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Autore: acchiappanuvole    07/07/2016    1 recensioni
Dalle gallerie asettiche percorse da gente a maree contrarie, il suono di una chitarra rimbalza sui muri scrostati, vortica nell'aria respirata mille e mille volte, si espande come un richiamo che Reira segue accompagnata sempre da quella infantile, folle, speranza che cancella le leggi divine, le riduce a incubi dai quali è possibile svegliarsi e ritrovare ciò che si credeva perduto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Reira Serizawa, Satsuki Ichinose, Shinichi Okazaki, Takumi Ichinose
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le luci dei riflettori colorati si spengono sopra la sua testa, un buio improvviso che nel giro di pochi istanti lascia spazio a fredde luci biancastre. Le telecamere si riposizionano, il via vai sotto al palco vocifera, sposta oggetti, non si cura più di lei. Asami si stringe le braccia al petto, il suo vestito colorato sembra l’unica nota viva in quel set di poche pretese. Scende dal palco, il manager l’affianca ma intanto parla al telefono, non la guarda, sembra risentito. Una volta chiusa la telefonata le comunica con voce secca e distante che alla fine della settimana Asami dovrà trovarsi un altro lavoro, il suo show è stato cancellato. “Il mondo delle Idol è troppo competitivo, Asami. Inoltre  qualcosa in te sembra non piacere al nostro target di pubblico e noi non possiamo permetterci di deludere i nostri spettatori. “ Così aveva detto di riferire il presidente, con la stessa nonchalance con cui si chiede a qualcuno di portare fuori la spazzatura, per loro Asami era una bambolina come ce ne sono mille, una di quelle con il meccanismo a molla che cantano e ballano ma valgono pochi yen. Non gliene importa niente che sotto il leggero vestito rosa shocking, sotto la piccola armatura di ossa, l’anima di Asami si stia sgretolando in frammenti sempre più piccoli.
“Mi dispiace, Matsumoto-san, lo sai che ti sono affezionato e cercherò di trovarti qualche altro ingaggio. Purtroppo per il momento sarò molto occupato per il lancio di un nuovo idol, Hiroshi Miyamoto, un ragazzo di incredibile talento. Ma se dovesse saltar fuori qualcosa…”
E Asami guarda le labbra del suo manager muoversi, emettere parole che lei afferra qui e là e che sanno solo di “è stato bello ma ora non sei più utile, arrangiati.” Lui la fissa ancora, poi sorride, le si avvicina, si accosta a lei sfiorandole il seno “però, lo sai, ci sono altri sistemi per entrare in questo tipo di settore.” Accenna a toccarla e Asami si ritrae, il corpo è gelido, le lacrime le bruciano gli occhi ma lei è orgogliosa, oh sì che lo è! In quel momento deve esserlo, deve tenersi premuta contro, a pugni stretti,quella dignità che sola le resta.  Gli alti palazzi dello studio televisivo sono giganti grigi lasciati alle spalle in uno scrosciare di pioggia, e lei è infagottata in un cappottino leggero, fradicia e con pochi soldi rimasti, basteranno ancora per un mese di affitto, e poi? Asami ha diciassette anni e nessun posto in cui tornare. Casa è una costruzione tradizionale, abitata da una famiglia severamente  tradizionale che l’ha ripudiata già da tempo. Che direbbe suo padre se la vedesse così, con quel vestitino scollato nascosto a malapena da un cappottino  piumato?  Quel padre padrone che ha visto disonorato il suo sacro tempio di immacolata perfezione. Asami si asciuga con rabbia gli occhi, lascia che la pioggia lavi via quel malessere nero che le invade il petto come qualcosa di denso e soffocante. “Scendi pure pioggia, scroscia su di me sempre più forte! Regalami una febbre talmente alta che mi impedisca di pensare,di soffrire pateticamente per tutto questo.”


“Juliet says, hey it’s Romeo, you nearly gave me a heart attack, he’s underneath the window, she’s singing, hey la , my boyfriend’s back…”

-Pare che siamo allegre stamattina-
-Oh eccome! Ho quindici anni!- Satsuki saltella, ha superato definitivamente la porta dell’infanzia per entrare nel fantastico mondo delle serie tv adolescenziali con amori all’orizzonte, melodrammatiche sofferenze e sentimenti vari talmente amplificati da darti il capogiro.
- E’ così entusiasmante crescere?- domanda Ren mentre l’aiuta a tenere una grossa borsa con dentro una scatola da pasticceria con misure non certo modeste.
Satsuki lo guarda sottecchi, stavolta non si farà rovinare i piani dal quel lunatico di suo fratello, sbuffa appena e poi con un sorriso pieno risponde con un semplice –la vita è entusiasmante, Ren!- e lui non può fare altro che fare chapeau alla vitalità che Satsuki emana e che, suo malgrado, finisce per contagiare chi le sta intorno.
-Piuttosto non capisco perché tu non voglia festeggiare il tuo di compleanno!- borbotta – è triste-
Ren scrolla le spalle – Non è triste è solo che…non lo so… vedo il compleanno solo come una meta per essere sempre più vicini all’indipendenza, e questo mi piace ma lo considero un dato di fatto non qualcosa che merita una torta con candeline.-
Satsuki scuote il capo –Sai di essere senza speranza, vero?-
Ren ride – ne sono pienamente consapevole. Comunque i miei compagni della band mi hanno festeggiato, abbiamo bevuto alcolici sottobanco e la sera papà mi ha portato fuori a cena in un locale assurdo di Shoreditch. Dovresti vederlo Satsuki, è una street art infinita!-
Satsuki si rabbuia davanti all’improvviso entusiasmo del fratello – ed il fatto che né io né mamma fossimo presenti a te non ha fatto effetto…-
Ren rischia di far cadere il sacchetto – lo sai che non è così, abbiamo fatto la telefonata più divertente mai esistita direi- ma la cosa non ha nulla di consolante.
-Come se fosse la stessa cosa- Satsuki rallenta il passo – quel giorno io e mamma abbiamo fatto i koinobori, mettendo il tuo in cima, anche sopra a quello di papà, aveva dei colori bellissimi. Lo abbiamo messo sul terrazzo, di lontano si vedevano i fuochi d’artificio, come se quella celebrazione fosse solo per te. Ho gridato “buon compleanno Ren” così forte che d’un tratto ho creduto che la mia voce potesse superare oceano e continenti e arrivare fino a Londra da te.- gli occhi di Satsuki sono un po’ lucidi ora – vorrei capire perché sei così arrabbiato con il mondo, Ren. Davvero lo vorrei.-
-Satsuki…- ed ora Ren la guarda con aria colpevole, indeciso se stringerla forte e dirle che gli dispiace, gli dispiace davvero, che ci sono ombre dalle quali non riesce a scappare, domande che ha paura di porre e che lo fanno ritrarre, nascondere dietro corazze da poco. Ma Satsuki lo solleva da tutto questo riprendendo a camminare –non voglio essere triste oggi, e non devi esserlo nemmeno tu. Promesso?-
-Promesso- il sorriso di Ren è bello, si confonde con i raggi del sole e Satsuki se ne sente riscaldata. Quando giungono davanti alla palazzina Satsuki fa un bel respiro –Sali con me? Sono sempre un po’ impacciata in certe situazioni- arrossisce e Ren la rassicura di rimando.

Quando il campanello suona Asami sussulta, ha appena finito di riporre il bucato, i capelli le scendono disordinati sfuggendo alla presa labile del fermaglio. Momo-chan contempla un manga per bambini e sembra non essersi accorta del suono del citofono. Asami guarda lo schermo della piccola telecamera, deglutisce e volge un’occhiata a sua figlia. Senza rispondere preme il pulsante nero, lo preme con forza e può immaginare il suono di scatto, il cigolio della porta d’ingresso, i passi nell’androne e poi lungo le scale. Conta fino a dieci, toglie il fermaglio e ravviva alla meno peggio i capelli, sfodera il miglior sorriso ed apre la porta.
-Ichinose-chan!- esclama in realtà senza nemmeno guardare la ragazza che un po’ impacciata tende a nascondersi dietro le spalle del fratello maggiore, – ci sei anche tu Ren, è tantissimo che non ti vedo! Sei davvero cresciuto!- sembra che il tono di Asami sia volutamente squillante, Momo-chan si ridesta, lentamente si alza per poi realizzare chi è venuto a trovarla.
-Sa-chan!- le corre incontro e Satsuki sembra rilassarsi quando la piccola di casa l’abbraccia con decisione .
-Sono così contenta che tu sia venuta a trovarmi e…- la bambina si blocca, piroetta su stessa e scompare lungo il corridoio lasciando Satsuki e Ren ancora sulla porta.
-Prego entrate, perdonate il disordine, ho ancora molte cose da riordinare.-
-Perdonaci tu Matsumoto-san, siamo venuti qui senza alcun preavviso- si scusa Satsuki – volevo portare questa torta a Momo-chan-
-Non dovevi certo disturbarti, ma ti ringrazio è una sorpresa gradita- Asami si china un poco verso di lei baciando l’aria accanto alle sue guance –tanti auguri Satsuki-chan!-  e Satsuki è lieta che la donna si rivolga a lei in modo più confidenziale.
-Preparo del buon tè!- e di lì a poco Momo-chan rispunta con in mano un pacchettino colorato che pone a Satsuki con la solennità con cui si pone un gioiello prezioso –per te Sa-chan! Buon compleanno!-
C’è un entusiasmo infantile in tutto quello che si sussegue; Satsuki che apre il suo regalo, la collana di perline con il pendente a stella, il suo sincero abbraccio a Momo-chan, le loro chiacchiere vivaci sul sofà mentre sorseggiano il tè di sicomoro e mangiano i cookies colorati. Asami le osserva seduta al tavolo del soggiorno, di fronte a lei Ren fa lo stesso. Commentano la vivacità delle due ragazzine, la calura afosa di Tokyo ed il tempo inclemente di Londra. Ren parla scorrevolmente, con una confidenza distaccatamente  reverenziale che Asami si dice aver imparato probabilmente da Takumi. Di tanto in tanto prova ad osservarlo, ad indovinare i tratti della madre e soprattutto quelli del padre…ma il dolore di scoprire qualcosa che non le piacerebbe le punge lo stomaco come uno spillone rovente.
-Scusa per questa irruzione Matsumoto-san,-  Ren la ridesta dai suoi pensieri  - ma Satsuki ci teneva molto a vedere tua figlia.-
Asami sorride – te l’ho già detto, non è affatto un disturbo. E ti prego non chiamarmi Matsumoto-san, mi fa sentire una vecchia megera-
Ren arrossisce lievemente ed Asami non può fare a meno di chiedersi se quel ragazzo educato ma dall’aria impertinente pensi al suo passato, a Yuri Kosaka e tutto quello che rappresentava. Asami sa che la sua è paranoia, sa che in realtà lo spettro di Yuri perseguita lei e soltanto lei.
-Siete cresciuti molto entrambi- dice quasi malinconicamente cercando di non badare allo scorrere del tempo che giorno dopo giorno cambia i suoi tratti e la lascia in disparte dal mondo –tu in particolare, hai lo sguardo già adulto. Quella metamorfosi che tocca tutti durante l’adolescenza, qualcosa di malsanamente Kafkiano non trovi!?- che ne pensi ragazzino, ti piace questa citazione falsamente intellettuale di un ex attrice di film per adulti? Asami morde il pensiero e sorseggia altro tè.
- In realtà non mi sento molto cambiato, in un certo senso credo di essere stato un po’ “vecchio” anche da bambino-
-Accidenti Ren, se avessi un bel po’ di anni di meno probabilmente ti corteggerei, sembri più maturo di un uomo fatto e finito. O perlomeno più maturo degli uomini con cui ho avuto a che fare io- Asami sospira teatralmente – avrai un sacco di corteggiatrici- strizza un occhio e si diverte a vedere l’ingenuità di Ren ricomparire sotto il mantello della parvenza troppo adulta.
-Sì ma ultimamente ho altro per la testa- ed il giovane Ichinose si rifugia nel liquido ambrato per non essere costretto a proseguire quella linea di conversazione.
Asami sorride con tenerezza e prima di accorgersene si ritrova Momo-chan addossata contro, la bambina le schiocca un bacio sulla guancia prima di richiedere a gran voce il taglio della torta. Asami segue il suo ruolo di brava mamma, sistema i piattini, posate, fa sedere Satsuki a capotavola, pone la torta davanti a lei e Momo-chan che scalpita nel vedere quella composizione di cioccolato creata dalla migliore cake designer di Shirogane . E’ impeccabile Asami in quei movimenti automatici, mentre applaude all’affondo del coltello nella glassa, canta tanti auguri e dispone le fette di torta nei piatti, la torta di Satsuki Ichinose, la figlia di Nana Komatsu. Vorrebbe ridere Asami, perdersi in soliloqui sull’ironia amara del destino, ma deve tenere duro e sorridere fino alla fine della giornata.

 

Bang bang, he shot me down
Bang bang, I hit the grown
Bang bang, that awful sound
Bang bang, my baby shot me down


“resta sempre accanto a me”

Asami non sa quando ha provato una sensazione simile, forse mai. Ci si dovrebbe ricordare di un baratro che ti si apre sotto i piedi e ti inghiotte, no? Nemmeno quel giorno fuori dallo studio televisivo, quando le avevano dato il ben servito, si era sentita così. Rimane in piedi, ferma, in quella stanza piccola che odora di pasti consumati in fretta e di detergente per corde di chitarra. Lui sta appoggiato alla finestra, non la guarda, tiene il viso puntato in direzione del cielo sporco oltre il vetro; ha i capelli bagnati da una doccia veloce, gocciolanti sulle tempie in piccole ciocche più scure. L’unica nota di colore è la scritta magenta sulla maglietta dei Clash.
-Lo sai è molto difficile per me- le sta dicendo, quel tono un po’ afflitto, pacato ma convinto, e Asami è tentata di premersi le mani sulle orecchie e dirgli di tacere, di non andare oltre. Difficile? Cosa significa difficile?
Nobu ora la guarda, e la guarda negli occhi ma forse non la vede, non davvero. E’ arrabbiato per la sua ultima scenata di gelosia? Per come lo ha colto a guardare la moglie di Takumi, per come i loro occhi finiscono sempre per incontrarsi, sfiorarsi, per come la presenza di quella donna fa variare il suo umore, lo porta distante e lei si ritrova a diventare nulla più che un corpo per sfogarsi. Yuri Kosaka certo. Yuri Kosaka anche per lui.
-Non può più andare avanti tra di noi Asami, mi dispiace- ed è come se lui le avesse puntato contro la pistola e avesse preso perfettamente la mira sapendo esattamente in quale punto sparare. Bang Bang. La ringraziamo signorina Matsumoto, le faremo sapere. Scartata ancora, Asami, scartata ancora dalla vita, dall’uomo che le ha scritto, solo poche settimane fa, quel messaggio “resta sempre con me”. Così ha scritto, è certa di non averlo sognato, è lì sul display del telefono, basta accenderlo ed è lì.
-E’…è per il contratto?...Non lo manterrò! Recederò oggi stesso, non mi importa se dovrò pagare, se questo mi chiuderà ogni porta del mondo dello spettacolo, non me ne importa niente!-
Nobu scuote la testa – ti ho già detto che quando si prende un impegno è da professionisti rispettarlo fino alla fine.-
Trema Asami, lei non è forse un impegno? Un impegno che lui non ha intenzione di rispettare.
-Se è il mio lavoro il problema…- Asami tenta ancora, non gliene importa nulla di Yuri Kosaka, lei in realtà detesta Yuri Kosaka, detesta la meccanicità di quegli atti senza amore, un amore che Asami credeva di non poter mai conoscere fintanto che quel ragazzo con la chitarra non è entrato nella sua vita. Ed ora? Ora vuole distruggerla così? Lasciarla così?

-Te l’ho sempre detto Asami che il tuo lavoro non è mai stato un problema per me-
Non conta niente che tu venga toccata da altri uomini, a lui non importa. Ma ora realizza che non è per amore, non è perché Nobu sa scindere Asami da Yuri, no. E’ perché Asami Matsumoto non è Nana Komatsu. La verità improvvisa di quella considerazione le fa stringere gli occhi. “Non piangere Asami, non davanti ad un uomo, non davanti all’ennesima bugia di un uomo”  la testa lo grida ma quello che stritola il cuore è ben diverso, più forte e non arginabile.
-Già, non è mai stato un problema. Nemmeno il fatto che io abbia firmato il contratto per te  è mai stato un problema, dopotutto ti ho assicurato un alibi, una via di fuga. Se avessi lasciato tutto per amore sarebbe stata una complicazione troppo grande per te, vero?!-
Nobu è stagliato contro quel vetro, quel cielo cupo, un giudice che ha proclamato la sua sentenza, ed il suo silenzio è più eloquente di qualunque discorso.
“Resta sempre accanto a me”
Che beffa! O è colpa di quella donna? Se quella donna non fosse rispuntata così prepotentemente lui l’avrebbe lasciata ugualmente?
Asami non può dirlo ma è chiaro che il suo è un amore a senso unico, che per Nobu la tenerezza e l’affetto dati non hanno nulla a che vedere con un sentimento ben più complesso. E lei forse lo ha sempre saputo . Fissa un istante il soffitto, reclina la testa all’indietro come se con quel gesto anche le lacrime potessero rientrare nel disgraziato mare dei suoi occhi nocciola. Controlla il respiro e chiede a Yuri di aiutarla, di prendere il posto di Asami, Asami nuda dei suoi sentimenti, e rivolgersi a quell’uomo che la fronteggia muto con lo stesso scherno di cui solo Yuri è capace. Può fingere, certo che può! Chi meglio di lei può?!
-Come ti pare. Sei consapevole che il fatto che lei sia qui non ha nulla a che fare con te?! Lei è qui per Nana!-
Forse ora Nobu è pronto a ribattere ma lei non permetterà questo lusso. A lei ora i riflettori, a lei ora la scena madre.
- E poi tornerà da Takumi. Come darle torto, dopotutto. Un uomo è molto meglio di un moccioso che non sa fare altro che piangersi addosso. Un uomo che sa prendersi delle responsabilità è molto meglio di uno che fugge, si convince di essere la vittima e per passare il tempo inganna un’altra persona per sentirsi meno miserabile di quello che è. Non è certo stupida la moglie di Takumi!-

Ed ora che la rabbia infiamma lo sguardo di Nobu lei dovrebbe sentirsi vittoriosa; lo ha ferito, lo ha ferito terribilmente,  ne è consapevole e dovrebbe sentirsi appagata. Ma Asami ama Nobu. Lo ama per davvero, ama quella sua innocenza, quel suo sorridere nonostante tutto, quel suo dare incondizionato anche a coloro che non lo meritano.  E lo odia perché non le lascia possibilità, perché non accetta quell’amore che lei disperatamente avrebbe offerto senza remore. Era nato tutto come un gioco, è vero. Sedurre il biondino dei Blast, annientare la noia del dormitorio, flirtare con altri e stuzzicarlo. Ma Nobu era diverso. Nobu era un nuovo mondo che Asami, nel fittizio scenario della sua vita, non aveva mai conosciuto. Nobu era la possibilità di cambiare, la possibilità di essere migliore.
-Dì qualcosa maledizione!- urla nuovamente priva di difese e se la rabbia di Nobu si è trasformata in compassione questo lei non lo vuole vedere.
-Mi dispiace, Asami-
E quel mi dispiace è peggio di qualsiasi furioso litigio, un “mi dispiace” non lascia margine di speranza. Si volta Asami, allunga una mano verso la maniglia della porta con l’impeto di chi esce da un’uscita di sicurezza durante un incendio; tutto è così surreale e ovattato che riesce appena a sbatterla alle spalle e percorrere pochi metri del corridoio prima di abbandonarsi contro una parete.



Note: Dunque, so che forse in questo capitolo ci si sarebbe aspettati un proseguo del precedente ma ci tenevo che a questo punto anche la carta Asami venisse svelata.
Ovviamente non sappiamo nulla delle reali intenzioni della Yazawa riguardo questo personaggio ed il suo rapporto con Nobu, ma dato che nel presente Asami non ci viene mai mostrata tutto lascia intendere che le cose tra i due siano finite. Mi sembrava più logico fosse Nobu a interrompere la relazione dato che, visto anche l’ultimo numero del manga, è palese che sia innamorato di Hachi e che l’affetto provato per Asami non sia equiparabile. Mentre credo invece che Asami ami realmente Nobu, mi sembra piuttosto evidente ^^”. E qui ho voluto tirare un po’ le orecchie al biondino dei Blast proprio per quel messaggio che effettivamente nel manga scrive ma che poi perde reale valenza di fronte all’arrivo di Hachi. Asami è uno di quei personaggi che all’inizio non mi faceva né caldo né freddo ma poi, al pari di tutti gli altri personaggi della Yazawa, è uscita fuori la sua complessità e fragilità ed ho cambiato opinione. Mi è dispiaciuto insomma vederla soffrire.
Mi ero prefissata di fare un multi aggiornamento ma purtroppo non mi è stato possibile conto tuttavia di aggiornare in tempi brevi.
Grazie come sempre per il vostro prezioso sostegno.
A presto.

*Hiroshy Miyamoto è il protagonista maschile del manga Ballade Made Soba ni Ite, uno dei primi manga della Yazawa
* I koinobori sono quei pesci di carta tipici della festa dei bambini, dato che ipotizzo Ren sia nato il 5 maggio giorno della festa dei bambini, come Hachi sperava
* Bang Bang è una canzone di Nancy Sinatra

 

  
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