Prologo
La locanda sul porto era gremita
come sempre. Lì vi si
riunivano i peggiori individui della città, ed a loro si
aggiungevano marinai,
mercanti e viaggiatori di ogni sorta. Ognuno di loro portava con se
storie,
racconti, grida e risate che riecheggiavano nella locanda rendendo il
brusio
generale quasi assordante. Ogni odore umano, che fosse quello di un
marinaio in
mare da mesi o quello di un piccolo nobile in cerca di distrazioni, si
mischiava in una danza frenetica insieme al profumo della birra e del
vino.
Un mercenario stava in un angolo
chino sul suo boccale di
birra, apparentemente lontano da tutti coloro che lo circondavano.
Quando il sole era alto tre navi
dalle vele gialle
attraccarono al porto. L’equipaggio
di
uomini e donne scese e si diresse alla locanda mentre due bambini sbarcarono dalla nave
più grande e correndo si
inoltrarono nel mercato affollato.
Nel frattempo Lord Varys e Tyrion
Lannister si aggirano
tra la folla, i loro complotti e le loro parole al sicuro nel frastuono
incessante del mercato.
«Nessuno
è al sicuro finché mio nipote Joffrey porta su
quella testa dorata quella maledetta corona»
«Non
vedo come la cosa possa
preoccuparvi Lord Tyrion »
rispose l’eunuco giungendo le
mani sotto la lunga veste «avete il fidato Bronn a
proteggervi .»
«Si ma sono preoccupato per
Shae. Ora che è a corte vorrei
che fosse tenuta sott’occhio. Ed anche la giovane Stark
dovrebbe avere qualcuno
che possa proteggerla dai giochi perversi del Re»
In quell’istante, delle
mani piccole e leste sfilarono il
borsellino al giovane leone e si gettarono in una corsa sfrenata in
mezzo alla
folla.
« Ehi! Tornate qui! »
Senza pensarci Tyrion si
lanciò dietro di loro. Non che
gli importasse molto dei soldi contenuti nel borsello. Ma
all’interno vi era
una preziosa pietra appena comprata che intendeva regalare a Shae. E
poi ciò
che più infastidiva l’astuto folletto era essere
fregato.
Farsi
strada tra la
folla era un’impresa. Le ceste, le ginocchia
e le vesti lo circondavano come a volerlo affogare in quel
mare di
gente. Purtroppo per lui la superficie era inarrrivabile. In uno
spiraglio tra
la gonna di una dama e il banco dei datteri, vide uno dei ragazzini
intrufolarsi nella locanda. Trafelato, li raggiunse , ma gli ci volle
qualche
istante per ritrovarli nel tumulto della taverna. Erano accomodati ad
un tavolo
rotondo insieme a due giovani , un ragazzo ed una ragazza, ed un
vecchio con
una lunga barba bianca intrecciata. La ragazza sorrideva e scuoteva la
testa
mentre i ragazzini bevevano la birra che la locandiera gli aveva appena
portato.
Tyrion si avvicinò e lei
lo notò subito. Gli rivolse uno
sguardo intenso accentuato dai
grandi
occhi viola che spiccavano sui capelli castani scuri.
« Cosa posso fare per lei? »
chiese, spiazzando il Lannister.
« Ehm.. »
esordì il
nobile, tentando di raccogliere un po’ di fierezza « i suoi figli
mi hanno rubato la mia borsa
con l’oro. Gradirei riaverla.»
Lei sorrise e si voltò
verso i bambini sui cui volti si
dipinse un’espressione colpevole.
«
Mi spiace ma non
sono miei figli. Farebbe meglio a prestare più attenzione
alle sue nobili
proprietà »
La risposta non lo sorprese.
« Ascolti nel sacchetto
c’è una cosa che significa molto per
me. Potete tenere l’oro ma ridatemi quella pietra...ve ne
restituirò il valore
con altro oro. »
Tyrion era infastidito
all’idea di ricomprare ciò ce era già
suo. Ma non avrebbe trovato un altro rubino proveniente dalle terre
natie di
Shae molto facilmente.
«Beh, ecco…»
«Dai al mezz’uomo
la sua borsa. »
gracchiò una voce. Bronn
si era
sollevato fiaccamente dalla sua sedia non appena aveva sentito la voce
del
Lannister. Posò la mano sull’elsa come
avvertimento.
Inaspettatamente la ragazza
schizzò in piedi e posò le mani
sulle impugnature delle due spade che portava legate ai lati delle
gambe,
fasciate da braghe di cuoio marrone.
« Perché
sennò che fai? »
Il ragazzo al tavolo sorrise e scosse
la testa mentre il
vecchio si alzava e andava a prendere dell’altro vino e si
sedeva sul tavolo
vicino.
« Vuoi davvero vederlo? » chiese
il mercenario con un ghigno.
La giovane annuì con aria
di sfida:
«Sto aspettando..>»
Bronn posò lo sguardo a
terra e nella frazione di
secondo che gli ci
volle per riposarlo
sulla ragazza sguainò la spada, mancandola di un millimetro. Veloce come un gatto la
ragazza era saltata
sul tavolo dietro di lei e ora guardava Bronn dall’alto.
« Allora? »
La spada dell’uomo le
vibrò contro ma la donna con un salto
ed una rotazione si portò dietro di lui ma lui con una
gomitata la spinse
indietro. Riprendendo l’equilibrio
lei sfoderò le due spade veloce come un lampo facendole
roteare di fianco alle
orecchie.
« Sicura di voler morire
per una pietra? »
« Sicuro che riuscirai ad
ammazzarmi? »
Bronn sorrise e attaccò.
Le tra spade si incrociavano e
mentre Bronn tentava di sopraffarla con la forza lei si divincolava da
ogni suo
attaccò con l’agilità degna di un
felino.
L’oste urlava e gli
avventori facevano largo al duello
gettando urla, sputi e birra ai due contendenti, incitandoli a
continuare.
Mentre Tyrion li osservava da lontano, un’idea gli si
plasmava in mente. Poi
con una testata Bronn fece cadere la fanciulla a terra e le fu sopra.
Tyrion si
lanciò per evitare l’irreparabile, ma spostando
una sedia, liberò la sua
visuale constatando che la zuffa stava continuando sul lurido pavimento
della
taverna, a mani nude.
Le gambe della donna cingevano il
collo dell’uomo che
intanto le stava tempestando di pugni il torace e la schiena. Il volto
di Bronn
stava virando verso il fulvo, mentre la presa della ragazza cominciava
a
risentire dei colpi. Il ragazzo che stava al tavolo ora era appoggiato
al
bancone sorseggiando del vino, guandando incuriosito la scena e la mano
sul
pugnale, pronto ad intervenire.
Tyrion si gettò tra i due
per fermarli quando una secchiata
di acqua gelida investì tutti e tre paralizzandoli
com’erano.
«FUORI! »
urlò
l’oste « ANDATE FUORI! »
Bronn e la ragazza si fissarono negli
occhi per un secondo e
poi lei liberò lui dalla sua morsa. Gettando uno sguardo di
odio su Bronn
l’attenzione della ragazza fu attirata da Tyrion.
« Vieni fuori, voglio
parlarti. »
La ragazza senza dargli risposta
uscì incitata dallo sguardo
e dalle urla dell’oste insistente dell’oste, mentre
la taverna delusa
dal finale mancato tornava al suo
normale vociare.
« Che vuoi da me? » chiese
immediatamente fuori rivolgendosi a Tyrion.
Tyrion ispirò e si dipinse
un sorriso gentile sul volto.
«Voglio offrirti un lavoro»