Anime & Manga > Durarara!!
Segui la storia  |       
Autore: neverenough    14/07/2016    3 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note pre-capitolo


Vi chiedo umilmente di non ammazzarmi. Sono solo con un giorno di ritardo perché ho dovuto modificare la parte finale di questo capitolo che non mi convinceva e, a essere sinceri, non mi convince ancora adesso.
Alcune cose “mediche” che leggerete qui le ho scritte secondo le mie poche conoscenze e alcune ricerche che feci tempo fa’. Non prendetelo come verità assoluta, in quanto non so se sia possibile ciò che ho descritto. Nella mia ignoranza mi sono dovuta adattare, per dire.
Non ho molto da dire. Probabilmente da questo capitolo in poi mancano solo... 4 capitoli? Sì, penso di sì.
Il prossimo conto di pubblicarlo di nuovo entro dieci giorni, ma non lo assicuro. Ho scritto una parte più e più volte e sembra che sia andata peggiorando al posto di diventare come me la sono immaginata all’inizio. Una persona saggia mi ha detto che è meglio aspettare più tempo per fare una cosa ottima che andare di fretta e pubblicare una cosa arrangiata. Sì, è una persona molto saggia <3
Chiudo qui! Spero vi piaccia il capitolo!
Buona lettura!

Yogurt




Capitolo 16


La corsa fino a casa di Shinra è breve, anche troppo per i gusti di Shizuo. Quando si è svegliato dall’incubo, scosso da Vorona, era convinto che fosse ancora notte inoltrata. Si è ricreduto solo quando ha visto l’orario. Le otto erano passate da qualche minuto, ma il cielo burrascoso, minaccioso di tempeste, ha reso la stanza più scura del dovuto, traendolo in inganno.
Vorona è al suo fianco mentre sale le scale del palazzo di Shinra. Ha una brutta sensazione e inizia a pensare che i suoi incubi si siano confusi con la realtà. Tutto si sta svolgendo troppo velocemente, come se alcune fasi fossero saltate e lui si è trovato contemporaneamente in posti diversi che non aveva idea di poter raggiungere in un battito di ciglia. Eppure lo sa: non è un incubo. Il suo cuore martellante non è solo nelle orecchie o sul collo. Il petto gli fa’ male e quel fetore lo persegue, al punto da diventare così familiare che non potrebbe pensare di sbarazzarsene. Perché se sparisce, può voler dire solo una cosa. E non si sente pronto per quella cosa.
L’aria sembra bruciare i polmoni mentre aspettano che qualcuno apra la porta che li porterà a conoscenza di quella cosa che li ha spinti a correre per raggiungere quel punto.
Celty li accoglie, senza però il suo fedele PDA ad accompagnare la loro entrata. Indica semplicemente il soggiorno e Shizuo non aspetta altro: si dirige lì e vi trova Shinra, seduto ai piedi del divano, con le ginocchia piegate vicino al petto e una mano a tenergli la fronte. La presa attorno ai capelli sembra dolorosa.
Prima di rivolgergli la parola, Shizuo si ferma un secondo per guardare l’appartamento. Sembra sia passato un uragano: ci sono dei cocci di vetro per terra e del liquido arancione macchia il parquet vicino all’isola della cucina; diversi libri sono a terra e fogli stropicciati sono sparsi da tutte le parti. C’è anche una sedia rotta vicino a una finestra che mostra una rottura in un certo punto. Sembra proprio esserci stata una violenta discussione qui dentro, ma Shizuo dubita che sia avvenuta tra Celty e Shinra.
– Che cos’è successo? – chiede infine, guardando l’amico ancora raggomitolato su se stesso.
– Izaya – risponde questi. La voce è roca di chi ha urlato a lungo, ma non vi è esitazione o tracce di panico e tremolii. Nemmeno rassegnazione, solo una cruda freddezza che raggela Shizuo.
Senza pensarci, si precipita nella stanza dove giace il moro. Lo stomaco è stretto in una morsa dolorosa e il terrore di non trovarlo lì lo rende vulnerabile. Non sa cosa aspettarsi quando varca quella porta e non riesce a capire quando vede che nulla è cambiato: Izaya è disteso nel suo letto e tutti i macchinari cui è attaccato funzionano regolarmente, come si è abituato a vederli funzionare dopo il tempo trascorso lì. Sembra tutto come sempre, allora cosa c’è che non va? Perché il fetore persiste e non si sente rilassato dopo averlo visto disteso nel letto come il solito?
Scruta per un attimo il volto smagrito e una qualche assurda speranza gli fa pensare che si sia svegliato, che sia lì a fissarlo con quegli occhi castani che presentano delle sfumature di rosso in occasioni particolari. Ma tutte le speranze sono illusioni, e ogni illusione è una cruda realtà. Izaya sta ancora dormendo, probabilmente immerso in un’illusione da cui non avrà mai le capacità di uscire.
Shizuo si lascia andare a un grugnito per la frustrazione e per la rabbia che inizia a circolare nelle vene. Non capisce cosa sta succedendo e vuole saperlo immediatamente. Si dirige di nuovo in soggiorno. Shinra è ancora in quella stupida posizione, ma questa volta gli occhi sono puntati sul volto di Shizuo. – Cos’hai visto, Shizuo-kun? – chiede. Nessun’emozione, nessuna incrinatura, nessuna felicità. Il biondo sta iniziando a odiare l’illeggibilità del Dottore.
– Niente diverso dal normale – risponde, stringendo i pugni e cercando di tranquillizzarsi.
– Le ferite peggiori sono quelle che non si vedono – risponde Shinra, spostando gli occhi da Shizuo e puntandoli sul pavimento, in un punto che solo lui sa quale sia.
– Shinra... che sta succedendo? – ringhia ancora Shizuo.
Celty sembra avere un tremito e, esitante, si avvicina a Shinra, inginocchiandosi al suo fianco e poggiandogli una mano sulla spalla. Questi sussulta, la guarda per un secondo e poi sospira. Guarda di nuovo Shizuo, questa volta senza celare il proprio dolore. – Ieri sera, verso le diciannove e trenta, il computer ha rilevato un aumento dell’attività celebrale in Izaya per un breve momento. Ho chiamato mio padre, perché un miglioramento poteva aiutarci a portarlo fuori dal coma. Siamo stati tutta la notte a monitorare in continuazione per non perdere qualsiasi chance per svegliarlo dal coma. Tuttavia... – Shinra sposta lo sguardo sulle proprie mani, che tremano non appena lasciano la superficie solida delle ginocchia. – Ci sono stati degli... scatti, in cui l’attività celebrale migliorava. Sono stati diversi e sono tutti durati troppo pochi. Poi... – Shizuo ascolta con il cuore in gola e il respiro mozzato. Ha paura di sentire cosa verrà detto tra meno di due secondi, ma non vuole sottrarsi. – Poi sono terminate del tutto – spiega Shinra. Sposta gli occhi lucidi sul biondo, che si sente ancora più inchiodato al pavimento. – Arrivati a questo punto, non c’è più nulla da fare. Izaya è solo un vegetale, un corpo che vive solo grazie alle macchine. – Lacrime scorrono lungo le guance del Dottore. – Non c’è più speranza, Shizuo. Dovremo staccare la spina.
Shizuo resta paralizzato, senza sapere come muoversi o cosa dire. È anche convinto di aver capito male, ma le sue orecchie hanno sentito esattamente le stesse parole che il suo cervello fatica a elaborare. Izaya è un vegetale. Non c’è più speranza. Staccare la spina.
Quando finalmente riesce a capire tutto, inizia a pensare che questo sia solo un sogno. – Non è possibile – dice, arretrando di diversi passi, sino a trovarsi un muro alle spalle. – Izaya è...
– Un corpo vuoto – dice Shinra, senza più trattenere i singhiozzi. – Mi dispiace Shizuo, non posso fare niente. Io... non posso fare nulla per salvarlo... Ho... fallito...
– No... – Shizuo arretra ancora, stordito. – Non è... vero...
– Ho fallito! – urla arrabbiato il padrone di casa, in una chiara richiesta di aiuto da quella disperazione. – Izaya non potrà mai più aprire gli occhi! – urla ancora.
Shizuo resta immobile per diversi secondi poi, senza dire più niente, si precipita fuori dall’appartamento, sbattendo la porta.
Vorona si volta, pronta a inseguirlo, ma Shinra la blocca. – Lascialo andare da solo – dice, la voce tremolante e roca. – Ha bisogno di schiarirsi le idee. E probabilmente ha qualcosa che deve fare. Mettersi sulla sua strada non è consigliato.

Shizuo è come disconnesso dal mondo. È consapevole del cielo tempestoso e dei tuoni che minacciano; è consapevole che i suoi piedi lo stanno portando da qualche parte; è consapevole persino delle spallate che riceve e restituisce a sua volta da passanti inconsapevoli. Tuttavia non sente nulla e non riesce a elaborare quanto detto da Shinra. Non crede possa essere vero, nonostante conosca bene la destinazione dei propri piedi. Non prova dolore. No, quello che prova nei confronti del suo peggior nemico non è dolore o tristezza. Quella è rabbia. Perché lui non conosce un modo migliore per sfogare i propri sentimenti. Fin da bambino, quando non riuscendo a esprimere la delusione verso lo yogurt che aveva conservato ma che suo fratello si era mangiato senza remora, aveva tentato di lanciargli dietro il frigorifero, rompendosi tutte le ossa. Fin da quando aveva quasi rotto il braccio a un piccolo Shinra che lo importunava per dissezionarlo, ignorando il suo conflitto interiore. Fin da quando aveva fatto male a quella signora che gli offriva sempre il latte, nel tentativo di proteggerla. E così è andato avanti: sa cos’è la gioia; apprezza l’affetto che i suoi cari e gli amici gli hanno sempre regalato; sa cos’è l’amore. Conosce per bene tutti i sentimenti positivi che l’hanno sempre coinvolto, ma tutti gli altri sono un po’ sconosciuti a lui: non sa cos’è la paura, e quando si sente minacciato e dovrebbe averne, la sua rabbia esplode; non sa cosa vuol dire delusione, perché ogni volta che quel sentimento di affacciava su di lui, la rabbia divampava e andava a cercare la sua preda prediletta, il suo nemico per eccellenza. Ricorda ancora quando, ormai prossimo al diploma, aveva preso il coraggio per dichiararsi a una compagna della sua età. Aveva avuto un rifiuto ma non c’era stato tempo per la delusione: Izaya aveva ascoltato tutto e non aveva esitato a ridergli in faccia per la sua sfiga con le donne. Era finita in una rincorsa, con metà segnaletica di Ikebukuro sradicata e diversi lividi e tagli sui corpi dei due concorrenti. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quella volta gli fu riconoscente, poiché riuscì a non pensare a quel rifiuto e alla fine non ci aveva più pensato. Il suo unico obiettivo era ucciderlo.
Voleva ucciderlo? Ovvio. Vuole ancora ucciderlo. Ma non riesce a gioire di quella disgrazia che gli è capitata. Perché nessuno merita una fine del genere. Nemmeno per la più assurda delle vendette. E quella vendetta è diretta a lui, che è del tutto illeso in quell’assurda situazione.
La rabbia aumenta in Shizuo, finché non inizia a correre. La sua meta è prevedile, chiunque potrebbe corrergli dietro e fermarlo dai suoi propositi. Propositi di cui non è del tutto certo. Propositi che teme.
Ebbene sì, Shizuo vuole parlare con Kuromo. Vuole sapere chi è. Vuole sapere come fa a conoscerlo. Vuole sapere perché. Vuole sapere il motivo di quella pazzia. Shizuo vuole la verità.
Ricorda bene il tragitto che porta a una delle tante sedi dell’awakusu: è un vecchio magazzino con un ampio seminterrato, controllato a distanza. È un luogo di lavoro che realtà svolge un altro compito. Infatti, mentre attraversa la grande porta dell’ingresso, ci sono diverse persone che stanno lavorando vicino ad alcuni macchinari. Shizuo non sa cosa producano lì, né gli interessa. Nota però che, nonostante molti si fermino per alcuni secondi per lanciargli un’occhiata, nessuno osa fermarlo. Forse è l’aurea minacciosa che lo circonda, forse la paura causata dalla sua fama, forse qualche altra forza di cui non è a conoscenza: nessuno osa mettersi sulla sua strada e Shizuo prosegue indisturbato. Arriva davanti alla porta che conduce ai seminterrati e si ferma per qualche minuto solo per lanciare uno sguardo intimidatorio alle due persone che stanno sorvegliando quell’entrata. Tuttavia nemmeno loro sembrano intenzionati a bloccarlo, così uno dei due apre la porta e gli fa’ segno di seguirlo mentre scende le scale, iniziando a muoversi nel buio di quel luogo. È la seconda volta che il biondo mette piede lì, e non può far a meno di pensare di nuovo a quanto sembri una prigione: è un seminterrato ben tenuto, ma allo stesso tempo squallido; vi sono diverse porte che non hanno una maniglia, ma solo una serratura e sono di ferro, con una piccola finestrella trasparente in alto e un piccolo buco in basso. La prima volta che ci è stato, Shizuo si è sentito in trappola e uno strano terrore ha affondato le radici in lui. Si è chiesto se Izaya, durante i giorni di prigionia, si fosse sentito così, in trappola in quel soffocante buio; perso il quel nulla che si apriva davanti agli occhi. Quei pensieri riportarono a lui il fetore, e si è dovuto appoggiare qualche secondo a Celty per tranquillizzarsi e capire che erano lì solo per assicurarsi che Kuromo era vivo e che la yakuza, in particolare quel tizio di nome Shiki, si sarebbero presi ‘cura’ di lui, assicurando che non gli avrebbero fatto nulla almeno ché non fosse una loro specifica richiesta. E anche se avesse tentato di scappare o qualcuno avesse provato ad aiutarlo, sarebbe stato tutto inutile. Nessuno fuggiva da quel luogo. Shizuo non aveva proferito parola, volendo con tutto se stesso uscire di nuovo all’aria aperta e respirare a pieni polmoni prima che il fetore lo divorasse.
Ma questa volta le cose sono ben diverse: il biondo trova quel buio quasi rassicurante, un modo per nascondere la propria agitazione; il fetore l’ha portato lì, perché questo è il posto in cui deve essere. Non sa come, non sa perché, ma ne è certo.
Il tizio lo accompagna fino alla designata porta, una tra le ultime in fondo al seminterrato, prima che questi svolti. Shizuo ha l’impressione che l’ubicazione di Kuromo sia stata cambiata, ma non se ne cura. Semplicemente entra nella cella immersa nel buio; poco dopo, il neon di una lampadina obsoleta rilascia una luce giallognola, abbastanza fastidiosa ma utile per illuminare e per rendere ancora più inquietante il luogo.
Prima che Shizuo possa vedere Kuromo, sente la sua risata. È in un angolo della stanza, seduto su una brandina di fortuna e con le spalle poggiate al muro. – Guarda guarda chi si è degnato di farmi visita – dice mentre il tizio che ha accompagnato Shizuo chiude la porta alle sue spalle. – Qual buon vento ti porta da un vecchio in prigione come me? Oh! – Si finge sorpreso, mentre il suo volto si fa’ più luminoso e più tetro. – Ha finalmente tirato le cuoia quell’informatore da strapazzo?
Shizuo non risponde, fissando in silenzio l’uomo. L’aura oscura intorno a lui non è cambiata, tuttavia sembra tenere tranquillamente sotto controllo la propria rabbia. Non sa nemmeno lui come fa’, ma molto probabilmente è solo un’impressione. È risaputo che una bomba a orologeria è destinata a scoppiare alla fine del tempo. E il tempo scorre: ne rimane sempre di meno.
Il silenzio prolungato del visitatore inaspettato fa ridere Kuromo, che mostra ancora una volta la contorta natura da cui è afflitto. – Quindi ha davvero tirato le cuoia! – dice tra una risata e l’altra, mantenendosi la pancia. – E toglimi una curiosità – continua, smettendo di ridere e guardandolo in maniera seria questa volta. – Tu come ti senti?
Shizuo ancora non si muove: lo fissa con risoluta calma e insistenza. È chiaro che quell’uomo sta tentando di provocarlo e lui non ha intenzione di dargli corda. Piuttosto è curioso di vedere fino a dove ha intenzione di spingersi.
– Mi ha fatto divertire molto quel moccioso. – Sposta lo sguardo, fissando gli occhi sulla parete accanto a Shizuo. Sembra quasi pensare a qualcosa di nostalgico mentre il sorriso contorto non è ancora svanito. – Sapevi che l’uomo ha più perversioni violente di quanto si possa immaginare? Sapevi che una persona disperata può piegarsi a qualsiasi tipo di volere? Ed è bello veder spezzare lentamente un oggetto, al punto di non aver più idea di quando smetterà di rompersi e si spezzerà completamente. – Ride, fermandosi per qualche secondo dal proprio monologo. – Quando lo sentivo urlare di dolore, mi si accapponava la pelle. All’inizio ha cercato di non darmi questa soddisfazione, ma dopo un po’ non ha potuto fare più nulla. Tremava, urlava, sveniva. Era esilarante! – Ride ancora, questa volta più sonoramente, finendo per tossire diverse volte. Alza gli occhi su Shizuo, ancora fermo nella stessa posizione rigida. Kuromo lo osserva attentamente e non nasconde il proprio compiacimento. Cosa gli passa per la testa resta un mistero. – Sai quando ho iniziato a capire che era vicino alla fine? Quando urlava solo inizialmente e poi, più lo scuotevo, più diventava impassibile. Non provava più dolore, ed io ho deciso che era l’ora di dargli il colpo finale, l’umiliazione peggiore di tutte!
Shizuo s’irrigidisce, se possibile, ancora di più. I muscoli si contraggono automaticamente: i pugni si serrano, la mascella ha un movimento di stizza e il sopracciglio destro di arcua verso l’alto. Vorrebbe spezzare qualcosa, ma alcuni dubbi lo assalgono. Ricorda vagamente le parole di Shinra quando lo informò per la prima volta delle condizioni cruciali di Izaya, e anche successivamente il Dottore non aveva avuto scrupoli nel parlargli delle tante torture che il suo peggior nemico aveva subito. Ma vi era, in ogni caso, un argomento tabù che qualche volta gli aveva accennato. “Izaya è sempre stato un tipo orgoglioso” aveva commentato Celty, mentre Shinra s’interrompeva mortificato per aver parlato troppo. “Ed era anche una persona astuta ma debole” aveva continuato poi. “Non so se sarà mai in grado di superare una cosa del genere...”
Shizuo si sente scosso da un brivido, mentre le parole di quella conversazione tornano vivide nella sua mente e mentre spera che Shinra avesse torto quando ne parlava. Dopotutto non ne era sicuro: c’erano infiniti modi per ferire qualsiasi parte del corpo. Erano solo supposizioni.
– Quando ho capito che nulla più funzionava su di lui e che gli avevo tolto qualsiasi cosa, ho deciso di rubargli la dignità di uomo – dice Kuromo, portando alla realtà Shizuo e rispondendo a domande implicite che il biondo non vuole ascoltare. – Me lo sono scopato quando era allo stremo delle forze ma ancora abbastanza cosciente da poter sostenere una conversazione. Dovevi sentire le urla che ha lanciato, come se si sentisse dilaniato all’interno, e sinceramente penso sia stato proprio così! – Ride alle sue stesse parole, senza nascondere il compiacimento per lo shock e l’indignazione di Shizuo. – Come ciliegina sulla torta, l’ho costretto a pregarmi di continuare e a invocare il tuo nome durante l’amplesso! Dovevi sentirlo! È stata la miglior scopata della mia vita – e ride di nuovo in maniera rumorosa.
Shizuo è paralizzato. Non crede alle proprie orecchie e gli ci vuole qualche secondo per metabolizzare quanto quel disgustoso uomo ha detto. Non è possibile: Izaya è stato anche stuprato. E quel mostro l’ha costretto a urlare il nome del proprio peggior nemico per abbatterlo ancora di più. – Come hai potuto... RAZZA DI BASTARDO! – Kuromo ha premuto il pulsante giusto per portarlo al limite, al punto in cui Shizuo non è più in grado di controllarsi. Prima che se ne renda conto, il collo dell’uomo è già spezzato.

“Qual è la terza fase?”
– La terza fase è quella che mi preoccupa di più. È chiamato lue, Miasma distruttivo. Secondo quello che ho letto, si manifesta con la disfunzione, l’erosione o la necrosi degli organi, corrispondente ad aggressività e atteggiamento violento. Non so bene a cosa sia riferito, ma se porta alla violenza, i risultati diventano ancora più imprevedibili con Shizuo. Sto già facendo di tutto per arginare i danni, ma non so fino a che punto quello che ho fatto possa servire.

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Durarara!! / Vai alla pagina dell'autore: neverenough