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Autore: FlyGirl 92    15/06/2016    0 recensioni
Liesel sorrise e disse. “Beh… qua è troppo affollato per parlarne, perché non è un argomento di dominio pubblico, ma… diciamo che ha a che fare con un tesoro. Un tesoro nascosto nella scuola, probabilmente.”
La sedicenne Sofia Walker non immaginava certo che la sua vita in collegio sarebbe stata così intensa, quando lasciò la sperduta Ullapool per trasferirsi alla scuola privata Wishmaster Hill, sull'Isola di Skye (Scozia).
Una storia che spazia tra amicizia, sentimenti e avventura e che accompagna, pagina dopo pagina, il percorso di crescita di una giovane donna lontana da casa e che conoscerà, per la prima volta in vita sua, la semplice genuinità delle emozioni vere.
NB. I collegi sono inventati da me, così come i personaggi.
Genere: Avventura, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Scolastico
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3 Capitolo – I Cobra e I Nemo, come in un libro di avventure

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“Io però ho una domanda…” Si schiarì timidamente la voce Sofia. “Chi sono i Nemo?”

Elisabeth fece per rispondere, ma si interruppe e guardò prima Alicia e poi entrambe guardarono Liesel, che stava frugando nella tasca della felpa rossa.

“Trovate!” Esclamò la fanciulla, estraendo il pacchetto di sigarette un po’ malandato e un accendino giallo e poi, accorgendosi che le altre tre la fissavano, chiese “Che c’è?”

“Sofia ha appena fatto una domanda, Liz.” Rispose Elisabeth con un sospiro, lanciandole un’occhiataccia.

“Oh scusa, Sofia. Allora… beh, è una domanda che merita una risposta completa, direi. Per sapere del t… beh, di quel che già sai, dovrai aspettare stasera, ma non credo ci sia niente di male a mostrarti un po’ con chi avrai a che fare, giusto ragazze?”

“Sono più che d’accordo.” Sorrise Alicia.

“Anche io.” Disse Elisabeth.

“Allora seguitemi, belle ragazze. So io il posto giusto.” Si vantò Liesel, infilando la sigaretta in bocca e riavviando la felpa con aria compiaciuta.

Mentre salivano le scale, Sofia domandò :“Voi da dove venite? Siete scozzesi?” Era sinceramente interessata a sapere di più su quelle tre, sembravano ragazze molto in gamba.

Liesel rise sonoramente ed Alicia le allungò una gomitata – la differenza di altezza tra le due era tale che il gomito di Alicia, che era altissima, colpì quasi la spalla della piccola e formosa Liesel - mentre Elisabeth le rivolse un sorrisetto compiaciuto.

“No, io sono inglese, in realtà. Di Birmingham.” Rispose, raddrizzando fieramente la schiena.

“Birmingham? Seriamente? Non sei un po’ lontana da casa?” Si stupì Sofia.

“C’è gente in questo collegio che viene da tutte le parti d’Europa. Per la maggior parte siamo britannici, ma ci sono tanti francesi, norvegesi, olandesi e perfino qualche tedesco. Ma devo ammettere che sono una minoranza. I test di lingua per accedere sono davvero severi.”

“Esatto.” Confermò Liesel. “Angelique è francese di Angers, ma lei studia l’inglese da quando è piccola, quindi parla davvero molto bene. L’unica cosa è il suo accento, come hai sentito. È veramente molto francese.” Ridacchiò.

Liesel fa la spessa perché è una delle poche scozzesi presenti in collegio.” Sorrise Elisabeth, dando una spintarella amichevole all’amica.

“Sissignore. Edimburgo tutta la vita! Comunque non mi fraintendere, io adoro Ange. È una persona fantastica.”

“Io e Andrew, invece, siamo di Bristol. Non esattamente dietro l’angolo, anche noi.” Intervenne Alicia.

“Sono stata a Bristol, una volta. Mio padre ha tenuto una conferenza alla facoltà di economia dell’Università.” Sorrise Sofia.

“Davvero?” Domandò Alicia, sorpresa. “Cavolo, tuo padre deve essere uno bravo, allora. Cosa fa?”

“Lavora nel campo degli elettrodomestici, ma è anche un mago della Borsa. Gestisce l’azienda di famiglia. La sede operativa più grande è ad Hartford, ma lui non ama stare in America: lì c’è rimasto mio zio e lavora anche lui nella dirigenza dell’azienda. Mio padre lavora più che altro da casa, anche se non ho mai capito come faccia. Va via solo una volta ogni due o tre mesi, ma torna prima che può. La sua azienda è grande, ma è più famosa in America che qui, in realtà. “

Nel mentre, le ragazze erano arrivate al secondo piano e, dopo aver percorso un corridoio familiare a Sofia, Liesel aprì la porta dello studio della preside MacLachlan.

“Veloci!” Esortò le altre tre in tono spiccio. “Prima che qualcuno ci veda.”

Elisabeth e Alicia non se lo fecero ripetere due volte, ma Sofia era rimasta talmente sorpresa che Liesel la dovette prendere per un braccio, per convincerla a muoversi.

“Qui saremo al sicuro da orecchie indiscrete…“ Sorrise la rossa, sorridendo a mo di scusa.

“Cavolo, Liz! Siamo nell’ufficio della preside! Ti rendi conto?!” Sbottò Alicia sottovoce. La stanza era semibuia, a malapena illuminata dal sole morente; dentro c’era un forte odore di tabacco aromatizzato alla vaniglia, come se qualcuno avesse fumato la pipa da poco.

M-ma non è rischioso stare qui? E se ci trovassero?” Domandò Sofia, tremando.

Nah, tranquilla… Sono in questo collegio da quando avevo tredici anni. Conosco ogni singolo movimento che fa nonna McLachlan e ti assicurò che non rientrerà in questa stanza prima di sera. E sì, fuma la pipa in ufficio e lascia sempre la porta aperta.”

“Non avere paura, Sofi. Se Liesel dice che non c’è da preoccuparsi è tutto sotto controllo: lei ne sa sempre una in più del diavolo.” Rise Elisabeth, appoggiando una mano sulla spalla esile della ragazza, che abbozzò un sorriso.

Nel mentre, Liesel si sedette fischiettando sulla sedia della preside e si accese la sigaretta; dopodiché si girò verso un mobile a cassetti scorrevoli che doveva essere l’archivio.

“Ella, per piacere, mi apri la finestra? Oh, eccoci qui. Tutti noi quattrocentoottantanove studenti, in ordine alfabetico. Cominciamo a introdurti ai Nemo, ti va?” Chiese, presumibilmente rivolta a Sofia, che sobbalzò.

Ce-certo. Ormai ammetto di essere proprio curiosa.” Sorrise la mora, cercando lo sguardo di Elisabeth e Alicia.

“Ok, dammi un minuto.” Disse Liesel. “J… Jo… Jones. Eccolo qui. Poi, oh qui c’è Jillian. E qui Tom. E Andrew. E… ecco Jason.” Si voltò e fece cadere sul tavolo cinque fascicoli azzurri ben ordinati.

Nel mentre, Alicia cominciò a spiegare :“Ci credo che sei curiosa di sapere chi sono questi benedetti Nemo di cui continuiamo a parlare. Beh, è una lunga storia, di cui io in realtà so solo una parte… mmm, Liz, credo che ti convenga prendere di nuovo la parola, vuoi? Tu sei stata la prima ad entrare in collegio. Io sono qui da soli due anni ed Elisabeth anche.”

“Ma ormai sapete questa storia a memoria, ve l’abbiamo raccontata centinaia di volte.” Si lamentò Liesel, spegnendo la sigaretta e nascondendo il mozzicone in un fazzoletto di carta.

“Sì, ma detta da te fa più scena. Sei una delle protagoniste, alla fine.”

“Non ho intenzione di dire nulla riguardo al tesoro, se è questo che intendi. Mi sembra di aver già detto che ne parleremo stasera. Devono esserci anche Oliver, Jillian, Jason e Tom.” Ribattè la rossa. “Quello che voglio fare e raccontare un po’, a grandi linee, chi sono i ragazzi. Immagino sia difficile trovarsi catapultate in una nuova scuola e in un’avventura degna dell’Isola del Tesoro, piena di gente di cui non so niente. Dico bene, Sofia?”

Beh… non l’avrei detta così ma hai colto nel segno.” Annuì la ragazza, sentendosi gli occhi di tutte addosso.

“Bene.” Liesel la guardò intensamente con quei suoi occhi chiarissimi contornati dall’eye-liner e poi cominciò ad estrarre le schede.

“Per ovvi motivi, comincio da Oliver.” Sorrise compiaciuta, estraendo la prima pagina del fascicolo e passandola a Sofia. Il biondo le sorrideva dalla piccola fototessera appiccicata alla prima pagina del fascicolo.

 

OLIVER JONES,

27 Gennaio 1978 (18 anni)

Kingswells, Aberdeen, Scotland, UK.

 

“Oliver è stato una delle prime persone con cui ho legato appena sono entrata in collegio, a tredici anni.” Sorrise dolcemente Liesel. “Mi sembra ieri che ci siamo messi insieme, in verità.”

“Da quanto tempo state insieme?” Domandò Sofia.

“Oh, siamo stati amici per un bel po’ di tempo, ma adesso stiamo insieme da quasi tre anni.”

“Cavolo, Liz. Di già?” Fischiò ammirata Alicia.

“Tredici anni?” Domandò Sofia, confusa. “Non si dovrebbe iniziare, in teoria, a quattordici?”

“Perché lei è taanto intelligente!” Elisabeth canzonò la rossa, facendole una carezza sulla testa.

Umpf. Sì, è vero, ho iniziato un anno prima degli altri: essendo nata a Febbraio ho potuto fare la primina. Ma non perdiamo tempo.” Passò a Sofia gli altri fascicoli e lei li sfogliò con curiosità, osservando le piccole fototessere che ritraevano i ragazzi sorridenti.

 

JILLIAN ARMSTRONG,

6 Aprile 1978 (18 anni)

Inverness, Scotland, UK.

Note: ha subito un lutto. Tenere d’occhio.

 

ANDREW LUKE HASTINGS,

12 Giugno 1979 (17 anni)

Bristol, England, UK.

Note: è dotato ma non si impegna.

 

THOMAS ROWE,

14 Agosto 1978 (18 anni)

Londra, England, UK.

JASON COX,

16 Giugno 1979 (17 anni)

Cloghaun, Galway, Ireland.

Note: ragazzo manesco. Tenere sotto sorveglianza o potrebbe rischiare la borsa di studio.

 

Manesco… ma certo. Oh, qui ci siamo noi, se ti interessa. Ma non credo ci sia scritto niente di che, sai. Nonna MacLachlan ama prendere appunti sui suoi studenti e giudicarci. Secondo me ha sbagliato lavoro, doveva fare l’analista.” Disse Alicia, estraendo un’altra pila di fascicoli, stavolta rosa chiaro.

Li passò a Sofia, che li sfogliò.

 

ELISABETH HANNA LEWIS,

1 Marzo 1980 (16 anni)

Birmingham, England, UK.

Note: ragazza molto dotata. Vuole fare domanda per Princeton. Priorità: voti.

 

Ommioddio…” A Sofia per poco non mancò il fiato.

“Cosa? È il mio fascicolo? Che c’è scritto?” Elisabeth sbirciò da dietro la spalla di Sofia. “Che c’è” Domandò di nuovo, accigliata.

“Anche tu vuoi fare domanda a Princeton? Anche io!” Esclamò Sofia.

“Certo.” Rispose Elisabeth, orgogliosa. “Studio come una matta da quando sono arrivata qui per farcela. È fantastico, possiamo inviare la domanda insieme. Abbiamo anche la stessa età.”

“Cosa vorresti fare lì?”

“Fisica. C’è un corso che prende solo pochissimi studenti, per di più da tutto il mondo. Devo farcela, anche se sarà difficilissimo. E tu?”

“Economia.” Sofia abbozzò un sorriso. “Il lavoro di mio padre mi ha sempre affascinato. Lui non vorrebbe questo per me, ma alla fine si è arreso.” Detto questo, riprese a sfogliare i fascicoli.

 

LIESEL MACLEOD,

5 Febbraio 1979 (17 anni)

Edimburgo, Scotland, UK.

Note: testa calda, temperamento da leader. Da tenere d’occhio. Vuole proseguire la carriera legislativa.

 

ALICIA ROSE HASTINGS,

12 Giugno 1979 (17 anni)

Bristol, England, UK.

Note: si distrae facilmente. Portata nelle materie umanistiche.

 

“Temperamento da leader… grazie, nonna MacLachlan.” Ridacchiò Liesel, accendendo un’altra sigaretta. “Comunque… I ragazzi che ti ho appena mostrato e noi facciamo parte di una “banda”, per così dire. Ci chiamiamo Nemo. Stasera ti spiegherò il perché, fa tutto parte della storia del tesoro. In ogni caso, i Cobra sarebbero invece un gruppo di cinque ragazzi che studiano in un collegio qua vicino, oltre la collina. Un gruppo di pazzi, oserei dire, ma tengo per me le mie osservazioni personali. In ogni caso, durante i primi tre anni di collegio ci siamo conosciuti per caso, anche grazie al fatto che Michael – che ora si fa chiamare Snake – è il fratello maggiore di Jason. Il fratello di un altro sveglione ma, anche qui, tralasciamo.” Liesel fece una smorfia e si guadagnò un’occhiataccia da parte di Alicia.

Quel Jason? Quello di prima?” domandò Sofia.

“Esatto. Anche lui fa parte dei Nemo.” Rispose prontamente Alicia.

Quindi… vuol dire che stamattina il capo dei Cobra ha fatto a botte con suo fratello?” Dedusse sbalordita Sofia.

“Esatto.” Rispose tristemente Elisabeth. “Tutto perché Snake è un avido pazzo… Una volta eravamo tutti molto amici ma, scoperto del tesoro, lui e gli altri Cobra si sono messi in testa che sarebbero diventati ricchi.”

“Al contrario dei Nemo, che avrebbero voluto mettere a conoscenza la preside del tesoro, una volta trovato.” Aggiunse Alicia con un sospiro. “Soprattutto in caso di presenza di reperti antichi, sai. Cosa che mi sembra abbastanza sensata: immagina un gruppo di ragazzini che si rivolge ad un orefice con, non so, monete antiche di chissà quanti anni e cose del genere. Insomma, nascerebbero un sacco di dubbi. Dubbi, uguale sospetti, uguale guai…

“Mi pare abbia senso…” Mormorò Sofia.

“Già.” Sbottò Liesel. “Ma a quanto pare, Snake non la pensava allo stesso modo. Lui e Jason litigarono furiosamente, tanto che Snake tornò a casa, esaltato, per avvertire i genitori del tesoro – hanno molti problemi economici -, però anche loro si sono rifiutati di dargli retta. Hanno cercato di aprirgli gli occhi, ma Snake ha letteralmente dato di matto perché diceva che nessuno gli credeva. Sta di fatto che ora non si parla più coi genitori da due anni e ha cominciato ad odiare il fratello.”

Ma… il tesoro è stato trovato?” Domandò Sofia, confusa.

“No. Questo è il punto, Sofia.” Disse Liesel, con gli occhi che brillarono. “Noi e i Cobra siamo in guerra per trovarlo.”

Le altre due annuirono con aria grave e Sofia ammutolì, segretamente emozionata. La vita in quel collegio si prospettava molto più interessante del previsto.

“In ogni caso…” Riprese Alicia. “La frattura nel rapporto tra i Nemo e i Cobra, che si è creata dopo il litigio tra Michael e Jason è diventata una voragine per un altro motivo, stavolta più grave.”

“Cioè?” Sofia trattenne il fiato.

Ecco… il motivo per cui Jillian non resiste alle provocazioni dei Cobra è perché gira voce che abbiano ucciso suo fratello maggiore, Scott.” Disse brutalmente Liesel, accendendo la terza sigaretta di fila, con aria nervosa.

“Ho conosciuto Scott.” Proseguì con le mani tremanti. “Era in collegio quando sono arrivata ed era due anni più grande di me. Un ragazzo meraviglioso, siamo diventati amici perchè faceva il tutor di biologia e mi ha aiutato a passare l’esame di fine anno, il primo anno. È stato lui a presentarmi Jillian, l’anno dopo. Quando è arrivato qui sembrava un coniglietto spaurito, sai. Classico borghesotto preso e trasferito fuorisede.”

“Non essere antipatica con Jillian.” La rimproverò Elisabeth. “Lo sai che è un bravo ragazzo. E sai che soffre ancora molto per la morte di Scott, anche se sono passati due anni.”

“Sì, hai ragione. Scusate, è che parlare di questa storia mi fa ancora salire una rabbia nera, ma meglio affrontare l’argomento qui, adesso, che davanti agli altri. Soprattutto davanti a Jill.” Sospirò Liesel. Fece per aprire di nuovo il pacchetto di sigarette, ma ci ripensò. “Direi che tre bastano.” Sentenziò. “Un giorno mi verrà un cancro, probabilmente.”

Ma… cosa è successo a Scott?” Domandò Sofia, dispiaciuta, ripensando a Jillian. Anche se non lo conosceva ancora bene, si sentì improvvisamente vicina a lui.

“Non si sa…” Disse Liesel, con gli occhi lucidi. “L’hanno trovato morto sulla spiaggetta qui vicino. È stato scioccante. La modalità è ancora ignota, ma probabilmente è caduto è ha battuto forte la testa contro un sasso. È stato terribile, ma per fortuna la preside è riuscita a tenere lontani i giornalisti di cronaca nera. È stata una cosa molto intima, che però ha scioccato tutti. La preside del Kingswell, il collegio dei Cobra è una in gamba, anche se è spietata. Un vero squalo.”

Sofia era sbalordita “Perché dite che i Cobra lo hanno ucciso?” Domandò. “Non potrebbe essere stato davvero un incidente?”

Le tre ragazze si guardarono.

Potrebbe…” Iniziò Elisabeth cauta.

“Ma sta di fatto, che sono stati proprio loro a correre dalla preside per far chiamare l’ambulanza. Erano sconvolti, secondo me hanno litigato e l’hanno spinto troppo forte. Povero Scott… e pensare che Michael era il suo migliore amico.” Liesel aveva le lacrime agli occhi della rabbia. Alicia la abbracciò.

“Io ero arrivata quell’anno in collegio… ero quella che conosceva meno Scott… però manca a tutti, qui. Guarda.” Elisabeth indicò a Sofia una targa appesa al muro, a fianco alla libreria. C’era la foto di un ragazzo che assomigliava in modo impressionante a Jillian, solo che aveva gli occhi scuri; era molto carino, coi capelli neri e arruffati, un po’ lunghi che gli ricadevano sugli occhi e un sorriso solare. Sofia lesse l’iscrizione.

 

SCOTT JAMES ARMSTRONG

20 Novembre 1977 – 11 Maggio 1994

 

“E’ terribile.” Sofia non seppe che altro dire, mortificata.

“Lo so, Sofi…” Mormorò Liesel. “Sta di fatto che da quel momento noi e i Cobra non ci siamo più parlati. Loro hanno cominciato a cercare rissa specialmente con Jason, ma gli altri ragazzi lo difendono, quindi si finisce sempre a scazzottare.”

“A me fa una gran paura Sarah.” Rabbrividì Elisabeth. “Dico, avete visto quanto è grossa quella ragazza? Gira voce che abbia fatto lancio del peso nella sua città.”

“Sarah è la fidanzata di Snake.” Spiegò Alicia. “I Nemo sono sempre un po’ indecisi su come comportarsi con lei perché è una ragazza, ma lei non si fa molti problemi. Picchia come un fabbro.”

“Oliver non la può vedere.” Ghignò Liesel. “Però a me dispiace per Jillian… Pedro, l’amico spagnolo idiota di Snake, lo continua a provocare, così finisce che questo ragazzo ha un livido nuovo quasi ogni giorno. Noi gli stiamo dietro perché abbiamo paura che sai, insomma… che finisca come con suo fratello.”

“Ma questi scontri avvengono spesso? Come mai nessuno li vede?” Domandò Sofia. Nel mentre, il cielo era diventato scuro, così Elisabeth accese la lampada a gas sulla scrivania della MacLachlan, che inondò la stanza di una soffice luce dorata. A Sofia parve di essere dentro un racconto di Edgar Allan Poe.

Nevermore. Citò a sé stessa la ragazza, ironicamente.

“Non spesso, ma abbastanza di frequente da causare problemi.” Sbuffò Liesel. “E soprattutto i Cobra, per quanto deficienti, in queste cose sono molto furbi: scelgono sempre dei momenti e dei luoghi dove gli insegnanti non li possano vedere, per rompere le scatole ai nostri amici. È incredibile, ma è così. Noi ragazze non interveniamo molto negli scontri in realtà, perché il più delle volte i ragazzi si insultano, ma se vengono alle mani li separiamo.”

“Ultimamente pare che l’unica ambizione di Jason sia farla pagare a suo fratello per aver ripudiato la famiglia.” Sentenziò Alicia, sorniona.

“Ma c’è bisogno di fargliela pagare in questo modo, ricorrendo alle risse? Non possono discuterne civilmente, considerando che sono fratelli?” chiese Sofia, scioccata.

“Diciamo che Jason è un tipo di poche parole…” la buttò lì Alicia.

“Ed è per questo che è un gran pezzo di figo! Alto, moro, occhi verdi e fisico mozzafiato. Uhhhhh!” Liesel tentò di imitare la voce di una presunta fan di Jason , ma il divertimento finì quando Alicia la minacciò con un pugno alzato.

“Sofia, che ti serva di lezione: mai prendere in giro Jason Cox in presenza di Alicia Hastings.” rise Elisabeth.

“Ti piace questo ragazzo?” chiese innocentemente Sofia, indicando la foto del moro.

“Non è che mi piace, è che… lo stimo molto, ecco.” Si giustificò la biondina, diventando color pomodoro.

Liesel borbottò un “Sì, come no…” sottovoce, mentre rimetteva meticolosamente i fascicoli al loro posto.

“Comunque i Nemo si riconoscono facilmente: portano tutti un anellino d’argento sul lobo sinistro, a parte Oliver, il leader, che ne ha uno sia sull’orecchio destro che quello sinistro…” esordì Alicia.

Liesel fece un sorriso dolce pensando al suo ragazzo.

“Sofia, non ti abbattere adesso… A parte questi inconvenienti – piuttisti sporadici, credimi -, ci divertiamo come matti! Facciamo gite, andiamo alla spiaggia, a Portree, giochiamo nella sala ricreazione, esploriamo la scuola… e poi sgattaioliamo spesso dai ragazzi. La McLachlan non passa quasi mai per i loro corridoi perché è compito della Ramsay, ma lei chiude sempre un occhio quando ci becca.” si affrettò a dire Elisabeth, vedendo l’aria disorientata e mogia di Sofia.

“A proposito, per stasera solita ora in camera di Oliver.” esordì Liesel.

“Va bene.” Rispose Elisabeth.

“Sofia, vuoi unirti a noi?” chiese Liesel.

“Mi farebbe piacere, grazie.”

“Sei la benvenuta! Adesso andiamo, che voglio proprio finire di leggere il mio libro, visto che mi mancano solo due capitoli…” disse Elisabeth.

 “Ragazze, rimettiamo a posto le poltrone prima che nonna McLachlan se ne accorga.” disse frettolosamente Liesel.

Le ragazze sistemarono ciò che avevano toccato nell’ufficio, poi si salutarono e si diressero ognuna nella propria stanza.

Nel tragitto verso la stanza 46, Sofia ripensò a ciò che le avevano raccontato le tre ragazze poco fa. Da una parte era terrorizzata all’idea di essere capitata in un collegio in cui gli amici che si era appena fatta, a quanto pare incappavano spesso in risse con degli energumeni, ma dall’altra non vedeva l’ora di sapere di più sul tesoro e su quel singolare gruppetto di ragazzi.

 

Questo capitolo è un po’ più lungo ma era necessario per entrare nello spirito della storia. La faccenda si complica e Sofia è spaventata ma anche incuriosita. Mai in vita sua avrebbe immaginato di finire in una situazione simile a quelle descritte nei libri di favole che amava da bambina.

Riuscirà la giovane Sofia a prendere il meglio dalla nuova scuola e a trasformarsi da adolescente insicura in una giovane donna sicura di sé?

Come avranno fatto i Nemo a sapere del tesoro e dei passaggi segreti?

Continuate a seguirmi e fatemi sapere che ne pensate.

Un abbraccione ;)

 

  
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