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Autore: MaryS5    30/06/2016    3 recensioni
Carlos è un bravo ragazzo che vive felice con la sua dolce metà. Sembra andare tutto bene. La vita fila liscia, ma un giorno qualcosa turberà l’animo del giovane. Sarà costretto ad affrontare una prova che metterà a dura prova i suoi nervi. Sarà affiancato dai suoi migliori amici, ma ….Riuscirà a farcela?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexa, Big Time Rush, Carlos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< no… Alexa >>, sentì le lacrime sopraffarlo. Si coprì il viso, disperato.
Logan gli aveva messo un braccio sulle spalle, ma quel contatto non lo fece stare meglio.
<< Alexa …. >> scuoteva la testa e, tra i pugni, teneva i pochi capelli, come a volerseli strappare.

<< la polizia arriverà a momenti … >> spiegò l’amico, mentre con l’altra mano cercava di tirarlo su dandogli delicati colpetti sulla spalla.
<< vorranno farti delle d-domande …. Ma non è tutto perduto .. f-forse non è come pensiamo … >> ripeté ancora.
<< non è come pensiamo?! >> disse Carlos alzandosi bruscamente e rivolgendogli uno sguardo di lacrimoso disprezzo. << HANNO IL SUO NOME! >> disse ancora scandendo bene le lettere. << le è successo per forza qualcosa!! >>.
<< si, ma le potrebbe essere successo qualsiasi cosa! F-forse è scappata, forse l’hanno s-solo derubata oppure …. >>, << che stai dicendo? >> lo interruppe l’amico.
<< hai letto, no? Quelli sono i nomi scritti nei documenti ritrovati nel camion! Potrebbe non essere stata coinvolta nell’incidente! >>. << n-non capisco, allora l’hanno rapita. >> si sedette tenendo la testa fra le mani.
<< in quel camion c’erano più documenti che ragazze. Loro non sono state identificate. È possibile che tra loro ci sia anche Alexa, come è possibile che non sia lì, che l’abbiano soli derubata o …. >>, << rapita >> continuò Carlos. << Ma se fosse lì allora …. … s-sarebbe mor …. Sarebbe >> non riusciva a dirlo. << c’è stato qualcuno che si è salvato >>, lo consolò Logan.
Il latino cominciò a singhiozzare con la testa fra le mani. Il solo pensiero di Alexa coinvolta in quell’incidente lo faceva rabbrividire di paura e rabbia. Chi aveva osato toccarla?

Qualcuno bussò al citofono, ma non ci fece caso. Ci pensò Logan ad aprire.
Mentre l’amico era via, lui pensò, per un folle istante, che a suonare al campanello ci fosse proprio il suo amore. Rise amaramente, mentre le lacrime continuavano a scendere.
 Attraverso il rumore della televisione accesa, riuscì a sentire delle voci maschili mischiarsi insieme. Tra quelle c’era anche quella di Logan.
Si tappò le orecchie con le mani, così forte da procurargli dolore. Poi si sentì toccare la spalla e scostò un po’ una mano. Qualcuno gli stava sussurrando all’orecchio. Era l’amico: << Carlos, è arrivata la polizia, vuole parlarti… >>.
L’altro mugugnò qualcosa di incomprensibile in risposta. Non voleva vedere nessuno, tantomeno parlare.
<< mi scusi … >> si intromise l’uomo in divisa. Carlos si girò a guardarli, erano in due. Avevano un’aria autoritaria, ma sembravano comprensivi.
<< se ha bisogno di tempo per elaborare la notizia, noi aspetteremo, ma abbiamo bisogno di risposte, oppure non potremo continuare l’indagine>>. Il ragazzo annuì.
Non se la sentiva di parlare, così chiese scusa e corse in camera lasciando a Logan la situazione.

Vedere l’ampio letto, dove lui ed Alexa avevano passato notti meravigliose, gli procurò un dolore troppo grande. Si accucciò in un angolo della stanza, accanto alla parte del letto occupato solitamente dalla sua fidanzata, e pianse.
Entrò subito Sidney scodinzolante, ma appena vide il padrone così depresso gli si accovacciò ai piedi come un bravo cane, probabilmente intuendo la brutta situazione.
Rimasero così per molto tempo, forse minuti, oppure ore, nella semioscurità della stanza. Il silenzio poteva concedere a Carlos un po’ di tempo per pensare, ma non ci riusciva. Sembrava che la sua mente si rifiutasse di credere a tutto quello che aveva sentito. Il telegiornale, Logan, la polizia, nessuno lo aveva veramente informato della verità.
Ascoltò attentamente il respiro pesante del suo cane e si sorprese della tranquillità e fedeltà che dimostrava. Qualche volta alzava l’enorme testone per controllare che tutto fosse tranquillo, poi rimetteva il muso sulla moquette.
Provava ad estraniarsi da tutto quanto, ma non gli era possibile. La mancanza di Alexa si faceva sentire.

Il ragazzo sentì delle voci avvicinarsi sempre di più, ma non se ne preoccupò rimanendo con la testa poggiata alle braccia. La porta venne aperta. L’avevano trovato. Doveva affrontare la realtà. Doveva essere forte, per Alexa.
<< Carlos … >> una voce familiare lo convinse ad alzare il capo.
Inginocchiato davanti a lui c’era James che gli rivolgeva un sorriso rassicurante. Dietro di lui Kendall e accanto alla porta Logan, che sembrava indeciso se entrare, lo guardavano comprensivi.
<< … ti va di uscire e andare a parlare con la polizia? >> continuò James.
Lui li guardò ancora una volta, poi si alzò dal suo angolino e, affiancato da Sidney, tornò in cucina. << scusatemi >> disse rivolto ai poliziotti stropicciando gli occhi umidi, << si figuri >>.
<< venite >>, Logan li condusse in salotto dove li fece accomodare. Il latino non poteva essergli più grato, con lui e anche con i suoi amici, che avevano abbandonato tutti gli impegni per correre a supportarlo.
<< cominciamo? >> chiese Carlos desiderando che tutto finisse in fretta. James gli si sedette accanto mentre gli altri, rimanendo il più vicino possibile a lui, si sedettero in altre poltrone e divani.
<< certo. Prima di tutto, se non le dispiace, deve dirmi l’ultima volta che ha visto o sentito la signorina. La prego di essere più preciso possibile >>.
Cominciò a riflettere cercando di non farsi sopraffare dai sentimenti. << l’ultima volta è s-stato … stamattina. M-mi sono alzato e l’ho trovata in cucina…. …. Aveva preparato la colazione. A-abbiamo mangiato, abbiamo sparecchiato e pulito tutto insieme >> un nodo alla gola lo sorprese.
Visto che il ragazzo di era fermato l’unico poliziotto che prendeva la parola lo incitò a continuare. << poi s-sono andato a prepararmi …. Ho dato da mangiare ai miei cani e…. credo che nel frattempo Alexa si sia vestita, perché non era più in pigiama. E-era seduta il cucina, con il cellulare. S-stava parlando a telefono … >>, << sa con chi? Era nervosa? Sembrava spaventata, arrabbiata o … ? >>, << n-no non era arrabbiata … non so con chi stesse parlando. E-ero in ritardo. Forse stava parlando con il suo manager, oppure con qualcuno dello staff di un film che le aveva proposto una piccola parte>>.
Cercò di ricordare qualcosa. Tutti i ricordi erano avvolti da una nebbiolina fastidiosa che non gli permetteva di afferrare ciò di cui aveva bisogno.
<< sembrava felice. S-si stavano mettendo d’accordo sul giorno delle prove … forse. Teneva l’agenda degli impegni di lavoro davanti e qualche volta ci scriveva sopra. D-dopo … le ho dato un bacio … e … sono uscito per andare agli studi … … >>.
<< scusi, è uscito mentre la sua fidanzata parlava ancora a telefono? >> lo interruppe l’uomo. << s-si >>, << successivamente l’ha sentita in qualche modo? >> chiese.
<< no. Lei sa che quando vado a lavoro, spesso spengo il telefono, quindi non mi ha chiamato e non l’ho fatto io ….. … però, dopo essere uscito dallo studio l’ho chiamata, m-ma non ha risposto. Pensavo fosse impegnata, così ho lasciato perdere… >>, << è tornato subito a casa? >> << no. Sono passato per il supermercato >>.
<< ricorda l’ora? >>, chiese senza esitazione il primo uomo, mentre l’altro continuava a rimanere il silenzio, impegnato del compilare il foglio di un taccuino. << l’ora? D-di quando sono tornato? >>, << no, di quando l’ha vista l’ultima volta e l’ha chiamata. Poi continui a raccontare . Se ricorda mi dica l’orario di tutto quello che può sembrarle importante >>. << quando sono andato via di casa s-saranno state le otto e trentacinque, mentre l’ho chiamata alle dodici meno dieci … lo ricordo perché ho guardato molte volte l’orologio. Non volevo arrivare a casa tardi e pensavo di comprare qualcosa sulla strada. S-sono tornato verso le dodici e mezza, o anche prima >>.
<< la ragazza era in casa? >>. << No. Ha lasciato un biglietto con scritto che era andata a fare compere e sarebbe tornata tardi >>. << quindi non ne ha più avuto notizie? >>, << si >>.
James, vedendolo sconvolto e ancora sul punto di piangere, gli mise un braccio intorno alle spalle. << adesso le farò qualche domanda semplice, ok? >>. Carlos annuì piano. << sa se la signorina avesse documenti addosso? È solita portarli? >> continuò subito.
<< Si, credo che li avesse. L-la patente forse e la carta di identità, ma non so… >>, << ha qualche idea di dove possa essere andata? E sa quale mezzo ha usato? >>. Carlos continuava a torturarsi le mani nervoso. << non so dove sia andata. V-va sempre in posti diversi … e…. probabilmente ha usato la sua auto …. Kendall >> chiamò l’amico che si mise subito sull’attenti. << puoi andare all’ingresso e vedere se nei ganci accanto alla porta c’è una chiave rossa con un portachiavi a forma gattino? Guarda anche nel tavolo all’ingresso >>. L’interpellato si alzò dal suo posto e cose a fare ciò che gli era stato chiesto. Aspettarono qualche secondo in silenzio. Il poliziotto stava per ricominciare a fare domande quando Kendall ritornò con il fiatone: << ho guardato ovunque, n-non c’è >> disse sedendosi. Carlos lo ringraziò, << si, ha preso la sua macchina >>.
<< perfetto. Potremmo rintracciarla con il GPS del navigatore. >> continuò l’uomo, << di solito porta oggetti preziosi o gioielli costosi con se? >>. << beh … a parte l’anello di fidanzamento mette qualche collana e braccialetto, ma mai qualcosa di troppo costoso … soprattutto per lo shopping. Non ama indossare tanti gioielli >>. << capisco >>.
Il poliziotto controllò ciò che aveva scritto il collega prima di ricominciare. << ci sono stati furti, episodi di molestie, stalking oppure fatti particolari in questi giorni? >>, << no >> disse deciso, << è sicuro che non vi stesse controllando nessuno? >>, << certo! >>.
<< grazie per il suo aiuto. Vorrei chiederle ancora qualche cortesia. Deve darmi l’agenda della sua ragazza, il bigliettino che le ha lasciato e una foto >>. Carlos annuì.
<< se la sente di venire in ospedale per vedere se tra le ragazze sopravvissute ci sia la signorina Vega? >> chiese l’altro poliziotto. Il ragazzo ci pensò; forse Alexa sarebbe potuta essere lì, ma non ne era sicuro, non voleva illudersi. Stava per rispondere di no, ma pensò a cosa avrebbe fatto in casa. Avrebbe pianto ancora? No, voleva cercarla, voleva trovarla. Solo lui sarebbe riuscito a farlo. Solo lui era abbastanza forte. Solo lui conosceva la sua ragazza alla perfezione.
<< va bene >> , la sua voce risultava debole e tremula. << la ringrazio, così ci aiuterà ad accorciare i termini di riconoscimento >> continuò il secondo uomo. Il primo si intromise. << credo che dovremmo rimandare purtroppo, uno di noi dovrebbe rimanere ad ispezionare la casa e serve una persona che la conosca >>, << nessun problema, starò io qui con lei. Conosco bene la casa. Voi andate pure >> disse Kendall. << d-dici davvero? >> Carlos non credeva alle proprie orecchie. << ovviamente! >> gli rispose il biondo. << grazie tante Kendall >>. << e noi veniamo con te! >> lo informò Logan. Il latino gli rivolse un sorriso di gratitudine prima di andare con il poliziotto seguito dagli altri due ragazzi.

Sidney e Sasha sembrarono contrariati dalla situazione. Appena videro il padrone uscire dalla casa ed avvicinarsi ad un’auto nera e bianca gli corsero in contro abbaiando rabbiose contro l’indesiderato ospite. Mostravano i denti e mordicchiavano le caviglie a tutti quelli che provavano a salire sull’auto. Carlos dovette provare a calmarle.
Si allontanò da tutti chiamando i suoi cuccioli che lo raggiunsero a gran corsa. Si inginocchiò davanti a loro e provò a parlarci, allontanandole se cercavano di leccargli la faccia. Non voleva urlare, non se la sentiva.
<< venite qui >>, disse affettuosamente. << ascoltatemi, non fate i capricci. Non fate arrabbiare lo zio Kendall e lasciate lavorare quel poliziotto. Io sto andando a prendere la mamma. Torno subito >> li rassicurò accarezzandoli mentre entrambi si contorcevano e scodinzolavano alle sue gambe. << mi raccomando piccoli >>, gli diede un’ultima pacca sul manto e corse via.
Questa volta i due cani non lo seguirono, ammoniti dai suoi gesti. Continuarono comunque ad abbaiare.

Il ragazzo salì in macchina mentre il poliziotto metteva in moto. Accanto a lui c’era James che provava a tranquillizzarlo sottovoce. Carlos però non lo ascoltava, era impegnato a guardare la strada attraverso il finestrino e riflettere su dove e come avrebbe potuto trovarla. Nel frattempo pregava che fosse tutta intera.
A volte la radio della macchina si accendeva informando il poliziotto di varie notizie e avvenimenti. Venivano anche richiesti rinforzi, a cui i colleghi rispondevano puntualmente. Molti riguardavano l’incidente, dicevano quante erano le vittime, quanti feriti, quanti dispersi. Questi ultimi diminuivano velocemente, mentre i primi due aumentavano di conseguenza.
Carlos stava sudando, sentiva che l’aria era insopportabile, ma allo stesso tempo alcuni brividi lo smentivano. Il paesaggio che vedeva dal finestrino contraddiceva il suo umore. Ripensando a quella mattina tutto quello che stava accadendo gli sembrava assurdo.
Ogni volta che incrociavano delle persone felici o, ancora peggio, una coppia, Carlos emetteva un sospiro cercando di trattenere le lacrime che sembravano non aver alcuna intenzione di esaurirsi.

<< siamo arrivati >>, li informò il poliziotto mentre James gli stritolava la spalla.
Da lontano si scorgeva l’ospedale. L’edificio era enorme e più si avvicinavano, più diventava immenso.
L’uomo posteggiò in uno spazio libero e li incitò a scendere. I ragazzi lo seguirono senza fiatare fino all’ingresso. Carlos si ostinava a tenere il viso basso, quel posto lo deprimeva, ancora di più se sapeva che avrebbe potuto trovarci Alexa.
Il poliziotto chiese informazioni ad un’infermiera molto gentile. Gli altri invece mantenevano le distanze. << primo piano >> disse quello avvicinandosi a loro. << presto venite >>.
Salirono nell’ascensore, dietro la reception, che nonostante fosse enorme causava in tutti i passeggeri un’orribile senso di claustrofobia. Appena arrivarono si sentì un piccolo squillo e le porte si aprirono. Carlos lasciò passare tutti prima di lui e riluttante dovette seguirli poco dopo.
James gli si affiancò : << senti se non vuoi farlo non devi per forza. Possiamo andare io e Logan >>.
Il latino rifletté; se la sua ragazza fosse stata lì dentro l’avrebbe voluto accanto, avrebbe voluto vederlo per primo, avrebbe voluto pensare che il suo ragazzo la stesse cercando disperatamente e non che si spaventasse ad entrare in una stanza piena di feriti.
<< no, grazie James … d-devo farlo io >>. L’amico annuì e si allontanò un po’ da lui affiancandosi all’altro. Solo in quel momento il latino scoprì il nervosismo, la paura, l’ansia, il terrore che emanavano anche gli altri due. Certamente anche Kendall stava come loro, tutti volevano bene ad Alexa, chissà com’era in pensiero a casa, senza sapere quello che stava succedendo, quello che avrebbero scoperto.

Quelli davanti a lui si fermarono davanti ad una porta chiusa. In una targhetta c’era inciso il numero quindici. Carlos superò tutti e si mise di fronte all’ingresso senza il coraggio di vedere, di entrare.
Inghiottì a vuoto. Non ci riusciva. Non sapeva se volesse trovarla là dentro oppure no. Si girò appena e alla sua sinistra trovò Logan che lo guardava spaventato. Gli fece un cenno, quasi impercettibile, ma lui riuscì a coglierlo, lui riuscì a capire. L’amico allungò il braccio e aprì la porta al posto suo.
Carlos trattenne il respiro. Adesso ci voleva qualcuno che lo spingesse dentro. No, doveva riuscirci. Fece un lungo passo e si ritrovò dentro.




Salve a tutti! Come vedete questo capitolo è un po’ più lungo.
È presente qualche chiarimento su cos’è successo, ma il resto è tutto da vedere.
Ringrazio chi ha letto fino a qui e soprattutto chi ha l’intenzione si seguire tutta la storia.
Vi chiedo però di recensire, so che questo tema non è molto utilizzato nel fandom dei Big Time Rush e proprio per questo vorrei sapere che ne pensate.
A presto! Ciao!
  
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