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Autore: BeatrixLovett    11/08/2016    1 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 3

Amicizie sbagliate

 
Poco dopo Beatrix era appoggiata al balcone del terrazzino della sua camera ad osservare il tramonto: il cielo era dipinto da diverse sfumature rosso, arancioni, azzurre; le rondini volavano verso l’orizzonte sicuramente dirette verso paesi caldi e accoglienti. Si soffermò a pensare a come doveva essere volare, sbattere le ali e liberarsi nel cielo... ma il rumore di una porta che si chiudeva la fece tornare alla realtà. Guardò giù e vide la chioma dei folti capelli neri di Bellatrix e quelli biondi di Narcissa, si diressero entrambe fino al cancello, senza dire una parola, ma prima di smaterializzarsi Bellatrix alzò lo sguardo in alto e per un momento i loro sguardi s'incrociarono.
«Bea sono io posso parlarti? »
La ragazza rispose affermativamente, per non creare un dispiacere alla madre, ma non aveva affatto voglia di parlare.
Nellie si sedette sul letto e la figlia prese posto accanto a lei.
«Ti ho tenuto nascoste molte cose lo so e mi dispiace, ma se l'ho fatto è stato per il tuo bene. E' complicato...»  cercò di spiegarle, avvicinò una mano per accarezzare la guancia di sua figlia, ma quest'ultima si discostò, guardava dritta davanti a sé, l'occhiata d'odio di sua zia, era ancora vivida nella sua mente. «Perché non me l’hai detto? Tu e Sweeney mi avete mentito per tutti questi anni? Come potete essere…»  si voltò a guardare la madre, «Mangiamorte!» 
«Beatrix, so che è difficile da accettare. Avrei dovuto dirtelo prima...»  confessò sua madre quasi in un sussurro, «È stato un errore...» Nellie non guardava più la figlia, ma fissava un punto per terra, «...pensavo che seguire le mie sorelle fosse la scelta migliore, ma quando mi sono resa conto, era troppo tardi per tornare indietro. Non posso scappare dai miei errori, ma così facendo ho messo in pericolo anche te...»  la sua voce s'incrinò, «...mi dispiace per la sofferenza che ti sto provocando, ma da un momento all’altro il Signore Oscuro vorrà anche te...lo capisci che se prenderai un'altra strada non potrai più rimanere qui... dovrai andartene, perché non riuscirei a proteggerti... e non posso permettere che ti... » 
Beatrix si voltò verso sua madre, aveva la testa bassa, gli occhi chiusi e il viso segnato dalle lacrime.
Non se la sentì di abbracciarla. Anzi il suo pianto cresceva la rabbia che aveva dentro.
«Fammelo vedere!» esclamò la ragazza
Nellie con riluttanza si tirò sù la manica del vestito, sull'avambraccio c'era un tatuaggio in inchiostro nero: un teschio dalla cui bocca usciva un serpente. Era il marchio nero. Il tatuaggio che Voldemort applicava ai suoi seguaci.
«Voglio che tu sappia che io e tuo padre non approviamo le sue idee, ma ormai ci siamo dentro, uscirne significherebbe morire e la prima da cui andrebbe, per vendicarsi, saresti tu... cerca di capire...»  Nellie si allungò per prendere le mani di Beatrix tra le sue, ma la ragazza si ritrasse nuovamente. Triste, continuò con il suo discorso, «Non te l'ho detto prima perché volevo proteggerti da tutto questo, ma non posso. E' giusto che tu scelga la tua vita... »
Beatrix scattò in piedi, « Vediamo... se voglio restare con te il prezzo da pagare è piegarmi all'oscurità? Se voglio essere libera dovrò dimenticarmi della mia famiglia e fingere che non esista? Questa è la scelta che mi chiedi di fare? Che ne sarà della mia felicità?» 
La donna s'alzò dal letto, avvicinandosi alla figlia.
«No! »  disse voltandosi e dandole le spalle.
«So che sei arrabbiata con me e hai tutte le ragioni... ma ti prego ascolta quello che sto per dirti... quello che si dice in giro su Bellatrix è vero! Lei ha fatto… cose orribili. Voldemort non avrebbe sprecato il suo tempo a salvare una qualunque mangiamorte da Askaban… Devi promettermi di starle alla larga, qualsiasi cosa ti dica, potrebbe minacciarti o ingannarti. Ha una predisposizione per questo. Ti prego, promettimelo. »
«Tranquilla ci credo, d’altronde è tua sorella!» disse Beatrix, senza voltarsi.
La ragazza, rimasta da sola, sfogò tutta la sua rabbia nelle lacrime, sprofondò in mille pensieri cupi, non vedeva speranza, solo oscurità, sentiva il bisogno di parlare con qualcuno, ma sapeva che non poteva gettare sulle spalle di qualcun altro il peso di quei segreti, no si sarebbe tenuta tutto dentro.
Pensò che la soluzione migliore fosse distrarsi, uscire da quella casa che era diventata quasi una prigione e non più il luogo della sua infanzia.
Si diresse verso la scrivania e si sedette sulla sedia di faggio.
Prese una pergamena pulita, intinse la penna nell’inchiostro blu e iniziò a scrivere:
Cara Grace,
é tutta l’Estate che provo a scriverti, ma il mio gufo è tornato sempre indietro senza risposta.
Stai bene?
Domani vado a Diagon Alley per prendere le ultime cose per la scuola, se ti va, ti aspetto alle ore 15.00 davanti alla Gringott.
Un abbraccio.
Beatrix   
                                                                                                                             
La ragazza rilesse quello che aveva scritto, piegò la lettera e la mise in una busta, intestandola con l’indirizzo. Poi uscì nel terrazzo. Aprì la mano sinistra che teneva un pezzo di carne cruda, dopo pochi secondi un gufo comune si posò sulla ringhiera, allungando il collo per prendere la carne. Beatrix chiuse il pugno e scosse la testa, «Smettila Cocò, il primo è per la spedizione, il secondo è per quando torni con la risposta di Grace,  chiaro?» 
Il gufo girò la testa marrone di lato, poi allungò una zampa verso la lettera e con il becco prese il boccone di carne. La ragazza gli fece un grattino sotto il becco, il gufo chiuse gli occhi soddisfatto, bubbolò per ringraziare ed infine si liberò in alto nel cielo oramai buio.
 
Quel pomeriggio i negozi erano brulicanti di gente, anche perché l'indomani si partiva per Hogwarts e gli studenti si riducevano sempre all'ultimo per comprare il materiale scolastico.
Beatrix indossava dei jeans alla moda, una maglia nera che le lasciava scoperte le spalle e delle sneaker, i capelli erano legati in una coda spettinata con dei ciuffi che le circondavano il viso e a tracolla portava una borsa di pelle nera.
Si trovava davanti alla Gringott (la banca dei maghi), non vedeva Grace, ma solo una ragazza seduta su una panchina intenta a chiacchierare con un ragazzo. Avvicinandosi si rese conto che quella ragazza così trascurata era proprio la sua amica. I suoi capelli rossi mossi avevano perso la loro bellezza e gli occhi verde-acqua erano privi della loro abituale luminosità.
Beatrix un po’ incerta le s'avvicinò e cercando di non sembrare meravigliata la salutò, «Ehi Grace, come stai?»  La ragazza si alzò dalla panchina e l’abbracciò teneramente, «Bea! Da quanto tempo! »
«Adesso devo proprio andare» disse il ragazzo alzandosi dalla panchina, non appena vide Beatrix, «Ciao Grace!»
Beatrix si rese conto che l’atteggiamento del ragazzo non appena l’aveva vista era stato molto strano, ci rimase male, ma cercò di non darlo a vedere a Grace.
S’avviarono per la via chiacchierando sulle novità e dell’estate appena trascorsa. Il pomeriggio prometteva bene e s’accorse che la sua prima impressione su Grace era stata azzardata.
Acquistarono i nuovi libri di testo al Ghirigoro e si recarono alla cartoleria per prendere nuove pergamene, penne d’oca e inchiostro.
«Ti va di andare ai Tiri Vispi Weasley? »  chiese Grace sorridente.
Beatrix annuì. L’amica non se lo fece dire due volte, le prese il polso e la tirò di corsa fino al negozio. Era pieno zeppo di ragazzi e ragazze tutti indaffarati a comprare scherzi, caramelle e altre chincaglierie. La folla era talmente tanta che la ragazza perse di vista Grace.
Beatrix iniziò a girare per il negozio: gli scaffali contenevano una quantità infinita di barattoli e pacchetti di ogni colore e dimensione; girò l'angolo e trovò un gruppo di persone indaffarate nel guardare Fred Weasley che agitava in aria una boccetta di liquido rosa proclamando: «...per soli due galeoni stregherete il ragazzo o la ragazza che vi piace per ventiquattr’ore... »
Vide uscire da quella calca Grace che teneva in mano la stessa identica boccetta e la guardava in modo sognante.
«Chi vuoi stregare?»
Grace arretrò sorpresa vedendo l'amica e nascondendosi dietro alla schiena la pozione, «Cosa? Ma figurati... non voglio stregare nessuno.»  disse sorridendo.
«Non dovresti sprecare così i tuoi soldi, Grace.»  Beatrix parlò senza riflettere, si preoccupava solo per l’amica perché sapeva che le sue risorse economiche non bastavano nemmeno per comprare il necessario per la scuola.
«Non credi che essendo soldi miei, posso farne quello che voglio?»  disse un po' irritata Grace, ma poi osservò meglio la pozione, scosse la testa e riposò il barattolo sullo scaffale. Mentre si dirigevano verso l'uscita una scritta d'oro colpì la loro attenzione, si fermarono e lessero: “Perché hai paura di Tu-Sai-Chi?  Meglio aver paura di no-pupù-no-pipì, il senso di occlusione che stringe la nazione”
Le due ragazze se la risero di gusto, dimenticandosi della piccola discussione di prima e ripresero a camminare lentamente. Grace era la migliore amica di Beatrix, sapeva che se le avesse detto qualsiasi cosa non lo avrebbe mai riferito a nessuno, lo avrebbe tenuto per sé anche al costo della vita, una ragione per cui Grace era Grifondoro, ma nonostante la leggendaria rivalità tra le due casate, non c'era odio tra di loro. Erano unite da un legame che andava ben oltre l'amicizia, Grace era come la sorella che non aveva mai avuto.
«Grace, io… vorrei… »  iniziò a dire Beatrix, intenzionata a dirle tutta la verità, ma poi cambiò idea, «Io…vorrei…che ne dici se andiamo al paiolo magico a prenderci qualcosa da bere... offro io! »  le chiese facendole l'occhiolino.
L’amica, rispose con un sorriso, «Se proprio insi…! »
Grace era caduta a terra.
«Ehi feccia, guarda dove vai! »  disse un ragazzo dai capelli biondo platino che era sbucato dall'angolo della strada e l'aveva scontrata apposta, «Non ricordi più come si fa a camminare?»  dietro di lui c’erano due grossi bulli, Tiger e Goyle che gli facevano eco dandogli manforte.
Beatrix nel frattempo aveva aiutato l’amica a rimettersi in piedi, «Non hai niente di meglio da fare Draco?»
Il ragazzo le lanciò uno sguardo di sfida e un sorrisetto compiaciuto comparve sulla sua faccia, «E tu cugina? Invece che farti vedere in giro con una sporca mezzosangue?»
Beatrix non ebbe tempo di replicare che Grace già era scattata in avanti, «Come mi hai chiamata? Ripetilo di nuovo, se hai il coraggio... »  gli ringhiò Grace, ma Beatrix le prese il braccio e le sussurrò: «Andiamocene! Non ha senso parlare con i deficienti! »
Fece muovere per prima Grace, poi si voltò e guardò torva il cugino che la stava trattenendo per un braccio, «Continua a difenderla e zia Bella ti farà passare la voglia!»
Era quasi l'ora di cena, Beatrix e Grace si trovavano al Paiolo Magico (un pub che permette il passaggio a Diagon Alley), sedute ad un tavolino, stavano finendo le loro chocobirre. Beatrix cercava di far ridere Grace, facendole dimenticare ciò che era successo prima, o forse per distrarsi dalla sensazione di essere osservata. Infatti, da quando erano arrivate aveva adocchiato un tavolo isolato di soli uomini, uno di questi non le staccava gli occhi di dosso, mentre continuava a bere un boccale di birra.
Ad un tratto Grace annunciò: «Si è fatto tardi, sarà meglio che vada! »
Entrambe si alzarono e si diressero verso il bancone per pagare. Mentre aspettavano, Grace le sussurrò ridacchiando: «C'è uno che ti continua a fissare da quando siamo arrivate... »
«Me ne sono accorta ed è alquanto fastidioso»  disse secca Beatrix.
«Non è malaccio. Non ti piace? » 
«Grace, ma ti pare? Hai visto con che gente è? Sembrano dei bruti... »
« Magari anche a letto... »  e Grace si mise a ridere di gusto, Beatrix si trattenne mordendosi il labbro, ma proprio in quel momento da dietro il bancone spuntò Tom, il proprietario del pub.
«Buonasera Signorina Todd, ‘Sera signorina Fray!»
Le ragazze ricambiarono il saluto.
«Stasera offre la casa per gli studenti di Hogwarts!»  annunciò l'omino con un gran sorriso.
«Oh, che bel gesto, grazie mille! Quest’anno sarà il più difficile, per noi che siamo al settimo ci sono gli esami e… »  ma Grace venne interrotta da Tom, «Oh...oh sì, bene, buona fortuna per il nuovo anno allora! Perdonatemi, starei volentieri un altro po’ a chiacchierare, ma il dovere mi chiama! Buona Serata e... oh che sbadato! Signorina Todd portate i miei saluti ai suoi genitori! »  e Tom scomparve di nuovo.
L'aria della sera era gelida e fredda, ma non più dell'espressione sul volto di Grace. Tom aveva rievocato un triste e doloroso ricordo per Grace. Un' incendio aveva portato via la sua casa e la sua famiglia quando era solo una bambina. Era venuto il momento di tornare nella casa dei suoi genitori adottivi. Non si era mai affezionata a loro. Non ci sarebbe mai riuscita.
«Grazie del pomeriggio Bea, ci vediamo a scuola »  la salutò Grace e si voltò per andarsene, ma l'altra la richiamò.
«Sei sicura che non vuoi che t'accompagno a casa? E’ buio e devi fare un sacco di strada! Io ci metto un attimo a… »
«Me lo hai già chiesto almeno cento volte. No, me la cavo da sola, grazie »
Beatrix rimase ferma sul marciapiede fino a quando non vide Grace scomparire dietro l'angolo, poi sentendosi invasa nuovamente dalla sensazione di essere osservata, si girò e tornò a casa.
   
 
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