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Autore: _crucio_swag_    24/07/2016    1 recensioni
Sesto anno ad Hogwarts. Draco si ritrova a dover ingannare Harry oltre ad uccidere Silente. Sembra facile ma un sentimento mai provato prima a cui neanche il re delle serpi sa dare un nome gli impedirà di portare a termine ciò che il Signore Oscuro gli ha ordinato. Riuscirà a cambiare la sua anima? Riuscirà a distinguere ciò che è giusto da cio che non lo è? Riuscirà a sciogliere il ghiaccio che avvolge i suoi occhi e il suo cuore?
Questa storia non sarà delle più felici ma vi posso assicurare che avrà un bel lietofine.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Note dell'autrice:   Mi dispiace spoilerare ma vi devo dire che in questo capitolo saranno presenti scene di baci abbastanza dettaggliate. Se leggerle vi fa schifo o semplicemente vi da fastidio non fatelo. Ho racchiuso il paragrafo in questione fra una coppia di tre asterischi di colore rosso fatta così: ***  e che inizia e finisce con le parole "il Serpeverde".
Che sia chiaro, non è assolutamente nulla di così sconvolgente, ovviamente, ma essendo rating giallo preferisco avvisare piuttosto che ritrovarmi commenti con critiche e cose del genere.
A chi non da fastidio leggere capitoli così vi avviso che proteste sclerare per la troppa pucciosità dei nostri due protagonisti!
Ahahaha ok, qui quella che sclera sono io <3



 



Capitolo 13

tutta una finzione



No. No, no e poi No. Un enorme, gigantesco, inconfutabile No. Non poteva essere vero. Draco Malfoy non poteva avergli fatto quella “cosa” veramente. Si rifiutava anche solo di pensare alla parola che iniziava con la B. Eppure era tutto inutile rifugiarsi in speranze irreali perché la verità era che Sì, Draco gli aveva dato quella “cosa” con la B e lui aveva pure ricambiato. Forse era impazzito. Cazzo, era Malfoy, non una persona qualunque e per di più era un maschio!
Harry cercò di sprofondare ancor di più nella poltrona su cui era seduto e di pensare ad altro che non fosse quella “cosa”. Ma niente da fare, continuava a venirgli in mente il ricordo di quegli occhi di ghiaccio così dannatamente penetranti e vicini che l’aveva tormentato anche per tutta la notte, privandolo dalle ore di sonno.
L’unica cosa che ricordava dopo quella “cosa” era un Draco sorridente che lo invitava a venire con lui nella Stanza Delle Necessità la notte della vigilia di Natale e la sensazione di calore che invadeva il suo corpo tingendoli le guance di un rosso acceso prima di farlo scappare a gambe levate.
Un po’ gli dispiaceva per il Serpeverde, molto probabilmente ci era rimasto malissimo vedendo la sua reazione, però era anche vero che all’inizio l’adrenalina aveva preso il posto dell’imbarazzo e lui quella cosa con la B l’aveva ricambiata. Voleva scomparire. No, quello non era assolutamente lui. Probabilmente qualche strano spirito doveva aver comandato le sue emozioni oltre che al suo corpo, non c’era altro modo per spiegare ciò che aveva fatto.
Chiuse di scatto gli occhi, strizzandoli e scosse il capo per scacciare l’ennesima visione degli occhi del biondo dalla sua testa. Aveva bisogno di confidare questa “cosa” a qualcuno oppure sarebbe esploso nel giro di pochi giorni. Ma a chi?
Fortunatamente la situazione ideale si presentò a lui senza bisogno di fare sforzi.
 
 
Ron camminò verso Hermione, in quel momento su una panca e con alcuni libri di Aritmanzia aperti davanti, e le si sedette accanto. Le poggiò il palmo della mano sulla sua, quella che teneva aperto il testo alla pagina che stava leggendo, per attirare la sua attenzione.
Quando la ragazza si accorse di Ron arrossì lievemente e si affrettò a chiudere il libro per poi rivolgere tutte le attenzioni al ragazzo davanti a se. “Dimmi Ron” lo invitò a parlare.
Il rosso assunse un’espressione piuttosto preoccupata “Ecco, si tratta di Harry. E’ tutto il giorno che sta immobile e non parla, io ho provato a dirgli qualcosa ma lui sembra non accorgersi nemmeno della mia esistenza”
Hermione girò la testa verso il moro. Aveva lo sguardo vuoto e fisso in un punto imprecisato del pavimento e si mordeva distrattamente un labbro mentre si torturava nervosamente le dita delle mani. Si, in effetti vederlo in quello stato era parecchio preoccupante per uno come lui che di solito rideva e scherzava in continuazione.
“Secondo te che gli prende?” chiese Ron.
La ragazza sospirò rattristendosi. “Non ne ho idea…”
“Aspetta, ripeti quello che hai detto!”
Hermione corrugò la fronte. “Ho detto che non ne ho idea”
“Ragazzi! Per la prima volta nella storia la Signorina-So-Tutto-Io non sa rispondere ad una domanda! Questa me la devo segnare nel calendario!” esclamò il rosso euforico.
“Ma… va al diavolo Ronald Weasley!”
Ron ridacchiò poi scoccò un piccolo bacio sulla guancia di Hermione. “Dai, lo sai che stavo scherzando! – la ragazza non poté fare a meno di sollevare gli angoli della bocca in un grande sorriso ebete – Però mi chiedevo se tu, visto che io non sono bravo con le parole e lo sai bene, potessi fare qualcosa per tirarlo un po’ su! Mi dispiace vederlo così!”
Hermione annuì. “Dispiace anche a me, non è da lui comportarsi in questo modo. Vedrò cosa posso fare…”
“Grazie” disse Ron.
 
 
Harry quasi sussultò quando sentì la mano di Hermione poggiarsi sulla sua spalla distraendolo dai suoi pensieri.
Dopo essersi accomodata accanto all’amico la ragazza commentò gentilmente “Ti vedo un po’ giù di corda…”
Il moro alzò lo sguardo verso di lei. “Si… io non sono riuscito a dormire sta notte”
“E c’è un motivo particolare?”
Harry inspirò ed espirò profondamente, poi annuì.
“Ed è una cosa bella o brutta?” chiese la ragazza.
“Uh… Io non lo so. E’… complicato!”
Hermione prese una mano del ragazzo fra le sue e la strinse per dargli sicurezza. “Se vuoi parlarmene io sono qui”
Harry la guardò negli occhi, poi ripuntò lo sguardo in un punto imprecisato sul pavimento. Non se la sentiva di dirgli la verità, sarebbe stato troppo imbarazzante. Però era anche vero che aveva un estremo bisogno di confidare questa “cosa” a qualcuno.
Alla fine il bisogno di togliersi un peso dal cuore ebbe il sopravvento. “Ecco, vedi… c’è una persona…” sussurrò a disagio.
Hermione chinò il capo in un cenno amichevole per spronarlo a continuare.
“Questa persona mi ha dato un – si indicò impacciatamente le labbra – sulla bocca”
La ragazza gli rivolse un’espressione interrogativa. “Credo di non aver capito”
Il moro si morse l’interno di una guancia e si concentrò sul dolore per riuscire a dire la parola con la B. “Io, volevo dire che… questa persona mi ha dato un… bacio… sulla bocca”
Hermione sorrise. “E che cosa c’è di male? Dopo che Ginny ti ha lasciato non è quello che volevi? Trovare un’altra persona che ci tenga a te e che ti faccia felice?”
Harry s’incupì di colpo. “Io non lo so, forse sì ma… ecco, è molto più difficile di quanto pensi…”
La ragazza rafforzò la stretta “Allora scusami tanto ma credo di non aver afferrato il concetto”
Il moro fece una faccia esasperata, come se stesse per avere una crisi isterica. E in effetti non ci mancava molto che ce l’avesse. “Senti, non è facile dirtelo ma… questa persona, che mi ha dato quella “cosa” sulla bocca, ecco… non è una ragazza…”
Hermione corrugò la fronte.
“… ma è un ragazzo” terminò Harry.
L’amica riuscì a sussurrare solo un imbarazzato “Oh”. Non sapeva con certezza chi in quel momento si sentisse più in imbarazzo fra lei e il moro al suo fianco. “Scusa, io non pensavo…” si affrettò ad aggiungere ma la voce le si spense in gola.
“Non devi scusarti Herm. Non è colpa tua. A dire a verità non è neanche mia però, non ho deciso io di farmi…si insomma hai capito, da un ragazzo…”. Poi però si irrigidì di colpo ripensando al bacio.
La ragazza lo notò e nonostante stesse vedendo come si sentiva il suo amico in quel momento la curiosità ebbe la meglio. “E tu hai ricambiato vero?” chiese.
Harry la maledì e la ringraziò contemporaneamente. La maledì perché aveva un intuito troppo sviluppato e la ringrazio perché almeno si era risparmiato la fatica e l’imbarazzo di doverlo dire lui. Quindi, anche se il suo cuore perse un battito, alla fine sussurrò un leggero “Sì, l’ho fatto”
Hermione serrò le labbra e annuì un paio di volte poi le riaprì con uno schiocco non riuscendo a trattenersi. “E dimmi… ti è piaciuto?”
Il moro sgranò gli occhi, questo genere di domanda da lei non se l’aspettava proprio. Però, ora che ci pensava, gli era piaciuto? Aveva passato tutto il tempo a riflettere sul fatto di aver ricambiato e non gli era nemmeno passato per la mente il fatto che potesse essere stato bello o sgradevole. Avrebbe voluto dire No, non mi è piaciuto per niente. Ma sentiva che dire di No equivaleva a mentire così rispose con un “Forse”
La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e procedette con un’altra domanda. Forse Harry non gli avrebbe mai risposto ma visto che era arrivata fin lì tanto valeva tentare. “Te la senti di dirmi chi è questo ragazzo?”
Il moro sentì improvvisamente un grosso nodo in gola e il respirò gli si bloccò per alcuni secondi. “Io… ehm… ecco… vedi… non credo sia il caso” biascicò mentre si torturava le labbra con i denti.
“Harry, non ti devi vergognare. Sono cose che capitano nella vita. Un momento prima sei così e un momento dopo sei diverso. Stessa cosa vale per le preferenze riguardo a ragazze oppure… beh, hai capito” cercò di tranquillizzarlo Hermione.
Harry deglutì rumorosamente “Non ci riesco, a dirtelo” confessò.
“Magari puoi provare a scrivermelo da qualche parte?” propose gentilmente la ragazza.
“No, no, meglio di no… Hermione – prese poi a parlare in modo più serio – se io ti dico chi è questa persona, tu mi prometti di non rivelarlo a nessuno?”
La ragazza sorrise. “Si, te lo giuro” rispose gentilmente accarezzando i capelli del suo amico con la mano libera.
Harry prese un respiro profondo, i battiti del cuore che rimbombavano veloci nella sua testa, e cominciò a sentire fin troppo caldo. “Hermione…” ripeté. Poi si morse un labbro e fu ben felice di sentire in bocca il sapore del sangue, per distrarsi. “Questo ragazzo… questo ragazzo è Draco Malfoy”
 
Per un momento tutto parve sprofondare nel silenzio più profondo.
Harry si rilassò completamente. L’aveva detto, ci era riuscito. E ora si sentiva maledettamente “leggero”.
Hermione invece non poté fare a meno di spalancare la bocca in un’espressione di puro stupore, però si riprese fin troppo velocemente. “Io in realtà lo sospettavo. Speravo di sbagliarmi ma l’avevo sospettato fin da quando mi avevi parlato di un ragazzo”
Il moro sgranò gli occhi. “T-tu come… come hai fatto?”
“Harry, ti conosco da ormai sei anni. Vedo le occhiate che vi lanciate durante le lezioni in comune oppure in Sala Grande e ho solo fatto due più due. In realtà pensavo, o forse speravo follemente, che fosse solo una forte amicizia ma non ho potuto fare a meno di notare che Malfoy… - si bloccò un attimo per la cosa che stava per dire - … a volte ti lancia sguardi che sembra si voglia mangiare il tuo corpo centimetro per centimetro”
La mascella del moro cadde letteralmente verso il basso senza che potesse farci nulla. “Lui… che cosa? Nah, non è possibile! Hermione ti prego dimmi che non sto diventando matto. Ho bisogno che tu me lo dica”
La ragazza sospirò tristemente “Penso che questo significherebbe mentire”
Harry si infilò le mani nei capelli e piegò la schiena in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia. “Magnifico! Ci mancava solo questa!” esclamò esasperato.
Hermione si sentì subito in colpa e cercò di consolare il suo amico avvolgendolo in un abbraccio rassicurante. “Harry ti prego, non dire così! Non devi lasciarti distruggere da queste nuove preferenze, magari col tempo la cosa si risolverà ma adesso non importa. Quello che importa è che tu stia bene, non badare a quello che diranno o penseranno gli altri perché avranno sempre di che criticarti. Sono sincera, anche io non sono particolarmente felice di questa cosa con Malfoy, anzi non lo sono per niente, ma non posso impedirti di continuare per la tua strada”
“Hermione, forse non hai capito che a me non piace Draco!” replicò.
La ragazza abbassò lo sguardo. “Non devi nascondere i tuoi sentimenti…”
“Ma io…” biascicò il moro.
“Harry, rispondimi sinceramente, con la prima cosa che senti dentro”
Il ragazzo gli rivolse un occhiata interrogativa, non aveva capito dove voleva arrivare.
“Dimmi, che cosa provi se ti dico: Draco Malfoy”
Il moro senza rendersene veramente conto sparò fuori le prime sensazioni che provava al suono di quel nome. “Io sento i battiti accelerare e rimbombarmi nelle orecchie e una piacevole sensazione di calore nello stomaco che si irradia poi a tutto il resto del corpo come se fosse sangue che scorre bollente nelle vene. Ed è magnifico perché… ma che cazzo?!” esclamò con una vocetta isterica e arrossendo violentemente quando si rese conto di ciò che stava dicendo.
“E’ inutile che neghi, lui ti piace. Io non posso esserti molto d’aiuto Harry però posso dirti questo: Se davvero pensi che fidarsi di lui sia la cosa giusta, allora segui il tuo cuore”. Poggiò una mano sul petto del suo amico e sorrise gentilmente, poi se ne andò senza dire più nulla.
Harry mise la mano nello stesso punto dove prima c’era quella della sua amica, sopra il suo cuore. “Grazie” sussurrò talmente piano da non farsi nemmeno sentire.  
 
 
Hermione tornò da Ron ancora un po’ scossa per le dichiarazioni di Harry ma comunque felice per essere riuscita a tirargli su il morale. Dopotutto, se il suo migliore amico era triste, lo era anche lei, per questo non poteva sopportare di vederlo abbattuto.
“Allora, allora?! Cosa ti ha detto?” chiese Ron impaziente di sapere.
“Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno. E di certo non posso biasimarlo, è in una situazione più che complicata. Ti prego di portare pazienza, ora come ora non ha il coraggio di dirtelo per paura che tu possa prenderla male” gli rispose gentilmente la ragazza.
Il rosso guardò lei poi Harry che, anche se era nella stessa identica posizione di prima, sorrideva come un ebete, e poi di nuovo lei. “Hermione…” sussurrò. Fece un passo avanti e, forse più rosso dei suoi capelli, avvolse la ragazza in un abbraccio stritolante per poi mormorare sorridendo “Grazie di esserci sempre”
Lei sorrise timidamente. “Siete i miei migliori amici” disse soltanto per poi ricambiare l’abbraccio.
 
 
Harry si aprì in un sorriso a 32 denti guardandoli. “Era ora!” pensò solamente.
E poi beh, era ora anche per lui! Voleva essere felice, come lo erano Ron e Hermione in quel momento.
E per farlo doveva seguire il suo cuore. Tanto cosa costava provarci?
Chiuse gli occhi e la figura di Draco comparve nella sua mente facendoli provare quella strana sensazione di calore che prima aveva descritto alla sua amica e che ora che se ne rendeva conto era vera.
Si rilassò sprofondando nella poltrona rossa della sua Sala Comune.
Ora, nel suo cuore, era impressa solamente una cosa, o una persona per dirla meglio: Draco Malfoy.
E non aveva più paura ad ammetterlo.  
 
 
*****  

 
Era la sera della vigilia di Natale e Draco era seduto a terra, schiena contro il muro e gambe strette al petto mentre si masticava le unghie distrattamente, senza accorgersi che praticamente si stava mangiando la carne intorno ad esse. Aveva lo sguardo fisso su un punto imprecisato del pavimento da non sapeva nemmeno lui quanto tempo, un’ora, cinque ore, un giorno? Non riusciva più a fare pensieri sensati, era fuori di se dal nervosismo.
Sentì l’orologio d’argento dentro al suo taschino fare un rintocco più forte degli altri. Senza riuscire a fermare il tremolio delle sue mani lo estrasse e guardò l’ora: le undici. Potter sarebbe arrivato di lì a poco, se non era già fuori dalla porta ad aspettarlo.
Draco nascose la testa in mezzo alle ginocchia e cominciò a dondolare avanti e indietro mentre singhiozzava. Ma non li uscì alcuna lacrima, ormai le aveva già consumate tutte a forza di piangere e piangere e piangere ancora. Non aveva fatto altro per il resto della settimana, non aveva mangiato, non aveva dormito, non aveva fatto niente di niente, era rimasto solamente lì incollato alla parete mentre pozzanghere di lacrime si formano attorno a lui. Era già tanto se aveva bevuto qualcosina, ma non sapeva dirlo con certezza perché era talmente sconvolto che il suo cervello non riusciva più a connettersi al mondo reale. E, come se non bastasse, il marchio nero non aveva fatto altro che bruciare dolorosamente, era il Signore Oscuro che lo avvertiva. Come se gli dicesse “Sbrigati, guarda che hai solo una settimana per portarmi Potter, se non lo farai provvederò a uccidere tua madre”. Ma l’unica cosa che era riuscito a fare era aver detto a Harry di presentarsi davanti alla Stanza Delle Necessità alle undici della vigilia di Natale perché doveva mostrargli una cosa. E il Grifondoro, anche se assurdamente imbarazzato per il bacio nella foresta, aveva accettato, ormai si fidava di lui.
Ma non faceva bene a fidarsi, tanto lui l’avrebbe solo portato a morire e la loro recente amicizia, che per Draco, forse, era anche qualcosina di più, sarebbe svanita nel nulla. Con il risultato che il Serpeverde avrebbe cominciato ad odiare se stesso ancora di più di quello che già faceva.
Toc-toc-toc!
Draco sentì dei colpi dall’altra parte della parete dove stava appoggiato lui. Sicuramente era Potter.
Cercò di alzarsi e fu in quel momento che si accorse di quanto era debole, dovette appoggiare una spalla alla parete per riuscire a tenersi in piedi.
Mosse un piccolo passo. Le ginocchia rischiarono di cedergli ma con uno sforzo che li parve sovrumano riuscì a non cadere a terra. Mosse un altro passo con le gambe che tremavano come foglie, poi un altro e un altro ancora. La testa gli girava e pulsava dolorosamente. Ma per quanto tempo era stato fermo? Quasi non riusciva a comandare i muscoli del suo corpo.
Si fermò davanti al grande portone di legno Della Stanza Delle Necessità e poggio una mano tremante sulla maniglia tonda respirando profondamente.
Fra poco sarebbe stato tutto finito, lui poteva concentrarsi solo su Silente, sua madre sarebbe stata sana e salva e avrebbe continuato a vivere pacificamente, se così si poteva dire visto che stava sotto lo stesso tetto del Signore Oscuro.
Estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni.
Doveva farlo, per sua madre.
Aprì leggermente il portone e fece segno ad Harry di entrare.
Il moro si richiuse la porta alle spalle sorridendo felice e si avvicinò al biondo che fu costretto ad abbassare lo sguardo. Come faceva a guardarlo negli occhi se fra neanche cinque minuti sarebbe morto?
“Ciao Draco, io volevo ringraziarti. Grazie alle tue spiegazioni ho preso una E in Pozioni. Ti rendi conto? Sono felicissimo…” il Grifondoro si fermò quando vide il viso del Serpeverde. Gli occhi erano spenti e circondati da profonde occhiaie che andavano dal viola al bluastro al verde. La pelle, doppiamente più pallida del solito, sembrava spezzarsi da quanto era tirata sugli zigomi. I capelli erano completamente in disordine e sembravano rispecchiare il resto dell’aspetto, avevano pure assunto uno strano colorito grigiastro. I vestiti solitamente perfetti gli ricadevano larghi sulle spalle, era dimagrito da far paura. Gli occhi non riusciva a vederli perché teneva lo sguardo basso. Sembrava quasi uno zombie.
“Stai bene?” chiese il Grifondoro avvicinandosi a lui ma Draco lo allontanò puntandogli la bacchetta dritta nel petto.
“Non avvicinarti!” lo minacciò.
Harry assunse un aria piuttosto preoccupata. “Che ti prende?”
“A me? Nulla, io sono perfettamente normale” rispose il biondo con una nota isterica nella voce.
Il moro cercò nuovamente di avvicinarsi ma il Serpeverde premette la punta della bacchetta sulla sua gola, spingendola in profondità. Il Grifondoro allora si allontanò. “Spiegami cos’hai, lascia che ti aiuti” disse in tono gentile.
“Tu non puoi aiutarmi! Sono capace benissimo da solo, hai capito?” urlò. L’eco delle sue grida si sparse per tutta la stanza.
Harry indietreggiò di un altro passo sgranando gli occhi, un po’ spaventato.
“Ora, è meglio se mi obbedisci e fai tutto quello che voglio io. In caso contrario sono piuttosto bravo con la maledizione Cruciatus e non penso che tu ci tenga tanto a provarla. Giusto?”
Il moro alzò le braccia in segno di resa. “E’ uno scherzo? Tutto questo… e uno scherzo vero?”
Draco ghignò malignamente. Il Grifondoro sentì come una stretta al cuore, era da tempo che non si comportava più in quel modo e non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. “Ti sembra uno scherzo? Mi stai forse prendendo in giro Sfregiato?” chiese. Ma sta volta non lo disse in tono gentile come faceva di solito. “Seguimi!” ordinò poi nel tono più freddo possibile che aveva.
Harry annuì. Poi, all’improvviso, estrasse la bacchetta puntandola verso il biondo ma non fece neanche in tempo a pensare all’incantesimo da usare che Draco con un semplice “Expelliarmus!” gliela tolse di mano e la prese al volo infilandosela in tasca. Aveva previsto in anticipo quella mossa da parte del moro. Di nuovo ghignò. “Non tentare di fregarmi Potter!”
Harry deglutì preoccupato, ora era completamente indifeso. Non aveva scampo. Si fece condurre per i mucchi di oggetti accatastati fra loro fino ad uno strano armadio, coperto da un telo bordeaux, con la fastidiosa punta della bacchetta di Draco conficcata in mezzo alle costole.
Il Serpeverde tolse il telo da sopra lo strumento e lo getto a terra malamente, continuando a tenere il Grifondoro sotto tiro. Con mano tremante aprì le ante dell’armadio svanitore poi si girò verso Harry continuando a non guardarlo negli occhi. “Entra!” gli ordinò sforzandosi di tenere ferma la voce, ma non lì usci più di un roco sussurro.
Il moro guardò prima Draco poi il grande oggetto, lo stesso che avevano visto da Magie Sinister quell’estate, ma non si mosse.
“Ti ho detto di entrare!” urlò il biondo. E quell’urlo pieno di cattiveria fece star male Harry più di ogni altra cosa.
Il Grifondoro avanzò di un passo verso l’armadio, cosa poteva fare? Non gli veniva in mente niente.
“Muoviti!” gridò in maniera disperata il biondo conficcandogli la bacchetta su un fianco.
E il moro fece un altro passo, poi un altro. Sentiva le gambe pesanti e il cuore gli batteva all’impazzata. Si fermò davanti allo strumento e si girò verso il ragazzo biondo dandogli le spalle “Dimmi cosa sta succedendo…” sussurrò.
Il Serpeverde fece un passo indietro, la mano con la bacchetta che tremava terribilmente, ma non rispose.
“Guardami. Guardami in faccia e dimmi cosa sta succedendo” disse Harry.
Ma il biondo restò immobile così com’era in quel momento. Non poteva alzare lo sguardo su di lui o dopo non avrebbe più avuto il coraggio di mandarlo dentro all’armadio svanitore.
“Guardami! Ti ho detto di guardarmi! Guardami in faccia se ne hai il coraggio!” si ritrovò quasi ad urlare il moro.
Una lacrima scivolò sulla sua guancia del Serpeverde e cadde a terra. No, non aveva il coraggio di guardarlo. Era tropo fragile, era troppo debole per farlo.
“Guardami… se veramente ci tieni a me, allora guardami” ripeté Harry.
Il biondo fece un altro passo indietro e un'altra lacrima scivolò sul suo viso. Il suo braccio tremava terribilmente, così tanto che non riuscì più a tenere in mano la bacchetta che cadde rotolando sul pavimento.
“Draco, ti prego. Guardami” disse il moro, per l’ultima volta.
Al suono del suo vero nome il Serpeverde si decise ad alzare lo sguardo e non poté fare a meno di incatenare i suoi occhi con quelli verdi del Grifondoro, non riuscendo più a staccarli.
Non seppe da dove gli arrivò il coraggio per parlare. “Potter, io ti ho ingannato per tutto questo tempo…” mormorò con la voce roca e tremante “Il Signore Oscuro mi aveva dato una missione. Dovevo fare in modo che tu ti fidassi di me in modo da condurti senza difficoltà in questa stanza e farti passare attraverso quell’oggetto. Si chiama armadio svanitore e può trasportare qualsiasi cosa, animale o persona ad un armadio gemello. In questo momento Tu-sai-Chi si trova dall’altra parte, bacchetta alla mano, pronto ad ucciderti prima che tu te ne renda conto”
Il cuore di Harry sembrò fermarsi per un momento, come il suo corpo. Poi però si riscosse a annuì tristemente. “Quindi ciò che è successo tra di noi… era tutta una finzione?” sussurrò con la voce spezzata e le lacrime che minacciavano di uscire.
Draco sentì le gambe cedere un po’ e dovette sforzarsi di rimanere in piedi. “Ha minacciato di uccidere mia madre…” disse soltanto.
“Ti ho fatto un’altra domanda. – mormorò il moro, occhi bassi e voce spenta – Tu non mi hai mai veramente considerato un amico, hai finto soltanto… Vero? E… l’altro giorno… mi hai quasi ficcato la lingua in gola solo perché mi fidassi di te?!”
Il biondo sentì il rintocco del suo orologio che segnava le undici e mezza. Altre lacrime gli scivolarono sul viso mentre tremava dalla testa ai piedi. “No, io non ho finto nulla. All’inizio sì ma poi ho capito veramente cosa si prova a starti accanto. Ho capito che ho sbagliato ad odiarti, in tutti questi anni. Che mi sono solo rovinato la vita… fidati di ciò che dico!”
“E come faccio a fidarmi dopo tutto quello che mi hai fatto?!?! Spiegami, come faccio?!?! Avanti, inventa un’altra delle tue scuse patetiche!” urlò il moro. Ormai la rabbia aveva preso il posto delle tristezza.
Qualcosa in Draco si ruppe, si sentì andare in pezzi al suono di quelle parole. Non rispose, non sapeva cosa dire e non sapeva nemmeno se a parlare ci sarebbe riuscito.
Il moro sospirò “Lo vedi? Non sei neppure capace di ammettere i tuoi sbagli!”
“Mi dispiace…” sussurrò allora il biondo.
Harry ridacchiò sarcastico. “Ti dispiace? Ti aspetti veramente che io ti creda? Prima rischi di uccidermi, poi mi prendi per il culo per mesi, giochi con i miei sentimenti, fai credere a tutti di aver capito i tuoi sbagli e di essere cambiato quando non è vero niente e l’unica cosa che sai dire e che ti dispiace?!?! Si certo… proprio un bell’amico sei! Complimenti! Spero che ora sarai felice di come ti sei comportato…”
Draco si sentì andare in pezzi ancor di più. “Io…” biascicò.
“Tu? Tu cosa Draco? Cosa vuoi dire ancora? Lo sbaglio l’hai già fatto e non puoi più tornare indietro!” il moro sospirò e abbassò lo sguardo. “Io non ho ancora capito cosa sei… smettila di nasconderti dietro a comportamenti che non ti appartengono e si te stesso. Il te stesso che ho visto l’altro giorno in biblioteca, il te stesso che ho visto l’altra notte nel bosco, sempre se non stavi fingendo. Perché è quello che tu sei realmente! Non una persona che vuole sempre essere superiore a tutti. Io penso che ci sia anche del buono nel tuo cuore. E allora, se ne hai il coraggio, dimostrami che ho ragione. Dimostrami se veramente sei mio amico e se veramente mi vuoi bene!”
Il Serpeverde non seppe da dove gli venne il coraggio ma avanzò di un paio di passi verso il Grifondoro. “Io posso mostrarti quello che provo – sussurrò – ma tu… tu devi lasciarmelo fare”
“Che cosa devo lasciarti…?”
Il moro non fece in tempo a finire la frase perché le labbra di Draco si poggiarono delicatamente sulle sue. Si irrigidì di colpo, le braccia dritte lungo i fianchi e i pugni stretti.
Al biondo parve quasi di baciare una statua e avvertì il disagio dell’altro ragazzo così si staccò da lui per dargli il tempo di ritirarsi, se voleva.
Il Grifondoro riprese lentamente il controllo del suo corpo che si era automaticamente immobilizzato. Sentì le braccia rilassarsi, i pugni sciogliersi dalla stretta, le gambe improvvisamente molli e la famigliare sensazione di calore nello stomaco. Avvertì poi il caldo respiro del biondo solleticargli il viso e si sentì andare a fuoco la faccia dall’imbarazzo. Draco l’aveva fatto di nuovo, perché? Perché l’aveva baciato ancora? E d’improvviso, nella sua testa, sorse un'altra domanda che lo fece arrossire doppiamente: perché di colpo si era fermato? Quasi come se si aspettasse che continuasse.
Aprì piano le palpebre, che aveva chiuso senza accorgersene, e guardò il ragazzo davanti a se che se ne stava semplicemente immobile, a fissarlo. E in quel momento capì anche il perché. Se ne stava così per dargli il tempo di riflettere, di decidere se voleva farlo sì o no, di spostarsi se voleva.
La sua mente e il suo buonsenso dicevano: Cazzo, spostati subito!  Ma il suo corpo invece diceva: Resta lì imbecille!
La decisione su chi dare ascolto spettava solamente a lui.
“Fallo” sussurrò allora, senza riuscire a nascondere una nota di imbarazzo nella voce tremante.
Draco si avvicinò di alcuni centimetri, poi si bloccò di nuovo. Non voleva obbligare Harry in alcun modo quindi decise di dargli altro tempo per scostarsi se non se la sentiva.
Il Grifondoro chiuse gli occhi. “Fallo – ripeté – Fallo prima che mi renda conto di quanto sia assurdamente pazza e insensata questa cosa”
***  Il Serpeverde allora sorrise e di nuovo poggiò le labbra su quelle dell’altro ragazzo.
Harry sentì il battito cardiaco accelerare di colpo e cominciò ad avvertire strane sensazioni, tra le quali un piacevole pizzicore sottopelle. Senza veramente sapere ciò che stava facendo, in maniera piuttosto impacciata, chinò un po’ il capo in avanti per aumentare la pressione fra le loro bocche. Se ne vergognò parecchio: numero 1 non sapeva come baciava, se bene o male e numero 2 le mani, dove doveva metterle quelle?
Per fortuna alla seconda ci pensò Draco. Lo sollevò da terra e lo inchiodò al muro, cosicché la sua schiena fosse poggiata ad esso, mentre gli teneva una mano sotto al ginocchio e l’altra nei morbidi e folti capelli neri che tanto adorava. In quella maniera Harry era perfettamente alla sua altezza. Gli tolse delicatamente gli occhiali, avvertendo la fastidiosa montatura che gli batteva sul naso, poi avvicinò il viso al suo lasciandosi inebriare dal profumo.
Il moro rabbrividì sentendo il fiato di Draco solleticargli la pelle mentre i loro respiri si mescolavano. Alla fine si fece coraggio e dopo aver preso la testa del biondo fra le mani azzerò definitivamente le distanze tra di loro ricongiungendo la bocca alla sua.
E pian piano tutto divenne più intenso, più “proibito”. Le labbra cominciarono a schiudersi e le lingue a intrecciarsi e a rincorrersi, come in una specie di gioco.
Proprio mentre Harry stava per perdere definitivamente la lucidità Draco si staccò da lui e rimase così immobile per un po’. Quando il moro capì che non si era allontanato solo per riprendere fiato corrugò la fronte, confuso. Il Serpeverde allora fece un sorrisetto malizioso poi si avvicinò di nuovo e lasciò un piccolo bacio sulla guancia del Grifondoro, poi si spostò sulla mascella e continuò a poggiare le labbra tre, quattro, cinque volte spostandosi verso l’orecchio. E il Grifondoro lo lasciò fare perché gli piaceva eccome. Ogni volta che il Serpeverde lasciava un piccolo bacio sulla sua pelle una specie di scossa lo attraversava da cima a fondo. Mise le mani dietro la sua schiena e lo attirò di più a se riducendo ancora lo spazio fra di loro e sporgendo la gola in fuori per spronarlo a continuare. Malfoy, vedendo che gli piaceva, cominciò a scendere lentamente giù per tutta la lunghezza del suo collo, solleticandolo con il respiro. Quando arrivò appena sopra la clavicola Harry non riuscì a trattenere un piccolo gemito di piacere e se ne vergogno parecchio, si sentiva una femminuccia a reagire in quel modo. Draco invece se ne compiacque e continuò a giocare con i suoi lembi di pelle volendo fargliene sfuggire altri. E ci riuscì, ci riuscì eccome.
Il Grifondoro si sentì sciogliere sotto a quei tocchi delicati e cominciò ad avere seriamente caldo, pareva che il sangue gli scorresse bollente nelle vene. Non poté fare a meno di piantare le unghie sul tessuto del maglione del Serpeverde all’ennesimo bacio sul collo.
“Non provocarmi” sussurrò il biondo all’orecchio di Harry.
“Altrimenti?” chiese quello.
Draco esitò un attimo. “Altrimenti vedrai” disse maliziosamente. Mentre il moro sorrideva sentì il suo corpo riprendere vita e si dimentico delle condizioni in cui era. Si dimenticò di lui stesso e, semplicemente, si lasciò andare. Sollevò Harry ancor di più da terra, con una forza che neanche sapeva di avere, portandolo ancora più in alto. Dovette alzare la testa e allungare il collo verso di lui per arrivare a guardarlo negli occhi.
Harry strinse le ginocchia attorno ai fianchi del biondo e incrociò i piedi dietro la sua schiena in modo da fare leva su di essi e riuscire a tenersi su, poi gli infilò le mani nei capelli color platino e si chinò sul suo viso continuando a baciarlo passionatamente.
Qualcosa esplose nel petto di Draco facendogli dimenticare tutto. Il dolore, la tristezza, la paura. Cancellò dalla sua testa il passato e il futuro, ciò che aveva fatto e ciò che avrebbe dovuto fare più avanti e penso solo al presente. Al ragazzo davanti a sé che in quel momento gli stava esprimendo il suo affetto nel migliore dei modi.
Continuando a sostenerlo lo staccò dal muro e lo poggiò delicatamente a terra, ora era lui a essere più alto del moro.
Si separarono un attimo, giusto il tempo per riprendere fiato.
Poi Harry lo abbracciò sul collo tirandolo in basso, verso di se, e continuando a baciarlo. Gli piaceva la sensazione delle labbra fredde del biondo sulle sue e gli piaceva sentirsi più piccolo di lui. Vederlo lì, in tutta la sua altezza, e stargli affianco gli dava un senso di sicurezza totale.
Draco inchiodò di nuovo il Grifondoro al muro, una mano a lato della sua testa e l’altra sul suo fianco. Un dito scivolò per sbaglio sotto alla felpa di Harry poggiandosi sulla sua pelle.
Il moro rabbrividì al tocco freddo del biondo. Cinse il Serpeverde per i fianchi attirandolo a sé ancor di più e azzerando definitivamente le distanze tra i loro corpi, poi ribaltò i posti inchiodando sta volta lui al muro e, dopo avergli poggiato la testa su una spalla, fece scivolare una mano sotto alla sua camicia accarezzandogli piano la schiena.
A Draco mancò il fiato per un paio di secondi e fu il suo turno di lasciarsi sfuggire qualche gemito. Il Grifondoro allora sorrise malefico e gli piantò le unghie sulla pelle vicino alla cintura dei pantaloni, senza fargli male, ma provocandolo ancor di più. Il biondo inarcò automaticamente la schiena e si lasciò accarezzare dalla mano di Harry esageratamente calda, che in quel momento scorreva lenta verso le sue scapole, abbandonandosi a quella sensazione di piacere. Ora non sentiva più nulla, solo il calore che emanava il corpo del moro e il suono dei loro cuori che battevano all’unisono. Si rese conto di aver tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo così li aprì lentamente trovandosi davanti quelli verde foresta del moro talmente vicini che riusciva a rispecchiarsi in essi. Rimase ad ammirare le particolare pagliuzze dorate che risplendevano in essi, nonostante la stanza non fosse particolarmente illuminata.
E Harry fece lo stesso. Si incantò a guardare le varie sfumature degli occhi del Serpeverde che andavano dal grigio chiaro all’azzurro cielo e che in quel momento sembravano essersi scaldati. Sì, forse, in quel momento era riuscito finalmente a sciogliere il ghiaccio che racchiudeva i suoi occhi e il suo cuore e a farlo comportare come il vero se stesso, come il vero Draco. Quello che a lui piaceva.
*** Il Serpeverde sapeva di essere quasi arrivato al limite quindi, con la poca lucidità che gli era rimasta, si staccò per primo facendo un passo indietro. Guardò il moro sorridendo e gli rimise cautamente gli occhiali scostandoli poi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi però si fece subito serio. “Harry… devi andartene. Subito. Prima che il Signore Oscuro si renda conto che non ho compiuto la missione da lui affidata”
Il Grifondoro annuì tristemente “Cosa succederà a te?”
“Non ne ho idea” sussurrò.
Harry si avvicinò di nuovo a lui fino a che i loro visi furono a pochi centimetri di distanza “Draco, ti rendi conto che fra noi non sarà più come prima? Ti sei preso gioco di me e anche se mi hai dimostrato di esserti reso conto di aver sbagliato lo sai che perdonarti non sarà facile. Ti ho donato il mio tempo ma tu l’hai solo sprecato. Ti ho donato la mia fiducia e tu l’hai tradita. Io non mi fido più di te. E non so se ricomincerò a farlo in futuro. Mi dispiace ma non posso considerarti un amico, non più ormai…”
Mentre annuiva tristemente una lacrima scivolò sul viso del biondo.
Il moro li poggiò una mano sulla guancia asciugandogliela e guardandolo negli occhi un’ultima volta poi si riprese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni del Serpeverde e si voltò dall’altra parte dandogli le spalle. Percorse la distanza che lo separava dalla parete-porta e l’apri cautamente. “Addio Draco” disse, prima che il portone si chiudesse dietro di lui con un leggero tonfo.
Le gambe del biondo non ressero più e non poté far altro che accasciarsi a terra e piangere. Di nuovo, come se in quella settimana non l’avesse già fatto abbastanza.
Appoggiò la testa alle ginocchia mentre si teneva la pancia con entrambe le mani. Si sentiva lo stomaco vuoto e non era perché era da molto che non mangiava ma perché Harry l’aveva abbandonato. Gli aveva detto che probabilmente non l’avrebbe mai più perdonato e che non si fidava più di lui.
E adesso si sentiva in pezzi, forse anche peggio di quella sera nel bosco.
Ma sta volta nessuno l’avrebbe aiutato. Nessuno l’avrebbe abbracciato e consolato.
Se lo meritava, se lo meritava eccome!
Non gli erano bastati cinque e passa anni per capire che aveva sbagliato. No, era stato uno stupido! Gli erano state aperte due strade: una per la via del bene e una per la via del male. E lui, per l’ennesima volta, aveva fatto la scelta sbagliata.
E di nuovo, era solo colpa sua…
 
 
Draco sentì il rintocco del suo orologio da taschino che segnava la mezzanotte.
Una strana nebbiolina fuoriuscì dall’armadio svanitore e quando si disperse un po’ si poterono distinguere distintamente le sagome di Bellatrix, Greyback e Avery. Tutti avevano la bacchetta puntata sul biondo e ghignavano maligni.
Prima che potesse fare qualsiasi movimento si sentì legare improvvisamente i polsi e le caviglie mentre una grossa benda gli si ficcava in bocca impedendogli di produrre un qualsiasi suono.
Cercò di dimenarsi ma più si muoveva più le corde si stringevano attorno ai suoi arti quindi lasciò perdere e non oppose resistenza, tanto non sarebbe servito a nulla.
Venne sollevato in aria da un semplice incantesimo e poi sbattuto con forza dentro all’armadio svanitore. Gli mancò il respiro per un paio di secondi a causa del impatto improvviso con la superficie in legno.
“Molto bene caro nipotino! – Bellatrix ridacchiò con una voce pazza e gracchiante – Vedo che non hai svolto la missione. Ma chi sono io per dirti ciò che dovevi o non dovei fare? Adesso te la vedrai con il Signore Oscuro in persona, imparerai a non obbedire!” esclamò.
L’unica cosa che poté fare il Serpeverde fu rabbrividire e deglutire rumorosamente.

La fredda e agghiacciante risata dei mangiamorte fu l’ultima cosa che si sentì prima che le ante dell’armadio svanitore si chiudessero. Poi la Stanza Delle Necessità piombò nel silenzio più totale…












 

Note dell'autrice: Eccomi di nuovo qui! Probabilmente qualcuno di voi penserà: "Che rottura! Ci ha già fatto la predica sopra!"
E invece...
Inanzitutto volevo scusarmi se vi ho fatto attendere molto per questo capitolo, lo so che avevo promesso che avrei pubblicato ogni due/massimo tre giorni ma sono stata in vacanza e non ho potuto fare in altro modo. Inoltre, come avrete sicuramente notato, è più lungo degli altri e essendo anche uno dei capitoli fondamentali per lo sviluppo di questa fanfiction ho impiegato più tempo a scriverlo volendo soffermarmi su vari particolari.

Come vi è sembrato?
Se vi va di lasciarmi anche solo una piccola recensione sarei felicissima.
Spero di essere riuscita a farvi capire il casino che c'è nella testa di Harry e la difficoltà della scelta di Draco che, come avete letto, alla fine ha deciso di lasciare andare il Grifondoro oltre ad avergli mostrato i suoi sentimenti. Il mio intendo era sì quello farvi felici con la scena del bacio ma anche di lasciarvi l'amaro in bocca per il comportamento di Harry, che ha chiaramente detto al Serpeverde che ormai non si fida più di lui e che non sa se tornerà a farlo in futuro. E poi dove staranno portando il nostro Draco i mangiamorte? E i rapporti tra i protagonisti si riappacificheranno prima o poi?
Beh, lo scopriremo nei prossimi capitoli.

Grazie ancora a chi ha messo la storia fra le preferite, seguite e ricordate ma anche a chi legge in silenzio. Un grazie particolare va a chi ha recensito la storia!
Ci vediamo fra un paio di gioni con il prossimo capitolo.
Un bacione a tutti! <3

   
 
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