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Autore: Lunemy    31/07/2016    5 recensioni
«Inuyasha è colpa mia? Qualcuno avrà scoperto il collegamento tra i due mondi per colpa mia, e ora ci spia con i microchip! vi ho messo tutti in pericolo, ti ho messo in pericolo. Alla fine non appartengo a questo mondo... e la mia presenza fa solo danno a voi, a te... sempre problemi ti causo...» mormorò lei, sentendosi in colpa, non si era mai posta il dubbio che qualcuno potesse osservare i suoi movimenti e scoprire qualcosa…che stupida era stata!
«Non dire stupidaggini. Non è colpa tua... Io ringrazio il cielo sempre, perché ho te ogni giorno, al mio fianco. E sarei disposto a rifare la guerra contro Naraku, se fosse necessario, per rimanere insieme. Risolveremo anche questa situazione…» disse guardandola con gli occhi dorati pieni d'amore.
«Tu vali tutte le guerre della mia vita Kagome. Perché tu sei la mia pace.» concluse lui, stringendola forte a se.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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PROMESSE D’AMORE
CAPITOLO 13
 


Rin si svegliò. Notò subito l’assenza di Sesshomaru, era andato via per non farsi scoprire da Kagome? Trovò sul letto una coroncina fatta di piccoli fiori bianchi. Che ci faceva la? Chi l’aveva portata? Rin la prese tra le mani e la indossò specchiandosi. Sembrava una sposin—oddio non era per caso la coroncina di fiori di Kagome per il suo matrimonio? E lei la stava indossando? Sicuramente l’aveva portata per mostrargliela! Pensò. Se la tolse e l’appoggiò sul letto e in quel momento entrò Sesshomaru con un balzo elegante dalla finestra, nella sua stanza.
 
«Perché la togli?» chiese quasi brusco con uno sguardo affilato e arrabbiato.
 
Rin non capì il motivo di quel tono.
 
«Ecco non è mia, è di Kagome.» disse lei indicandola.
 
«E’ tua.» disse sicuro Sesshomaru guardandola fisso.
 
Rin non capiva. Come poteva essere sua? Era una coroncina da sposa e Kagome era l’unica che si doveva sposare. Lei di certo non aveva avuto dichiarazioni in quell’ambito…
 
Sesshomaru si rese conto solo in quel momento che Rin aveva una cultura diversa, era umana. Un modo diverso di intendere anche in quell’ambito. Ecco perché non capiva.
 
«Nel mondo dei demoni, così come nel vostro, i fiori d’arancio sono i fiori del matrimonio. Nel mondo demoniaco, si chiede alla propria compagna di sposarsi donandole una corona di fiori d’arancio…al suo risveglio la donna trovandola sul letto dovrebbe indossarla e non toglierla finché non si celebra il matrimonio…» disse risoluto e deciso.
 
Vide gli occhi di Rin ingrandirsi per lo stupore e assimilare la notizia. Arrossì violentemente capendo cosa volesse dire…e guardò felice la coroncina.
 
«T-tu… tu m-mi hai regalato la coroncina?» balbettò incredula, lui annuì serio. Rin la riprese e la indossò con vigore.
 
«Non la toglierò finché non ci sposeremo dovessero passare mesi!» disse lei felice abbracciandolo.
 
«No. La toglierai, o meglio io la toglierò a te, questa notte… il marito deve toglierla alla sua sposa, alla loro prima notte di nozze.» disse lui non nascondendo un sorriso malizioso.
 
«Mah… cos… quando?» chiese Rin incredula allontanandosi da lui.
 
«Oggi. Ora. » disse lui osservando la sua futura moglie piangere e saltellare felice ancora una volta tra le sue braccia per baciarlo.
 
Quegli occhi felici, quel sorriso erano il motivo per cui aveva sacrificato Tenseiga. E l’avrebbe rifatto mille altre volte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Aspetta, mi stai dicendo che Rin e Seshomaru a breve si sposeranno nel giardino di casa mia?» chiese una Kagome stupida a Inuyasha.
Lui annuì.
 
«Perché tutta questa fretta?» chiese Kagome
 
«Non lo so tesoro, io sono stato appena informato da mio fratello. E mi ha chiesto di chiederti se potevi aiutare Rin. È in camera e non sa cosa indossare. Vogliono un matrimonio stile Sengoku. » disse Inyasha alzandosi dal tavolo. Avevano appena finito di far colazione.
 
Kagome annuì.
 
«Sai è così strano. Tuo fratello che non aspetta a sposarsi nel suo mondo, ma si sposa qui. Non capisco tutta questa urgenza.»
 
«Sorellona non è che ti rode che Rin si sposi prima di te?» chiese Sota ridacchiando scendendo in cucina.
 
Sapere che Rin si sposava da sua madre (Informata da Inuyasha) era stato strano. Si era arrabbiato un po’, ma più con se stesso. Sapeva che Rin aveva il cuore impegnato. E non gli aveva mai dato speranza per altro. Quindi aveva deciso di rendere bella quella giornata alla sua amica dell’epoca antica e si sarebbe tenuto il broncio per un altro giorno.
 
«Sota!!! Ma cosa dici! No! Rin è una mia amica non mi importa chi delle due si sposa prima, non è una gara!» disse Kagome arrossendo. Ok un po’, solo un po’ le rodeva, si sentiva scavalcata, ma non avrebbe permesso a quei pensieri negativi di assalirla. Voleva bene Rin.
 
Fece la linguaccia a suo fratello e salì le scale per andare in camera di Rin, passando prima nella sua camera per prendere uno splendido kimono bianco ricamato con dei fiori. Sarebbe stato perfetto per lei. E per lo stile del matrimonio.
 
 
 
 
 
 
Le ragazze si fecero attendere molto. La preparazione di Rin fu lunga e dolorosa. Si era sottoposta a cerette e pinzette e forcine nei capelli, su richiesta stessa della sposa. Voleva essere bellissima! Il lavoro per Kagome era stato arduo, ma alla fine Rin sembrava un essere dalla bellezza sovraumana. Il leggero trucco risaltò il suo viso delicato.
 
 
Sesshomau aspettava Rin in giardino, sotto un porticato di legno, dove Kagome aveva fatto mettere a un Inuyasha scocciato una marea di fiori per farlo sembrare elegante. L’unico modo per convincerlo era stato: “o lo fai tu o lo faccio io!” e Inuyasha per il bene di sua moglie e del suo piccolo cucciolo che cresceva nel ventre della donna che amava si era arreso. Nel giro di due ore quel porticato era contornato di fiori d’arancio e ciliegio. Era bellissimo. Kagome si avvicinò a Inuyasha per vedere l’entrata di Rin. Era riuscita a spuntarla con Rin e Sesshomaru solo per una cosa in stile moderno. La marcia nuziale. Avevano potato fuori il pianoforte di Sota, che pronto aspettava la sposa per iniziare.
 
La mamma di Kagome e il nonno aspettavano tranquilli l’inizio di quella strana e antica cerimonia. Un fatto unico e raro. Kagome notò che Sesshomaru non aveva nulla di diverso nell’aspetto..
 
In quel momento una tremante Rin uscì di casa. Tutti la guardarono sorpresi, era bellissima. Anche Sota rimase imbambolato per quelche secondo, prima di iniziare a suonare la marcia nuziale.
 
Kagome si godette lo sguardo incredulo di Sesshomaru. Era sicura che non l’avrebbe visto mai più quello sguardo. Era sconvolto. Non smise di guardarla, neanche quando lei era ormai arrivata da lui e la musica cessò. Ci fu un totale silenzio.
 
 
 
 Sesshomaru le prese le mani. Possibile che potesse essere ancora più bella? Era meravigliosa, se non avesse saputo che era un essere umano l’avrebbe scambiata per qualche demone della bellezza eterna.
 
Notò che Rin lo guardava preoccupata. Cosa pensava quella sua testolina? Pensava che avesse cambiato idea?
 
«Rin, ci ritroviamo in un mondo non nostro, separati dal tempo e dallo spazio dalla nostra terra. Siamo due razze diverse. Ho dovuto lottare contro i miei principi per amarti, io che ripugnavo un fratello solo perché mezzo umano. Non che adesso mi sia simpatico, ma lo riconosco come mio parente. Mi hai cambiato. Mi hai reso un demone migliore. Sin da quando eri bambina ti ho protetta, all’inizio pensando che per me fossi solo un passatempo, un cambiamento alla mia routine, ma poi vedendoti crescere mi sono reso conto di amarti, di essere geloso, di volerti in un modo che non reputavo accettabile. Ti ho scacciata e allontanata, anche se mai dal mio cuore, questo posso giurartelo sulla stirpe dei demoni cane! Mai nessuna ha sfiorato il mio cuore. Mai per nessuna avrei sacrificato Tenseiga, se non per te. Mai avrei abbandonato tutto se non per te. Perché tu sei ciò che rende la mia vita degna di essere vissuta. Sei l’essere destinato a me. Ti giuro su gli Dei che ti proteggerò a costo della mia vita mia sposa, che mai ti abbandonerò nella difficoltà, che gioirò con te sempre nei nostri momenti felici. E nel momento in cui io ti sarò d’intralcio e non più mi amerai, ti lascerò andare, con il cuore sanguinante, ma mai ti costringerò a me.» disse in modo solenne, sentito e profondo Sesshomaru.
 
Kagome si emozionò. Riconobbe le ultime parole, dal “Ti giuro” in poi, erano le stesse che Inuyasha le aveva detto al matrimonio nell’epoca Sengoku. Era la stessa formula dei demoni cane, capì Kagome. L’ultima frase era la più bella, significava: ti amerò anche se tu non lo farai e sarai libera da me.
 
Emozionata prese la mano del marito e lui la strinse. Anche lui stava ricordando il loro matrimonio.
 
Rin guardò Sesshomaru con le lacrime agli occhi.
«Sin da bambina, ti ho visto come un essere perfetto, il mio protettore, la mia guida. Era innamorata di te già dalla mia infanzia. Un amore che è cresciuto in tutti questi anni. Ho lottato anche io contro me stessa, mi imponevo di non amarti, perché mi ritenevo troppo insulsa per te. E sconfortata tentavo di nascondere i miei sentimenti. Ma non ero così brava. Tu mi hai allontanata, e questo mi ha spezzato il cuore…un cuore che spezzato batteva all’impazzata quando ti sapeva vicino al mio villaggio. Ho accettato un altro uomo solo perché tu hai voluto così. Mi hai rifiutata, ma mai una sola volta ti ho amato meno. Ero disposta a sposare chi non amavo per tua volontà, più dimostrazione d’amore di questa? Sesshomaru, sarò pure una debole umana, ma ti starò sempre vicina, nella sofferenza e nella difficoltà e ti sosterrò in qualsiasi tua impresa. Sarò la tua consigliera, custode di segreti e amante. Sarò tutto ciò di cui avrai bisogno. E mai smetterò di amarti. So che il futuro non si prevede. Ma io solo una cosa ho fatto nella vita: Amarti. E lo farò fino al mio ultimo respiro.» disse Rin con voce sicura ma al tempo stesso emozionata.
 
«Non premetterò mai più a nessun altro uomo di baciarti. Perdonami… » disse Sesshomaru prendendo il viso di Rin e baciandola.
 
Kagome batté le mani e tutti la imitarono. I due sposi si voltarono verso il loro piccolo pubblico.
 
«Oggi voi mi siete testimoni: questa è la mia sposa.» disse fiero e sicuro Sesshomaru.
 
«Questo è il mio sposo!» terminò un orgogliosa Rin.
 
Ufficializzando nel loro modo antico e romantico il matrimonio.
 
 
 
 
 
 
Rin e Sesshomaru ricevettero un dono da parte di Kagome, Inuyasha e famiglia Higurashi: tre notti nel più lussuoso Hotel di Tokyo. Dopo avere chiesto a Sesshomaru di lasciare la sua spada Bakusaiga a casa Higurashi (una richiesta che non andò a buon fine, ma promise contrariato a Rin che avrebbe nascosto la lama a chiunque), gli chiesero di comportarsi nel modo più nomale possibile per non farsi notare. Sotto preghiera di Rin annuì alla richiesta di una seconda promessa di “buona condotta” e di vestirsi come le persone di quel mondo e i due novelli sposini andarono a godersi i tre giorni di hotel con incluso spa, piscine, ristorante e tanti altri confort. Naturalmente non prima di aver ricevuto istruzioni da Kagome su come funzionavano le cose in quelle strutture.
 
 
***
 
 
Passò il tempo. Rin e Sesshomaru tornati dalla vacanza sembrava più innamorati che mai. Sesshomaru non la lasciava quasi mai sola. Ma Inuyasha notava sempre più un indebolimento dell’aurea demoniaca del fratello. Non disse nulla a Kagome per non farla preoccupare… ma aveva deciso di discutere della questione con l’interessato.
 
Quel pomeriggio lo trovò nel giardino di Kagome che si allenava con la spada.
 
«Inuyasha, sei venuto a darmi fastidio?» chiese Sesshomaru vedendolo arrivare.  Ultimamente si era reso conto che si stava indebolendo, ma tentava di non darlo a vedere allenandosi come al solito, anche se avrebbe voluto riposare.
 
«Sei simpatico come Jaken. Comunque sia no. Sono venuto a chiederti se devo avvisare tua moglie del tuo indebolimento.» disse Inuyasha a mo’ di sfida.
 
«Non ci provare!!!» ruggì il demone cane scagliandosi su suo fratello e fermandosi a un centimetro dal suo viso.
Inuyasha si allontanò. Ecco confermata la tua teoria.
 
«Benissimo. Dimmi allora cosa ti sta succedendo.» disse il mezzo demone.
 
Ma Sesshomaru rimase in silenzio.
 
«Bene. Ti dico quello che penso. Questo mondo privo di potenza demoniaca ti sta consumando. Non ha effetto su di me, essendo mezzo demone. Ma tu non hai scampo.» disse Inuyasha la sua ipotesi.
Sesshomaru non disse nulla e Inuyasha capì che aveva ragione.
 
«Torneremo presto a casa Sesshomaru! In un modo o nell’altro!» disse sicuro il mezzo demone.
 
Il demone scoppiò a ridere in modo sarcastico.
 
«Sei preoccupato per me?» disse lui incredulo.
«No. Non voglio che mia cognata rimanga vedova appena sposata. Lo faccio per Rin.» terminò Inuyasha non trattenendo un sorriso. Era una piccola bugia. Dopo tutto voleva bene a suo fratello. Si voltò e si incamminò per andare da sua moglie, non prima di sentire un sussurro di suo fratello:
 
«Non dirlo a nessuno».
 
***
 
 
Era il giorno prima del matrimonio di Kagome. In quei giorni tutti si erano prefissati di non pensare a come tornare nell’epoca Sengoku. Erano giorni di festa. La signora Higurashi aveva preparato tutto al meglio. Si sarebbero sposati nello stesso giardino in cui si erano sposati Rin e Sesshomaru, ma era irriconoscibile. Posizionate in modo ordinato erano state messe delle sedie bianche decorate da fiori e tulle bianco, un tappeto candido al centro, che avrebbe percorso la sposa e fiori su un altarino che avevano creato di proposito per la funzione religiosa.
 
Kagome era su di giri, quei giorni erano frenetici: prova abito (bendata - perché doveva essere una sorpresa anche per lei), prova trucco, prova acconciatura... era tutto un susseguirsi di appuntamenti.
 
Uscì dal negozio di scarpe da sposa, accompagnata da Rin. Avevano fatto le ultime compere quando improvvisamente provò un dolore atroce al ventre. Si guardò la pancia, che ancora non era molto grande. Non aveva mai provato quel dolore. E una debolezza improvvisa la colpì facendola svenire, sentendo le urla di Rin.
 
 
Si risvegliò in una stanza bianca con una porta grigia di metallo. Era in un… ospedale?!
 
«Rin!!» chiamò Kagome, prima di guardarsi in torno, ricordando gli ultimi momenti prima di svenire. Ma un'altra mano le toccò il viso.
 
«Kagome…» disse una voce maschile. Kagome si allontanò da quel tocco, non riconoscendo la voce. E lo guardò incredula.
 
«Hojo? C-che ci fai qui? d-dove sono?» mormorò Kagome provando improvvisamente paura. Il suo sesto senso le diceva che era in pericolo. «Dove è Rin?» aggiunse preoccupata.
 
«Sta bene. È nell’altra stanza. Ora ti cureremo Kagome.» disse Hojo indicando la pancia di lei, che strinse le mani protettiva sul suo ventre.
 
«Che vuoi dire? In mio bambino non sta bene? Dammi delle risposte!» disse la ragazze alzando in tono di voce istericamente. Non ci capiva nulla, mica lui ea un medico poi!
 
«Sei in un ospedale militare. Io lavoro qui. Sono un ingegnere che collabora con gli scienziati sulle varie scoperte. E comunque… il feto risulta in buona salute» disse contrariato dall’ultima sua ammissione, avvicinandosi al viso di lei, che nuovamente si scostò.
 
«E perché sono qui? e non in un ospedale normale?» chiese Kagome preoccupata.  Non voleva andare in nessun ospedale per paura che il suo piccolo risultasse con qualche valore insolito, essendo un mezzo demone, quindi figurarsi se voleva stare dove c’erano scienziat- oddio. No, no, no.
 
«Mi avete fatto degli esami?» chiese lei sospettosa.
 
Hojo non rispose e prese una siringa.
 
«Ti cureremo. Vedrai. Toglieremo quel mostro dal tuo ventre.» disse lui guardandola con occhi strani.
 
«Hojo che stai dicendo» disse Kagome spaventata scendendo dal letto. Doveva scappare, si avvicinò alla porta.
 
«Non andrai da nessuna parte. Nessuno sa dove siete. La tua amica Rin è rinchiusa e sta facendo la pazza per uscire. Soprattutto quando ha saputo che l’esercito sta andando a catturare i vostri due demoni. Sono un pericolo. E devono essere catturati!» disse lui ridacchiando in modo strano «Kagome mia, capisco che quell’essere immonde ti abbia incantata, ma ora guarirai, e sarai mia, come è giusto che sia. Mi darai ragione un domani...» disse lui avvicinandosi con la siringa. Doveva essere sonnifero pensò Kagome che in trappola si porto le mani sulla pancia e non riuscì a fermare le lacrime. Hojo voleva uccidere in suo bambino.
 
«Ti prego Hojo. Tu sei un ragazzo buono... ti prego, non uccidere il mio bambino!» lo implorò lei.
Hojo le era sempre più vicino.
 
«Lo so di essere buono, per questo per anni ti ho osservata, seguita, studiata. Ho analizzato e studiato il tuo sangue. Progettavo di salvarti da tempo. Ma è stato non poco difficile! Dovevo capire dove il pozzo ti portava. Senza far capire al naso di quel mezzo mostro cane che ero stato li. Devo ringraziare te se mi hai fatto scoprire la mia strada verso l’ingegneria. Ho studiato per poterti proteggere Kagome. Sai… non capivo come raggiungere il luogo in cui finivi tu. Allora ho provato con il tuo sangue e un drone. ed  ecco risolto il problema. Il tuo sangue era la chiave. Ma tutti i miei studi richiedevano denaro, che avevo dilapidato. Così ho presentato le mie ricerche al governo, che mi ha dato assegni a non finire. Ho fatto carriera. Ho scoperto di poter governare i demoni scimmia. Ma vi osservavo e vedevo come iniziavate a sospettare per via dei cip che avevo trovato. E quindi ho deciso che era il momento. Credi che la goccia di sangue fosse una mia svista? No…no e no!!! Era tutto calcolato. Così come sviarvi strappando i fogli del registro classe. Il vortice e la chiusura del passaggio l ho voluto io! PER SALVARTI! E ora finalmente sta finendo tutto e sarai mia.!» disse con occhi che diventavano rossi, il viso deformato e folle.
Era impazzito. Era tutta opera sua! Erano stati i suoi burattini! «Inizialmente avevo puntato Inuyasha, poi però si è presentato anche l’altro demone cane sacrificando la sua spada… che fortuna! Due mostri da analizzare! Il capo del governo e il generale era entusiasti!» continuò il suo folle discorso.
 
«Hojo ti prego, ti prego, se vuoi me…sarò tua, ma ti prego aspetta che nasca il mio bambino, ti prego sarò tua. Ma non far del male al mio bambino.» disse Kagome disperata tra le lacrime.
 
Hojo rise in modo folle. Non smetteva.
 
«Sei proprio sotto un incanto eh? ma tranquilla. Se hai desiderio di maternità una volta disfatto di quell’essere ti darò io un bambino. Anzi, non vedo l’ora.» disse lui leccandosi le labbra. Fece un ultimo passo e la raggiuse.
 
Kagome ormai piegata a terra disperata senza vie d’uscita, piangeva. Se solo fosse stata forte come Inuyasha per proteggere il suo bambino. “Perdonami amore della mamma! Perdonami! non sono capace di proteggerti” disse al suo bambino dentro di se stringendo le sue mani al ventre come per abbracciarlo.
 
Ma improvvisamente Kagome sentì la sua coscienza vacillare e una forza demoniaca prendere possesso di se, mantenne a stento il controllo. Vide le unghie trasformarsi in artigli dolorosamente e una forza devastante impossessarsi di lei. Alzò lo sguardo su Hojo che la guardava orripilato. Vedeva tutto in modo nitido e perfetto. Non aveva mai visto in quel modo. Si era traformata.
 
Hojo si riprese dallo stupore e fece per infilzarla con la siringa. Kagome notò come il movimento fosse così lento. Possibile? No. Lei si era trasformata in un demone. Capì che suo figlio voleva salvarla. L’istinto di sopravvivenza preso il sopravvento. Bloccò facilmente il braccio del suo aguzzino e lo spezzò semplicemente stringendolo.
In quel momento capì quanta delicatezza e attenzione usasse Inuyasha con lei. Le era parso solo si spezzare un grissino. Sentì l’urlo dell’uomo e lo spinse con violenza fino all’altro capo della stanza facendolo sbattere al comodino e svenne. Kagome percepì che si stava indebolendo. Suo figlio le “diceva” in questo modo di scappare il prima possibile. Buttò giù la porta e scattarono diversi allarmi. Non aveva tempo!
 
Sentì l’odore di Rin e corse verso una stanza lontana dalla sua e buttò giù la porta. Rin era sola legata come una cavia e urlava. Si guardarono e Rin riconobbe a stento Kagome che senza cerimonie la slegò, la prese in braccio e la portò via. Percepì l’aria fresca, e quindi un uscita! seguì quel filo d’aria e finalmente trovò la porta che collegava all’esterno, correva sperando che la forza demoniaca non venisse meno in quel momento e spalancò la porta e si ritrovò una scena agghiacciante. In strada vi erano Sesshomaru e Inuyasha, legati con pesanti catene. Scortati da sei carrarmati e soldati intorno, tutti si bloccarono nel vedere le due ragazze. Inuyasha mormorò un qualcosa, prima di guardarsi con il fratello e annuire. Sembravano dire “ora possiamo” con un fluido gesto spezzarono le catene, Inuyasha velocemente si fiondò verso i primi due carrarmati disintegrandoli con un pugno, per poi spostarsi verso le ragazze per proteggerle dalle pallottole che intanto venivano sparate dai soldati Sesshomaru intanto distrusse quattro carrarmati. I soldati, visti i carrarmati distrutti, capendo che non avevano speranze scapparono nella struttura per chiamare aiuti. Sesshomaru prese velocemente Rin in spalla e preso il volo, mentre Kagome ormai incapace di rimanere in piedi essendo che la trasformazione era terminata (le unghie erano tornate normali e non aveva più forza) fu presa in braccia da Inuyasha.
 
«Amore mio…» mormorò lui rincuorato, stringendo sua moglie a se.
 
 
 
I quattro volando e correndo trovarono nascondiglio tra le montagne, in una grotta.
 
«Cosa è successo?» chiesero all’unisono tutti e quattro una volta ripreso fiato.
 
Rin spiegò del malessere di Kagome, e di come alcune persone si erano prestate a soccorrerla insistendo per portarla in ospedale, nonostante la stessa Rin diceva che di li a poco si sarebbe ripresa, per evitare che Kagome andasse in ospedale. Ma l’avevano comunque presa e messa in auto per portarla in ospedale e lei l’aveva seguita. E nel momento in cui aveva cercato il telefono di Kagome per avvisare a casa… non aveva più la borsa Kagome... probabilmente nel caos… quelli l’avevano presa di proposito. E così si era ritrovata prigioniera. Le hanno separate, dicendole che una volta finito tutto sarebbero state libere.
 
Kagome intervenne dicendo quelle che le aveva detto Hojo. Tralasciando il fatto che volesse farla abortire.
 
«E’ lui la causa di tutto. Siamo state sue pedine inconsapevoli. Ci controllava sempre. Non possiamo tornare a casa. Non so come, ma ci controllava… sempre.»
 
«Invece nel nostro caso si sono presentati casa tua, con soldati e carrarmati. Intimandoci di andar con loro o vi avrebbero fatto del male. Naturalmente eravamo capaci di liberarcene, ma non sapevano dove eravate. E quindi era meglio seguirli per evitare che vi facessero del male…» disse Inuyasha.
 
«Kagome…come è possibile che ti sei trasformata in un demone? Ho visto…» stava chiedendo Rin ma fu bloccata da Kagome. Sapeva che doveva affrontare la questione, anche se non voleva.
 
«E’ stato il mio bambino… il nostro bambino» disse lei guardando commossa Inuyasha «Mi ha difesa. Ci ha difesi. Permettendomi di usare la sua forza demoniaca. Se non fosse stato per lui…» disse lei incapace di continuare.
 
Basta non ne poteva più. Hojo aveva rovinato tutto.
 
«Ma quindi il matrimonio…» mormorò Rin preoccupata.
 
«Rin non mi sposerò più qui. Non abbiamo tempo. Dobbiamo tonare nel nostro mondo. Anche per Sesshomaru.» Rin la guardò stupita e Sesshomaru e Inuyasha sospettosi. «Credi che non mi sia accorta, mentre ero trasformata, che perdevi aurea demoniaca?» disse lei guardando male suo cognato e anche suo marito, che gliel’aveva tenuto nascosto.
 
«Ma cosa? Sesshomaru…tu…stai morendo?» chiese sconvolta Rin. E il silenzio calò. Spezzato poco dopo da Kagome.
 
«Dobbiamo tornare a casa.» disse decisa.
 
«Si? E come sacerdotessa?» chiese Sesshomaru scettico.
 
«So dove possiamo trovare la risposa.» rispose. «Andiamo a casa di Hojo.»
 
 
 
 
 
 
 
 



 
Vi chiedo SCUSA!!! Ho tardato. Tanto, tanto, tanto per questo capitolo. Ma ho avuto tantissimi impegni e non avevo un attimo di tregua. Ed ora eccomi qui. Spero vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate……….. Il cattivo alla fine è Hojo. ;)
Cosa avrà in mente la nostra Kagome?
 
 
UN BACIO
VOSTRA Lunemy
   
 
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