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Autore: Piuma_di_cigno    07/08/2016    1 recensioni
Tic Tac, fa l'orologio di Wendy. Ha ormai 17 anni e ogni giorno le sembra che crescere la renda più triste. Non si può fermare questo treno in corsa, e quel che è peggio è che non ricorda nemmeno che, per un attimo, ne ha persino avuta la possibilità.
Ma cosa succederebbe se, infine, gliene venisse concessa una seconda? Una seconda possibilità per rimediare, per scegliere meglio, per valutare e, soprattutto, per mettere in conto anche gli occhi di Peter, in cui si perde continuamente?
Partirebbe all'avventura una seconda volta?
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Darling, Michael Darling, Peter Pan, Wendy Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 – Tempo

 

Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando me n'ero andata; inizialmente avevo tenuto il conto guardando il sorgere della luna o del sole, ma quando dormire era diventato un'opzione di qualsiasi ora del giorno o della notte, avevo smesso. Non capivo mai quando mi svegliavo, e già ne ero poco sicura quando mi addormentavo, perciò figurarsi.

Non mi ero mai resa conto di quanto fosse fondamentale per me lo scorrere del tempo: tutta la mia vecchia vita era stata regolata, imbrigliata e imprigionata in orologi e impegni. Solo al mio arrivo sull'Isola avevo capito che non ero scappata prima semplicemente perché non ce n'era mai stata l'occasione.

Ogni tanto, mentre Peter era in giro, mi sedevo sulla scogliera e guardavo il mare calmo davanti a me, e pensavo che la mia fuga non era stata la decisione più apprezzabile dell'universo -eticamente parlando-, ma era la cosa giusta. Ogni giorno che passava mi rendevo conto di quanto fosse giusta la mia decisione. Come avevo detto a Peter quella sera in terrazza, le persone dimenticano, e così avrebbero fatto con me i miei fratelli e i miei genitori; che senso avrebbe avuto rimanere e soffrire, e al contempo far soffrire tutti loro, rigirando ogni giorno il coltello nella mia e nella loro ferita? Un taglio netto era meno doloroso.

L'unica cosa che forse rimpiangevo era di non aver detto loro addio, ma lo consideravo un giusto pagamento per il loro tentativo di rubare quella che avrebbe dovuto essere la mia vita e per il loro desiderio di imprigionarmi in una vita che non volevo.

Avevo nostalgia di alcune cose, eppure sentivo che un immenso peso era sparito dalle mie spalle: mio Dio, non dovevo più sposarmi, non dovevo più pensare ogni secondo alla scuola e allo studio, non dovevo sopportare l'atteggiamento freddo di mio padre e di John, non dovevo più essere perfetta … Ero libera.

Quasi non ricordavo più come fosse avere una gonna e un paio di scarpe. Ogni volta che andavo alla scogliera tornavo indietro attraverso la foresta tropicale che cresceva rigogliosa su tutta l'Isola e raccoglievo i frutti che trovavo sugli alberi; Peter mi aveva insegnato ad arrampicarmi e, anche se non ero agile come lui, me la cavavo senza rompermi l'osso del collo.

Per volare tenevamo con noi una piccola borsa con polvere di fata, che io tenevo appesa alla cintura. Quando ero piccola non ero rimasta abbastanza sull'Isola per capire quanto mi piacesse volare e tutti i modi migliori per farlo. Anche in quel caso Peter era un ottimo insegnante: di notte, con la luna grande e tonda che illuminava il mare, mi insegnava a fare le giravolte nel vento, a prendere velocità, a sfiorare la superficie dell'acqua con la punta dei piedi, a lasciarmi cadere nel vuoto e poi a volare di nuovo quando le onde erano a pochi centimetri da me.

Usavamo spesso questo sistema per fare i tuffi: salivamo in alto fino alle nuvole e poi ci lasciavamo cadere in acqua. Non avevo mai nuotato così tanto in vita mia.

Anche quella mattina -una delle tante- andavo verso il grande albero tornando dalla spiaggia dopo una nuotata. Avrei potuto farlo in volo, ma camminare in mezzo a quella foresta era qualcosa di impareggiabile.

I raggi del sole illuminavano di tanto in tanto il mio viso o i miei capelli sciolti. Non li avrei legati mai più.

“Buongiorno.” mi salutò Peter con un sorriso quando entrai in casa. Sorrisi a mia volta.

“Com'è andata con gli indiani?”

Scrollò le spalle.

“Alle solite. Non sono particolarmente amichevoli, ma ora abbiamo provviste per almeno una settimana. Tu sei andata a fare una nuotata?”

Annuii, anche se doveva essere chiaro: i miei capelli erano ancora bagnati e mi ricadevano sulle spalle. Con il clima mite dell'Isola si sarebbero asciugati in fretta, non dovevo certo preoccuparmi di prendermi un malanno. Altro che Londra …

“A proposito di gente poco amichevole,” disse con la testa ficcata in una specie di armadietto, “uno di questi giorni potrebbe presentarsi qualcuno dei Bimbi Sperduti … Be', ora non esattamente Bimbi.”

Lo fissai esterrefatta.

“Vuoi dire che c'è anche qualcun altro che viene qui?”

Scrollò le spalle con un sorrisetto.

“Sì, ma solo ogni tanto. Altri che, come noi, conoscono l'Isola e ci credono ancora.”

“Come fai a sapere quando arrivano?”
Peter mi guardò come cercando di dirmi che era assolutamente ovvio.

“Vacanze. La scuola chiude per un po' e loro hanno abbastanza tempo libero da venire da queste parti. Ogni tanto portano anche qualcosa dalla Terra Ferma.”

Non mi ci volle molto per fare due calcoli. Ero partita a novembre …

“Quindi vuoi dirmi che stanno per iniziare le vacanze di Natale?” sentii un grosso vuoto farsi strada nel mio petto e la mia gola chiudersi, come se stessi per scoppiare a piangere. Se era così, io ero via da più di un mese e la mia famiglia avrebbe festeggiato senza di me. Sapevo di essermi ripromessa di dare un taglio netto e di cercare di non far soffrire nessuno, ma era lo stesso doloroso pensare a come sarebbe stato per loro.

Peter mi riportò alla realtà quando annuì.

“Sì. Oggi dovremmo essere il 23.” il suo tono era circospetto e aveva smesso di sistemare le provviste per studiare la mia espressione. Non volevo guardarlo negli occhi e lasciare che vedesse qualcosa che non provavo davvero … Come il rimpianto. Non rimpiangevo la mia decisione, ma ciò non toglieva che facesse male. Avevano fatto il mio funerale? Era un mese e mezzo che me n'ero andata. Era abbastanza per dichiarare una persona spacciata? Per dire che non sarebbe più tornata? E Michael? Aveva detto quello che sapeva o era rimasto in silenzio temendo che l'avrebbero preso per pazzo?

“Wendy.” sentii Peter appoggiare delicatamente le mani sulle mie spalle. “Cos'hai?”

Scossi la testa con lo sguardo basso.

“Niente. Non è niente.”

“Dai. Cosa c'è?” Alzai subito la testa, sorpresa. Gli anni lo avevano davvero cambiato; da bambino avrebbe sorriso spavaldamente e mi avrebbe detto di andare a divertirmi. Non mi avrebbe mai chiesto cosa non andava.

“Allora?” mi resi conto che per lo stupore non gli avevo ancora risposto.

“Come fai a tenere il conto dei giorni?” non era quello che si aspettava molto probabilmente, ma una parte di me continuava a pensare che se non avessi detto quello che mi passava per la testa, forse sarebbe sparito da solo insieme alla nostalgia e all'incertezza.

Peter sorrise, ironico.

“Immagino che ci si faccia l'abitudine … Ma ho comunque perso il conto degli anni.” mi fece l'occhiolino e tolse le mani dalle mie spalle. Cercando di togliermi di dosso la tristezza misi la frutta raccolta in un cestino, mentre guardavo Peter di sottecchi; non era cresciuto solo fisicamente. La sua personalità era rimasta quella di un tempo, ma era anche profondamente cambiata.

Non era nemmeno più così sfrontato, perlomeno con me.

Mi chiesi cosa gli fosse capitato in quel periodo trascorso sulla Terra: io non gliel'avevo mai chiesto, né lui l'aveva mai accennato all'argomento. Si era solo presentato a me in giacca e cravatta e mi aveva invitata a ballare, niente da cui io potessi capire o immaginare cosa avesse fatto o dove fosse stato per tutti quegli anni.

“Tutto bene Wendy?”

“Uh?”

Sorpresa, vidi che ricambiava il mio sguardo.

“Mi stavi fissando.” rispose alla mia implicita domanda. “E anche piuttosto insistentemente direi.”

Arrossii e abbozzai un sorriso.

“Tutto bene.”

Mi guardò perplesso per un istante, ma alla fine lasciò perdere.

Quella sera, seduti sulla spiaggia dopo una nuotata, trovai il coraggio di fargli una delle tante domande che ronzavano nella mia testa da giorni.

“Peter?”
“Sì?”

“Perché … Perché hai scelto di portare me sull'Isola?”

Peter era disteso nella sabbia e io seduta. Il mio rossore, fortunatamente, fu protetto dalla notte anche quando aumentò sentendo che lui si metteva a sedere. Il mio orgoglio mi spingeva a stare zitta, ma ero davvero curiosa di sapere perché aveva scelto me.

“In che senso?” chiese, la voce carica di stupore.

“Nel senso che … Sei stato per un po' sulla Terra e noi non ci vedevamo da tantissimi anni. Possibile che tu non abbia trovato un'altra persona così speciale da portare qui con te? Sei venuto a cercarmi e anche dopo avermi vista scappare da te, mi hai lo stesso proposto di venire. Perché?”

Lo sentii ridacchiare nell'oscurità accanto a me.

“Davvero … Che ne è stato dell'inguaribile e orgogliosa Wendy?”

Rimasi in silenzio, piccata per quella frecciatina. Non era il solo ad essere cambiato in tanti anni … Come se avesse capito il motivo del mio mutismo, avvicinò il viso al mio.

“Dai, non mettere il muso ora. Scherzavo.” il suo tono era talmente bonario che non potei fare a meno di voltarmi verso di lui e sorridergli a mia volta. I suoi occhi riflettevano la luce della luna e sembravano d'argento. “Non ho dovuto scegliere quando ho deciso di portarti con me. Non c'era nessun altro che mi conoscesse abbastanza bene, o che mi credesse quando parlavo dell'Isola … Inizialmente non avevo intenzione di coinvolgerti, nemmeno quando avevo capito che sarei tornato qui, ma ho deciso che non volevo tornare indietro senza rivederti nemmeno una volta. Quando ti ho vista in quella strada, con quell'impermeabile nero, il viso pallido, sotto la pioggia … Ho capito che in qualche modo avevi bisogno di andartene.”

Sorrisi.

“Grazie per avermi portata con te, Peter Pan.”

Spazio autrice: dopo tanto, tanto, tanto tempo, finalmente eccomi qui! L'estate è il momento ideale per scrivere e per farsi venire buone idee, soprattutto se si parla di tempo e di libertà ... In fondo, ci si sente davvero liberi in vacanza, anche se mai potremo provare la stessa, totale assenza di vincoli di Peter e Wendy. :) In ogni caso, ho scritto questo capitolo più per riprendere la storia -che probabilmente più di qualcuno si è dimenticato, vista la mia lunga assenza- e per saldare un po' il legame tra i due protagonisti. Penso che già nella prossima parte entrerà in scena qualche nuovo personaggio, e allora ce ne saranno delle belle ;)
Per adesso, buona lettura!
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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