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Autore: BeatrixLovett    14/08/2016    1 recensioni
Scabior la gettò a terra e Beatrix atterrò sulle ginocchia.
La ragazza alzò lentamente la testa per vedere colui che aveva davanti. I suoi occhi non avevano mai visto veramente il mondo, non si erano mai soffermati sullo splendore della natura o sulla bellezza di una persona. Quel naso non aveva mai gradito il profumo della dolcezza. Quelle labbra non si erano mai mosse in un sorriso amabile, in una risata di gioia o in un bacio. Il male era davanti a lei, fatto uomo.
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Mangiamorte | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Capitolo 4  
Di nuovo a casa  
 
 
Il treno era partito da poco dalla stazione di King’s Cross. Beatrix guardava fuori dal finestrino, pensando a ciò che era successo nei giorni precedenti, mentre il senso di colpa per non aver riabbracciato sua madre la divorava. Pensava su cosa avrebbe fatto una volta ad Hogwarts, se dire o no la verità ai suoi amici.
Improvvisamente, la porta dello scompartimento si aprì e comparve un ragazzo, non molto alto e piuttosto magro.
«Ehi, ti disturbo se mi sistemo qui?»  domandò, prendendo posto senza aspettare la sua risposta. Aveva capelli scuri, lunghi fino alle spalle, il ciuffo gli copriva l’occhio sinistro e lasciava libero l’altro, azzurro ghiaccio.
La ragazza lo ignorò tornando al libro che aveva aperto sulle ginocchia, ma non riusciva a concentrarsi e di tanto in tanto lanciava qualche occhiata al ragazzo. Non aveva l’aria di essere uno studente, non aveva nemmeno il baule e sembrava avere sui venticinque anni, allora cosa veniva a fare ad Hogwarts? In mano teneva un giornale, la Gazzetta del Profeta.
«Il Ministero della Magia sta perdendo colpi, ci sono troppi disordini, troppe insabbiature, se continua così Scrimgeour cadrà...»  disse lo sconosciuto, senza alzare gli occhi dal quotidiano.
«Lavori per Silente?» chiese Beatrix. Il ragazzo ripiegò il giornale e la guardò.
«No, non per lui, mi manda il Ministero. Io ed altri dobbiamo controllare quello che succede ad Hogwarts e fare rapporto. Un’altra perdita di tempo.»  spiegò il ragazzo, portandosi una mano alla nuca per tirarsi indietro i folti capelli neri, poi aggiunse «Ah scusa, non mi sono presentato. Strify Collins, piacere!»
«Piacere. Beatrix Todd »
Si strinsero la mano.
«Tuo padre lavora mica al Ministero? Nell’ufficio per la cooperazione magica internazionale?»  domandò Strify.
Beatrix fu incerta se mentire, ma alla fine annuì. «Hai lavorato con lui?»
«Ho lavorato lì per un anno più o meno, prima di accettare questo nuovo incarico.» concluse il ragazzo, facendosi poi silenzioso.
«Cosa stanno insabbiando?» chiese la ragazza dopo un po’.
Strify la guardò, studiandola. 
Beatrix ricambiò lo sguardo.
«Voldemort è tornato. Ha già radunato il suo esercito ed é più potente che mai. Ha cominciato ad uccidere molti suoi oppositori, ma i giornali, compreso il Ministero, nascondono la verità. Ciò che più vuole è Harry Potter...» si ammutolì, sentendo dei passi nel corridoio del treno, poi riprese: « ...il suo scopo è finire ciò che ha cominciato. Ho sentito voci che parlavano di una profezia che li riguardava entrambi. Comunque ricorda bene, se Tu-Sai-Chi dovesse riuscire ad impadronirsi di Hogwarts oltre che del Ministero, allora sarà davvero finita.»
Beatrix impallidì.
Strify stava per aggiungere qualcos’altro, ma qualcuno bussò alla porta e apparì un’anziana signora, robusta, con grossi occhiali pacchiani, «Qualcosa dal carrello, cari? » 
Dopo una buona mezz’ora Strify, guardò fuori dal finestrino.
«Siamo quasi arrivati, devo cercare gli altri guardiani... » 
«Mi ha fatto piacere conoscerti!» lo salutò la ragazza.
Il ragazzo sorrise, «Anche a me!»  disse alzando una mano, «Ci si vede in giro!» e uscì dallo scompartimento.
Beatrix guardò fuori, non riusciva a credere che fossero già arrivati, il tempo era passato davvero velocemente. Aprì il suo baule e prese la divisa di scuola, indossò la gonna grigia che le arrivava leggermente sopra alle ginocchia, la camicia bianca in raso, un pullover grigio con orli verdi che la teneva al caldo, una cravatta verde e argento con lo stemma di Serpeverde, le calze e scarpe nere con il cinturino. Infine s’infilò il mantello e si sistemò i capelli sciolti dietro alla schiena, mise dentro al baule i vecchi indumenti e lo chiuse.
Il treno si fermò completamente. Beatrix prese il suo bagaglio ed uscì nella fresca brezza serale di Hogsmeade.
La città era deserta, se non fosse stato per i tanti studenti che scendevano dal treno. Hagrid, il mezzo-gigante guardiacaccia, si occupava di radunare i primini e di condurli ad Hogwarts, mentre gli altri studenti prendevano le carrozze che si trainavano da sole per raggiungere la scuola.
«Bea!»
I suoi amici si stavano avvicinando, ma mancava Grace.
«Ehi, ragazzi! » li salutò.
Gli amici caricarono sulla carrozza i loro bauli e salirono.
«Dov'eri? Noi ti aspettavamo al solito scompartimento... »  spiegò Helen sistemandosi un ciuffo ribelle dei suoi dread bruni, «Sei stata tutto il tempo da sola? »
«No, è entrato un ragazzo all'improvviso e ho perso la condizione del tempo»  rispose Beatrix con tono ironico, mentre la carrozza partiva alla volta del castello.
Cloe che stava facendo una bolla con una BigBabool, la fece esplodere, «Non ce la racconti giusta!»  esclamò con aria maliziosa.
«E' carino? »  chiese Jenny, facendole l'occhiolino.
«Come si chiama?»  domandò Erik, molto interessato.
«Ragazzi...ma che avete capito?» scoppiò a ridere Beatrix, facendo finta che fosse uno scherzo.
Erik che era seduto accanto a lei la punzecchiò con il gomito, « Dai, dai, dai »
Pensò che forse doveva dire la verità agli altri, alzò la testa, ma improvvisamente gli mancarono le parole. «Come avete passato l’estate?»  intervenì Jenny, vedendo che l’amica si era ammutolita.
Il resto del viaggio lo passarono dimenticandosi di quell'argomento, si raccontarono come avevano trascorso l’estate e le novità. Beatrix si rese conto che qualcosa era cambiato in lei. Quando era partita da Londra credeva che una volta arrivata ad Hogwarts sarebbe tornata ad essere felice, invece si sentiva turbata anche se era circondata dai suoi amici si sentiva sola.
Nella Sala Grande dopo che tutti presero posto ai tavoli e i primini furono smistati, Silente s’alzò dalla sua sedia dorata e salutò tutti con un gran sorriso. Era un uomo molto anziano, ma era considerato da tutti un mago eccentrico e brillante, ed era anche l’unico mago che Voldemort temesse.
Albus Silente aveva una lunga barba e capelli che parevano argentei, sul lungo naso poggiavano degli occhiali a mezzaluna che gli conferivano un'aria da vecchio saggio.
La sua voce si udì forte e chiara nella grande sala, ottenendo il silenzio di tutti:
«Ai nuovi arrivati benvenuti! Ai nostri vecchi amici … bentornati! Adesso non perdiamoci in chiacchiere. Dateci dentro! »
Gli studenti applaudirono e, in poco tempo, sui tavoli prima vuoti, comparirono pietanze di ogni tipo: arrosti, pasticci, verdure e condimenti, boccali di succo di zucca.
Gli studenti affamati iniziarono a riempirsi i piatti e a chiacchierare con gli amici ritrovati.
Beatrix aveva una fame tremenda, sul treno presa dalla conversazione con Strify si era dimenticata di pranzare. Si servì del pollo, pasticcio e patate arrosto, si riempì il calice con del succo di zucca e iniziò a mangiare: il sapore di quel pasticcio di carne era ottimo, ma quelli che cucinava sua madre erano ancora più buoni... improvvisamente fu presa dalla nostalgia e le si chiuse lo stomaco. E se non l’avesse più rivista? Non l’aveva neppure salutata.
Quando la ragazza alzò lo sguardo sulla tavola, s’accorse che al posto degli arrosti c’erano montagne di dolci e di frutta. Beatrix s'allungò per prendere una pesca, ma scontrò la mano contro quella di Erik, si guardarono sorridendosi, lui stava per dirle qualcosa, ma il suo vicino Blaise Zabini, un ragazzo di colore con gli zigomi pronunciati, lo chiamò facendogli una serie di domande sulla nuova squadra di Quidditch di Serpeverde, visto che per quell'anno era Erik il caposquadra.
Il professor Silente s’alzò di nuovo, chiedendo silenzio agli studenti.
«Bene, spero che il banchetto sia stato di vostro gradimento. Ora, vorrei ricordarvi delle regole fondamentali non trasgredibili. É severamente vietato l’ingresso nella foresta proibita a qualsiasi studente. Dopo le ore undici di sera è vietato trovarsi fuori dalla propria sala comune. Ogni studente che infrangerà le regole sarà sottoposto ad una punizione e farà perdere punti alla propria casata. Quest’anno ne dovrete avere la massima osservanza, perché Voldemort...»  e ci furono dei sussurri «...è in circolazione. Hogwarts è certamente un luogo sicuro, ma la cautela deve essere sempre presente. Se notate qualcosa di strano, nelle vicinanze del castello, vi prego di renderlo noto ai professori. Grazie! Ed ora, andatevi a riposare, domani è il vostro primo giorno di lezione. I direttori delle rispettive case consegneranno gli orari dei corsi a ciascun studente. Buona notte! »
Ci fu un trambusto di panche spostate, i ragazzi s’alzarono e s’avviarono insieme ai prefetti, che avevano il compito di accompagnare i primini nelle rispettive sale comuni.
«Allora Bea durante l’estate hai incontrato qualche ragazzo interessante?»  chiese Erik investigatore, con una nota di ironia. Erik era un ragazzo affascinante, dai lineamenti fini, magro e alto, aveva ricci e corti capelli bruni e dei bellissimi occhi verdi.
Il ragazzo era un po' geloso, si comportava in  modo protettivo nei suoi riguardi, ormai si conoscevano da sette anni e Beatrix lo considerava uno dei suoi migliori amici.
«Mi mancavano le tue battutine! »  esclamò la ragazza appoggiando la testa sulla spalla di lui.
«Attenta che così i tuoi pretendenti s'ingelosiscono! »
I due scoppiarono a ridere.
Erano arrivati nei sotterranei di Hogwarts. Si trovavano davanti alla vecchia porta antica che faceva da entrata alla loro sala comune. Come al solito, una voce serpentesca sibilò: «Parola d’ordine? »
Ogni casata aveva una parola d’ordine, per accedere alla propria sala comune, e questa cambiava ogni due settimane. Solitamente veniva affissata su di una bacheca interna, ma loro erano appena arrivati.
«Fama! »  rispose Erik.
L’ingresso s’aprì ed entrarono.
La sala comune dei Serpeverde era una stanza circolare, le finestre s’affacciavano sulle profondità del Lago Nero, non di rado capitava di scorgere qualche calamaro gigante, o altre creature acquatiche ancora più fantastiche. L’atmosfera era avvolta da un’aura di mistero e illuminata da una luce smeraldina che penetrava dalle finestre e s’irradiava ovunque, dando l’impressione di essere su di un relitto sul fondo del mare.
L’arredamento era costituito da poltrone e sofà di pelle nera, tappeti verdi e argento, lampade che diffondevano nella stanza luce verde che richiamava e vivificava l’effetto irreale di quel luogo. L’unica fonte di calore proveniva da un gran camino di marmo, abbellito da statuette, teschi e l’immancabile emblema di un serpente.
Beatrix amava quel posto, aveva tanti ricordi passati lì dentro, lunghe giornate passate a studiare, interminabili temi su rotoli di pergamena, ma anche chiacchierate, risate, partite a scacchi e a carte magiche (di gran lunga più divertenti di quelle babbane). Quello era il posto dove aveva passato sette anni della sua vita e che le aveva dato tutto. Era casa.
Ralph, Saetta, Crow e Spike (i due gufi, il corvo e il pipistrello dei quattro amici) giocavano liberi per la stanza, mentre i loro proprietari, parlavano seduti su uno dei divani.
Beatrix intravide Cloe, stava per chiamarla, ma tacque, vedendo che era impegnata a scambiarsi effusioni, seduta in braccio al suo ragazzo.
«Mi sembra che Cloe sia un po’ occupata al momento...»  disse Helena, guardando i due dall'altra parte della stanza.
«Non ha più tempo per noi, evidentemente»  Victoria era visibilmente nauseata.
Beatrix distolse lo sguardo.
«Smettetela di fare le pettegole. Avete sentito la notizia?!»  domandò Erik alle tre, «C’è stata una fuga di massa da Askaban! »
Beatrix impallidì a quelle parole, ritornandole in mente lo sguardo fisso e sprezzante di sua zia.
«Era sulla gazzetta del profeta, vero? Mi pare di averlo letto»  disse Victoria allungandosi all'indietro per prendere qualcosa.
«C’è chi dice che sia stato V... Voi-Sapete-Chi in persona a liberarli!»  chiarì Helena, dimostrando che era informata sull’argomento «E questo dimostra che Potter non mentiva, è davvero tornato!»  concluse.
Victoria nel frattempo aveva tirato fuori dalla sua borsa, ancora da disfare, un giornale spiegazzato, la data era di 5 giorni prima, il 27 agosto.
«Ecco qua »  indicò Erik, distendendo il giornale ed andando alla pagina dell’articolo, ed iniziò a spiegare, «La cosa strana è che non sono stati liberati tutti i prigionieri, ma solo dei Mangiamorte tra i quali Rabastan, Rodolphus e Bellatrix Lestrange. Condannati all’ergastolo tutti per lo stesso motivo: partecipazione ad organizzazione sterminatrice razziale, pluriomicidio e … »  
«… per aver torturato fino alla pazzia Frank e Alice Paciock. I genitori di Neville»  concluse Beatrix, abbassando gli occhi.
Sentirono uno strano silenzio attorno a loro, così si voltarono e riconoscendo l’uomo alla soglia tutti gli studenti si alzarono in piedi in segno di rispetto verso il professore. Severus Piton, professore di Difesa Contro le Arti Oscure e direttore della casa dei Serpeverde, era un uomo di mezza età, abbastanza alto, con capelli unti e neri e gli occhi scuri come il carbone, severo come annunciava il nome e il volto assolutamente inespressivo.
Accanto a lui, levitava, una pila di fogli che con un colpo di bacchetta, iniziarono a distribuirsi per tutta la stanza, sistemandosi nelle mani degli studenti.
«A partire da domani, seguirete questi orari. Le lezioni cominciano alle 8.30 e finiscono alle 12.30 per il pranzo. I corsi pomeridiani si terranno dalle 14.00 fino alle 16.00. Ci sono domande? Spero di no. »  ci fu una pausa, alcuni studenti sussurrarono qualcosa tra loro, ma nessuno disse nulla.
«Il Professor Silente mi ha chiesto di informarvi sulla presenza di nuovi ospiti, hanno il compito di controllare il castello. E vi prega di non disturbare il loro lavoro...»  poi sussurrò più tra sé: «Come se ce ne fosse bisogno!»  guardò con intesa verso Draco Malfoy che restituì uno sguardo compiaciuto al professore.
«Beh, buona notte! »  fu talmente insolito quel comportamento che sembrò detto quasi in modo ironico, poi si girò e uscì lasciando il silenzio rotto dai sussurri dietro di lui.
   
 
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