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Autore: RiyelaAlelita    05/07/2016    2 recensioni
E' una nebbiosa notte d'autunno quando Lilian, di undici anni, si perde nel bosco che circonda il suo villaggio. Verrà trovata da un uomo con gli occhi duri come il ghiaccio
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati quasi due anni da quella notte nel bosco, e Lilian aveva smesso di pensare a Occhi d'Argento, sapendo che sicuramente non si sarebbero più incontrati. Era cresciuta, e il suo corpo diventava sempre più quello di una donna, anche se dentro di sé sentiva di non essere maturata molto; i suoi genitori avevano già ricevuto richieste di matrimonio per lei, sebbene per la legge si sarebbe potuta sposare solo dopo aver avuto il suo primo ciclo.
L'estate era ormai entrata nel suo periodo più caldo, e lei stava spazzando mentre sua madre Masiel puliva i piatti del pranzo e suo padre e i suoi fratelli, Giarik di diciassette anni e Sirne di quasi venti, erano nella fucina dietro casa. Quando ebbe finito, si sistemò i capelli corvini, legati sulla nuca, e alzò lo sguardo verso la finestra, giusto in tempo per vedere Tonme affacciarsi e chiamarla: -Vieni! Ho trovato una cosa bellissima!-
Lilian non se lo fece ripetere due volte: lasciò la scopa appoggiata al muro e corse fuori, senza far caso alla madre che le chiedeva, gridando, dove stesse andando. Seguì Tonme, di due anni più piccolo di lei, fino a casa sua, dove trovarono Masiun ad attenderli, loro amico e coetaneo della ragazza.
-Era ora che arrivaste!- li salutò, incrociando le braccia sul petto. Lilian rispose mostrandogli la lingua e lo superò, entrando nella bottega del falegname subito dopo Tonme.
-Benvenu...ah, siete voi, ragazzi.- fece la donna seduta ai piedi di un tavolo, interrompendo il lavoro di intaglio. Era Sina, madre di Tonme e moglie del falegname...per essere più corretti, vedova del falegname: suo marito era morto di malattia quell'inverno, e lei aveva scandalizzato l'intero villaggio, e non solo, prendendo il suo posto alla bottega. Da allora, però, quasi nessuno andava da lei, preferivano affrontare il viaggio che separava Tarquelei dalla città, e gli affari andavano male. “Una donna falegname? Dove andrà a finire il mondo, di questo passo?” si diceva in giro.
-Mamma, gliela faccio vedere.- annunciò il ragazzino e, senza nemmeno aspettare una risposta, andò nel retro bottega, uscendone poco dopo reggendo una spada. Lilian e Masiun sgranarono gli occhi, e quest'ultimo fece: -Ma è vera?-
-Sì- rispose Tonme con orgoglio -L'ho trovata stamattina nel sottotetto. Mamma dice che era del mio bisnonno.-
-No. Era del mio bisnonno, il nonno di tuo nonno.- lo corresse subito la donna, calcando la voce su quel “mio”.
-Ma perché aveva una spada?- domandò ancora Masiun, sempre più curioso.
-Era un cavaliere. Una volta rimase ferito gravemente a una gamba, e non poté più combattere. Venne a vivere qui, sposò una ragazza e divenne molto amico del falegname, tanto che, quando nacque suo figlio, lo mandò a bottega da lui, proprio qui. Quando il figlio di quel falegname morì senza eredi in un incidente, mio padre prese il suo posto. Mio marito ha imparato il mestiere da lui, prima che morisse con solo me come figlia.-
I tre ragazzi ascoltarono senza fiatare quella breve ma affascinante storia della famiglia di Sina, colpiti dal fatto che un suo parente fosse stato addirittura cavaliere, e Tonme guardava la spada con ancora più fierezza di prima, ora che ne conosceva la provenienza. Fu proprio lui a saltare in piedi, poco dopo, proponendo di andare nel bosco a provarla. Lilian e Masiun non se lo fecero ripetere due volte, ed erano già pronti a seguirlo, quando Sina li fermò, chiedendo loro di tenere d'occhio suo figlio. Dopo aver annuito, corsero fuori verso il ragazzino, che li aspettava già al limitare del bosco.
-Forza!- li incitò, eccitato, prima di precederli tra gli alberi.


-È stupenda!- ripeté per l'ennesima volta Tonme, tenendo ancora tra le mani la spada mentre tornavano al villaggio, ammirando il sole che si rifletteva sulla lama, nei punti dove il metallo non si era arrugginito.
-Però è molto pesante.- si lamentò Lilian, massaggiandosi le braccia indolenzite.
Masiun, che li precedeva portando il fodero, rise: -Hai solo bisogno di allenarti. Tuo padre è fabbro, potresti lavorare con lui, e diventeresti più muscolosa di un uomo.-
-Guarda che anche tu ti sei lamentato, prima.- ribatté la ragazza. Lui non rispose, ma disse a Tonme di rimettere la spada nel fodero, perché lui non aveva più voglia di tenerlo.
Continuarono a ridere per tutto il tragitto, finché non intravidero la bottega del falegname e sentirono Sina discutere con qualcuno, un uomo dalla voce nuova.
-Vi ho detto che non li ho!- stava dicendo quando i ragazzi la videro davanti alla porta della bottega; di fronte a lei, un soldato la guardava con sufficienza, tenendo le braccia incrociate sul petto.
-E poi mi state chiedendo molto più di quello che vi dovrei. Mio marito non pagava così tanto.- continuò la donna. L'uomo la afferrò per un braccio e la tiro a sé violentemente, dicendole qualcosa a voce troppo bassa perché Lilian potesse sentire. La scena, però, le ricordò di quell'uomo ubriaco, due anni prima. Intorno a loro, la gente faceva finta di niente, guardava da altre parti e cambiava strada.
-Lascia stare mia mamma!- Prima ancora che Lilian e Masiun se ne accorgessero, Tonme era corso verso la madre, stringendo ancora la spada al petto.
Sina aprì la bocca per dire qualcosa, ma il soldato fu più veloce: -E tu dove hai preso quella spada? L'hai rubata?- domandò, sebbene non avesse il tono di una domanda, continuando a trattenere la donna.
-No, era del nonno di mio nonno. Era un cavaliere.- rispose il piccolo, ma il soldato scoppiò a ridere.
-Un cavaliere? Non credo proprio. Io dico che l'hai rubata. E immagino tu sappia cosa succede ai ladri.-
-No!- gridò Sina, che cercava di liberarsi dalla stretta dell'uomo -Farò ciò che volete, ma lasciate stare mio figlio.-
L'uomo la guardò, poi fece un ghigno: -Oggi mi sento generoso, quindi, se mi consegnate quella spada, chiuderò un occhio sul furto e anche sulla tassa non pagata.- Lasciò libera la donna e strappò l'arma dalle braccia di Tonme prima di tornare al suo cavallo.
-No! Ridamela!- il ragazzino provò a corrergli dietro, ma la madre lo fermò, scuotendo la testa. Lilian e Masiun li avevano già raggiunti, e guardarono impotenti il soldato che si allontanava a cavallo.
-Lascia stare. È meglio così.- mormorò Sina col tono di chi sta cercando di trattenere il pianto.
-Ma non è giusto! Quella spada non è stata rubata!- Masiun era furente. Si voltò, tornando verso il bosco, seguito subito dalla ragazza e, poco dopo, da Tonme.
-Che vuoi fare?- domandò lei.
-Ci riprendiamo la spada. Se ci sbrighiamo, da qui lo raggiungiamo!- e iniziarono a correre nel bosco ormai familiare.
Presto raggiunsero la strada che collegava Tarquelei a una città più grande, a valle. Avvistarono il soldato poco dopo, che cavalcava tranquillamente. La spada di Tonme era legata alla parte posteriore della sella. Appena fu abbastanza vicino, i tre ragazzi uscirono dagli alberi e afferrarono l'arma, riuscendo a staccarla. L'uomo, però, si riebbe in fretta dalla sorpresa e, sceso da cavallo, afferrò Tonme per la maglia e lo sollevò. Lilian e Masiun corsero ad aiutare l'amico, che appena fu libero corse verso il villaggio, stringendo la spada. Il soldato tentò di afferrarlo di nuovo, ma gli altri due ragazzi riuscivano a impedirglielo ogni volta.
“Ce la facciamo!” pensò la ragazza, trattenendo l'uomo per un braccio. Fu allora che questi gridò qualcosa di inaspettato e altrettanto strano: -Lupo!-
“Lupo?” Lilian era confusa, non capiva il significato di quel grido, ma subito si sentì sollevare per il vestito e gettare a terra, lontana dal soldato. Si rialzò rapidamente, pronta a tutto, tranne che a quello: Occhi d'Argento era lì, davanti a lei, esattamente come lo ricordava, gli stessi capelli grigi e gli stessi occhi di ghiaccio, e sempre quel qualcosa, nel volto, che lo rendeva diverso, particolare. Sembrava un po' più basso, ma forse era perché lei era cresciuta parecchio nei due anni passati.
Con la coda dell'occhio, vide il soldato correre nella stessa direzione in cui era scappato Tonme, ma quando Masiun provò a seguirli, Occhi d'Argento, o Lupo, come lo aveva chiamato il soldato, gli si parò davanti, bloccandogli la strada. Dopo vari tentativi, sempre con lo stesso risultato, il ragazzo raccolse un ramo da terra e gli si gettò contro brandendolo come una spada, ma l'altro estrasse un pugnale e parò ogni colpo. Lilian, intanto, guardava senza riuscire a fare nulla: ricordava bene che la notte in cui l'aveva aiutata impugnava lo stesso pugnale, solo sporco di sangue; aveva paura che potesse uccidere il suo amico, ma la terza promessa che gli aveva fatto le impediva di agire.
“Se ci dovessimo rincontrare, non mi starai tra i piedi.”
-Lilian! Va' da Tonme!- le gridava Masiun, ma lei restava lì, con lo sguardo fisso su Occhi d'Argento, senza fare niente. Non riusciva a fare niente.
Rimase ferma per quella che le parve un'eternità, poi si decise, e iniziò a correre nella stessa direzione di Tonme. Quando passò accanto a Lupo, però, si girò di scatto e lo spinse via, quindi afferrò il braccio di Masiun e se lo trascinò dietro. Non percorse molta strada: qualcosa la colpì alla schiena e lei cadde, lasciando andare il braccio dell'amico, poi fu sollevata e spinta con la schiena contro un albero. Alzò lo sguardo, e incontrò un'altra volta, dopo due anni, quegli occhi di ghiaccio.
-Lasciala stare!- gridò Masiun alla sua sinistra, ma fu spinto via bruscamente da Lupo. Lilian approfittò di quell'attimo di distrazione per cercare di allontanarsi, ma fu raggiunta dopo appena due passi, gettata a terra e girata con la faccia verso l'alto. Un pugnale si piantò a un soffio dal suo viso. Iniziò a tremare di paura, e le lacrime appannarono il volto di Occhi d'Argento che la sovrastava.
-Sei ancora la stessa cucciola spaventata dell'altra volta, nonostante tu provi a mostrarti coraggiosa.- La ragazza notò che il pugnale veniva sfilato dal terreno -Comunque, mi avevi promesso tre cose, e credo tu sappia che ne hai infranta una.- e sentì tre fitte al braccio sinistro, poco sotto la spalla.
-Lilian!- gridò nuovamente Masiun, e nuovamente fu respinto. Questa volta, Lilian non cercò nemmeno di scappare. Sentì che Occhi d'Argento le appoggiava una mano sulla guancia destra, e urlò con tutto il fiato che aveva quando le sue unghie le penetrarono la pelle e le graffiarono il viso.
-Per ricordarti che ti ho lasciata andare. La prossima volta potrei non essere così gentile.- e si alzò da lei.
Masiun le fu subito accanto: -Lilian! Che ti ha fatto?-
La ragazza non rispose, sentiva di non averne la forza. In quel momento, l'unica cosa che le occupava la mente era il dolore lancinante alla guancia e, soprattutto, al braccio.
-Tonme!- il ragazzo si allontanò, e Lilian immaginò avesse visto l'amico -Che ti è successo? Il tuo braccio...-
-Finalmente ti sei fermato!- a interromperlo fu il soldato, con la voce affannata.
-Fermo!- gridò Masiun, poi si sentì il suono di metallo che sbatteva su altro metallo, e la voce di Lupo: -Anche se lavoro per voi, non permetto che vengano uccisi dei bambini.-
-Che succede qui?- questa volta fu qualcuno del villaggio a parlare, sebbene Lilian non riuscisse a riconoscerlo dalla voce.
-Tonme!- questa era Sina.
-Lilian!- gridò suo padre, quasi nello stesso momento. Si sentì sollevare e vide su di sé il volto preoccupato del padre. Era molto sudato, doveva essere uscito di corsa dalla fucina.
-Come sta?- chiese ansiosa un'altra voce maschile, quella di Sirne.
-Perde sangue, ma non sembra troppo grave.- rispose il padre -Tonme?-
Cos'era successo a Tonme? Erano tutti così preoccupati per lui, perché?
-Ha bisogno subito di un medico, potrebbe non farcela...- la voce di Sirne era triste.
Lilian girò la testa per cercare l'amico, e lo vide tra le braccia della madre, con il braccio destro insanguinato... “No!” Il braccio non c'era più! Lilian iniziò a piangere senza potersi fermare, e il padre la strinse forte al petto prima di rimettersi in cammino.


Lilian si risvegliò nel suo letto. Non ricordava di essere arrivata a casa, e nemmeno di essersi addormentata, doveva essere successo mentre tornavano. Era tutto buio, e dagli spiragli delle imposte non proveniva nessuna luce, segno che doveva essere già notte. Si accorse che le ferite erano state medicate, ma i tagli sul braccio facevano ancora malissimo, più dei graffi sulla guancia. Non provò nemmeno ad alzarsi, si sentiva troppo debole. Chiuse gli occhi e ripensò a quanto successo quel pomeriggio, da loro tre che giocavano nel bosco con la spada a Tonme privo di sensi e senza un braccio stretto nell'abbraccio disperato di Sina. Si sentiva in colpa per quello che era successo, avrebbe dovuto seguire Tonme come le aveva detto Masiun; in fondo, Lupo non aveva intenzione di uccidere il ragazzo.
“...non permetto che vengano uccisi dei bambini.”
Aveva promesso a Sina di tenere d'occhio suo figlio, e non l'aveva fatto. Aveva promesso a Occhi d'Argento di non intralciarlo, e non aveva fatto nemmeno quello. Con la mano destra sfiorò la guancia, ora fasciata: quel marchio se lo sarebbe portato addosso tutta la vita.
Riaprì gli occhi per scoprire che la luce nella stanza era aumentata, e non perché il sole fosse sorto: sulla soglia vide sua madre, ancora vestita, con in mano una candela e la faccia preoccupata.
-Come ti senti?- le domandò, avvicinandosi lentamente.
La ragazza non rispose, non aveva voglia di parlare. Tornò a guardare il soffitto.
Masiel sospirò: -Masiun è molto preoccupato per te. Ha detto che l'uomo che ti ha fatto questo sembrava avercela in particolare con te.- c'era dell'odio nella sua voce -Ha parlato di una promessa.-
“Quindi ha sentito.”
La donna si sedette sul bordo del letto e le accarezzò i capelli, ma Lilian non ebbe nessuna reazione, continuò a fissare davanti a sé, senza in realtà vedere niente. Dopo vari tentativi di farla parlare, tutti senza successo, Masiel si rialzò con un sospiro e uscì dalla stanza dicendo: -So che è una situazione difficile per te, ma vedrai che presto passerà.-
La porta si richiuse alle sue spalle, e la ragazza si ripeté mentalmente le parole della madre.
“Non credo che sia così semplice.”


Il giorno dopo si alzò poco prima del pranzo, sebbene non si fosse più addormentata dopo la visita di sua madre. La sua famiglia e molti altri compaesani le fecero moltissime domande, anche se alla fine le chiedevano solo come stava e cos'era successo il giorno prima. Lei non aprì bocca, se non per chiedere come stava Tonme.
-Non si è ancora svegliato, è probabile che...beh, che non ce la faccia. Preghiamo la divina Tayn che lo aiuti.- Nonostante cercassero tutti di dirlo nel modo più indolore possibile, Lilian sapeva che era molto probabile, quasi certo, che il ragazzo morisse.
Quel giorno mangiò pochissimo, sia a pranzo che a cena, e andò a letto presto senza più aprire bocca.
Passarono tre giorni identici a quello, prima che Sirne le dicesse che Tonme si era svegliato e che sembrava essere in condizioni abbastanza buone. Lo andò a trovare insieme a Masiun, e lo videro pallido e smunto, ma sorridente.
-Lilian, cosa ti è successo?- esclamò appena la vide, guardandole il volto. Quella mattina si era tolta le fasciature alla guancia, e i graffi rossi erano fin troppo evidenti. I tagli sul braccio, invece, non sembravano guarire, soprattutto l'ultimo, che sanguinava spesso e le dava fitte molto dolorose.
Masiun raccontò cos'era accaduto mentre l'amico non c'era, poi si rivolse a Lilian: -Tu lo conoscevi già, vero?-
Lei si voltò e fece per andarsene, ma il ragazzo la fermò, afferrandola per un braccio: -Devi dircelo!-
-No!- esclamò la ragazza, liberandosi dalla sua stretta e allontanandosi di corsa. Si fermò solo davanti alla porta di casa sua, riflettendo: prima o poi avrebbe dovuto dire cos'era successo due anni prima, specie dopo quanto accaduto in quei giorni. Prese un respiro profondo e varcò la soglia. Trovò tutta la sua famiglia in cucina.
-Papà, mamma. Ho una cosa da dirvi.-
La guardarono tutti stupiti, erano tre giorni che non apriva bocca, e sembrarono capire cosa volesse dire.
-È successo due anni fa, quella notte che mi sono persa nel bosco.- e raccontò di come lui l'avesse trovata, portata nella sua grotta e accompagnata verso il villaggio la mattina dopo.
Mentre parlava, sentì una fitta al primo taglio sul braccio, quello più in alto, ma non ebbe bisogno di quello per capire che aveva infranto un'altra promessa.
   
 
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