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Autore: Kind_of_Magic    17/07/2016    1 recensioni
«Smettila» disse Wanda.
«Di fare cosa?» gli occhi di Loki lampeggiavano di divertimento «Di bloccare la tua mente? Vuoi davvero sapere cosa penso? Basta chiedere, te lo dico io: penso che non siamo così diversi come credi tu»
«Non è vero»

[Post AoU] [Clint/Natasha] [Wanda/Visione] [Loki/Bucky] [accenni a Steve/Bucky]
Un essere misterioso noto come K dichiara guerra ai Vendicatori e la squadra non si tira certo indietro. Questa volta, però, sembra che i loro metodi stiano varcando il limite.
Nick Fury si vedrà costretto a fronteggiare una situazione che non aveva calcolato: come difendere la Terra dai suoi Vendicatori?
Così, mentre Quicksilver si riprende dal coma, Loki cerca di capire perché la realtà sembri sul punto di andare a pezzi e la dottoressa Kim lavora su un progetto che le è stato ispirato da un sogno, il colonnello dovrà assemblare un nuovo team.
Nel frattempo, però, bisognerà scoprire cosa ha trasformato i Vendicatori in dei randagi, cosa li ha fatti deviare dall'obiettivo.
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Pietro Maximoff/Quicksilver, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ogni giorno una tastiera si sveglia e sa che sarà maltrattata da uno scrittore incapace.
Mentre tu stai comodamente seduto davanti al tuo computer a leggere fan-fiction, c'è una tastiera che soffre.
Ognuno di noi può fare qualcosa per aiutarla.
Puoi dire a quello scrittore che è incapace, o incoraggiarne un altro perchè non lo è.
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Non berrò

Non posso bere questa sera,
la mia mente è già offuscata,
il mio pensiero non è lucido
e non ho una goccia di alcol in corpo.
 
Perché questa sera sto pensando a te
e sto cercando una risposta.
Non ho dubbi, troppe certezze
che non posso cambiare.
E non posso bere questa sera
e questa sera non berrò
 
Non posso bere questa sera,
sto cercando di ragionare.
provo a pensare a qualcos’altro,
ma è tutto inutile.
 
Perché questa sera sto pensando a te,
anche se cerco di impedirmelo.
Dovrei parlarti, dovrei evitarti,
dovrei ubriacarmi e dimenticare,
ma non posso bere questa sera
e questa sera non berrò.
 
Il Signore degli Inganni non poteva bere quella sera. Avrebbe tanto voluto farlo, concedersi un bicchiere, poi un altro e un altro ancora, finché il mondo là fuori non fosse stato altro che nebbia e un volto dai contorni sfumati da qualche parte nella sua memoria. Eppure sentiva di non potere, come se qualcuno gliel’avesse vietato categoricamente. Perché doveva concludere una cosa, come continuava a ripetere a se stesso da tempo, anche se non aveva ancora trovato il coraggio di farlo. Erano stati lunghi giorni, senza nulla da fare se non aspettare e pensare a ciò che era successo, ciò che aveva detto. A nessuno dovrebbe essere concesso tanto tempo per riflettere sulle proprie azioni quanto ne aveva avuto lui, si disse. Doveva farla finita con quella storia. Aveva altro a cui pensare, non poteva lasciarsi distrarre da una sola persona. Neanche se quella persona era James.
Discese dal Bifrost poco distante dalla porta della casa del Soldato d’Inverno e sentì le gambe cedere appena, mentre il suo corpo scaricava il peso su di loro. Era quasi certo che non si trattasse di alcuna forza esterna, come la gravità, a meno che non si considerasse James come una forza esterna. Loki preferiva considerarla più come una cosa interna, intima.
Mentre cercava di raccogliere il coraggio necessario a percorrere quei pochi metri e bussare alla porta, si ritrovò ancora a pensare a che cosa gli stava succedendo, come se non avesse già sviscerato l’argomento a sufficienza durante i giorni passati. C’era qualcosa in James che lo aveva colpito fin dalla prima volta che gli aveva parlato in quel locale con un nome davvero fuori luogo. Aveva visto in lui una parte di sé, quella che nessuno aveva mai conosciuto. La Terra aveva visto il Signore degli Inganni spietato, invasore e vendicativo, Asgard nei tempi andati poteva raccontare del principe Loki, che lottava assieme a Thor, Sif e i Tre Guerrieri per mantenere l’ordine nei Nove Mondi, ma nessuno aveva mai compreso veramente la sua essenza.
Quella stessa essenza che aveva vista riflessa negli occhi azzurri di quel soldato caduto. Lo aveva colpito fin da subito, perché era la prima volta che vedeva una natura simile trasparire senza maschere. Nella propria vita, aveva sempre cercato di nascondersi allo sguardo degli altri, di dare una qualunque impressione purché fosse diversa da quella reale. A James non importava. Aveva lo sguardo di chi ha perso gli altri e, soprattutto, se stesso a un livello tale che non gli interessa che cosa pensi di lui il mondo circostante.
Loki aveva provato quasi paura, all’inizio. Quando aveva fatto quella battuta su Steve Rogers, che gli era sembrata così innocente, aveva visto negli occhi dell’uomo che aveva di fronte una mescolanza di sentimenti negativi eccessiva perfino per il Signore degli Inganni. Rabbia. Paura. Dolore. Nostalgia. Odio. Aveva temuto che James potesse colpirlo, per un attimo si era detto che l’avrebbe sicuramente ucciso e lasciato lì per strada come una delle tante rapine finite male, invece se n’era semplicemente andato. Era stato in quel momento che si era reso conto che sentiva qualcosa di strano verso di lui. L’aveva capito quando aveva realizzato che nell’istante in cui era certo che il Soldato d’Inverno stesse per ucciderlo non aveva provato paura. No, non era paura quella, era compassione per un uomo spezzato. Compassione e un po’ di fastidio perché era bastato nominare Capitan America per far sprofondare James in quello scuro cocktail di emozioni.
Solo qualche ora dopo si era detto che non avrebbe dovuto provare compassione, non era da lui, eppure in qualche modo gli sembrava l’unica cosa possibile. Quell’uomo era troppo simile alla parte di sé che il Signore degli Inganni continuava a cercare di nascondere anche a se stesso, per non lasciare un segno nella sua memoria. James aveva un disperato bisogno di aiuto, ma si era aggrappato troppe volte a ramoscelli instabili per poter ancora credere che ci fosse qualcuno in grado di tirarlo fuori dal baratro.
Allo stesso modo, anche Loki aveva bisogno di qualcuno. Qualcuno che non fosse perfetto, che non lo facesse sentire diverso, che non lo guardasse come un mostro, che capisse tutto ciò che aveva passato. Aveva bisogno di James. Ma non poteva averlo. James gliel’aveva fatto capire con i gesti più ancora che con le parole. Aveva scostato il viso, fuggendo il suo tocco, aveva chiuso gli occhi come per estraniarsi da quella situazione. Loki voleva comunque parlargli, fargli sapere come si sentiva. Per una volta nella sua vita, voleva essere completamente sincero con qualcuno.
 
Bucky non aveva mai saputo disegnare, non bene quanto Steve, comunque. Guardare Steve disegnare lo aveva sempre fatto pensare a qualcosa di rilassante, quasi di inconscio, come se l’altro non stesse neanche prestando attenzione a ciò che stava facendo. Invece evidentemente ne prestava eccome, visto che poi venivano fuori delle immagini spettacolari. Bucky si era sempre sentito goffo nel disegnare, come se la matita tenuta in mano da lui avesse espresso fermamente la propria disapprovazione nei confronti di ciò che lui aveva intenzione di fare.
In quel momento, l’uomo che ormai non era più Bucky per nessuno avrebbe disperatamente voluto saper disegnare, perché aveva bisogno di qualcosa che potesse comunicare direttamente con la parte non cosciente di lui e dargli un po’ di tregua da quei pensieri che avevano la chiara intenzione di fargli esplodere la testa. Certo, disegnare non era l’unica possibilità, ma era stata la prima cosa che gli era venuta in mente, insieme al ricordo di Steve con la matita in mano, il sorriso appena accennato sulle labbra, come quando si dorme e si sta facendo un bel sogno, gli occhi bassi sul disegno ma con un frammento di azzurro ancora visibile.
Sicuramente non aveva pensato al disegno o a Steve per puro caso, si era trattata di una catena di immagini nella sua testa su cui James non aveva neanche tanta voglia di indagare. Avrebbe voluto bere, maledizione quanto avrebbe voluto bere, ma non poteva. Doveva pensare. Si chiese se non fosse arrivato all’autolesionismo, perché quella catena folle di ricordi e immagini che non sapeva bene da dove venissero era quasi al livello della tortura psicologica. Non c’era niente che gli impedisse di alzarsi da quel tavolo, prendere la bottiglia di whisky e versarsi un bicchiere dopo l’altro fino a dimenticarsi di Steve, dei suoi disegni e di tutto il resto, ma non l’avrebbe fatto.
Tutto il resto. Tutto il resto aveva un volto e un nome. Aveva dei capelli neri, il colorito pallido che lo faceva sembrare sul punto di morte per assideramento e un paio di occhi verdi con dentro tutta la solitudine che James avrebbe mai potuto immaginare, forse anche qualcosa di più. Ecco, stava di nuovo pensando a Loki, accidenti a lui. Non c’era niente che si potesse fare per bloccare i propri pensieri? Con tutte le tecnologie che avevano inventato, non avevano trovato nulla di più efficiente dell’alcol per impedire a se stessi di pensare?
Perché James non aveva nessuna intenzione di pensare a Loki, assolutamente. Aveva deciso di tenerlo fuori dalla propria mente, insieme a quei suoi occhi verdi che continuavano a urlare nella sua testa che avevano bisogno di aiuto. Come se non ci fosse stata già abbastanza gente che gridava, nella testa del Soldato d’Inverno. Aveva stabilito che avrebbe fatto finta di non aver mai sentito quel brivido quando l’asgardiano aveva pronunciato il suo nome, di non aver mai avuto quella sensazione di un sentimento che era rimasto congelato per decine di anni, di non aver mai pensato che forse tutto ciò avrebbe potuto essere reale, avrebbe potuto aiutarlo a ricominciare.
Da un lato, continuava a ripresentarsi nella sua mente l’immagine di Steve. Steve che disegnava, Steve che rideva, Steve che gli diceva di non avere intenzione di combattere contro di lui, Steve anni prima che gli diceva che lo amava. Steve che forse avrebbe potuto amarlo ancora, forse lo stava soltanto aspettando. Dall’altro lato vedeva gli occhi verdi di Loki che lo pregavano ardentemente di non andarsene. Loki che lo aveva ricattato, Loki che ficcava sempre il naso, Loki che lo guardava come si potrebbe guardare uno specchio, quasi James fosse soltanto la sua immagine riflessa. Loki che, però, sembrava capire sempre tutto quanto, forse più di quanto avesse mai fatto nessun altro.
James non voleva pensare a Loki perché non voleva fidarsi di lui. Non aveva nessuna intenzione di concedere ancora una volta la propria più intima fiducia a qualcuno, non voleva commettere ancora quell’errore. Non si trattava di qualcuno che aveva tradito la sua fiducia, ma piuttosto di una persona che aveva perso. Fidarsi di una persona è donargli un pezzo di sé da custodire nel cuore. Può finire tutto male perché l’altro getta via il frammento di te, oppure perché perdi quella persona, insieme alla parte che gli avevi regalato. E rimani lì, senza più un pezzo di te e senza neanche una persona di fiducia ad aiutarti.
Ma anche dopo aver deciso di cancellarlo dalla propria mente, Loki tornava a presentarsi ogni volta che James pensava a Steve e lo stesso succedeva anche al contrario. La Sentinella della Libertà e il Signore degli Inganni. Erano come il giorno e la notte. Tutti i bei ricordi di James, ciò che lo aveva salvato dall’abisso in cui era precipitato, appartenevano a Steve, al giorno, eppure egli si sentiva ormai un uomo della notte, oltre che dell’inverno. Era come se Loki esercitasse un’attrazione su di lui che andava oltre alla logica, oltre al buon senso e a tutto ciò che James aveva conosciuto fino a quel momento. Doveva togliersi quei problemi dalla testa, ma l’alcol rimaneva l’unica soluzione che gli venisse in mente. Infine si decise e si alzò per prendere la bottiglia. Proprio nell’istante in cui qualcuno bussava alla porta.
 
James guardò dallo spioncino e fece un sospiro. Aprì la porta mantenendo la catenella di sicurezza: «Che cosa ci fai qui? Che cosa vuoi?»
«James» lo chiamò Loki, facendogli tornare alla memoria come si era sentito la prima volta che gli aveva sentito pronunciare il proprio nome «Posso entrare?»
«Perché?»
«Capisco che tu possa essere arrabbiato con me e mi dispiace molto per quello che è successo» Loki si fermò un attimo: era lui che stava parlando? Che cosa gli aveva fatto James, quale parte di lui stava facendo emergere per spingerlo a scusarsi in quel modo? In ogni caso, ormai l’aveva detto «Ma ho bisogno di parlarti prima che partiamo per questa missione»
«C’entra con quello che mi hai obbligato a fare?» James aveva sottolineato quella parola per sé, non per lui. Doveva ricordare a se stesso che Loki lo stava usando, ricattando e sfruttando per i propri scopi che probabilmente non erano per nulla puliti. Tendeva a dimenticarlo.
Loki strinse le labbra: «No»
«Allora non è importante»
«Perché, per te c’è qualcosa di importante che potrei dirti?» Loki non avrebbe voluto dirlo, gli era sfuggito perché era nervoso e James non faceva altro che confonderlo e complicargli il compito che si era scelto.
«Hai ragione, non c’è» James richiuse la porta di scatto. Doveva bere. Doveva piangere. Doveva cacciare quell’asgardiano dalla sua vita. Invece non fece nulla. Si sedette per terra con la schiena poggiata contro la porta, cercando di respirare a fondo per scacciare l’agitazione.
Loki non disse nulla. Rimase paralizzato davanti a quella porta chiusa che dava un’idea di definitivo, di un “a mai più rivederci” che lo faceva sentire vuoto. Non riusciva a pensare a niente che potesse fare per reagire a ciò che era successo. Avrebbe potuto gridare o prendere a pugni la porta, ma sembrava tutto esternamente inutile. Nella sua testa, si diceva che aveva rovinato tutto, come suo solito. Era mai possibile che riuscisse a distruggere tutto ciò che toccava? Sentì le gambe cedergli e si sedette sul ruvido asfalto che ricopriva la strada. Si lasciò andare all’indietro e sentì la propria testa poggiarsi contro la porta. Quella maledetta porta. Voleva piangere, ma aveva finito le proprie lacrime tanti anni prima e ora gli rimaneva soltanto l’amara certezza che niente sarebbe mai andato come sperava.
Aveva voluto provare a salvare la realtà, aveva voluto provare a salvare se stesso. Guardando indietro a quei sogni che appena pochi minuti prima sembravano vivi e pieni di speranze, si disse che, per quanti anni passassero, continuava a essere ingenuo come sempre. Ingenuo come un bambino che da grande vuole fare il supereroe.
«James» disse, senza sapere neanche perché lo stesse facendo. Era certo che lui non fosse lì ad ascoltarlo e forse non sarebbe stato a sentirlo neanche se fosse stato a pochi centimetri da lui. Ma, in fondo, ormai aveva rovinato tutto, quindi cosa sarebbe potuto succedere di peggio se avesse finalmente detto ciò per cui era venuto? E cosa importava se non c'era nessuno ad ascoltarlo?
«James» riprese «Mi dispiace. Mi dispiace davvero, per tutto quanto. Per quello che ti è successo, per quello che ti ho fatto, per tutte le battute stupide che non avrei dovuto fare, perché ficco sempre il naso dappertutto, perché dico sempre la cosa sbagliata e distruggo tutto ciò che tocco, mi dispiace. E anche se lo so che non ti interessano le mie scuse o la mia compassione o qualunque cosa questo sia, volevo semplicemente che lo sapessi.
Quello che sono venuto a dirti è che voglio essere sincero con te. Avrai tutta la sincerità che ho conservato e mai usato in tutti questi anni. Ti assicuro che mi servirà tutta per il discorso che sto per farti, perché, dopo una vita trascorsa a nascondere ciò che ero e che sentivo perfino a me stesso, dovrò costringermi a tirare tutto fuori. Giuro che mi potrai sempre chiedere la verità e sempre l’avrai.
Non lo so cosa mi hai fatto. Dalla prima volta che ti ho parlato ho sentito che avevamo tante cose in comune. Mi hai colpito perché ho visto in te alcuni dei sentimenti che io tenevo sempre nascosti, mentre tu li mostravi al mondo come se non ti fosse importato nulla. Probabilmente è davvero così, non lo so, non ti ho ancora capito a fondo, però credo di essere in grado di farlo e non so quante altre persone lo siano.
Volevo soltanto che sapessi che mi hai fatto provare qualcosa di cui avevo sempre riso, dicendo a me stesso che riguardava gli altri, non sarebbe mai stata affar mio. E sì, sto dicendo che mi sono innamorato di te. Ora puoi essere tu a ridere, se vuoi, puoi darmi dell’idiota, puoi dirmi che sono completamente pazzo, mandarmi al diavolo e dirmi di uscire dalla tua vita. Non ho nessun motivo per darti torto se lo farai. Dovevo solo togliermi questo peso che mi stava uccidendo, perché ho dato a me stesso una missione e anche senza il tuo aiuto la porterò a termine, ma ho bisogno di avere la mente lucida e non posso avercela se ho te continuamente in mente»
James ascoltava. Non si perdeva una singola parola dall’altra parte della porta ed era incredulo. Si era accorto che Loki si comportava in modo particolare con lui, ma non avrebbe mai pensato di spingerlo a tanto. Descrivere a cuore aperto i propri sentimenti era difficile per tutti, dire “sono innamorato di te” a qualcuno che si è convinti non ricambi poi, praticamente impossibile, ma essere sincero per il Signore degli Inganni doveva essere la più grande sfida che avesse mai affrontato.
Domandò a se stesso come si sentisse e non seppe rispondere. Non poteva nascondersi che aveva pensato a Loki molto spesso. Aveva riconosciuto di provare quella strana attrazione irrazionale nei suoi confronti. Non poteva semplicemente lasciarlo andare via. Non dopo che Loki aveva fatto quel sacrificio per riuscire a dichiararsi.
D’altra parte, però, sapeva che ciò che sentiva non poteva essere intenso quanto quello che traspariva dalle parole dell’asgardiano. Non riusciva comunque a mettere da parte Steve nel proprio cuore e Loki doveva saperlo, lo aveva certamente immaginato quando gli aveva chiesto di loro due. Non poteva promettergli ciò che cercava, ma qualcosa gli impediva di lasciarlo andare via. Si alzò in piedi e guardò di nuovo dallo spioncino: Loki era in piedi di fronte alla porta. Teneva gli occhi bassi, probabilmente non pensava che James l’avesse sentito.
Agendo d’istinto James sganciò la catenella e aprì la porta. Loki alzò su di lui uno sguardo che gli fece sentire una stretta al cuore. Non poteva proprio scacciarlo, ora lo sapeva.
«Ho sentito tutto» disse, la voce arrochita dal lungo silenzio «Entra»
«Tu?» Loki non sembrava crederci «Come hai…?»
«Ero seduto dietro la porta. Non è tanto spessa quanto sembra»
Loki lo fissava scuotendo la testa. James sentì nascere dentro di sé una specie di felicità, forse era contento di averlo stupito o forse era semplicemente certo di star facendo la cosa giusta. Sorrise e si spostò di lato per permettere all’asgardiano di entrare.
«Accomodati» disse James, indicandogli una delle sedie sparse per la stanza. Loki obbedì come in trance e si sedette, senza staccargli gli occhi di dosso.
James prese fiato e spiegò. Disse che nella sua mente c’era ancora Steve e che per quanto potesse dispiacergli non poteva promettere a Loki la dedizione completa che lui stava dimostrando nei suoi confronti. Disse anche che però non sentiva solo quello. Raccontò dei propri dubbi, di quanto volesse accettare ciò che Loki gli stava offrendo. Spiegò la propria voglia di ricominciare e quella timida speranza di poterlo fare con Loki.
«Non posso dirti che non provo niente per te né che le tue parole sono state vane» concluse «Ma ora mentirei se ti dicessi che ricambio tutto ciò che hai detto. Forse il tempo potrà cambiare le cose»
«Sono disposto ad aspettare» disse Loki, i suoi occhi sembravano più verdi che mai in quel momento «Per quanto tempo ci vorrà»
«Grazie» James sentì il sollievo pervaderlo. Aveva temuto di perdere quell’unica possibilità di salvezza che la sorte gli aveva offerto.
«No» rispose Loki con un sorriso «Grazie a te»
I due si guardarono a lungo in silenzio. Gli occhi azzurri di James rilevarono piano piano tutti i segni della stanchezza e del brutto periodo che Loki aveva attraversato: non aveva modificato il proprio aspetto per incontrarlo e le pieghe degli abiti erano nulla al confronto di quanto sembrava distrutto il suo viso. Chissà quanto sonno arretrato aveva, si chiese James.
«Da quant’è che non dormi?» domandò avvicinandosi e sfiorandogli il viso con le dita. Loki chiuse gli occhi e nella mente di James si ripresentò lo stesso momento vissuto al contrario l’ultima volta che si erano visti, tranne per il fatto che Loki non aveva allontanato il volto dalla sua mano. Sentì di avere, in un certo senso, riequilibrato la bilancia.
«Dall’ultima volta che ci siamo visti» rispose l’asgardiano, tenendo gli occhi chiusi «Il poco sonno che ho avuto è stato molto agitato. Ma adesso dormirò meglio»
«Bene» disse James. Sentì la mano di Loki prendere la sua e stringerla. Era fredda. Lo notò ad alta voce.
«Sì, beh, sono un Gigante di Ghiaccio, cosa ti aspettavi?» domandò Loki aprendo gli occhi. A James sembrò di vedere un riflesso rosso nel verde delle sue iridi, mentre la sua pelle diventava quasi azzurra. Allontanò la mano, confuso.
«Avevo promesso di essere sincero con te» disse Loki, mentre sul suo volto iniziavano a disegnarsi dei segni che sembravano lunghe cicatrici «Ebbene, questa è la mia vera forma. Non sono un asgardiano, sono un Jötunn, un gigante di ghiaccio. Odino mi prese con sé quando non ero che un bambino e fui cresciuto come un asgardiano, ma questo è ciò che sono veramente ed è giusto che tu lo sappia»
«Perché mantieni l’altro aspetto, allora?» domandò James.
«Ho vissuto la mia vita come una menzogna e mi ci sono abituato tanto che mi sembra strano tornare alla mia vera forma. Non sono certo di poterlo sopportare» la carnagione cominciò a schiarirsi, mentre i segni sulla pelle sparivano e gli occhi tornavano verdi «Scusami, non ce la faccio»
«A me vai bene anche così» sorrise James «Anche se sono felice che tu abbia voluto farmi sapere qual è il tuo vero aspetto. Ora più che mai sono certo che sarai davvero sincero con me»
«Anche se sono il Signore degli Inganni?»
«Anche se sei il Signore degli Inganni»
 

Nello stesso tempo, altrove
Finalmente aveva finito. Aveva dedicato gli ultimi tre mesi di lavoro praticamente solo a quel progetto, anche se in realtà era da più tempo che ci pensava e studiava il tutto. L'idea le ronzava nella testa da un'eternità, ma era stato solo dopo la partenza di Helena che aveva preso la decisione di darsi davvero da fare. Dopo la notte in cui i terribili incubi avevano incominciato a farle visita, non aveva più potuto dedicarsi ad altro senza sentire i sensi di colpa dello star trascurando quella faccenda.
Scrisse le ultime annotazioni al fondo della trattazione: non sapeva se, quando o chi avrebbe mai usato quei risultati, perciò aveva spiegato a fondo l'argomento. Avrebbe potuto vincere molti premi scientifici con un saggio di quella portata così approfondito, ma il mondo non sapeva e non avrebbe mai dovuto sapere che quegli studi erano stati fatti e soprattutto i risultati ottenuti. Mise l'ultimo foglio nella cartellina del progetto, che aveva chiamato Quis custodiet ipsos custodes? e poi lo ripose in cassaforte.






The Magic Corner:
Buonasera mondo e grazie a tutt* voi per essere qui!
Dopo aver riletto per l'ennesima volta questo capitolo, mi sono finalmente convinta a pubblicarlo (no, non mi convince per nulla, se ve lo steste chiedendo) e quindi eccomi qui!
Prima di lanciarmi nei ringraziamenti e nelle comunicazioni di servizio, volevo solo rendervi partecipi di un fatti riguardanti la storia:
Numero uno, permettetemi di bearmi di Loki che si autocita in questo capitolo con quel suo "No, grazie a te" direttamente da Thor: The Dark World. *momento di autocelebrazione off*
Numero due, la scena con due persone dai due lati di una porta non credo abbia bisogno di essere segnalata come citazione, visto il numero di volte che è stata usata. Nello specifico, la mia è stata ispirata da un'immagine trovata su Internet (in realtà era Stucky, ma questi sono dettagli).
Numero tre, Quis custodiet ipsos custodes? (Chi custodirà i custodi?) è una frase che è stata scritta originariamente dal buon Giovenale nelle sue Satire. Nel mondo dei fumetti è particolarmente famosa in quanto ricorrente nella mini-serie della DC "Watchmen" (che, guarda caso, è la traduzione di custodes), che da anni mi propongo di leggere. In molti hanno riconosciuto lo stesso concetto anche alla base dell'Atto di registrazione che fa scatenare tutto il casino di Civil War. Tenetela a mente, gente, ci servirà più avanti :)
Numero quattro, ho questa head-canon di Bucky che guarda Steve disegnare, prima o poi ci scriverò una one-shot. Così, per dirvelo.
Passiamo ai ringraziamenti… Ovviamente ringrazio GreekComedy e wild_spirit per le loro fantastiche recensioni e anche Pouring_Rain11 per la sua opera di stalking nei confronti miei e della storia :D
Grazie a quelle 10 persone che hanno messo la storia tra le seguite e 5 che l'hanno messa tra le preferite. Vi voglio bene <3
Comunicazioni di servizio: ci siamo quasi. La prima parte ha le settimane contate. Rimangono due capitoli e poi arriveremo dritti dritti nella seconda parte. Il primo di questi due sarà dedicato a Thor e Bruce, che hanno avuto pochissimo spazio ultimamente, poverini. In quello dopo ancora si parlerà di Tony, ma ci sarà un attimo dedicato a tutti, in quanto capitolo conclusivo della prima parte.
Quando vedranno la luce questi capitoli? Ecco, questo è il problema. Tra una settimana esatta parto per le vacanze e non potrò pubblicare, quindi spero con tutte le mie forze di riuscire a terminare il capitolo su Thor e Bruce prima di quella data. Per l'altro capitolo, invece, non ci sono speranze. Se ne parla dopo la prima settimana di agosto.
Una volta conclusa la prima parte, penso che prenderò una pausa. So già cosa voglio fare nei primi capitoli della seconda parte, ma voglio scriverne almeno un paio prima di riprendere a pubblicare perché non voglio che succeda come prima, con mesi e mesi senza aggiornare. Inoltre ho un'altra long in sospeso che mi distrae da questa e vorrei concluderla per potermi dedicare solamente a questa.
Diciamo che, tra vacanze e tutto, dovrei ricominciare a pubblicare verso metà settembre. So che è molto e cercherò di abbreviare i tempi, ma preferisco farvi aspettare una volta conclusa una parte e poi andare spedita per vari mesi, piuttosto che il contrario.
Che altro dire? Lasciatemi una recensione o mandatemi un MP per dirmi che ve ne pare del capitolo, se vi avanza ancora un po' di tempo dopo i miei sproloqui. Credo di avervi annoiati anche abbastanza, quindi mi dissolverò in aria fine come un personaggio di Shakespeare e ci sentiamo il prima possibile.
Che gli dèi siano con voi!
-Magic
   
 
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