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Autore: Bluemoon Desire    26/08/2016    1 recensioni
Dopo le mille vicissitudini della terza stagione, Guido e Azzurra sono tornati di nuovo insieme, pronti a conquistare quel lieto fine che troppo a lungo hanno inseguito senza mai raggiungerlo. Scontrandosi con nuovi crucci e difficoltà di percorso, si renderanno conto che la vita vera è ben lontana dall'idillio perfetto di una favola e che a volte...beh, a volte può essere racchiusa tutta in un attimo. Un istante imprescindibile e sfuggente in grado di influenzare e perfino riscrivere il futuro...nel bene e nel male.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Azzurra Leonardi, Davide Corsi, Guido Corsi, Suor Angela, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                        Capitolo 3 – One Call Away
 
“And when you're weak I'll be strong
I'm gonna keep holding on
Now don't you worry, it won't be long…”

 
[ Fabriano - Convento degli Angeli]

“A quest’ora dovrebbe essere già arrivato in hotel, perché ancora non mi chiama?” mugolò Azzurra gettando uno sguardo triste e malinconico allo schermo del suo cellulare, inesorabilmente nero come il suo umore “Già devo sopportare l’idea di lui, a Roma, DA SOLO, circondato da una folta mandria di gattemorte in libera uscita, poi si dimentica pure di chiamarmi! Non ce la posso fare…” e così dicendo, si lasciò cadere di peso sulla sedia più vicina, accompagnando a questo gesto esasperato un lungo e meditabondo sospiro.

Dall’altra parte del tavolo, Rosa e Davide si scambiarono uno sguardo complice.
Guido era partito per Roma soltanto da poche ore, ma già Azzurra si aggirava per i corridoi del convento come una povera anima in pena, malinconica e in piena depressione da separazione. 

“I convegni di quel genere sono sempre piuttosto caotici e confusionari, Azzurra” cercò di rassicurarla sua sorella minore, porgendole sorridente una generosa porzione dell’ottimo gelato alla nocciola che Suor Costanza aveva acquistato quella mattina al supermercato “Sicuramente ti chiamerà questa sera, quando sarà più tranquillo e rilassato. Adesso staccati da quel cellulare, però, o finirai per impazzire…o per far impazzire noi” concluse poi, abbassando notevolmente il tono di voce.

“E’ facile parlare per te…” la aggredì immediatamente Azzurra, lanciandole l’ennesima occhiata amareggiata della giornata “…niente fidanzato che vive in un’altra città, niente predicozzo! Prima soffri, poi parli…chiaro?!”

Erano trascorsi ormai parecchi mesi da quando avevano scoperto di essere figlie dello stesso padre, eppure Rosa continuava ad incontrare grosse difficoltà nell’instaurare un vero rapporto con Azzurra. Aveva deciso di rimanere lì a Fabriano principalmente per lei, per riuscire a rendere più saldo un rapporto che a malapena poteva chiamarsi tale, ma la realtà dei fatti si era rivelata tutt’altro che semplice ai suoi occhi.
Soprattutto negli ultimi tempi. Azzurra scattava su come una molla ogni singola volta che le rivolgeva la parola e, talvolta, appariva insofferente perfino con Davide, un comportamento – questo - che l’aveva perfino spinta a sospettare che sua sorella nascondesse qualcosa.
Qualcosa che, evidentemente, la rendeva alquanto nervosa.
In realtà, Margherita le aveva spiegato fin dall’inizio che non sarebbe stato affatto semplice e che anche lei aveva dovuto faticare parecchio per avvicinarsi realmente ad Azzurra e conquistare la sua fiducia, ma in cuor suo aveva sempre sperato che quel riscoperto legame di sangue che le accomunava potesse in qualche modo coadiuvare quel suo tentativo di avvicinamento e, perché no, magari perfino semplificarlo!
Ma con Azzurra niente era mai così semplice…neppure un gesto d’affetto.

“Azzurra…” intervenne all’improvviso Davide, sollevando lo sguardo dal quaderno su cui stava scrivendo per rivolgerle un debole sorriso d’incoraggiamento “…mi aiuti a finire i compiti?”

Ma ancor prima che Azzurra potesse anche solo aprire bocca, Margherita e Dottorino-Tanto-Carino fecero il loro caotico ingresso nella sala pranzo, trascinandosi dietro uno smagliante sorrisone a trentadue denti che, da solo, sarebbe stato in grado di illuminare uno stadio intero di calcio.

“Non indovinerete mai cos’è successo!” trillò a gran voce Margherita, fissandoli ad uno ad uno con espressione a dir poco estatica.

“Hai vinto dei soldi?” mugugnò Azzurra senza entusiasmo.

“Ma no!” ribatté prontamente l’amica, ignorando volutamente il suo tono sarcastico e ben poco coinvolgente.

“Hai vinto un viaggio intorno al mondo?” sbuffò ancora Azzurra.

Margherita roteò gli occhi.

“Azzurra, dai…lasciala parlare!” intervenne prontamente Rosa, lanciando a sua sorella un’occhiataccia dall’altra parte del tavolo.

“Ti ringrazio, Rosa…” le fece subito eco Margherita, incoraggiata dalle sue parole “Pronte? Allora…io e Carlo partiamo per Boston! Ragazze, ce l’abbiamo fatta…la nostra ricerca è stata scelta dall’equipe americana del  professor Marshall per il nuovo programma di medicina sperimentale che partirà a breve al Massachusetts General Hospital!”

Una serie di urletti acuti e ben poco comprensibili seguirono queste parole, finendo in poco tempo per attirare l’attenzione di un folto gruppetto di clienti del bar, incuriositi da tutto quel baccano. Tra calorosi abbracci e sincere congratulazioni, l’annuncio di Margherita raggiunse anche Suor Angela e Suor Costanza, da poco rientrate dalla loro sessione serale di preghiera nella cappella privata.          
Tutti i presenti sembravano condividere l’entusiasmo e la felicità di Margherita e Carlo…tutti…ad eccezione di una persona.

“Azzurra?” la interpellò di colpo Margherita, rendendosi improvvisamente conto del suo sospettoso e preoccupante silenzio “E tu non mi dici niente?”

Azzurra esitò un istante prima di rispondere.
Non riusciva proprio ad essere felice per lei e, nonostante nel profondo questa sensazione la facesse sentire un mostro senza cuore, non se la sentiva di sorridere e fare finta che tutto andasse bene.
Marghe era la sua migliore amica, la prima persona che avesse mai considerato alla pari di una sorella e forse l’unica a cui avesse mai aperto davvero il suo cuore. Non era pronta a dirle addio, non adesso che stava per affrontare la sfida più difficile della sua vita.

“Complimenti, è una grande notizia” le concesse infine con un tono glaciale ed inespressivo che non sfuggì affatto alle orecchie dei presenti.

Poi, senza aggiungere altro, raccolse in fretta il suo cellulare dal tavolo e si avviò verso il chiostro esterno. Il più lontano possibile da tutto e da tutti.
Non aveva voglia di parlare con nessuno in quel momento, e l’unica persona sulla faccia della Terra con cui avrebbe potuto sfogarsi era distante chilometri e chilometri da lei…e non sembrava sentire poi così tanto la sua mancanza.

[Roma - Sala Convegni dello Sheraton Hotel]

“E’ davvero un grande onore per noi averla qui, avvocato Corsi…” chiocciò estasiata una delle giovanissime ed appariscenti assistenti personali del professor Marabini, responsabile dell’organizzazione di quell’evento internazionale nonché eccezionale figura di spicco del panorama legale italiano.

Professor Corsi, prego… ormai sono anni che non pratico più la professione” la corresse prontamente Guido, abbozzando un laconico sorrisetto di circostanza.

Era da molto tempo che non prendeva parte ad un convengo di simile portata, eppure stranamente sentiva di non provare alcun genere di nostalgia nei riguardi di certe…effusioni.
A dirla tutta, non le aveva mai sopportate.

Per un fugace istante, nella sua mente si materializzò l’immagine del volto inferocito di Azzurra e della sua possibile reazione nel vedere tutte quelle assistenti civettare in quel modo con lui e con gli altri presenti, e di colpo la parola “gattemorte” cominciò a riecheggiare prepotente nelle sue orecchie, costringendolo a soffocare una risata nel suo flute colmo di costosissimo champagne francese. 

Qualche ora più tardi, quando la sala cominciò a svuotarsi dei suoi ospiti e il volume della musica sfumò pian piano nell’aria fino a svanire nel nulla, riuscì finalmente a ritagliarsi qualche minuto di tranquillità per fare una telefonata. Gli innumerevoli eventi previsti dal programma del convegno lo avevano risucchiato e conturbato a tal punto da fargli perdere totalmente la cognizione del tempo e, in men che non si dica, era già l’una del mattino e lui non era neppure riuscito a dare la buonanotte ad Azzurra e Davide.

Uno squillo…tre squilli…

Sette squilli.

Nessuna risposta. Peccato.
A quell’ora dovevano essere entrambi sotto le coperte già da un bel pezzo.

Spense deluso il cellulare e lo ripose alla svelta nella tasca interna della giacca, poi, con un ultimo sospiro sconsolato, si allontanò dalla terrazza panoramica, avviandosi da solo verso la sua stanza.

Magari l’indomani mattina avrebbe fatto un altro tentativo.
 
[Intanto nel Convento degli Angeli…]
 
“Azzurra…”

La voce di Margherita bisbigliò ancora una volta dall’altra parte della porta, chiaramente convinta che portarla sull’orlo dell’esasperazione potesse facilitare il loro dialogo. Inutile dire che si sbagliava di grosso.

Si era allenata a quel gioco per oltre vent’anni, quotidianamente e spietatamente, con suo padre…avrebbe potuto resistere mesi interi senza rivolgerle la parola! Non che le importasse poi molto, comunque. Ancora qualche giorno di pazienza e anche Margherita sarebbe uscita per sempre dalla sua vita. Come tutti gli altri, del resto.

“…guarda che lo so che sei ancora sveglia, ti ho sentita rientrare in stanza pochi minuti fa!” insistette Margherita, bussando piano alla sua porta per non svegliare le altre ragazze “Dai, Azzurrina…ti prego…voglio parlarti un momento. E’ importante!”

E fu proprio mentre cercava con tutta se stessa di resistere alla tentazione di aprire quella porta e sputarle addosso un po’ di quel veleno che le bruciava dentro, che notò con sgomento lo schermo lampeggiante del suo cellulare. 

Una chiamata persa da Guido.

“Ma porca miseria…” imprecò sottovoce, soffocando la sua irritazione nel cuscino.

Aveva aspettato con trepidazione quella telefonata per tutto il giorno, stressando per osmosi chiunque le passasse disgraziatamente sotto tiro, e proprio quando finalmente era arrivata…l’aveva persa.

Tutta colpa di Margherita e di quel dannato lavoro a Boston, pensò irritata.  

Il pensiero di doverla perdere e di non poter fare niente per impedirlo, l’aveva mandata così tanto fuori di testa da farle dimenticare perfino di Guido.
Sbuffando copiosamente, ripose il cellulare sul comodino e si rituffò di nuovo con la testa tra i cuscini, premendoseli con forza sulle orecchie per riuscire a soffocare la voce di Margherita che ancora continuava imperterrita a sussurrarle malevola dall’altra parte dell’uscio. Sapeva di non poterla evitare per sempre ma, in quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di trovarsi a Roma con Guido, lontana da lei e da tutti gli altri.

Di colpo si rizzò a sedere sul letto, l’espressione improvvisamente illuminata di chi ha appena partorito un’idea geniale.
Come diavolo aveva fatto a non pensarci prima?
Un’improvvisata, ecco che cosa ci voleva per risollevarle il morale!

Non doveva far altro che preparare un trolley, salire sulla sua macchinina e guidare di buona lena fino a Roma per raggiungere l’hotel dove alloggiava Guido. Niente di più semplice.
In fondo mancavano ancora tre giorni alla fine del convegno e, chissà, magari tra una riunione noiosa e l’altra, avrebbero anche potuto trovare il tempo per concedersi una passeggiata romantica, mano nella mano, in giro per le antiche vie della Città Eterna.
E poi non riusciva a pensare ad un modo migliore per evitare Margherita e risparmiarsi così una conversazione spiacevole e dolorosa che non aveva alcuna intenzione di sostenere.

La decisione era presa, dunque.
Sveglia all’alba e fuga solitaria verso Roma.

“A tra poco, amore mio…” sussurrò con ritrovato ottimismo, portandosi rapida un dito alle labbra per poi accostarlo teneramente al volto sorridente di Guido ritratto accanto al suo nella fotografia appoggiata sul suo comodino.

Sì, le cose sarebbero migliorate.
Presto.



ANGOLO DELL'AUTORE: Okay, sì...diciamo pure che questo capitolo era più che altro un atto narrativo di "transizione", ma le cose stanno davvero per prendere una piega interessante. E non necessariamente in senso positivo...sigh. 
Spero che continuerete a seguire la storia! ;)

Il testo d'apetura è tratto da "One Call Away" di Charlie Puth.
   
 
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