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Autore: RaidenCold    28/06/2016    2 recensioni
Salve a tutti, questa è la mia prima serie fanfic e spero vi piaccia! Narrerà soprattutto della storia di Leonidas, ragazzo legato dal destino al mondo di Atena e dei suoi cavalieri, e sarà un racconto molto lungo... spero di non annoiarvi, buona lettura!
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Settembre 2011, Leonidas:

Oggi ho iniziato le scuole medie. Senza Minerva mi sento solo, Lun è ancora alle elementari, però ho conosciuto un ragazzino di nome Alvin, è molto simpatico.

 

Leonidas attraversò per una decina di minuti una brulla radura sotto il sole cocente; sebbene fosse da poco giunto su quell'isola, già non riusciva più a sopportare il caldo e le tasche dei suoi pantaloni sbordavano di fazzoletti imbevuti del sudore della sua fronte.

Si fermò un momento per riprendere fiato e dopo qualche istante cominciò a sentire dei rumori provenire da lontano; si asciugò nuovamente il sudore e si incamminò verso la direzione dal quale gli parve di udire quei suoni.

Fattosi strada tra degli arbusti secchi e qualche piccolo ulivo Leonidas si ritrovò difronte ad un'immensa casa a più piani, che a occhio e croce occupava qualche centinaio di metri quadrati.

Entrò da quella che gli parve la porta d'ingresso e si ritrovo dinnanzi ad una sala piuttosto grande, con al centro diverse sedie e qualche tavolo. Rimase per alcuni istanti immobile a guardarsi attorno per studiare l'ambiente che lo circondava, fino a quando i suoi pensieri non vennero interrotti dal rumore di una porta che si apriva: davanti a lui uscì da una porta (quella del bagno a giudicare dal cartello “WC” su di essa) un ragazzo dai capelli castano chiaro abbastanza alto e robusto che, accortosi di lui, lo osservò per alcuni istanti con aria sorpresa:

“Leonidas?”

“Alvin?”

Entrambi, decisamente stupiti di vedersi corsero ad abbracciarsi l'un l'altro con grande affetto:

“Che cosa ci fai qui Leo?”

“Che cosa ci fai tu qui Al, non eri tornato in Austria con la tua famiglia?”
“Lo ero, ma qualche mese fa è successa una cosa che a giudicare dalla scatola che porti sulle spalle è successa anche a te!”

“Ti è stata consegnata un'armatura?”

“Mi stavo allenando per conto mio tra le montagne - sai, come quando il vecchio Bull ci portava a fare scampagnate - quando mi si è presentato un uomo che affermava di venire dalla Grecia per consegnarmi una cosa...”

“E quindi?”

“E quindi da quel giorno sono il Cavaliere di bronzo della costellazione dell'Unicorno.”

“E' davvero fantastico per me vederti qui!”

“Coraggio vieni, così ti presento a John, appoggia pure la valigia qui intanto.”

Alvin fece cenno a Leonidas di seguirlo e i due si ritrovarono davanti a una porta, che una volta aperta dava su un ampio cortile simile a un anfiteatro: là in mezzo vi erano una dozzina di ragazzi che malgrado il sole cocente erano intenti a svolgere esercizi di ogni genere, come flessioni, addominali, lotta corpo a corpo:

“Sembra una palestra dell'antica Grecia...” - commentò Leonidas;

“Già ma per fortuna qui la gente non va in giro nuda”- Leonidas si girò e accanto a lui vi era un uomo che sedeva su uno dei gradoni di quello strano anfiteatro; aveva fluenti capelli biondi e la pelle abbronzata e soprattutto, indossava una scintillante armatura argentea.

“Tu devi essere Leonidas, benvenuto.”- l'uomo si alzò e strinse con vigore la mano al ragazzo- “Io sono John, cavaliere d'argento della Lucertola, piacere di conoscerti!”

“Piacere; io, ecco, sono qui per...”

“Lo so già tranquillo, Bull mi ha detto tutto. A proposito, è parecchio che non lo vedo, come sta il Toro?”
“Direi... bene.”

“Ottimo! Immagino che tu abbia già una certa formazione.”

“Sì, Bull mi ha insegnato le basi per diventare cavaliere. A volte riesco anche a usare quella forza chiamata «cosmo», ma non ho capito bene di cosa si tratti. Puoi aiutarmi?”

“Se posso aiutarti?” John scoppiò a ridere: “Guarda un po' qui ragazzo... MILES!”

Dal centro dell'anfiteatro si voltò un ragazzo con i capelli neri e arruffati che con andatura pacata e un po' ciondolante si diresse verso di loro:

“Sì che c'è?”-il ragazzo aveva un'aria calma e il sole cocente sembrava non dargli alcun fastidio:

“Fai vedere al nostro nuovo arrivato cosa sai fare”

John sradicò a mani nude un macigno grande il doppio di lui dai gradoni e indietreggiò di qualche passo:

“Ecco prendi!”- John scagliò il macigno verso il ragazzo ma questo non si mosse: chiuse gli occhi e il suo corpo cominciò a brillare di una strana e fioca luce verde, dopodiché aprì con uno scatto gli occhi, luminosi smeraldi, e in pochi millesimi di secondo il macigno si ridusse a polvere fluttuante nell'aria. Leonidas ammirava stupefatto quel ragazzo che malgrado l'enorme potenza appena sprigionata continuava comunque a emanare calma e serenità:

“Miles è stato il primo che ho allenato e già quando è arrivato qui cinque mesi fa mostrava uno spiccato talento, quindi è un passo avanti a tutti, ma anche gli altri sono validi combattenti e sto insegnando loro, tra le altre cose, a utilizzare il cosmo, che è la principale e più importante arma di un Cavaliere: come immagino tu sappia, noi cavalieri non combattiamo usando armi ma il nostro corpo, che emette un'energia chiamata «Cosmo».

Devi sapere che l'origine delle battaglie dei Cavalieri risale all'origine dell'universo: quindici miliardi di anni fa tutto era una cosa sola che in seguito esplose a causa del Big-bang, creando lo spazio. Tutto, anche il tuo corpo è un piccolo cosmo che nacque con il Big-bang, e noi Cavalieri non facciamo altro che far esplodere il Cosmo dentro di noi: io ti insegnerò a far bruciare il cosmo a tuo piacimento.”

“E allora sarò un vero Cavaliere?”

“Normalmente sì, ma ahimè su di te pesa un arduo fardello: l'armatura d'oro. Essere uno dei dodici non è cosa semplice, poiché si è su un altro livello rispetto ai cavalieri di bronzo e di argento...ma per tua fortuna, modesti a parte, posso affermare di essere stato più volte paragonato a un cavaliere d'oro e sebbene loro rimangano su un altro piano rispetto a me, posso insegnarti tutto il necessario per diventare uno di essi. Ora...immagino che tu abbia già avuto modo di rifletterci, ma io te lo domando lo stesso: te la senti di andare fino in fondo?”

“Se non me la sentissi non sarei di certo qui.”

“Perfetto allora, Leonidas della costellazione del Leone, benvenuto alla Casa delle stelle!”

Leonidas si voltò a osservare quelli che sarebbero stati i suoi nuovi compagni e si domandò, vedendoli allenarsi con tanta audacia, se sarebbe mai riuscito ad essere all'altezza delle aspettative:

sarebbe riuscito a diventare un vero Cavaliere, e poi

sarebbe stato in grado di essere un degno indossatore per l'armatura d'oro del Leone?

Guardò gli sguardi fiduciosi di Alvin e John, e anche quello sempre fiducioso ma decisamente più incuriosito di Miles:

poteva e doveva riuscirci, non gli importava quanto ci sarebbe voluto, in quel momento il suo più vivido e sfolgorante desiderio, quello di diventare un cavaliere della speranza, splendeva nel suo animo come una stella e sentì dentro un calore che proveniva non solo dal suo animo, ma da qualcosa esterno a lui, e quel qualcosa era proprio sulle sue spalle: all'interno della scatola, Leonidas riusciva a percepire tutta la vitalità della sua armatura che in quel momento brillava con lui senza che nessuno la vedesse. Entrambi in quel momento stavano ruggendo, stipulando una sorta di patto reciproco che li avrebbe legati per sempre indissolubilmente in quanto cavaliere ed Armatura; quella notte la costellazione del Leone splendette nel cielo in tutta la sua fulgida brillantezza come non accadeva da molto tempo.

 

 

Il Gran sacerdote osservava le stelle immerso nei suoi pensieri:

“Il Leone brilla stanotte, e pensare che sono passati quasi tre anni dall'ultima volta...”- sorrise e si ritirò nelle sue stanze dove una lacrima gli rigò il volto.

   
 
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