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Autore: Eli Ardux    28/06/2016    2 recensioni
"Ho spesso pensato a come ti avrei detto addio un giorno. La morte è inevitabile, in fondo. Eppure non pensavo sarebbe successo così in fretta. Mi sono spesso immaginata invecchiare al tuo fianco. E sai, ricordare tutte quelle bellissime bugie fa male. Ma fa ancora più male pensare che tu stia leggendo tutto questo mentre io non sarò al tuo fianco. Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace provocarti questo nuovo peso. Mi dispiace non averti suscitato un’altra volta un sorriso. O forse ci riuscirò ancora. Forse, tra molti e molti anni, ricorderai ancora quella stramba ragazza che ti ha insultato così pesantamente. Ricorderai ancora, magari, il calore di un abbraccio, quando il mondo inizierà a diventare freddo."
***
Dal capitolo 46
«Non è stata una mia scelta!» Sirius aprì le braccia, esasperato. Entrambi avevano alzato di nuovo la voce. «Sì invece» «Cosa?! Donna ma ti senti quando parli?» La bocca di lui si contorse dalla rabbia. «Calmati per Merlino» Elisa raccattò una borsa appoggiata al suo fianco, sulla panca, gettandogliela. I libri andarono a cozzare contro il braccio proteso dal ragazzo per difendersi, rotolando poi a terra poco più in là. «Non dirmi di calmarmi!»
Sirius x nuovo personaggio
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Entrambi


Elisa sentì un pungo allo stomaco colpirla mentre vedeva il ragazzo che conosceva andare in pezzi poco a poco, perso tra l’odio per sua madre e quello che, riconobbe con amarezza, l’affetto ormai spezzato verso un fratello.
 
«Le tue sono solo bugie» scandì con cattiveria osservandolo. Sirius portò le mani ai capelli, quasi se li volesse strappare «Regulus finirà gli studi e poi finalmente aiuterà l’unica causa per cui vale morire. Si unirà a Tu-Sai-Chi!» «è un assassino!» «No, no, sei tu quello sporco. Tu non sei degno, non lo sei mai stato!» «Io non- Io non-» Elisa sentì l’ira salirle nella testa, annebbiarle i sensi. «Regulus, pupilla della nostra casata, appoggerà la causa di Tu-Sai-Chi-»
 
«IO UCCIDERÒ LORD VOLDEMORT»



Un lampo di luce azzurra riempì la stanza. Elisa percepì la corrente elettrica nel braccio ancora prima di vedere il fulmine. La saetta partì dalla sua mano destra ed andò ad infrangersi qualche metrò più in là, sul muro.
 
La signora Black urlò.
 
Un grosso boato riempì la stanza. Molti vetri delle credenze si ruppero. Il fragore nella stanza fu sostituito un attimo dopo da un intenso silenzio, interrotto solo dal respiro pesante della ragazza.
 
«Io ucciderò Lord Voldemort» ripeté ancora guardando la donna in piedi molti metri più in là. Stava indietreggiando. «Chi sei?» la sua voce stava tremando. Ignorò la sua domanda. «Lei non toccherà Sirius Black» un bruciore alle iridi la colpì.
 
Walburga trasalì. Le sue iridi erano ormai di un intenso color rosso.
 
«Lei non toccherà Sirius Black» ribadì ancora facendo un passo avanti «O sarò io stessa a fare in modo che lei non faccia più nulla» La donna strinse le labbra con forza, facendo ancora un altro passo indietro «è una minaccia?» Elisa si soffermò un attimo a pensare. Si sorprese di notare quanto fredda nei ragionamenti potesse essere.
 
«Sì» Sentì indistintamente Sirius, alle sue spalle, trasalire. «Bene» la signora guardò un’ultima volta il figlio con disprezzo «Bene» ripeté tornando a posare lo sguardo sulla figura esile senza bacchetta «Penso di uscire. Tra mezz’ora, quando tornerò a casa, non voglio vedere nessuno» Elisa annuì con rispetto, per poi osservare la figura allontanarsi e varcare la porta della sala da pranzo. Dopo quelli che parvero secoli un risucchio annunciò la fuga della donna.
 
Elisa tornò a respirare. Non si era nemmeno accorta di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo.
 
«Grazie» due braccia la avvolsero da dietro, trattenendola. Sirius posò con delicatezza la fronte sulla spalla di lei, rilassandosi. In un gesto del tutto spontaneo, la mano di lei corse a quei riccioli castani, accarezzando piano quella testa così piena di pessime idee. Chiuse gli occhi qualche secondo, cercando di riprendere la calma. Aveva perso il controllo. Li riaprì e, con attenzione, scrutò la bruciatura lasciata sul muro.
 
«Non andrà più via» commentò con un sospiro più a sé stessa che ad altri. Sirius alzò lo sguardo e seguì il suo. «Penso faccia bene ricordare, in questo caso» sorrise a quelle parole, grata.
 
«Andiamo a prendere le tue cose?» Sirius assentì con un cenno, sciogliendosi da quel mezzo abbraccio. «Per di qua» Le indicò la porta da cui erano entrati «mezz’ora può essere molto breve»
 
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Risalirono in silenzio le scale. Elisa seguì Sirius con attenzione, non toccando nulla e senza fare rumori superflui. Con piacere si accorse che entrambi erano dotati di un buon passo leggero. Quando finalmente raggiunsero il primo piano Sirius si fermò dinanzi ad una porta su cui era affisso un cartellino. Riportava il suo nome. Si guardò indietro, assicurandosi di non averla persa.
 
Entrò.
 
La stanza, notò subito Elisa, risultava del tutto differente da tutto il resto della casa. I colori rosso e oro risaltavano dappertutto. Spessi strati di polvere erano depositati sulle pareti e sulla mobilia. Si guardò ancora un po’ in giro, gustandosi con interesse quella parte di lui che non aveva ancora avuto la possibilità di conoscere.
 
«Bikini?» si girò stupita e divertita verso il ragazzo che, notò con piacere, non si era perso nemmeno una sua reazione, continuando ad osservarla. Arrossì a quel commento.  «Beh, sì insomma» biascicò con un’alzata di spalle aspettando che lei si voltasse.
 
Tutta la stanza sembrava contenere un po’ di lui, pensò sbalordita. Le pareti, l’armadio, persino il letto sembravano nel suo stile aristocratico ma al contemplo ribelle. Finita la sua analisi si voltò, incontrando il suo sguardo: la stava ancora fissando.  
 
«Cosa devi prendere?» la sua domanda parve riportarlo alla realtà. Si guardò freneticamente nei dintorni, per poi dirigersi spedito verso la credenza. Aprì quindi i vari cassetti cercando e rovistando finché, soddisfatto, estrasse un piccolo scrigno in legno. Lo rimpicciolì con la bacchetta e se lo mise in tasca, sospirando.
 
«Già finito?» Elisa parve divertita. Il ragazzo le fece un cenno di assenso. «Quanto ci manca ancora?» la ragazza guardò l’orologio al suo polso e fece quattro conti «un venticinque minuti circa» rispose con un’alzata di spalle sedendosi ai piedi del letto. Sirius rimase a fissarla per qualche attimo, per poi dirigersi con grazia verso la finestra qualche metro più in là. 
 
«Perché tua madre ti ha chiamato traditore?» la domanda fu improvvisa ma, in fondo, il ragazzo se l’aspettava. Sospirò piano, cercando di mantenere la calma. «Tu sai che, da quest’anno, vivo da James?» la ragazza lo guardò stupita. «Io non immaginavo-» «Lascia perdere» Sirius alzò le spalle con fare noncurante. Mentre un silenzio teso aleggiava nella stanza scostò lievemente le tendine, cercando di vedere all’esterno. La via era deserta, quel giorno.
 
«Sono scappato, Elisa» si voltò all’improvviso, osservando attentamente la ragazza seduta qualche metro più in là. Teneva gli occhi bassi e lo sguardo risultava tetro nonostante la distanza che li distingueva. Sirius poteva scommettere di vedere degli occhi lucidi.
 
«E te?» cercò di cambiare repentinamente discorso «Io ucciderò Tu-Sai-Chi… coraggioso da parte tua» «Ti sbagli, non è coraggio» lo corresse, tetra, mentre una nuova consapevolezza si faceva largo dal suo stomaco «è dovere» Sirius si voltò di nuovo, lo sguardo stupito e preoccupato nello stesso istante. «Perché tu? Come lo sai?» lei scosse semplicemente le spalle, indifferente «Lo so e basta» ed era vero.
 
Lo sapeva, lo sentiva. Una parte di lei reclamava vendetta e quella parte sarebbe stata accontentata. Il demone esigeva la sua parte. «Hai paura?» questa domanda la stupì. Si voltò verso il ragazzo che si era da poco seduto sul davanzale, una gamba mollemente sollevata mentre l’altra che toccava a terra sul pavimento per garantirgli un minimo di equilibrio. Lo guardò, e pensò quanto si potesse essere simili nonostante la diversità. Pensò alla sua fuga, poi a quella del ragazzo e si chiese quante altre scelte avrebbero dovuto compiere nella loro vita.
 
«Ho paura?» rise, amara, ricordando «sì, ogni giorno» Sirius continuò ad osservarla con i suoi occhi grigi «Ho paura quando sento parlare di persone che muoiono ogni giorno, ho paura quando ricordo il mio passato. Ho paura quando guardo Lily e penso a cosa potrebbe succederle se io-» la sua voce si incrinò un poco. Respirò a fondo per riprendere la calma «Ho paura quando guardandoti provo a immaginare quello che ci attende. Sì Sir, ho paura» Il ragazzo non disse nulla. Rimase fermo qualche secondo, continuando ad osservare il pavimento. Poi un sorriso sincero gli comparve sul volto.
 
«Mi piace» Elisa lo guardò confusa «come mi hai chiamato» sbuffò, esasperata, lasciandosi cadere distesa lungo il letto ancora sfatto e stiracchiandosi nella marea di coperte. Avevano ancora il suo odore. Quando si voltò nella sua direzione, Sirius osservava con attenzione il pavimento, in evidente imbarazzo. Un dettaglio sconcertante colse subito la sua attenzione: la sua guancia destra era ormai diventata di un intenso color rosso-violaceo. Con uno scatto si alzò, spaventandolo.
 
«Cosa-» «Dobbiamo fare qualcosa per la tua guancia» commentò lei guardandosi intorno. «Conosci incantesimi guaritivi?» lei lo osservò per qualche attimo, pensierosa «Non che io sappia. Ma non mi sembra il caso di provare. Non vorrei che la tua mascella si stacchi del tutto» Sirius mostrò un’espressione oltraggiata «Direi che non è nelle mio priorità» Elisa sorrise «Direi che allora andremo d’accordo»
 
Si guardò ancora per qualche attimo in giro, attenta, per poi scorgere su una credenza un’anfora di metallo. Era vuota. «Riempi» Elisa gliela tirò e, dopo averla afferrata, il ragazzo fece come gli era stato detto. «Questa cosa della magia è utile» Elisa riprese l’anfora tra le mani «Oh giusto che tu vieni da una famiglia di babbani»
 
Non lo contraddì.
 
«Sai, non dovresti disprezzare così tanto chi non utilizza la magia. È utile sapersela cavare senza» lui annuì senza convinzione. Qualche secondo dopo la ragazza, con un sospirò, rovesciò l’anfora. «Che diamine stai facen-» le parole gli morirono in gola.
 
L’acqua, sospesa a mezz’aria, fluttuava con leggerezza al movimento delle dita di lei. Le sue iridi erano scarlatte. Dopo che l’acqua le fu passata tra le dita un paio di volte in un semplice gioco innocente, Elisa spostò la mano verso l’alto, a coppa. Subito il fluido si concentrò in un punto al centro del palmo e lì si diresse, formando una perfetta sfera. Elisa sorrise a quella vista. Soffiò delicatamente e, lentamente, l’acqua si congelò. Quando le sue iridi tornarono normali, la ragazza teneva stretta in pugno una sfera di ghiaccio.
 
«Come diamine fai a farlo?» Sirius la guardava a bocca aperta, ammirato. Lei scosse le spalle, un po’ confusa «Non lo so. Lo faccio e basta, credo» quindi gli si avvicinò e, con un  cenno della testa, lo invitò a porgergli la guancia.
 
«Ah!» la ragazza strinse le labbra a quei gemiti, cercando di mantenere il ghiaccio premuto sul livido. «Scusa» sussurrò poi sentendosi in colpa. Lui non rispose, ma da come rilassò piano i muscoli capì che il dolore stava a poco a poco scomparendo.
 
«Comunque non sapevo ti piacessero le motociclette» commentò allora alludendo alle foto attaccate alle pareti, un senso di improvviso imbarazzo a trapassarle le viscere «nel senso: gli stendardi Grifondoro me li potevo immaginare, ma anche quelle! Insomma, per qualcuno che dovrebbe essere confinato lontano dal mondo dei babbani. Non dico ovviamente che tu debba essere confinato, ma-» «Sei adorabile quando sei imbarazzata, sai?» Sirius osservò come i suoi si spalancassero per quell’improvvisa affermazione.
 
Quegli occhi che, per lui, sarebbero sempre stati un mistero.«Io non sono imbarazzata. Chi è imbarazzato qui? Nessuno! Quello che dici non ha fondamento Bla-»
 
Un tonfo sordo fu l’unico rumore nella stanza. La palla di ghiaccio rotolò lentamente via mentre, un metro più in alto, Sirius staccava le sue labbra da quelle di lei. Elisa rimase incatenata ancora per qualche attimo agli occhi di lui, interdetta, incapace di formulare un pensiero logico.
 
«Dovremmo andare» Lui distolse lo sguardo con un colpo di tosse, imbarazzato. Sorrise stranita a quella vista. Guardò l’orologio e un colpo al cuore la riportò alla realtà. «Quattro minuti» urlò concitata prendendogli la manica e iniziando a tirarlo verso la porta. Stavano quasi per raggiungerla quando lui si fermò, osservando perso la parete.
 
«Che diamine fai?» «Devo fare una cosa» Sirius frugò nelle tasche, tastandole, cercando. Quando finalmente trovò ciò che stava cercando, una fotografia fece la sua apparizione da una tasca interna dei suoi jeans. «Sirius, il tempo» Si avvicinò veloce alla parete e, presa mano alla bacchetta, fece un incantesimo.
 
«Dimmi che non l’hai fatto» Elisa iniziò a ridere, divertita. «Credo che mancasse un tocco personale alla parete» Sirius si allontanò dal muro, ammirando il risultato. Una fotografia dei Malandrini spiccava sulla parete. Sorridevano tutti. «Quando mia madre morirà e io rientrerò in possesso della casa, allora la sostituirò con una più recente» Elisa lo guardò. I suoi occhi grigi erano persi in quella parete, troppo occupati a fantasticare.
 
«Sei pazzo, lo sai?» Sirius si voltò di nuovo di lei. Sorrise, furbescamente, per poi afferrarle la mano.  «è per questo che ti piaccio così tanto?» detto questo la trascinò fuori dalla stanza e poi giù per le scale.
 
Non si preoccupò più di non fare rumore, così lei fece lo stesso. Molti quadri iniziarono ad urlare, il frastuono di cento voci che si alzavano al loro passaggio. Sirius la trascinò fino al soggiorno dove, lasciatole la mano, afferrò un po’ di metropolvere sul camino. Riacciuffò quindi di nuovo la ragazza e, gettata la polvere nel fuoco, si buttò tra le fiamme, uno schiocco ormai lontano di un ritorno a casa. 
 
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Quando toccarono terra l’impatto non fu più gentile del precedente. Riversi a terra, le spalle contro il freddo pavimento e gli sguardi persi al soffitto, nessuno dei due osò muoversi per i primi minuti. Rimasero semplicemente lì, ad aspettare, o forse solo a metabolizzare con la mente i fatti appena accaduti.
 
Quando Elisa si voltò, scoprì gli occhi grigi del ragazzo osservarla da un po’. Scoppiarono entrambi a ridere. Quando si alzarono, una decina di minuti dopo, Elisa guardò impazientemente l’ora. «Sbrighiamoci» prese per la manica il giovane e lo condusse alla porta. Uscirono dall’ufficio di corsa guardandosi attorno.
 
«C’è qualcosa che dovrei sapere?» Sirius si affiancò a lei non appena si rimise a camminare a passo spedito «A parte che dovevamo essere a cena una ventina di minuti fa e ci daranno per dispersi? Nulla» ridacchiò a quella battuta, ma continuò a camminare. Entrambi sapevano come i loro amici potessero essere difficili da persuadere e, checché considerasse James un buon amico, non era decisamente pronto a raccontare all’intera sala grande la sua avventura. Arrivarono a cena una decina di minuti dopo.
 
Appena varcata la soglia, Elisa individuò Lily. Se ne stava seduta al fianco di Frank che chiacchierava amabilmente con alcuni ragazzi poco più in là. 
 
«Dimmi che vedi quello che vedo anche io» Sirius le sussurrò quelle parole all’orecchio, stupito «Che James e Lily sono seduti uno di fronte all’altro e non si sono ancora scannati? Sì, secondo me è un’allucinazione» l’altro sghignazzò a quella battuta, ma la voglia di ridere passò ad entrambi quando, avvicinandosi, notarono le espressioni dei due soggetti in questione.
 
«Ciao ragazzi» Elisa imitò il saluto senza lo stesso entusiasmo dell’altro. Guardò con attenzione il tavolo, per poi saltarlo. Metà sala grande si voltò ad osservarla. Un tossicchiare imbarazzato la raggiunse dal tavolo professori. Poté distintamente vedere Silente lanciarle un’occhiata divertita.
 
«Siediti» Lily la costrinse senza tanti preamboli a fare quanto le era stato detto. Elisa incontrò gli occhi di Sirius, altrettanto allarmato. «Sentite ragazzi-» iniziò quindi venendo in suo soccorso. Remus lo bloccò subito estraendo la bacchetta. I due si ritrassero con uno scatto. Il ragazzo, dopo aver osservato le loro reazioni con un sopracciglio alzato, puntò la bacchetta tutt’intorno sussurrando dei muffliato confusi. A quel punto un’altra voce li fece trasalire.
 
«La prossima volta» James scandì per bene le parole, un fuoco di furia negli occhi «che deciderete di scappare per un’avventura romantica al di fuori del castello siete pregati di dircelo» «Ma noi-» «Non ci sono scuse!» Lily interruppe l’amica senza farla parlare «Con le cose che stanno succedendo, potevate correre dei rischi belli grossi. E se vi avessero rapito?!» Elisa guardò scettica l’amica per qualche secondo, interdetta «Scusa Lily, ma penso sinceramente che ci siano più probabilità che io stermini l’intero castello prima che qualcuno possa-» «Non mi importa delle probabilità!» La rossa sbatté violentemente un pugno sul tavolo per rincarare il concetto. Elisa si ritrasse velocemente.
 
«Evans credo che ora tu però stia esagera-» «Sirius» Remus guardò con un sorriso cordiale l’altro «tu sai vero cosa sarebbe successo se le fosse successo qualcosa?» e indicò la ragazza al suo fianco. Sirius le gettò un’occhiata veloce prima di aprire la bocca per rispondere. «Penso che-» Non gliene fu data possibilità. «Non mi importa ciò che pensi, Sirius. Se le fosse successo qualcosa ti avrei rotto tutte le ossa una dopo l’altra» Sirius si allontanò di un poco inconsapevolmente, scioccato.
 
«E avrebbe anche potuto rimanere incinta» Peter qualche metro più in là annuì con fare saputo ingoiando la sua patata lessa e agitando severamente la forchetta in aria nella sua direzione. Remus guardò l’amico con fare accusatorio, annuendo con vigore.
 
«Okay fermi tutti» Elisa alzò le mani al cielo con teatralità «Non è successo niente, va bene? Sirius non vi ha detto nulla perché anche lui era all’oscuro di tutto» James la squadrò, scettico. «Mi ha portato a casa, va bene?» Sirius guardò prima lei e poi gli altri, uno a uno. «E allora?» Lily guardò smarrita l’amica che, distogliendo lo sguardo, non proferì parola. «All’inizio di quest’anno sono scappato di casa. Dovevo tornare a riprendere alcune cose»
 
Lily parve sgonfiarsi a quella notizia. Osservò per qualche secondo il ragazzo, visibilmente  stupita dalla notizia. «Mi dispiace» Sirius alzò le spalle, indifferente. Osservando bene, però, Elisa poté notare come la curva dei muscoli delle spalle non fosse assolutamente rilassata. «Non c’era nessuno in casa, vero?» James osservò l’amico attentamente «Mia madre» James simulò nell’espressione ciò che avevano vissuto: tanta, tanta tristezza. «Com’è andata?» Sirius osservò con attenzione il suo piatto.
 
«Non è andata male. O meglio, se fosse andata per me sarebbe stato un disastro» rise un po’ a quel pensiero. «Ma?» Remus guardò con un’espressione curiosa l’amico. La risata di quest’ultimo si allargò «Diciamo che mia madre, dopo essere quasi morta fulminata, è stata convinta a lasciarmi in pace» I ragazzi si guardarono uno ad uno, sbalorditi. Lily si voltò subito verso l’amica.
 
Perspicace pensò Elisa con un ghigno.
 
«E chi avrebbe deciso di fulminare tua madre?» James rise alla sua stessa battuta, ritenendola stupida. Ma si dovette contraddire. «Io» Elisa alzò la testa dal suo piatto e sorrise ai presenti, a mo’ di scusa. «Non era intenzionale» si affrettò ad aggiungere vedendo la faccia sconvolta di James.
 
«Com’è che era?» Sirius ci pensò su un attimo con un sorriso sornione «Oh sì, ora ricordo. Lei non toccherà Sirius Black» un occhiolino malandrino la investì «mi piaceva come suonava» «Ah, sta’ zitto» lo rimbeccò lei tornando a fissare il suo piatto con una risata.
 
«Si può sapere cosa ti sei fatto alla guancia?» James osservò concentrato il viso dell’amico. Sirius si toccò piano. Il dolore era sparito. «Sei solo un po’ rosso… sei allergico a qualcosa?» Sirius guardò per qualche attimo la ragazza seduta di fronte a sé. Entrambi scoppiarono a ridere dopo qualche secondo.
 
 
 
Angolo autrice
Buongiorno! Spero stiate passando un’ottima estate. Vi è piaciuto il capitolo? Fatemi sapere cosa ne pensate
Alla prossima
Eli ;-P
   
 
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