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Autore: Arianna di Cnosso    19/08/2016    6 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, a Hermione viene offerta la possibilità di lavorare ad Hogwarts.
Qui incontra una vecchia conoscenza, che non si sarebbe mai aspettata di rivedere. Come reagirà Hermione? Come sono cambiate le cose dai tempi della scuola?
Tratto dalla storia:
"La voce sibilante dell’uomo interruppe i pensieri furiosi di Hermione. “Dovrà parlarmi, prima o poi, signorina Granger... Professoressa Granger... Collega.”
Per tutta risposta lei si alzò e gli voltò le spalle. “Non so parlare il serpentese” ribattè con rabbia, uscendo dallo scompartimento e lasciando lì tutti i suoi bagagli."
Lucius/Hermione
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Minerva McGranitt
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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XIII. RAPIMENTO
 
 

Hermione, insegnante ad Hogwarts, viene aggredita in circostanze misteriose da uno studente, Damian Gould.
Si salva grazie all'intervento provvidenziale di Lucius Malfoy, suo collega e insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Si tiene un processo in cui Gould risulta colpevole, ma ci sono dei dubbi anche riguardo al coinvolgimento di Lucius.
Durante l'inverno, Hermione e Lucius si avvicinano sempre di più, anche perché l'uomo le insegna ad usare il Fuoco Gubraithiano.
Una notte avviene una nuova aggressione, questa volta ai danni di un gruppo di Babbani.
Lucius viene accusato, ma questa volta Hermione, Harry e la McGranitt si schierano apertamente dalla sua parte. Ogni accusa cade, anche davanti a una folla di giornalisti.
Sarebbe motivo di festeggiare e infatti quella sera Lucius invita Hermione a fargli compagnia in cima alla Torre di Astronomia e la bacia.
Hermione si lascia trasportare, tuttavia una attimo dopo viene colpita a tradimento proprio da Lucius, che le rivela di essersi sempre preso gioco di lei.
Quello era il suo piano di vendetta sin da quando Hermione si era indignata che uno come lui insegnasse a Hogwarts e aveva proposto il suo licenziamento.


 
Quando arrivò nelle sue stanze quella notte, Lucius Malfoy se ne andò a dormire cullato da un travolgente senso di soddisfazione.
Finalmente aveva avuto la sua vendetta sulla Granger.
Mentre era steso sul letto, un lampo di euforia gli scurì gli occhi grigi e le immagini di poco prima, nella torre di astronomia, gli ripassarono davanti come fotogrammi di un film.
Aveva conquistato la Granger. In quella guerra tattica, aveva raggirato ogni resistenza della ragazza in modo così sottile e impercettibile che non si era nemmeno resa conto di essere sotto tiro.
E poi –al pensiero, Lucius sorrise al soffitto sopra di sé- aveva sferrato un memorabile colpo definitivo, che l’aveva abbattuta, annientata.
Quanto godimento nello svelarle che fino a quel momento aveva giocato come un serpente con la sua preda.
In quell’istante, Lucius fu accecato dall’autocompiacimento di chi ha perseverato a lungo, compiendo sacrifici e infine riuscendo ad ottenere un risultato.
Perché stare vicino alla Granger era stato un enorme sacrificio, no?
Questa fu l’ultima cosa che si chiese prima di addormentarsi e sognare di nuovo la Torre di Astronomia.
 
Quando Lucius riaprì gli occhi, il senso di euforia era completamente sparito, rimpiazzato da una strana insoddisfazione.
Alla luce del giorno ogni cosa assumeva contorni più chiari e definiti.
I primi raggi di sole illuminarono la cruda realtà di quel mattino: la consapevolezza di non aver affatto vinto.
Certo, aveva raggiunto il suo obiettivo -questo era in realtà l’unico motivo dell’euforia della notte prima- ma non poteva dirsi un successo.
La sua era stata una vittoria solo all'apparenza, non nella sostanza.
 
Sin da quando aveva ideato il suo lungo piano di vendetta contro la Granger, Lucius aveva deciso che il bacio sarebbe stato il colpo finale.
Per farlo, Lucius aveva sempre pensato di dover forzare la sua volontà e vincere la ripugnanza. Teoricamente avrebbe dovuto sentirsi schifato.
Ora gli costò uno sforzo enorme prendere atto che invece era stato piacevole.
Talmente piacevole che avrebbe dovuto smettere in fretta, eppure il suo corpo era stato di tutt’altro avviso, si era rifiutato di porre fine a quel gioco.
C’era voluta un’immensa forza di volontà per staccarsi e pronunciare le fatidiche parole.
Lucius sbatté rabbiosamente un pugno sul comodino duro, realizzando infine di essere rimasto intrappolato nella sua stessa trappola.
A giocare col fuoco, era rimasto scottato.
Si vestì con furia, consapevole, in un angolo della mente, di essere irato più con se stesso che con la ragazza.
E pensare che, secondo i suoi calcoli, quello avrebbe dovuto essere uno dei risvegli più soddisfacenti degli ultimi anni.
 
 
***
 
 
Dieci punti in meno a Corvonero. Smettetela immediatamente di cincischiare e liberate questo corridoio, che intralciate chi è diretto in Sala Grande sbottò Lucius.
Il capannello di studenti si aprì immediatamente in due, schiacciandosi ai lati del corridoio e lasciando passare in mezzo a loro il professore.
Non appena l’ultima ciocca di capelli chiari sparì dietro l’angolo, il gruppetto di Corvonero si ricompattò bisbigliando febbrilmente.
E di pessimo umore!constatò impaurito uno dei ragazzini. L'ultima volta che l'ho visto così, uno del terzo anno ha passato la giornata a piangere nei bagni del terzo piano.
Oggi abbiamo difesa le prime due ore mormorò un altro, impallidendo. Spero di avere ancora qualche scorta di Pasticche Vomitose... Non voglio passare tutte le ultime settimane di scuola in punizione.
 
In Sala Grande gli insegnanti presenti erano ancora pochi, era occupata più che altro da qualche studente mattiniero e dalla Preside.
Senza attendere oltre e con l’intenzione di dileguarsi in fretta, Lucius infilzò rabbiosamente un'innocente fetta di bacon. Maledetta Granger.
Sarebbe morto piuttosto che ammettere di essersi legato a lei.
Avrebbe soffocato quei sentimenti, li avrebbe uccisi, estirpati... Era solo questione di qualche settimana, poi sarebbe stato di nuovo se stesso e avrebbe ricominciato a disprezzarla come sempre.
In fondo, già la odiava per avergli fatto questo, per averlo reso così patetico.
Ignorando le occhiate perplesse della McGranitt, Lucius finì la uova strapazzate a tempo record, nonostante la mano leggermente dolorante per il pugno dato al comodino poco prima.
Poi, senza una parola, si alzò dalla sedia e attraversò a grandi passi la sala, facendo ritrarre alcuni studenti intimoriti.
 
 
***
 
 
Bennet! Vuoi fare un po’ di attenzione? Stai per far esplodere gli occhi alla tua rana! sbraitò Hermione. Con un colpo di bacchetta liberò dall’incantesimo il povero animale, che saltellò giù dal tavolo gracidando.
Cosa vi passa per la testa oggi? Venti punti in meno a Tassorosso per l’ennesima distrazione!
 
Non appena Hermione si voltò per recuperare la rana, la quale nel frattempo aveva raggiunto a balzi il fondo dell’aula, Jugson mimò un gesto che mostrava chiaramente la sua opinione sulla professoressa Granger.
Dieci punti anche da Serpeverde urlò Hermione, quasi in preda a una crisi isterica per sfinimento.
Cosa era successo agli studenti quel giorno? Pareva che fossero tutti coalizzati per cercare di farle perdere la pazienza in ogni modo.
Ci vede anche dietro borbottò stupidamente Jugson, con gli occhi sgranati per lo sbalordimento.
No, signor Jugson, non ho gli occhi dietro... Se fossi più sveglio ti accorgeresti che il vetro della finestra è riflettente rispose Hermione con un sospiro, cercando di tenere in mano la malcapitata rana, la quale non voleva più saperne di essere usata come cavia per l’Incantesimo di Scambio.
 
Ormai Hermione era prossima alla resa. Stava ponderando l’idea di liquidare gli studenti in anticipo, quando fu salvata proprio dal suono che annunciò la fine dell’ora.
Con un sospiro di sollievo congedò la classe, sperando in maggiore clemenza e fortuna con quella successiva.
Ma nemmeno in seguito, con il quinto anno Grifondoro-Corvonero, le cose migliorarono.
 
Per quella lezione, Hermione aveva progettato un lavoro di gruppo.
Seguendo le sue istruzioni, gli studenti si posizionarono in fila indiana.
Oggi voglio mettervi alla prova: mostrerete la vostra abilità nell'incantesimo Evanescente. La difficoltà sta nel fatto che dovrete far sparire un tasso adulto. Chi sa dirmi perché è così complicato?
Una ragazza di Grifondoro alzò immediatamente la mano.
Sì, signorina Armitage?
In questo tipo di trasfigurazione, il livello di difficoltà sale in proporzione alla complessità fisiologica dell'oggetto che vogliamo incantare. È semplice far sparire oggetti inanimati, soprattutto se di piccole dimensioni. La questione si complica quando ci troviamo davanti a esseri animati, come vegetali o animali. E anche qui, il livello di complessità è diverso nel caso degli invertebrati o dei vertebrati la ragazza trasse un sospiro, dopo aver recitato tutto d'un fiato.
Quindi, nel caso del tasso, la difficoltà sta nel fatto che è un essere animato, vertebrato e piuttosto grosso.
Molto bene annuì Hermione. Vediamo cosa sapete fare.
 
Per qualche minuto tutto filò liscio, anche se tutti i primi della fila fallirono nel tentativo di far sparire il tasso.
Fu quando Richard Perton incendiò accidentalmente la punta della coda dell'animale che le cose degenerarono.
Prima che Hermione potesse intervenire, il tasso sbatté la coda convulsamente, causando un pandemonio.
Un paio di quaderni presero fuoco immediatamente.
Cercando di mantenere la calma e agire in fretta, Hermione lanciò un Aguamenti sull'animale e la coda si spense immediatamente, lasciando una scia di peli bruciacchiati.
Tentò di ignorare le urla e la confusione, poi fermò anche il piccolo falò di quaderni prima che si sviluppasse un incendio vero e proprio.
Purtroppo nel frattempo il tasso, reso aggressivo, si lanciò contro una studentessa.
Pietrificus Totalus gridò Hermione ansimante.
Immediatamente l'animale si immobilizzò, con i denti ancora digrignati e la coda dritta.
Sei per caso impazzito, signor Perton? Trenta punti in meno a Grifondoro per la tua sbadataggine! E cinque punti anche da ognuno di voi, per la vostra incapacità di reagire! sbraitò Hermione lasciandosi cadere su una sedia.
Poi, tirò un sospiro di sollievo per il disastro scampato.
 
Quando tutti furono nuovamente al loro posto, Hermione si lanciò in una strigliata degna di Piton.
Ormai manca poco ai Gufo, eppure pare che anche i più brillanti di voi abbiano dimenticato i concetti più basilari della Trasfigurazione, oltre che la disciplina!
Mi domando come pensate di poter affrontare gli esami in queste condizioni. Forse dovreste smetterla di passare i pomeriggi nel parco, e cominciare prepararvi!
Comunque, per ovviare alla vostra evidente carenza nello studio, entro la prossima settimana dovrete consegnarmi un riassunto generale di tutto ciò che è stato svolto quest'anno, spiegando scopo e difficoltà di esecuzione di ogni singolo incantesimo
.
Ma professoressa... Oltre al ripasso per gli esami, si aggiungono già anche i compiti per tutte le altre materie... Una settimana...
Non intendo negoziare, smettete di lamentarvi o il carico aumenterà. La mia pazienza è già stata messa a dura prova oggi. Ora aprite il libro a pagina 225 e cominciate a leggere, in silenzio.
Nell'aula si alzò un borbottio generale, che andò scemando mano a mano che gli studenti aprirono i loro testi.
 
Quando anche le ultime lezioni di quel giorno finirono in un bagno di sangue e punti persi, Hermione si chiese se per caso non fosse un complotto su larga scala.
Maledizione, borbottò dirigendosi in sala grande, con il sentore che fosse stato il suo giorno di lezioni peggiore di sempre. Non durerò altre due settimane in questo modo.
Mai, nemmeno una volta, la sfiorò l’idea che forse non erano gli studenti ad essere più indisciplinati del solito, ma che fosse lei stessa ad essere più nervosa e con un margine di sopportazione più basso... e per motivi che avevano a che fare più con un altro insegnante, che con gli alunni.
 
 
***
 
 
Ad ora di cena, quella sera, il castello era saturo di un generale mugugnare di studenti.
Il flusso di ragazzi provenienti dai vari corridoi e diretti in Sala Grande subì un brusco rallentamento nei pressi dell'atrio, dove si formò una piccola calca sovreccitata.
Nel passare, molti additarono sbigottiti le clessidre dei punti, notevolmente svuotate.
Roba da non credere! borbottavano malcontenti con gli occhi puntati in alto sul muro.
E in una sola giornata!
Malfoy ci avrà tolto almeno 100 punti, solo oggi! L'unico lato positivo di questa faccenda è che era così di malumore che ha tolto punti perfino a Serpeverde.
E la Granger? Perton ha passato la giornata tremando e bofonchiando cose su un tasso. Quella lezione di Trasfigurazione è costata un sacco a Grifondoro e Corvonero.
Forse è così allucinata perché è la sua settimana del mese...
Ti pare che ci sia da ridere? Le clessidre sono vuote quasi come a inizio anno...
Perfino i fantasmi si aggirarono tra i tavoli della sala evidentemente perplessi, con una sfumatura più opaca del solito.
Nessuno ne è uscito bene oggi...
Dal suo seggio dorato, la McGranitt osservò la gli studenti con la fronte corrugata, cercando di captare i bisbigli mogi di tutti.
 
Quando Hermione mise piede in Sala Grande, il mugugno cessò di colpo mentre oltrepassava i tavoli e si rialzò quando fu seduta con gli altri insegnanti; ma lei non ci fece caso.
La giornata trascorsa le aveva prosciugato le energie e ora sentiva un grosso buco allo stomaco.
Tuttavia non fece in tempo a mettere in bocca neanche la prima forchettata: la vista di Lucius Malfoy che mangiava tranquillamente, come se nulla fosse accaduto, le fece passare l'appetito in un batter d'occhio.
Era seduto al suo posto, indifferente, con la sua solita aria di fredda superiorità e non la degnò di uno sguardo.
Per tutta la cena Hermione cercò di evitare in ogni modo di guardarlo. Solo quella breve occhiata era bastata a farle chiudere lo stomaco.
Come riusciva quell'uomo a fingere che tutto fosse normale? La cosa le dava sui nervi.
Nonostante la pancia vuota, cominciò a sentirsi salire la nausea.
Giocherellò con le posate fino a quando finalmente la cena volse al termine e ignorò il contenuto del piatto,
Poi si allontanò da lì il più in fretta possibile, cercando riparo nelle sue stanze.
 
Il coprifuoco era passato da tempo, quando Hermione si arrampicò fino alla torre di astronomia, per la seconda volta in due giorni.
Tutto, al di fuori di lei, era quieto e immobile e mozzafiato come il giorno prima.
Ogni cosa era ancora al suo posto come se nulla fosse accaduto, nonostante in realtà fosse cambiato tutto.
Il solo pensiero di Malfoy, che prima era fonte di elettrizzazione, ora le faceva rivoltare il fegato per la rabbia.
Tentò di recuperare il controllo sui suoi nervi.
Cosa contava Malfoy, nell’economia del mondo?
Nulla. La luna lattea era ancora lì. Le stelle erano ancora lì.
Cercò di regolare il respiro, di inspirare non solo l’aria ma la natura stessa e la sua quiete. Le pietre solide del castello. Immutate.
Se il resto del mondo poteva continuare il suo corso senza Malfoy, di certo poteva farlo anche lei.
Ovvio, con qualche sforzo. Ma in fondo nessuna liberazione era mai avvenuta senza sforzo.
 
Seguendo un impulso immediato, Hermione afferrò il ciondolo che pendeva al suo collo.
Si avvicinò al parapetto e con un forte strattone spezzò la catenina.
Avrebbe fatto precipitare Malfoy dalla torre. Metaforicamente.
Lentamente, allungò la mano oltre i merletti delle mura, facendo pendere il ciondolo nel vuoto davanti a lei.
L’arietta leggera lo fece dondolare impercettibilmente.
Hermione aprì il pungo un dito alla volta.
Quel ciondolo sarebbe precipitato e insieme a esso lei avrebbe visto la faccia di Malfoy infrangersi in mille pezzi a contatto col suolo.
Non avrebbe desiderato altro.
Solo altre due dita e...
Dannazione!
Con un verso rabbioso, Hermione ritirò la mano.
 
Cosa diavolo stava facendo? A cosa sarebbe servito?
Quel ciondolo era sì un dono di Malfoy, ma anche un cimelio antichissimo e di grande valore storico.
Non desiderava altro che liberarsi di ogni più piccolo particolare che le ricordasse quell'uomo, ma davvero non riuscì a distruggere un ciondolo così prezioso.
In fondo poteva semplicemente seppellirlo in qualche vecchio baule, al di fuori dalla vista, dove non avrebbe fatto male.
 
Hermione si sentì sciocca, lì, su quella torre, a lanciare un ciondolo per un motivo tanto futile.
Quella torre era stata teatro della morte di uno dei più grandi maghi della storia; lì era precipitato Albus Silente.
Era completamente fuori luogo, lei e il suo comportamento infantile.
Non avrebbe profanato così la sua memoria.
Avrebbe gestito la cosa da adulta, senza gesti infantili.
 
Si accasciò contro il muro di pietra e seppellì il volto tra le mani.
Aveva retto stoicamente per tutto il giorno, portato a termine le lezioni, aveva finto di stare bene, ma la ferita bruciava eccome.
Si era lasciata fregare. Aveva ignorato gli allarmi della mente che le urlava di non fidarsi e aveva ascoltato il cuore, vedendo in Malfoy qualcosa che non era.
Ora che sapeva di essere stata presa in giro dall’inizio, non riusciva più a distinguere la linea tra verità e menzogne.
La tormentava il dubbio che Malfoy c’entrasse qualcosa anche con la sua aggressione.
Lo aveva stupidamente salvato più volte dalle accuse, senza mai andare a fondo della questione.
Forse aveva aiutato un uomo che non era affatto innocente.
Da parte sua, Malfoy aveva colto al volo l'occasione per mettersi in buona luce: forse aveva reputato conveniente che la migliore amica di Harry Potter si schierasse dalla sua parte, ribaltando una volta per tutte l’opinione pubblica su di lui.
Hermione ripensò alla volta in cui si erano entrambi addormentati sul divano e Lucius si era risvegliato sudato dopo aver sognato Azkaban.
Lei aveva creduto che fosse per i sensi di colpa, per i troppi errori che l'uomo aveva commesso in passato.
Ora, visti i recenti avvenimenti, dovette rivere la sua ipotesi. Forse non erano gli incubi di un pentito, ma soltanto la paura di essere scoperto nei nuovi crimini.
 
Alla fine, la ragazza decise di alzarsi e togliersi di lì.
Si passò una mano sugli occhi, aveva un gran bisogno di riposare.
Eppure sapeva che non sarebbe riuscita a dormire: era così sovraccarica di pensieri che le pareva che la testa le esplodesse.
Fu così che a metà strada verso il letto, Hermione decise di compiere una deviazione e si diresse al settimo piano.
 
Si fermò davanti alla Stanza delle Necessità.
Immobile davanti alla parete vuota, fu sopraffatta da un sentimento dolce amaro.
Alcuni dei suoi più importanti ricordi erano legati a quella stanza. Gli ultimi comprendevano Malfoy, ma alcuni erano molto più vecchi, legati ai suoi migliori amici.
Ogni altra volta in cui si era ritrovata davanti a quella parete aveva sempre avuto bisogno di qualcosa dalla stanza magica, un posto per esercitarsi con l'ES per esempio.
Le era sempre bastato camminare tre volte avanti e indietro, pensando alla sua necessità.
Tuttavia questa volta era diverso: non aveva idea di cosa chiedere.
 
Hai bisogno di aiuto per caso?
Hermione alzò lo sguardo verso il quadro sulla parete di fronte, da cui Barnaba il Babbeo la guardava a sua volta incuriosito. Era nascosto dietro una grande colonna in marmo, cercando di non farsi vedere dai troll in tutù che cercavano di picchiarlo da secoli.
Sai come si entra? insistette, non ricevendo risposta.
Hermione si riscosse.
Oh sì, certo. È che non sono sicura di cosa ho bisogno.
Mmh si limitò a dire l'omino, saltando dietro a un'altra colonna con circospezione.
Mi scusi, signore... Immagino che lei sappia come funziona la stanza...
Molto perspicace
Hermione arrossì. Detto da uno che era ritratto nel tentativo di insegnare danza ai troll, il commento era piuttosto umiliante.
Beh, intendo... La stanza delle necessità fornisce quello di cui si ha bisogno...
Barnaba continuò a fissarla pietosamente, come si guarda qualcuno corto di comprendonio.
Ecco, mi chiedevo... cosa accadrebbe se io cercassi di entrare senza sapere quello di cui ho bisogno? Se camminassi senza chiedere nulla di particolare e lasciassi scegliere alla stanza...
L'uomo le rivolse la stessa espressione sorpresa che Hermione avrebbe fatto se avesse visto Goyle diventare insegnante.
Oh beh, signorina... Questo non me lo hanno mai chiesto. Non so rispondere. Tutti hanno bisogno di qualcosa: sia chi viene qui appositamente, sia chi capita qui per caso.
 
Hermione sospirò.
Non devi far altro che provare... suggerì ancora l'ometto, che a questo punto pareva curioso del risultato. Ma temo che dovrai farlo in un altro momento. Ora la stanza è occupata, quindi non può aprirsi in ogni caso. Sarà per...
Hermione balzò indietro di colpo, perché la porta della stanza ricomparve e si spalancò all'improvviso.
 
Si ritrovò davanti un corpo imponente, e ci mise un momento prima di riuscire a realizzare chi fosse il proprietario.
In compenso Malfoy la squadrò da capo a piedi con le sopracciglia aggrottate.
Forse per il fatto che era stato colto di sorpresa, l'espressione di trionfante disgusto che le aveva rivolto la sera prima aveva lasciato il posto a uno sguardo irresoluto.
Granger... sputò con voce impastata.
 
Hermione capì subito che era di nuovo ubriaco. Non le importava sapere cosa lo avesse spinto per l'ennesima volta ad attaccarsi alla bottiglia, non era affar suo ormai.
Inoltre era molto meglio non impicciarsi, conosceva i potenziali danni che Malfoy poteva causare in quello stato.
Beh, direi che ora la stanza è libera per fare quel tentativo suggerì il dipinto, evidentemente privo della sensibilità necessaria per captare la tensione mortale che si era creata.
 
Cosa stai aspettando? chiese a Hermione che ancora fissava Malfoy come un fantasma.
Entrambi distolsero gli occhi nello stesso momento, voltando lo sguardo verso la parete.
Beh, che ho detto? Che avete da fissare? domandò seccato.
Nulla che ti riguardi, sciocco dipinto! ringhiò Malfoy.
Come ti permetti? Sono qui da prima che i tuoi antenati nascessero! Un po' di rispetto! si ribellò Barnaba, alzando il tono di voce.
Ma pensa... e in tutti questi anni non hai imparato a farti gli affari tuoi? Sparisci, Barnaba il Babbeo!
Ma certo che sparisco! urlò l'ometto, con la faccia diventata paonazza. Vado a riferire alla preside, ecco dove sparisco! È vergognoso il modo in cui gli standard di questa scuola si abbassano di anno in anno... perfino i professori...
Le urla si attutirono mano a mano che si allontanò dalla colonna in marmo, ronzando come un calabrone infuriato. Non appena sparì oltre la cornice, calò il silenzio.
 
Sai, commentò freddamente Hermione, ricordo un tempo in cui avevi una dignità, nonostante la tua perfidia. Il nome di Lucius Malfoy significava qualcosa. Guarda come sei ridotto, un ubriacone che ora attacca briga perfino con i ritratti.Non so come pensavi di umiliare me, visto il modo in cui hai già umiliato te stesso.
Tu non sai nulla sibilò Malfoy.
Non ho intenzione di discutere con te tagliò corto la ragazza. Ora, se non ti dispiace...
Oltrepassò l'uomo e cominciò a camminare dall'altra parte del corridoio.
Se già prima non aveva idea di cosa richiedere alla Stanza, adesso nella sua mente c'era il vuoto.
Malfoy restò a fissarla come ipnotizzato per un momento, i denti leggermente digrignati.
Non azzardarti a rivolgermi mai più la parola, Granger! la ammonì infine, prima di voltarsi e andare via con passo deciso anche se un po' strascicato.
 
Cercando di ignorare i suoi sentimenti contrastanti, Hermione proseguì camminando per tre volte davanti alla parete.
Alla fine, con un lungo sospiro ad occhi chiusi, si fermò davanti alla porta.
Forza Hermione si disse e allungando una mano la aprì.
 
L'ambiente era una stanza circolare, con un soffitto basso, intima e accogliente.
Era immersa nella penombra; le uniche fonti di luce erano due torce sulla parete e le braci del camino ancora calde, come se fosse stato appena spento.
L'arredamento era scarso, costituito soltanto da un comodo divano, abbinato a un elegante tavolino e una credenza ben rifornita di bottiglie.
Unica nota fuori luogo, era la presenza dello specchio che Hermione aveva utilizzato per esercitarsi col Fuoco Gubraithiano.
 
Perplessa, la ragazza si domandò come mai la Stanza avesse assunto quella forma particolare. Cosa c'entrava lo specchio in un posto che sembrava un perfetto rifugio in cui autocommiserarsi in pace?
Finalmente si decise a entrare, si diresse subito verso il divano -d'altra parte c'era poco da fare in un ambiente così spoglio- e si lasciò sprofondare pesantemente.
Solo quando si sdraiò per il lungo, affondando il volto e la fronte dolorante nei grossi cuscini, il suo naso cominciò a percepire una debole traccia di profumo.
Un profumo maschile che conosceva bene.
Scoppiò finalmente a piangere, prima di riuscire a chiedersi come mai la Stanza delle Necessità si fosse aperta proprio nella stessa forma in cui si era aperta a Lucius Malfoy poco prima.
 
 
***
 
 
Se Minerva McGranitt fu stupita del cambiamento repentino di due dei suoi professori, non lo diede a vedere apertamente.
Certo le clessidre con i punti delle case mezze vuote erano un segnale allarmante.
Era stata più volte sul punto di chiedere a Hermione cosa fosse successo, ma aveva la netta sensazione che fossero affari molto personali e che nessuno dei due fosse disposto a parlare.
Tuttavia, era evidente che tra la professoressa Granger e il professor Malfoy fosse accaduto qualcosa.
Dopo la conferenza stampa con i giornalisti le acque si erano notevolmente calmate, Malfoy aveva ricominciato a insegnare con tranquillità e le lettere dei genitori si erano mano a mano diradate.
Eppure proprio da quel giorno i due avevano ricominciato a guardarsi in cagnesco durante i pasti e ignorarsi completamente il resto del tempo.
Non c’era più stata alcuna passeggiata, cosa che la Preside aveva trovato strana dato che il tempo stava rapidamente diventando estivo.
 
Minerva decise di non intervenire soltanto per il fatto che ormai la scuola stava per finire.
Gli studenti del quinto e del settimo anno erano concentrati sugli esami.
Tuttavia, anche se per la fine dell'anno in corso aveva chiuso un occhio, non era disposta ad accettarne un altro così.
Compilò due note identiche e le affidò alle fiamme verdi del camino, che le inghiottirono facendole sparire.
 
“Gentili professori,
C’è una situazione di cui mi preme discutere,
prima del rientro a casa degli studenti.
Vi attendo nel mio ufficio, stasera alle 21."
M. M.G.
 
Hermione raggiunse l’ufficio della Preside un po’ trafelata.
Una delle tante scale del castello aveva deciso di spostarsi giusto un momento prima che lei ci appoggiasse il piede, e di conseguenza aveva dovuto allungare notevolmente la strada.
Bussò mentre cercava di ricomporsi. Odiava arrivare in ritardo.
Avanti!
Salve Minerva.
I suoi occhi scattarono sull’alta figura in piedi accanto alla scrivania.
Bene Hermione, ora ci siamo tutti.
Tutti? ribatté perplessa. Credevo che la nota fosse rivolta a tutti i professori.
No, la questione è limitata ai presenti nella stanza replicò seccamente la McGranitt.
Malfoy osservava impassibile, con la solita colata di indifferenza a mascherare qualunque altra espressione.
 
Dunque, per prima cosa volevo ricordarvi che domani dovrete accompagnare gli studenti verso il treno per Hogsmeade, insieme a Pomona, Filius e Hagrid. In quanto insegnanti è però necessario che voi restiate ancora una settimana, per sistemare le aule e predisporre al meglio ogni cosa per il prossimo anno. Ovviamente, a questo punto potete organizzarvi a vostra discrezione sia con i pasti che con il resto. Dopodiché sarete liberi di tornare a casa almeno fino a metà agosto.
È la stessa cosa da tre anni, ormai so come funziona. Non è per questo che sono qui, non è vero? si intromise Malfoy con un sorrisetto sardonico.
No, in effetti no rispose la preside stringendo le labbra.
Non so se ve ne siete resi conto, ma in queste ultime settimane il malcontento aleggiava in tutta la scuola. A quanto pare gli studenti sembrano convinti che siate i principali responsabili per la scarsità di punti. Non ho mai visto clessidre così vuote a fine anno. Sapreste spiegarmi?
Da quando la colpa per le intemperanze degli studenti viene data ai professori? ribatté freddamente Malfoy.
Da quando tutte le intemperanze sembrano avvenire alla presenza di due professori in particolare, signor Malfoy. Lei e la signorina Granger siete i principali responsabili per la strage di punti registrata in questo ultimo periodo.
 
Malfoy storse il naso, sbuffando con sufficienza.
Quindi, le questioni sono due proseguì la McGranitt rigida. O gli studenti vi rispettano così poco da comportarsi male in presenza vostra.... E non credo sia il caso aggiunse velocemente fissando il sorrisetto beffardo di Malfoy.
...oppure voi siete diventati particolarmente intransigenti.
Dico "diventati" perché il problema si è manifestato solo ultimamente. Vorrei aggiungere che, nonostante la vecchiaia, non sono né cieca né rimbambita. Non so cosa sia successo, ma risolvete le vostre questioni in fretta. Ho lasciato correre soltanto perché ormai è finito l’anno scolastico, è stato già abbastanza movimentato così e non volevo smuovere ulteriormente le acque. Un altro periodo così, il prossimo anno, non sarà tollerato.
Non stai dicendo sul serio, Minerva... intervenne Hermione incredula.
Oh sì, sono serissima. Vi consiglio di usare l’estate per rilassarvi, e tornare con un margine di tolleranza meno rigido... Non credevo che avrei mai detto questa cosa sussurrò causando qualche ridacchio dal ritratto di Silente dietro di lei.
Non... cominciò Malfoy.
Non c'è altro da dire, professore. È tutto. Buon lavoro per domani. Siete congedati.
 
Redarguiti come due studenti... commentò Malfoy non appena la pesante porta dello studio si chiuse dietro di loro. Sarai felice, Granger. Comunque, cosa ti rende così irritabile da togliere punti ingiustamente? la stuzzicò beffardo.
Sbaglio o poche settimane fa mi hai intimato di non rivolgerti più la parola? Non vedo perché ricominciare adesso ribatté Hermione altrettanto derisoria. Torna pure a gongolare in solitudine. Anche se a quanto pare, non gongoli così tanto, visto che sei colpevole tanto quanto me per la "strage di punti". Sai, girano voci che sei ubriaco ogni sera... Forse ferire le persone non è più così soddisfacente come una volta? Dopotutto, una coscienza è stata donata a tutti, anche a chi non la vuole. Arrivederci.
 
Hermione si diresse di gran carriera verso le sue stanze, e sbatté la porta chiudendo dietro di sé anche il pensiero di Malfoy.
Afferrò in fretta una pergamena da lettera e una piuma.
 
Caro Harry
Finalmente quest'anno è finito. So che non crederai mai che queste parole possano uscire da me,
ma le ultime settimane sono state davvero pesanti.
Non ti ho accennato niente prima d'ora perché la ferita era ancora troppo fresca.
Ho bisogno di parlarti... Dopo la conferenza stampa tutto è andato a rotoli.
Non mi va di scriverlo per lettera, ti spiegherò a voce.
Ovviamente non vedo l'ora di rivederti.
Domani accompagnerò al treno gli studenti, ma Minerva ha avvisato che dovrò fermarmi ancora una settimana.
Non appena rientro a casa, sarei felice di invitare te e Ginny nel mio appartamento a Londra.
Se per voi va bene, potrebbe essere nella serata di martedì prossimo.
Attendo la tua conferma,
A presto
Hermione
 
***
 
 
L'atmosfera festante dei ragazzi diretti al treno riuscì a sollevare leggermente il morale di Hermione.
Buone vacanze, professoressa Granger! la salutò felice Penelope Armitage, una brillante studentessa di Grifondoro che le ricordava molto se stessa a quell'età.
Anche a te, signorina Armitage! sorrise Hermione di rimando.
Quanta gioia, professoressa Granger... sussurrò una voce gelida alle sue spalle, in netto contrasto con l'atmosfera.
Hermione sobbalzò, presa alla sprovvista.
Ancora una volta Malfoy le aveva rivolto la parola e lei non aveva idea del perché. Aveva avuto quello che voleva, l'aveva umiliata, aveva messo in chiaro il suo disprezzo e di non voler avere niente a che fare con lei.
Eppure ancora non perdeva occasione per stuzzicarla.
Professor Malfoy rispose Hermione altrettanto freddamente. Non aveva alcuna intenzione di fare scenate davanti agli studenti.
 
Furono interrotti da un capannello di eccitati ragazzi del primo anno, che per distrazione rischiarono di finire addosso a Hermione.
Oh mi scusi, professoressa! borbottò intimorito uno di loro.
Lei aggrottò le sopracciglia, non pensava di incutere tutto questo terrore.
Sei fortunato che la scuola è finita e non ti posso togliere punti... Ma è meglio se ti regoli, perché il prossimo anno me lo ricorderò lo ammonì invece Malfoy.
Il ragazzetto impallidì, ma Hermione intervenne immediatamente in suo soccorso.
Non accadrà nulla del genere affermò decisa, memore della conversazione avuta la sera prima con la Preside riguardo alla strage di punti. Passa delle buone vacanze disse al ragazzo, il quale annuì e si dileguò più velocemente dei ragni alla presenza di un Basilisco.
 
Quando anche l'ultimo studente fu al sicuro in un qualche vagone, Hermione si rivolse di nuovo a Lucius, che ne frattempo non si era spostato di un millimetro da lei.
Si può sapere cosa vuoi? domandò irritata.
Lucius fece il solito sorriso di scherno.
Ho ripensato alle parole della Preside ieri e mi chiedevo come sarebbe stato il prossimo anno. Possiamo appianare le nostre divergenze Granger propose in un tono che non suonava affatto affidabile.
Va al diavolo Malfoy. Non esisti più, per quello che mi riguarda. Tutto questo l'hai voluto tu. Puoi appianare le tue divergenze da solo rispose Hermione, senza alcuna esitazione.
Non le importava più sapere che cosa avesse in mente quell'uomo. Voleva semplicemente averlo intorno il meno possibile.
Senza nemmeno salutare si incamminò nuovamente verso il castello.
Anche Malfoy si voltò quasi subito, diretto nella direzione opposta.
 
Oh bene, chi si rivede... commentò burbero Aberforth Silente.
Lucius scelse un tavolino in un angolo della Testa di Porco.
Il solito ordinò.
È molto tempo che non ti vedo... Devo dire che le mie finanze ne hanno risentito da quando sei andato via di qui. Finito la scorta di alcolici? lo punzecchiò Aberforth. Mi hanno detto che in queste ultime settimane ti aggiravi da solo per il castello sull'orlo di un coma etilico.
Lo sguardo di Lucius scattò verso il grande quadro in fondo alla locanda, da cui Albus Silente ricambiò lo sguardo con aria troppo candida e innocente.
L'ex Mangiamorte lo fulminò con gli occhi e tornò a rivolgere la sua attenzione all'oste.
Ti ho chiesto un whisky, non di parlare disse gelidamente ad Aberforth.
 
Non sembravi molto felice in questo periodo, Lucius... commentò l'altro fratello Silente, da dietro la sua cornice.
Ho già avuto una conversazione con un dipinto ultimamente ribatté Malfoy.
Oh sì ridacchiò Silente divertito, Barnaba il Babbeo si è precipitato nell'ufficio della Preside rosso come un peperone, farfugliando qualcosa sulla mancanza di rispetto. Purtroppo i troll hanno deciso di seguirlo, ti lascio immaginare il panico che si è scatenato in metà dei quadri di Hogwarts...
Davvero divertente disse Lucius gelido.
Sì, davvero molto annuì Silente.
 
Sai, Lucius proseguì il ritratto facendosi serio, conosco la tua storia. L'alcol non ti darà mai sollievo. Ti ho visto felice quest'inverno per un periodo di tempo, il fatto che le tue visite qui si siano notevolmente diradate ne è la prova. Ho ragione di credere che la signorina Granger ne fosse la responsabile.
Tu credi? rispose Malfoy minaccioso.
In realtà è piuttosto evidente. Se fossi sincero con te stesso lo capiresti anche tu.
Sei morto, Silente! Non vedo perché dovrebbe importarti. Non sarebbe affar tuo in ogni caso fece Malfoy, scolando il suo bicchiere in un sorso solo.
L'alcol gli pizzicò la gola.
Ti sbagli, mi importa molto; e anche a te. Hai commesso grossi errori e non smetterai mai di pagarli, ma ciò non significa che non meriti di provare a ricominciare. Puoi farlo, con più convinzione di prima. Non so esattamente cosa sia successo tra te e Hermione, ma non dovresti lasciar andare così le cose.
Puoi rimediare... suggerì ancora Silente, senza ricevere risposta.
Non è mai troppo tardi per trovare la felicità sentenziò saggiamente, prima di togliere il disturbo.
 
 
***

 
Aberforth era solito tenere le sue capre nel grande cortile sul retro della sua bottega.
Si limitava a portar loro da mangiare alle ore dei pasti, a riempire d’acqua gli abbeveratoi e per il resto del tempo le osservava rapito, con sguardi amorosi.
Quello che tanto ammirava nelle sue capre -e negli animali in generale- era la mancanza di ambizione.
Esse si limitavano a vivere quietamente, brucando l’erba e tenendosi compagnia a vicenda. Nessuna capra pensava di abbandonare le altre per andare a salvare il mondo; come nessuna capra pensava di essere padrona del mondo o migliore delle altre.
Un’esistenza tranquilla, felice, in armonia con le une con le altre.
Senza stress, senza decisioni da prendere né rimpianti.
 
In sostanza, quello che anche Aberforth avrebbe desiderato; ma aveva avuto la disgrazia di avere un fratello troppo intelligente e ambizioso per accontentarsi di una tranquilla vita in famiglia.
Il fatto che nessuna della capre si sentisse migliore delle altre però, non significava che Aberforth non avesse una preferenza.
Trattava Tilly come una vecchia moglie. La viziava più di tutte: le portava il cibo migliore, la spazzolava con cura e la portava spesso insieme a lui, fuori da quel cortile.
Era proprio a causa di Tilly che la società lo riteneva mezzo matto, non che a lui importasse del giudizio degli altri.
Fu proprio in una delle sue passeggiate con Tilly, che Aberforth assistette ad una scena sconvolgente.
 
Quel lunedì aveva attraversato tutto il villaggio lungo la strada principale, che da Hogsmeade portava ai cancelli e al castello di Hogwarts e che di solito usavano gli studenti nelle visite del fine settimana.
Arrivato quasi al confine era sul punto di voltarsi e tornare alla sua locanda, quando osservò una donna avvicinarsi dalla parte opposta. Camminava spedita lungo il prato, lasciandosi alle spalle i terreni del castello.
Strizzando l’occhio, Aberforth riconobbe la figura magra e l’ammasso di capelli di Hermione Granger.
Probabilmente si stava dirigendo ai cancelli per potersi smaterializzare, dato che nel perimetro di Hogwarts ciò non era possibile.
La scuola era finita da una settimana ormai, e anche i professori avevano diritto a un po’ di vacanza.
Aberforth valutò il da farsi, se avesse proseguito ancora un po’ lungo la strada avrebbe fatto in tempo a salutarla. Non che ci tenesse particolarmente, solo, aveva tempo.
 
Quando finalmente si decise, Hermione stava già togliendo gli incantesimi di protezione al cancello.
Il resto successe così in fretta che Aberforth non fece neanche in tempo a registrarlo e il prato era già di nuovo immerso nella solitudine.
Vide un uomo alto e biondo comparire improvvisamente a fianco al cancello, lo vide ghermire Hermione che aveva appena mosso un passo al di fuori del confine.
La ragazza non fece in tempo nemmeno a tirare fuori la bacchetta, che già il suo aggressore si era smaterializzato.
Poi Aberforth non vide più nessuno dei due.
Restò con la bocca spalancata, troppo sorpreso per pensare ad alcunché.
L’unica certezza fu che quello era proprio Lucius Malfoy.
Vieni Tilly bofonchiò burbero, battendo una mano sul dorso della capra con fare rassicurante. Non sono affatto affari nostri.
 
 
***
 
 
In un quartiere di Diagon Alley, un grosso gufo marrone picchiettò insistentemente col becco sulla finestra di un appartamento al terzo piano. Per l'ennesima volta non accadde nulla.
Strinse tra gli artigli la lettera che gli era stata affidata, sbattendo la ali e beccando più forte, con impazienza.
Dopo un giro di ricognizione e un altro tentativo, il gufo riprese il volo, riportando la lettera al mittente.
 
“Cara Hermione,
So che questa mattina hai lasciato Hogwarts. Spero che il tuo rientro a casa sia stato piacevole.
Ci eravamo accordati per incontrarci martedì, cioè domani...
purtroppo, si sono aggiunti degli impegni improvvisi qui al Ministero e sono costretto a rimandare la nostra visita.
Ti scrivo appena possibile, per recuperare.
Buon riposo
Harry”
 
Harry rilesse le sue parole, perplesso.
Il gufo gli aveva riportato indietro la lettera per Hermione, senza alcuna risposta.
Come se non bastasse, l’uccello gli aveva pure beccato le dita, evidentemente scocciato. Probabilmente non l’aveva trovata in casa.
Ginny! chiamò.
Sua moglie uscì dalla cucina in un’ondata di capelli rossi e ottimo profumo di biscotti.
Sì?
Era domani che dovevamo andare a casa di Hermione, giusto?
Sì, esatto. Ma non ti era saltato fuori un altro impegno?
Infatti... Le ho scritto per rimandare, ma il gufo mi ha riportato la lettera rispose, osservando distrattamente le dita arrossate della ragazza.
Oh, non so Harry... Magari era fuori casa. Sai, dopo nove mesi di assenza una casa ha bisogno di una risistemata e qualche acquisto...
Il volto di Harry si aprì in un sorriso.
Oh, ma certo, hai ragione! disse, sbattendosi una mano sulla fronte, non so perché, penso sempre al peggio...
Chissà... rispose ironica Ginny. Magari potresti essere stato condizionato dal fatto che per gran parte della tua vita eri l'obiettivo principale di un pazzo che voleva ucciderti.
Può darsi rise Harry, prendendo Ginny tra le braccia e inspirando a pieni polmoni l’odore che amava chiamare "casa".



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Grazie a tutti voi che continuate a seguirmi e recensire nonostante i miei tempi di aggiornamento biblici.
Grazie davvero di cuore.
   
 
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