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Autore: ale_rainsworth    28/06/2016    1 recensioni
bhe, questa è la mia prima fanfic... siate clementi, per favore. la trama è un introspezione di come mi sarei trovato io in sao, ovviamente per come sono ora , qui c' è un primo contatto con l' altro sesso, buona lettura a tutti ragazzi, spero piaccia. possibili spoiler per chi non ha visto le prime 14 puntate di sao.
-ah... sei tu- sospirai -che vuoi asuna?- -bhe... ero passata a vedere come stavi, ma se non mi vuoi me ne vado, non ho problemi.-
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Capitolo 11- Cieli stellati e lezioni di tango

In controluce potevo notare una figura purtroppo per me sgradita, ma non era Kirito. –Eggià… avevo del tempo libero e così…- Asuna si stava tormentando le mani e a stento riusciva a guardare dentro la fucina –a-a-a-allora… com’ era il cinghiale?- disse continuando a guardare a terra e a stento alzando la testa, forse per paura di incontrare il mio sguardo. -Era delizioso… davvero ma… come mai stai qui sulla porta?- Rei la guardava confusa –Non vuoi entrare?- Asuna scosse la testa. Ora non avevo dubbi era per paura di una mia reazione negativa. –Cioè… in realtà vorrei ma… non so se sono bene accetta… da tutti…- sospirò –Ad ogni modo… dovrebbe venire Silica in giornata… a chiedere una cosa ad Ale…-. La guardai. Quindi era per questo che aveva fatto il pranzo per tutti? Per cercare di corrompermi? Credeva davvero che mi abbassassi a tanto? Sentivo la rabbia e il disprezzo crescermi in una maniera incontrollabile, ma decisi di lasciar correre e andarmene per non iniziare a litigare -… potevi risparmiarti la sceneggiata allora… tanto ho già accettato…- mi alzai lanciandole uno sguardo simile a quello di disprezzo –vado a rimettere a posto la forgia… a dopo- dicendo questo scesi le scale che portavano alla forgia. Non volevo far vedere a nessuno quanto stessi ancora male per tutte le faccende precedenti, quindi preferivo rimettere in ordine tutto quello che potevo per tenermi impegnato.

Nel frattempo che sistemavo la forgia, Rei quasi costrinse Asuna a entrare per offrirle almeno un thè, dicendo che doveva sdebitarsi in qualche modo. –Ma non serve… dico davvero… l’ ho fatto perché avevo del tempo libero…- -Non voglio sentire ma Asuna, devo ripagarti in qualche modo- disse la mora andando in cucina –Bhe… in effetti una cosa che potresti fare ci sarebbe… ma… non me la sento di chiedertela… allontanerebbe anche te…- si rattristò ancora più di prima –Stavolta l’ ho fatta proprio grossa…- Rei la guardò stupita –emh… e che avresti mai fatto di così irreparabile da voler quasi sparire?- Asuna la guardò –Ho… ho fatto uno scherzo molto cattivo… a qualcuno che mi era amico… e l’ ho messo nei guai… davvero grossi… ma per fortuna… si è risolto tutto… più o meno… credo… non lo so più… non so neanche più perché diamine ho fatto quella stupidaggine…- dopo aver messo su il thè la guerriera corvina le si avvicinò –Emh… se me la spieghi magari… ci arriviamo in due no?- sorrise e si sedette accanto a lei –Dai dai dimmi tutto adesso, va bene?-. Mentre diceva questo si sentì un rumore di materiale caduto provenire dal magazzino. Andarono a controllare tutte e due portandosi dietro Rei l’ ascia e Asuna lo stocco.

Quando aprirono la porta la scena che si presentò era comica: da sotto delle spade e delle armature spuntava il faccione pelato di ryuk a metà tra l’ imbarazzo e la sofferenza dovuta al peso degli oggetti sopra di lui. Erano delle armature semplici che tenevamo nel magazzino dietro al bancone in caso qualcuno ne avesse chieste in massa per aprire un nuova gilda e ne volessero fare un grande ordine. –Emh… non è che mi dareste una mano ragazze?- la mora e la rossa scoppiarono a ridere ma lo aiutarono comunque domandandogli poi come avesse fatto a cadere sotto le armature –E come ho fatto… ho aperto l’ armadietto per prendere la scopa a quel disgraziato di Ale… e BUM!- battette le mani così forte da far sobbalzare le due ragazze –mi è cascato addosso tutto quanto…- cercò di imitare la mia voce con un pessimo risultato. Non era mai stato bravo a fare le imitazioni, figuriamoci poi di una persona molto più giovane di lui. –Si si boss ho sistemato tutto in magazzino, non cadrà niente- sospirò –Io gli riduco la paga ancora se continua così…-. Le due iniziarono a ridere fino quasi a diventare rosse in volto –Non ci credo! L’ ha fatto davvero per pigrizia?- disse Rei tra una risata e l’ altra -E per cos’ altro secondo te? Non conviene neanche a lui sistemare male tutto- sbuffò il calvo. Io nel frattempo ero intento a spolverare l’incudine dai rimasugli che vi erano depositati sopra, quando mi soggiunse una terribile realtà: io non sapevo ballare neanche un lento, e in ogni festa che si rispetti si balla. Ovviamente sao non faceva eccezione, ma se avessi schiacciato un piede anche per sbaglio a Silica sarei deceduto sotto i colpi di daga della suddetta. –O cavolo… sono morto… a meno che… Rei non mi insegni qualcosa in meno di una settimana… ovviamente…- finii in fretta e salii di nuovo verso la sala da pranzo.

Arrivai poco tempo dopo e cercai tutti, anche abbastanza preoccupato. Non volevo di certo far fare brutta figura alla mingherlina e tenera domatrice. E volevo anche uscirne vivo e intatto ovviamente. Li trovai qualche minuto dopo grazie alle risate che arrivavano dalla cucina –Ehi emh… c’ è un problema con la questione Silica…- Ryuk mi guardò quasi fulminandomi –E il problema sarebbe?- lo guardai –Calmati tu, non intendo annullare l’ appuntamento della prossima settimana, ma io… non so…-. Non sapevo come fare a dire a tutti che non sapevo ballare e che anche un manichino da armatura aveva più grazia e leggiadria della mia persona. Soprattutto non volevo dare altri spunti a Asuna per potermi convincere a riallacciare i rapporti, ma non potevo tenermi dentro ancora a lungo quel segreto, o non ne sarei più riuscito a rimediare in tempo per l’ appuntamento. Quindi mi decisi e parlai -Non so ballare… e se le schiaccio un piede… mi lincia…- sospirai anche abbastanza sconsolato –Rei, non è che puoi aiutarmi tu? Lo avrai pure un minimo di ballo- la guardai speranzoso e illuso allo stesso tempo. Ma come temevo una mora che gioca con un ascia bipenne a due mani poteva essere aggraziata quanto un grizzly appena uscito dal letargo -Emh… veramente…. Ecco… io… non l’ ho mai presa in considerazione quella caratteristica…- disse lei ridendo –però c’ è qualcuna qui che ne ha un livello abbastanza ottimale- e indicò con la testa la spadaccina bianca che ancora non riuscivo a perdonare e che a sua volta non riusciva a guardarmi -… Fa niente, mi arrangerò da solo- finita la frase me ne andai al bancone. Non mi sarei mai e poi mai abbassato a chiedere aiuto a lei. Forse solo in punto di morte avrei accettato il suo aiuto.

La mattinata proseguì tranquilla, tranne per la rossa che se ne stette in silenzio in un angolino del retro bottega come un cane in punizione. Quando la gente si fece meno frequente decisi di parlarle. –Che cosa ci fai ancora qui? Non hai qualcuno da sfruttare o prendere in giro?- stavolta mi misi davvero a mettere in ordine tutto nel magazzino. Volevo sentire che altre bugie aveva da dirmi e come intendesse scusarsi. Lucidai le armature che a causa della mia negligenza e della mia fiducia si erano sporcare e rigate lievemente, questo non giocava certo a favore della persona che accanto a me cercava timidamente di approcciarsi a me. Quando finalmente riuscì a parlare pronunciò prima in un bisbiglio qualcosa che non riuscii a capire. –hai detto qualcosa? Parla più forte che non ti sento- misi a posto una spada sulla rastrelliera e finalmente Asuna parlò –Io… io ci sto male ancora adesso… ok? Non riesco a fare un sonno tranquillo da quella storia… sono stata una stupida… scusami…- queste furono le uniche parole che riuscì a pronunciare -Puoi continuare anche tutto il giorno… ne passerà di tempo prima che mi passi stavolta.- volevo vedere quanto in basso potesse spingersi pur di avere il mio perdono. Perdono che non sapevo ancora se conferirle o no, sono sempre stato una persona che dà seconde o terze possibilità. O almeno così pensavo fino a quel momento. -Neanche… se ti… insegnassi a ballare…? Almeno un pochino… mi odieresti di meno…?- cercò di prendermi il braccio ma mi scansai. Dovevo immaginarmelo che sarebbe andata a parare li. “se gli faccio vedere che posso essergli utile magari mi perdona”. Questo fu l’ unico ragionamento che mi passò per la testa potesse aver avuto. Mi girai e la guardai in un modo che non credevo possibile. Era un misto di delusione e sconforto. Più delusione che sconforto a dire la verità. Non mi aspettavo scendesse davvero fino a quel punto. Ripensandoci si, fece un ragionamento sensato. Ma ero troppo arrabbiato per accorgermene. –Neanche se mi insegnassi a ballare- la superai lasciandola lì da sola e probabilmente sconfortata al massimo e tornai al bancone -uff… oggi la giornata è fiacca- sbadigliai fingendo di essere solo.

Asuna uscì a passo svelto dalla bottega. Non riuscivo a passare sopra a quel che era successo quella volta. Mi arrivò un messaggio da parte di Silica –Emh… tu sai ballare decentemente, vero?- quel che temevo era avvenuto: anche lei si era posta quest’ interrogativo. Ora che potevo fare? Ero nel panico, dovevo dirle la verità o mentire spudoratamente? Il fattore decisivo che mi fece scegliere la via dell’ onestà fu proprio lo scherzo di pessimo gusto che mi avevano rifilato quei due il giorno prima. Fui il più sincero possibile. –Bhe ecco… veramente no… non sono capace neanche a fare un lento…- inviai sperando che non corresse alla bottega intenta a uccidermi. Dopo alcuni minuti mi arrivò un messaggio lunghissimo nel quale mi spiegava i passi base e mi ricordava di esercitarmi con qualcuno per tutta la settimana almeno due o tre ore al giorno. Io ero incredulo, quella ragazzina aveva davvero tutta quella maestria nel ballo? Poi arrivò un messaggio quasi subito dopo. –Ah, comunque quelle sono le basi del tango, così tanto per dirtelo… IMPEGNATI E NON SCHIACCIARMI I PIEDI!-. Ero allibito, dovevo imparare il tango in una settimana. Mi assalì lo sconforto più totale e mi preparai per la peggiore delle ipotesi, il mio fallimento e la sua umiliazione. –Ok… quanto ho vissuto più o meno felice e contento?- mi misi a contare con le dita -… Solo un anno e due mesi…- sospirai dicendomi che dovevo almeno provare a salvarmi la pelle.

–Boss, io vado a cercare qualcuno che mi dia lezioni… di tango… tanto qui non viene nessuno- dalla cucina arrivò un colpo di tosse seguito da un “ti voglio a casa prima delle 8, mi sono spiegato?”. Dopo qualche battibecco sul fatto di tornare o meno prima delle 8 riuscii a uscire dalla fucina. Ora dovevo solo trovare qualche ragazza pratica di tango. –maddai anche tu, quanto credi che ci vorrà? Ce ne sono tante di sicuro!-. Iniziai la ricerca ma senza successo purtroppo me: dovunque andassi vedevo solo ragazze con una statistica forza quasi pari a quella di rei, alcune sembravano personaggi maschili tanto erano muscolose.

Tornai sconfortato e rassegnato a ballare e fare le prove con un manico di scopa come ogni zappa che si rispetti. –posso fare da solo per davvero… spero… però… facendo così senza compagna… pesterei di sicuro i piedi a Silica…- sospirai e entrai nella fucina con la faccia di un cadavere. –sono morto… ragazzi… mi ha fatto piacere conoscervi…- poggiai la testa sul bancone completamente spossato. Avevo davvero perso le speranze e solamente un miracolo poteva salvarmi. O trovare qualcuno di così tanto folle da sopportarmi e sopportare il mal di piedi che ne sarebbe derivato. –Boss… tu non sai fare proprio niente eh?- non riuscivo neanche ad alzare la testa tanto ero demoralizzato –Ma che dici? Io che faccio una cosa del genere?- scoppiò a ridere –Ovviamente non ti sei neanche accorto che è passata a trovarci Liz…- sospirò aggiungendo un “che devo fare con un testone come te?” al quale risposi con un “usarmi per alimentare il fuoco della fucina? Potrebbe essere un idea tanto sono condannato” questa era così squallida che tutto quello che gli uscì in risposta fu un classico –almeno salutala capra!-.

Riuscii solo a girare di lato la testa –Ah Liz… buona sera…- tornai a nascondere la faccia nel bancone –Emh… sembra ti sia morto il gatto… che hai?- disse la collega di fucina punzecchiandomi nel mentre la testa con un dito –Non ti riesce più neanche una spada classica e sei depresso perché ormai la tua carriera è finita e devi fare altro se vuoi vivere?- senza spostare minimamente la testa o reagire riuscii a bofonchiare uno sconsolato -Ma che… è peggio… non so ballare… e devo imparare il tango in meno di una settimana…- sospirai più a lungo di prima –Silica mi ammazza se non ci riesco…-. Liz stava trattenendo le risate –Davvero è solo questo? Sembrava chissà che!-. La guardai con la faccia completamente piatta e stavolta scoppiò a ridere. Non aveva su il suo solito abito da lavoro, segno che probabilmente si era presa una giornata di pausa. Più che meritata direi. Indossava un maglione largo due volte lei e lungo fino a poco sotto la pancia arrivava quasi alla metà della coscia. I soliti scarponi un po’ slacciati in cima e quella che credo fosse una gonna tendente al rosa che le richiamava il colore dei capelli. Era appoggiata al bancone dove fino a poco fa stava mostrando dei progetti al calvo proprietario della bottega, probabilmente per chiedere consiglio o solamente per vantarsi un po’.

–Beata te che puoi ridere- bofonchiai io, quando guardandomi con aria di superiorità mi disse –Che ti costava chiedere a me scusami?- iniziò a punzecchiarmi la testa con l’ indice sinistro –stu-pi-do!- e riprese a ridere. La guardai incredulo. Il miracolo era avvenuto. Ora una strana aura di luce e gloria la ricopriva. Almeno ai miei occhi. Potevo ancora salvarmi e fare bella figura davanti a tutti. Lo stupore mi aveva annebbiato i pensieri e quello che mi uscì fu un commento indelicatissimo da fare a una ragazza, chiunque essa fosse stata. –E da quando in qua tu sai ballare?- riflettendoci adesso, quella fu una pessima frase da dire. –COME PREGO!? STAI INSINUANDO CHE NON HO UN MINIMO DI FEMMINILITA’ PER CASO!?- l’ onda d’urto della voce di liz mi fece quasi cadere dallo sgabello. Avevo sguinzagliato un tornado. –Chiedo perdono liz! Non volevo insinuare nulla! Giuro!- tutto quello che potei fare fu congiungere le mani e pregare che le bastasse per non iniziare a colpirmi malamente a suon di mazzate. Fortunatamente il piano riuscì alla perfezione. -MH! Meglio per te!- incrociò le braccia e gonfiò le guance –Stupido di un ale… se vuoi posso insegnarti io… ovviamente gioirei a vederti pestato da Silica per quello che hai detto poco fa, te lo meriteresti proprio… ma so quanto fa male un piede pestato, e non ne usciresti vivo… e siccome mi serve una mano fra qualche tempo devi rimanere vivo almeno fino ad allora- la guardai. Ero pronto per fare un altro tentativo di fiducia? È pur vero che stavo parlando con l’ unica persona a parte una certa rossa di nostra conoscenza che potesse evitarmi colpi su colpi da parte della piccola e irascibile castana. Espressi comunque la mia opinione, tanto valeva essere sinceri. –Ma che solo quando vi serve qualcosa venite da me?- sbuffai ma si vedeva che ero nettamente più sollevato dalla notizia della mia nuova maestra di ballo   –Va bene… grazie per le lezioni…- dicendo questo vidi liz scendere e porgermi la mano. La guardai confuso. Non connettevo affatto dopo tutto il girovagare. Sembravo davvero un ameba informe che non voleva pensare a nulla. Passai un po’ di tempo a far passare il mio sguardo dalla sua mano al suo viso continuando a non capire. Finalmente feci la domanda che mi arrovellava quel poco di cervello che mi era rimasto. –E adesso che c’ è?- ci fu un silenzio imbarazzante di qualche secondo -Ma sei scemo o cosa?- fece lei- Non eri tu quello che voleva imparare a ballare? Su che non ho tutta la serata- Ryuk ridacchiò –veramente puoi fermarti anche a cena se vuoi- lo guardammo io stupito perché l’ aveva invitata a restare a cena, lei invece ancora con la mano sospesa a mezz’ aria incredula del fatto che il fabbro muscoloso e calvo sapesse cucinare qualcosa di commestibile. –Come mai tutta questa gentilezza oggi?- mi decisi a dire infine suscitando l’ ilarità del mio calvo datore di lavoro –Semplicemente so che Ale è incapace a ballare e che i piedi dell nostra ospite si gonfieranno fino a farle male prima che tu finisca di schiacciarglieli, quindi tanto vale farla restare qui a cena-

 Liz mi guardò terrorizzata. Evidentemente non si rendeva conto di che caso disperato e quasi irrecuperabile fossi in realtà -Ma sei davvero così capra?- Indietreggiò lievemente. Credo che le fosse balzata in mente l’ ipotesi di lasciar stare e andarsene rinnovandomi le condoglianze. Io risposi tranquillamente, conscio delle mie movenze. –Emh… immagino che la risposta sia si?- mi misi a ridere per smorzare la tensione e evitare di deprimermi e farla scappare. La nostra gentile ospite si fermò e poggiò una mano sul manico della sua mazza lavorata che dal fianco le arrivava a metà coscia, spuntando da sotto il maglione. L’ avevo notata solo ora che mi ero ripreso –E allora per ogni volta che mi schiacci un piede ti arriva una mazzata sulle gengive, va bene?- sorrise come un pugile che vede un sacco da boxe dopo una pausa. Mi ero dimenticato di quanto una donna dai lineamenti così delicati potesse essere sadica e crudele, ma mi vidi costretto per ovvi motivi ad accettare. –Emh… o-o-ok, starò attento- il pensiero di quante martellate mi avrebbe dato mi fece paura, ma ero fiducioso.

Iniziammo a metterci in posizione e subito mi fermò –ma in che posizione ti metti? Ti sembro un blocco di ferro?- sospirò. In effetti non avevo mai ballato con nessuno ne tantomeno l’ avevo visto fare, quindi mi approcciai a lei come mi approcciavo a un blocco di materiale –perché… come ci si mette?- la guardai piuttosto confuso. Liz mi guardò come se fossi l’ ultimo stupido sulla faccia della terra… ed effettivamente per quanto riguardava il ballo lo ero –allora… la posizione dell’ uomo è questa- mi prese il braccio destro e se lo portò dietro la schiena –mentre quella della donna è questa- mise il suo braccio sinistro sulla mia spalla destra –ecco adesso devi… devi… emh…- stava arrossendo e non poco –devo?- le feci io ancora più confuso di prima. Ipotizzai quindi che ne l tango l’ uomo dovesse fare la prima mossa, ma qual’ era? Poi ebbi l’ illuminazione. –ah giusto i passi!- iniziai muovendo il piede ma la mia insegnante evidentemente ancora imbambolata non se ne accorse e accadde quel che temevo: le schiacciai il piede facendole lanciare un grido di dolore di rara intensità.

–AHIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!- ritrasse il piede e si allontanò –ma vuoi avvisare!?- saltando su un piede solo siavvicinò al bancone ormai privo dei progetti. Tentai di giustificarmi visto che avrei dovuto accorgermi in che stato fosse e avvisarla che avrei iniziato –Non volevo, davvero… pensavo fossi pronta… fa male?- le chiesi abbastanza preoccupato –tu che dici? Certo che fa male! –si sedette e iniziò a massaggiarsi il piede –cavolo sei un pezzo di legno… una settimana… no… non basterebbero 10 anni per farti sciogliere- purtroppo ciò che le avevo detto prima non aveva funzionato. Non pensavo di averle fatto così male.
< br/>-Questo è un po’ offensivo… non credi?- le andai accanto cercando di non farla pensare al dolore -Dai pass…- non feci in tempo a terminare la frase che mi arrivò un colpo di mazza in piena bocca. Non mi aspettavo lo facesse sul serio, ero abbastanza sconvolto e non feci altro che guardarla. Lei per tutta risposta poggiò la mazza sul tavolo e, dopo aver poggiato il gomito sul bancone mi guardò. –Bhe? Che c’ è da essere sorpreso? te l’ avevo detto che ti prendevo a mazzate sulle le gengive se mi schiacciavi i piedi!- mi stavo tenendo la bocca pensando che forse era meglio chiedere una mano a qualcuno di meno violento. Già, a trovarlo dentro sao. La serata passò tranquilla più o meno, di certo parlavo poco a causa di tutte le martellate sulle gengive che mi erano arrivate. A cena finita ci fu un breve commento sulla lezione odierna. Ero abbastanza stanco, oltre che dolorante, quindi dopo aver salutato tutti andai fuori e mi sdraiai sul prato artificiale limitrofo alla fucina. Nonostante tutto riuscii a sentire per un po’ quello che si dissero i miei due colleghi –È proprio senza speranza eh?- fece il calvo guardando una liz ancora semi dolorante –Non credevo possibile che qualcuno fosse così capra con i piedi… a parte questo… che è successo? Tra lui e Asuna dico… è arrivata quasi in lacrime da me dicendo che era stata una stupida e aveva fatto un torto a Ale… mi spieghi?- lo guardò un po’ preoccupata e molto confusa. Sapevano entrambi che non era un comportamento da me. Il proprietario della fucina decise quindi di esporle un fatto molto alla larga. -Bhe è successo qualcosa in effetti… ma non so se sono io quello che te ne deve parlare… dopotutto riguarda loro due- ryuk guardò fuori dalla finestra –forse la persona più adatta a cui chiedere è lui-. Liz guardò fuori dalla finestra e le sorse spontanea una domanda –Ma non dorme mai qui dentro?- lo vide scuotere la testa –Dice che vuole ricordarsi il cielo di questo posto visto che da dove viene lui non riesce a vedere le stelle- Lizbeth, questo il suo nome completo, rimase stupita a sentire questa risposta e quando riuscì a parlare di nuovo disse -Eh? E dove abita nel mondo reale? Tu lo sai? Da dove viene?- guardò ryuk molto incuriosita. Lui le spiegò che non sapeva di preciso da dove venissi, che non avevo voluto dirglielo e che sviavo il discorso ogni volta che l’ argomento andava a finire su quel punto critico. Liz decise quindi di essere un po’ più comprensiva con le lezioni, quindi meno martellate sulle gengive per me.

Mi trovavo fuori sdraiato sull’ erba a guardare quel magnifico cielo stellato senza una nuvola, purtroppo non riuscivo a vedere la luna, probabilmente era dietro alla fucina un pensiero mi arrovellava la mente, che per quanto stanca non riusciva a toglierselo di torno. Parlai da solo, o forse a qualcuno che non c’ era sperando in una risposta. –riuscirò mai a perdonarla?- mi domandavo contemplando  quell’ immensità –probabilmente mi ha detto la verità sul non sapere nulla… forse dovrei provare…- poi mi tornò in mente la scena di quel pomeriggio e mi diedi dello stupido sorridendo a malapena -No… dopotutto il pranzo ce l’ ha portato per convincermi ad aiutare Silica…- sospirai e mi diressi verso quello che ormai restava del mio giaciglio ormai a cielo aperto. Sarebbe stata una lunga notte di pensieri, o almeno così credevo. Infatti appena mi sdraiai caddi nel sonno più totale.

Quando mi risvegliai il giorno dopo feci fatica a uscire dalla tenda: non volevo fare altre lezioni di ballo. Lavorare si, ma per quanto riguarda il ballo, avrei volentieri saltato direttamente a dopo la festa se possibile. Mi guardai intorno per vedere se ci fossero altre sorprese o tentativi di perdono da parte sua. Fortunatamente non era presente nulla e quindi tornai a fantasticare sull’ ipotesi di salate avanti i giorni -Già, peccato che non si possa…- uscii sospirando e tornando dentro la fucina come al solito, le giornate si susseguirono tranquille e i miei piedi schiacciavano sempre meno quelli della mia paziente maestra, dovevo solo restare concentrato e sarebbe andato tutto bene. Intanto infuriava la battaglia per la conquista dei piani e mi chiedevo se andasse tutto bene. Iniziavo davvero a essere preoccupato, anche se non lo ammisi mai, anche per Asuna, che volete farci? Ho il cuore tenero.

Direi che era abbastanza evidente questa mia preoccupazione generale tanto che quando venne Liz quel giorno stavo guardando fuori e non la notai neanche –emh… proontooooooooo c’ è qualcuno in quel cervello pixelloso?- mi tamburellò davanti al gomito risalendo lungo il braccio davanti con le dita fino a raggiungermi la fronte. –Eh? Cosa? Oh Liz… non ti ho sentita arrivare… scusami- la guardai –Dimmi pure, come posso aiutarti oggi?- dopo i soliti saluti e ricriminazioni per il ballo mi guardò –Mh… bhe vedi… hai presente il tuo amico con lo spadone?- la guardai ancora un po’ confuso. Che si fosse presa una cotta e volesse usarmi come tramite tra i due come una specie di piccione messaggero? –Lele dici? Emh… si, ma che c’ entra adesso?- Ora che la guardavo meglio, sembrava una bambina che ha fatto un pasticcio e si vergogna di dirlo al fratello o comunque a una persona di cui si fida. Dopo circa 5 minuti buoni passati a tromentarsi le mani e sviare il discorso con domande del tipo “visto che bel tempo oggi?” o “pensi che domani ci saranno altre quest speciali dove potremmo raccogliere più materiale” si decise a parlare –Bhe ecco emh… se magari può accompagnarmi in una spedizione visto che sei impegnato tu- stavolta ero confuso –impegnato io? Oggi… bho non mi pare… che giorno è?- mi guardò per almeno un minuto senza dire nulla –emh… liz? Ci sei ancora? Sei collassata?- scuotendo piano la testa e assumendo un’ espressione totalmente incredula e di chi ha perso tempo mi disse solamente in un soffio quasi percettibile -tu sei scemo proprio…- mi girò la testa verso il calendario. Quello era il giorno della festa. Realizzai subito quello che significava. La mazzuolatrice mollò la presa e mi guardò -Adesso hai capito che giorno è e qual è l’ impegno che hai?-.

Sbiancai, mi ero completamente dimenticato dell’ appuntamento con Silica. –L’ APPUNTAMENTO CON SILICA PORCO ADAMANTIO!- feci in tempo a finire la frase che arrivò ryuk dal piano di sopra –te l’ eri scordato vero?- lo guardai con la faccia di chi controlla il prezzo in un negozio di vestiti e esce senza comprare nulla. Prevedevo già dolori per me –chi? Io? Ma ti pare? Ce l’ avevo segnato in agenda uh! Ma come si è fatto tardi devo andare a prepararmi o non farò in temo ehehehe- ci fu un silenzio imbarazzante per due minuti. I due minuti più lunghi della mia vita. E anche il calvo era arrivato ormai dietro di me. senza fare il minimo rumore anche liz era pronta dietro di me –emh… perché mi stai dietro?- poi fu un attimo. Sentii un dolore lancinante all’ altezza del sedere… non di uno, ma di due piedi e all’ unisono Liz e Ryuk mi urlarono contro un semplice e meritatissimo –VA A CAMBIARTI CRETINO!-. Ricordo solo di aver fatto un frontale con tutte le mattonelle del pavimento e un goffo “SUBITO SIGNORE” detto da parte mia, prima di sparire su per le scale. Arrivai in tempo per l’ appuntamento. Veramente con due minuti di ritardo. Credevo di morire quando la vidi arrabbiata, dopo essermi scusato per il ritardo e averla scongiurata di non uccidermi notai com’ era vestita. Non immaginavo che un vestito del genere potesse metterla in risalto così tanto.
 

Si si lo so ragazzuoli, probabilmente mi avevate dato per morto… e diciamo che per un po’ lo sono stato XD sperando di non riprendermi pause epocali come quest’ ultima… vi lascio con questo succulento capitolo  con un finale che spero vi intrighi e mi raccomando fantasticate sull’ outifit di silica e vediamo chi ci azzecca o ci si avvicina ci sentiamo alla prossima e ancora scusate per l’ irregolarità dell’ uscita dei capitoli ma non è sempre facile trovare la voglia di scrivere, specie ultimamente… a presto ragazzuoli e ragazzuole mie XD avete vinto un biscotto al cioccolato per aver avuto la pazienza di seguirmi e leggere anche sto stralcio enorme di nota finale. Ringrazio inoltre i recensori LadySilmeria e Zephiel97 per le critiche costruttive che mi hanno fatto u.u
  
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