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Autore: L1107    18/06/2016    5 recensioni
Questa storia sarà diversa da tutte quelle che avete letto, o almeno ha questo obiettivo. Non è la solita storiella dove due persone, anche se diverse come Hermione e Draco, s'innamorano e improvvisamente esistono solo loro due, che si salvano. È drammatica, ho deciso di mettermi alla prova, parlando di una Hermione che farà di tutto per conquistare quel Malfoy, che perderà tutto per lui, usando anche i suoi stessi amici inconsapevolmente e consapevolmente poi. Non è una di quelle favolette con il solito "e vissero felici e contenti", questa storia è reale, ed è una storia che parte da una mia esperienza personale e da una mia sofferenza. Spero vi piaccia.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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LA MORTE DI HERMIONE JEAN GRANGER

Per altre due settimane la mia Hermione era stata sottoposta a vari cicli di chemioterapia, cicli che la lasciavano senza forze obbligandomi a portarla nella sua stanza in braccio. Ogni giorno mi sembrava più leggera, il viso pallido stava diventando più scarno e gli occhi che tanto amavo erano segnati da profonde occhiaie, ma non avevano perso la loro luce e la loro forza. Le labbra di solito rosee erano diventate secche e pallide come la pelle, faticava a muoversi e sapevo che provava dolore anche se non me lo avrebbe mai detto. La chemioterapia l’aveva indebolita notevolmente, i capelli le cominciarono a cadere velocemente obbligandola a rasarli, quel giorno era stato l’unico in cui si era stretta al mio petto e aveva pianto a lungo. Soffrivo con lei, perché potevo avvertire la cupa ombra che si stava inesorabilmente avvicinando a lei, succhiandole la vita e distruggendola lentamente. I suoi sogni erano tormentati, si svegliava nel pieno della notte sudata e cercava il mio conforto, così la tiravo sulle mie braccia e la coccolavo finchè non si riaddormentava, più tranquilla fra le mie braccia e io, in quei piccoli attimi, mi sentivo più utile. Sapevamo entrambi che il momento stava arrivando, i suoi genitori erano stati avvertiti da me a sua insaputa, lei non voleva che lo sapessero ma sapevo anche che li avrebbe voluti accanto, che li avrebbe voluto dire addio alla fine. Vennero rapidamente facendole una sorpresa e mi sentii meglio quando i suoi occhi si riempirono di gioia, quel giorno le concessi di stare con i suoi genitori anche se il dolore che provavo nel separarmi da lei non era così facile da sopportare. I suoi amici venivano regolarmente, sempre pronti ad aiutare ma ero io quello che lei voleva accanto, era a me che chiedeva aiuto quando divenne troppo debole anche per muovere pochi passi. Un giorno si scusò con me, per sottopormi a quello “strazio”, si scusò perché pensava di aver perso tutta la sua bellezza, non sapendo che la ritenevo ancora più bella di prima. Splendeva di una luce dorata, più forte che mai, che la faceva apparire ai miei occhi come un piccolo angelo, era fragile e delicata ma forte e decisa, non avrei mai potuto desiderare di meglio, non avrei mai potuto considerarla più bella di così. Non la lasciavo un momento, così Ginny aveva preso l’abitudine di portarmi da mangiare cosa a cui io non pensavo completamente, perché la mia priorità era lei. Ci furono anche dei giorni in cui sembrava riprendersi che ci fecero sperare moltissimo, che mi fecero sperare tantissimo, giorni in cui la spronavo dicendole che ne sarebbe uscita vittoriosa ma lei scuoteva la testa senza dire nulla, forse per non spezzare quella mia illusione. Ma quella amata illusione che mi ero fatta venne distrutta definitivamente il giorno del 20 marzo, quando ebbe una ricaduta disastrosa mentre io ero andato a prendermi un caffè per affrontare la giornata. Sentii come una fitta al cuore che mi spinse a correre con tutte le mie forze per arrivare da lei, la trovai sul letto pallida come un cencio e temetti il peggio, perché non riusciva a darmi nessuna risposta, non riusciva a riconoscermi. Quel giorno il cancro raggiunse la massima espansione e i dottori dissero che le rimanevano poche ore di vita, ore che sarebbero state tragiche e dolorose per lei e per i familiari. Hermione, dopo essersi ripresa da quell’attacco, dopo essersi ricordata di chi era e di che eravamo noi, sentendo la morte inesorabilmente vicino ci chiamò uno ad uno per dirci addio. I primi ad entrare furono i suoi genitori, che uscirono dopo una quindicina di minuti per me interminabili, in lacrime con lo sguardo vitreo, sua madre tremava senza controllo, gemeva strappandosi i capelli e il padre tentava di consolarla, anche se sembrava ancora più sconvolto di lei. Non pronunciò nessuna parola, non versò nessuna lacrima, forse il suo dolore era troppo forte per poterlo esprimere. Sua madre, dopo essersi soffiata il naso, venne tremante verso di me, tendendomi una mano titubante mentre suo padre le stava accanto, con lo sguardo rivolto su di me. Non ebbi la minima esitazione nell’afferrare la mano di quella donna sebbene fosse Babbana, non importavano i pregiudizi che avevo, sapevo che nel mio dolore ero vicino a loro.
“H-Hermione ci ha detto di quanto tu sia importante per lei, c-ci ha detto di prenderci cura di te come se fossi nostro figlio e n-noi vorremmo dirti che, se mai avrai bisogno di noi, noi ci saremmo per te” aveva detto piangendo.
Ancora una volta Hermione si era preoccupata per me e per loro, sapeva quello che faceva la mia streghetta, sapeva che solo quest’unione che si sarebbe venuta a creare avrebbe reso più sopportabile il nostro dolore.
“Grazie, anche voi, se avrete bisogno di me, per qualsiasi motivo potrete contare su di me” avevo risposto e la donna, così simile alla mia Hermione, mi aveva attratto nel suo abbraccio.
Mai ero stato abbracciato così da mia madre o da mio padre, mai avevo sentito il calore di un vero affetto di una madre verso suo figlio, Hermione aveva voluto donarmi anche la sua famiglia.
In quel momento uscirono Harry, Ron e Ginny, Harry sembrava essere quello più sano ma Hermione mi aveva pregato di stargli accanto sebbene non lo sopportassi, sapeva che sarebbe stato lui quello a soffrirne di più, conosceva la morte e aveva perso troppe persone a causa di questa e si, magari sarebbe dovuto essere più pronto per la morte di Hermione, ma alla morte non ci si abitua mai. Ginny piangeva a dirotto abbracciata al fratello pallido come un cencio ma più forte degli altri due, mi rivolse addirittura un mezzo sorriso consapevole e capii cosa voleva dire Hermione: Ron era sempre stato fondamentale nel gruppo, l’unico che aveva permesso di superare i momenti più difficili. Ginny, la più piccola e la più innocente, piangeva e si lamentava finchè Harry non la staccò dal fratello e l’abbracciò, solo allora si calmò leggermente. Poi Potter si rivolse a me, da sopra la spalla della ragazza.
“Vuole vedere te” mi disse e io annuii seriamente, stringendo i pugni ed entrando nella stanza.
La stanza odorava ancora dei fiori che le avevo portato quel giorno, sembrava scacciasse un po’ quell’odioso odore di disinfettante, e il rosso delle rose rallegrava la stanza altrimenti bianca. Hermione era al centro sola, appoggiata a dei cuscini, pallida e tremante ma tuttavia mi rivolse un sorriso raggiante, mentre gli occhi le si illuminarono vedendomi. Mi tese debolmente una mano e avanzai coprendo in poche falcate lo spazio che ci divideva, afferrando nel contempo la sua mano e una sedia che avevo occupato durante quei giorni.
“Draco…” sussurrò.
“Amore mio…” risposi.
Sentii gli occhi inumidirsi inevitabilmente e abbassai il volto perché lei non mi vedesse piangere, baciando le sue mani già fredde.
“Draco, non devi nascondere ciò che provi…” mi rimbrottò lei e, pentito, unii i miei occhi ai suoi.
Argento e rame si fusero insieme, mentre i nostri occhi leggevano negli altri l’amore che entrambi provavamo l’uno per l’altra. Un amore forte, un amore deciso e un amore che sarebbe inevitabilmente finito, lacerato dalle unghie della gelida morte.
“Hermione, non lasciarmi… ti prego” la supplicai.
Calde lacrime roventi caddero lungo il mio volto, per poi finire nelle mani della mia donna, la quale alzò una mano poggiandola in una delle mia guance. La pelle fredda si riscaldò con il calore della mia, mentre mi godevo il profumo e la morbidezza della sua pelle che, nonostante tutto, ancora conservava.
“Draco… non voglio lasciarti” gemette lei e io, sporgendomi in avanti, l’avvolsi nel calore del mio abbraccio. Sembrava così piccola in confronto a me, così debole ma sapevo che era forte.
“Vorrei morire io al posto tuo” sussurrai e la senti irrigidirsi.
“Non dirlo nemmeno per scherzo Draco, tu devi vivere e devi sposarti, proseguire la tua vita” ripetè le parole che mi aveva ripetuto già tante volte.
“La mia vita sei tu” le risposi.
La mia vita era lei e mi stava per essere strappata brutalmente dalle mie braccia, così presto, così giovane. Non l’avrei potuta sposare, non avrei potuto avere dei figli da lei, non sarei potuto invecchiare con lei, tutto questo non era permesso a uno come me, troppo male avevo fatto e dovevo pagare ma…perché doveva pagare lei? Perché lei e non io? Lasciatela vivere in pace, vi scongiuro!
“Draco, devi essere forte” la sua voce acquisì una nuova forza mentre lei si staccava leggermente da me. Il suo viso sembrava più puro che mai, senza le occhiaie… era la donna forte che avevo sempre amato, quella che non si era mai arresa e che non si sarebbe mai arresa, quella che avrebbe affrontato la morte con serenità: quella che avevo sempre amato e mi parve più bella che mai, mi parve che tornasse a quell’Hermione così tenace, così coraggiosa, così sana e viva… l’Hermione di Hogwarts.
“Devi essere forte Draco, io starò bene e non ti abbandonerò mai… veglierò su di te, non ti abbandonerò, ma tu devi essere forte Draco, devi sopravvivere, devi ritrovare la tua strada… ti chiedo solo questo, non lasciarti trascinare dal dolore, devi combattere” mi disse.
“Hermione perché ti preoccupi così per me quando sei tu quella che morirà?” le domandai, stringendole le mani.


“Perché ti amo con tutta me stessa e perché la prova più dura non spetta a me, ma spetta a te, il mio corpo morirà ma la mia anima sarà viva e forte, la tua invece verrà spezzata e dilaniata dalla mia morte…” mi spiegò con calma.
Era vero, sapevo che sarebbe stato così, sapevo che avrei sofferto e sapevo anche che la cosa che mi sarebbe venuta più facile sarebbe stata lasciarmi morire, Hermione mi stava chiedendo di lottare, per me, per lei, per il nostro amore.
“Ci proverò” le promisi e solo allora lei mi sorrise più raggiante che mai e unii le sue labbra alle mie. Quel bacio fu’ salato, per colpa delle nostre lacrime, ma così dolce allo stesso tempo, che perdemmo la concezione dello spazio. Hermione ebbe un piccolo fremito e si staccò da me, notai per la prima volta la paura nei suoi occhi, temeva quello che sarebbe successo perché non poteva controllarlo.
“Devi starle accanto” mi aveva detto Ginny Weaslei e in quel momento capii che dovevo essere io a salvarla, come un uomo innamorato che salva la propria amata.
“Ho paura Draco” sussurrò lei mentre il gelo cominciava a intorpidirle le membra, costringendola ad appoggiare il peso sui cuscini. L’afferrai immediatamente portandomela in braccio, tentato inutilmente di riscaldarla con il mio corpo.
“Andrà tutto bene, amore mio…. Affronterai tutto come la leonessa che sei e che rimarrai per sempre” le sussurrai cullandola contro il mio petto.
Calde lacrime di terrore cominciarono a sgorgarle dai meravigliosi occhi da cerbiatta.
“Volevo fare così tante cose, volevo laurearmi, sposarmi con te…. Avrei voluto vivere la mia vita con te” sussurrò.
“Lo so, amore mio, lo so” sussurrai ma poi fui colto da un’improvvisa idea, un’idea che le avrebbe permesso di morire felice. Mi ricordai dell’anello che avevo sempre custodito nella mia tasca, aspettando la donna a cui darlo, era lei che doveva averlo. Afferrai la scatolina e gliela porsi, affinchè l’aprisse.
“Draco… che cosa?” esclamò meravigliata davanti all’anello.
“Vuoi sposarmi?” le chiesi e lei, con la poca forza che le rimaneva, sussurrò un debole si prima di baciarmi per poi osservami mentre le infilavo l’anello al dito. Mi rivolse un sorriso luminoso, un sorriso nuovo e aperto, un sorriso che le rimase nelle labbra mentre il gelo raggiungeva definitivamente il suo cuore. Morii così, fra le mie braccia, con un sorriso felice e sereno sul volto, l’anello al dito.

Solo allora permisi al dolore d’invadermi mentre cominciavano ad entrare i suoi genitori e i suoi amici. Gli infermieri cercarono di strapparmi il suo corpo dalle mie braccia ma gemendo e tremando li implorai di non farlo.
“Signore, non c'è più nulla da fare” mi disse gentilmente un’infermiera tentando di portarmela via.
“No, No… vi supplico! Lasciatela stare!” urlai piangendo a dirotto, tremando. La piccola Weasley avanzò e mi posò una mano sulla spalla.
“Draco, devi lasciarla andare adesso… è ora che lei spicchi il volo” mi disse e solo allora mollai la presa dal suo corpo che fu’ portato via dalla stanza.
Non resistevo più in quella stanza, mi sentivo come soffocare, non riuscivo a respirare perciò fuggii da tutti, senza alcuna meta. Il dolore mi squassava il petto, era come se mille frecce si fossero conficcate nel mio cuore, mentre le lacrime mi appannavano la vista. Inciampai cadendo nel fango, che m’imbrattò i vestiti e il volto, affondai le mani sul fango mentre urlavo, urlavo tutto il mio dolore. Mi rialzai a fatica e scagliai la mia ira contro tutto ciò che c’era intorno, senza bacchetta, distrussi rami e scagliai violenti pugni sulla corteccia di un albero, facendomi sanguinare le nocche. Il dolore che si prova quando si perde l’unica ragione della tua vita, quando si perde una parte della tua stessa anima, è qualcosa che non può essere descritto a parole, qualcosa che ti congela il cuore, che ti uccide dentro e diventi uno zombie, senza nessuna possibilità di scampo. Sarei voluto morire, la mancanza di Hermione si sentiva troppo sebbene fossero pochi minuti di separazione, in confronto a quelli che sarebbero stati poi: una vita intera. In quel momento un vento si levò alto nel cielo mentre dei petali di rosa si sollevavano da terra. Alzai gli occhi da terra sentendo uno strano profumo raggiungere le mie narici, il profumo di lei: un profumo così inebriante, così delicato, così fresco e primaverile mentre il cielo notturno si riempiva di stelle.
“Hermione, sei tu?”
Un petalo di rose fresco mi accarezzò delicatamente una guancia, confortandomi e ricordandomi le carezze di lei. Era lei, lei che non mi aveva abbandonato, lei che danzava allegramente davanti a me con un sorriso raggiante sul volto, un sorriso che illuminava la notte tetra, mentre mi tendeva una mano pulita e forte. Era un angelo? Era una magia? Non sapevo che cosa fosse, so solo che mi alzai afferrando quella mano, estasiato da tanta bellezza e nel momento in cui le nostre mani si ricongiunsero una forza s’impadronì di me. La figura svanì danzando tra petali di rosa, rivolgendomi sorrisi per poi volare in cielo e diventare una stella, la stella più bella e brillante di quella notte.
“Ti amo, Draco” sentii la sua voce dentro la mia testa.
“Ti amo, Hermione, e lo farò per sempre” sussurrai mentre quella stella sembrava mandare bagliori verso di me, quasi come se mi sorridesse.
Sarò una nuvola di giorno e una stella di notte, sarò sempre con te, fino alla fine, per sempre.
Era mezzanotte e lei morì il 21 Marzo, segnando l'inizio della primavera, l'inizio di una nuova era, l'inizio di una nuova vita, per me, per lei, per noi.

Ecco a voi il capitolo... non ho nulla da dire, so bene che mi odiate profondamente ma sappiate che personalmente non mi piace... non so, è stato commovente per voi? Avete versato almeno una lacrimuccia? Non so... non mi convince molto ma spero che vi piaccia, lo spero davvero tanto dato che a me non piace per nulla se devo essere sincera. L'ultimo capitolo non so quando lo posterò, ci sarà il funerale di Hermione e poi una parte della vita di Draco da adulto. Come avete notato ormai che Hermione è morta la storia viene raccontata in prima persona da Draco... be', fatemi sapere se avete pianto.
Un bacione e alla prossima
L1107
   
 
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