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Autore: Rota    01/07/2016    1 recensioni
Scosta la tenda, in punta di dita.
Sul vetro della piccola finestra c'è calore appannato, sia sui bordi che un poco più all'interno – soltanto una minuscola aureola è rimasta trasparente, e mostra con la chiarezza sognante tipica delle sere d'inverno un esterno ammantato dell'ultima neve candida di Febbraio. Le sue dita morbide lasciano una scia sottile, una curva dolce che finisce nel nulla lì dove sono state sollevate dalla superficie verticale, e i polpastrelli hanno raccolto l'angolo delicato del tessuto bianco per tenerlo sospeso nel vuoto, in bilico come una parete davvero tangibile: non è un segreto ciò che in quel momento viene mostrato, ma è ugualmente prezioso e caro, avvolto da un'atmosfera di malinconia che sfoca già ogni labile definizione più dell'ora tarda.
Aiichirou sospira con sguardo affranto, e una folata di vento davvero freddo fa danzare di fronte al vetro un agglomerato di grossi fiocchi di ghiaccio, trasportandoli poi via; lui si sporge, come se potesse continuare a vederli muoversi, ma torna alla propria posizione pochi secondi dopo.

[MomoTori principalmente; MakoHaru&SouRin]
[Au Sovrannaturale]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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0. Epilogo



 

Scosta la tenda, in punta di dita.
La giovane infermiera guarda l'anziano con occhi abituati a cogliere particolari rivelatori, ma la sua espressione non lascia trasparire molta fiducia o molta aspettativa: sono ormai tre giorni che il suo paziente non dà alcun segno di volersi muovere dal lettino in cui è stato riposto, e guarda in direzione del vuoto, come se qualcuno stesse accanto a lui per tutto il tempo. Crede che sia il caso di rivolgergli commiserazione, oltre che ultime parole di conforto e la cruda verità: è fortunato se durerà ancora per qualche giorno.
E proprio mentre sta considerando questo pensiero, più la mole di lavoro che l'attende per la prossima mezza giornata, ecco che i macchinari attaccati sia al petto sia al braccio del signor Nitori cominciano a mandare messaggi di allarme piuttosto esigenti.
Ha smesso di respirare.
Chiama, allarmata, qualcuno che la aiuti, altri infermieri e pure l'intervento di un medico. Scosta la tenda che isola il paziente dagli altri, in modo che le persone possano arrivare presto, senza alcun fastidio sul proprio cammino. Ancor prima che il medico le dica cosa fare, sa già dove mettere le mani: bisogna innanzitutto rianimarlo, e costringere il suo cuore a battere ancora. Per quanto non ci sia neanche un poco di speranza, è quello il suo compito, e lei sa di doverlo svolgere.
Ben presto, quel poco spazio disponibile viene sommerso di persone veloci e pratiche; il medico guarda con occhio celere i parametri delle macchine, e chiede ulteriori informazioni con una domanda secca. È già tutto pronto, quando dà il via all'azione generale.
Momotarou si è fatto appena un poco più in là, per guardare meglio la scena. Tutto è abbastanza strano, per lui, è anche abbastanza divertente.
-Quando sono morto io non c'era certo tutta questa gente!
Lo dice con un sorriso sulle labbra, per anche a distanza di tempo non ha mai considerato la morte come dolorosa; piuttosto, assai necessaria. Aiichirou, accanto a lui, sospira affranto, e guarda il proprio corpo privo di vita come se si trattasse di una carcassa qualsiasi. Non lo credeva possibile, ma ritrovarsi a guardare quel corpo vecchio e fragile non gli fa né pena né tristezza, gli istiga solo una malinconia pacata.
Sotto i suoi occhi, Momotarou assume le sembianze del ragazzo che fu, adattandosi alla forma ideale con cui l'anima di Aiichirou si è staccata dal corpo – negli anni, l'angelo ha cercato di modellare il proprio aspetto in riflesso a quello che assumeva anche l'altro, per non creare disagio con una differenza che non poteva essere colmata in alcun modo; gentile e accorto, come sempre.
Hanno, circa, l'età del loro primo incontro.
Momotarou gli sorride ancora, guardandolo mentre si stringe nelle proprie braccia. Un po' di disagio è normale, per quella nuova forma, anche solo per il riadattamento a una sensibilità diversa. Glielo chiede senza malizia.
-Vuoi restare ancora qui?

Il sottinteso è se abbia qualche rimpianto o qualche rancore da risolvere, su quella terra.
Aiichirou pensa, cercando di sgomberare la mente dalle inutili emozioni del momento – l'età adulta lo ha reso molto più calmo e posato, per quanto con lo stesso fervore appassionato dello spirito.
Ha vissuto tutto il proprio tempo in pienezza di vita. Viaggiando, conoscendo persone, incontrando ogni genere di pensiero; tutti i fantasmi che ha aiutato, tutte le genti che ha visto, hanno reso la sua esistenza davvero gronda di felicità.
Non è riuscito a fermarsi un attimo, e questo ha dato una impronta particolare al tutto. Ma essere felici, anche in quel modo, è stato straordinariamente facile.
Perché, dopotutto, c'era sempre Momotarou, che calibrava il suo essere pieno di ombra con una luce abbagliante, perennemente pura. L'equilibrio della loro unione ha creato la vera perfezione, per entrambi.
Aiichirou, volteggiando su quel gruppo di infermiere che stavano registrando l'avvenuta morte del suo corpo, riesce a sorridere al proprio angelo custode.
-No, non mi serve più.
Momotarou si illumina, e gli offre la propria mano – Aiichirou la stringe, forte, e si aggrappa a lui quando decide di volare via, ben lontano da quel luogo troppo pieno di morte.
Il cielo è sempre più vicino, a quella velocità. Si sorpassano nuvole e pezzi di azzurro, ci si ritrova immersi in un infinito che non ha consistenza o spessore. Anche ad Aiichirou sbucano le ali, in una piega di sensibilità della schiena, ma è tutto così naturale che non ci fa neanche caso.
Momotarou lo accoglie in quello che sembra il suo sogno: un paradiso di fiori giallissimi, distesi ben oltre il limite della vista umana. Non è realtà quella, e Aiichirou lo sa bene, perché gli viene semplicemente da ridere e non farsi alcuna domanda sulla logica o sulla verosimiglianza.

C'è solo una felicità perfetta, dentro di lui, e le mani di Momotarou tra le dita.
-Ben arrivato, Aiichirou!

 

When the night has come
And the land is dark
And the moon is the only light we'll see
No I won't be afraid
Oh, I won't be afraid
Just as long as you stand, stand by me

So darling, darling
Stand by me, oh stand by me
Oh stand, stand by me
Stand by me

If the sky that we look upon
Should tumble and fall
All the mountains should crumble to the sea
I won't cry, I won't cry
No, I won't shed a tear
Just as long as you stand, stand by me

And darling, darling
Stand by me, oh stand by me
Oh stand now, stand by me
Stand by me

[Ben E. King – Stand by me]







 

Note finali

 

Se inizialmente Aiichirou non è sembrato completamente IC, penso di dover dare una spiegazione in merito. Anche legato al fatto che, necessariamente, questa fic è partita lenta in quanto volevo descrivere le premesse per una situazione piuttosto nuova per l'universo di Free!, Aiichirou non ha gli stessi elementi di appoggio che ha avuto nell'anime, come per esempio una stabilità emotiva e Rin, o un “elemento di ammirazione”. Haruka poi verrà a sostituire Rin, nel suo ruolo, ma prima che questo possa accadere Aiichirou deve affrontare diverse prove.
La mia storia è un racconto di formazione, in pratica, e spero di aver reso chiari i riferimenti dell'inizio e della fine a tal esplicito proposito, proprio nell'epilogo e nel prologo. Quindi, la prima prova che il protagonista deve affrontare, nonché quella più gravosa, è il confronto con se stesso. Un se stesso che non riesce ad accettare e di cui ha intrinsecamente paura, un se stesso che inizialmente non approva per nulla, in quanto legato in modo molto intimo a un elemento che lo spaventa più di ogni altra cosa: il nero, che per certi versi è collegabile direttamente alla morte. Non è un caso che come prima cosa in assoluto racconti della nonna morta, proprio per rendere chiaro come Aiichirou senta questo avvenimento nel proprio cuore. La figura della nonna, nella fic, non scompare mai veramente, ma si priva man mano di quegli elementi terribili che aveva in precedenza, e diventa una figura di riferimento positiva, specialmente nel momento in cui Aiichirou deve affrontare l'esorcismo di Sousuke.
Il confronto con la vita è la seconda prova. Dacché Aiichirou è legato per lo più a un elemento “in contrasto” con la vita, questo confronto gli appare più un contrasto insormontabile, all'inizio, e questo lo rende implicitamente remissivo, nei confronti di tutto. Trova poi elementi di vita, paradossalmente, in Momotarou, e nella sua capacità di produrre una “luce accecante”. Ho cercato di rendere, in questo modo, il loro legame strettamente necessario e implicitamente indispensabile per la risoluzione della storia, perché senza Momotarou e la sua luce Aiichirou non avrebbe accettato l'ombra dentro di sé.
L'ultima prova, o confronto, è con le altre persone. Ho cercato di rendere variegati i miei personaggi, da quelli più accomodanti a quelli meno. Ho cercato di fornire anche un quadro di vita che non fosse unicamente giovanile, perché mi sembrava paradossale e molto forzato. Inizialmente, i genitori di Aiichirou non avrebbero dovuto avere un ruolo così fondamentale, ma poi mi sono accorta che mi sarebbero potuti servire moltissimo, specialmente considerando che, nella formazione di un giovane uomo, il confronto diretto con i propri genitori è più che necessario; ho cercato, quindi, di rendere i genitori “persone”, e non soltanto genitori, con le loro sensibilità, le loro paure e le loro ansie, e anche il loro coraggio finale. Gli amici di Aiichirou hanno subito un processo simile. Haruka in particolar modo ha subito un processo di trasformazione, dall'inizio alla fine, in merito alla propria relazione con Aiichirou. Rimane un po' in sospeso, è vero, ma credo anche che sia nel carattere di Haruka di lasciare “tempo al tempo”, e di non forzare le cose; è cresciuto gradualmente il suo affetto per Aiichirou, ed è questo che lo lega davvero al ragazzo, specialmente considerando che è partito da una situazione di assoluta indifferenza.
La relazione con Momotarou esula dal contesto delle “prove”, ma rientra nella formazione finale di Aiichirou. All'inizio,lui odia i fantasmi come odia se stesso, li detesta e li commisera perché sono esseri che non sono riusciti ad accettare la realtà, dimostrando anche non poca ipocrisia dal momento che si macchia della stessa colpa. Momotarou per natura è fastidioso e insistente, ma come vediamo nell'anime alla fine riesce a incontrare la sensibilità di Aiichirou, perché dimostra anche sensibilità e accortezza. Lo stesso, spero, succede nella mia fic, dove Momotarou risponde prontamente a ogni richiesta di aiuto di Aiichirou; sbagliando, facendo disastri, ma rimanendo fedele all'altro in modo totalmente sincero, e questo Aiichirou lo sente, e alla fine ne viene conquistato. Come ho già detto, Momotarou è la soluzione finale di molti dei problemi personali di Aiichirou, e proprio per questo io penso che la loro possa essere definita senza indugio relazione romantica: se da una parte Momo ama tutto ciò che Aiichirou è, dall'altra Aiichirou acquistando consapevolezza e sicurezza riesce a emergere per com'è davvero e rinuncia alla paura. Momotarou alla fine diventa l'angelo custode di Aiichirou perché non mi piaceva l'idea di slegarli per sempre, e ho trovato molto più romantica questo tipo di soluzione.
Volevo dire qualcosa anche riguardo a Sousuke. Nell'anime ha solo una parvenza di burbero, e questo lo so bene. La concezione di lui come “strega” è stata articolata, e verte molto sul suo legame con Rin. Spero sia chiaro che il suo odio è generato non tanto dalla morte in sé, che sì è terribile ma secondaria in questo caso, ma dal fatto che la morte lo ha portato a una separazione dal suo Rin, che non potrà più rivedere: questo è per lui insopportabile, e nell'anime tutto ciò che presumibilmente lo porta lontano da Rin è visto come nemico da eliminare. La risoluzione, in questo caso, è semplice, perché alla fine Aiichirou deve soltanto capire che l'unica cosa che Sousuke desidera e per cui rinuncerebbe a tutto il proprio odio è il ricongiungimento con il suo amato. Sousuke è disperato e fa una strenua resistenza, perché comunque cento anni di odio non sono pochi, ma alla fine rinuncia ai propri propositi. Ho pensato a lungo se assolverlo o meno, considerando anche quello che ha fatto a Kisumi, ma volevo che l'amore trionfasse e che il suo pentimento risultasse tanto profondo da essere salvifico.
Stilisticamente parlando, penso di aver dato il peggio di me nelle sezioni descrittive dedicate alla relazione di Aiichirou con il nero. Sono ovviamente parti molto introspettive, psicologiche al massimo, e credo che il mio stile si sia un po' intestardito in quelle parti, ma anche volendo evidenziare l'importanza della cosa. Ho cercato di bilanciare questa gravità con le scene della vita di tutti i giorni di Aiichirou, raccontando la sua storia completa, e non soltanto squarci scomposti. Spero che alla fine il quadro risulti completo.
Spero sinceramente che la lettura sia stata piacevole, e che alla fine la storia abbia emozionato.

 

   
 
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