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Autore: harrypotter_vita    01/08/2016    1 recensioni
La guerra è finita, Voldemort è stato sconfitto e i nostri protagonisti ritornano ad Hogwarts. Hermione e Ron sono fidanzati e quindi passano la maggior parte del tempo insieme. Harry si sente un po' escluso dal Magico Trio, divenuto un duo. Ma non può lamentarsi, in quanto fidanzato con Ginny. Un giorno viene lasciato dalla sua fidanzata perché lei dice di amare Zabini. (Wow, in questa ff si realizzeranno tutte le mie OTP) e Harry cade in uno stato di tristezza e confusione, sentendosi rifiutato da tutti. Ma mai come Draco Malfoy, ritornato ad Hogwarts con lo scontento di tutti. Umiliato, offeso, abbandonato anche dai suoi più cari amici e addirittura picchiato. La cosa peggiore è che lui credeva di meritarselo. Successivamente Draco e Harry si incontreranno e il Bambino Sopravvissuto cercherà di aiutare il biondo ad uscire dalla depressione. Dopo numerosi litigi e altri fatti (divertenti e non), tra i due accadrà qualcosa che non si ritevena possibile.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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ESPRESSO PER HOGWARTS



Per Draco, quei tre giorni, furono tremendi.

Dopo il processo, il signor Weasley, l'aveva affidato a sua madre e, dopo un abbraccio e un bacio in fronte, se ne era andato.

Quella casa era buia, molto buia. Essendo la vecchia casa dei Black, maghi ricchi e purosangue, non poteva aspettarsi nient'altro. Era stato uno shock, per lui, venire a sapere che la stessa casa in cui avevano vissuto i Black, fosse diventata il quartier generale dell'Ordine della Fenice. Erano stati proprio bravi a nascondersi, con anche tutti quegli incantesimi difensivi.

Draco si ritrovò davanti alla porta di una casa spuntata all'improvviso, con niente in mano e un gran dolore nel petto per essere stato salvato da quell'uomo. Non se lo meritava.

Iniziò a camminare in un lungo corridoio buio e stretto, senza finestre nè fiaccole, per poi inciampare in uno strano portaombrelli a forma di zampa di drago. Le tende rosse e impolverate alla fine del corridoio si aprirono all'improvviso, facendo saltar fuori un quadro sul quale c'era il ritratto della madre di Sirius .

- FECCIA IGNOBILE CHE HA POPOLATO LA MIA CASA... - Draco si avvicinò, curioso, finché non venne visto. - TRADITORE DEL PROPRIO SANGUE... OH! Draco, ma che piacere vederti! - Urlò tutta contenta. - Avvicinati dai! Fai vedere quanto sei cresciuto... - Lui obbedì, piuttosto sotto shock. - Ma wow! Che bel ragazzo che sei diventato! Quasi quasi invidio la donna purosangue che ti sposerà! - Continuò tutta felice.

Draco scosse la testa. Era ormai sicuro che il suo contratto con i Gregrass fosse stato stracciato, non avrebbero mai voluto che la loro figlia sposasse un Mangiamorte, anche se il padre lo era. - No -. Disse con voce stanca, interrompendo il quadro che stava facendo la lista dei nomi dei suoi figli. Tra i quali e n'erano alcuni strani come: "Asdrubalda" o "Flecherlty".

- Cosa no, caro? -

- Non mi sposerò con una donna purosangue -. Non mi sposerò con nessuno e entro l'anno prossimo sarò morto per mano di qualcuno che architettava vendetta contro i Mangiamorte, sembrava più credibile.

- E PERCHÈ?! - Urlò all'improvviso, ritornando ad essere corrucciata.

- Io emh... Adesso... Siamo buoni. Sì, ecco, insomma... È così -. Disse imbarazzato, grattandosi dietro la testa. Lei ruotò la testa di 90 gradi, ritornando a fissarlo curiosa. Qualcosa in Draco gli disse di scappare via a gambe levate, ma era troppo curioso.

- Cosa intendi? Aspetta... MI HAI APPENA DETTO CHE L'EREDE DELLA FAMIGLIA MALFOY HA TRADITO IL SUO SANGUE ED È DIVENTATO UN BABBANOFILO? - Lui deglutì, piuttosto agitato. E ora cosa diceva?

- Beh, non solo io, anche mia madr... -

- FECCIA, MEZZOSANGUE, TRADITORI! LUPI MANNARI, SANGUESPORCO INFETTANO LA MIA CASA! SALAZAR AIUTAMI TU! BRUTTO BIONDO OSSIGENATO, COME OSI RIVOLGERTI ALLA TUA CARA PARENTE DOPO AVER... - Ma venne improvvisamente interrotta dalle tende, che si erano misteriosamente chiuse da sole.

Draco si guardò intorno, spaesato, c'era qualcun altro in quella casa, ne era certo. Sentì un piccolo scricchiolio provenire dalla stanza alla sua destra, chiusa da una pesante porta di legno massiccio pregiato. L'aprì leggermente, giusto per capire cosa stesse succedendo. Da dietro ci trovò un'altra persona, intenta a spiare lui! Cacciò un urlo mentre la porta si apriva con violenza improvvisa.

Il ragazzo si accucciò nell'angolino, cercando di proteggersi dal nuovo arrivato con le braccia. O dalla nuova arrivata, dipendeva dal caso. Aprì un pochino gli occhi e trovò Alberfoth Silente a squadrarlo con interesse. Cosa ci fa lui qui? Da dietro comparve una donna dai capelli biondi, quasi bianchi, la pelle diafana e gli occhi verdi. Draco ci rimase di stucco, non si aspettava di vederla così bella e quasi felice dopo tutto ciò che era successo.

Non aveva il viso stanco, pieno di occhiate, le ossa che sporgevano... No, stava meglio lì che al Manor durante la guerra.

Sua madre.
Sua madre era viva.
Sua madre era viva ed era lì. Sua madre era viva ed era lì, pronta a riabbracciare il suo figlio perduto.


- Draco... -
- Mamma... - Lui si rialzò goffamente, per poi fiondarsi da sua madre.

Era viva, era lì. Era lì per lui, per aiutarlo. Era lì per amarlo, per rimproverarsi di non essere stata una buona madre, era lì, viva e al sicuro, pronta per affrontare una nuova vita. Lui si sarebbe trovato un lavoretto, magari babbano, giusto per portare a casa qualcosina da mangiare. Sarebbero vissuti nella povertà, ma almeno sarebbero stati felici. Purtroppo non sapeva che c'erano altri piani per lui.

- Draco... Mi sei mancato tesoro... Avevo paura che tu non ce la potessi fare... - Lui prese a singhiozzare, lui, il celebre serpente dal sangue freddo e il cuore di ghiaccio, che piangeva tra le braccia di sua madre in compagnia di uno dei suoi nemici, mentre la madre lo abbracciava sempre di più. Com'era strano il mondo...

- Emh... Io vado! - Disse Silente, piuttosto sorpreso.

- Ciao Al! - Lo salutò Narcissa. A Draco andò in corto circuito il cervello. Al?

- Madre -. Chiese lui. - Siete impazzita? Al? -

- Sì tesoro, Al. Ormai è un amico per me. Viene a trovarmi quasi tutti i giorni, prendiamo un tè in pace... Oppure passeggiamo un po' in giardino... È l'unico uomo che mi è rimasto vicino dopo... Beh, tuo padre -. Tuo padre. Ormai Lucius Malfoy, per Narcissa era solo "Tuo padre". Non diceva mai il suo nome, le faceva ritornare in mente brutti ricordi. - E non darmi del voi, cavolo, sono tua madre! -

Lui rise per l'imprecazione. I Malfoy non imprecavano, non imprecavano mai. Ma al diavolo tutte le leggi! - Vieni tesoro, c'è una sorpresa per te -. Disse per poi accompagnarlo in cucina, stringendogli la mano come se fosse un bambino di 6 anni.



La sala da pranzo era tutta illuminata, certo, lercia e sporca di ragnatele, ma almeno c'era molta luce che penetrava dalle finestre. Il pavimento, talmente impolverato, che si potevano vedere le impronte delle suole delle scarpe. Il tavolo che minacciava di rompersi in qualsiasi istante e una figura girata di spalle, seduta su una delle tante sedie mangiate dalle termiti.

Aveva una lunga veste color smeraldo e un cappello a punta. Sembrava una strega dal portamento nobile, ma non una di quelle tante purosangue con la puzza sotto al naso, aveva più l'espressione di una che si fa valere anche a costo di far saltare in aria il ministero.

- Draco, so che ti certo non ti piacerà quello che sto per obbligarti a fare -. Lui annuì, tanto cosa c'era di peggio di tutti quei giorni passati in galera? - So che poi non mi vorrai più vedere, penserai che ti odio, che non ti voglio. Ma quello che sto per farti fare, serve a te e a tutti noi. Lo faccio per il tuo bene, ti prego, non odiarmi e promettimi che ci andrai anche se è l'ultimo posto dove vorresti essere in questo momento -. Annuì lo stesso, avrebbe fatto tutto per sua madre, tutto. Si era persino promesso di scappare da Azkaban solo per lei, e allora avrebbe fatto anche quello.


La figura si girò e Draco sentì il mondo cadergli addosso. Era una signora elegante e dal portamento nobile, esattamente come l'ho descritta prima. Sembrava vecchia, più o meno sulla settantina d'anni, ma allo stesso tempo aveva gli occhi svegli, era una donna molto scattante e ben portata per qualunque tipo di richiesta. Un elegante chignon sotto al cappello a punta, con qualche sfumatura di bianco tra i capelli. Sventolava una lettera tra le mani, ma non una lettera qualunque. Aveva della cera rossa con sopra stampata una H come sigillo. Sul retro c'era una scritta verde:


DRACO LUCIUS MALFOY, GRIMMAULD PLACE N° 12.


Quella era la McGranitt, venuta per riportarlo ad Hogwarts.
Il povero Malfoy sentì mille pugnali travolgerlo, prima di sentire il dolore.

Non lì.
Non lì.
Non lì.


Continuò a ripetersi, mentre gli ritornarono in mente ricordi freschi freschi. Con rabbia e violenza, lasciò la mano di sua madre e scattò verso le scale che portavano al piano di sopra. Mentre correva senza una meta precisa sentiva le lacrime scivolargli giù dalle guance... Lente e copiose che bagnavano tutto il legno ammuffito.
Spalancò la prima porta che si trovò davanti, entrandoci con furia. Si fiondò sul letto puzzolente, stringendo le lenzuola con tanta forza, che aveva paura di romperle. Affondò la faccia nel cuscino, mentre cercava di reprimere le lacrime.
Non voleva ritornarci.
Aveva tradito un sacco di persone in quel posto. Quando poi era diventata una scuola di Magia Nera... Ne aveva addirittura torturate e uccise. Aveva ucciso persone innocenti. Si ricordava bene, quando si era macchiato del sangue di quei poveri mezzosangue, diventando un assassino.

Un venerdì, una ragazzina mezzosangue del secondo anno, aveva cercato di scappare da quella scuola. Scoperta, lui aveva dovuto ucciderla. Un semplice Avada Kedavra, un lavoro pulito. Intanto lei lo guardava con gli occhi lucidi e supplicanti. No, lui non l'avrebbe mai fatto. Ma ciò che la ragazzina non vide, fu la bacchetta minacciosa puntata alle sue spalle e al collo di sua madre. Se non l'avesse fatto, sarebbero entrambi morti. Quindi aveva visto il suo corpo senza vita, scivolare ai suoi piedi come un fantasma e una colpo secco. Non se lo sarebbe mai scordato. Ben presto al suo omicidio se ne aggiunsero altri.

Draco, senza accorgesene, aveva smesso di piangere. Ma ormai il cuscino era bagnato fradicio e le lenzuola ridotte a brandelli.




Tre giorni dopo





Draco spinse quel maledetto carrello con sopra quel maledetto baule all'interno di quella maledetta barriera del maledetto binario 9 e 3/4.
Maledetta sua madre.
Non ci poteva credere, dopo tutto ciò che aveva passato, Narcissa lo aveva costretto a fare l'ultimo maledetto anno ad Hogwarts. Aveva detto che serviva per i suoi studi, serviva perchè altrimenti sarebbe rimasto povero e infelice a vita. Invece, con una base di studio e senza creare casini, si sarebbe potuto ambientare nel Mondo Magico, ritornando alla sua vecchia vita di lusso ma senza leggi o particolare pregiudizi.
Draco si chiese perchè non avesse potuto mandarlo a quella maledetta scuola di Dumstrang. Lì c'erano un sacco di ragazzi come lui, marchiati a vita e e costretti a vivere secondo le scelte degli altri. Avrebbero potuto accoglierlo come l'ennesimo compagno caduto in disgrazia e si sarebbe potuto fare degli amici veri.

- No Draco! Dumstrang è troppo lontano. Non puoi scappare da tutto e da tutti, lasciando i tuoi sbagli qui in Inghilterra a galleggiare nell'aria. Devi rimediare, solo così ti potrai fare una vera nuova vita. Miraccomando, studia e non fare nient'altro. Ti ho mandato lì solo perchè devi far capire a tutti che un vero Malfoy può spiccare anche senza soldi e potere. Chiaro? Fatti valere, sii coraggioso... -

Sua madre aveva ragione, sarebbe "spiccato" eccome! Soprattutto tutti i lividi che si sarebbe guadagnato durante le risse architettate per la vendetta di tutti gli altri studenti. Quelli si che sarebbero "spiccati" sulla sua pelle perfettamente diafana!
Controllò il suo orologio dorato al polso, ricevuto per il suo diciassettesimo compleanno. Erano le 10 in punto.
La sua trovata era stata quella di venire alla stazione in anticipo, così da nascondersi da tutto e da tutti, prendersi il primo scompartimento vicino alle uscite di sicurezza e rimanere lì, cimentato per l'intero viaggio. Avrebbe fatto lo stesso per tutto l'anno.

Niente passeggiate, niente quidditch, niente scherzi, niente ragazze (come se avessero voluto avvicinarsi a lui, d'altro canto), niente amici, nessuna violazione delle regole, niente guai, niente di niente! Non avrebbe fatto niente per tutto l'anno.

Draco si ritrovò davanti il treno, senza il fumo che usciva dalla locomotiva o ragazzi che giravano intorno.

Era tutto completamente deserto e tranquillo. Spinse più avanti in carrello, corrucciato. Era strano vedere quel posto completamente deserto, di solito c'erano sempre dei ragazzini che salutava i parenti, gli amici che discutevano sulle vacanze appena trascorse, il conducente che gridava: - IN CARROZZAAA! -, i ragazzi che parlano sulle ultime novità di quidditch o che guardavano le tipe carine, le ragazze che osservavano di sottotecchi i fidanzatini e discutevano con le amiche sui vestiti, gli smalti, la moda... E tutte quelle cose lì.

Non vedere tutto quel chiasso e confusione famigliare gli fece venire un groppo allo stomaco, gli ricordava la tristezza di tutti quei giorni... Ma in fin dei conti, ci avrebbe dovuto far l'abitudine.

Stava cercando uno scompartimento aperto, così da nascondersi lì e non farsi vedere per il resto del viaggio. Sapeva che la maggior parte degli studenti non avrebbe mai immaginato che lui ritornasse ad Hogwarts quell'anno, quindi volevo abitare tutti i commenti e i pettegolezzi sulla sua famiglia il più possibile.

Proprio a metà strada incrocio' la signora del carrello. Lei stupita, lo guardò prima con sospetto per poi lanciargli un'occhiata di puro odio e dargli una spallata, percorrendo il corridoio indignata. Draco se la massaggio', non gli aveva fatto male, ma comunque, ricevere disprezzo persino da quella signora, sempre gentile e disponibile per tutti, era stato un colpo basso. Davvero era così tanto odiato da tutti? Poco più avanti trovò uno scompartimento libero, scivolò dentro e lo chiuse a chiave.


- Porca miseria, tutti 'sti babbani a sbarrarci la strada! Così non arriveremo mai in tempo! -

- Se tu non ti fossi dimenticato a casa i libri scolastici di Ron, in questo momento saremmo già arrivati Arthur! -

- Beh, però anche Ron poteva ricordarmeli! Sono suoi, mica miei! - Borbottò troncando la conversazione il Signor Weasley.

- Sentito Ronnie? Devo badare alle tue cose! - Gli disse George scompigliandoli i capelli.

- Ma tu non dovevi andare al lavoro? - Borbottò indignato Ron, mentre con una manata poco amichevole scaccio' la mano del fratello dalla sua testa.

- Ci ho lasciato Lee, oggi, volevo accompagnarvi -. Rispose con le mani in tasca, ritornando improvvisamente serio.

- Però tua mamma e George hanno ragione! Devi prenderti la responsabilità dei tuoi averi -. Disse all'improvviso Harry, spuntato chissà dove.

- E ora ti ci metti pure tu? Ti credevo il mio migliore amico! - Scherzo' il rosso.

- Piantala tesoro. Hanno tutti ragione tranne te -. Lo rimproverò Hermione, che si era già preparata a correre contro alla barriera invisibile che li separava dal binario 9 e 3/4.

- E io ti credevo la mia ragazza! - Sbotto' indignato. Lei sorrise e gli diede un piccolo bacio a stampo sulla labbra, prima di sparire, seguita da Ron a ruota, desiderando un altro bacio.

- Cos'è questa storia? Qui si baciano tutti tranne noi due? - Scherzo' Ginny, anche lei comparsa dal pavimento. Harry la accontento' subito con un ghigno, per poi superare la barriera insieme alla fidanzata, che stava ridendo.

Molly, George e Arthur li seguirono.

Per Harry era sempre stata la stessa storia.

Una locomotiva emetteva fumo da tutti i pori, pronta a partire al primo ordine. Intorno ad essa c'erano dei ragazzini che salutava i parenti, gli amici che discutevano sulle vacanze appena trascorse, il conducente che gridava: - IN CARROZZAAA! -, i ragazzi che parlano sulle ultime novità di quidditch o che guardavano le tipe carine, le ragazze che osservavano di sottotecchi i fidanzatini e discutevano con le amiche sui vestiti, gli smalti, la moda... E tutte quelle cose lì. Era una bella atmosfera, carica di felicità e gioia.

L'unica cosa che sarebbe cambiata era che quello sarebbe stato il suo ultimo anno.

Ultimo anno di lezioni, ultimo anno di scappatelle notturne violando le regole, ultimo anno con le simpatiche (e pericolose ) lezioni di Hagrid, ultimo anno di punizioni, ultimo anno di feste in Sala Comune, ultimo anno di dormitorio, ultimo anno di compagni, ultimo anno di liti con le serpi, ultimo anno di cene il Sala Grande, ultimo anjo di Pix e dei fantasmi, ultimo anno in cui ti potevi fare due chiacchiere con i quadri... Quasi quasi non sembrava vero.

A giugno, tutto ciò, sarebbe sparito.


Harry sentì quasi la tristezza prendere possesso del suo umore perfetto. Senza contare, che all'interno di quelle mura, erano morte delle persone. Scaccio' via quei pensieri, mentre si affrettava a salire sul treno insieme a Ginny.

Ginny.

Senza di lei, aveva paura di non poter essere più felice.

Trovarono uno scompartimento nel quale c'erano già Ron ed Hermione che si scambiavano effusioni. Si sedettero insieme a loro, chiedendo cortesemente di smetterla, erano peggio delle salamandre in calore.

Harry guardò i signori Weasley. George si comportò in modo strano. Stava vagando con lo sguardo su tutti i finestrini aperti del treno, finché non si soffermò su uno in particolare. Il Potter provò a vedere cosa lo avesse incantato, ma riuscì a scorgere solo il riflesso di una testa bionda prima che, George, se ne andasse, ovviamente con una scusa falsa.




Draco se ne stava bello tranquillo (beh, più o meno), nel suo scompartimento. Accucciato in un angolino, stringendo al petto la sua borsa da viaggio. Intanto rifletteva sul senso della vita e sul perché lui ci fosse finito in mezzo. Il treno era ormai partito da mezz'ora e non aveva scorso nessuna anomalia, tranne un Weasley che lo aveva avvistato e, puntualmente, se l'era svignata. Aveva scoperto che non poteva tenere la porta chiusa a chiave, quindi in quel momento avrebbe potuto entrarci chiunque.

La porta si aprì spedì scatto, rivelando tre robuste figure. Draco alzò la testa, per nulla sorpreso che quei tre lo guardassero con odio. Ecco che incominciava quel bellissimo anno scolastico.

Quei tre ragazzi risultarono essere del terzo anno, Corvonero. Avevano uno sguardo assassino, pronti a fare a brandelli il ragazzo. Lui, per nulla sorpreso, continuava ad ignorarli.

- Non ignorarci, Mangiamorte -. Disse sgarbatamente uno.

- Guarda che stiamo parlando con te... - Sibilò un altro, facendosi avanti. Il ragazzo ignorò anche lui. Sapeva che in questo modo non faceva altro che far crescere la rabbia dentro di loro, ma non se ne sarebbe andato solo grazie ad alcune minacce. Era un Malfoy e da Malfoy doveva farsi valere. Quelli erano solo dei ragazzini del terzo anno, dei semplici bulletti. Non facevano neanche paura.

- Draco Lucius Malfoy... - Sibilò l'unico ragazzino che non aveva ancora parlato. Il biondo lo guardò con espressione scocciata. Era molto più basso degli altri, capelli castani, ciglia folte... Un vero tappetto che si credeva grande. Ma aveva delle braccia un po' più muscolose del normale, molto più muscolose di quelle di 13 anni.

Lo Slytherin capì subito che sarebbe finita male.

Con un movimento fulmineo, lo afferrò per il collo e lo sbatté contro il muro. - Tu... - Riprese a parlare, più minaccioso. - E la tua famiglia di Mangiamorte avete ucciso mia sorella... - Il povero Draco non sapeva nemmeno chi fosse sua sorella, ma al corvonero interessava solo vendicarsi. Gli tirò un pugno e lo sbattè fuori dallo scompartimento a calci.

Il biondo si ritrovò steso su un pavimento, con lividi sul collo, sul viso e sul suo maledetto sedere quadrato. Era supino sul tappeto dell'Espresso, senza scompartimento e in vista di tutti. Si alzò goffamente, quanto la sua forza potè permetterglielo. Era dimagrito di un sacco, aveva dovuto comprare la divisa di due taglie più piccola del solito. Un vero disastro.

Con fatica si trascinò fin in fondo del treno, uscendo all'aria aperta. Lì non c'era nessuno, per fortuna. Fantastico, sarebbe rimasto lì.





Harry stava chiacchierando allegramente con i suoi amici. Si era da poco aggiunta anche Luna e spesso comparivano all'improvviso persone che volevano l'autografo di tutti i salvatori del Mondo Magico. Il povero ragazzo aveva il polso dolorante dopo solo 3 ore di viaggio a firmare autografi. Era così che si sentiva Allock? Allora era felice di avergli donato un po' di pace, con quell'incantesimo di memoria. Quasi quasi se ne sarebbe fatto uno lui.

- E poi Harry è comparso sul terrazzo a farmi una dichiarazione di amore eterno -. La voce di Ginny che spiegava le vacanze a Neville lo fece ritornare alla realtà.

- E poi? Vi siete baciati? - Chiese lui con gli occhi fuori dalle orbite, come al primo bacio della propria OTP.

- Calma, calma Neville. Un passo alla volta -. Disse Ginny ridendo. - Sì, poi ci siamo baciati -. Sospirò facendo scatenare Neville e Luna in un urlo e un balletto improvvisato. Tutti risero. Quei due erano proprio un bella coppia, nessuno si sarebbe stupito a trovarli un giorno, sotto la luna piena, a baciarsi come dei pazzi. Anzi, non vedevano l'ora.

Mentre Harry rideva, sentì all'improvviso una fitta dolorante alla cicatrice. Si portò una mano sulla fronte, mentre il dolore spariva. Nessuno si era accorto di niente, meglio così. Forse era stato solo un effetto collaterale della recente guerra.

Qualche minuto dopo, una fitta molto più dolorosa lo colpì di nuovo. Si lasciò sfuggire un gemito mentre si piegava. Ma nessun se ne accorse, pensando che si fosse abbassato solo per prendere qualcosa che gli era caduto.

Dieci minuti dopo fu la fitta decisiva, mentre crollava a terra urlando per il dolore.

- Harry... - Sibilò una voce. Un viso bianco comparì all'improvviso nella sua mente, non riuscì a capire chi fosse, perchè Hermione, tutta preoccupata, lo scrollò.

- Stai bene? - Chiese con gli occhi fuori dalle orbite per la preoccupazione. Lui annuì mentre si guardava intorno. Tutti nello scompartimento si erano bloccati a guardarlo, preoccupati. Compreso il ragazzo del quarto anno, venuto lì per un autografo. Scappò via ed Harry era certo che in men che non si dica, tutta la scuola sarebbe venuta a sapere che il Bambino Sopravvissuto era svenuto in treno, pensando che ci fosse una nuova minaccia da affrontare.

Si alzò un po' malamente, con ancora tracce di dolore sulla fronte. Se la massaggiò con due dita. Strano, davvero strano. Con la fine di Voldemort non avrebbe più dovuto sentire strani dolori nè avere allucinazioni. Eppure...

Forse era stanco. Sì, quella notte non aveva dormito molto, completamente emozionato per il ritorno ad Hogwarts. Soprattutto, si era addormentato con Ginny e dopo qualche ora aveva dovuto mandarla via per evitare qualche scatto d'ira da parte del fratello.

- Miseriaccia Harry -. Disse Ron, improvvisamente calmo. - Ci hai fatti preoccupare... Cos'è successo? È di nuovo Voldemort? Quello nella tua mente? - Harry scosse la testa, non poteva essere lui, quello era solo un sogno. Eppure non riusciva a darsi nessun altra spiegazione se non quella. Era molto strano, e sospetto.

- Ti serve aiuto per alzarti? - Chiese Luna ancora preoccupata.

- No grazie, ce la faccio da solo... - A Harry non piaceva molto quando tutti facevano i gentili e cercavano di aiutarlo. Dai, se aveva sconfitto il Signore Oscuro poteva farcela a mettersi in piedi, no?

Quando finalmente riuscì ad alzarsi, guardò meglio tutti i presenti. Erano preoccupati, tutti che lo guardavano come se aspettassero di vederlo cadere di nuovo. Lui si sentì ancora come quei giorni, durante la guerra, quando salvava tutti da un destino crudele, ma allo stesso tempo sveniva in corridoio per un nonnulla. Brutti tempi.

- Ragazzi, io vado a farmi un giro -. Disse con un sorriso falso, per poi sparire.




Si avviò correndo, preoccupandosi di non farsi vedere da nessuno, nel bagno in fondo al corridoio.

Aprì la porta di scatto, impaziente. Con un movimento fulmineo era già davanti allo specchio che si guardava i lineamenti del viso. Con le mani li toccò meglio, facendole passare per tutto il profilo. Con un sospiro di sollievo, si rilassò. Era ancora lui.

Voldemort non si era ancora impadronito del suo corpo. Ripensò alla voce e al viso bianco che aveva visto mentre era svenuto. Era Lui, ne era certo. Quello scemo era ritornato dagli Inferi per riconquistare il mondo. Forse era meglio non dire niente a nessuno, prima di scatenare un' altra guerra.

Uscì fuori a prendere un po' di aria fresca.





Il retro del treno era libero, tutto vuoto tranne che per un ragazzo.

Costui aveva una chioma di capelli biondissimi, quasi bianchi. Di sicuro un biondo ossigenato. Aveva i palmi premuti sulla ringhiera che gli impediva di cadere, la schiena curvata, la testa bassa e le gambe tremolanti. Le spalle erano scosse da piccoli brividi, quasi come se stesse... Singhiozzando.

Harry si avvicinò con più cautela, cercando di non farsi sentire, per poi scoprire che era proprio così. Quel ragazzo biondo stanza piangendo, più o meno. Sembrava che non volesse farlo, perciò tratteneva le lacrime qualche volta, portando ancora più dolore dentro di sè.

Il moro capì, che quel ragazzo non stava bene. Era davvero una sfortuna piangere proprio il primo giorno di scuola a Hogwarts, quello era un posto fantastico, di cosa avrebbe dovuto preoccuparsi? Sembrava una cosa grave. Pian piano appoggiò una mano sulla sua spalla, come gesto di solidarietà, sorridendo.

Il ragazzo si girò e lui si rese conto che avrebbe preferito rimanere nello scompartimento con i dolori.



Malfoy.

Draco Lucius Malfoy era lì, ad Hogwarts, e stava piangendo come un neonato.





Gli occhi arrossati e le guance bagnate, la camicia sporca e i polsi scheletrici. Non stava bene sul serio. Harry, ricordandosi la prima e unica volta che aveva visto il Malfoy piangere, ritrasse subito la mano. Lui era spaventato, balbettava cose incomprensibili mentre si appiattiva alla ringhiera con il respiro affannoso. Di cosa aveva così tanta paura Draco? Forse riusciva a sentire il sapore della Morte dentro Harry?

- Malfoy... - Disse lievemente stupito.

- Potter... - Ribattè lui molto più preoccupato. Harry abbassò la mano ancora protesa verso il biondo, sicuro che fosse quella ad aver causato quel problema.

- Cosa ci fai tu... qui? - Chiese nel modo più gentile possibile. Improvvisamente, tutta la paura scomparve dal volto di Draco, per lasciare posto alla rabbia.

- Sai Potty... - Cominciò a dire arrabbiato, facendogli capire che sarebbe finita male. - Al contrario di ciò che pensavate tu e i tuoi amichetti Mezzosangue e Babbanofili, io ad Hogwarts ci sono tornato -. Sputò quelle parole con tutto il disprezzo che aveva. Harry era pronto a rispondergli per le rime, quando si rese conto che quelle parole non poteva essere sue. Ma certo, non poteva pensare certe cose dopo tutto ciò che aveva passato, era solo l'abitudine.

- No, no... - Replicò.- Intendo, cosa ci fai qui. Sul retro del treno quando tra poco il sole tramonterà e ci sarà un freddo cane -.

- Cosa ti importa? Ritorna dai tuoi amichetti va', fin ora che ce li hai -. Ribattè. Fin ora che ce li hai... Quelle parole rimbombarono nella sua testa. Cosa voleva dire? Sembrava... Geloso. Ma per cosa? Anche lui ce li aveva no?

No.

Draco non aveva amici.

Si sentì in pena per lui. - Oh... E NON GUARDARMI CON QUELLA FACCIA POTTER! VATTENE VIA, TORNATENE DAI TUOI AMICI! - Urlò all'improvviso il biondo.

Harry capì di aver esagerato a guardarlo così. Se a lui non piaceva, perchè doveva piacere a uno come Draco?

Il Malfoy cominciò a correre nel corridoio del treno, il moro, scosse la testa come risvegliatosi da un sogno e lo inseguì, chiamando il suo nome e chiedendogli di fermarsi. Il serpeverde, sembrava di non sentirlo.

Corsero fino a metà del treno e Draco cominciò a battere i pugni su un vagone. - VI PREGO! - Urlò disperato. - FATEMI ENTRARE, VI GIURO CHE VI FARÒ DA TAVOLINO PER I PIEDI MA FATEMI ENTRARE! - E continuò a battere i pugni e a dare calci.

Tutta quella confusione disturbò i passeggeri, che aprirono la porta. Erano tre robusti corvonero, arrabbiati e incavolati con il prossimo. Vedendo Draco, gli diedero un calcio nello stomaco facendolo cadere a terra accucciato.

Ben presto anche tutti gli altri compartimenti si aprirono.

E tutti videro.

Tutti videro il celebre Draco Lucius Malfoy piangere a terra come un neonato, davanti al Bambino Sopravvissuto.

Capelli spettinati, guance e occhi rossi, camicia sbrindellata e tutto dolorante. Alcuni lo additarono e risero, altri scossero la testa mormorando un "Se lo merita, il Mangiamorte"... Nessuno che lo aiutava.

Harry guardò meglio quel ragazzo distrutto, notando che aveva lo sguardo fisso nel suo, carico d'odio. - Ti odio... - Sospirò dolorante.

Allora il moro capì, che se non fosse stato per lui, quella scena non ci sarebbe stata. Se lo avesse lasciato in pace, qualche minuto prima, non avrebbe peggiorato la situazione.

Ma lui faceva "Peggioro Sempre La Situazione" di quarto nome, dopo James e " Attiro sempre i guai, tutti quelli intorno a me muoiono ".

Si ritirò nel suo scompartimento, con mille punti interrogativi nella mente
   
 
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