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Autore: MissyHarry    04/08/2016    2 recensioni
Una vecchia conoscenza di Revy, una nuova associazione che tenta di prendere il sopravvento sull'Hotel Moscow e i soliti fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge.
Perché in fondo un traditore, anche se passa dalla tua parte, rimane pur sempre un traditore.
RevyxRock, accenni... O forse qualcosa di più di semplici accenni, hmmm...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dutch, Nuovo personaggio, Revy, Rock, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19.
Walk down the same road



Nicole attraversò di corsa il corridoio con il viso coperto dalle mani. “Guidami tu” sussurrò. “Io odio la vista del sangue”.

“M-mh” rispose Mark, cercando di non scoppiare a ridere. Povero Benny, la sua meravigliosa guancia gonfia non era servita proprio a nulla. Gli sembrò di sentire Balalaika sbuffare, e trascinò via di fretta la ragazza prima che si accorgesse di qualcosa. “Non preoccuparti. Ho un’auto, qui sotto, ce ne andiamo di fretta”.
Scesero le scale piuttosto lentamente, considerando i tacchi alti della ragazza. Mark ne approfittò per studiare le chiavi dell’auto che aveva in tasca. ‘Una fiat?” pensò, interdetto. ‘Chi diavolo ha una fiat, qui…?’



Balalaika fu la prima ad alzarsi. Boris si adoprò immediatamente per spolverarle il soprabito, ma lei lo bloccò con un gesto della mano. “Lascia perdere” grugnì, amareggiata.
Revy scattò in piedi, ed iniziò a caricare le Beretta. “Allora, sorellona” le disse, facendo scattare il tamburo con un colpo secco del polso “io vado. Mi presti un’auto?”
“Boris, accompagnala” ordinò lei. L’omone annuì, precedendo la rossa fuori dalla porta.
La russa si voltò infine verso l’ultimo uomo rimasto ancora sdraiato per terra, che non sembrava dare segni di vita. “Alzati, deficiente” tuonò, dopo avergli rivolto uno sguardo sprezzante. Aspettò che si rizzasse a sedere timidamente, prima di rivolgergli nuovamente la parola. “A quanto pare” cominciò, fissandolo con aria truce “la tua messinscena è stata bellamente ignorata da tutti. Molto utile, devo ammettere”.
Benny cercò di rendersi ancora più piccolo di quanto non fosse in realtà. “Beh, ecco, io…”
“Devi considerarti fortunato” lo interruppe lei, voltandosi e raggiungendo il cassetto dei sigari nella scrivania “che il tuo capo ti ha già sistemato in anticipo. E ora sparisci” avvicinò un fiammifero al cubano “americano di merda”.

 

“Hey!”

L’atmosfera di reciproca intimità raggiunta nella stanza da Dutch e Rock fu bruscamente violata dall’ingresso precipitoso di Revy. “Dutch, che fai, vieni? Andiamo a prendere la base”.  La rossa stava continuando ad armeggiare con le cutlass, cercando di non incrociare lo sguardo del giapponese. Si sentiva i suoi occhi fissi addosso, ma tentava di non farci caso. “Allora?”
“Sì, arrivo” rispose lui. Con un sospirò si alzò in piedi, lanciando uno sguardo eloquente al compagno. “Torna pure a casa con Benny, e vai a metterti a posto quella mano. Torneremo più tardi, e cerca di non pensarci!” abbozzò un sorriso, sistemandosi gli occhiali da sole alla radice del naso e precedendo Boris e Revy fuori dalla porta. “Su, andiamo. Se aspettiamo ancora un po’, non li raggiungiamo più”.


Revy sbuffò.
Non amava particolarmente i viaggi in auto, men che meno su una orribile Lada bianca anteguerra. Come se non bastasse, poi, il capo era stranamente silenzioso, e lo stesso si poteva dire dell’impenetrabile conducente, Boris. Provò invano a stuzzicarlo.
“Come fai a essere sicuro che non si accorga di noi?” chiese, con un irritante tono da saputella.
Il russo non la degnò di uno sguardo, continuando a guidare.
La ragazza sbuffò, incrociando le braccia e voltandosi verso il finestrino. Lanciò un’occhiata al cielo: fra non molto sarebbe spuntato il sole che, sperava, avrebbe posto fine a quella interminabile notte. “Quando una cosa comincia male…” mugugnò, persa nei suoi pensieri. “Parla per te!” rispose Dutch dal sedile posteriore. Ridacchiò, rivolto alla rossa che lentamente si girò a guardarlo con aria interrogativa. “Io oggi la mia granata l’ho usata. E sai che le granate mi mettono di buonumore!” Si stiracchiò, allungando le gambe e portando le mani dietro la testa.
“A proposito…” Revy si girò verso di lui con la faccia annoiata, inginocchiandosi sul sedile del passeggero. “Cosa facciamo, una volta là? Facciamo fuori la ragazza, prendiamo su tutto, torniamo a casa e spendiamo il bottino da Bao?”
“A dire il vero pensavo a qualcosa di diverso…”
“Ah, fantastico!” sbottò lei, girandosi nuovamente verso il parabrezza, stizzita. “Questa è la notte dei piani! Tra te, quel coglione di Rock e la sorellona non so chi abbia più voglia di inventarsi colpi di scena! Avete proprio rotto il cazzo!”
Un grugnito di Boris catturò la sua attenzione. “Stai calma” sentenziò gelido, senza distogliere lo sguardo dalla strada. Dutch le posò una mano sulla spalla.
“Fai un respiro, Two Hands” le sibilò. “Non è ancora arrivato il momento di dare in escandescenza. Se non mi sbaglio, sarà tutto molto più semplice di quello che pensi. Per adesso ti voglio viva” la ammonì, lanciando un’occhiata in tralice al conducente.
La sua predisposizione genetica ad avere sempre l’ultima parola la intestardì a mugugnare un “col cazzo”, prima di sprofondare in un cupo silenzio.


“Sei sicuro che nessuno ci stia seguendo, oui…?” chiese Nicole, tormentandosi una ciocca di capelli fra le dita.
“Certo, madame. Non c’è nessuno dietro di noi” mentì Mark, le mani sudate strette al volante. Cercò di stirare un sorriso, risultando il più possibile credibile. “Sai” continuò lei “sei stato davvero gentile a venirmi a prendere con un’auto del genere. La Cinquecento mi ricorda la macchina che ho lasciato in Francia…” si bloccò, la voce strozzata dal magone.

Lui le lanciò un’occhiata veloce. “Ma, madame, stai piangendo!” si voltò verso di lei, accarezzandole una spalla. “Se c’è qualcosa che posso fare per te, io…”
“N-no” lo interruppe lei. Alzò lo sguardo verso i suoi occhi, modellando le labbra in un sorriso. “Solo un po’ di… Nostalgie, come dite voi…?” sospirò, inclinando la testa ed appoggiandola sulla sua mano. Socchiuse le palpebre, sospirando. “Finalmente incontro un animo gentile in questa città, oui? Non mi sembra vero”.
Mark rabbrividì all’improvviso contatto con i capelli della ragazza. Alzò un ginocchio per tenere il volante e cambiare la marcia con la mano sinistra, pur di non staccare l’altra da lei. “Non pensarlo nemmeno, madame. Sono qui per te” le ripetè, cercando di essere il più credibile possibile. Alzò il palmo per accarezzarle la nuca.
“Et s’il te plait...” sospirò lei, lasciandosi andare. “Chiamami Nicole”.

Il resto del viaggio lo passarono chiusi in un silenzio reciproco. Mark aveva troppe cose che gli frullavano per la testa, e ogni minuto sembrava che gli si aggiungesse qualche nuova preoccupazione. Non avrebbe saputo dire con esattezza quale fosse quella che lo tormentava di più, ma sicuramente la paura per aver deluso la sua migliore amica era una delle più prementi. Non si curò particolarmente di nascondere la sua inquietudine, lasciando che Nicole la fraintendesse e la attribuisse alla situazione movimentata nella quale si trovavano. Già, Nicole… Sembrava una brava ragazza, dopotutto. Forse aveva solo avuto la sfortuna di ritrovarsi a far parte della famiglia sbagliata.
Continuò ad accarezzarle la nuca, dolcemente. Le uniche parole che spezzavano quella quiete erano le sporadiche indicazioni di lei che gli indicava la strada verso la base.
Si stavano man mano dirigendo verso le montagne, lungo la strada che aveva percorso con Revy il giorno prima, quando lei l’aveva sfidato in una gara in moto. La strada si faceva via via più spoglia, e sarebbe stato difficile per Revy e gli altri seguirli senza farsi notare. Lanciò un’occhiata preoccupata alla francese: sembrava dormisse, con gli occhi semichiusi. Sollevato, si concentrò di nuovo sulla strada.


“Merda” sibilò Boris. Controsterzò di violenza, gettandosi in una strada di campagna lì vicino. Lo scossone fece sobbalzare Dutch, che si era appena appisolato.
“Ehi, tutto bene…?” scattò in avanti fra i due compagni. “Ho sentito che hai cambiato strada”.

“Quegli stronzi della Trading Company volevano essere sicuri che nessuno li seguisse quando hanno scelto la base” mugugnò Revy. “Questa è l’unica strada per uscire da Roanapur, ed è bella spoglia”. Boris storse le labbra in un sorriso. “Brava. Ma Boris conosce tante strade, e Lada ci porta lontano, da”.
Revy gli lanciò un’occhiata sospettosa. “E come li ritroviamo, scusa?”
“Tu non preoccuparti. Noi arrivare a base” sentenziò, proseguendo verso Est.


Molte volte, a Benny capitava di interrogarsi sulla vita.
Cosa sarebbe successo, se improvvisamente avesse avuto la possibilità di ritornare indietro e di modificare le proprie scelte? Si sarebbe trovato proprio dove si trovava ora, quasi all’alba, a passeggiare lungo una buia via di Roanapur con i grilli e gli strilli delle puttane che non avevano ricevuto la parcella? O magari avrebbe incontrato un destino diverso, con un casinò tutto suo, Black Jack e squillo di lusso?
“Probabilmente no” pensò, ad alta voce. Rock, che stava camminando accanto a lui, gli lanciò un’occhiata in tralice.
“No cosa?”

“Ah, niente” sospirò il biondo. “Anzi no, magari ti interessa!” si voltò verso il compagno. “Se potessi cambiare qualcosa nella tua vita, cosa cambieresti?”
Rock sbattè le palpebre, interdetto. Continuò a muoversi meccanicamente in avanti, un passo dopo l’altro, lo sguardo fisso sui suoi piedi.
“Non lo so, sai…?” alzò gli occhi al cielo. Fra non molto la luna se ne sarebbe andata, per lasciare spazio al sole che già di prima mattina faceva sentire la sua torrida presenza sul Golfo Thailandese. “Forse…” socchiuse gli occhi, godendosi l’ultima brezza notturna che sarebbe svanita da lì a poco. “Forse non cambierei nulla. Chi l’avrebbe mai detto? Avevo un lavoro, una famiglia, una macchina tutta mia… Un posto nella società, insomma”. Fece un gesto vago con la mano sana, ignorando un Benny che si stava amaramente pentendo di avergli chiesto qualcosa. “Forse, però, non era quello ciò che volevo. Forse non aspettavo altro che una scossa, qualcosa che mi strappasse dalla mia vita… Forse, mi sentivo vecchio. Esatto! Vecchio è la parola giusta!” sorrise, voltandosi verso il biondo. “Troppo vecchio per ricominciare da capo. E invece, vengo qui e tutto cambia! Mi avete dato la possibilità di ricominciare da zero, sebbene non…”
“Sì, sì” lo interruppe l’altro. “Tutto molto interessante, scusami, ma sto scaricando gli aggiornamenti e devo mettere in pausa il sistema…”

La conversazione venne interrotta da un frenetico clacson, che li colse di sprovvista alle spalle.
“Ehi, bei ragazzi!”
Non servì voltarsi verso l’abitacolo per capire chi li aveva appena salutati. “Ehi, Eda…” rispose Rock, imbarazzato. Cercava ogni volta di abituarsi all’esuberanza della bionda, ma sempre con scarsi risultati. “Allora? Cos’è quel muso lungo, bel faccino…?” la bionda si sporse verso di loro, il gomito fuori dal finestrino aperto. “Sei triste per Mark? No aspetta” lo interruppe “non mi serve la risposta”. Tirò il freno a mano, fermandosi. “Che ti aspettavi, che Revy lo facesse fuori? A volte sembra davvero che tu non la conosca!”
Benny fece spallucce. “In effetti, sotto questo punto di vista il tuo piano faceva proprio acqua, lasciatelo dire”.
Rock avvilì. Non aveva proprio pensato ad un possibile fallimento, il che era davvero strano, dato che di solito rimuginava per ore sulle cose. “E’ che… Beh, abbiamo pensato insieme il piano, e non credevo che… Ecco…”
Fu interrotto dalla squillante ridata della suora. “Sei davvero ingenuo! Ma forse è per questo che sei così affascinante, sì…?” Ammiccò verso di lui, non curandosi del rossore che stava lentamente pervadendo il viso del ragazzo. “Ma non preoccuparti, la zia Eda ha pensato a tutto”. Fece cenno col capo di salire sull’auto. “Dai, ragazzi, andiamo a goderci lo spettacolo in prima persona!”
Benny aprì la portiera anteriore, maledicendo la scelta dell’americana di aver indossato la tunica lunga. “Dove andiamo, scusa? Non sappiamo dove sia la loro base”.
Eda sorrise. “Vuoi lasciar fare a me, zuccherino…?”



***


Angolo Autrice

Ciaaao di nuovo a tutti! Sto raggiungendo nuovamente un ritmo normale, avete visto? Comincio a rispettare le scadenze *mormorii di ammirazione*
Lo so, non si capisce nulla, ma fidatevi: mancano cirda due o tre capitoli ed è davvero finita. Sul serio. Non avevo mai scritto niente di così lungo... Wow!
E non preoccupatevi. Ho già l'altra pronta. E secondo me è molto più carina di questa...
Grazie a tutte le anime pie che recensiscono! Vi adoro, grazie. Vi voglio bene.

Harry

 

  
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