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Autore: Danmel_Faust_Machieri    20/08/2016    2 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre quel velo grigio lentamente si dissipava i due amici iniziarono a vedere nuove acque e, davanti a loro, comparve un messaggio che diceva "Piano 1". Dopo aver attraversato la nebbia verso l'esterno, la nave si era ritrovata magicamente a procedere dall'esterno verso l'interno lasciandosi alle spalle la nebbia. Gli altri ragazzi a bordo tirarono un sospiro di sollievo nell'accorgersi di non essere sprofondati in un baratro senza fine. Il veliero procedeva verso la terra ferma e veniva affiancato, di tanto in tanto, da qualche volatile curioso; Claudio e Nicolò avevano distinto, mentre si trovavano ancora in alto mare, qualche albatro, di cui uno si era appollaiato sul cappuccio del ladro per qualche minuto, ma, man mano che il porto della città si avvicinava gli albatri cedettero l'aria ad un ingente numero di falchi che svolazzavano da una parte all'altra.  Passò ancora qualche minuto prima che la voce del capitano prorompesse in mezzo a quello sbattere d'ali, annunciando "Bene, pendagli da forca! Stiamo attraccando or ora nel porto di Kokari!"
Non appena la nave fu del tutto ferma i due ragazzi salutarono in fretta e furia gli altri compagni di viaggio e provarono più volte a parlare col capitano, il quale però continuava a ripetere "Godetevi la vostra permanenza a Kokari!", poi si gettarono tra le vie della nuova città.
Kokari era una città che a prima vista ricordava la Città d'Inizio ma che, allo sguardo di un occhi attento, rivelava interessanti differenze. Le case, le architetture erano incredibilmente simili ma i profumi che attraversavano l'aria, i colori che scintillavano negli occhi erano diversi: Claudio passeggiando per la Città d'Inizio veniva solleticato dal profumo di un qualcosa che gli ricordava le mele o, talvolta, le pere, in questa invece riconosceva chiaramente i profumi di pesche e fragole. Le merci in esposizione sulle varie bancarelle erano più ricercate: alcuni mercanti vendevano anelli, preziosi e simili altri stoffe e metalli dai colori assurdi. Per di più la città era popolata in prevalenza da NPC a differenza del luogo da dove avevano iniziato il loro viaggio in cui il prevalere di giocatori era particolarmente marcato. Ma c'era un altro dettaglio particolarmente interessante e che non aveva bisogno di un occhi particolarmente attento per essere notato: appese fuori dalle finestre delle case, sopra alcuni tetti, accanto alle porte delle locande si trovavano delle grosse gabbie per volatili. Alcune erano aperte mentre in tutte quelle chiuse dei falchi salterellavano da una parte all'alta emettendo talvolta qualche verso. Quando i due ragazzi si misero ad osservare il cielo in effetti notarono un confuso via vai di falchi, di cui alcuni trasportavano piccole pergamene nelle zampe, pochi altri dei piccoli pacchetti regalo (probabilmente oggetti) e la maggior parte si divertiva semplicemente a svolazzare per l'aria.
"Certo che è uno spettacolo incredibile" disse Nicolò fissando i volatili che si aggiravano in volo sopra alle loro teste.
"Tu non sai stare in mezzo ad una folla di persone mentre sei tranquillissimo in mezzo ad uno stormo di volatili che ti potrebbero beccare via gli occhi? Certo che sei strano…" commentò Claudio incamminandosi verso la via del mercato.
"Lo prendo come un compimento!" rispose l'amico seguendolo con la testa al cielo, rischiando così di sbattere contro 2 o 3 NPC.

La via del mercato era lunghissima tant'è che, a prima vista, Claudio aveva pensato che l'amico avrebbe potuto avere una delle sue crisi e che quindi sarebbe stato meglio percorrere un'altra strada, ma si era poi accorto che in quella via erano presenti solo gli NPC mercanti e una manciata di giocatori che osservavano, chi delle pozioni, chi delle spade.
"Certo che è strano che ci siano così pochi giocatori" osservò Nicolò mentre controllava delle pergamene intonse sulla bancarella di un anziano.
"Stavo pensando la stessa cosa" rispose Claudio "Certo molti di loro si sono fermati al primo piano" disse avvicinandosi ad un mercante di veleni e guardando i prezzi dei diversi articoli "Ma credo che ci sia anche dell'altro"
"Beh…" iniziò il bardo dopo aver acquistato tre rotoli "Alla fine la totalità di questo piano è stata esplorata; è probabile che molti dei giocatori che si erano fermati qui si siano già mossi verso le altre città e alcuni potrebbero anche essersi spinti al secondo piano"
Claudio a quelle parole venne come folgorato da un nuovo pensiero: Nicolò aveva ragione, molti giocatori erano più avanti di loro e Luna poteva trovarsi tra loro… Era una ragazza forte, intraprendente, avrebbe potuto far parte della prima linea senza problemi… Doveva trovare un modo per raggiungerla… Forse… Forse avrebbe dovuto trovare il modo di entrare nella prima linea… Sarebbe riuscito a trovarla… Si voltò verso Nicolò per esporgli i suoi pensieri; lui stava leggendo la descrizione di una pozione che aumentava la velocità del ripristino del Mana. Ma, prima che Claudio potesse sillabare un suono, Nicolò osservò una pietra nera controluce e aggiunse "Sai? Stavo pensando che dovremmo trovare un modo di unirci alla prima linea" poi lo guardò negli occhi con quello sguardo che diceva "Tranquillo ho capito tutto". Claudio conosceva molto bene quello sguardo di Nicolò; l'amico anche nella vita di tutti i giorni era in grado di capire tutto quello che gli altri stavano pensando solo a partire da un segno impercettibile: uno sguardo distratto, un movimento rapido della mano, una parola particolarmente accentata erano per lui rivelatori di realtà che scappavano a tutti gli altri. Per questo tutti odiavano giocare a un qualsiasi gioco di carte con lui: nello stesso momento in cui l'avversario prendeva in mano le carte lui sapeva se tra quelle c'era un carico, il sette bello o una napola. Capiva tutto al volo e le volte che sbagliava lo faceva di proposito per mangiare il tre di briscola o fare una scopa all'ultimo. Eppure di partite ne perdeva parecchie perché aveva una sfiga incredibile; Claudio ancora si ricordava di una volta che avevano giocato insieme e, senza aver visto una briscola, erano riusciti a totalizzare 50 punti, un risultato incredibile. Nicolò leggeva le persone come dei libri ma lui era imperscrutabile, nessuno lo capiva, nessuno lo poteva capire: se gli altri erano dei libri lui era un codice cifrato che poteva essere capito solo da se stesso, la faccia da poker più criptica di sempre. Nicolò era quello: il ragazzo che sapeva leggere le persone e che nessuno sarebbe riuscito a leggere.
Ma a Claudio non importava; voleva bene all'amico ed era felice di essere capito così, al volo, era contento di quell'intesa che c'era tra loro, allora sorrise distrattamente "Sei sicuro che la tua agorafobia non ti darà problemi?"
"Ah… Non ti preoccupare, ripeterò qualche canto della Gerusalemme Liberata quando saremo in mezzo al casino ahahahah" rise mettendo al suo posto la pietra "Comunque prima di qualsiasi movimento di questo genere dovremo perlomeno trovare gli altri. Hanno solamente un giorno di vantaggio rispetto a noi quindi…"
"Quindi abbiamo la possibilità di trovarli presto a differenza di Luna…" concluse guardando a terra.
"Non temere" disse poggiando una mano sulla spalla dell'amico "la troverai. Ora però dobbiamo trovare una locanda o ci troveremo nei guai…"
"Coniuga ancora una volta il verbo trovare e ti meno!"

Dopo qualche minuto di cammino, attraverso vie quasi deserte, i due giunsero davanti alla porta di una locanda, sopra alla quale pendeva una gabbia contenente un falco che li osservava.
"Certo che questi falchi ti mettono un po' d'angoscia…" disse Claudio ricambiando lo sguardo del pennuto.
"Non essere così astioso…" commentò Nicolò spalancando la porta.
Il piano terra della locanda non era particolarmente ampio. Un uomo, che avrà avuto circa quarant'anni e che aveva un paio di assurdi baffi neri a manubrio, dietro al bancone stava pulendo dei bicchieri con un panno giallo. Sul bancone  erano accumulate bottiglie di diversi colori e forme, alcune erano più panciute, altre slanciate e altre ancora di forma prismatica. La parte destra del piano era piena di tavolini tondi in legno scuro, sui quali era presente una piccola statuetta rappresentante un falco appollaiato su un trespolo, e sedie dello stesso materiale. Il tutto era illuminato da un lampadario di ferro quasi arrugginito con nove candele accese sulle dieci possibili e da un camino che scoppiettava rompendo il silenzio di quella stanza. A parte i due ragazzi e l'NPC con i baffi assurdi era presente un solo giocatore vestito con un'armatura in ferro che stava bevendo del liquido di colore azzurro da una bottiglia di forma conica con un opulente tappo in vetro raffigurante una cornucopia.
I due fecero poco caso al giocatore che  portava nel fodero una spada lunga ed andarono a parlare con l'NPC il quale gli affittò una stanza per quella notte al prezzo di 9 monete d'oro (grazie all'abilità di Claudio ebbero lo sconto di una moneta). Mentre il duo aveva iniziato a salire le scale la voce del giocatore proruppe alle loro spalle "Siete un bardo e un ladro… Come avete fatto ad arrivare vivi fino a qui? Ahahahah"
Nicolò e Claudio si fermarono a metà della prima rampa e dopo essersi guardati negli occhi tornarono verso il giocatore mentre Claudio rispondeva "Siamo arrivati qui perché siamo abili"
"Bah… Dal vostro aspetto non direi" aggiunse voltandosi verso i due. Il ragazzo aveva gli occhi marroni e i capelli dello stesso colore, un naso nella norma ed un labbro che si spezzava in un ghigno di sufficienza.
"Se avessi ancora il mio liuto glielo spaccherei in testa" bisbigliò il bardo all'orecchio del ladro.
"Dite un po'… Cosa fate in questa città?"
"Stiamo cercando dei nostri amici e abbiamo deciso di spingerci il più avanti possibile" disse Claudio fiero.
"Mah… A vedervi così credo che non sopravviverete a lungo"
Claudio fu preso da uno scatto d'ira: la sua mano corse al fodero dove era riposto il pugnale ma venne fermato da Nicolò che gli sussurrò "Se fossimo in un gioco normale anche io lo ucciderei ma ricordati che ucciderlo qui vuol dire ucciderlo sul serio"
Claudio si bloccò e fece ricadere il braccio lungo il fianco "Gli aspetti possono trarre in inganno" si limitò a dire.
"Raramente i miei giudizi sbagliano" disse il giocatore in armatura con un tono da saccente che fece rimpiangere a Nicolò d'aver fermato poco prima l'amico "Vabbè… Stare in mezzo a delle pulci come voi mi deprime… Ci vediamo… Sempre che voi sopravviviate" disse alzandosi dalla sedia ed uscendo dalla locanda.
"Ma chi si crede di essere quel tipo?" sbraitò Claudio prendendo a calci la sedia su cui poco prima era seduto quel tipo insopportabile.
"Non ne ho idea però era davvero insopportabile" rispose Nicolò analizzando la bevanda azzurra quasi terminata; lesse la descrizione "Estratto di Bacca del Cielo. La pianta che produce le bacche da cui si ricava questo estratto cresce soltanto sui picchi innevati del 48° piano, ciò la rende una bevanda particolarmente costosa". Il ragazzo chiuse la finestra della descrizione e aggiunse "E da quel che beve deve anche essere uno snob che se la tira".

I due amici trascorsero la notte chiusi nella stanza. Claudio nel letto si rigirava cercando di scrutare nel profondo un'idea che lentamente si stava affacciando dalla sua mente mentre Nicolò si era messo alla scrivania a riscrivere sulla pergamena qualche poesia di Montatle. Quando fu giunta la mezzanotte Nicolò aveva appena trascritto "l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare" quando si accorse di aver ricevuto un messaggio da Antigone lo aprì e lesse. La ragazza gli raccontava che da quando il boss del primo piano era stato sconfitto alcuni giocatori del piano zero avevano fatto armi e bagagli ed erano partiti sentendosi più al sicuro; chiedeva poi dove si trovassero al momento i due ragazzi e esternava tutte le sue preoccupazioni nei confronti di quello che avrebbe serbato il futuro a lei in primis e al bardo poi. Nicolò rispose alla ragazza spiegandogli la loro situazione e sorvolando la loro idea di unirsi alla prima linea; non voleva farla preoccupare inutilmente. 
Quando ebbe risposto ad Antigone notò che la finestra della stanza era socchiusa e solo allora si accorse che il letto di Claudio era vuoto "Sarà andato a fare i suoi soliti furterelli… Vabbè almeno assaggeremo qualche frutto di questo piano ahahah" pensò lui. Spalancò la finestra e si sporse per guardare la notte in tutta la sua cristallina presenza. Quasi tutti i falchi stavano dormendo nelle rispettive gabbie mentre qualcuno ancora volteggiava da una parte della città all'altra. Il ragazzo si perse a seguire il volo di uno di questi che lentamente planava dal cielo e si andava a posare sul polso di una giocatrice in piedi lungo la via dove si trovava l'entrata della locanda. Era una ragazza incappucciata e vestita di nero che si confondeva nell'ombra, quando questa si accorse dello sguardo del ragazzo gli sorrise, rivelando dei brillanti occhi azzurri e un sorriso timido ma incredibilmente sincero, poi entrò nella locanda sparendo alla vista di Nicolò.

La mattina dopo i due si svegliarono alle 6:30 e scesero subito al piano inferiore della locanda per mettere qualcosa sotto i denti. Ordinarono un krentio: un dolce che aveva l'aspetto di un muffin ma che si scoprì avere il sapore di una brioche alla crema.
Dopo questo ennesimo scherzo del mondo di gioco si diressero verso le porte della città alla ricerca della bacheca delle quest. Non appena la trovarono si accorsero che un gruppetto di quattro giocatori era già davanti ad essa per consultare le missioni disponibili per quel giorno. I due amici si avvicinarono e distinsero gli abiti di un barbaro, di un chierico, di un guerriero e di una maga. I due ragazzi si misero a leggere le varie missioni senza far troppo caso a quei giocatori e, anche questi, non li degnarono di uno sguardo. Ad un tratto Claudio si voltò distrattamente verso il guerriero che, stranamente, ricambiò lo sguardo. In quel momento due gridi squarciarono il cielo: "ROBERTO!!!!!" "CLAUDIO!!!!!" a quelle urla seguì l'abbraccio tra i due e un confuso guardarsi intorno degli altri quattro che avevano assistito a quella scena. Fù in quel rimbalzare di occhi storditi che gli amici si riconobbero "CLAUDIO! NICOLÒ!" urlò il barbaro "ALESSANDRO! ROBERTO! CAMILLA! RICCARDO!" gli fece eco il bardo.
A quel ritrovo così inaspettato, così casuale fece seguito il momento degli abbracci, dei ritrovi, per poi proseguire nello scambio di informazioni riguardo le classi scelte. Claudio e Nicolò esposero per primi la loro scelta poi fecero seguito gli altri: Alessandro aveva scelto la classe di barbaro, infatti indossava il set base completo della classe di barbaro che si componeva di gambali, guanti, corazza e elmo di ferro (incredibilmente simile all'elmo di York) ed aveva acquistato un semplice spadone a due mani; Roberto indossava il set base del guerriero composto di gambali, guanti e corazza in pelle e un elmo uguale a quello di Alessandro ed aveva equipaggiato nella mano sinistra una spada lunga e nella sinistra uno scudo di ferro semplice; il set base del chierico, ossia quello di Riccardo, si componeva di una lunga tunica bianca, dei guanti bianchi e una tiara che però si rifiutava di indossare, aveva inoltre equipaggiato nella mano destra una mazza semplice e nella sinistra una campana di stagno; Camilla invece indossava una lunga tunica color porpora, un cappello a punta del medesimo colore, dei guanti neri e reggeva, con entrambe le mani quando non era appoggiato a terra, uno scettro di noce. 
Fu proprio la ragazza che pose una domanda che le frullava nella testa dal primo istante che li aveva visti, mettendo fine a quel bel momento, "Ma voi due, quando c'è stato il lancio del gioco, non avevate il recupero di fisica? Come mai siete qui anche voi?"
"Conoscendoli hanno saltato le lezioni e sono entrati comunque ahahahah" scherzò Riccardo.
"Beh a dire il vero…" balbettò Nicolò poggiandosi la mano dietro la nuca.
"A dire il vero cosa?" si spazientì Camilla.
"A dire il vero abbiamo effettuato l'accesso quattro giorni dopo il lancio del gioco" concluse Claudio deciso.
Calò un silenzio assolto tra i componenti del gruppo. I quattro amici appena ritrovati squadrarono il bardo e il ladro nella speranza che svelassero lo scherzo. Ma così non fu.
"SIETE DEGLI IDIOTI!" gli urlò contro la maga "COSA VI HA FATTO PENSARE DI POTER ENTRARE QUI DENTRO COME IN UN GIOCO QUALSIASI?! LO SAPEVATE CHE NON SI POTEVA USCIRE! SAPEVATE CHE QUESTO ERA UN GIOCO MORTALE! LO SAPEVATE! LO SAPEVATE!"
Dopo che ebbe gridato in faccia questo ai due ragazzi cadde in ginocchio piangendo. Camilla nel loro gruppo aveva assunto la parte della sorella maggiore di tutti ed era normale che si fosse preoccupata così tanto per quella scelta così assurda ai suoi occhi. Claudio fece per avvicinarsi ma Nicolò lo fermò: lui e Camilla erano come fratello e sorella, lui era sempre disposto ad ascoltare le sue scenate isteriche quando doveva mandare a quel paese amiche e fidanzati e lei era sempre disposta ad ascoltare i voli icarei dell'amico.
"Sì" iniziò a dire Nicolò poggiandole una mano sulla testa (lei era la sorella maggiore di tutti ma lui era il suo fratello maggiore) "Sapevamo tutto, sapevamo che questo gioco era in realtà una trappola mortale dalla quale si può uscire solo a gioco completo… È proprio per questo che siamo qui: non potevamo restare là fuori sperando che voi tornaste, volevamo essere qui, a combattere al vostro fianco, volevamo renderci utili e abbiamo deciso di combattere con voi! Non potevamo lasciarvi soli in questo mondo assurdo e poi… Ammettiamolo… Claudio è il migliore giocatore nel nostro Party"
"Ehi!" disse Roberto conscio di essere allo stesso livello di bravura del ladro.
"Va bene, va bene" ridacchiò Nicolò "Il migliore giocatore del nostro Party alla pari di Roberto… Va meglio così?" e dopo aver ricevuto un cenno di assenso da parte del guerriero tornò a guardare Camilla "Siamo venuti qui dentro per portarvi fuori da questo mondo, per tornare al nostro mondo tutti insieme" e concluse il suo discorso sorridendo alla ragazza.
Lei guardò l'amico e asciugandosi le lacrime si voltò dall'altra parte aggiungendo "Siete degli idioti…" ma dal tono di voce Nicolò riuscì a capire che la ragazza aveva capito le loro motivazioni.
"Bene!" disse Claudio soddisfatto "Ora che tutto è stato chia…" ma non riuscì a terminare la parola "chiarito" che Alessandro e Riccardo lo presero per le due braccia.
"Ah no!" iniziò Alessandro.
"Lei signorino non ce la racconta giusta!" continuò Riccardo.
"Qui c'è qualcosa che puzza!"
"Qui c'è del marcio!"
"Lei, caro il nostro ladro, non ha raccontato la storia per intero!"
"Lei, caro il nostro ladro, è anche qui per fare il paladino!"
"C'è forse una ragazza che sta cercando?"
"C'è forse una luna che è scappata dal suo cielo?" Riccardo marcò con particolare enfasi la parola "luna".
"Chi vi ha scritto questo stupidissimo copione? Quell'idiota di Nicolò?" li interruppe il ladro divincolandosi dalla loro presa congiunta e facendoli scivolare a terra.
"Non guardarmi male! Io questa volta non c'entro nulla" disse il bardo difendendosi.
"Sta di fatto che…" continuò Alessandro rialzandosi.
"…che sei qui anche per cercare lei…" disse Riccardo che fu aiutato dal barbaro a rimettersi in piedi.
"…la tua bella Luna" concluse Roberto tirandogli una pacca sulla spalla.
 I ragazzi continuarono a canzonarsi vicendevolmente per un'altra decina di minuti poi ognuno rivelò il suo nickname: Claudio e Nicolò si presentarono come Ashel e Orpheus poi fu il turno degli altri; Alessandro si era chiamato "Gabél", Roberto "Ziopio", Camilla "Mineritt" e Riccardo "Symon". Dopo l'ultimo scambio di convenevoli il gruppo decise di rimettersi alla ricerca di qualche quest.
"Ooooh fantastico! Io mi prendo questa!" disse Nicolò digitando sul comando "Accetta" della missione che cos' recitava: 
"Nome missione: È tempo di mietitura! 
Luogo: Fattoria Duenol
Richiesta: È il periodo ideale per arare i campi ma il vecchio fattore in questo periodo è indisposto dai una mano al contadino ad arare una porzione dei suoi possedimenti per ricevere la ricompensa!
Compenso: 25 monete d'oro"
"Ma ti vuoi mettere ad arare i campi?" disse Alessandro ridendo.
"Innanzitutto in un luogo aperto e tranquillo come una fattoria non dovrei avere attacchi di agorafobia e, per di più, quando da bambino andavo dai miei nonni per l'estate, mio nonno mi dava in mano il falcetto e mi insegnava a mietere le spighe di grano!" rispose Nicolò.
"Ah sì? E quante dita hai staccato a quel povero vecchio?" chiese il barbaro ridendo più di prima.
"Due" rispose serio il bardo e, dopo 5 secondi abbondanti di silenzio, proruppe in una risata che svelò lo scherzo.
Claudio, ancora su di giri per aver ritrovato gli amici, diede una rapida occhiata delle quest in bacheca. Anche se erano riusciti a portare a compimento uno dei due obbiettivi che si erano preposti dovevano ancora salvare Luna e non potevano assolutamente adagiarsi sugli allori. Certo, ora potevano rilassarsi ed evitare le lunghe marce serrate ma avrebbero evitato in ogni modo giornate improduttive. Scorrendo la lista aveva trovato una missione che lo intrigava tantissimo. Livello richiesto 6, massimo due membri, lauta ricompensa( 100 monete a testa) e la possibilità concreta di droppare oggetti utili, soprattutto per queste prime fasi di gioco. Doveva solo recarsi nel luogo indicato sulla mappa una volta accettata la quest e questa sarebbe partita automaticamente. Fece vedere la missione a Roberto  che, ridente, accettò di accompagnarlo 
“ Quindi si iniziano a menare le mani? Non chiedevo di meglio” un ghigno perverso si dipinse sul volto del ladro.                                                                       
“Facciamo come al solito?”
“Chi ne butta giù di piu?”
“30 monete che vinco” disse sicuro Roberto
“Andata, posta in palio 30 monete” controbatté deciso Claudio “preparati a perdere”                                                              Il guerriero lo fissò, poi sorrise “Domani si va a caccia di banditi, ragazzo!” gridò esaltato.
Alessandro, Riccardo e Camilla invece scelsero una missione in cui dovevano ritrovare un oggetto che un NPC aveva perso in una precisa zona della città.
 
Siccome tutte le missioni avrebbero avuto inizio il giorno dopo i ragazzi decisero di fare due passi nei pressi della città. “Uao! Non me lo aspettavo assolutamente così!” esclamò Riccardo appena l’edificio comparve all’orizzonte ” E’ molto più grande di quello che mi aspettassi!” fece eco Camilla                                                                                                                                                                 Avevano sentito parlare di quel luogo da alcuni players nei pressi della bacheca che vociferavano su un item particolare, su una sorta di patto che avevano stretto con una qualche divinità o qualcosa del genere, poco oltre la zona sicura della città. Dicevano che vi si arrivava facilmente,che il sentiero da percorrere fosse nei pressi del portale della città e che fosse breve ed al sicuro dai mostri feroci ma la zona ricca di surrogati di animali che droppavano carni.  Bhè i sei, dopo aver deciso di comune accordo che valeva provare a visitare quel luogo, avevano intuito che si sarebbero ritrovati nei pressi di una chiesa ma mai la avrebbero immaginata così maestosa. Essa infatti poteva vantare approssimativamente 34\35 metri di lunghezza, per una larghezza di 29. Claudio notò subito un braccio del transetto che sporgeva di circa una decina di metri dal corpo centrale ai tre quarti della lunghezza totale ed intuì la pianta a croce latina di quel tozzo edificio in uno spoglio stile romanico. Le uniche decorazioni poste esternamente su transetto e superficie laterale erano infatti poche e spartane finestre in vetro colorato, con tonalità che variavano tra verde smeraldo, rosso acceso, giallo e blu oceano. Il frontone invece presentava un grande portone, alto un paio di metri, decorato con borchie in ferro arrugginito, così come i cardini, due colonne postili che, probabilmente, andavano poi a tripartire l’interno ed un ultimo elemento di congiunzione di circa quattro metri, posto tra la sommità del portone e l’estremità inferiore del rosone che raggiungeva il diametro di tre metri. Quest’ultimo era poi diviso al suo interno in otto parti colorate, mediante braccia di metallo dorato che andavano a congiungere il perimetro interno del cerchio con quello esterno di un più piccolo cerchio dorato, il tutto ricordava un sole splendente.  Tutto l’edificio era alto, ad occhio e croce una decina di metri. Gli ultimi elementi che attirarono la loro attenzione furono un’altissima betulla che si innalzava tra la parete alla loro destra dell’edificio ed un porticato colonnato, che decisero di andare a vedere dopo aver scoperto cosa custodisse quella chiesa. Una volta all’interno, effettivamente diviso in tre navate tanto il corpo centrale quanto il transetto da una serie di archi a tutto sesto e pesanti colonne in mattone a forma di parallelepipedo, i sei rimasero in silenzio, quasi intimoriti dalla  maestosità di quel luogo, dirigendosi verso l’abside posto sulla parete all’altro lato dell’edificio, dove sembrava quasi attenderli una statua in legno dorato dalle fattezze femminili ed una lastra di pietra. Non notarono nessun NPC nei pressi dell’altare su cui poggiava quella che quasi sicuramente era la rappresentazione della divinità e ciò gli parve strano. Avevano ormai intuito che quel luogo fosse sede di una delle tante covenant che sicuramente erano disseminate qua e là nel mondo di gioco, ma l’assenza di un NPC che spiegasse loro i vantaggi del patto gli fece storcere il naso. Qualcosa non quadrava. Nella lenta camminata di avvicinamento all’altare passarono in mezzo a file e file di panche di legno consunto, sulle quali parecchi players erano raccolti in preghiera.                                                                                           “ Anche in una situazione come questa la gente non riesce a far a meno di affidare la propria vita alle mani di esseri superiori” bisbigliò assorto Claudio                                                                                                                                           “Sì, però guarda” rispose Nicolò, a bassissima voce ”quanti saranno? 30? 40? Osserva. Ci sono tantissime etnie diverse e molto probabilmente nemmeno credono allo stesso dio” fece una pausa, ritrovandosi ad ammirare l’immenso ma spoglio spazio che si andava a creare laddove il transetto si intersecava con le tre navate, poi riprese “eppure sono tutti qui, uniti assieme in questo luogo di culto senza alcun pregiudizio. Non lo trovi meraviglioso?”                                                                                                                                           Claudio si guardò intorno ed un sottile sorriso gli increspò le labbra. Annuì. Tolleranza. C’era voluto un gioco mortale per insegnare, forse, alle persone il significato di questa parola. 

Arrivarono davanti alla lastra e vi interagirono. Subito ognuno di essi sentì le parole calde e suadenti della dea risuonare nel proprio cuore
“Ragazzi, ragazze, benvenuti. Io sono Larmet, dea protettrice della famiglia e dei bisognosi. Se cercate riparo in me lo troverete. Se cercate protezione io ve la posso offrire. Se necessitate di aiuto io posso intercedere per non lasciarvi alla mercé del pericolo. Io posso questo e molto altro. Riponete in me la vostra fiducia ed io sarò sempre accanto a voi, mai sarete lasciti soli”                                                                                                                                              
Nel HUD di ciascuno dei sei comparve  la richiesta di affiliazione al patto ed solo due risposte possibili: o sì o no. I sei decisero di spostarsi nel chiostro esterno per consultarsi qualche istante prima di unirsi alla loro prima covenant. Vi arrivarono mediante una porta posta nel transetto che si affacciava direttamente su di esso. Si sedettero sull’erba, ai piedi di un’alta conifera.
“ Direi di unirci al patto. Cosa ci costa, in fondo?”esordì Alessandro                                                                               “Nulla. Ma non sappiamo neppure che vantaggi ne potremmo effettivamente trarre” rispose Camilla
Roberto prese la parola “ Avete sentito la dea, no? Offre protezione. Di che genere non lo so, ma è pur sempre un qualcosa in più, sbaglio?”
“ Sì, però… “ disse Nicolò “c’è qualcosa che non mi torna… insomma, abbiamo pochissime informazioni su questo patto, perché dovremmo sceglierlo e fidarci? Poi le sue parole… non lo so, ma c’è un qualcosa che stona, non ti pare, Cloud? ”
“lo hai notato anche tu? Sembra tutto costruito apposta…."
“ Bhe, questo è un gioco, in fondo. Certo che lo è” constatò il bardo
“ Si ma quello che intendo è diverso… cioè: le sue parole, il suo essere donna, puntano tantissimo su un idea di sicurezza, forse troppo…”
“ La religione è l’oppio dei popoli….” Sussurrò distrattamente Riccardo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio
Nicolò lo fissò con una strana espressione in volto “ Cosa hai detto, scusa?” 
“ Niente, ho solamente citato…”
“ Lo so questo… Comunista… Quello che voglio dire è che… hai ragione!” si fermò qualche istante “ pensateci: noi ci abbiamo messo parecchio ad arrivare qui, ma i primi che hanno esplorato questo piano quando lo possono aver fatto?
Alessandro ci pensò un po’ “ Boh circa cinque giorni, perché?”
“ Perché… perché dopo cinque giorni, anche se hai avuto la fermezza d’animo di lasciare subito la città iniziale, inizi quasi sicuramente a farti qualche domanda sul gioco, se non l’hai già fatto!” continuò Camilla
“ Dubbi, preoccupazioni, paura…. Non è difficile che ad una persona normale possa succedere un qualcosa del genere, in fondo” rifletté Riccardo 
Poi fu il turno di Roberto “ E appena arrivi al primo piano, quando inizia il gioco vero e proprio, questo è il primo luogo che incontri, in pratica”
“ E casualmente ti trovi questa covenant, che ti dice poco dei vantaggi ma che ti promette un luogo sicuro in cui rifugiarti. Esatto” concluse Nicolò 
Delle parole si affacciarono alla sua mente, quasi volessero uscire da sole. Così Claudio iniziò a dire:
 “ Prima di compiere questo passo, mia dolce Marla, ascolta le mie parole. Una divinità è un essere egoista. Una volta con lei, essa  ti vorrà unicamente per sé”
“ COSA?” chiesero all’unisono Camilla, Roberto, Riccardo ed Alessandro
“Ci stiamo cacando sot…” la citazione di Nicolò fu interrotta subito da un’occhiata omicida di Claudio, che riprese subito il controllo e la parola “L’altro giorno, in biblioteca, ho letto questa fra…”
“Che biblioteca?” lo interruppe subito il barbaro
“ Ve ne parlerò dopo…”
“ Aspetta aspetta… Quella biblioteca?” chiese invece Camilla
Fu il turno di Riccardo ad interrompere: “ Ci sono biblioteche in questo mondo?”
“ Che io sappia solo una” disse Roberto “ Aspetta…Quella? Ma come è possibile?”
“ Quale biblioteca?” continuò insistentemente il player Gabél
“ Quella della quest del secondo giorno!” trillò Camilla “ma come hai..”
“ VE NE PARLO STASERA, CHE DIAMINE!” tuonò Claudio, zittendo il vociare della combriccola. Inspirò.         
“ Dicevo: l’altro giorno, in biblioteca, ho letto questa frase. Me ne ero completamente scordato. Anzi, non avevo neppure idea di cosa significasse, probabilmente nemmeno le ho dato importanza” guardò Nicolò negli occhi “e se significasse che puoi unirti ad una sola covenant in tutto il gioco?”
L’amico riacquistò subito la serietà dopo quel comico siparietto, ci pensò un attimo sù, poi rispose “Potrebbe essere, certo. Potremmo quasi vedere questa covenant come una grande presa in giro: probabilmente ha pochissimi vantaggi ma un altissimo numero di adepti e nessuna possibilità di uscirne” un sorrisetto maligno increspò le sue labbra“ Comico direi. L’ideatore del gioco sembra essere un gran burlone, eh?”
I sei si sdraiarono sul prato, raccogliendo pensieri ed idee. La prima vera decisione importante del gioco, forse. Negli attimi di stasi ognuno, in cuor suo, valutò pro e contro della scelta che avrebbero a breve compiuto. Nella zona soffiava una leggera brezza che faceva frusciare le fronde del grande albero vicino a loro. La sera stava inesorabilmente avanzando ed ognuno sapeva che a breve sarebbero dovuti tornare in città. Il tempo passava ed il chiostro iniziava ad animarsi: alcuni dei giocatori che avevano visto raccolti in preghiera ora  passeggiavano tranquillamente attorno a loro, chiacchierando distrattamente del più e del meno. Comparvero anche diversi NPC, per la maggior parte uomini di mezz’età, vestiti con lunghe toghe azzurre decorate con una filigrana dorata, sorretta all’altezza della cintola da una corda porpora. Probabilmente uno di essi era l’alto sacerdote di quel luogo e probabilmente era anche colui al quale avrebbero potuto chiedere delucidazioni sul patto. Sia Claudio sia Nicolò erano però certi che per ottenere qualche informazione sarebbero dovuti diventare seguaci della dea Larmet, cosa a cui nessuno dei due sembrava tenere particolarmente.
“Quindi? Che si fa adesso ragazzi?” chiese dopo qualche minuto Riccardo
“ Se posso dire la mia” iniziò Alessandro, rimettendosi seduto “non essendo sicuri della scelta unica per la covenant, rischiare non ci costa nulla”
“ Già, almeno avremmo qualche vantaggio anche noi” lo sostenne Roberto
“ Sentite ragazzi” intervenì subito Claudio “Premettendo che il mio è solo un consiglio e che ognuno di voi è libero di agire come preferisce, suggerirei di aspettare. Perlomeno, io non mi unirò a questo patto e credo neppure Nicolò lo farà” cercò con lo sguardo la complicità del bardo, che subito prese la parola
“ Giusto. Questo mondo ha le sue regole, le sue leggi e la sua storia. Non me la sento di rischiare così tanto, mi fido di questa nostra interpretazione” poi aggiunse “ il mio consiglio è lo stesso di Claudio, comunque. Aspettiamo. La fretta è cattiva consigliera, no? Documentiamoci, chiediamo qualcosa agli altri player, ricerchiamo indizi in qualche oggetto particolare che possiamo trovare in zona, magari. Ma riduciamo al minimo le decisioni avventate. Ci state?" 
Nessuno ebbe nulla da obbiettare, effettivamente la proposta di Nicolò sembrava la cosa più saggia da fare. Prima di andarsene però Nicolò parlò individuò un giocatore isolato lì vicino e, dopo un minuto scarso di dialogo, tornò nel suo gruppetto.
“ Problemi?” chiese Claudio 
“ Non Proprio, aspetta qualche secondo” Rispose il bardo “ ho solamente chiesto a quel ragazzo se poteva inviarmi il testo dell’oggetto del patto di Larmet che, per inciso, è un anello di metallo lucido con una pietra in vetro azzurro, niente di più. Sai no com’è, vero? Curiosità” sorrise
Dopo qualche istante di attesa riprese a parlare
“ La dea che tutti accoglie e tutti protegge. Il suo culto è uno dei più antichi oggi conosciuti. Si dice che sebbene essa possa parlare ai cuori di tutti, solo l’alta sacerdotessa Marla,la caritatevole, sia riuscita a comunicare con lei” riprese fiato, poi continuò “equipaggia quest’oggetto e potrai essere protetto da più compagni del dovuto. In situazioni di pericolo sarai inoltre riportato al sicuro dalla forza di Nostra Signora” 
“Altro?” chiese Claudio 
“ No, ma almeno sappiamo che la frase che ti ricordavi c’entra con la dea Larmet”
“ Già, probabilmente questa Marla è la stessa…. Punto a favore per il lasciar perdere il patto, direi”
Gli altri annuirono con poca convinzione, ormai più preoccupati dei brontolii dei loro stomaci che della covenant.

La serata dei sei alla locanda scivolò tra le dita come l’idromele per le loro gole. Parlarono allegramente come non facevano da molto tempo ormai, seduti sulle spartane sedie del locale. Ad argomenti leggeri e divertenti alternarono i racconti delle loro due settimane nel gioco, Claudio aggiornò tutti su ciò che aveva appreso nella quarta città, spiegando le meccaniche di gioco che erano ancora oscure ai più, di contro Roberto trasse un resoconto delle ragazze, a suo dire, più avvenenti incontrate in quei giorni.
“ C’è ancora una cosa che non mi quadra” disse ad un certo punto Nicolò “quando abbiamo sentito quei ragazzi parlare alla bacheca avevano accennato ad un portale ed io pensavo fosse il portone di ingresso della città, ma la strada la abbiamo trovata un po’ fuori dalle mura, se ben ricordo...”
“ Macché portone di ingresso!” rise Camilla “ il portale! Non dirmi che non ne sapevi nulla!”
“ Effettivamente no, io stesso avevo la stessa idea del nostro bardo” s’intromise Claudio, di ritorno dal bancone della locanda con due caraffe piene 
“ Il portale”  spiegò la ragazza “è un monolite, solitamente composto di tre blocchi di pietra, due dei quali posti verticalmente a sorreggere il terzo, adagiato sopra essi” bevve un sorso dal proprio boccale “serve praticamente da… teletrasporto. Porta automaticamente i giocatori da un posto ad un altro. ce ne sono di due tipi:”
“Quelli che mettono in comunicazione la fine del dungeon del passaggio di piano e quelli che portano alle varie città” concluse Riccardo, rubando la scena all’amica, che subito però riprese la parola, completando il discorso. Spiegò che i primi portavano unicamente al portale preposto nella prima città del piano successivo, mentre con quelli “cittadini” ci si poteva spostare tra le varie città, a patto che tutti i membri dell’attuale party di gioco avessero visitato la città di arrivo. 
“ E per quanto riguarda i party? Come funzionano esattamente?” chiese Claudio “cioè, il discorso dell’esperienza già lo sappiamo, ma la nostra conoscenza si ferma lì”
Fu il turno di Alessandro ” Allora, ogni party si compone di massimo 10 membri e permette sostanzialmente solo di vedere l’interfeccia degli altri utenti. Discorso diverso se i membri del party sono anche membri della stessa gilda. In quel caso si avranno buff più lunghi, cure più efficienti e altri bonus, dati soprattutto dalla classe del capogilda”
“ Oooh ragazzi, ideona!” gridò esaltato un brillo Roberto “fondiamo una nostra gilda!”
“ Non possiamo” rispose seccata Camilla “ dobbiamo essere almeno di livello 10”
“ Non ora, però lo faremo, questo è certo” disse Nicolò 
“ Ovviamente” rispose quella “anche perché porta parecchi benefit: una cassa comune, chat privata collettiva, condivisione istantanea di mappe, oggetti… quest speciali, un luogo di raduno di nostra proprietà e chissà che altro!” 
“Non vedo l’ora ragazzi!” gridò Roberto abbracciandoli, sempre più esaltato
“Ok, fine dei giochi” disse improvvisamente Claudio “ tu, ragazzone” batté il palmo della mano sul petto dell’amico “ domani mi servi lucido. E voi anche. Abbiamo da fare. Tutti a letto bambini miei, su” e indicò agli amici le scale. Questi, si alzarono ubbidienti ma, una volta passati dietro alla nuca del ladro, ridendo gli diedero uno scappellotto a testa (nell’ordine Roberto, Alessandro, Riccardo e Camilla) correndo poi su per le scale.
Claudio rimase impietrito, mentre Nicolò, piegato in due dalle risate, si avvicinò al ragazzo, per dargli anche lui un sonoro coppino. 
“Non osare. Non pensarci neppure” disse impassibile il ladro. Troppo tardi, la mano era già partita, il colpo arrivò in breve tempo. Nicolò si fiondò di corsa nella propria stanza.
“ Ve che tanto ci torno a dormire, eh!” gli urlò dietro Claudio, fingendo un tono arrabbiato mentre, in realtà, nonostante il collo rosso e pulsante quasi non riusciva a trattenere le risate. 
La mattina dopo il gruppo si ritrovò a far colazione verso le sette e trenta, chi con un bel mal di testa chi mantenendo le distanze da un Claudio che si fingeva ancora offeso dalla sera prima. Mangiarono ancora i krentio, come il giorno precedente, accompagnati da un “succo di miarne” che ne ricordava uno alla pesca. Dopodiché il gruppo si divise e, calcolando che si erano fatte le 8:00 e che le missioni sarebbero state piuttosto lunghe, decisero di darsi appuntamento alle 17:00 alla locanda.

Nicolò raggiunse in poco tempo la fattoria indicata nella missione. Il ragazzo parlò con il fattore il quale gli indicò la zona di terreno da arare, gli spiegò che aveva tempo fino alle 16:30 per terminare l'incarico e, dopo un lungo discorso sull'importanza del raccolto in quella fase dell'anno fondamentale per ottenere una farina di ottima qualità, gli prestò un attrezzo: una falce. Nicolò si accorse che poteva impugnare l'arma ad una mano o a due solo che, impugnandola a una mano, non riusciva a mietere  il grano con abbastanza efficacia: infatti quando impugnava l'attrezzo a due mani per ogni colpo di falce raccoglieva 5 spighe di grano, quando la impugnava ad una mano solo 2. Si erano ormai fatte le 13 e Nicolò procedeva con un'ottima andatura quando all'improvviso si accorse di un falco appollaiato su un palo della staccionata vicino al quale stava passando in quel momento. Il volatile e l'uomo si osservarono, il bardo si stava avvicinando quando si sentì urlare lì vicino "Attento alle spalle!" Nicolò si voltò di scatto e vide una vipera cornuta che si avvicinava lentamente a lui. Istintivamente il ragazzo con la falce menò un fendente dall'alto verso il basso che ricadde esattamente tra i due occhi della vipera shottandola per "Attacco mortale". Il cuore di Nicolò aveva accelerato improvvisamente per lo spavento, quando poi si fu ripreso si voltò verso il falco ma non c'era più. 
"Ehi!" urlò di nuovo la stessa voce di prima "Non mi ringrazi per averti salvato la vita?" il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di qualcuno finché non vide la ragazza di qualche sera prima seduta sotto un albero insieme al suo falco.
"Quindi quel falco che poco fa mi stava fissando è tuo" disse Nicolò andandole incontro.
"Già! Lui si chiama Fioren e il mio nome è Arcoas. Tu invece come ti chiami?"
"Mi chiamo Orpheus; piacere di conoscerti" disse sorridendo e appoggiandosi alla falce usata come bastone di sostegno.
"Stai svolgendo una quest?"
"Già, mi piace l'aria aperta e i posti poco affollati quindi questa era l'ideale… Te invece che ci fai qui?"
"Volevo conoscere il ragazzo che mi ha visto fuori dalla locanda" rise lei.
"Oh… Quindi mi stai stalkerando?!"
"No…"
"Mmm… Ahahahah! Sei simpatica sai?"
"Mah… Sei uno dei pochi che lo pensa…"
"Come mai dici questo?"
"Ah no niente… Lascia stare… Piuttosto non hai fame?"
"Beh a dire il vero" il ragazzo si passò la mano sullo stomaco "Avrei un certo languore"
"Vieni dai ti offro qualcosa!" la ragazza aprì il suo inventario e digitando tre tasti fece comparire una bottiglia di vino, due focacce e dei pezzi di formaggio.
"Wow ha un aspetto davvero invitante! Chissà quanto ti deve essere costato…"
"Ah niente! L'ho rubato!"
Nicolò stava bevendo un bicchiere di vino lo spruzzo dalla bocca come una fontana malfunzionante "Come rubato?! Ma…"
"Niente ma! Ho scelto la classe di ladro mica per starmene con le mani in mano!" disse porgendo un pezzo di focaccia al falco.
Nicolò mugugnò un attimo e poi finì il poco vino rimasto nel bicchiere.
I due passarono un'ora a chiacchierare del più e del meno e il ragazzo scoprì che la nuova amica frequentava il terzo anno in un liceo artistico vicino a Torino, era un'ottima giocatrice di scacchi e amava leggere romanzi rosa (quando scoprì questo Nicolò trattenne un piccolo infarto e passò oltre).
Intorno alle 14:30 il ragazzo si rimise all'opera continuando a parlare con la ragazza che rimase appollaiata sotto l'albero. 
"Ma quindi hai comprato il tuo Floren?" domandò lui raccogliendo 5 unità di grano.
"Già! Non so se hai notato ma in questa città ci sono un sacco di falchi" 
"Come se si potesse non notarlo" mugugnò Nicolò.
"Hai detto qualcosa?"
"No no… Niente" sorrise.
"Comunque ci sono delle botteghe dove i falchi si possono acquistare!"
"E cosa possono fare?"
"Ah ma un sacco di cose" rispose lei euforica "Alcuni li utilizzano per trasportare oggetti o messaggio oppure si possono utilizzare per localizzare persone, nemici o luoghi particolari!"
"Wow sarebbe comodo averne uno" osservò Nicolò tirando l'ennesimo colpo di falce; mancavano ancora una decina di colpi per terminare la quest e riusciva ad intuire che avrebbe terminato con qualche minuto di anticipo.
"Sai… non ho mai visto un bardo utilizzare un'arma" disse Arcoas mentre osservava il giovane mietitore.
"Infatti la falce non è un'arma è un attrezzo" puntualizzò lui… Ma poi interruppe il suo lavoro: è vero, la falce era un attrezzo, ma poco prima aveva ucciso un nemico con quell'arma… Questo voleva dire che!
"Ehi Orpheus tutto bene?" chiese la ragazza vedendolo assorto nei suoi pensieri.
"Devo finire tutto il prima possibile!" disse lui iniziando a tirare falciate a una velocità assurda.
"Ma cosa…?"
Dopo una manciata di secondi il campo era perfettamente arato, Nicolò restituì la falce al proprietario, ricevette la sua ricompensa, si affrettò a salutare Arcoas e iniziò a correre verso la locanda dopo aver concordato che si sarebbero rivisti il giorno dopo.
Arcoas rimase spiazzata da quella partenza improvvisa ma le donò un nuovo sorriso l'accorgersi che Orpheus le aveva inviato una richiesta d'amicizia.

“Pronto?
“Aspetta ancora un attimo Roberto. Voglio dargli un’altra contata”
“ Eddai muoviti. Non sto più nella pelle!
Claudio guardò l’amico, poi sbuffò. Gli sarebbe piaciuto nascondersi tra le fronde di uno degli alberi posti al limitare della raduna e colpire con le frecce i banditi rintanati in quel vecchio rudere, un forte ormai abbandonato da tempo, ma aveva scommesso con Roberto ed avrebbe giocato pulito. I nemici erano pochi e loro erano in due, non ci sarebbero dovuti essere problemi. Un lavoretto che sarebbe filato liscio come l’olio. Fremeva. Era da parecchio che non provava quella sensazione. Una delle ultime volte che i suoi nervi erano stati così tesi, i sensi così acuti, la mente che faceva mille congetture era stata durante uno dei suoi ultimi assalti, quando ancora tirava di scherma. Certo, la situazione era completamente differente, ma la tensione era simile. Doveva agire. Conteggio di dieci secondi poi avrebbe dato il segnale al compagno che sarebbe partito. Dopo venti secondi si sarebbe dovuto buttare nella mischia anche il guerriero, per consentire al ladro un paio di kill facili. Nove. Inspira. Otto. Espira. Sette. Accovacciati. Sei. Estrai il pugnale. Cinque. Cenno di assenso verso il compagno. Quattro. Occhi chiusi. Tre. Respiro profondo. Due. Pensa a lei. Uno. Apri gli occhi. Vivere o morire. Non c’erano ripari sfruttabili per un lavoretto stealth. Quindi, in men che non si dica, si ritrovò a correre verso ai nemici senza neppure accorgersene. Il ladro si mosse rapido e silenzioso, sembrava quasi che l’erba si aprisse al suo passaggio. Vide il primo nemico. Era di spalle. Con una mano gli tappò la bocca, mentre con l’altra lo sgozzò, tracciando un profondo sorriso nel collo del malcapitato, da sinistra a destra. Sangue. Uno schizzo gli bagnò la guancia, ma non se ne curò. Nessuno si era ancora accorto di nulla. Meno di tre secondi dopo si trovò di fronte ad un altro nemico e, senza far troppi complimenti, gli piantò il coltello nel ventre, lasciandolo accasciarsi agonizzante al suolo. E due erano andati. Sentì un colpo sibilare dietro di lui, scartò a destra, con la spada nemica che riuscì a malapena a graffiarli la guancia.  Meno 4 Hp, bazzecole. Si girò su sé stesso improvvisamente verso sinistra e lanciò il pugnale. Il nemico cadde con un tonfo sordo. Claudio si avvicinò al cadavere, estrasse l’arma dalla fronte, guardò la fessura e mormorò un soddisfatto “Però!”. Nel frattempo vide con la coda dell’occhio il compagno, ormai in piena mischia, accerchiato da quattro nemici, mente nell’aria risuonava il suono cupo di un corno da guerra. Ora la situazione si sarebbe complicata. Corse verso l’amico, che aveva già abbattuto uno dei quattro ed ora stava parando i colpi degli altri tre. Prese il coltello con due mani e, correndo, usò il colpo potente. Il “Crack” secco della spina dorsale dell’avversario ne decretò la morte. Fece un cenno col capo verso Roberto, poi sfruttò un carro per salire sopra le mura del forte. Si aggrappò alla merlatura e, sporgendosi leggermente, vide un’arciere che stava prendendo di mira il suo amico. Agì in una frazione di secondo: targhettò l’arciere, si lanciò contro il nemico, afferrò la sua testa tra le mani poi, dandosi la spinta coi piedi sulla cinta muraria, tirò una ginocchiata al malcapitato in pieno viso. Senza dargli il tempo di reagire lo finì con un colpo all’altezza del cuore. Ed erano cinque. Vide un altro nemico che stava correndo sulla cinta muraria verso di lui a spada sguainata. Ad essere sinceri era un’ascia, ma non gliene importò poi più di tanto. Scartò a destra, verso l’esterno delle mura ed allungò la gamba sinistra, facendo inciampare l’avversario. Questo, senza cadere a terra, cercò di colpire il ladro, ma non fu abbastanza veloce: nello scambio di colpi il nemico riuscì a malapena a cavare 15 Hp a Claudio che, in compenso, sferrò un “fendente triplo”, azzerando quelli avversari. Continuando a correre sulle mura arrivò all’altezza del portone principale del forte, dove un brigante stava armeggiando con una leva, probabilmente per chiudere il cancello, dato che i briganti fuori cadevano come moscerini sotto i colpi di Roberto. Non lo fece finire. Un paio di fendenti per indebolirlo, poi lo gettò dalle mura. I danni da caduta fecero il resto. Senza perdere tempo saltò subito giù, nell’aia interna del fortino, ammortizzando la caduta con il corpo di un brigante che stava correndo verso l’esterno. Lo uccise e poi ne targhettò un altro poco distante. Lo scontro non fu molto impegnativo, così come non lo furono i dieci seguenti. Piano piano, uno alla volta, i nemici caddero tutti.
Aspettò l’amico seduto con la schiena contro la cinta muraria, riprendendo fiato e controllando gli oggetti ottenuti. Pozioni curative, qualche razione alimentare, nessun equipaggiamento ma molti soldi, che non facevano mai male, e si rese conto che era ora di fare investimenti importanti: veleni, frecce, una seconda arma più potente, ingredienti per cucinare e oggetti per il futuro famiglio.
“ Uff! mamma mia che pippe” esclamò Roberto appena lo trovò ”allora? Quanti?”
“Prima tu” fece sorridente il ladro 
“ Bhe, in questo caso…” fece finta di pensarci un po’ su, poi fece pulsare per tre volte la mano destra aperta “..prova a battere il mio 15!
Claudio rise di gusto, si alzò, diede una pacca sulla spalla dell’amico, gli fece cenno di avviarsi verso la città, per parlare con un certo Jurda e riscuotere la ricompensa, senza dimenticarsi di sussurrargli all’orecchio il suo:
“19”.

 

   
 
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