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Autore: lohan    07/07/2016    1 recensioni
[Etienne de Sancerre/Henri de Bar][Slash][Io vi ho avvisato]
"E’ un gioco, per lui, o forse un’altra sfida infantile: “Sei ancora troppo giovane per pensare di andare in giro a baciare ragazze!” gli hanno dietro, e quale smentita migliore che baciare Henri? Che non è una ragazza, ovviamente, ma ha i capelli così biondi e gli occhi azzurri così grandi e le labbra così rosa e morbide che quasi lo sembra."
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Etienne de Sancerre, Henri de Bar
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Terza parte! Non so quanto possa servire un'introduzione, spero solo che questa serie di scene stia piacendo a voi come è piaciuto a me scriverla.
Se avete voglia, lasciatemi un parere! 



Il loro secondo bacio li coglie quasi a tradimento: sono passati quattro anni da quell’assolato pomeriggio estivo e sia Etienne che Henri sono convinti di essersi lasciati alle spalle qualsiasi cosa sia stata quel moto di desiderio così fuori luogo.
Non ne hanno mai parlato, ma a che pro? Henri la definirebbe una ragazzata, indegna della sua preoccupazione, e ne allontanerebbe il pensiero con un sorriso sardonico; mentre Etienne rifiuterebbe anche solo di riconoscere quel bacio mancato come tale.
E poi, perché mai dovrebbero parlarne? Sono entrambi consapevoli che c’è stato qualcosa, e entrambi sanno anche che, per il loro stesso bene, devono lasciare quel qualcosa nel passato al quale appartiene.

Hanno entrambi ormai quasi vent’anni, e sono entrambi giovani uomini, forti e scattanti, pronti a servire Filippo Augusto e il trono di Francia con tutte le loro forze.
Al torneo danno tutti e due gran prova di se’, combattendo con abilità e onore contro gli altri cavalieri lì raccolti, e entrambi raggiungono le posizioni più alte nelle classifica.
Henri, in particolare, si distingue positivamente dando prova di un’eccezionale abilità guerriera, durante il suo ultimo scontro. Ed è proprio in seguito a questa sua prova che, come ricompensa, viene finalmente nominato cavaliere.
Tutti lo congratulano, tutti lo lodano, tutti lo ammirano e lui è lì, fiero, erto nel suo contegno, lo sguardo sicuro di chi sa di aver finalmente raggiunto il suo posto nel mondo.
E’ quello che ha sempre sognato per se’ stesso, in fondo: essere degno del nome del suo casato e servire fedelmente la corona di Francia per tutti gli anni che Dio gli avrebbe concesso di restare su questa terra.

Anche Etienne gli aveva fatto le sue congratulazioni, ovviamente: lo sguardo intenso e trattenuto, come se stesse sforzandosi per nascondere qualcosa anche a se’ stesso, Sancerre l’aveva raggiunto dopo la cerimonia e lo aveva abbracciato, rude; il suo respiro caldo contro l’orecchio era bastato a fargli venire i brividi all’interno dell’armatura – un’eccitazione subito repressa, cosi come represso fu il ricordo delle labbra dell’amico a un soffio dalle sue.
La mente di Henri era volata a quel pomeriggio d’estate, a quel bacio sfiorato, e alle innumerevoli volte in quegli anni in cui si era distratto ad osservare le labbra così invitanti di Etienne e il suo corpo trasformarsi da quello di un ragazzo a quello di un uomo.
“Grazie, Etienne” aveva risposto, imponendosi un contegno, sforzandosi di ancorarsi lì, al presente, e di dimenticare quello che non poteva avere – e che tantomeno avrebbe dovuto desiderare.

La mezzanotte è ormai passata da un pezzo quando Henri finalmente abbandona la sala principale del castello e la festa, ancora in pieno svolgimento, per dirigersi verso la sua tenda.
Non si accorge di essere seguito, perso com’è nei suoi pensieri e in un certo stupore alcolico, almeno finché Sancerre non allunga una mano per prendergli il polso e bloccarlo a metà di un passo, a soli pochi passi dall’entrata della sua tenda.
Anche Etienne ha bevuto, lo capisce subito: gli occhi scuri sono molto più sinceri del solito –sono anni che non li vede così trasparenti- e anche la rabbia sul suo viso è genuina, non edulcorata da strati e strati di convenzioni sociali e quel poco di autocontrollo che il moro si sforza solitamente di esercitare.
« Etienne…? » mormora, confuso, abbassando lo sguardo sulle dita che l’altro tiene ancora strette attorno al suo polso. «Che state facendo- » si sente spingere, Henri, e preso com’è alla sprovvista non può che assecondare la spinta, incespicando all’indietro fino ad oltrepassare l’entrata della tenda.
E Etienne è subito dietro di lui, fin troppo vicino: allunga una mano e afferra saldamente all’altezza del petto la tunica dal ricamo elaborato indossata dall’altro, lo attira e se’ e subito cerca le sue labbra, e Henri non ha nemmeno il tempo di respirare, sotto quell’assalto.
Esita solo un secondo, sapendo di doversi allontanare e di dover rompere quel bacio subito, senza esitazione. Sa che è sbagliato, e per così tante buone ragioni che ormai deve pure averne dimenticata qualcuna.
Ma forse l’ha dimenticato, o forse non gli è mai davvero importato, perché quello che fa invece è schiudere le labbra a quelle di Etienne e accoglierlo nella sua bocca, e l’istante in cui ricambia il bacio sente come se, improvvisamente, tutti i pezzi dell’universo prima in disordine trovassero finalmente il loro posto.

Si baciano a lungo, tutti e due troppo ebbri di vino e l’uno dell’altro per rendersi conto del peccato che stanno commettendo, e in quei baci, aggressivi ed esigenti come Etienne stesso, Henri legge tutto ciò che l’amico gli ha sempre tenuto taciuto: la gelosia, la confusione, la rabbia… l’affetto e il desiderio.
Sancerre era sempre stato geloso di Henri, della sua calma, della sua abilità, della sua maturità. E la gelosia –che aveva finalmente raggiunto il suo apice nel vederlo diventare cavaliere prima di lui, lasciandolo così indietro, semplice scudiero-  nutriva la rabbia, e la rabbia cresceva nel suo cuore mista alla confusione che provava tutte le volte che, posando lo sguardo su Henri, sentiva il cuore fargli le capriole nel petto.
«Sancerre…» mormora de Bar alla fine, dopo non sa nemmeno lui quanto. Un minuto? Un’ora? La notte intera era forse trascorsa, senza che se ne rendessero conto…?
Etienne lo sente e si ferma, separandosi quel tanto che basta per poter vedere il viso dell’altro.
Restano in silenzio a lungo, nella penombra della tenda, e ad ogni secondo che passa la possibilità di parlare e di spiegarsi l’uno con l’altro svanisce un po’ di più.

Alla fine è Etienne che parla per primo, gli occhi che scivolano verso il basso nel realizzare che qualsiasi cosa ci sia, tra di loro, è destinata a terminare quella notte stessa. Per il loro stesso bene; perché quel peccato che stanno condividendo deve terminare quella notte stessa; perché se non smettono ora, Etienne sa che non riuscirà a smettere dopo.

«Basta con questa pazzia, Henri.» mormora dunque Sancerre, lasciandolo andare e facendo qualche passo indietro. Il suo tono è basso ma deciso, ed è il tono di chi ha già preso una decisione per entrambi.
E Henri non può fa altro che osservare Etienne allontanarsi, consapevole che ha ragione, e consapevole anche che non riusciranno mai a tener fede a quelle parole.
   
 
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