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Autore: Rohhh    25/07/2016    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sentirsi troppo diverso da qualcuno e non provare ad andare oltre quelle apparenze? Ashley ha 21 anni, è una studentessa universitaria seria e posata, ha due sorellastre e una madre che sente troppo diversa da lei. In vacanza dal padre conosce Matt, il figlio della sua nuova compagna, ribelle e criptico, lui con la propria madre ci parla appena. Quell'incontro cambierà il modo di vedere le cose di entrambi e farà capire loro che non è mai troppo tardi per recuperare un rapporto o per stringerne di nuovi con chi non ci aspettavamo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

 

 

« Ragazzi, vi prego, sono esausta – piagnucolò Sophia, trascinandosi a fatica lungo il sentiero polveroso – fermiamoci in un posto qualunque e basta!». Peccato che nessuno dei suoi due compagni avesse intenzione di ascoltarla.

« Coraggio, ancora qualche metro e siamo arrivati, abbi un altro po' di pazienza» la rassicurò Ashley, mentre Tyler sghignazzava. Camminava svelto e non sentiva la stanchezza, dopotutto lui era un tipo sportivo, abbastanza alto, con un fisico asciutto e ben scolpito dai numerosi allenamenti. La sua pelle era leggermente olivastra e quindi non doveva nemmeno pensare al rischio di ustionarsi.

« Se avessi saputo che alla fine saremmo andati a scarpinare qui in mezzo ai boschi, di certo non sarei venuta con le zeppe» si lamentò ancora, asciugandosi il sudore dalla fronte e tentando disperatamente di annodare i capelli castani chiari, ricci e lunghi, che le stavano procurando un gran caldo sulla schiena.
Non aveva tutti i torti in effetti: i tre amici dovevano trascorrere la mattinata e il pranzo insieme per salutare Ashley prima della sua partenza e all'inizio avevano optato per una tranquilla passeggiata in centro e una sosta a mangiare in qualche ristorante carino, seduti comodi e con l'aria condizionata, possibilmente.
E invece alla fine a Tyler era venuta la brillante idea di recarsi in un boschetto nei dintorni, la loro città non dava sul mare e d'estate la zona boschiva nelle vicinanze era meta di pic-nic e scampagnate visto che, dopo un po' di marcia a piedi, si giungeva in un enorme prato verde pieno di alberi dalle grandi chiome che creavano delle piacevoli zone ombrose. Vi era anche un fiumiciattolo per chi avesse voluto rinfrescare le gambe o per i bambini che amavano sguazzarci.

« Non è vero, saresti comunque venuta disorganizzata perchè a te piace sempre fare il contrario di tutto!» la prese in giro l'amico, voltandosi un attimo a guardarla e beccandosi un gestaccio da parte di Sophia non appena portò nuovamente la testa in avanti per continuare la strada.

Ashley rise divertita. «Beh, però Sophia devi ammettere che a volte hai proprio toppato, noi tutti ricordiamo ancora quando ti sei presentata alla partita di calcio di Tyler coi tacchi a spillo e un tubino elegante nemmeno ti trovassi al matrimonio di tuo fratello». Quell'aneddoto veniva raccontato almeno cinque o sei volte l'anno, non appena se ne presentava l'occasione.

Tyler scoppiò a ridere fragorosamente «Oddio, un'enorme folla di ragazzi urlanti,con birre in mano, striscioni e magliette sgualcite e lei agghindata a festa!»

« Non siete per niente divertenti, mi avevano detto che era un evento importante e mi ero preparata di conseguenza, siete proprio stronzi!» tentò di giustificarsi Sophia senza risultati.

Nel frattempo, finalmente, erano giunti alla meta: la zona era piena di persone quel giorno, famiglie con bimbi piccoli che giocavano all'aria aperta, coppiette innamorate che si scambiavano effusioni sotto gli alberi, comitive di giovani rumorosi e festosi, impegnati a stendere teli per terra per mangiare e persino qualche persona di mezza età, situata in qualche angolo più tranquillo per godere un po' di fresco.

« Ringraziando il cielo siamo arrivati - fece teatralmente Sophia, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso - ho bisogno di stendermi e togliermi queste dannate scarpe!». I tre cercarono un angolo libero all'ombra e una volta posati gli zaini a terra, srotolarono i teli da pic-nic e cominciarono a organizzarsi per il pranzo.
Ashley si accomodò incrociando le gambe e aprì il suo zaino per prendere una bottiglia d'acqua: anche se non si era lamentata come Sophia, il caldo lo sentiva eccome. Tyler si sedette accanto a lei, come faceva di solito, guardando il bel viso arrossato di Ashley, per poi stiracchiarsi per bene e socchiudere gli occhi per un attimo. Sophia si accomodò, facendo bene attenzione a non sporgere dal telo e sporcare il suo vestitino bianco a pois, immediatamente si slacciò le scarpe e rimase a piedi nudi sull'erba, trovando subito refrigerio alle sue sofferenze, poi si sventolò un po' il collo con le mani a mo' di ventaglio e sospirò. Finita la sistemazione, il caldo sparì per lasciare il posto a una sensazione di pace e di frescura, grazie a una piacevole brezza e al dolce rumore delle fronde sopra le loro teste che aiutava a rilassarsi.

«Ragazzi che meraviglia, questo posto è il paradiso, come si sta bene!» esclamò Sophia, ormai calma e rilassata, con la schiena beatamente poggiata a un albero.

«Hai visto che ne valeva la pena? - ribadì Tyler con soddisfazione - le mie idee sono sempre vincenti, dovreste saperlo ormai».

«Ok Tyler, ora però non montarti troppo la testa» lo schernì Ashley, sorridendo e posandogli dolcemente una mano sulla spalla, per poi distribuire ai suoi amici i panini che avevano preparato prima di incamminarsi.
Quel tocco ebbe l'effetto su di lui di una scossa elettrica.
Rimase incantato a guardare ogni suo movimento: il suo viso chiaro sul quale risaltavano per contrasto una manciata di lentiggini sul naso e sulle gote, aveva portato dietro l'orecchio sinistro dei ciuffi ribelli, mentre dall'altro lato i capelli rossi e lisci, che ormai da qualche anno a quella parte portava corti sopra le spalle, le ricadevano sulla fronte. Aveva una semplice canotta grigia e un paio di pantaloncini di jeans che le lasciavano scoperte le gambe lunghe. Ashley non era il tipo da agghindarsi o indossare abiti appariscenti ma riusciva comunque a risultare attraente. Aveva preso ad addentare il suo panino mentre scambiava qualche parola con Sophia.
'Quanto è bella Ashley quando sorride' pensò, ricordando i tempi in cui poteva baciare quelle labbra rosate e tenerla abbracciata. Erano solo due ragazzini sedicenni alle prime armi, impacciati e un po' timidi, ma lui non aveva dimenticato l'emozione provata quando aveva sfiorato per la prima volta le sue labbra, la gioia che gli dava averla accanto, sentirla tra le sue braccia.
Non erano mai andati oltre qualche bacio più profondo, perchè la loro storia era finita presto e Tyler non l'aveva mai nemmeno vista nuda. Ashley la sua verginità l'aveva poi persa con Richard, quell'allievo di suo padre che lui aveva visto solo in foto. L'aveva odiato con tutte le sue forze pur non conoscendolo solo perchè si era sentito derubato della sua Ashley, l'unica ragazza che aveva mai sentito davvero vicino, davvero simile a lui.
Con lei non doveva mai pensare a cosa dire o a preoccuparsi di sbagliare perchè sapeva che non l'avrebbe mai giudicato, che l'avrebbe sempre sostenuto. Ci aveva provato a vedere altre ragazze, soprattutto nel periodo in cui Ashley si era fidanzata e tutti i suoi amici lo avevano incoraggiato a farsi una vita e qualche storia l'aveva avuta ma mai niente di serio, le solite avventure provate per cercare di distogliere l'attenzione dal suo pensiero fisso, per tentare quel chiodo schiaccia chiodo che sembrava essere l'unica soluzione possibile per andare avanti.
Invece si era ritrovato a letto con ragazze di cui la mattina dopo non voleva più sapere nulla, vuoto dentro e insoddisfatto. La verità era che, in fondo, lui ancora sperava di poterci tornare con la ragazza dei suoi sogni, era fermamente convinto che continuandola a frequentare, facendo l'amico, alla fine lei si sarebbe accorta che l'unico ragazzo giusto era lui. Finchè questa convinzione non l'avrebbe abbandonato, sapeva che non avrebbe potuto guardare nessun'altra come guardava lei.

Sophia parlava con Ashley ma di sottecchi lanciava delle occhiate fulminee a Tyler: si era accorta perfettamente che l'amico era di nuovo perso a fissare Ashley.
Quel ragazzo era proprio senza speranza!
In un'altra situazione si sarebbe sentita il terzo incomodo ma quel caso era diverso. Il sentimento di Tyler era purtroppo unilaterale e lei lo sapeva benissimo. Conosceva Ashley dalla elementari, quando era ancora una bimba dallo sguardo forse fin troppo serio, ma lei coi suoi modi spontanei e schietti era riuscita a conquistarsi la sua fiducia e a penetrare quella corazza che la circondava, diventando la sua confidente più intima.
Ashley le aveva chiaramente rivelato che per Tyler provava solo una profonda amicizia e Sophia poteva stare certa che quando l'amica diceva una cosa era sicura. Quello che non condivideva era il suo evitare un confronto diretto con lui, dirgli finalmente in faccia la nuda e cruda verità, spezzargli il cuore per permettergli di rinascere.

La riccia sospirò, poi interruppe il silenzio tra loro: « E quindi domani la nostra Ashley starà via per più di un mese al mare, sapessi quanto ti invidio, la spiaggia dorata, le serate in riva al mare a ballare fino a tardi sorseggiando drink, ragazzi fighi poco vestiti, sei proprio fortunata!» disse.

Ashley si portò le ginocchia al petto, fissandosi le punte delle scarpe: non si sentiva poi così tanto fortunata, era una vita che era costretta a spostarsi per trascorrere del tempo con suo padre, l'estate, il Natale e il resto, tutto doveva sempre essere programmato per tempo.
Adesso era adulta e non le pesava poi così tanto, però da bambina ricordava come avesse sempre invidiato le compagnette che avevano una famiglia "normale", con mamma e papà a casa. Le maestre di lei dicevano che era troppo introversa e chiusa e che aveva sempre l'espressione severa di chi fosse costretta a portare su di sè il peso del mondo intero. Stava silenziosa, coperta da una cascata di capelli rossi come a nascondersi e con quegli occhi color miele già cosí adulti.

«Dai, cosa vuoi che sia un po' di mare, la sabbia ovunque, poi tutto quel caldo asfissiante e la gente che si accalca sulla spiaggia, guarda che non a tutti piace!» intervenne Tyler. A lui non andava proprio giù non poter vedere Ashley per tutto quel tempo. Si passò una mano fra i capelli castani e folti e distolse per un attimo lo sguardo triste.

«Vedrete che questo mese volerà, e poi non vedo mio padre da un bel po,' anche per via degli impegni universitari, e sono contenta di poter passare del tempo con lui» li rassicurò Ashley.

«Ma quest'anno non c'è anche la sua compagna?» azzardò Sophia senza riflettere, accorgendosi solo troppo tardi di aver fatto forse una domanda sgradita.
Tyler la fulminò con uno sguardo che voleva dire 'ma che cazzo ti salta in mente di domandare', ma ad Ashley non aveva dato fastidio la domanda.
Lei era felice di sapere che il padre aveva trovato una donna e da come la descriveva, bella, colta e raffinata, sembrava proprio il tipo perfetto per lui. Ovviamente era un po' in ansia perchè non la conosceva e avrebbe dovuto stare un mese in quella casa, con la speranza di piacerle.

« Sì, la conoscerò in quest'occasione, ma mio padre ne sembra entusiasta quindi deve senz'altro essere una bella persona» disse giocherellando con un filo d'erba, cercando di risultare convincente anche a sè stessa.

« Vedrai che andrà tutto bene» la incoraggiò Tyler, cingendole le spalle con un suo braccio scolpito. Sophia la fissò inarcando le sopracciglia come per comunicarle silenziosamente 'hai visto cosa cavolo combina, fà qualcosa', mentre Ashley fece finta di non capire.

Allora Sophia decise di fare la sfacciata ancora una volta:«Speriamo anche che tu possa fare qualche conquista , non so se mi spiego» disse con tono malizioso, prendendo poi una fetta di anguria come niente fosse. Di soppiatto invece, guardò le reazioni degli amici, Ashley era arrossita e Tyler aveva la faccia di chi aveva appena ricevuto un insulto.
Fu soddisfatta: si era presa la sua piccola rivincita per le prese in giro di prima. E dopottutto tra loro tre la stronza poteva essere solo lei.

Il pic-nic trascorse sereno e dopo aver salutato gli amici con la promessa di sentirsi comunque tramite cellulare, nel pomeriggio Ashley rientrò a casa. Erano le 16 e non era ancora tornato nessuno, regnava una piacevole tranquillità in casa ed Ashley ne approfittò per dedicarsi un pò a sè stessa.
Si concesse un bel bagno rilassante, riempì la vasca, si tolse i vestiti e vi si immerse completamente, lasciò che la piacevole sensazione dell'acqua fresca la avvolgesse, piegò la testa all'indietro e chiuse gli occhi.
Ripensò alla domanda di Sophia sulla compagna di suo padre: non aveva mentito, non era preoccupata, solo che lei era fatta così, i cambiamenti non le piacevano e pensare che quell'estate non sarebbero stati solo lei e suo padre la teneva un pò in ansia. Cercò comunque di non pensarci e una volta finito il bagno si asciugò i capelli e decise di concedersi un pisolino per recuperare il sonno perso. Si infilò degli shorts di cotone neri coi bordini verde chiaro e un top bianco e si buttò stanca sul letto.
Si addormentò quasi subito.

Dormì per circa tre ore e quando si svegliò sentì una voce maschile provenire dal piano di sotto: erano rincasati tutti e doveva esserci anche Peter, il ragazzo di Phoebe.

«Ciao a tutti» salutò entrando in cucina. I presenti ricambiarono il saluto. Sua madre stava già preparando la cena e le si affiancò per dare una mano.

« é andato tutto bene oggi, tesoro?» chiese Nancy.

«Sì» fu la risposta monosillabica che ricevette dalla figlia, che non aveva distolto gli occhi dal tagliere su cui stava affettando una cipolla.
Lo sguardo di Nancy si rattristò: avrebbe voluto che Ashley fosse più aperta con lei, che le raccontasse qualcosa, che le aprisse il suo cuore e le confidasse i propri turbamenti così da poterla aiutarla in qualche modo, invece lei rimaneva un mistero. Tutte le volte che aveva provato a scavarle un po' nel cuore si era trovata la porta chiusa. Dopo tanti anni ancora si chiedeva dove avesse sbagliato, perchè quella figlia per lei rimaneva ancora un enigma, perchè non riuscisse a farle capire quanto la amava e quanto la voleva felice.

«Beh, mi fa piacere che vada tutto bene» disse solamente, rivolgendo nuovamente lo sguardo alla pentola.
Non si accorse che Ashley stavolta l'aveva fissata, puntandole addosso i suoi occhi grandi, unico tratto che aveva preso da lei. Era uno sguardo carico di rimorso, perchè si rendeva conto di fare male a sua madre, ma semplicemente non riusciva, sentiva sempre un blocco ogni volta che avrebbe voluto aprirsi con lei, anche semplicemente per raccontarle una stupidaggine o un pettegolezzo, come facevano invece tranquillamente le sue sorelle.
'Perchè non ci riesco, perchè?' si ripeteva in testa continuamente. Schiuse le labbra come a voler dire qualcosa, ma le parole le rimasero morte in gola. Inspirò l'aria profondamente e ritornò alle sue incombenze.

Quando fu tutto pronto si accomodarono a tavola. Phoebe cominciò a parlare ininterrottamente come suo solito, raccontando le disavventure della giornata, mentre Peter la assecondava guardandola con amore. Erano proprio belli insieme quei due.

«E con i lavori per la casa a che punto siete?» chiese Nancy a Peter.

«Piuttosto bene, domani andiamo a scegliere la cucina e nel frattempo stiamo ultimando i lavori per il sistema idraulico» rispose Peter con tono garbato.
Era un ragazzo calmo e pacato e questo suo lato del carattere mitigava l'esuberanza di Phoebe. Aveva venticinque anni e dopo il diploma aveva seguito un corso per fisioterapista e adesso quello era diventato il suo mestiere. Portava i capelli corti, castani chiari e gli occhi erano di un verde scuro. Il suo volto di solito era sorridente e ispirava tranquillità. Phoebe se ne era innamorata perdutamente a scuola e presto i due si erano messi insieme.
Sua sorella era sempre stata molto bella con quei capelli lisci, lunghi e biondissimi e gli occhi di un azzurro intenso, con un taglio che tendeva verso l'alto e le conferiva un'aria ancora più affascinante. Fisicamente era alta e magra e non passava di certo inosservata, aveva una miriade di pretendenti e di ragazzi che le sbavavano dietro ogni volta che passava, ma lei non aveva occhi che per Peter e lui lo sapeva e per questo si fidava di lei e non faceva il geloso.
Sì, all'apparenza a volte poteva sembrare una ragazza frivola o con grilli per la testa, ma chi la conosceva sapeva benissimo che non era così. Più volte alla scuola per estetiste che aveva frequentato le avevano proposto di iniziare una carriera come modella, insistendo che con quel viso angelico e quel fisico avrebbe di sicuro fatto strada, ma Phoebe era una ragazza riservata in fondo e non riusciva a immaginarsi osservata da migliaia di occhi mentre sfilava in abiti succinti, lontana chissà quanto da casa sua e dal suo amore.

«Bene, sono contenta per voi» disse Nancy, sinceramente felice per loro. La sua bimba era cresciuta ormai, lavorava, era indipendente e aveva accanto un ragazzo serio che la amava. Cosa avrebbe potuto desiderare di meglio per lei? Si augurò che quella convivenza fosse per loro una delle tante tappe felici raggiunte insieme e che altre ne sarebbero arrivate di belle ancora.

«Intanto, per la precisione, non abbiamo deciso le piastrelle del bagno, per non parlare dei colori delle stanze, e i mobili, nessuno pensa ai mobili?» esclamò Phoebe, annullando l'aria di positività che aveva invaso la stanza e ingoiando nervosamente un boccone di sformato di patate.

Ashley sospirò: sua sorella ricominciava con gli isterismi.

«Amore, sù, non fare l'esagerata, non è una tragedia e non siamo poi così indietro, devi rilassarti un po'» la confortò Peter, sorridendole.
Ashley approvò istantaneamente. «Finalmente qualcun'altro che glielo dice, non sono solo io l'unica pazza allora!».

«Non accetto critiche da chi non riesce a capire che il suo migliore amico ci sta provando spudoratamente!» le ribattè Phoebe, cercando di sconfiggerla facendo leva su quell'argomento spinoso.
Ashley spalancò gli occhi mentre sua madre sorrideva. «Ma cosa diavolo c'entra ora questo, sei scorretta!» la fulminò con lo sguardo. Phoebe per risposta le fece la linguaccia.

«Quindi, dopodomani Ashley parte e io rimarrò sempre sola con la nonna, non potevo andare anche io con lei a mare?» disse triste July. Con Nancy e Phoebe occupate a lavoro, la piccola rimaneva spesso a casa con Ashley d'estate, quando finiva l'università, ma adesso era costretta a passare sempre le mattinate dai nonni.

«July, sai bene che Ashley non può portarti con sè, e poi tra due settimane anche io prenderò le ferie e ti prometto che ti porterò in piscina ogni volta che vorrai» la tranquillizzò la madre, mentre Ashley le carezzava la testolina.

«Si ma la piscina non è la stessa cosa del mare» protestò la piccola, aggrottando le sopracciglia.

«E va bene, andremo anche a mare un giorno di questi, promesso!» fece Nancy mentre July parve finalmente quietarsi.

«E mi raccomando Ashley, cerca di divertirti, non fare come tuo solito, a stare a fare la noiosa tutto il giorno, esci, vai alle feste, fai amicizia, sempre se sai cosa significhi!»la provocò Phoebe.

«Ma certo che so cosa significa!» rispose irritata. Perchè dovevano sempre darle della noiosa, lei non si sentiva così e non capiva che strana idea avessero loro di divertimento. Certo, non era il tipo da scatenarsi alle feste o ubriacarsi o socializzare con chiunque, ma questo non voleva dire che facesse solo cose noiose.

«Con moderazione, chiaramente, ma ha ragione Phoebe, rilassati e lasciati andare un po' di più,ok?». Ora si ci metteva anche sua madre a dirle di darsi alla pazza gioia, certo che la sua famiglia era proprio strana.

«La state massacrando poverina, lasciatela respirare!» venne in suo soccorso Peter.

«Oh, almeno qualcuno che è dalla mia parte esiste, a quanto pare!» esclamò Ashley.

«Non la assecondare amore, altrimenti crede che sia normale comportarsi così, invece io voglio la mia sorellina bella grintosa!» fece,Phoebe, sollevando le braccia in aria e facendo ridere tutti, tranne Ashley che aveva assunto l'ennesima faccia perplessa.

Finito di cenare, Phoebe e Peter si accoccolarono nel divano a scambiarsi baci e abbracci davanti a un film che non avrebbero visto fino alla fine, mentre July era salita nella sua cameretta e Ashley aveva aiutato sua madre a sparecchiare, per poi salire anche lei in camera, e stendersi sul letto.
Era rimasta un po' nella penombra a fissare il soffitto: l'indomani sarebbe stato un giorno di preparativi tra valigie da fare, telefonate a suo padre, cose da non dimenticare e saluti e voleva essere riposata. Sperò di riuscire a dormire bene quella notte e non farsi travolgere dai pensieri.

  
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