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Autore: Scarlett_Brooks_39    02/07/2016    0 recensioni
Sentivo urla non tanto lontane, urla che conoscevo molto bene.
Urla disperate, che imploravano aiuto.
Aiuto.
E poi il nulla.
Quelle grida venivano ovattate dal suono dell'acqua e poi venivano strozzate dalle fauci dell'assassino.
Partecipante al contest "Survivors: una serie di sfortunati eventi" indetto da meryl watase sul forum di EFP
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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The Lone Survivor

 

Capitolo 1

 

Dicono che quando la morte ci sfiora, la vita ci passi davanti in un attimo.

Per me non è stato così. Beh, forse perché non sono veramente morta.

Riuscivo a pensare solo all'acqua gelida che mi penetrava nelle ossa ed alla disabilità che avevo nel muovermi in acqua. Sentivo urla non tanto lontane, urla che conoscevo molto bene.

Urla disperate, che imploravano aiuto.

Aiuto.

E poi il nulla.

Quelle grida venivano ovattate dal suono dell'acqua e poi venivano strozzate dalle fauci dell'assassino.

Un'onda mi travolse, il sapore salato dell'oceano mi pervase in bocca, e cercai di sputare. L'enorme massa d'acqua mi gettò contro uno scoglio, il contatto fu doloroso, la mia testa colpì contro una roccia. L'urto mi provocò un enorme dolore al fianco sinistro, riuscivo a malapena a voltare il busto per riuscire ad aggrapparmi allo scoglio. Salii sopra di esso, facendo attenzione a non farmi ributtare in acqua dalle onde. Fortunatamente, lo scoglio era abbastanza grande da potermici sdraiare sopra.

Esausta.

Dolorante e mezza morta.

E poi eccola lì, la mia più grande paura, che non mostrava i suoi occhi nemmeno quando mi stava portando via tutto ciò che avevo di più caro al mondo.

Dovevo fare qualcosa, dovevo cercare di salvarle.

Ma ormai non c'era più niente da fare.

Non c'erano più grida, non c'era più rumore, né movimento.

C'ero solo io, che guardavo andar via quella bestia famelica, che lasciava dietro di sé una scia di sangue.

Ero pronta ad affrontarlo. Ero pronta a morire. Il mio momento era arrivato. Game over.

Con un solo salto, poteva staccarmi le gambe ed a quel punto, poteva divorarmi con calma. Tutto ciò che riuscii a vedere fu la ferita che aveva sulla pinna caudale, una ferita fresca, dalla quale sgorgava ancora sangue. Mi sarei portata nella tomba almeno un ricordo del mio assassino.

Non volevo provare dolore, non avrei resistito.

Così decisi di abbandonarmi, quasi di addormentarmi, tra poco non sarebbe rimasto niente di me.

Chiusi gli occhi, lentamente.

Lasciai che il rumore del mare mi cullasse, come fa un anestetizzante prima di una dolorosa operazione.

 

 

Quando aprii gli occhi vidi una grande luce bianca e mi stupii che l'aldilà fosse come tutti l'avevano sempre descritto.

Tutto era freddo, statico, surreale. Ma, non appena voltai gli occhi, mi accorsi di non essere passata a miglior vita, bensì di essere ancora viva, in un letto d'ospedale.

Inizialmente non riuscii a ricordarmi tutto ciò che era successo, ma dopo qualche secondo il peso dei ricordi mi travolse come un camion in piena notte.

Il sangue, le urla, lui.

Il mio respiro aumentò e così fecero anche i bip registrati dalla macchina collegata al mio cuore. Mi ricordai di ogni cosa, e mi venne voglia di morire.

“Tesoro, ti sei svegliata!”- mia madre apparse da dietro la porta a vetri, con l'espressione sollevata in volto. Ero così felice di vederla.

“Mamma, mamma loro come stanno? Posso vederle?”

“Amanda, non ricordi niente?”

“C-cosa dovrei ricordare?! Dove sono?”

“Loro non ci sono più”- quelle parole mi colpirono dritte al cuore.

Loro non ci sono più.

Loro non ci sono più.

 

I giorni a seguire furono terribili. I loro genitori mi ritenevano responsabile delle loro morti e di conseguenza non mi era stato permesso andare ai funerali.

Il mio corpo si stava lentamente riprendendo, anche se io facevo di tutto per non farlo accadere. Perché quella bestia non mi aveva ucciso? Perché risparmiare proprio me? Non meritavo di vivere, non lo meritavo affatto.

Era questa la mia punizione? Sopravvivere ed essere accusata di tutto?

Piangere la morte delle persone a me più care basandomi sugli ultimi ricordi che avevo di loro?

Qualcuno mi aveva detto di considerarmi fortunata, perché ero l'unica sopravvissuta.

Potevo ritenermi tale?

 

  
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