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Autore: lady_sayuri    02/07/2016    1 recensioni
Una misteriosa ragazza di nome Rose appare nella ormai tranquilla cittadina di Satan City per portare a compimento una missione importante. Incontrerà i Saiyan, con i quali restaurerà un bel rapporto; essi infatti sono fondamentali per portare a compimento il suo compito. Qualche tempo dopo, però, grazie soprattutto all'aiuto di Junior, Goku e gli altri Saiyan riusciranno a scoprire la sua vera identità. Infatti, la ragazza non è quello che sembra: sembra avere una correlazione con uno dei Saiyan. Riuscirà Rose a portare a termine il suo compito? E, soprattutto, chi è realmente?
La storia è ambientata tra la fine della Saga di Super C-17 e la saga dei draghi malvagi, dunque esattamente un anno dopo l'inizio della storia di Dragon Ball GT e poco prima della dipartita di Goku.
Genere: Avventura, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Goten/Valese
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

Il ragazzo si avvicinò sempre di più al tavolo: teneva il braccio sinistro attorno alla vita della ragazza accanto a lui, mentre lei, che indossava un vestito giallo che le arrivava fino a metà cosce, aveva un grosso sorriso stampato sul volto, incorniciato da lunghi capelli mossi e castani.

Il ragazzo aveva invece capelli neri e indossava un pantalone viola e una maglia bianca. Quei capelli a spazzola erano sempre rimasti gli stessi nel corso del tempo, pensò Rose mentre lo guardava arrivare.

Erano così dolci insieme: vederli così giovani e innamorati suscitò in Rose un senso di felicità, misto alla commozione di poterli rivedere dopo un intero anno in cui aveva terribilmente sentito la loro mancanza. Adesso erano lì, davanti a lei, pronti a presentarsi. Già, come se non si conoscessero… come dei perfetti sconosciuti.

«Siete arrivati, finalmente!» esclamò Chichi, girandosi «giusto in tempo per il dolce. Sedetevi!»

Bulma chiamò due dei suoi camerieri, i quali fecero portare due sedie, che furono poste proprio davanti a Rose.

«Ciao, sono Goten!»

Il ragazzo si presentò poco prima di sedersi, notando la sconosciuta di fronte a lui.

«P-piacere, Rose» rispose, sentendosi arrossire.

«Oh, “Rose”! Che bel nome!» esclamò la ragazza vicino a Goten «piacere, io sono Valese!»

Sua madre, per qualche motivo, era così entusiasta di conoscerla: Rose si sentì all’improvviso attraversare da una ventata di felicità, tanto che il senso di commozione e di malinconia che aveva provato fino a quel momento svanirono in un attimo.

Valese era così bella, in tutti i suoi –quanti anni doveva avere? Rose fece due conti… Ah, sì, sua madre a quell’epoca aveva 27 anni.

«Piacere di conoscerti!» disse Rose, ricambiandole il sorriso.

Si mise per un attimo a fissarli. Era così contenta di averli proprio lì, davanti ai suoi occhi, che fu travolta da un’emozione indescrivibile. Probabilmente qualcuno dei presenti, osservando la scena, si sarebbe accorto che lei aveva “qualcosa a che fare” con loro due, ma a Rose non importava: voleva solo godersi quel momento. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che li aveva visti.

Goten, sorpreso dal modo con il quale la ragazza li fissava, le domandò:

«Scusa, ci conosciamo?»

Rose si riprese un attimo, e disse, balbettando un po’:

«N-noi? No, no, assolutamente no. Cioè, non credo, per lo meno! I-io sono…» si girò velocemente alla sua sinistra per guardare Pan «io sono un’amica di Pan! Vero, Pan?» concluse, dandole una leggera pacca sulla schiena.

Pan, presa alla sprovvista, impiegò qualche secondo per realizzare la situazione, dopodiché disse, emulando un certo entusiasmo:

«C-certo! Rose è una mia cara amica, l’ho invitata a mangiare un boccone con noi!»

Goten parve convinto della risposta, e non disse più nulla.

«Oh! Hai il ciondolo uguale al mio!» esclamò Valese, indicando il collo di Rose.

“Non è uguale al tuo, è proprio il tuo” pensò la ragazza, portandosi istintivamente la mano sul ciondolo. Si ricordava come se fosse ieri il giorno in cui sua madre glielo regalò.

Aveva appena soffiato sulle candeline e i presenti la avevano applaudita, quando sua madre le si era avvicinata con un piccolo pacchetto tra le mani e le aveva detto:

«Pensavo di dartelo per il tuo diciottesimo, ma non voglio aspettare altri quattro anni. Sei una ragazza molto coscienziosa, quindi sono sicura che lo custodirai tanto quanto l’ho fatto io.»

La ragazza, curiosa, aprì la scatola ed estrasse una collana scura dalla quale pendeva un ciondolo a forma di mezza luna.

«La tua collana!» esclamò, stupita.

«E adesso è tua. E’ una tradizione che tramandiamo da generazioni: mio nonno, che era un orefice, creò appositamente questa collana per mia nonna e gliela regalò quando lei stava molto male per via di una grave malattia. Qualche tempo dopo, tuttavia, mia nonna riuscì a guarire e, una delle prime cose che mi aveva detto dopo la guarigione, fu che quella collana le aveva donato molta forza.»

“La stessa forza che mi servirà per portare a termine questa missione” pensò la ragazza, accarezzando il ciondolo e ripercorrendo quel ricordo nella sua mente.

«Non pensavo ne facessero altri così» riprese a dire Valese, pensierosa «il mio me l’ha fabbricato mio nonno. Sai, era un orefice!»

Rose le sorrise calorosamente.

«Allora tuo nonno deve essere stato un ottimo orefice»

A qualche sedia di distanza, a capotavola, Goku, insospettito dalla particolarità dell’evento, continuava a girare la testa prima a destra, verso Rose, e poi a sinistra, verso Goten e Valese. E viceversa.

«Adesso ho capito!»

Si alzò sulla sedia e sbattè le mani sul tavolo, spostando l’attenzione di tutti i presenti su di lui. Puntò il dito verso Rose e disse:

«Tu devi essere la figlia di…»

Non fece in tempo a finire la frase poiché Chichi si spostò immediatamente verso di lui e gli mise le mani sulla bocca.

«La figlia di quello che ci viene a portare la frutta!» disse lei completando la frase del marito «Sì, ti abbiamo riconosciuta, sei proprio tu! Ecco perché ti sembrava famigliare, Goten!»

Per qualche secondo, tutti i presenti rimasero a fissare Goku che cercava di parlare nonostante avesse le mani di Chichi sulla bocca, mentre, nello stesso tempo, si divincolava come un matto per allontanarla.

«Non sono sempre così sai, a volte sono anche normali» cercò di giustificare Goten a Rose.

La ragazza si lasciò andare ad un piccolo risolino, proprio mentre i camerieri cominciavano a servire il dolce.

Nessuno, per qualche minuto, aprì bocca, tranne che per mangiare le deliziose pietanze che avevano cucinato i cuochi di Bulma.

   
 
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