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Autore: Alpha Hydrae    16/07/2016    1 recensioni
Esattamente quarantacinque minuti dopo, il clacson suonò due volte fuori casa di Tony, che prese in braccio i bagagli e raggiunse l'amico sul marciapiede; questi lo osservò per pochi secondi per poi esclamare «Serio? È un weekend!»
«Non si sa mai», rispose prontamente lui nell'infilare in macchina una canna da pesca e gli stradari di mezza Europa.
// Fanfiction ispirata a Thelma & Louise.
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con, Violenza
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«With your feet on the air, your head on the ground!», Tony cantava a squarciagola, ora che avevano incontrato una strada deserta. La sua maglietta gli svolazzava addosso come una bandiera secondo i capricci del vento, sotto il debole sole dell'alba. A braccia aperte, respirò a pieni polmoni. «Svizzera, quindi?»
«Hai altre opzioni?», Steve diminuì leggermente il volume della radio, accennando un sorriso nel notare la contentezza di Tony. Era il primo momento di rilassatezza dopo quello che era successo.

Si erano difesi. C'era tutto tranne il senso di colpa in loro, ormai. Era però presente un terrore che gravava sulle loro spalle, che appesantiva l'aria in quelle ore: non si trattava più di una breve vacanza, bensì di una fuga definitiva. Il futuro era incerto, ma cercavano di vedere il tutto sotto un punto di vista positivo: la vita che avevano alle spalle non gli era mai piaciuta; ora avevano l'opportunità di ricostruire tutto.
«Quanti soldi abbiamo?», i capelli biondi e morbidi venivano tirati indietro dalla brezza, che li plasmava ad ogni folata.
Tony aprì il portafoglio, estrasse tutti i soldi che c'erano e prese a contarli. «61 eu-» e una banconota da venti gli sfuggì dalle mani. «41 euro».

«Facciamo un salto a Parigi».
«Bucky?», Tony lo guardò con fare malizioso.
Steve annuì. «Bucky», e gli arrivò una potente pacca sulla spalla.

«Sapevo che sareste tornati insieme».
«Non gioire, non è tutto così roseo». In effetti non lo era. La coppia era separata da decine di kilometri di distanza. Una vecchia scelta di lavoro, ma subdolamente anche una scelta sentimentale. Si volevano bene, si attraevano, ma un passato difficile li univa come li divideva.

«Cosa siamo, Steve?», si chiese a voce alta il più giovane. Si diresse poi esplicitamente all'altro, dopo che questi aveva aggrottato le sopracciglia sotto gli occhiali da sole. «Cosa siamo? Criminali? Eroi? Fuggiaschi?»
Steve sollevò un angolo delle labbra. «Penso che siamo tutte queste cose».
Tony annuì, poi il suo sguardo si fermò interessato su una figura ferma al lato della strada: era un giovane che faceva l'autostop. «Fermati, dai!»
«Oh, sul serio?». Steve accostò avvicinandosi a quel ragazzino sorridente. «Ehi! Dove vai?»
«Parigi, signore!», rispose quello gioviale. Allungò poi una mano verso di loro. «Mi chiamo Peter!»
Tony rideva sotto i baffi. «Ti ha chiamato “signore”», disse dando un'altra pacca alla spalla di Steve, per poi stringere la mano del giovane. «Piacere mio, Peter. Salta su!».

 

Parigi era fredda in primavera. Boulevard Montmartre ruggiva di traffico, le caratteristiche boulangerie avevano file di persone al loro interno, il sole mattutino colorava la Basilica del Sacro Cuore che svettava imponente in cima alla collina.

Dopo aver congedato Peter, Tony rimase in macchina, mentre Steve entrò nell'hotel. Era piccolo e sporco, quasi senza finestre.

«Qui», disse una voce profonda alle sue spalle. Si voltò: in felpa e cappellino da baseball, Bucky appariva dimesso – la barba appena incolta, le sue solite occhiaie. Si rivolsero un piccolo sorriso, per poi avvicinarsi e baciarsi dolcemente.

«È passato un po' di tempo», la voce flebile del ragazzo sembrava sollevata. «Tieni». Mise tra le mani di Steve una busta da lettere rigonfia di banconote. Questi sorrise ancora, posando una mano sulla spalla dell'ex-compagno. «Non so come ringraziarti».

 

Tony e Steve prenotarono una stanza per una notte, nascosero i soldi in un comodino e si separarono. Il primo rimase in stanza, lamentando la stanchezza del viaggio. Il secondo andò nella camera di Bucky.

Non passò molto tempo prima che qualcuno bussasse alla stanza di Tony. “Noi non conosciamo nessuno”, aveva detto Steve, “Non aprire a nessuno”. Ma la curiosità era forte. «Sì?»
«Peter!», annunciò il ragazzo dall'altra parte.

 

La polizia era ormai giunta a casa Banner-Stark. Nella speranza di ritrovare il suo compagno, Bruce aveva confermato o smentito ogni dettaglio dell'ispettore per guidarlo sulla strada giusta. Intercettati i telefoni, attesero tutti con impazienza.

 

Il giorno dopo, Steve e Bucky andarono a fare colazione in un piccolo bar della zona.

Steve sorseggiava il suo caffè con fare tranquillo.
«Mi dici cosa è successo?», chiese l'altro.

«Non importa»; il tintinnio della tazza posata sul suo piattino.

Bucky annuì. Non voleva indagare oltre: sapeva che quando Steve prendeva una decisione, era inamovibile. Accostarono i loro visi, le loro labbra si sfiorarono una prima volta con leggerezza e poi si baciarono con passione. In qualche modo sapevano che quella sarebbe stata l'ultima volta, e se la godettero. Quella lingua era per l'altro la prima che avesse mai lambito, ma era ora di lasciarsi andare.
Quando Bucky se ne andò, Steve era sereno. Tony arrivò allegro al tavolo e gli si sedette davanti, ordinando del caffè. «Sei strano», notò il biondo.
«Indovina chi è tornato da me ieri sera mentre tu facevi il romantico all'antica con quello lì». Quasi saltellava sulla sedia. «Peter».
«E?», il viso di Steve sembrava illuminarsi per la gioia dell'amico.
«Erano anni che non scopavo così».
«Sono contento per te, finalmente», disse poggiando una mano sulla spalla di Tony con un largo sorriso. «Ora dov'è?»
«In camera, sta dormendo»
«Cosa?!». Il viso di Steve si oscurò d'un colpo. «L'hai lasciato solo con i soldi?»
Tony fissò per qualche secondo il tavolo mentre l'altro correva via. «Merda». 

  
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