Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    18/06/2016    3 recensioni
Livyana testimone di un brutale omicidio, Ben e Semir faranno di tutto per proteggerla anche a costo della loro stessa vita. Fughe, complotti, fiducia mal riposta, sono alcuni ‘ingredienti’ che troverete in questa nuova F.F.
Questa storia fa parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Legami speciali ed indissolubili'
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Fast and Furious

Era notte inoltrata, ma alla scientifica Hartmut stava ancora lavorando alacremente.
Aveva impiegato pochissimo ad arrivare alla sede del KTU ed era certo di aver oltrepassato i limiti di velocità in più punti del tragitto, ma più delle multe il giovane tecnico aveva paura delle sfuriate del suo capo. Se lo aveva tirato giù dal letto e mandato al laboratorio un motivo c’era, e richiedeva risposte immediate.
Hartmut con fare professionale aprì le luci del suo laboratorio e dopo aver indossato il camice e i guanti in lattice prese da un armadio uno scatolone con all’interno dei sacchetti di plastica trasparente: erano gli effetti personali di Semir, raccolti dopo l’incidente.
Il giovane tecnico li prese disponendoli con cura quasi maniacale ad uno ad uno in fila sopra un grande tavolo. Per un attimo fu scosso da un brivido di freddo mentre estraeva da una busta la giacca macchiata di sangue di Semir.
Quanto gli mancavano le sue sfuriate, le sue battute sulla sua goffaggine e le sue ramanzine quando si dilungava troppo su delucidazioni o spiegazioni varie. Ne avrebbe sentite ancora, sicuramente da altri colleghi o dal commissario Kruger, ma non più da Semir e forse neanche da Ben. I suoi amici in quel momento gli mancavano tantissimo e purtroppo, pensò lui, niente sarebbe stato più come prima.
“Caspiterina quanto sangue” esclamò ad alta voce dispiegando l’indumento “Dai coraggio Hartmut, sei uno scienziato, non farti prendere dalle emozioni. Fallo per Semir…per Ben…” quindi, inspirando profondamente, cominciò ad esaminare il giubbotto con la massima attenzione, aiutandosi con l’enorme lampada provvista di lente che perdeva dal soffitto.
Ci mise qualche minuto, il commissario Kruger aveva parlato di una tasca segreta, quasi introvabile ed effettivamente se non avesse saputo della sua esistenza sarebbe stato quasi impossibile trovarla.
“E bravo Einstein!” esclamò appena la trovò, come se a dirlo fossero stati i suoi due amici scomparsi. E questo ‘auto complimento’ gli provocò una fitta al cuore. Il compiaciuto sorriso appena  apparso in volto si spense immediatamente.
Con calma e cautela aprì la tasca, all’interno vi era qualcosa: una chiavetta USB.
Il tecnico se la rigirò attentamente tra le dita, poi la infilò sul computer cominciando a visionarla.
“Grande Giove…è criptata…” imprecò poi, senza farsi prendere dal panico, si mise immediatamente all’opera per decriptarla riuscendo a visionarne il contenuto dopo una buona mezz’ora.
Prima di telefonare e informare il commissario passò altro tempo, il capo avrebbe fatto domande e preteso risposte, quindi doveva essere sicuro di ciò che aveva scoperto ed essere il più preciso possibile.

Uno squillo di telefono svegliò dal loro torpore Semir e Kim che nell’attesa si erano appisolati.
“Mi dica Freund” esordì la donna senza i soliti convenevoli, mettendolo in viva voce.
“Commissario aveva ragione, all’interno della giacca c’era una tasca segreta, ho trovato una chiavetta USB e la sto ancora visionando…”
Kim fece un sorriso verso Semir alzando un pollice. L’avevano trovata e ora forse, avevano in mano qualcosa per poter incastrare Weissman e Gruber.
“Si può sapere perché ci ha messo così tanto? Era una giacca non un tendone da circo…” sbroccò la donna.
“Beh ecco ho dovuto decriptare la chiavetta, ho usato un sistema di mia invenzione per non rovinarne la memoria nel caso ci fosse un dispositivo di autodistruz…”
Semir stava per sbottare, ma tenuto conto che la conversazione si svolgeva col vivavoce per non farsi scoprire, si morse la lingua mimando platealmente il gesto, cosa che non fece la Kruger.
“Freund per cortesia arrivi al sodo!”
“Sì certo…certo capo…” farfugliò il tecnico.
“Dunque all’interno ci sono delle cifre con delle lettere maiuscole vicino…”
“Tipo?” chiese curiosa.
“Dunque ad esempio…10.000 HG…”
“10.000 HG? Che può significare HG?” e si rivolse anche a Semir che alzò le spalle.
“Dunque HG potrebbe essere il simbolo chimico del mercurio” cominciò ad elencare il tecnico “Oppure il simbolo dell’ettogrammo, la targa automobilistica del circondario di Hochtaunus…”
“Oppure?” incalzò il commissario sentendo il frenetico picchiettio delle dita del giovane sulla tastiera.
“Aspetti sto facendo una verifica…” e mentre Hartmut cercava furiosamente una probabile corrispondenza la Kruger tolse il vivavoce.
“Che cosa potrà mai significare?” chiese Semir pettinandosi il pizzetto con una mano.
“Non saprei, vediamo se Hartmut trova qualche cosa…” replicò la donna, poi rimise il cellulare in vivavoce.
“Dunque HG …secondo ‘Wikipedia’ potrebbe essere…Hlinkova Garda  un’organizzazione paramilitare slovacca, un codice ISO rumeno, l’acronimo di ‘Hunter Games’ un libro scritto da Suzanne Collin …anche il codice degli aerei…“

Ma mentre Hartmut sciolinava le varie corrispondenze Semir ebbe una folgorazione.
“Che idiota” disse Semir ad alta voce, non ricordandosi che era in vivavoce con il tecnico “HG…non potrebbero essere le iniziali di un nome? Hans Gruber per esempio…”
“Einstein” chiese Semir preso dall’ eccitazione del momento “Ci sono altre sigle, altre iniziali?”
Ma il giovane tecnico era troppo sconvolto ed incredulo per rispondere subito alla domanda.
“Ma… ma…Semir??? Capo lì… con lei…Semir…tu sei…morto, cioè…non mi sembra, insomma…” farfugliò confuso il tecnico.
“Sì, sono io a dopo i convenevoli Einstein ” troncò come al suo solito il piccolo ispettore “Adesso ti prego rispondi alla mia domanda. Ci sono altre iniziali o sigle?”
“Sì…sì” balbettò Hartmut euforico nel sentire almeno il piccolo ispettore “Ci sono ad esempio:15.000 KW …8.000 GR…”
“KW potrebbe stare per Karl Weissman…ma GR, non saprei, a meno che non siano immischiati altri agenti” ragionò Semir.
“E quindi i numeri potrebbero essere cifre corrispondenti a soldi, mazzette o tangenti” ipotizzò la Kruger.
“Un ricatto?” suppose il piccolo ispettore.
“Perché no…” affermò il commissario.
“C’è altro Hartmut?” chiese ancora Semir.
“Beh c’è uno schema, altri numeri…dalla grafica, se poniamo come ipotesi che possano essere cifre per un ricatto o simile…potrebbero essere varie somme versate in varie date e conti bancari…aspettate che controllo….”
E attraverso il telefono si sentì nuovamente il velocissimo picchiettare delle dita di Hartmut sulla tastiera.
“Wow, questa si che potrebbe essere una cosa interessante” disse Hartmut accompagnando l’affermazione con un schiocco delle dita “Secondo voi il proprietario di questa chiavetta potrebbe essere stato un ricattatore?”
“Perché?” risposero all’unisono gli altri due interlocutori.
“Le cifre corrispondono a dei bonifici bancari presso le isole Cayman…e anche le date”
“Capo” intervenne Semir “Forse abbiamo il movente…la Renner ricattava Weissman e i suoi uomini…Ben potrebbe averlo scoperto…”
“Se anche fosse, non è una prova, la chiavetta potrebbe essere stata creata appositamente per poter scagionare Jager. Molte persone sono a conoscenza di quanto Jager significhi per ‘noi’, sanno che faremmo qualsiasi cosa per scagionarlo. La Schrankmann ci farebbe a pezzi, per non parlare degli avvocati che prederebbero le difese di Weissman o di Gruber” replicò pensierosa la Kruger.
“Semir” chiese quasi con reverenza Hartmut “Avete pensato alle conseguenze…”
“Quali conseguenze Einstein?” chiese il piccolo ispettore.
“Ben…insomma cosa succederà se Ben viene a sapere che tu sei morto…se lui è ancora vivo, magari ne è già a conoscenza”
Semir aveva spesso pensato a questa possibilità.
“So cosa vuoi dire Hartmut. Ben non avendo niente da perdere cercherà vendetta, sicuramente riterrà Weissman colpevole del mio incidente, oltretutto è stato tradito da colui che si fidava di più. La sua vendetta non tarderà ad arrivare se …se…se è ancora vivo. Per questo il commissario ha chiesto ai colleghi di sorvegliare Weissman e i suoi uomini, ma sono troppi, non sappiamo nemmeno quante persone siano coinvolte. Spero solo che Ben non venga allo scoperto senza un piano o almeno non si lanci tra le braccia di quei criminali”
“Semir se hai bisogno…insomma stiamo rischiando con la vita di Ben, perché diamo per scontato che sia ancora vivo vero?” Hartmut era contemporaneamente perplesso e spaventato.
“Hai fatto già molto, se avrò bisogno ti chiamerò. Ah Einstein” lo richiamò il piccolo ispettore.
“Dimmi Semir”
“Io sono morto, ci siamo intesi???”
“Certo …certo…”balbettò il tecnico chiudendo la telefonata, poi sprofondò nella sua poltrona e sospirò alzando gli occhi divenuti lucidi al cielo, almeno uno dei suoi amici era ancora vivo.

Regnava il silenzio più assoluto a ‘Villa Jager’.
Ben ormai non c’è la faceva più a stare a letto, si alzava solamente con l’aiuto di Helga e solo per andare in bagno, ma finalmente il giorno dopo sarebbe giunto il momento in cui avrebbe potuto alzarsi da solo e provare a fare qualche passo, come gli aveva preannunciato nel pomeriggio il dottor Henning che era venuto per la consueta visita giornaliera.
Ancora sveglio, Ben accese il piccolo abatjour che stava sopra il comodino accanto al  letto dando una rapida occhiata alla sveglia: era mezzanotte e undici minuti.
“Siamo a ‘domani’!” esultò sottovoce “E Max questo pomeriggio mi ha detto ‘domani’, quindi posso alzarmi”
Con calma e molta cautela, come se si movesse a rallentatore, buttò le gambe fuori dal letto, poi lentamente si alzò. Stette per un qualche secondo in piedi immobile con gli occhi chiusi in attesa di vedere qualche stellina o puntini luminosi.
“Niente, sembra che stia bene e non mi pare di avere giramenti o altro…”
Decise quindi di uscire dalla sua stanza avviandosi verso lo studio della governante, dove si sarebbe seduto sulla sua comoda poltrona a dondolo e guardato un po’ di televisione.
Mentre si dirigeva a passi lenti verso lo studio passò davanti alla piccola stanza dove dormiva Livyana.
La piccola era abbracciata ad un grande orsacchiotto bianco di peluche che Ben riconobbe subito. Era Roby uno degli ultimi regali che gli aveva fatto la madre Elisabeth prima di morire.
“Una volta avrei potuto uccidere chiunque si fosse avvicinato a Roby senza il mio permesso, figuriamoci portarselo a letto, comunque adesso è in buone mani…”
Proseguì arrivando davanti alla stanza dove dormiva Helga, la luce dell’abatjour era ancora accesa, la donna, semi seduta sul letto, dormiva pacifica russando sonoramente, aveva ancora gli occhiali sul naso e un  libro aperto appoggiato sul petto.
Ben si avvicinò al letto.
Con molta delicatezza prese il libro dalle sue mani posandolo sul comodino e con altrettanta sensibilità le sfilò gli occhiali, richiudendoli nella sua custodia.
“Ci credo che ti sei addormentata, bel mattone…’Delitto e castigo ’ di Dostoevskij è quasi peggio di ‘Guerra e pace’ di Tolstoj” sogghignò ben sapendo che gli scrittori russi erano i preferiti di Helga che continuava a leggere e rileggerne le opere.
Stava per spegnere la piccola luce quando il suo sguardo cadde  sopra al grande comò dove vi erano delle foto; raffiguravano lui e Julia con i genitori, lui nel giorno in cui si diplomò all’Accademia, Julia vestita da sposa, lui vestito da testimone con una raggiante Helga accanto.
“E sì cara Helga, sei proprio stata, anzi sei una mamma per tutti noi” poi chiuse la luce uscendo dalla stanza accostando leggermente la porta.
Nessun altro dormiva nella dépendance, il resto del personale, Jorge il giardiniere ed  Albert il custode riposavano negli alloggi preposti al personale di servizio della villa.

Il ragazzo un po’ in affanno finalmente arrivò allo studio di Helga, accese la piccola applique che vi era all’entrata e raggiunta la poltrona vi si lasciò letteralmente cadere. Accanto a lui sopra un piccolo tavolino c’era il telecomando del televisore.
L’accese e cominciò a fare un po’ di zapping. Dopo vari canali selezionati incappò nell’ennesima replica di un telefilm poliziesco.
“Che è…Squadra Speciale… Colonia? Stoccarda? Lipsia? Vienna? Uff…No non ci posso credere…ci sta Tom Beck pure qua? Ma è un’ossessione…” sbuffò Ben che con un gesto stizzoso cambiò subito canale.
Approdò su un canale italiano.
“Anche qui trasmettono repliche…’Il commissario Montalbano’…che peccato questa puntata me la ricordo, so già chi è il colpevole”
Il ragazzo quindi spense la televisione, si guardò un po’ attorno e la sua attenzione cadde sul computer di Helga presente sopra l’enorme scrivania.
Con un po’ di fatica si alzò dalla poltrona per sedersi su quella della scrivania, poi accese il computer.
Era un apparecchio un po’ antiquato, la donna avrebbe potuto benissimo chiederne uno nuovo al padre, magari un portatile o almeno uno con lo schermo piatto.
Dopo quello che a Ben sembrò un tempo infinito finalmente la macchina si accese.
“Vediamo cosa è successo a Colonia mentre io ero tra ‘Incubi e deliri’ parafrasando il ‘buon’ Stephen King, dunque…” Ben si sentiva in quel momento di buon umore.
Cominciò a visionare tra le pagine del principale quotidiano di Colonia: il ‘Kölner Stadt Anzeiger’, decidendo di leggere subito la cronaca visionando le notizie a ritroso.
“Omicidi, rapine, furti, violenze di vario genere…sì direi che in questi giorni Colonia e dintorni non è cambiata…ma…cosa …Semir…”

‘Fatale incidente per l’ ispettore Gerkhan della polizia autostradale’

Ben per un attimo si sentì mancare il fiato, per qualche secondo pensò addirittura di essere vittima di un infarto, tanto lo aveva scioccato la notizia o meglio il titolo dell’articolo che alla velocità della luce si mise a leggere.

“L’ispettore  capo della polizia Autostradale Semir Gerkhan è stato vittima la scorsa notte di un gravissimo incidente stradale…uscito all’altezza del chilometro 25 dove l’autostrada A57 presenta una  pericolosa curva… il poliziotto a causa dell’alta velocità e dall’asfalto reso viscido dalla pioggia è uscito di strada sfondando il guardrail…finito in fondo alla scarpata…trasportato…numerose ferite…”

Ben sentì che il panico si stava impadronendo di lui, man mano che proseguiva nella lettura.

 “…l’uomo è morto poche ore dopo il ricovero in ospedale…per un improvviso arresto cardiaco…”

Ben cercò altri articoli inerenti all’accaduto pubblicati dallo stesso giornale nei giorni seguenti.

“…le esequie si sono svolte in forma strettamente privata per volere della famiglia Il caso è stato archiviato come incidente dopo un’accurata indagine…procuratrice Schrankmann…”

“Nossignore!” esclamò sbattendo i pugni sul tavolo “Questa non me la bevo”
Ben parlava allo schermo come se fosse un suo interlocutore “Semir era troppo esperto per affrontare quella curva a velocità folle, con un nubifragio in corso. Ma dannazione, possibile che a nessuno sia balenata per la testa l’idea che possa essere accaduto altro? Perché sono l’unico a pensare che tra l’incidente, il mio ferimento, la Renner morta non ci sia un collegamento? Quell’incidente è avvenuto dopo la sparatoria nei garage di casa mia…dopo la mia scomparsa…possibile che…maledizione!!!”
Con rabbia Ben batté nuovamente i pugni sopra la scrivania, ma con più violenza facendo sobbalzare tutto ciò che vi stava sopra, ma in quel momento era troppo arrabbiato per piangere la scomparsa di Semir.
Ben in quel momento era furioso oltre ogni limite.
Furioso con Semir che molto probabilmente era morto per colpa sua, per averlo coinvolto nell’ennesimo ‘casino’ in cui si era immischiato o per un’imprudenza che tra l’altro Ben per primo non credeva.
Furioso con la procuratrice Schrankmann che sicuramente dopo le classiche quarantotto ore aveva fatto archiviare il caso come incidente.
Furioso con il commissario Kruger rea, secondo lui, di non aver svolto le indagini in modo approfondito e di aver dato retta alla procuratrice facendo chiudere il caso.
Furioso con Jenny, Susanne e Dieter che non avevano proseguito le indagini, magari per conto proprio, dopo l’ordine della Kruger di sospendere ogni investigazione.
Furioso con Hartmut, considerato che pioveva non avrà nemmeno guardato ciò che restava dei rottami della BMW o forse cosa per Ben molto probabile, gli avevano detto che trattandosi di un incidente non occorreva fare esami approfonditi e il ragazzo, purtroppo, quando si trattava di ordini provenienti dall’alto non prendeva mai l’iniziativa.
Furioso con la patologa, la dottoressa Brenner; per non aver preteso di eseguire un esame autoptico sulla salma di Semir. Eppure si conoscevano da anni possibile che avesse considerato Semir vittima di un banalissimo incidente?
E visto che c’era era decisamente furioso anche con Helga e Livyana;  la donna  soprattutto non poteva non saper nulla e deliberatamente  non lo aveva informato dell’accaduto.

Ben alzò lo sguardo dallo schermo e fu allora che la vide, sulla soglia della porta.
La governante lo guardava stringendo a se i lembi della vestaglia come per farsi coraggio. Davanti a se non aveva una persona disperata, aveva un uomo deluso, furioso e arrabbiato fino all’inverosimile che la guardava con ostilità.
“Helga perché non mi hai detto che Semir…”  volutamente non finì la frase.
La voce di Ben non era triste, né disperata; era dura, quasi feroce e Helga ne ebbe quasi paura, gli occhi del ragazzo privi di ogni emozione, occhi di ghiaccio.
La donna non riuscì a proferire parola, cercò di aprire bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito.
Ben si alzò a fatica, le passò accanto senza nemmeno degnarla di uno sguardo, ed Helga si sentì morire.
Colui che le era appena passato accanto non aveva minimamente l’aspetto del ragazzo dolce e premuroso che aveva conosciuto, cresciuto e amato.
La governante lo vide uscire dalla dépendance, solo allora trovò il coraggio di parlare.
“Ben dove stai andando?” chiamò Helga tra le lacrime.
“Non sono cose che ti riguardano, non più…” le urlò contro il ragazzo.
E si diresse verso l’entrata secondaria della villa.
Non era mai accaduto che il ragazzo le rispondesse così.
Mai.
Quella frase suonò alle orecchie della donna come un addio, fu come essere trapassata da parte a parte da una spada.
Ben a passo incerto si stava dirigendo verso l’entrata della maestosa villa, dietro di lui sulla soglia della dépendance Helga piangeva.
Pochi istanti dopo la governante fu raggiunta da Livyana. La piccola stringeva a sé l’enorme orsacchiotto bianco.
“Zia Helga ho sentito delle grida…ma tu stai piangendo…e quello è Ben…dove sta andando” chiese innocente, ma con un tono preoccupato.
“Vieni piccola rientriamo…torniamo a dormire…è tutto a posto…” rispose abbozzando un sorriso per rassicurarla e asciugandosi le lacrime con una manica della vestaglia.
Ma la bambina non credette minimamente alle parole della ‘zia’, ciononostante rientrò e tornò a letto come le aveva chiesto.

Angolino musicale Cantami, o Diva del teutonico Ben l’ira funesta. Decisamente sopra le righe il nostro ispettore, ma direi che non ha tutti i torti…Speriamo solo che Semir arrivi prima di altri…sempre se riesce a trovarlo. Due parole vorrei spenderle anche per Helga, personaggio (creato da Maty) che ho ‘piacevolmente’ adottato. Tra lei e Ben c’è un rapporto speciale, che sarà messo a dura prova…quindi per lei:
Kelly Clarkson ‘Cry’ (Piangere)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=Wju3VyXRz44
…Ogni volta che ti vedrò Manderò giù il mio orgoglio E mi morderò la lingua Fingerò che vada tutto bene Mi comporterò come se non ci fosse niente che non va E' già tutto finito? Posso aprire gli occhi? Davvero non diventerà peggio di così? E' questo che si prova a piangere per davvero A piangere? Se qualcuno me lo chiederà Dirò che ci siamo semplicemente allontanati Cosa mi importa Se mi crederanno o no? Ogni volta che sentirò Che il tuo ricordo mi starà spezzando il cuore Fingerò che vada tutto bene Mi comporterò come se non ci fosse niente che non va Sto parlando a vuoto Sto mentendo, loro lo sanno Perché tutto questo non finisce e basta?



 
  
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