sorpresa e visto che non ne avevano più parlato per tutto il resto della giornata, Scarlett pensò bene di chiederglielo in quel momento.

<< Come hai fatto a mandarli via? Sembravano così spaventati da quello che gli hai detto. >>

Lui si fece stranamente pensieroso e non rispose.

<< Konstantin? >>

<< Dovevo proteggerti. Ho fatto quello che mi sono sentito di fare. Poi se hanno reagito così, io non saprei spiegare il perché. >>

<< Cosa avevi detto prima che fuggissero? >>


Konstantin fece un’espressione interrogativa, come se non sapesse di cosa stava parlando.

<< Hai detto qualcosa in tedesco… >>

<< No, non mi pare di aver detto nulla di simile. >>

<< Konstantin… eravamo solo io e te e la sottoscritta non parla tedesco. >>

<< Lo avrai immaginato. >>


La sua ultima frase la turbò. Davvero non aveva detto nulla e lo aveva immaginato lei? Ma no, come poteva se non conosceva neanche una parola di tedesco. Non era curiosa, ma se non le voleva far sapere la traduzione di quella frase, preferiva che glielo dicesse.
Scarlett abbassò lo sguardo, facendosi seria.

<< Piuttosto che trattarmi da stupida, preferirei che mi dichiarassi almeno che non vuoi dirmelo. >>

Konstantin si fermò interrompendo il lento. Non voleva trattarla da stupida.

<< Trovo complicato spiegarti… >>

Disse lui sempre con quel tono caldo e pacato, ma la reazione della ragazza fu quella di continuare a guardare a terra delusa. Doveva davvero dirle che aveva sentito un forte desiderio di far vedere ai quei cagnacci chi era il capo e di far capire loro che lei era una sua proprietà? No. Anche perché quella sensazione di possesso nei confronti della ragazza la trovava troppo istintiva. Selvaggia, come tra l'altro si era quasi comportato per difenderla.
Staccò la mano da quella di Scarlett per raggiungerle il mento e alzarle il viso verso il suo. Solo circa dieci centimetri divideva i loro volti. Quel tocco delicato la fece completamente dimenticare di essersi irritata pochi secondi prima. In quel momento si fece avvolgere dal dolce calore che si stava espandendo per tutto il suo corpo.
 
<< Non volevo ferirti, soprattutto quando ho promesso di proteggerti… >>

Promesso di proteggerla? Scarlett non ricordava una promessa del genere. Ricordava quella in cui lui si era ripromesso di addestrarla e che non fosse successo nulla hai bambini. Stava già facendo tanto per lei. Ma rimase talmente tanto colpita da quelle parole che non riusciva più a guardarlo in volto e nello stesso tempo non voleva nemmeno staccarsi da lui. Fu più forte di lei. Affondò il viso nel petto di Konstantin abbracciandolo. Lui rimase un attimo sorpreso dalla reazione della ragazza, per poi ricambiare l'abbraccio facendo scorrere lentamente le sue mani sulla schiena di Scarlett.
Lei chiuse gli occhi, sentì le gambe abbandonarla. Ci sarebbe stato lui a sostenerla.
Tra le sue braccia poteva sentirsi al sicuro. Lontana dalla guerra e dai fantasmi che la perseguitavano durante la notte. Mentre lui riusciva a mantenere le sue promesse, Scarlett sentiva di non riuscire a fermare quell'emozioni che man mani stavano nascendo per Konstantin. La testa le diceva di non dedicarsi a sentimentalismi, soprattutto per un uomo di dieci anni più grande di lei, ma il cuore voleva l'esatto opposto. Il modo in cui si comportava con lei non l'aiutava a decidere chi seguire. La trattava con gentilezza, le dava protezione e si sarebbe sacrificato per lei. Come doveva intendere tutto questo? Come doveva intendere la notte passata insieme e il lungo abbraccio dopo che il capo voleva violentarla? Un amico avrebbe fatto tutto quello? Lei aveva un amico, ma non fu lui ad aiutarla veramente al momento del bisogno. Allora cosa doveva seguire… La testa? Il cuore? Forse l'idea migliore era quella di far decidere al tempo. Insieme al destino, si sarebbero concordati. Se Konstantin non era interessata a lei sotto quell'aspetto, si sarebbe messa l'anima in pace.
Tutta quella tempesta di pensieri vennero interrotti da un particolare tocco di Konstantin sulla sua schiena. Lo sentì afferrare la zip del vestito e tirarla giù lentamente. Il suo cuore batté all'impazzata. Alzò il volto per cercare di capire le intenzioni dell'uomo tramite il suo volto, ma non fu possibile dato che contemporaneamente lui poggiò le sue labbra sulla clavicola di lei strofinandole un po’ in quella zona. La sua barba le provocò dei brividi. Scarlett iniziò ad intuire le intenzioni di Konstantin e… per quanto stava adorando quei tocchi delicati, si sentì in dovere di respingerlo. Leggermente lo spinse per cercare di separarlo, ma lui sembrava non volersi staccare.

<< Konstantin? >>

<< Sie riechen gut*… >>


Ancora che le rispondeva in tedesco. O meglio, sussurrava. Ovviamente Scarlett non capì le sue parole, ma le sue intenzioni erano chiare e iniziò a sentirsi contrariata, non voleva che le si ripetesse la stessa vicenda del giorno prima. Quando sentì che la sua zip aveva toccato fondo, gli diede un gran spintone questa volta facendolo indietreggiare per qualche passo. Scarlett si teneva il vestito all’altezza del seno, se lo avrebbe lasciato sarebbe caduto lasciandola in biancheria intima. Lui la guardò come se fosse riuscito a tornare nel mondo reale, per poi assumere uno sguardo serio ma che esprimeva vergogna per quello che era appena accaduto.
 
<< Mi… Mi dispiace. >>

Le disse sorpassandola per uscire dal negozio. Scarlett rimase lì. Non capiva… Gli aveva dato un’idea sbagliata delle sue reali intenzioni? Già tutto quello che stavano facendo era ambiguo, ma quell'abbraccio, forse, era veramente troppo. Approfittare di un abbraccio per provare quei favolosi sentimenti, fu da una perfetta egoista. Avrebbe dovuto pensare prima cosa potesse girare nella testa di Konstantin. Era pur sempre un uomo, ma la ragazza non si sarebbe mai aspettata che lui reagisse in quel modo. Forse la vedeva davvero come una donna e non come una ragazzina che ha perso il padre in modo tale da sostituirlo.
Si avvicinò al grammofono, spegnendolo. Era davvero un peccato che quella serata sia dovuta finire in quel modo. Si stavano davvero tanto divertendo. Con quale faccia lo avrebbe rivisto dopo… dopo quello. Aveva ancora la sensazione delle sue labbra sul suo collo. Seguire un po' i suoi sentimenti non doveva essere un modo per dividerli, sapeva che la colpa di quanto accaduto era la sua e avrebbe deciso di scusarsi quando lo avrebbe raggiunto.
Si tolse le scarpe con il tacco e l'abito a seguito, per poi rivestirsi con i suoi vecchi vestiti e rimise a loro posto ogni cosa. Lasciò il negozio facendo scorrere nella sua testa quello che ormai erano bei ricordi e si incamminò verso il posto in cui avrebbe passato la notte. Già in lontananza poteva vedere Konstantin che aveva acceso il piccolo fuoco in mezzo ai piedi dei due sacchi a pelo. Indossava una maglietta nera a maniche lunghe e dei semplici pantaloni verde scuro, erano nuovi, probabilmente si era cambiato in un altro negozio dato che i suoi vecchi vestiti erano rimasti in quel camerino.
Scarlett si avvicinò al fuoco. Konstantin si sedette sul suo sacco a pelo. Lei l'osservava, cercando di farsi coraggio per porgli le sue scuse, ma lui non la degnava nemmeno di uno sguardo. Doveva farsi coraggio, altrimenti non sarebbero più usciti da quell’imbarazzo.

<< Devo porgerti delle scus- >>

<< Scarlett, chiudiamo il discorso. >>


Scarlett rimase colpita da quella frase così fredda. Interruppe le sue scuse continuando a non guardarla. Ci rimase davvero male, era dispiaciuta e in qualche modo doveva rimediare. Voleva proporgli una cena diversa dal solito scatolame, ma la ragazza notò vicino a lui delle confezioni di cibo già consumate. A quanto pare mangiò anche abbastanza velocemente pur di non mangiare con lei. Le era rimasta solo una cosa da fare prima di andare a dormire.

<< Ti preparo i medicinali per medicarti, allora. >>

<< Ho già fatto da solo e vorrei che d'ora in avanti sia così. >>


Ancora quel tono freddo. Proprio lui che il giorno prima le disse che voleva solo farsi medicare da lei. Ora sì che sentiva una fitta al cuore. A quanto pare non voleva avere nessun tipo d'interazione con lei e Scarlett esaudì silenziosamente quel desiderio. Raggiunse la borsa per prendere qualcosa da mangiare. Del tonno in scatola e andava più che bene. Raggiunse il suo sacco a pelo e iniziò a mangiare pensierosa per il comportamento di Konstantin. Con lei era sempre gentile e spesso le sorrideva, ma questo non voleva dire che doveva essere per forza un santo, questo era sicuro. Ma quell'ultimo evento, insieme a quello che accadde nel pomeriggio con i cani randagi, l'avevano scossa incredibilmente. Aveva visto due aspetti di Konstantin che non aveva ancora avuto occasione di vederli. Poteva forse definirsi normale non conoscere pienamente una persona dopo solo una settimana da quando aveva messo piede al rifugio.
Finì di mangiare posando la confezione accanto al fuoco per poi distendersi all'interno del sacco a pelo dando le spalle a Konstantin. Scoraggiata, chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi il prima possibile, ma ebbe un'enorme difficoltà. La mattina seguente avrebbero lasciato quel luogo per tornare al rifugio ricchi di risorse per gran parte dei rifugiati. Chissà se quel gesto sarebbe riuscito ad alzare l'apprezzamento dei rifugiati nei loro confronti. Con Matt funzionava dato che era l'unico che tornava con tanto cibo, vestiario e attrezzature varie. Effettivamente Scarlett si era sempre domandata dove poteva trovare tutte quelle cose, che anche lui saccheggiasse quello stesso centro commerciale? Era probabile dopotutto.
Poi spostò i suoi pensieri ai bambini. Chissà come stavano. Se erano preoccupati nel non vederla tornare quella notte. Mancava qualche ora per poterli riabbracciare tutti e non vedeva l'ora di portare a tutti i nuovi abiti che aveva preso per loro. Immaginava già i loro volti sorridenti e fu proprio quello il pensiero che la fece addormentare in qualche secondo.


Intorno a lei solo cumuli di macerie e fiamme.

- Ancora quel sogno… -

L'aria la soffocava. Doveva allontanarsi se voleva salvarsi. I tonfi di molteplici esplosioni a catena facevano tremare la terra, mentre il cielo si riempiva di frastuoni di aeroplani da guerra.

- Tutto uguale. -

Doveva lasciare quel posto infernale. Si voltò più volte per capire dove poteva andare, quando un sentiero libero dalle fiamme le si aprì davanti. Vide una possibile uscita e corse più forte che poteva. Uscì. - Sempre lo stesso sogno. - Si buttò a terra sull'asfalto tiepido, stremata. Guardò dietro di lei per capire in che razza di posto era finita.

- Per quanto ancora dovrò sognare tutto questo? -

Nel perimetro dell'area in fiamme altre persone si erano salvate. Molte di loro piangevano disperate, altre mute e immobili traumatizzati e pochi erano i feriti. Le raggiunse sperando di ritrovare i suoi famigliari, ma tra loro non riconosceva nessuno. O almeno era quello che pensava prima che una sagoma molto famigliare non la raggiunse velocemente.

- Matt? -

Sembrava molto scosso. Respirava in modo irregolare e voleva dirle qualcosa.

- << Perdonami Scarlett… Non ci sono riuscito a salvare tutti, perdonami… >> -

Era impossibile salvare tutte le persone di un centro commerciale, quindi non c'era bisogno di chiedere perdono.

- << Quando sono entrato nella stanza, gli orfani erano già stati schiacciati dalle macerie… perdonami… Non sono stato in grado di proteggerli… >> -

Gli orfani? Che ci facevano lì i bambini? Scarlett si voltò verso l'edificio in fiamme. Non era fuggita da quello che era convinta fosse il centro commerciale, ma dal suo rifugio. In quel momento i suoi occhi diventarono lucidi e senza forze cadde a terra in ginocchio, davanti a quello scenario. Avrebbe preferito che si trattasse di un incubo.
Avrebbe preferito perdere la vita insieme a loro.
Si alzò e, con le lacrime che le scendevano dagli occhi, corse contro quelle calde mani della morte, ma Matt la trattenne da un braccio. Non voleva che finisse in quel modo. Assolutamente.


Aprì gli occhi, con il cuore che le batteva freneticamente.
Un'altra versione di quel sogno… Questa volta però era il rifugio ad essere avvolto dalle fiamme e con esso i bambini. Tremava all'idea che poteva trattarsi di un sogno premonitore. Doveva lasciare quel posto e raggiungerli al più presto.
Si voltò verso il sacco a pelo di Konstantin, ma era vuoto. Scarlett si guardò intorno. Non c'era alcuna traccia del soldato.

<< Konstantin? >>



*
Sie riechen gut: Hai un buon odore
  
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