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Autore: Blue Drake    24/08/2016    1 recensioni
Isabeau, una scrittrice di racconti fantasy, riceve visite inattese – e non necessariamente gradite –. Che cosa mai vorranno da lei, questa volta? E perché proprio in quel momento, quando invece dovrebbe assolutamente portare a termine il suo lavoro, in fretta, prima che l'editore inizi a tramare vendetta contro di lei. Isabeau si augura solamente di non finire nuovamente nei guai, come già successe dodici anni prima; ma per come si stanno mettendo le cose, ci crede poco.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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STORIE DALL'ALTRO MONDO





PRESENTAZIONE

Isabeau, una scrittrice di racconti fantasy, riceve visite inattese – e non necessariamente gradite –. Che cosa mai vorranno da lei, questa volta? E perché proprio in quel momento, quando invece dovrebbe assolutamente portare a termine il suo lavoro, in fretta, prima che l'editore inizi a tramare vendetta contro di lei. Isabeau si augura solamente di non finire nuovamente nei guai, come già successe dodici anni prima; ma per come si stanno mettendo le cose, ci crede poco.






PROLOGO


L'unico suono distinto che si poteva percepire all'interno della camera, illuminata dal sole invernale che irrompeva dall'ampia finestra, era il rapido ticchettare dei tasti del portatile. Tutto il resto era assoluto silenzio e dedita concentrazione.

Fuori dalla finestra il pomeriggio era freddo e ventoso, ma all'interno della camera la temperatura era piacevolmente tiepida e l'aria profumava alternativamente di tea verde al gelsomino oppure di zenzero e cannella, in base alle voglie del momento di chi sedeva di fronte allo schermo del PC.

Si trattava di una giovane donna dall'incarnato pallido incorniciato da lunghi capelli neri – al momento tenuti a bada da un sottile fermaglio di metallo argentato – e dagli occhi verdi, la cui attenzione era tutta per ciò che le sue dita riportavano fedelmente all'interno del documento di scrittura ora aperto sullo schermo.

L'instancabile ticchettio proseguì spedito per diversi minuti ancora, riempiendo fittamente pagine e pagine di densa scrittura. Tuttavia d'un tratto, bruscamente, venne interrotto mentre la sedia girevole scivolava all'indietro e l'occupante si voltava rapidamente alle proprie spalle.

«Chi diamine sei, tu? E perché accidenti sei qui?», sbottò la donna, piantando duramente lo sguardo sulla figura da poco comparsa nella sua stanza.

Il nuovo arrivato – ma evidentemente affatto atteso – aveva l'aspetto di un uomo normale, di mezza età – forse –, abbigliato di grigio alla moda di un impiegato di banca – compresa la valigetta portadocumenti – e con un paio di occhiali dalla montatura nera appesi al naso. Il problema non era il suo aspetto, ma piuttosto il fatto che trenta secondi prima non si trovava lì e che non era affatto entrato dall'unica porta presente nella camera – né tanto meno dalla finestra al settimo piano –.

La donna, dato che non aveva ancora ottenuto alcun genere di risposta, e dato che insieme alla pazienza stava perdendo anche una gran quantità di tempo prezioso, dovette alzarsi in piedi ed insistere.

«Mi hai sentita? Capisci la mia lingua?».

«Sì, certo. Capisco perfettamente», si decise, finalmente, a rispondere lo sconosciuto.

La donna aggrottò le sopracciglia ed irrigidì la mascella, prima di berciare, «E allora che cavolo aspettavi a rispondermi? L'invito ufficiale?!».

«Beh, uhm... Ero solo sorpreso», provò maldestramente a difendersi lo sconosciuto.

«Ma sorpreso di cosa?!», si infuriò a quel punto la donna. «Questa, fino a prova contraria, è casa mia. Tu sei entrato senza invito, non io!».

«Ma appunto...», riprovò quello. Tuttavia non poté in alcun modo continuare perché lei riprese la parola, ancora più seccata di prima.

«Senti, io ho da fare. Il lavoro non si conclude di certo da solo. Se non arrivi al sodo in fretta ti assicuro che, demone o non demone, ti sbatto fuori! Chiaro?!», strillò a quel punto.

«Come fai a saperlo?», si sorprese di nuovo l'altro.

«Ma sei stupido o cosa? Sei comparso dal nulla – puff! –, e hai un aspetto talmente mediocre e insignificante... Avete dei gusti orrendi, lasciatemelo dire. Se io fossi un demone e potessi modificare il mio aspetto esteriore a piacimento, andrei in giro con abiti di alta sartoria e accessori costosi, giusto per fare una buona impressione e togliermi qualche sfizio. Ma voi no, certo... Siete così deprimentemente prevedibili e noiosi! E tu, addirittura, scialbo», rincarò.

«Ehi!», si offese – alla buon'ora – lui. «Come osi, infima umana?!».

«Oh, ma sta' un po' zitto, idiota! E per carità, sparisci, prima che mi saltino i nervi e ti prenda a calci».

Lo sconosciuto – il demone – avrebbe voluto ribattere, ma quella pazza – come l'aveva appena soprannominata nella propria testa – gli aveva lanciato in testa il thermos d'acciaio, che si era aperto e aveva riversato su di lui il proprio bollente contenuto, ustionandolo.

«Ahu! Brucia! Tu sei pazza, donna!», si lamentò lui.

«E tu sei idiota. A ognuno il suo», replicò prontamente lei. «Ora evapora, o ti assicuro che ti pentirai amaramente di essere ancora vivo», era stata l'aperta minaccia, che lui – miracolosamente – sembrò recepire al volo, scomparendo rapidamente in un fioco puff.

«Era ora», sbuffò lei, rammaricandosi unicamente di aver sprecato dell'ottimo tea verde.

Infine aveva ripreso posto alla scrivania e si era rimessa al lavoro di buona lena.

   
 
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