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Autore: fiammah_grace    28/08/2016    1 recensioni
[Resident Evil: code Veronica X]
"Seppur la non fisicità di Alexia, la sua presenza era rimasta come un alone costante nella vita dell’uomo che abitava oramai da solo quel vuoto castello.
Una costante fittizia, ma così viva e forte che a un certo punto lui stesso l’aveva resa reale continuando a dare un nome, un volto e un ruolo alla sua venerata e lontana sorella, muovendo uno spaventoso gioco di ruolo mentecatto in cui ella esisteva e non lo aveva mai lasciato.
Nulla avrebbe avuto importanza per lui. Avrebbe sacrificato ogni cosa al fine del benessere e del successo della sua Unica Donna, la sua Unica Regina. Persino se stesso.
Qualcuno tuttavia aveva osato disturbare la sua macabra attesa.
Claire Redfield. Il nome della donna dai capelli rossi che aveva invaso il suo cammino nel momento più prezioso. Il nome dell’infima donna che aveva sporcato l’universo perfetto di lui e Alexia, portando scompiglio nel suo territorio.
Quella formica che gli aveva dato del filo da torcere…persino troppo. Più di quanto potesse sopportare."

[Personaggi principali: Alfred Ashford, Claire Redfield]
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alfred Ashford, Claire Redfield
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 14: l’ombra dagli occhi rossi
 
 
 
 
 
“Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessun altro. “
(Mark Twain, Seguendo l'equatore, 1897)
 
 
 
 
 
 
 
Albert Wesker
 
 
 
 
 
 
Innalzandosi dalle tenebre, le ombre danzano e divengono un tutt’uno in questa valle nera consumata dall’oscurità; persino i fantasmi si ergono e cominciano a camminare su quella terra abitata dai vivi, mescolandosi fra loro. Spettri che si credevano ormai scomparsi, tornati come chimere affamate evase dagli abissi, furtive fra le pieghe del buio.
Annebbiati da un alone arcano e impalpabile, due occhi rossi fendevano quel fascio di tenebre, come due fuochi che brillavano nella notte.
Colui al quale appartenevano quelle iridi violente era un nome che nessuno aveva mai conosciuto, appartenenti a un volto che pochi sapevano chi rappresentasse davvero.
Un nome che vuol dire tanto…se quel nome è Albert Wesker.
Un fantasma risorto dal sonno eterno che vaga come la peste, con la potenza di chi può piegare il mondo ai suoi piedi.
Egli non è altro che un’ombra, di cui il corpo reale non s’è mai visto davvero.
Sono molti i volti legati a lui, ma rimane un uomo avvolto dalle tenebre. Il lato oscuro di una luna ben conosciuta, dietro la quale si celano segreti che nessuno ha mai nemmeno intravisto.
Wesker, tornato dagli inferi con l’ira di un Dio nei suoi truculenti occhi vermigli, proseguiva lemme lungo i laboratori dell’Umbrella inc. di Rockfort Island.
Il suo aspetto autorevole, composto, fiero e altezzoso lo presentavano l’uomo imponente di sempre. La sua imperscrutabilità era qualcosa che da sempre aveva caratterizzato la sua figura, in ogni ambito, con ogni persona che avesse conosciuto: amici o nemici.
Non che fosse facile comprendere chi fossero, o no, i suoi “amici” in verità.
Eppure qualcosa di diverso si celava nella sua figura, come se qualcosa in lui fosse profondamente cambiato.
Qualcosa con cui lui stesso non aveva ancora avuto il tempo di familiarizzare, ma prorompeva dal suo spirito… uno spirito adesso così forte da essere inattaccabile.
Era come se in lui fosse stato racchiuso un potere incredibile; una potenza che lui sentiva scorrere nelle sue vene.
Non aveva ancora avuto modo di apprendere chi o cosa fosse diventato dopo quella notte di luglio in cui aveva perso la vita per mano della sua opera più grande.
Quell’opera non era il Tyrant……….era se stesso.
Dandosi la morte in quella buia notte, egli aveva acquisito una forza inimmaginabile. Si era elevato dallo stato umano per avvicinarsi a qualcosa di completamente nuovo.
Lui stesso era ansioso di conoscere la reale grandezza di quei misteriosi poteri.
Un ghigno deformò il suo viso imperscrutabile, impaziente all’idea di assaporare quel momento; aveva persino già avuto la fortuna di incontrare colui che gli avrebbe fatto tale “onore”: Chris Redfield.
L’agente S.T.A.R.S. che più volte aveva incrociato il suo cammino, mettendo a rischio la buona riuscita dei suoi piani.
Conosceva bene l’abilità della Special Tactics And Rescue Service, tuttavia mai avrebbe pensato che quell’uomo in particolare avrebbe messo sottosopra ogni sua traccia pur di venire a monte di quello che si nascondeva dietro gli orrori di villa Spencer.
Verità che lui non sarebbe mai riuscito a comprendere nella sua completezza, pur tuttavia l’essersi sentito attaccare così da vicino aveva smosso qualcosa dentro Wesker…un qualcosa chiamato “volubilità ”.
Wesker non conosceva né aveva mai avuto modo di familiarizzare con tale termine, se non in rarissime circostanze. L’aver vissuto un tale brivido emotivo, fastidioso per i suoi gusti, nei confronti per giunta di un semplice agente che lui riteneva mediocre, seppur ben preparato, era come se avesse scoperto una ferita.
Odiava quindi Chris, voleva che perisse per aver osato intralciare i suoi piani e non solo…per aver messo in difficoltà lui !
Lui che era uno dei migliori ricercatori dell’Umbrella, uno di quelli che aveva fatto la storia di quel luogo della morte. Lui che aveva vissuto una gloria che non era stata che l’inizio di quello che presto avrebbe compiuto. Lui che era la mente più diabolica, scaltra e calcolatrice che alcuno avrebbe mai incontrato.
Albert Wesker non era solo un uomo mite e organizzato.
Era una mente perfetta, nessuno poteva equipararsi a lui.
Ora che aveva anche il potere per essere chi voleva, egli aveva tutte le carte in regola per creare un mondo di dominio e scrivere la sua storia.
Sentiva nel suo corpo ribollire una forza inconcepibile, fremeva quindi di lasciare una testimonianza circa la sua sopravvivenza dopo quell’incidente… e fare ciò proprio con Chris!
Voleva schiacciarlo, fargli vedere con i suoi occhi quanto minuscolo fosse rispetto a lui che deteneva il potere assoluto.
Solo così avrebbe scacciato di dosso l’umiliazione di essersi sentito ostacolato da lui.
Era questione di tempo. Chris sapeva perfettamente che la sua dolce e indifesa sorellina era tenuta prigioniera a Rockfort, o per lo meno era questo che gli avevano detto.
Wesker avrebbe potuto fare in modo che quella notizia non gli arrivasse mai, ma aveva lasciato che accadesse in quanto l’idea di rivedersi in quella sorta di “rimpatriata” lo rendeva entusiasta.
Egli era un predatore che sapeva attendere; avrebbe pazientato quell’incontro, per poi godere più intensamente di esso.
Il ragazzo dai capelli scuri sapeva il fatto suo e avrebbe capito che la piccola Claire era in Antartide, prigioniera di Ashford; lui stesso, nel caso, lo avrebbe fatto partecipe di ciò se il destino gli avrebbe concesso il privilegio di incontrarlo a Rockfort prima che partisse per l’Antartide.
Più ci pensava, più non riusciva a tenere a freno la sua incontrollabile voglia di vendetta.
Era un uomo rinato ed era pronto a dimostrare al mondo quanto il lato oscuro di Albert Wesker fosse più vasto e contorto di quanto nessuno avrebbe mai immaginato.
Era questione di ore…minuti….poi tutto sarebbe cambiato.
Il suo nome sarebbe divenuto l’incubo di quella storia.
Mentre iniziava i preparativi per l’imminente partenza, Wesker cercò di fare il punto della situazione.
Attualmente, lui lavorava sotto copertura presso una compagnia rivale all’Umbrella conosciuta soltanto come l’Agenzia.
Egli era a capo della Hive/Host Capture Force, l'unità di forze speciali dell’azienda; non che per lui fosse difficile conquistare posizioni di rilievo all’interno di una qualsiasi società.
Questo perché sapeva cosa voleva l’uomo: egli desiderava essere comandato, avere qualcuno che lo facesse senza esitazioni, addossandosi anche l’eventuale peso dei rischi. Per Wesker ciò non era mai stato un problema, lui era in grado di dominare, aveva la forza per guidare, vincere e condannare. Inoltre, alla prima avvisaglia, non era un problema per lui sbarazzarsi di chi gli avrebbe dato noia.
La sua imperscrutabilità e il suo animo glaciale erano ciò che avevano reso quell’uomo la persona più algida e tenebrosa mai esistita sulla faccia della terra.
La sua missione attuale era recuperare un campione di ogni esperimento conseguito dall’Umbrella, una sorta di prova per la sua fedeltà essendo stato in passato alle loro dipendenze.
Fare il doppio gioco non era né la prima né l’ultima volta per Wesker. Egli faceva soltanto ciò che avrebbe portato un profitto per lui, quindi tradire la compagnia nella quale aveva sacrificato i migliori anni della sua vita non fu niente di melodrammatico.
Aveva già consegnato abbondanti campioni del T-Virus e di tutte le varianti che avevano studiato sui vari soggetti presi in esame: dagli animali, agli insetti, fino agli esseri umani.
Di recente, circa tre mesi prima, era entrato in suo possesso anche del G-Virus, complessa evoluzione del virus Tyrant studiata dal suo amico e collega William Birkin.
Quel ricordo abbuiò per un attimo il volto già oscuro di Albert Wesker, il quale si concesse un minuto di silenzio nel rievocare quel che era accaduto all’unico uomo che forse aveva rispettato nella vita.
L’aveva stimato non solo perché era un ricercatore come lui, ma soprattutto…perché suo diretto socio, complice e rivale.
William e Albert erano stati l’uno la spalla dell’altro, costruendo un legame difficile da spiegare.
Non si trattava di amicizia, Wesker non aveva “amici”, ne era interessato ad averne.
La loro era stata un’unione di menti; i due erano accumunati da una passione, spinti dal fascino del rischio e della morte. Nelle loro mani, ogni cosa sarebbe riuscita; non avevano paura di nulla.
William era un genio brillante e convulso; Wesker era invece un uomo pragmatico e risoluto.
Sebbene diversi sotto molti aspetti, soprattutto caratteriali, e nonostante la mania di superiorità del tenebroso uomo con gli occhiali da sole, se qualcuno si avvicinava lontanamente al suo concetto di “rispetto”, quello era proprio lui: il dottor William Birkin.
Non trovò disturbante, dunque, ricordare quell’attimo di raccoglimento che si concesse quando vide per la prima volta i reperti ritrovati circa tre mesi prima a Raccoon City, o meglio…cosa fosse divenuto Birkin dopo quel “disastro”.
Un insieme di membra rigonfie e strappate, tessuti organici deformi e raccapriccianti che velocemente fecero sparire definitivamente la sua umanità, trasformandolo in un mostro orrido affamato di sangue.
Di quell’uomo dai capelli biondo scuro, con quella vitalità e ingegno inesauribile che traboccava da ogni parte del suo corpo, ora non era rimasto che un cumulo di carne deteriorata e informe. Non c’era più niente del William da lui conosciuto.
Tuttavia dovette riconoscere che alla fine ci era riuscito come aveva promesso.
La sua ostinazione si era rivelata giusta. Era riuscito davvero nell’ardua impresa di creare e perfezionare il G-Virus.
La sua opera nel concreto non diede alla fine gli ambiti risultati sperati, ma dovette ammettere che la base di quegli studi gli avrebbe permesso di fare un passo avanti decisivo nelle sue ricerche. Il caro Birkin aveva fatto i suoi compiti.
Gli sarebbe mancato, in fondo.
Questo pensiero, elaborato dalla mente di uno come Albert, probabilmente era la concezione che più poteva avvicinarsi a quella di “compianto” in gergo suo. Il compianto di una persona perduta.
Ad ogni modo, William era stato fondamentale per farsi accettare dall’Agenzia.
Grazie al campione del G-Virus recuperato da Ada Wong aveva ottenuto finalmente la fiducia sperata.
Adesso ambiva entrare in possesso anche degli studi di un’altra personalità illustre di quel settore.
Si trattava del T-Veronica Virus elaborato dalla giovanissima Alexia Ashford, discendente di Edward, uno dei co-fondatori del’Umbrella.
Era per questo che aveva attaccato Rockfort Island, gettando nello scompiglio la base e il frastornato Alfred, fratello gemello di Alexia.
Aveva capito da tempo che quella storia circa la morte di Alexia era una farsa; il sospetto che ella fosse viva da qualche parte e che avesse già sperimentato il virus era alta; Wesker voleva assolutamente entrarne in possesso.
Sapeva che Alfred stesso l’avrebbe condotto da lei nel momento nel quale sarebbe stato messo alle strette, il che andava a braccetto con il suo compito di distruggere l’operato del’Umbrella.
Trovare Alexia e distruggere la base militare di Rockfort: due piccioni con una fava.
Come supposto, il biondo nascondeva qualcosa; l’aveva seguito, studiato e aveva concluso che Alexia fosse nascosta nei laboratori dell’Umbrella in Antartide.
Sebbene il suo collega Birkin sarebbe stato riluttante a quell’impresa, Wesker era invece curioso di mettere le mani sul virus T-Veronica.
Il rapporto fra William Birkin e Alexia Ashford, infatti, non era mai stato dei migliori.
Piuttosto però era Birkin che non poteva sopportare l’idea di essere surclassato da una ricercatrice più giovane, ricca, famosa, potente e donna.
William andava piuttosto fiero di essere stato il ricercatore più giovane della casa farmaceutica. Era entrato a far parte di loro alla sola età di sedici anni, contro i diciotto di Wesker.
Alexia invece l’aveva “superato”, con i suoi dieci anni di età, classificandosi ovviamente come un genio impareggiabile. Lui non digerì mai tale affronto e, infatti, fu uno dei pochi che gioì quando si sparse la notizia che la ragazzina fosse morta rimanendo vittima di uno dei suoi esperimenti.
Wesker aggiustò le lenti scure sul naso, pensando a come avrebbe reagito Birkin sapendo che in quel momento fosse in partenza per l’Antartide proprio per recuperare le ricerche di Alexia.
Non lo avrebbe mai saputo ovviamente, essendo morto, ma presto i loro due operati si sarebbero incontrati…. e la mano che avrebbe fatto questo era proprio lui.
Se William non fosse stato così immaturo, chissà come avrebbe potuto sfruttare all’epoca il genio di una mente come Alexia. Un vero peccato, ma d’altronde non ci si poteva fare più niente oramai.
Dal suo canto, Wesker neppure aveva avuto modo di conoscere quella ragazza prodigio, sebbene avesse fatto del suo meglio per stabilire dei contatti con la sua famiglia.
Tuttavia non poteva scegliere fra uno come William, che seppur schizoide e irrequieto, rimaneva il ricercatore più affidabile che conoscesse, e una talento inspiegabile ma ignoto come la biondina.
Perdere la fiducia di William avrebbe significato penalizzare non poco gli sviluppi delle sue ricerche ma non solo; avrebbe compromesso i suoi interi piani. Quindi non potette fare altro che rinunciare, lui era abituato anche a questo essendo un uomo estremamente prudente riguardo il lavoro.
Ciò nonostante, aveva visto Miss Ashford in qualche occasione, sebbene la sua famiglia la riverisse e la proteggesse come una reliquia delicata. Non che desse loro torto, in effetti, era grazie a lei se gli Ashford erano tornati qualcuno all’interno dell’Umbrella.
Alexia non faceva mai visita nei laboratori, preferiva lavorare da sola nella sua fortezza.
La ragazza era una leggenda impalpabile, eppure autentica; questo contribuiva ad accrescere il suo fascino.
Wesker un paio di volte era riuscito ad avvicinarla e quel che ricordava di quegli sporadici incontri era rimasto indelebile nella sua mente.
I suoi ricordi erano rinchiusi e conservati in una sorta di castello mentale, un archivio cui accedeva quando doveva ripescare qualche informazione. Era questa schematicità che permetteva ad Albert Wesker di non dimenticare mai nulla, rendendolo un uomo potente e temibile.
Riguardo alla ragazzina, era nitido il ricordo di quel volto imperscrutabile e altezzoso, dei suoi occhi vitrei e distanti, i suoi discorsi e le sue deduzioni così argute e ciniche.
L’aura che emanava Alexia era di un gelo che raramente aveva avvertito, era sconcertante per lui attribuire tale grandiosità a una bambina di soli dieci anni. Fu una delle rarissime volte in cui il suo animo vacillò, spingendolo a chiedersi chi fosse…..se lei fosse davvero un essere umano.
Alexia Ashford non era una persona comune, si nascondeva qualcosa dietro la sua esistenza. Tale esperienza lo turbò intensamente inducendolo a pensarla per giorni e per notti. Si chiedeva morbosamente da dove fosse venuta fuori, ma soprattutto cosa si celasse dietro il suo genio ineguagliabile.
Una parte di sé si sentiva attratta dal conoscere quella ragazzina, non gli succedeva mai di provare qualcosa di simile per altri esseri umani.
Ciò accadde probabilmente perché non aveva mai incontrato qualcuno come Miss Ashford………qualcuno che rassomigliasse così tanto a lui.
Wesker sapeva di essere egli stesso una persona emblematica, temibile, diversa da qualsiasi persona, persino dalle menti più complesse ed elevate.
Era la sua natura che lo rendeva distante dagli altri uomini e con Alexia aveva provato per la prima volta cosa significasse approcciarsi con qualcuno di “speciale”.
Un fascino e un carisma che avevano la capacità di piegare al proprio volere chiunque, e a cui lui stesso rimase soggiogato, sebbene la sua razionalità fosse più forte e bramasse comprendere la vera natura di quella donna.
Comunque non ebbe mai il tempo per farlo.
L’irraggiungibilità della giovane protetta della famiglia Ashford, sommata a William Birkin e alle pressioni che riceveva dall’Umbrella, lo portarono a desistere, comprendendo fin da subito che nella sua attuale posizione Alexia era per lui inavvicinabile.
Preferì dunque in ogni caso impiegare le sue energie in altro, continuando i suoi progetti.
Ora che aveva la sua occasione per scoprire qualcosa circa il mistero degli Ashford e di recuperare i dati dei loro studi, non aveva tempo per indugiare.
Inoltre i tempi imposti per quella missione non dovevano essere sforati, lo sapeva bene. Egli era molto severo sotto questo punto di vista data la miriade di lavoro da svolgere.
Avrebbe trovato la ragazza, a ogni costo, e avrebbe ottenuto il suo T-Veronica virus.
Prima però voleva indagare per conto suo circa determinate faccende e, nel frattempo, perché non cominciare i preparativi per la distruzione definitiva degli Ashford?
Aveva intenzione di portare negli abissi dell’inferno quel luogo e chi vi aveva regnato. Voleva completare quindi le ultime fasi del suo piano e iniziare i preparativi per quella disfatta.
Desiderava vendicarsi e, in attesa che sopraggiungesse il caro Chris Redfield, intendeva annientare l’operato anche del biondino disturbato che governava quel luogo.
A suo tempo, aveva già nascosto delle trappole nei laboratori Artici proprio per distruggere quel che era rimasto di quel luogo. Nessuno si era accorto di nulla.
La sua missione, campione del virus o meno, rimaneva quella di seppellire l’Umbrella.
Per suo diletto, aveva fatto dunque affiggere delle telecamere che in verità non erano altro che delle esche diaboliche che avrebbero attirato, grazie a un suono particolare, i temuti e famelici Cacciatori, forse ancora oggi fra le creature di laboratorio più insidiose che aveva visto nascere, sebbene non particolarmente evolute.
Erano le creature più adatte per eliminare eventuali superstiti ancora in vita.
Si premurò dunque di attivare anche quelle impiantate a Rockfort Island, in modo da usarle anche contro Chris Redfield, il quale già da diverse ore vagava nella tenuta.
Ci sarebbe stato da divertirsi.
Sopratutto se così avrebbe messo la parola fine all’Umbrella, a Chris e agli Ashford in una sola volta.
Rise aspramente a quel sadico pensiero.
In seguito, l’uomo dalle lenti scure sparì nell’ombra, pronto a mettere in atto il suo piano di distruzione, eccitato da obiettivi che presto lo avrebbero reso il vero e indiscusso protagonista di quella vicenda che aveva ormai intrecciato le vite di tutti coloro che si erano insinuati sul suo cammino.
S’incamminò dunque fra i detriti del regno ormai disfatto degli Ashford, dove la cenere e il fuoco erano la testimonianza del suo attacco e del suo potere.
Il Centro di Addestramento, ormai raso al suolo, non fu che la prima grandiosa opera di quell’uomo dagli occhi rossi che preso avrebbe cambiato il destino di tutti.
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Ci tenevo molto a inserire un capitolo su Wesker all’interno di questa fan fiction.
La sua introduzione inoltre mi servirà per giustificare un determinato evento che accadrà nel prossimo capitolo.
Egli è un personaggio centrale in Resident Evil Code Veronica, nonché all’interno di tutta la saga.
Wesker è l’anello che unisce tutta la saga…. Wesker è Resident Evil.
Spero che queste poche pagine rendano il concetto di uomo impenetrabile e tenebroso, celato nell’ombra e di cui mai qualcuno ha conosciuto il suo vero volto.
In queste righe concentrate interamente su di lui, ho voluto esprimere quella che è stata la resurrezione di un Wesker nuovo, potente, divino….che non è che l’anticipazione di quello che poi sarà in futuro, dopo questo capitolo della saga che sconvolse a suo tempo il ruolo del losco capitano della S.T.A.R.S. .
Grazie per aver letto!
 
Fiammah_Grace


 
 
 
 
  
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