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Autore: CinderNella    12/06/2016    4 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Spero di non essermi fatta attendere troppo! Questa volta ce l'ho fatta a scrivere più o meno per tempo, e arriva un capitolo esplosivo! E ci sarà una seconda parte, dato il titolo. La canzone è sempre di Florence (senza il Pt. 1 ovviamente) <3 Spero vi piaccia! Buona lettura!






 

But know, in some way, I’m there with you.
Up against the wall on a Wednesday afternoon.

Stava leggendo febbrilmente l’ultimo biglietto che aveva ricevuto. Era fondamentale controllare che stesse andando tutto secondo i suoi piani, e comunicazioni inconfondibilmente di penna sua erano rare.
Alijeik era come al solito al suo bancone da pozionista, intento a rigirare un intruglio presente in un calderone: lei gli era accanto, come era solita fare quando si trovava a casa con lui.
«Cosa dice? È cambiato qualcosa?» lui era curioso, ma lei si sentiva quasi inetta e delusa dalle sue capacità: lo esprimeva appieno la sua bocca serrata e le labbra che erano diventate due fili sottilissimi che seguivano una linea fin troppo orizzontale.
«Sì. Doveva rimanere all’oscuro. E ora dobbiamo cambiare piano.»
«Cos’ha in mente?» per la prima volta, Alijeik si fermò e le dedicò la sua completa attenzione.
«Quando ci sarà, dovremo somministrargli l’antidoto. Secondo lui potrebbe essere qualcosa addirittura più distruttiva del piano originale» non era contenta, ma doveva seguire gli ordini. E poi avrebbe goduto della sofferenza di Draco Malfoy quando avrebbe potuto leggergliela negli occhi chiaramente come aveva letto la sua impotenza nel momento in cui si era reso conto che era stata proprio lei a tradirlo.

Hermione ormai andava avanti a tutte le ore del giorno e della notte con del tè accanto: molto più di prima. Lavorava instancabilmente, analizzava i dati che aveva raccolto dalle analisi di Draco e continuava le ricerche sulle Sacre Ventotto, sulle quali era quasi certa di essere vicina a trovare la formula della famiglia Shafiq.
L’assenza di anche solo Nix si faceva sentire, e per questo non voleva pensarci e passava tutto il suo tempo a lavorare e a bere tè per essere produttiva, e quando non lo era più era così stanca che crollava automaticamente a dormire nel letto.
Ma quel pomeriggio, qualcosa la distolse dal suo lavoro matto e disperato: il citofono aveva suonato. Si alzò, confusa, pensando a chi potesse essere: Angharad, forse?
«Sì?» rispose, cauta.
«‘Mione! Sono Ron. Posso salire?» sembrava titubante e molto diverso dall’ultima volta che l’aveva visto: e proprio per questo decise di rispondere affermativamente e aprirgli il portone. Dopo qualche minuto era dall’altra parte del muro a suonare il campanello, e lei gli aveva aperto la porta.
«Ehm, ciao.» il rosso si passò una mano dietro la nuca, imbarazzato: lei si limitò a farlo entrare dentro casa e a chiudere la porta.
«Vuoi un tè? Ho ancora dell’acqua calda rimasta.»
Ron, che sembrava stare particolarmente sulle spine, annuì. Allora Hermione sparì per circa cinque minuti per poi tornare con un’altra tazza ricolma di tè: gli si sedette accanto e gli porse la tazza.
«Allora... come mai sei venuto qui?» non voleva sembrare ostile, ma quella visita, soprattutto per come sembrava stesse colpendo l’ex fidanzato, non aveva senso. Soprattutto dopo l’ultima interazione che c’era stata tra loro due.
«Sono venuto a chiederti scusa. A quanto pare devo aver fatto una cazzata qualche tempo fa.» iniziò il Weasley, titubante. Sorseggiò il tè prima di continuare «Harry mi ha detto che sono stato completamente fuori luogo, e che avrei dovuto chiedere scusa prima o poi. Ho deciso di farlo ora. Non ricordo cosa ho detto, ma dev’esser stato spiacevole. Mi dispiace di essermi intromesso nuovamente nella tua vita e in quella di Malfoy, all’epoca.»
Hermione lo guardò perplesso, registrando le sue scuse ma venendo immediatamente attirata da una parte della storia che non quadrava: «Okay, grazie. Ma aspetta un attimo: Harry ti ha detto quello che è successo? Tu non ricordi nulla? Come mai?»
Ron scrollò le spalle, ignaro: «Non lo so. So solo che ricordo il giorno prima e quello dopo, ma non quella domenica. Però Ginny e Harry erano furiosi. E quando ho raccontato a Maggie di non ricordare cosa fosse successo era infuriata anche lei, così tanto che è scappata da casa sua e non l’ho vista fino alla sera del giorno dopo. Ora che ci penso è stato un comportamento alquanto strano, ma avevo così tante cose a cui pensare che non ci ho fatto caso.»
Hermione assimilò quelle notizie, mentre il suo cervello iniziava già a fumare per connettere tutto ciò che sapeva: Ron si era inaspettatamente catapultato nella loro vita, di lei e Draco, una domenica mattina, non sembrava in lui e delirava. E ora non ricordava niente, così tanto che fu Harry a spiegargli tutto. E quando aveva ammesso tutto quello a Maggie, lei era scappata da casa sua infuriata.
Non aveva senso.
Nel frattempo, il rosso in questione era paonazzo dall’aver sorseggiato il tè troppo velocemente, ma lei non ci stava facendo troppo caso, perché aveva bisogno di capire che diavolo c’entrasse Maggie con quell’intrusione a casa di Draco.
Afferrò in uno scatto il computer che era di fronte a lei, facendo sobbalzare Ron, e iniziò a cercare di capire quali fossero state le penne USB a collegarsi al suo PC: ricordava di aver trovato qualcosa di strano tra i collegamenti esterni del laptop dopo quel giorno, ma non ci aveva fatto troppo caso, viste tutte le cose che erano successe in quel periodo.
«Cosa stai cercando?» Ron sembrava perplesso e anche un po’ spaventato.
«Quando sei irrotto in casa di Draco, oltre a comportarti in modo strano, penso che tu abbia fatto qualcosa al mio computer.»
«In che senso?» Ron era rabbrividito a sentire Hermione chiamare tranquillamente la nemesi di un tempo con il proprio nome, ma aveva già capito da tempo che avrebbe semplicemente dovuto farci l’abitudine.
«Non so, scaricato dei dati, messo un virus, non lo so.»
«Un che? Perché avrei dovuto fare qualcosa del genere?»
«Perché non ricordi niente?!» Hermione quasi sbottò, non riuscendo a far andare le azioni che compiva alla stessa velocità con cui il suo cervello stava galoppando: aveva appellato il telefono e cercava freneticamente un numero, mentre Ron la guardava leggermente terrorizzato.
«Theo?» l’ex-Serpeverde rispose dopo due squilli, e dalla voce sembrava stupito.
«Hermione? Cos’è successo?»
«Puoi parlare? Hai il computer con te?» chiese la ragazza, continuando a osservare la sezione chiamata “Gestione Dispositivi” sul suo computer.
«Cinque secondi e ci sono.» Hermione continuava a leggere, cercando qualche certezza nel pannello aperto davanti a lei: Ron, nel frattempo, aveva le sopracciglia che per lo sconvolgimento erano arrivate quasi ala fronte.
«Dimmi.»
«Ho bisogno di sapere se qualcuno si è connesso con una USB o in qualsiasi altro modo al mio computer.»
«Okay...» sembrava pensieroso «Cosa te lo fa pensare?»
«Ti ricordi quando Ron Weasley è passato da casa di Draco e ha iniziato a comportarsi irragionevolmente? Penso sia stato manovrato da qualcuno per ottenere informazioni su Draco...»
«Per manovrato intendi con una Maledizione Senza Perdono
«Theo, non ricorda nulla. Ancora ora, non ricorda nulla.» l’andamento era febbrile, e Ron provava un’insieme di contrastanti emozioni: Hermione aveva detto prima a Theo che a lui ciò che lo riguardava, e si riferiva a Theodore Nott chiamandolo Theo! E poi lui era stato manipolato? Che stavano dicendo?
«Pensi a Maggie?» chiese lui, dopo qualche secondo.
«Sì, però ti scrivo dopo perché.» tagliò corto lei, lanciando un’occhiata a un Ron oltremodo oltraggiato – per motivi a lei sconosciuti, ma che credeva di poter indovinare facilmente «Come faccio per quella cosa sui dispositivi?»
«Ti sto scrivendo una mail che ti spiega tutto, con il link del programma da scaricare. Se scopri quello che credi di sapere, però, non dirlo a Ron. Perderesti il fattore sorpresa con Maggie. E Ginny, Blaise e Daphne sono stasera a cena dai Weasley.»
«Okay, grazie. Aspetto l’e-mail.»
«Appena inviata. Fammi sapere quando ci riesci.»
«Buon lavoro» era stata una conversazione abbastanza laconica, ma non avevano tempo per i convenevoli. O almeno, questo era quello che Hermione provava: se davvero Maggie fosse stata una minaccia per Draco?
Solo dopo aver aperto l’e-mail spedita da Theo si voltò a guardare Ron, che si sentiva terribilmente ignorato e aveva allora scelto di finire il tè quasi tutto d’un sorso. Era paonazzo, e non riusciva a capire se per l’imbarazzo o il nervosismo.
«Scusami, era urgente.» si limitò a dire Hermione, lanciandogli un’occhiata di sbieco per controllare che stesse bene. Non sembrava fosse così, però.
«Perché hai detto a Theodore Nott della mia amnesia?! Perché chiami Nott Theo?!»
Hermione alzò entrambe le sopracciglia, perplessa: «Perché è mio amico. E perché ha diritto di sapere, visto che mi ha aiutata non poco nel cercare di capire cos’è successo a Draco.»
«Okay, ma cosa c’entro io con Malfoy?» sembrava volesse aggiungere qualcos’altro, con molta più veemenza, ma si fermò. Anche perché Hermione aveva iniziato a marcare ancora di più il nome Draco in sua presenza. Non era stato propriamente intenzionale, ma le dava fastidio l’aria di sufficienza con cui Ron trattava quelli che erano diventati suoi amici – e nel caso di Malfoy, beh, il suo ragazzo.
«Credevo nulla, ma secondo me, sebbene non intenzionalmente, ti sei ritrovato a rubare parti della mia ricerca, quel giorno. Non ho ancora le prove, però erano successe cose strane riguardanti il mio computer, e ora, grazie a Theo, scoprirò se davvero qualcuno di a me sconosciuto ha rubato file dal mio computer.» anche quel tono non poco saccente non era intenzionale, però era stato terribilmente spontaneo. Non tollerava più tanto quell’aria di superiorità da parte di nessuno, non solo di Ron. Harry aveva ben capito di non poter più trattare in sua presenza gli ex-Serpeverde come faceva prima, e non sembrava averne nemmeno voglia, in realtà. L’unico che si comportava ancora in modo infantile era proprio il rosso di fronte a lei.
«D’accordo. Io ero solo venuto per scusarmi per qualcosa che non ricordo nemmeno di aver fatto, se dovessi veramente aver rubato qualcosa sulla ricerca, mi dispiace. Arrivederci, Hermione.» Ron era saltato in piedi dopo qualche secondo che lei aveva finito di parlare, probabilmente notando l’acidità neanche troppo latente di Hermione, che però lo seguì alla porta: «Senti, mi dispiace. Non volevo rivolgermi così a te. Però loro sono i miei amici. E Draco, nonostante le cose ora non siano delle migliori, è il mio ragazzo. E voglio loro bene. Non sono dei figli di Mangiamorte, non sono la feccia dei Serpeverde, sono i miei amici. E non tollero che vengano trattati diversamente da come meritano di essere trattati, che ci si rivolga a loro senza rispetto, solo per dei pregiudizi vecchi e infondati.»
Era stata ferma e civile, mentre manteneva la porta: eppure Ron la guardava sconvolto. Non capiva, non riusciva davvero a capire.
«Okay, scuse accettate, ciao.» quando entrò nell’ascensore, Hermione tirò un sospiro di sollievo: le sarebbe piaciuto riallacciare i rapporti con Ron, comportarsi civilmente, ma sembrava semplicemente impossibile. Perché non ricordava il tempo in cui erano stati semplicemente amici e non persone che “forse avrebbero voluto stare insieme, forse no, forse sono finiti insieme per caso, forse no”. E non sentiva la mancanza di Ron suo amico, perché erano anni che non erano stati più tali, e neanche lo ricordava più. Non ricordava la sua amicizia. E poi, non accettava quelli che erano i suoi amici, e che a breve invece sarebbero stati legati alla famiglia Weasley. O almeno, qualcuno di loro. Ma questo, lui, non lo sapeva.

Ginny era seduta al sedile del passeggero, mentre Blaise guidava: erano quasi arrivati a Ottery St. Catchpole e portavano anche Daphne e Charlie con loro. Avrebbero potuto tutti materializzarsi dai Weasley, ma a quanto pare nessuno ne aveva voglia: allora avevano deciso di raggiungere insieme, per via babbana, il villaggio in questione.
Quando suonò il cellulare, Ginny per poco non sobbalzò: era stanca. Stava per addormentarsi: aveva davvero solo bisogno di dormire.
«Hermione? Buonasera!» era contenta di sentirla, erano rare le sue telefonate, ultimamente. Sembrava essersi chiusa a riccio, e lei non aveva neanche il tempo – e non credeva di averne nemmeno il diritto – di cercare di buttare giù le barriere che aveva eretto l’amica.
«Gin. Stai andando dai Weasley?»
«Sì, con Daphne, Charlie e Blaise. Perché?» ora che ci faceva caso, Hermione sembrava agitata.
«La mia ricerca è stata rubata. E Ron è passato a chiedermi scusa per l’intrusione da Draco di quest’estate e ho scoperto che non ricorda più nulla.»
«Non ricorda nulla? Ma aspetta, cosa c’entra con...»
«Gin, secondo me quell’intrusione era una farsa. O meglio, un diversivo. Per non farci notare che stava rubando qualcosa. E so che non è colpa sua, ma se davvero non ricorda nulla, e ha fatto ciò – e sono certa che sia così, perché ho controllato – significa che molto probabilmente era sotto l’effetto dell’Imperius
«Dell’Imperius?!» esclamò Ginny, sconvolta. Tutti i suoi compagni di viaggio si voltarono a guardarla, anche Blaise, che avrebbe dovuto guardare invece la strada «Ma chi avrebbe interessi nel maledire Ron? Non è di certo amico di Malfoy...»
«Ma aveva ancora un collegamento con me che poteva sfruttare. E poi non è Draco ad avere la ricerca, sono io.»
«Okay, ma sai anche chi è stato?» Ginny udì chiaramente Hermione sospirare profondamente.
«Non con certezza. Ma Ron mi ha detto che quando ha detto queste stesse cose a Maggie, lei è scappata via da casa sua irata. E non è tornata fino alla sera dopo.»
«Ma non ha senso. Perché Maggie vorrebbe sapere a che punto sei nel trovare la soluzione al problema di Draco...» Ginny si fermò dopo qualche secondo, perché Blaise aveva accostato e l’aveva guardata, per poi guardare Daphne, che sembrava in procinto di sputare fuoco.
«Perché è lei che gli ha tolto la memoria.» si limitò a pronunciare l’ex Regina delle Serpi, con un tono che sembrava impassibile ma che molto più probabilmente era semplicemente calcolatore.
«Herm, ti lascio. Ti faccio sapere dopo cosa succede.» spiegò brevemente Ginny, prima di chiudere la chiamata «Ripartiamo. E speriamo che quella maledetta ci sia, stasera.»

Quando arrivarono alla Tana, Ginny e Daphne avevano preceduto i loro accompagnatori: avevano raggiunto la sala da pranzo, dove erano presenti  Harry, George, Ron e Maggie, e avevano sguainato le bacchette contro quest’ultima.
«Oh Godric.» fece in tempo a pronunciare George, prima di alzarsi dalla sedia che occupava e allontanarsi dall’obiettivo delle due ragazze.
«Ginny e Charlie sono arrivati...?» Molly Weasley era entrata appena in tempo per essere testimone di un altro riprovevole sfoderamento di bacchetta, questa volta da parte del figlio maschio più piccolo.
«Non tollero questo comportamento in casa mia! Cosa sta succedendo?» la padrona di casa disse subito la sua, mentre George le faceva cenno scuotendo la testa: Blaise e Charlie avevano appena raggiunto gli altri, trovando la piccola Weasley intenta a puntare la bacchetta contro il suo fratello immediatamente maggiore, che teneva sottotiro Daphne, la quale non accennava a rinfoderare la sua bacchetta o a spostare lo sguardo da Maggie, che rimaneva immobile sotto lo sguardo di tutti i presenti.
«Dalla padella alla brace.» George si avvicinò alla madre, che non accennava a spostarsi dalla porta che conduceva alla cucina.
«Ginevra Molly Weasley! Hai intenzione di spiegare questa tue entrata teatrale?» Molly Weasley non dava l’impressione di volersi spostare di un millimetro, nonostante George stesse cercando di indirizzarla verso il luogo da cui era venuta.
«Chiedi a Maggie, mamma. Chiediglielo. Magari a te dice perché ha lanciato un Imperius contro Ron.» esplose Ginny, spostando brevemente lo sguardo sulla strega accusata.
Blaise, Charlie e Harry avevano tutti e tre afferrato le proprie bacchette, ma non osavano puntarle contro nessuno dei presenti, temendo un’alterazione del fragile equilibrio che si era creato.
«Ginny, non sai di cosa stai parlando. Immaginavo che te ne saresti uscita con qualcosa di così completamente stupido, vista la gente di cui ti circondi!» esclamò Ron, furioso.
«Ron, sta’ zitto. Almeno la gente di cui mi circondo è leale, a differenza di qualcuno qui presente.» la punta della bacchetta di Ginny lasciò sfuggire qualche scintilla, nonostante la ragazza non avesse pronunciato alcun incantesimo «E non manifestare ulteriormente la tua completa ignoranza, non hai nemmeno pensato che qualcuno potesse averti messo sotto Imperius, nonostante non ricordi un’intera giornata della tua vita!»
«Qual era il tuo piano? Dovevi controllare quanto Draco fosse arrivato a sapere? Dovevi manomettere la pozione, qualora Hermione l’avesse trovata?» Daphne riportò l’attenzione su Maggie, che non aveva l’aria di qualcuno preoccupato dalle accuse della maggior parte delle persone presenti nella stanza «Chi ti ha pagato per avvicinarti a Ronald Weasley?»
«Sta’ zitta, Greengrass! Ti avviso.» la mano di Ron tremava per quanto era stretta intorno alla bacchetta, e continuava a puntarla contro l’ex compagna di scuola Serpeverde.
«Dai, Weasley, non insultare l’unico neurone che ti ritrovi! Cos’altro avrebbe potuto toglierti la memoria? Una sbronza colossale? E perché quando l’hai detto a questa qui, lei sarebbe dovuta correre via infuriata? Sai anche tu che c’è qualcosa che non va!» ribatté Daphne, guardando per un millesimo di secondo il rosso in questione, che sembrava aver ascoltato, perlomeno, il suo messaggio.
«Non sono stata pagata da nessuno.» Maggie finalmente prese parola, e tutti tacquero «Sono stata, però, minacciata. Avrei dovuto avvicinarlo per scoprire cosa sapesse la sua ex-ragazza.» indicò con un cenno del capo Ron, che la guardò tradito. Non se lo aspettava per nulla.
«Okay, mamma, ora andiamo.» George riuscì a spingere fuori dalla porta Molly Weasley, che in quel momento non aveva più i piedi tanto piantati a terra: richiuse la porta della cucina non appena riuscirono a uscire da quella stanza sicuramente pericolosa.
Ron aveva abbassato la bacchetta e, in quel preciso momento, Ginny ritornò a puntarla contro Maggie, che inspirò profondamente: «Se non l’avessi aiutata, avrebbe detto a tutti che i miei genitori hanno fornito rifugio ad alcune famiglie di Mangiamorte alla fine della Seconda Guerra Magica. E ci sarebbe andata di mezzo la mia carriera.»
«No, infatti è molto meglio diventare l’amante di qualcuno per scoprire a che punto è la ricerca della sua fidanzata, senz’altro!» ribatté sarcastica Ginny, rivolgendole uno sguardo infuocato: Ron spostava lo sguardo dalla sorella – e anche, sfortunatamente, da Daphne – a Maggie, sconsolato.
«È quello che lei mi ha chiesto, di trovare un modo più veloce. E Ron era abbastanza vulnerabile, visto che la sua relazione con Hermione era in procinto di crollare già da anni.» il rosso in questione le rivolse un’altra occhiata tradita «Ma non sono stata io a usare una Maledizione Senza Perdono su di lui. Non avrei mai potuto!»
«Come mai? Lo ami?» Ginny sputò la frase con sinistro sarcasmo e sembrava quasi in procinto di ridere.
«Sì, in realtà.» rispose Maggie, e sembrava davvero sincera «Dovevo continuare a lavorare per lei, ma avevo iniziato a tenerci, a lui.» indicò Ron con un cenno del capo, senza distogliere lo sguardo da Ginny «E allora ha iniziato a minacciarmi dicendo che gli avrebbe detto tutto e che gli avrebbe fatto del male. Avrei dovuto saperlo, che non ci si poteva fidare di lei
«Di grazia, di “lei” chi?!» sbottò Blaise, seccato: non aveva neanche puntato la bacchetta contro Maggie, ma si era non poco scocciato di sentire nominare “lei” senza sapere a chi si riferisse.
«Pansy Parkinson.» rispose Maggie, chiara «E il suo ragazzo Alijeik.»
«Non ha senso, Pansy era innamorata di Draco!» continuò Blaise, osservando attentamente Maggie con l’intento di scoprire se stesse mentendo o meno.
«Sì, fin quando lui e la sua famiglia non hanno tradito la causa. E il Signore Oscuro. Scoperta la sua debolezza, ha deciso di vendicarsi.» spiegò chiaramente la ragazza, lasciando disgustati tutti i presenti. Quei discorsi non venivano affrontati da molto tempo alla Tana, e il loro ritorno li aveva resi tutti nauseabondi.
«Sta’ attenta a come parli, sostenitrice di Mangiamorte!» Daphne le puntava ancora la bacchetta contro, con il braccio dritto che non sembrava per nulla affaticato.
«Almeno io non ho buttato all’aria la mia intera vita per seguirne uno in un mondo completamente diverso, uno che è riuscito anche a fallire, nell’essere Mangiamorte.»
Blaise e Daphne pronunciarono all’unisono la formula dello Schiantesimo, ma i due incantesimi vennero bloccati da uno scudo innalzato da un Protego appena invocato: era stato Harry a innalzarlo, e tutti i presenti gli rivolsero uno sguardo sconvolto.
«Se fosse rimasta ferita non avrei potuto accettare la sua ammissione di colpa e non potrei portarla davanti al Wizengamot.» spiegò semplicemente, pronunciando a bassa voce la formula che fece partire delle corde dalla sua bacchetta, che andarono a stringersi intorno ai polsi di Maggie «Charlie, ho bisogno della registrazione...»
Il Weasley in questione gli porse il suo telefono e Harry fece un cenno del capo alla ragazza di Ron per intimarle di muoversi: «Grazie a questo» alzò impercettibilmente la mano che conteneva il telefono di Charlie «Potremo riaprire le indagini su Malfoy. E probabilmente avrò bisogno dei vostri ricordi di stasera, quindi potreste passare domattina dal Ministero?»
Dopo aver colto i cenni di assenso dei presenti fece per uscire dalla stanza, ma si fermò: «Dite a Molly che mi dispiace non rimanere per cena.»
Dopo qualche minuto di silenzio, George rientrò in sala da pranzo e diede due pacche sulla schiena a Ron, seduto silenziosamente al tavolo: «Però, complimenti Greengrass. E poi saremmo noi Grifondoro le teste calde!»
Alla battuta del gemello Weasley rimasto, una lieve risatina spezzò l’aria ancora tesa che aleggiava nella stanza, nonostante colei che l’aveva causata era ben lontana da lì: Ginny e Daphne si lasciarono cadere, più rilassate, sulle sedie, e vennero seguite poco dopo dagli altri presenti.

Hermione non riusciva a non guardare il telefono ogni secondo. Da che aveva avuto la certezza che davvero qualcuno aveva avuto accesso al suo computer e aveva preso dei dati su Malfoy era in ansia: soprattutto perché era più che certa che Ginny avrebbe affrontato il qualcuno in questione.
Quando il telefono suonò per avvisarla dell’arrivo di un messaggio saltò su: era accaduto nell’istante in cui non lo stava guardando, poiché si stava versando dell’altro tè.
Lasciò il bollitore e aprì il messaggio dopo aver controllato che il mittente fosse Ginny: “Harry l’ha portata al Ministero. Ha ammesso tutto, ma non è stata lei a mettere Ron sotto Imperius. È stata Pansy Parkinson, che è anche l’artefice di tutto quello che è accaduto a Draco”.
«Merda.» pronunciò alla casa vuota, basita. Rilesse il messaggio e sbatté le palpebre ripetutamente: quella non se l’era aspettata. Eppure avrebbe dovuto pensare a lei, era logico che fosse stato qualcuno di sua conoscenza... ma non sapeva nemmeno che fosse diventata una Mangiamorte, lo ignorava completamente.
Quando suonò il campanello non pensò neanche al fatto che non aspettasse ospiti, tanto la sua mente era impegnata a rielaborare le – poche – informazioni che le aveva dato Ginny, così quando si ritrovò ad aprire la porta a un Draco con un trasportino in una mano e una busta di plastica nell’altra rimase pietrificata lì sul posto.
«Draco?» sbatté le palpebre ripetutamente: decisamente non si aspettava lui.
«È stato ingiusto da parte mia negarti la compagnia di Nix e Nyx, perdonami. Non avrei dovuto...» partì in quarta senza neanche salutarla, ed erano entrambi ancora sulla porta. Hermione si spostò per lasciarlo passare e chiuse la porta d’ingresso, mentre lui apriva il trasportino e lasciava i loro gatti liberi di esplorare la casa.
«Ho appena fatto il tè.» non era neanche una vera e propria domanda fatta per educazione, non gli stava offrendo nulla. Era ritornata in cucina, si era passata le mani tra i capelli e aveva preso un’altra tazza dalla dispensa: non si era accorta del passo felpato di Malfoy, che l’aveva raggiunta in cucina.
«E poi mi mancavi.»
Quando Hermione si voltò, ancora con il bollitore in una mano, se lo ritrovò a meno di un metro di distanza: ebbe giusto il tempo di posare il contenitore bollente sul piano cucina prima di scontrarsi contro il petto di Draco in un abbraccio per nulla delicato e un bacio altrettanto poco posato.


 
  
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