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Autore: LanceTheWolf    20/06/2016    1 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. IV: Come era andata?
La Giornata di Hikari - Terza Parte


“Com’era andata?” Si domandava Kya entrando nel grande salone dietro una Hikari troppo euforica in quei giorni. La vide mettere quel bollitore sul fuoco, mentre lei si accomodava su uno dei sgabelli accanto al bancone di marmo. Diede uno sguardo al mare e vide in lontananza il profilo dell’isoletta del tempio dell’aria di Città della repubblica.
Sorrise, pensando che la vita a volte fosse davvero strana: quella ragazza dai capelli chiari, dalla prima volta che l’aveva vista, non aveva smesso mai di sorridere. A tratti le aveva visto incupire lo sguardo, ma era sempre allegra e… si era associata a quell’altro ragazzaccio di Bolin che proprio a causa di quel suo sorriso strafottente e del suo carattere sempre euforico, sembrava incrollabile, ma era crollato. E quella piccoletta di cui si prendeva cura in quei mesi… ricordava le prime volte, quando arrancava dietro di lei mentre si spostavano dal bagno al salone, poi lentamente aveva cominciato a camminare sempre meglio e adesso sfrecciava avanti a lei mostrando appieno quell’argento vivo proprio della stirpe del fuoco.
Sorrise. Ancora guardò fuori. Certo che quella villetta era davvero carina, un bel posticino dove stare. Sembrava che Bolin l’avesse studiata bene. Chissà se suo fratello Tenzin si fosse mai reso conto di quanto fosse tutto ‘perfetto’ in quel luogo… da bravo ragazzo della terra voleva che le persone a cui tenesse fossero tutte a loro agio, lo si capiva dalle piccole cose. Era tutto così naturale da sembrare casuale, ma… aveva conosciuto troppi pianificatori del Regno della terra per cadere in quel dolce tranello.
“Ovviamente se ne è accorto.” Pensò ancora riferendosi al fratello più simile al padre. “Ovviamente…”
Quel giorno era un gran giorno! I piccoletti che frequentavano quella casa avevano una partita molto importante e lei era stata eletta dalla piccola Kija a curatrice ufficiale della squadra. Non ricordava bene come fosse avvenuto, ma, a dire della piccolina, la ragazzina della terra non era delicata neanche in allenamento e… in effetti da quella “promozione giardiniera” ne aveva sistemate di sbucciature, bruciature e occhi neri. Era convinta che quel gioco fosse troppo violento, ma… lei era stata cresciuta da una madre forse troppo apprensiva e un padre… beh… chi non sapeva chi fosse il monaco sopito per cento anni? Sorrise a quel suo ultimo pensiero.
Hikari gli servì il tea. La vedeva occhieggiare il telefono, mentre chiacchieravano del più e del meno… per lo più dei bambini, poi eccolo squillare.
Hikari fu al telefono prima che potesse fare un secondo trillo.
Tutti i giorni Bolin chiamava… tutti i giorni, non ne aveva mancato uno da quando era partito… ogni giorno alla solita ora. Puntuale come un orologio.
Si voltò sul suo stesso sedile, volgendo di nuovo lo sguardo al mare, mentre la ragazzina impiegava i suoi dieci minuti quotidiani a ricordare al ragazzo all’altro capo del filo quanto lo amasse e quanto le mancasse; a domandare su come stessero andando le cose al fronte, e poi, sul finire, arrivavano a Hikari le raccomandazioni troppo premurose del ragazzo che a tratti la innervosivano e a tratti la intenerivano immensamente… non aveva ancora capito in che percentuale, ma conoscendo i dominatori del fuoco forse, pensò Kya, un buon cinquanta e cinquanta. La chiamatasi concludeva poi con il momento dei saluti, su chi dovesse attaccare per primo; il tutto condito dai soliti ‘Ti amo!’ e quella cornetta, finalmente, trovava pace e con lei anche quella mocciosa del fuoco.
“Korra e Bolin sono lontani da molto, sono mesi ormai, eccezion fatta per qualche capatina per le dimostrazioni del ragazzo, una giornata, solo mezza a volte e poi di nuovo via.” Sospirò, pensando che al contrario del fratello minore lei aveva ben capito quanto la giovane Avatar fosse legata agli altri due ragazzi, oltre Bolin, con cui divideva quella casa. Erano bravi a mostrarsi solo come amici molto, molto… troppo affezionati, ma lei era una donna di mondo… ricordando in quel secondo sua madre Katara, troppo apprensiva. Lei e quell’altra scapestrata di Suyin ne avevano combinate di belle da giovani, poi… “Poi a un certo punto ti ritrovi adulta. A criticare negli altri proprio le azioni che hanno caratterizzato la tua vita.”
Si rispecchiava e non poco in quella fanciullina dai capelli chiari, soprattutto quando da lei e dai suoi coinquilini aveva appreso parte della sua storia. “Ovviamente non c’entra nulla l’aver origliato, assolutamente involontariamente, le telefonate di Hikari alla sua famiglia… no, no, assolutamente!” pensò ancora divertita.
Come lei, la piccola del fuoco, aveva intrapreso un viaggio… “Si viaggia per molte cose: per scappare, per portare aiuto, per cercare qualcosa, per scoprire se stesso… si parte anche per una sciocchezza a volte, ma… si conosce il momento in cui il cuore lascia la strada conosciuta, ma l’arrivo… l’arrivo è sempre una sorpresa… non è mai quello che ci aspettiamo. Viaggiando si vedono molte cose, alcune non riusciamo a comprenderle, mentre altre ci permeano dentro cambiandoci profondamente. Partiamo alla ricerca di qualcosa ammantato da un desiderio di libertà e ciò che troviamo, spesso, è totalmente diverso da quello che ci aspettavamo, ma ci arricchisce la vita. Io partii per conoscere il mondo e tornai dopo aver trovato la mia strada. Quella ragazza è partita per chissà cosa e ha incrociato la sua storia con l’Avatar. Che anche lei c’entri qualcosa con l’equilibrio e ancora non lo sappia?” Sorrise guardandola. Su una cosa c’era certezza: viveva in quella casa insieme alle persone che condizionavano l’esistenza di Korra più di tutte al mondo.
Ed eccola tirare fuori quel manoscritto.
Sorrise Kya a quel gesto… forse anche quello faceva parte dell’equilibrio… “Forse qualcuno deve sistemare le cose e chissà se non sarebbe stata quell’anonima ragazzina del fuoco?” Trovò la cosa divertente, sebbene l’aspetto di quella tipetta fosse tutto tranne che anonimo.
Ancora sorrise. Possibile che quando entrava in quella casa non faceva altro che sorridere? Forse c’era qualcosa nell’aria… poi… e sì! Tutto era ordinato come voleva il Feng Shui… vento e acqua, ma che ne sapeva quel testone della terra? Infondo era solo un ignorantello venuto dalla strada… “Già. Un ignorantello… con un cuore grande.”  Pensò, dispiacendosi di quella che mentalmente voleva essere una battuta, ma che sentì, nello stesso istante in cui le venne alla mente, che il ragazzo non meritava. Nessuno merita di essere etichettato per le avversità che gli ha parato dinanzi la vita. E se proprio doveva etichettarlo, era più corretto definirlo istintivo. “Si, istintivo gli si addice di più. Potrei indicare almeno un centinaio di cose che ha fatto senza riflettere, e probabilmente anche la disposizione di questa casa… non si tratta del Feng Shui, no…” Con più sicurezza poteva affermare che, essendo il ragazzo legato tanto alla terra quanto al fuoco, aveva semplicemente costruito quella casa volendola accogliente, funzionale e calda… e c’era riuscito. Rifletteva, mentre la ragazza ancora le illustrava l’ultimo capitolo che aveva scritto.
Un capitolo dolcissimo… dove ricordava quello che Korra aveva perso e tra le prime persone importanti per la ragazza c’era proprio la coscienza del grande Avatar Aang. Suo padre. Sentì la commozione farsi largo in lei, mentre quelle parole troppo fanciullesche, e forse proprio per questo così vere, le intenerivano il cuore. Il padre aveva fatto grandi cose, ma i libri di storia ne parlavano senza sentimento. Quella ragazza, non parlava delle importanti missioni che aveva compiuto il suo genitore, ma ne definiva un’immagine ricca di vita, di speranza, di umanità… quell’emozioni che il tempo aveva lentamente cancellato, ritenendole futili rispetto alla maestosità delle sue gesta, ma erano quelle che avevano fatto di lui l’Avatar della speranza.
Sorrise vedendo Hikari farsi un secondo più seria, per poi dire: -Quindi hai quasi finito, cosa ti impensierisce allora? -
Hikari sospirò pesantemente, quasi fosse più una bambina che una ragazza bell’è fatta. –Sono in dirittura d’arrivo, è vero, ma non ho realmente finito. Voglio aspettare che questa missione nel regno della terra si concluda prima di dichiarare il mio lavoro esausto. Credo che ciò che sta accadendo adesso, in quei territori, sia più importante di quanto già non possa sembrare, Kya. Alla fine si tratta di chiudere un cerchio, non lo credi anche tu? La storia di Korra è iniziata tumultuosa, dove, di volta in volta, eventi a catena hanno sconvolto il mondo, non per sua volontà… ma per la volontà dell’uomo di desiderare d’essere diverso da quello che dovrebbe, dall’odio, dall’invidia, dalla follia… fin tanto le ferite che hanno segnato la nostra epoca non saranno del tutto risanate non credo di poter mettere la parola fine a questa mia specie di racconto. –
-Ha un senso. - Si trovò ad annuire, mentre lasciava che il tea nella sua tazza si freddasse un poco per sorbirlo a dovere.
-Glielo devo. - Concluse a bruciapelo la ragazza, mentre Kya portava quel liquido caldo alle labbra.
Sorrise la dominatrice dell’acqua su quel bordo di porcellana. Quella della ragazza non era una domanda e quindi non richiedeva una risposta.
Finalmente stava bene, pensò ancora della creatura che aveva difronte. Korra glielo aveva chiesto come favore, ma, da brava dominatrice dell’acqua, aveva finito con il prendersela a cuore.
Korra aveva ragione, Hikari non sarebbe tornata a danzare, ma aveva fatto un ottimo lavoro su di lei e la Dominatrice della fiamma era sufficientemente testarda da non arrendersi all’evidenza e a quel dolore che diceva di non sentire. E in effetti non lo subiva nel fare le cose semplici, ma il dominio sportivo...  
“Ahhh!” ancora l’idea, che fosse insensatamente troppo pericoloso per essere uno sport, la invase. “È per questo maledetto dominio sportivo che sono ancora qui. Lo sforzo è enorme e… il dolore, dopo ogni allenamento intensivo, torna. Lei sa come destreggiarsi contando maggiormente sulla gamba sana, ma non può evitare di affidarsi anche all’altra. Le necessita per il solo fatto che gli spostamenti in questo stupido sport devo essere rapidi, se non istantanei. La mia paura e che possa subire altri danni, ma…” sapeva per esperienza che cercar di aver ragione con una creatura di fuoco era una battaglia pesa dal suo inizio. Quindi l’unica cosa era cercare di contenere i danni. Infondo la gamba stava davvero bene. Aveva avuto una ripresa lenta… lenta per una dominatrice, ma decisamente migliore delle aspettative della stessa Korra. Sforzarla le causava indolenzimento e dolore, ma Kya era abbastanza convinta che con il tempo, forse… proprio il fatto di essere in continuo allenamento, l’avrebbe aiutata a migliorare ancora la sua situazione. “Ovvio, sempre che prima non se la faccia staccare del tutto in qualche partita. Il dominio…”
-Hikari. - La chiamò, trovando nella sua mente un’idea assurda, quanto intelligente.
La fanciulla alzò lo sguardo dalla sua tazza per fissarla.
-Stavo pensando alla storia del cerchio che si chiude. -
Ancora Hikari l’osservava attenta.
-Hai presente la presentazione di Korra al mondo? -
La ragazza davanti a lei chinò la testolina di lato.
-Lo sai che la prima volta che l’umanità sentì parlare dell’Avatar avvenne attraverso il Dominio sportivo? -
Hikari le annuì sorridendo.
-Chissà se il domino sportivo c’entra anche adesso. Chissà se questa fissa di Bolin di tornare a gareggiare non sia un altro modo per chiudere il cerchio… sai cosa penso? Che forse esistono ancora troppe situazioni aperte. All’epoca di Amon, l’evento di Dominio che aveva annunciato l’Avatar al mondo non si concluse ‘sportivamente’ e se mai avessero voluto far qualcosa in seguito per riequilibrale le sorti di quella partita, la crisi dovuta agli Equalisti troncò di netto ogni tentativo di rivalsa dei furetti. Ovviamente si trattava di questioni decisamente più importanti e urgenti che una semplice competizione sportiva, ma… finendo così quel percorso, senza reale infamia, senza reale lode… è come se anche la conoscenza della nuova Avatar fosse stata troncata a quel punto… lasciando un’immagine di lei troppo immatura, troppo caotica per essere la custode dell’Ordine e dell’equilibrio. -
La fanciulla di fiamma l’ascoltava attenta.
-Chissà se il fatto che Tahno ora parteggi per riportare i furetti in auge, centri qualcosa con il chiudere il cerchio? Era stato all’epoca quello che più di tutti, spero involontariamente, aveva mostrato al mondo l’immagine di un avatar debole nel suo domino e troppo impulsivo. Chissà se la nascita dei nuovi Pipistrellilupo, quando Amon aveva decretato la fine anche della squadra vincente di quell’anno, voglia dire qualcosa. Chissà se riavere la possibilità di vincere l’ultima partita di campionato possa riequilibrare davvero ogni cosa. Sai… mio padre diceva che l’equilibrio parte dalle cose semplici… chissà? -
Hikari buttando giù una bella sorsata di Tea, con quel sorriso fanciullesco sulle labbra: -Sai Kya, per essere quella che dichiara che il dominio sportivo è pericoloso, ne sai di cose al riguardo. -
Kya sospirò e, guardandola biecamente, protestò: -Non era quello il fulcro del discorso, biondina! -
-Vero. - rispose. –Rimani con me per pranzo, giusto? -
-Ovviamente. - Rispose Kya bevendo il suo ultimo goccio di tea. –Dobbiamo dare supporto ai piccoletti per i quarti di finale…- “…disse quella che non apprezzava il dominio sportivo!” pensò di se stessa ridacchiando intimamente.
 
   
 
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