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Autore: neverenough    29/08/2016    3 recensioni
A sconvolgere un’intera esistenza basta poco. Almeno quanto poco basta per stravolgere ogni credenza e ogni percezione della normalità.
Shizuo lo scopre a proprie spese, mentre l’odore della decadenza sembra perseguitarlo, in una lenta e agonizzante litania che ha il solo scopo di portarlo alla follia. Niente sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Nuovo personaggio, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 18


I giorni seguenti sono un inferno. Shizuo resta a casa del Dottore, così da essere sotto la protezione di Celty in caso abbia un crollo di nervi e fare qualche stupidaggine. Stranamente alle aspettative, oltre a quelli che sono a conoscenza (non molti visto che Shinra ha voluto prevenire eventuali attacchi mettendo a conoscenza solo persone fidate a lui) gli unici tre che sono venuti a saperlo senza che essere avvisati sono il terzetto delle scuole superiori che, per un qualche assurdo motivo, a Shinra ricorda il loro di terzetto: Mikado Ryugamine (lui poteva essere tranquillamente Izaya: essendo il capo dei Dollars, manipolava le cose nell’ombra esattamente come la tendenza dell’informatore), Kida Masaomi (probabilmente Shizuo: entrambi con i capelli tinti di biondo, entrambi alla costante ricerca di guai, entrambi ingenui), Anri Sonohara (sì, lei era senz’altro Shinra: con la sua aria pacata dietro gli occhiali, in realtà poteva rivelarsi la più micidiale di tutti). Beh, forse questo sua visione è solo una mera illusione. In ogni caso, la loro visita si è mostrata molto forzata, da chi dei tre Shinra non sa dirlo. Vi sono tristezza e rammarico nei loro occhi, ma anche una nota di ostilità mentre parlavano con Shinra delle sue condizioni.
– Cos’ha fatto Izaya a quei tre? – chiede Shizuo, cui non è sfuggita l’ostilità. – Vanno ancora alle superiori o sbaglio? Non pensavo che...
– Se credi che siano dei semplici ragazzini, hai preso un abbaglio. Non dubito sul fatto che Izaya abbia sempre giocato con persone di tutte le età, ma quel gruppetto possiede più potere di quanto tu immagini – la risposta da parte di Shinra.
Shizuo è confuso. – Potere?
– Lunga storia che non mi va di raccontare. Dovrai abituarti a quegli sguardi, in ogni caso. Izaya era una persona odiata. – Shinra avrebbe preferito che non fosse così.
I giorni scorrono e diventano sempre più dolorosi. Shizuo non sa decidersi su cosa volere. Vi sono momenti in cui cerca disperatamente un appiglio perché quel fetore non gli da’ tregua, momenti in cui vuole e allo stesso tempo non vuole restare da solo, e momenti di riflessione accompagnati da totale apatia. Alla fine finisce con lo stare chiuso nella propria camera per la maggioranza del tempo, soprattutto per evitare le persone che fanno continuamente avanti e dietro dall’appartamento per avere notizie più dettagliate di Izaya e stare per qualche minuto al suo capezzale, prima che un irritato Shinra li cacci. Anche il Dottore è molto provato e il suo modo di affrontare la cosa sono sbalzi di umore, che vanno dalla depressione alla rabbia. Shizuo non comprende molto il motivo per cui Shinra ha più o meno il suo stesso stato mentale. Durante i mesi trascorsi si è sempre dimostrato controllato e professionale, prendendosi cura persino di Shizuo quando ne aveva bisogno. Ma da quella mattina qualcosa in lui si è rotto. – Una settimana e staccheremo la spina – sono state queste le sue parole dopo che Shizuo si è ripreso dallo sfogo disperato. Mancano quattro giorni alla morte programmata di Izaya quando Shinra ha un crollo di nervi, che costringe Shiki e qualche membro della yakuza a uscire dall’appartamento sotto richiesta di Shingen, che si aggira costantemente nell’appartamento. Sarebbe difficile da dire con quella maschera anti-gas sul viso, ma Shingen è preoccupato e ne da’ prova quando seda il figlio prima di metterlo a letto, cosa che lascia di stucco persino Celty.
Confuso, Shizuo chiede il motivo del crollo di nervi di Shinra a Celty: “Shinra è stato sotto stress durante questi mesi. Ha cercato soluzioni, studiato in campi medici completamente sconosciuti a lui e a quello che solitamente fa’. Ha cercato di tenere sotto controllo le proprie emozioni, di essere professionale fino in fondo. Ma i suoi sforzi di mesi sono stati tutti vanificati in una notte, a discapito di tutte le notti insonni, dei tanti libroni che ha studiato e dei momenti passati con suo padre cercando di comprenderne di più.” Si ferma per qualche secondo, prima di ricominciare a scrivere altre parole. “L’altra mattina, prima di chiamare te, ha avuto un litigio con Shingen, e credo che quello sia stato il crollo. Non voleva crederci e diceva di voler ancora cercare e trovare un’altra soluzione. Shingen ha dovuto fargli capire a forza che per Izaya non c’era più speranza. ‘Solo un miracolo potrebbe riportarlo alla vita, ma i miracoli sono eventi quasi inesistenti e sperarci è come aggrapparsi al gambo di una foglia secca in una tempesta di vento’, queste sono state le sue parole. È stato costretto a farglielo capire nel peggiore dei modi o non sarebbe riuscito a portarlo indietro dalla spira dell’ossessione.”
– Ossessione?
Celty annuisce. “Ha fatto della ricerca per portarlo fuori dal coma una sua priorità, ed è finito di essere una vittima del proprio raziocino. Senza contare che non ha fatto altro che controllare anche la tua di situazione, cercando di evitare che tu cadessi in depressione. Tutti gli obiettivi che si è posto da solo si sono sgretolati uno ad uno sotto i suoi occhi. E anche lui ha un limite di sopportazione... in ogni caso, ho l’impressione che ci sia qualcos’altro.” Shizuo non ha chiesto altro.
Il giorno successivo, Kasuka si presenta alla porta di Shinra e accompagna suo fratello nella casa d’infanzia. Entrambi restano a pranzo con i loro genitori, riuniti com’era prima che la carriera di Kasuka decollasse. Un’occasione assai rara.
Durante il pomeriggio, Shizuo si siede sul dondolo accanto alla madre, mentre Kasuka discute con il padre dell’ultima auto che si è comprato, iniziando a parlare di motori. Argomento che annoia molto Shizuo, che nonostante l’età non ha voluto nemmeno affrontare l’esame per prendere la patente. Semplicemente non gli è mai interessato.
– Come vanno le cose, Shizuo? – chiede sua madre, accarezzando il tessuto morbido della propria gonna. – Tuo fratello mi ha detto che hai iniziato a frequentare una persona. – Il biondo non risponde, annuendo con un piccolo sorriso imbarazzato. – Mi aspetto che tu me la presenti la prossima volta che siamo tutti riuniti, okay? – continua la donna, ma suo figlio sembra essere caduto nel mutismo. Si limita ancora ad annuire sovrappensiero, tanto che è costretta a richiamarlo.
– Scusami mamma – dice Shizuo, guardando a terra. La verità è che si sente sporco dopo l’omicidio, e l’idea di affrontare i suoi genitori con quello che ha fatto, di renderli delusi per la sua condotta come accadeva alle superiori (quando non riusciva mai a controllare le sue emozioni e finiva con il picchiare chiunque si mettesse sulla sua strada), gli provoca una stretta allo stomaco. Non è pronto per esporsi e confessare il suo peccato più grande, e allo stesso tempo non è in grado di mentire, non a sua madre. Così preferisce il mutismo all’esporsi con chiacchiere che potrebbero finire con il tradirlo.
Le mani di sua madre gli raggiungono la nuca, fino a costringerlo con una dolce forza a sdraiarsi e a poggiare la testa sulle sue gambe, accarezzandogli i capelli e aiutandolo a rilassare i nervi. Shizuo ne è grato: sua madre l’ha sempre coccolato così quando tornava a casa coperto di polvere e sangue, non sempre solo suo. Lui gli raccontava della sua giornata, dei suoi tormenti e della frustrazione a causa di quella violenta forza che non è mai riuscito a controllare. Sua madre non parlava molto, semplicemente lo aiutava a rilassarsi e a farlo cadere nel sonno tranquillo. Lei lo rimproverava spesso, ma si era sempre fermata ad ascoltare quello che aveva da dire, fin quando non aveva capito che il problema di suo figlio era accompagnato da un altro problema altrettanto complesso: il nemico assoluto Orihara Izaya. Una volta aveva persino deciso di prendere in mano le redini e andare a discutere con la madre di questo ragazzo, che uno Shizuo adolescente continuava a maledire ogni giorno da quando lo aveva incontrato. Tentativo del tutto inutile, considerando che i genitori di quell’Orihara erano sempre fuori per lavoro e sembravano avere un certo distacco dal proprio figlio. Un giorno, comunque, la signora Heiwajima era riuscita a incontrare almeno Izaya e aveva parlato con lui. Le era subito parso come un ragazzino smarrito che aveva bisogno di un giocattolo, e soprattutto sembrava alla disperata ricerca attenzioni. Ma la discussione avuta con lui non era servita a molto, poiché la situazione non cambiò. Alla fine aveva rinunciato, curando le ferite del proprio bambino e ascoltando i suoi sfoghi quando ne aveva necessità. Era quasi diventata una routine, almeno fin quando Shizuo non era riuscito a gestire da sé tutti gli eventi e le frustrazioni. A discapito di tutto, quell’Izaya aveva aiutato Shizuo a scendere a patti con la propria irascibilità e la propria forza, facendolo crescere senza rimpianti per le proprie azioni e anzi, alle volte aiutando a sfogare tutta quella rabbia repressa che il biondo si portava spesso sulle spalle. In ogni caso, questa era l’osservazione di una madre attenta al proprio figlio e a quel dichiarato nemico che era riuscito a incontrare solo una volta. I due non si sarebbero mai potuti accorgere di ciò, rinnegando sempre e perennemente qualsiasi cosa avrebbe potuto portarli all’amicizia. Ma dopotutto, andava bene anche così.
– Ho saputo quello che è successo al tuo nemico storico, Izaya. E anche tutto quello che hai passato. Perché non mi hai chiamato?
Shizuo non risponde, tenendo ancora gli occhi bassi. Non ha una risposta.
– Parlane.
– La colpa per il coma è mia – risponde Shizuo, portandosi una mano sugli occhi per nascondersi. Anche se non sa se ce n’è effettivamente bisogno. – Il tizio cercava vendetta per un qualcosa che gli ho fatto non so quando... e ha riversato la propria frustrazione su Izaya. L’ha torturato per mesi, fin quando non l’ho scoperto. Io...
– Che cosa hai fatto a quell’uomo per meritarti il suo odio? – Nella voce non vi è traccia di rimprovero o di accusa, solo una nota dolce accompagnata dalle carezze ai fili dorati. Shizuo adora e allo stesso tempo teme il modo di sua madre di riuscire a capire sempre tutto di lui.
– Non lo so, non riesco a ricordare. Non so quando l’ho incontrato o perché. Non riesco a trovarvi alcun collegamento con lui. Io... – Un groppo gli sale in gola ed è costretto a ingoiare a vuoto per evitare che la voce si rompa e i singhiozzi prorompano. – Non posso nemmeno più chiederglielo, mamma. Io...
– Va bene così, Shizuo – lo tranquillizza. – Non c’è bisogno che ti costringi a ricordare una situazione spiacevole. Quel depravato di uomo sicuramente non lo hai incontrato nella migliore delle situazioni.
– Ho avuto delle reazioni esagerate...
– Lo so, è naturale.
– No, non lo è. – Sospira, spostando finalmente la mano dagli occhi e puntando lo sguardo sull’albero nel giardino. Una volta vi era legata un’altalena su cui giocava sempre con Kasuka da bambini, e poi fu sradicata in un momento di rabbia da uno Shizuo vicino all’adolescenza. Aveva rimpianto a lungo quel gesto e non aveva mai trovato il coraggio di rimettere una parte dell’infanzia al suo posto: sarebbe stato qualcosa di contaminato dalla sua incapacità di controllo. – Questa casa è piena di ricordi di me che rompo cose. Come hai fatto a gestirmi e a crescermi nonostante tutto? – chiede alla fine, cercando di sviare l’argomento.
– Non sono mai stata la madre perfetta che speravo di essere. Ma la pazienza è una virtù. Per essere una buona madre, dovevo riuscire a insegnarti che l’eccessività di emozioni incontrollate non è segno di pazzia, e che le cose si possono aggiustare in un modo o nell’altro. Dovevo aiutarti a capire che non sempre tutto ciò che è rotto è irrecuperabile. Il tuo cuore è puro nonostante tutto, Shizuo. Sono fiera di te. – Sorride mentre lo dice, e l’uomo si sente tornare bambino mentre un altro osso si rompe e nel suo cuore si apre una nuova ferita. Si sente sanguinare di nuovo come le prime volte che ha iniziato a combattere contro altre persone, iniziando a realizzare quanto la sua forza potesse rivelarsi pericolosa. Si sente fragile come tutte le volte che, ancora all’inizio dell’adolescenza, piangeva lacrime amare per il non riuscire a controllarsi, facendo disastri dietro disastri e creando non pochi problemi ai propri genitori.
E alla fine sono proprie quelle righe salate che iniziano a scorrere, mentre si aggrappa alla maglia della madre e inizia a singhiozzare. I motivi sono tanti e allo stesso tempo futili e passeggeri. Ma Shizuo ha bisogno di tornare di nuovo ragazzino, di sentirsi di nuovo protetto in quel calore che solo sua madre può donargli. Una sola volta gli basta, poi si rimetterà di nuovo in piedi e affronterà tutto come sempre, di petto e da solo.

Nel tardo pomeriggio Kasuka lo riporta da Shinra su sua richiesta. Sua madre gli è stata di conforto e l’ha aiutato a schiarirsi le idee, a togliergli parte del peso che si portava sulle spalle senza forzarlo a parlare. Shizuo aveva solo bisogno che qualcuno ascoltasse i suoi silenzi, perché le infinite parole insite lì non devono per forza venire fuori per mostrare la propria natura. Sua madre è la persona che riesce meglio a interpretare l’indole di Shizuo, riservata e straripante.
Tuttavia, qualcun altro ha una visione completamente diversa, e il biondo si ritrova ad affrontare ciò non appena mette di nuovo piede nell’appartamento di Shinra: le urla delle gemelle accolgono il suo ritorno. In particolare la voce di Mairu, che si sfoga urlando contro sconosciuti. – Sono i loro genitori – gli dice Shingen, affiancandolo mentre si sofferma sulla soglia della stanza in cui giace Izaya.
– Mairu... – cerca di avvicinarsi una donna: ha i capelli lunghi legati in una coda di cavallo ed ha un vestito elegante blu, con una camicetta a balze bianca e una sottile cravatta nera.
– Mi rifiuto di ascoltare come voi non avete mai voluto ascoltarle lui! – urla ancora Mairu, rabbiosa e in lacrime mentre Kururi è aggrappata al suo braccio, ma è evidente che non sta cercando di fermarla. – Izaya era vostro figlio! Era nostro fratello! Lui ha sofferto! Sempre!
Adesso è l’uomo che si fa’ avanti, anch’egli vestito elegantemente. Ha il viso rasato e delle rughe più evidenti rispetto a quelle della moglie, senza contare i capelli neri sovrastati da fili grigi che hanno quasi completamente sostituito gli altri. Si mette in ginocchio, guardando le figlie in una posizione sottomessa. – La colpa è tutta mia. Se volete odiarmi non ve ne farò una colpa. Ma almeno date la possibilità a me e a vostra madre di espiare le nostre colpe. Non siamo mai stati presenti con i nostri figli, ed è una cosa che tormenta i nostri pensieri sempre – sussurra, lo sguardo abbassato. – E mi rendo conto che anche volendo non riusciremo a cambiare le nostre posizioni. Almeno dateci una possibilità...
– Non potremmo mai perdonarvi! – urla ancora Mairu.
– Nii-san... mai... – sussurra Kururi, e la gemella non esita a tradurre.
– Iza-nii non vi ha mai perdonati, e noi nemmeno vi perdoneremo! – Stanno per uscire dalla stanza, quando Shinra blocca il passaggio alle gemelle. Mairu alza lo sguardo adirato su di lui, in una minaccia silenziosa.
– State sbagliando, entrambe – dice tranquillamente, guardandole freddamente e senza inclinazione nella voce. Poi però sposta lo sguardo sul corpo di Izaya e sorride, prima di poggiare lo sguardo più sereno sulle due. – Vostro fratello ha perdonato i suoi genitori tempo fa’, quando iniziava a farsi il nome d’informatore in tutta Ikebukuro. Ma non lo avrebbe mai potuto ammettere.
Un singhiozzo più forte degli altri si ripercuote dalla signora Orihara. – Che cosa stai... dicendo?
Shinra accarezza il capo di Kururi, passando poi una mano sul suo viso per asciugare alcune lacrime. – Izaya-kun non ha mai voluto essere sincero con i propri sentimenti. Spesso gli si doveva tirare fuori le parole con forza o leggere tra le righe di quello che diceva. Io sono dei pochi che è sempre riuscito a capire cosa lo turbava e tirare fuori da lui un minimo di verità. – Ha l’attenzione di tutti in questo momento, e Shizuo avverte anche la presenza di Celty dietro Shinra, coperta dal muro che divide questa camera dalle altre. Il biondo ha una strana sensazione su quanto il suo amico Dottore sta per dire. – Lui non avrebbe mai ammesso di aver perdonato qualsiasi persona per una questione di orgoglio, ma soprattutto per tenere tutti fuori dai suoi affari. Lui è il primogenito degli Orihara e, se le cose fossero andate diversamente, sarebbe stato costretto a prendere le redini dell’azienda e seguire le orme dei suoi genitori, sbaglio?
Lo sguardo di Shizuo si punta sul capo famiglia degli Orihara, che si rimette in piedi tenendo lo sguardo basso. – Sì, sarebbe dovuto succedermi nella gestione dell’azienda. Ma il minimo che potevo fare dopo... dopo... – Si blocca per un secondo per riprendere fiato. – Dopo tutto quello di cui era stato vittima è stato ritardare quel giorno, finché non gli ho chiesto chiaramente cosa volesse fare. Ha rifiutato, dicendo che aveva intenzione di costruirsi una sua vita, ed io ho acconsentito a ciò.
– Izaya ne era felice – risponde Shinra. – Avreste potuto forzarlo, ma lasciandolo decidere gli avete donato libertà e riconosciuto il suo potenziale: senza l’aiuto del buon nome degli Orihara diffuso in Russia, poteva dimostrare al mondo la propria forza e intelligenza, anche se non con i mezzi più consoni e legali.
La madre di Izaya e delle gemelle singhiozza ancora con più forza, prima di accasciarsi addosso al marito senza trattenersi. Shizuo non saprebbe dire se quelle parole la rendono orgogliosa delle loro scelte e di quelle del figlio, o se prova rimorso per qualcosa. Probabilmente un miscuglio di entrambi.
– E vi ha perdonato – continua Shinra. Il suo sguardo, che fino a quel momento ha vagato a turno sugli Orihara, adesso si sofferma per qualche secondo su Shizuo prima di porgersi solo sulle gemelle. – Ma non poteva ammetterlo, perché farlo avrebbe portato la sua famiglia a riavvicinarsi a lui. A creare dei legami che potevano creargli problemi e ha dovuto scegliere. Ha deciso di recidere tutto, così che anche se qualcuno provasse rancore nei suoi confronti, prendersela con la sua famiglia sarebbe stato inutile. Izaya è sempre stato una persona con un quoziente intellettivo alto, e le persone intelligenti sono quelle che soffrono più facilmente. Lui ha creato una barriera intorno a sé, così che il dolore non potessero più sfiorarlo. Ha cercato in tutti i modi di limitare la propria emotività perché la vedeva come un punto di debolezza, e per essere quello che lui era non poteva permettersi nulla del genere. – Shinra si ferma qualche secondo, per sospirare e chiudere momentaneamente gli occhi mentre alza di nuovo la testa per fronteggiare gli sguardi di tutti. – Non sono mai riuscito a comprendere se si pentisse di aver allontanato le persone a lui più care. Quello che so per certo, è che Izaya non era in grado di chiedere aiuto per via del proprio orgoglio e, se proprio chiedeva aiuto, lo faceva velatamente. Mi dispiace... – Abbassa lo sguardo mentre Shizuo sente il sangue gelarsi nelle vene. – Per non aver colto la sua ultima richiesta.
Il silenzio cala e la consapevolezza si fa’ largo nei presenti, in particolar modo nel biondo: Shinra gli sta nascondendo qualcosa.

La presa di Shizuo è ferrea mentre blocca Shinra contro il muro. – Cosa non mi hai detto?
Il Dottore lo guarda senza lasciar trapelare nessun’espressione dal viso, che sembra freddo e duro come il ghiaccio. Da quando Shinra è in grado di trattenere le proprie emozioni e diventare così impassibile? Sembra quasi Kasuka, agli occhi di Shizuo. E lui non è mai riuscito a leggere le emozioni di Kasuka. – Mi dispiace, Shizuo-kun. Non so molto più di quanto tu già non sai. Poco meno di un anno fa’ Izaya mi ha lanciato una sorta di richiesta di aiuto, ma non sono riuscito a captarla in tempo. Non sono riuscito a decifrare per bene le sue parole, il suo avvertimento. Se ci avessi creduto, probabilmente lui adesso sarebbe ancora con noi, sveglio e in salute. – Shinra sputa le parole quasi con rabbia, nonostante il proprio sguardo vuoto. Si scrolla le mani di Shizuo di dosso, prima di chiudersi nella propria camera. Celty prontamente lo segue, lasciando il biondo solo con i propri pensieri.
Alla fine compie alcuni passi, entrando di nuovo nella stanza in cui giace Izaya, osservandolo in viso. – Quindi anche tu eri in grado di chiedere aiuto – sussurra senza pensarci, sapendo che non riceverà mai una risposta. – Stupida pulce. – Poi torna in camera propria.



Note autrice:


Sono davvero dispiaciuta. Non riesco a mantenere una promessa indenne, e adesso è quasi un mese che non posto il continuo. Sono successe tante cose e sto passando davvero un periodo così così. Ho tante idee che mi ronzano per la testa, e poco tempo per metterle per iscritto. Lo studio sta assorbendo tutto al momento, accompagnati da diversi impegni qui e lì.
Per quanto riguarda questo capitolo, era da tempo che volevo introdurre la madre di Shizuo in questa storia, e poi finalmente ci sono riuscita. Nell’anime e nel manga non viene mai resa nota, ma credo che abbia cresciuto Shizuo e kasuka egregiamente, quindi un piccolo riconoscimento doveva esserci. A dire la verità mi piace com’è venuto fuori questo capitolo, anche se ho avuto diversi dubbi sui verbi e non credo di averli risolti tutti...
Il prossimo capitolo non è ancora pronto, mi dispiace. Non so quanto dovrete aspettare, anche se probabilmente ci saranno solo altri due capitoli e un probabile breve epilogo, ma ancora devo chiarire.
Vi chiedo di pazientare.
Scusate ancora, un bacio

Yogurt

   
 
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