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Autore: MmeBovary    19/04/2009    25 recensioni
“Sei ingiusta Mezzosangue. Io ero qui per proporti uno scambio.”
“Scambio di cosa?”
Il Serpeverde espirò una lunga boccata di fumo.
“Di favori. Io ti faccio prendere il massimo in pozioni e tu in cambio mi dai qualcosa che voglio.”
Hermione rimase un attimo in silenzio, pensierosa.
"Cosa vuoi in cambio?”
“Prima di saperlo devi accettare…”
C’era una nota di sfida nella sua voce. ...

E se Hermione si lasciasse tentare dalla sfida di una Serpe... In che trame potrebbe trovarsi coinvolta?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da V libro alternativo, Contesto generale/vago
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CAP. 2

CON GLI OCCHI CHIUSI


Ci sono persone che ammettono la sconfitta, che piegano il capo e riconoscono con moderazione di essere stati superati. Sono persone che riescono persino a gioire di questo lieve smacco inflitto al loro orgoglio perché esso insegna loro la piccola ma importante lezione dell’umiltà.
Draco Malfoy però non era tra queste persone.
Sconfitta, moderazione, umiltà. Parole riservate a tutti quei perdenti che andavano ad ingrossare le fila dei Tassorosso… Parole che nel suo vocabolario non erano contemplate.
Per questo non appena Hermione fu fuori dalla Stanza delle Necessità, Draco non poté che lasciare che la rabbia si impossessasse di lui.
“MALEDIZIONE!” urlò mentre rovesciava a terra tutto ciò che le sue mani trovavano sul tavolo.
Aveva stipulato un patto molto chiaro con la Grifondoro: ripetizioni di Pozioni per il diritto di usare il suo corpo, ma si era appena reso conto che non era questo ciò che voleva. Lui voleva la Mezzosangue combattiva, testarda e dannatamente cocciuta che gli aveva morso le labbra a sangue quando aveva tentato di baciarla, non un pezzo di carne con le sue fattezze.
Perché poi la volesse, non si era fermato a chiederselo. Una domanda troppo pericolosa per pensare anche solo di porsela. Sapeva che la voleva e basta e che voleva tutto di lei, dall’espressione raggelante che assumevano i suoi occhi d’ambra quando s’infuriava, alla piega capricciosa che le sue labbra avevano quando rideva con lo Sfregiato.
La Granger lo aveva capito, aveva afferrato subito che lui non mirava solo a sfogare i propri istinti virili sul suo corpo, no, perché per fare quello aveva già uno stuolo più che sufficiente di ragazze pronte gettarsi ai suoi piedi. Lei aveva capito cosa lui agognasse e prontamente glielo aveva negato.
Lo aveva beffato.
Battuto al suo stesso gioco.
Decisamente umiliato.
Se non fosse riuscito a coinvolgere anche la sua candida anima Grifondoro in quel dannato gioco di seduzione Draco avrebbe dovuto sciogliere il patto.
“Maledizione! Maledizione!”
Era abituato ad ottenere ciò che voleva e lo avrebbe ottenuto.
Si accese una sigaretta e aspirò una lunga boccata di fumo.
Attorno a lui i mille specchi formati da bocette, fiale e vasi infranti riflettevano la sua figura regale che ritrovava la sua compostezza tra le volute opaline della sigaretta accesa. Presto recuperò la calma e il controllo di sé.
Freddo e lucido come al suo solito: ora poteva uscire.
“Che io sia dannato Mezzosangue” soffiò tra la nicotina “se non avrò anche il tuo cuore…”.

Il giorno dopo Hermione marciava con passo spedito e fiero per i corridoi di Hogwarts, gioendo ancora per la propria vittoria.
“Ti ho sistemato Malfoy…”
La sua uscita lo aveva lasciato a bocca aperta. La sua focosa resistenza iniziale lo aveva divertito, ergo la migliore arma per sconfiggere il Principe di Ghiaccio doveva essere un glaciale distacco. Se lei doveva essere un vuoto simulacro su cui lui potesse sfogare i suoi bassi desideri, allora lo sarebbe stato, imponendo, certo, dei limiti ben precisi… Non si sarebbe avventurata nella camera di Malfoy per tutti gli “Eccezionale” del mondo.
Il suo cuore, comunque, sarebbe rimasto ben protetto dietro un muro di rancore e diffidenza per quella Serpe venefica.
A colazione il sorriso non aveva ancora abbandonato il suo volto, nonostante i suoi amici fossero in ritardo. Ron arrivò poco dopo ma Harry si fece attendere.
“Ehi, Herm, sei di buon umore? Sei particolarmente radiosa oggi…”
Il Cercatore Grifondoro le rivolse queste parole subito dopo averle schioccato un bacio su una guancia ed essersi seduto accanto a lei.
“Non cercare di addolcirmi signor Potter. Sei spudoratamente in ritardo.”
“Ritardo? Oh mio Dio, Herm! Credi che sia incinta?” celiò il moro
Lei rispose con una delle sue occhiate di rimprovero.
“No, davvero, scusa. Ma… sono stato trattenuto…”
La bruna assunse un’espressione interessata.
“E da chi, se posso chiedere? E ti prego non entrare nei particolari se ciò mi deve bloccare la crescita…”.
Harry si avvicinò al suo orecchio, per non essere udito da altri, soffiandovi dentro un nome che uscì amplificato un milione di volte dalle labbra di Hermione.
“GINNY WEASLEY?!?”
Senza volere la bruna aveva reagito urlando e la mano di Harry non era stata sufficientemente lesta a tapparle la bocca così che ora mezza scuola si voltò a fissare la povera Ginevra che entrava per puro caso in quel momento.
Il Cercatore Grifondoro fu tentato di stringere la presa delle dita e soffocare la sua migliore amica su due piedi.
Hermione dal canto suo si sarebbe volentieri scavata una buchetta dove seppellirsi.
Liberandosi dalla presa del moro riuscì ad articolare qualche suono.
“Ginny, dicevo… Siamo qui! Vieni!”
La rossa si fece largo tra gli sguardi con il suo solito cipiglio sicuro e prese posto accanto alla compagna.
“Herm sei sorda per caso? Non c’era bisogno che urlassi! Dove cavolo credevi che stessi andando a sedermi?”
Le labbra vermiglie della Grifondoro si piegarono in un sorriso innocente ed imbarazzato.
“Scusa… forse ho alzato un po’ la voce…”
Mentre la rossa iniziava a mangiare Hermione si scusò ancora con il suo migliore amico.
“Fa niente Herm… forse avrei dovuto essere più delicato nel darti la notizia.”
La ragazza sfoderò un sorriso e gli dette una bella pacca sulla spalla.
“Non mi resta che farti le congratulazioni mi pare!”
Ron sollevò il volto dalla ciotola del porridge.
“Congratulashioni per cosha?”
“Niente, niente Ron…” rispose il suo amico “Continua ad abbuffarti!”
Con una scrollata di spalle il rosso eseguì alla lettera il consiglio.
Finita la colazione i tre si alzarono per andare in aula e come al solito Harry salutò la sua amica con un veloce bacio a fior di labbra.
“Non credi” lo redarguì lei “Che ora che sei fidanzato dovresti smetterla di baciare altre ragazze?”
In tutta risposta il moro sfoderò il suo sguardo più limpido e puro e una risata di sorpresa.
“E perché mai ‘Mione? Non essere così maliziosa… in questo modo potrei baciare anche mia zia Petunia!”
Dopo essersi dati appuntamento per dieci minuti dopo i Grifondoro si separarono, dato che Ron, eterno distratto, aveva lasciato i libri in camera.
Hermione stava per incamminarsi verso l’aula quando un brivido le corse lungo la schiena. Era come essere a contatto con il ghiaccio. Voltatasi, incrociò gli occhi metallici di Draco. Quelle iridi plumbee le laceravano l’anima come coltelli infilati troppo forte, con rabbia. Che fosse infuriato per il giorno prima?
In realtà no… Il rancore del Serpeverde aveva radici più recenti e si era originato semplicemente dall’avere appena visto le labbra della Granger, che si rifiutavano a lui con fiera ostinazione, offrirsi allo Sfregiato Potter.
Hermione si arrestò vicino alla porta.
Con la massima naturalezza Malfoy si alzò e percorse i pochi metri che lo separavano dall’Ingresso. Nel passare accanto alla Grifondoro le sussurrò:
“Seguimi…”
Per non soccombere alla sensazione che aveva di perdere l’equilibrio, Hermione lo seguì a qualche metro di distanza ed entrò dietro di lui nei Sotterranei.
Lo aveva appena perso di vista in quei cunicoli oscuri quando si sentì afferrare e spingere addosso alla parete.
“Malfoy! Che cosa vuo…”
La bocca del Serpeverde le impedì di terminare la domanda e allo stesso tempo le diede la risposta.
Il biondo le invase la bocca suggendole le labbra e la lingua, facendola sospirare di sorpresa e di piacere. Le mani esperte del ragazzo vagarono sulla sua schiena inarcata contro la pietra e si intrufolarono fin sotto la stoffa chiara della sua camicetta.
Colta di sorpresa, Hermione si perse nel sapore inebriante di quel bacio e chiuse gli occhi.
Portò le palme sull’ampio petto del compagno, sentendo i muscoli tendersi sotto il suo tocco poco prima di perdere qualunque capacità di percezione e scivolare in una realtà confusa e assurdamente piacevole.
Cos’era quella sensazione strana e irreale che si spandeva in ogni fibra del suo corpo arrivando ad infuocarle il ventre?
Era colpa del suo sapore…
Del suo profumo…
Della sensazione unica del suo corpo premuto contro quello di lei…
Doveva smettere, doveva allontanarlo, doveva mantenersi fredda e distante…
Una domanda si fece strada nella sua mente dietro le palpebre abbassate: doveva proprio?
Quando le loro labbra si separarono per riprendere fiato la bruna si sporse subito in avanti, involontariamente, a seguire quella bocca divina che voleva saggiare ancora e ancora, nonostante la voce della sua coscienza dentro di lei urlasse con tutta se stessa per avvertirla della follia che si stava compiendo, in un ultimo disperato tentativo di farla tornare in sé. Fiato sprecato… Quella bocca di Serpe la aveva presa tra le sue spire, l’aveva fatta sua col suo più dolce veleno.
Un sorriso si distese sulle labbra sottili di Draco, ancora premute su quelle della Grifondoro. Il ragazzo lasciò scivolare una mano lungo la sua gamba e la fece risalire sotto le pieghe delle gonna, oltre le calze autoreggenti, fino alla pelle morbida e calda della coscia…
Hermione si irrigidì e spalancò gli occhi.
Ritrovato un attimo di lucidità, allontanò da sé il calore rassicurante e peccaminoso del biondo, con finta indifferenza.
“Che c’è Mezzosangue?” soffiò la Serpe, le cui labbra si piegavano ancora in un sorriso voluttuoso “Sembrava che la cosa cominciasse a piacerti…”
Hermione lo fulminò con uno sguardo sprezzante.
“Stavo solo ai patti Malfoy.”
“Allora perché mi hai fermato?”
“Sei andato un po’ troppo oltre dopo una sola ripetizione. Non mi pareva uno scambio equo.”
Lui proruppe in una risata sarcastica
“Scambio equo?”
Le sfiorò il mento con la destra e con il pollice le schiuse le labbra, umide di baci.
“E allora… perché non mi hai fermato prima Mezzosangue?”
Hermione ebbe un attimo di dubbio, ma non lo diede a vedere. Con una scrollata di testa liquidò la domanda insinuatrice e si liberò dalla presa del biondo e mentre tornava verso i piani superiori del Castello ricordò al compagno il loro appuntamento.
“Alle 3, chiaro? Vedi di non farti trattenere, non ho tempo da perdere io.”
“Ci proverò, ma, sai com’è, faccio questo effetto alle donne, non sanno resistermi, non possono evitarlo…”
“Come no Malfoy…” ironizzò la bruna, appena prima di sparire dietro l’angolo.
Ora che di lei non restava che il leggero odore di limone e vaniglia emanato dai suoi capelli morbidi, Draco si concesse un attimo per gustarsi la vittoria. Si sentiva di un passo più vicino alla meta. Inutile mentire, lei non era stata solo ai patti…
L’aveva sentita fremere sotto il tocco delle sue dita, vibrare come un violino suonato da mani esperte che sanno che corde toccare. L’aveva vista piegare le rigide regole della sua cocciuta razionalità agli istinti primari della carne.
“Preparati a darmi il tuo cuore Mezzosangue… Ormai non puoi più evitarlo.”


[…] Ainsi je voudrais, une nuit,
Quand l’heure des voluptés sonne,
Vers les trésors de ta personne,
Comme un lâche, ramper sans bruit,

Pour châtier ta chair joyeuse,
Pour meurtrir ton sein pardonné,
Et faire à ton flanc étonné
Une blessure large et creuse,

Et, vertigineuse douceur !
A travers ces lèvres nouvelles,
Plus éclatantes et plus belles,
T’infuser mon venin, ma sœur!

Les fleurs du mal,  “A celle qui est trop gaie”,
C. Baudelaire

[…] Così una notte, quando scade
l’ora delle voluttà, verso i caldi trofei
della tua carne, strisciare vorrei,
come un vigliacco, senza rumore,

per castigare la tua gioia di vita,
il petto tuo pacificato battere,
e aprirti nelle membra stupefatte
una profonda e spaziosa ferita;

ed infine (oh vertiginosa dolcezza!)
per quelle labbra novelle,
più floride e più belle,
infonderti il mio veleno, sorella!

I fiori del male, “A colei che è troppo gaia”,
C. Baudelaire


Quando Hermione quel pomeriggio arrivò nella Stanza delle Necessità con il suo usuale anticipo di 10 minuti rimase a bocca aperta, trovandosi davanti il Principe delle Serpi intento a sistemare ingredienti e calderone.
Il biondo le dava la schiena e  inclinò il capo lanciandole un’occhiata obliqua da sopra una spalla.
“Che c’è Mezzosangue ti si è paralizzata la mascella?”
Si voltò e allungò una mano ad alzarle il mento.
“Ritira in dentro la bava…”
La bruna serrò la bocca con uno scatto d’ira.
“Non sto affatto sbavando… ero solo in stato di shock per averti trovato qui con così largo anticipo.”
Un lampo di scherno le attraversò gli occhi.
“Che c’è Malfoy… hai fatto cilecca oggi?”
Il biondo arcuò le sopracciglia chiare, sorpreso dalla battuta intraprendente.
 “Io non ho di questi problemi Granger… vuoi che te lo dimostri?”
Colse la giovane di sorpresa e la afferrò di scatto per i fianchi sottili, portandola verso la scrivania alle sue spalle. Con un gesto fluido tolse di mezzo tutte le fialette e i fogli che vi erano sparsi, alcuni dei quali volarono a terra senza essere degnati della minima attenzione. Dopo di che, spinse la Grifondoro a sedere sulla superficie di legno sistemandosi tra le sue gambe.
Hermione inizialmente sussultò per il gesto inaspettato, possibile preludio di una scena simile a quella dei Sotterranei.
Meglio evitare se voleva portare a casa almeno qualche briciolo del suo già intaccato orgoglio. Scosse sconsolatamente il capo e fece per alzarsi ma il biondo la bloccò col suo corpo.
“Non sai cosa ti perdi Mezzosangue…”
Con perfetta calma lei pose una mano sul suo petto ampio e muscoloso e lo allontanò da sé per poi scendere dal tavolo.
“E non mi interessa neanche…”
Come tocco finale si lisciò la gonna e dette una scrollata ai riccioli senza smettere di fissare il Serpeverde con aria annoiata.
- Et voilà. Perfettamente distaccata. Brava.- si complimentò con se stessa.
Draco alzò le mani in segno di resa e la lasciò dirigersi verso i libri.
Con apparente nonchalance egli iniziò poi ad affettare una radice, senza però riuscire a concentrarsi.
Il sangue gli ribolliva per quanto appena successo.
Nessuno lo aveva mai rifiutato così apertamente e con tanta freddezza. E pensare che solo la mattina si era completamente abbandonata alle sue labbra con gli occhi chiusi… Dannata Mezzosangue…
“Terra chiama Malfoy. Malfoy mi senti?”
“Cosa? Che vuoi Granger?”
“Salvare quella povera radice da un crudele destino; la stai macellando con l’attenzione di un troll cieco… Lascia, faccio io…”
Draco si accorse solo allora di stare stringendo il coltello così forte che le sue nocche erano bianche e che non aveva tagliato un pezzo uguale all’altro. Sentì il lieve tocco delle dita di Hermione sulle sue e le lasciò il coltello, permettendole di continuare al suo posto.
Si appoggiò al muro alle sue spalle e rimase ad osservarla.
Hermione era concentratissima nella sua missione di creare fette sottili e regolari e sembrava non notare il suo sguardo lascivo che percorreva i tortuosi sentieri delineati dai suoi boccoli fino alle sue spalle e giù verso la curva morbida dei suoi fianchi…
“Malfoy piantala di fissarmi.” Sentenziò lapidariamente la giovane.
“Come fai a dire che ti fisso Mezzosangue” la provocò lui “se non mi puoi vedere?”
La risposta di lei lo congelò, sebbene fosse poco più che un sussurro.
“Lo sento…”
Esattamente come lui, ora che lei si era leggermente voltata, sentiva il suo sguardo scorrergli sulla pelle. Miele bollente sul suo corpo di ghiaccio. Peccato che lui non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura.
-Dio che atmosfera tesa…- doveva spezzarla con una delle sue frecciatine.
“Piuttosto… sai che in quella posizione ti si vede il reggiseno Granger? E io adoro l’intimo di pizzo rosa…”
Hermione strinse con forza i lembi della camicia, serrandola fino al colletto.
“Piuttosto… sai che sei un bastardo Malfoy?”
Una risata cristallina fu l’immediata risposta.
“Veramente  io sarei un Purosangue, sei tu la meticcia…”
La Grifondoro arricciò le labbra in un sorriso sarcastico.
“E l’essere stronzi è una caratteristica ereditaria nella tua nobile linea di sangue blu?”
Draco scosse il capo con rassegnazione.
“A giudicare da mio padre…”
Più che una frase era un sospiro ma aveva in sé una tale tristezza…
“Tuo padre, cosa?” lo incitò delicatamente a continuare.
In tutta risposta però ottenne un’occhiata di puro nulla. Il grigio degli occhi del ragazzo non avrebbe potuto essere più drammaticamente inespressivo.
Non sapeva cosa lo avesse spinto a fare quel commento decisamente troppo sincero, ma sapeva che si era portato su un terreno scivoloso e che non aveva intenzione di restarvi oltre.
“Chi cazzo sei Granger, una psicologa? Perché mai dovrei parlarti della mia famiglia?”
Lei rimase immobile, in dubbio su come comportarsi per non farlo infuriare oltre. Era aggressivo come un animale ferito che attacca per non farsi attaccare.
“Torna ad affettare quella radice Granger piuttosto… o oggi non finiremo mai…”
Così Draco pose fine alla discussione. Andò a mettersi accanto alla compagna, affettando lui stesso un altro tubero.
La mente però gli correva a quanto era appena successo. Le aveva quasi parlato di suo padre. Aveva abbassato la guardia e lasciato che lei intravedesse per un attimo il mare di emozioni contrastanti che la sua mente associava al nome di Lucius Malfoy. Rispetto ma anche insofferenza, timore ma anche sprezzo, desiderio di accontentarlo ma anche voglia di essere diverso…
“A cosa stai pensando Malfoy?”
La voce della Grifondoro lo riportò ancora una volta alla realtà.
“A questo vegetale.” Mentì senza troppo sforzo di fantasia.
“Secondo me… a tuo padre”
La lama del coltello di Draco si abbassò con uno scatto secco che fece volare via mezzo tubero davanti al viso di Hermione. Lei per un attimo ebbe paura, ma non lo mostrò.
“E chi ti dice che invece non mi stia concentrando anima e corpo su questo fottutissimo asfodelo?” urlò lui.
“Beh, tanto per cominciare… non è neanche lontanamente asfodelo.”
Malfoy serrò i denti rabbiosamente.
“E poi…” continuò lei con tono piatto, come stesse dicendo al cosa più ovvia del mondo “lo vedo benissimo nei tuoi occhi.”
Il biondo era perplesso.
“Ma di che stai parlando…”
Hermione sospirò come se dovesse spiegare un concetto facilissimo ad un bambino cocciuto
“Il tuo sguardo era uguale a quello che avevi prima, quando hai nominato tuo padre.”
Draco si sentì assurdamente nudo e vulnerabile. Quella ragazza lo leggeva come un libro aperto.
“Stronzate.”
Poteva soltanto negare…
“Io invece dico che è vero.”
…Ma sarebbe servito a poco.



“Chi è quello che possa resistere ad una donna, quando le dà tempo di poter far uso dell’arte sua?
Chi fugge non può temer d’esser vinto, ma chi si ferma, chi ascolta, e se ne compiace, deve o presto o tardi a suo dispetto cadere.”

“La locandiera” Atto I  Scena XXIII
C. Goldoni (commedia, 1752)



………continua……….
 



§ Spazio autrice: §

Anche il titolo di questo capitolo è ripreso da un romanzo, “Con gli occhi chiusi”,  un'opera di Federigo Tozzi (1919)
su un podere in rovina e sull’amore infelice dell’ingenuo giovane proprietario per l’intraprendente nipotina di una delle sue serve.
La poesia che ho inserito a metà capitolo è di Baudelaire, uno dei miei autori preferiti...
MmeBovary
  
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